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Globalizzazione

Non è esaustivo dare una definizione univoca a un fenomeno di così grande portata, ma, in senso
generale, si può intendere la globalizzazione come l’insieme dei fenomeni che permette la crescente
interconnessione e interdipendenza fra persone e luoghi in tutto il mondo. È quella situazione in cui
mercati, produzioni, consumi e anche modi di vivere e di pensare sono connessi su scala globale in
un continuo flusso di scambi di denaro, di beni, di informazioni, di persone. È definita anche come
il risultato del continuo dilatarsi a tutto il mondo del fenomeno dell’interazione spaziale, cioè
l’insieme delle relazioni che si sviluppano reciprocamente fra soggetti che risiedono sia in luoghi
vicini che lontani fra loro, come il risultato del movimento di persone, beni ed informazioni.
Sebbene la globalizzazione si dica che sia il frutto dell’affermazione del sistema capitalistico
(considerato la forza trainante di questo fenomeno che unisce tutto il mondo) e che quindi sia un
fenomeno solo recente, in realtà interazioni globali esistevano già prima della comparsa dell’uomo:
basti pensare alle differenze climatiche e quelle che derivano dal ciclo dell’acqua, delle rocce e di
gas che sono il risultato di interazioni globali. Le prime interazioni globali tra soggetti umani,
invece, si sono avute ai tempi della scoperta dell’America con la penetrazione europea verso questo
continente e con la conseguente nascita degli Stati moderni (1648). Gli stati europei si dotano di
tutta una struttura economica, sociale, culturale, controllano la popolazione, si dotano di confini e
iniziano a trattare con gli altri stati. A partire dalla metà del 700 fino alla fine del 1800 si parla di
fase prematura della globalizzazione. Vi è dunque il passaggio a stato unitario: sapete bene che
nell’800 abbiamo tutti quei movimenti romantici che creano lo stato, abbiamo la formalizzazione
delle relazioni internazionali e soprattutto inizia poi quello che è il processo di colonizzazione:
abbiamo le prime invenzioni tecnologiche e soprattutto l’avvento reale del capitalismo. Per fase del
decollo si parla dal 1870 fino agli anni 20 del 900: iniziano le forme globali di comunicazione, si
sviluppa la letteratura internazionale e abbiamo le prime forme di migrazioni di massa. Da metà
degli anni 20, a metà degli anni 60, nonostante una retrocessione verso gli anni 30 a causa dei
nazionalismi e dei totalitarismi, che sono dei movimenti che evidentemente si oppongono alle fasi
di internazionalizzazione, abbiamo un pieno sviluppo. Voi sapete che in seguito alla II guerra
mondiale si sviluppano le nazioni unite, che in qualche modo sono proprio l’emblema di questo
processo di nazionalizzazione, ma abbiamo anche dei fenomeni che iniziano a diventare globali
come la seconda guerra mondiale, come la Shoà, come la guerra fredda, come i rischi ai quali la
bomba atomica è associata e poi abbiamo tutto quello che in qualche modo che ha dato le basi a
quello che poi viene definito il consumo di massa. Si sente di piú il rischio ecologico: a partire dagli
anni 70 si parla di cambiamenti climatici e di sviluppo sostenibile, vi è la fine della guerra fredda e
l’emergere di una potenza globale , quindi cambia anche l’assetto economico, si sviluppa internet e
quindi abbiamo una facilitazione e un’integrazione dei sistemi informatici e anche
dell’informazione che in maniera più fluida, è veicolata da strumenti sempre piú accessibili a tutti.
Ciò che differenzia la globalizzazione ‘contemporanea’ (cioè quella che parte dagli anni 60 del 900)
e la globalizzazione prematura è l’altro livello di interdipendenza finanziaria, economica e culturale
fra i vari paesi del mondo, grazie al fenomeno chiamato “compressione spazio-temporale”: concetto
teorizzato da David Harvey per spiegare il fenomeno che rende vicini luoghi e persone distanti fra
loro. La globalizzazione, grazie alle innovazioni tecnologiche nel campo delle comunicazioni e
trasporto, permette di ridurre l’attrito di distanza fra i vari posti del mondo sia in termini di spazio
che di tempo. Ovviamente, non riduce la distanza assoluta ma quella relativa, rendendo i luoghi più
accessibili e interagenti fra loro.
La globalizzazione implica contemporaneamente un’espansione orizzontale cioè il flusso di idee,
persone e idee da luogo a luogo e un’espansione verticale cioè da soggetti locali alle grandi
organizzazioni mondiali che istituzionalizza i legami fra persone nei vari luoghi.
La globalizzazione è stata favorita da cinque fattori:
1. Ricerca di mercati su scala globale, conseguenza dell’affermazione del capitalismo. Questa
ricerca privilegia i luoghi nei quali le materie prime possono essere acquistate a minor costo
e dove i beni possono essere prodotti con maggior profitti,
2. Innovazioni tecnologiche sempre più efficaci nel capo delle telecomunicazioni e trasporto;
3. Riduzione dei tempi e dei costi;
4. Aumento dei flussi del capitale finanziario come risultato degli investimenti internazionali;
5. Attuazione di politiche e leggi che hanno favorito i quattro fattori precedenti.
Differenza da internalizzazione e mondializzazione: La globalizzazione è strutturalmente
differenziata dal processo di internazionalizzazione ma anche di mondializzazione. Sono degli
aspetti che voi spesso troverete utilizzati come sinonimi però sappiate che non indicano la stessa
cosa. Per INTERNAZIONALIZZAZIONE noi andiamo a definire quelli che sono i processi di
unificazione dal punto di vista dei rapporti economici, giuridici, politici tra gli stati, l’attore
fondamentale dell’internazionalizzazione è lo stato: esistono le organizzazioni sovranazionali,
esistono gli stati che tra di loro fanno patti o prendono delle decisioni condivise per determinati
temi, sono degli enti che si affacciano sul piano internazionale. D’altra parte, si parla a volte di
MONDIALIZZAZIONE, dove si intendono specifici ambiti di analisi: ambiente, acqua, clima,
energia, ma la verità è che la globalizzazione considera tutti questi aspetti contemporaneamente,
quindi è una visione olistica, che prende in considerazione vari ambiti.

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