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Le tre rivoluzioni agricole (cap.

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 La prima rivoluzione agricola corrisponde alla nascita dell’agricoltura, circa 11.000 anni fa, ed ebbe
inizio con i primi episodi di selezione di piante e addomesticamento di animali. Dal punto di vista
storico, la prima riv. Agricola segnò il passaggio da società basate sulla caccia e la raccolta a società
agricole. Nel Neolitico, prevaleva il timore per la sopravvivenza, paura che portò l’uomo a insediarsi
fisicamente nei terrori abbandonando la vita da nomade che caratterizzò le società dei cacciatori e
raccoglitori. Nel momento in cui si insedia permanentemente, inizia anche a coltivare la terra. Inizia
una struttura sociale legata al villaggio e si sviluppa la forma base dell’economia, il baratto.
 La seconda rivoluzione agricola risale al Medioevo, quando le nuove pratiche agricole, di origine
cinese, cominciarono a diffondersi in Europa, aumentando la produttività del lavoro agricolo. Tra le
nuove pratiche, abbiamo gli aratri dotati di vomeri metallici che permettevano ai contadini di
rivoltare le zolle anche nei terreni più pesanti. La seconda consisteva nel passaggio dai buoi ai
cavalli, animali più efficienti. L’innovazione più rilevante fu la rotazione delle colture, necessaria
poiché coltivare sempre lo stesso prodotto non faceva altro che impoverire il suolo quindi si
cominciò ad alternare le colture. Inizialmente, si lasciava il terreno a riposo (maggese), in seguito
iniziò il vero e proprio metodo della rotazione che consisteva nell’alternanza di diverse coltivazioni
che consentì di sfruttare i campi senza interruzioni. La rivoluzione industriale rese l’agricoltura
ancora più efficiente grazie alla seminatrice meccanica che permetteva ai contadini di inserire i
semi direttamente nei piccoli fori scavati nel terreno, anziché gettarli a spaglio.
 La terza rivoluzione agricola risale alla seconda metà del XX secolo ed è il frutto delle innovazioni
tecnologiche che si diffusero in quel periodo, come la meccanizzazione estensiva, l’irrigazione
artificiale e la diffusione di fertilizzanti chimici. L’invenzione del motore a combustione interna
spianò la strada per la meccanizzazione dell’agricoltura. I trattori contribuirono a ridurre il numero
di lavoratori, permise di lavorare estensioni molto maggiori di terreno in meno tempo, eliminò
quasi del tutto gli animali dal lavoro e facilitò il passaggio da monocultura a policultura. Un secondo
elemento è l’uso di prodotti chimici per aumentare la quantità di raccolto e combattere i parassiti.
Anche se questi prodotti hanno incrementato la produttività del lavoro agricolo, dall’altra parte il
loro massiccio utilizzo ha portato a importanti costi ecologici come l’inquinamento e l’aumento
della dipendenza dal petrolio.

Durante la terza rivoluzione c’è quindi un controllo totale dell’uomo sugli spazi agricoli e vi è un’agricoltura
sempre più commerciale e competitiva. È caratterizzata anche dalla polifunzionalità del settore primario,
cioè in prodotti che hanno più funzioni e usi diversificati (esempio dell’olio di palma che viene utilizzato nei
cosmetici, viene utilizzato anche per il foraggio). La 3 riv. Agricola Utilizza quella che viene definita
l’ingegneria genetica che sfrutta le moderne tecniche genetiche per traferire da un organismo all’altro
alcune caratteristiche scritte nel DNA, come la resistenza alla siccità, dando vita agli OGM (organismi
geneticamente modificati). È utilizzata per rendere più efficaci i raccolti e migliorare la qualità e produzione
delle coltivazioni. La maggior parte delle specie geneticamente modificate coltivate globalmente sono la
soia, il mais, il cotone e la colza. Dai loro promotori, vengono considerati un mezzo per superare molti
problemi ambientali e per garantire una maggiore produttività dell’agricoltura, anche se le loro
conseguenze sul lungo periodo non sono ancora completamente conosciute. Si teme il trasferimento dei
geni ai batteri del suolo, oltre alla nascita di insetti resistenti, rilascio di sostanze tossiche e, di conseguenza,
rischi sconosciuti per la salute.

Come ultima fase della terza rivoluzione agricola, c’è stata anche la rivoluzione verde. Fu un Programma
delle Nazioni Unite e della FAO (Food and Agricolture Organisation) tra gli anni ’60 e ’80. L’obiettivo era
promuovere la sicurezza alimentare a livello globale per i paesi meno sufficienti economicamente
(soprattutto Asia e America Meridionale) attraverso: opere strutturali (canali e dighe) e l’uso di pesticidi,
diserbanti e fertilizzanti. L’intento era quello di garantire alle persone una maggiore disposizione di materia
prima e cereali, così da risolvere il problema della fame. In realtà, non ha portato a un netto cambiamento
anzi noi sappiamo che la rivoluzione verde ha avuto un impatto molto negativo sull’ambiente. Es. il mare
d’Aral che ha perso tutta la superficie dello specchio dell’acqua a causa della riarticolazione dei canali e
delle dighe.

Una differenza sostanziale fra la Rivoluzione verde e l’ingegneria genetica è che la prima fu condivisa con i
governi e le istituzioni dei paesi del Sud globale, mentre gli OGM prodotti durante la rivoluzione genetiche
erano protetti da brevetti internazionali sfruttati dalle imprese internazionali secondo le logiche di mercato.

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