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Con il termine globalizzazione si indica il fenomeno di crescita progressiva delle relazioni e degli scambi di diverso
tipo a livello mondiale in diversi ambiti osservato a partire dalla fine del XX secolo
Ritzer: “una serie di processi che comportano crescenti flussi multidirezionali di beni, persone e informazioni in tutto
il pianeta”
Quindi il fenomeno della globalizzazione è legato sia alla compressione del mondo in un unico luogo sia
all’intensificata coscienza del fatto che il mondo è sempre più unito. Ci troviamo infatti in un villaggio globale dove
la dimensione nazionale non esiste più tutto viene inglobato in questo villaggio globale.
La globalizzazione è un processo molto complesso, analizzato dai vari teorici con varie prospettive (economica,
politica, culturale) e anche con pareri positivi o negativi. Per coloro che considerano la globalizzazione come un
qualcosa di positivo guardano a questo fenomeno come portatore di progresso dell'umanità, di emancipazione
(prospettiva ottimista), secondo altri invece la globalizzazione rappresenta un rischio, un impoverimento culturale e
umano.
Il fulcro è comunque l'idea di un cambiamento che interessa davvero tutto il mondo 360°. Quando si parla di
globalizzazione spesso si usa un detto: “un battito d'ali in Africa può essere sentito in America”
Globalizzazione economica
Non c'è solo l'internazionalizzazione dei mercati finanziari, ma anche l'internazionalizzazione nei circuiti delle
merci, dei prodotti e dei servizi. Questo è dovuto allo sviluppo delle imprese transnazionali, cioè di catene globali
di merci che hanno origine in un determinato paese ma la cui distribuzione della merce avviene su scala globale
Globalizzazione politica
1989 fine della guerra fredda e della contrapposizione tra le due grandi potenze. Nascono quindi dei particolarismi
locali, le nazioni, che a loro volta non riescono a far fronte alla complessità del nuovo mondo e si sviluppa così una
nuova governance globale. Nasce la comunità europea che va a federare una serie di stati come Italia, Francia,
Germania, che individualmente non avrebbero alcuna capacità economica, politica, finanziaria per far fronte al nuovo
modo che si va delineando. Invece in un’unione hanno un peso completamente diverso e possono dialogare facilmente
con la superpotenza americana. Cambia anche dal punto di vista politico il concetto di cittadinanza stesso: noi stessi
faremmo fatica a definirci come cittadini italiani, cittadini europei e lo dimostra il fatto che quando ci muoviamo da
uno stato all'altro dell'Europa non abbiamo bisogno di un passaporto ma c'è la libera circolazione delle persone e
delle merci. Questo è importante prerequisito politico che favorisce lo sviluppo della globalizzazione e ne determina
tutta una serie di conseguenze anche a livello culturale.
Globalizzazione culturale
Moltissimi teorici hanno affrontato il tema della globalizzazione culturale ognuno secondo una prospettiva diversa.
Passeremo dal concetto di differenzialismo culturale di Huntington che fa riferimento anche a un fenomeno di natura
politica alla tesi di Ritzer relativa alla Macdonaldizzazione che ha un approccio più pessimista nei confronti della
globalizzazione, vede la globalizzazione come un fenomeno di convergenza culturale che va ad appiattire le identità
locali
Altri teorici come Roberson o Appadurai, nell'ambito dei media, parlano invece di un fenomeno di ibridazione
culturale in grado di realizzare una serie di benefici e mix produttivi a livello culturale ma anche economico.
Infine il fenomeno dell'eterogeneizzazione, dell'affiancamento di più elementi in maniera che a livello culturale ci sia
una sorta di ricchezza di punti di vista.
Gli attentati dell'11 settembre 2001 alle torri gemelle hanno rappresentato secondo Huntingoton proprio una conferma
di questa tesi, cioè l’emergere di differenze culturali che portano ad un vero e proprio scontro di civiltà. La civiltà
islamica, che in precedenza era sopita quando c'era un bipolarismo, trova la sua forza di espressione e innesca un vero
e proprio scontro con la civiltà occidentale perché non si riconosce negli stessi valori. Queste identità culturali sono
alla base di un processo, per un verso di coesione, dall’altra parte di disintegrazione, di conflittualità che secondo
Huntingoton caratterizza tutto il periodo post-guerra fredda e quindi di conseguenza il fenomeno della
globalizzazione.
L'elemento importante di questa teoria che riguarda il nostro mondo dei consumi è la tesi secondo cui la democrazia e
la modernizzazione non necessariamente portano verso l'occidentalizzazione o l’omogeneizzazione del mondo, anzi
portano verso l'emergere di particolarismi culturali identitari che poi trovano sfogo in vario modo globale. Quindi
questi particolarismi inglobati nel fenomeno globale trovando una propria collocazione
La nazionalità dei vari brand è assolutamente irrilevante, è più importante il modo in cui questi brand si inseriscono
nelle varie culture locali, questo è proprio il concetto di glocalizzazione, di ibridazione culturale al quale si rifà un
altro teorico, Roberson.
Robertson anziché sottolineare il tema della convergenza culturale enfatizza il mix culturale che deriva dalla
globalizzazione, perché questo mix culturale, questa unione di più elementi produce delle culture ibride che non
possono essere ricondotte né al globale né al locale. Questa teoria si oppone alla Mcdonaldizzazione del mondo,
perché secondo Robertson globalizzazione culturale non significa omogenizzazione, omologazione, ma piuttosto un
arricchimento e appunto parla di glocalizzazione: contiene all'interno il concetto di globale e di locale insieme.
La glocalizzazione non è una globalizzazione che si limita e trova un limite nella territorialità ma più che altro è un
meccanismo che utilizza la globalizzazione per adattarsi al locale, cioè anziché schiacciare le identità culturali locali,
si adatta diventando un elemento nuovo. Mette in evidenza nel concetto di localizzazione quello che è un processo
dialettico che fa esistere insieme globale e locale, particolare e universale, sono due concetti che si innescano uno
nell'altro e non trovano una contrapposizione.
Il concetto di glocalizzazione era un termine che veniva utilizzato originariamente nell’ambito pubblicitario, facendo
riferimento a quelle strategie di marketing per i prodotti che venivano pubblicizzati a livello globale ma che erano
destinati a mercati locali differenti. Successivamente il termine glocal è stato utilizzato in un'accezione molto più
ampia, relativa a tutto il mondo dei consumi, mettendo in evidenza questo fenomeno di rilocalizzazione: è come se il
prodotto globale trovasse una nuova collocazione nel territorio locale contaminando la cultura locale e diventando una
forma
esempio:
mcdonalds arriva nelle varie nazioni del mondo e trova delle identità culinarie differenti da quella americana di
origine. A quel punto può imporre la propria la propria egemonia culturale anche a livello culinario oppure può
valorizzare le tradizioni culturali culinarie del paese in cui arriva.
Fanta è un altro prodotto che fa parte della Coca Cola company, bevanda a base di arancia, non in tutti i paesi è
gradita perché ci sono dei gusti particolari legati alle bibite che sono tipici del di alcune zone. Ad esempio in tutto il
mondo ispanico i gusti preferiti sono ananas, maracuja e lamponi. Questi gusti vengono associati alla bevanda fanta
e vengono venduti in tutto il mercato ispanico, questo è di nuovo un processo di glocalizzazione.
In Giappone farete fatica a trovare il kit kat che noi conosciamo uno snack di cioccolato. La Nestlè ha localizzato il
kit kat attribuendole gusto, quello del tè matcha. In Grecia dove la pita è il pane per eccellenza, McDonald’s ha
sostituito quello al classico panino dando vita al greek mac. Ad Hong Kong dove il riso è l’ingrediente principale
della cucina il pane viene sostituito proprio da una sorta di schiacciatina di riso, quindi diventa un rice Burger.
Il caffè Starbucks che è un caffè americano viene insegnare a noi italiani come si fa: strategia di entrare nel mercato
italiano mostrando le modalità e come viene trattato il caffè per arrivare al prodotto che ci offre.
Questi landscape sono differenti fra loro, si muovono a velocità diverse e verso direzioni diverse ma hanno la capacità
di influenzarsi l’un l’altro à un panorama e non potrebbe esistere senza tutti gli altri. L’economia culturale globale è
l'attuale modo di produzione
Esempi di eterogeneizzazione
Così come in Italia la cultura giapponese del sushi ha trovato una la massima espressione. Se ci spostiamo in
Giappone troveremo il corrispettivo, la pizza, che è l'elemento identitario della cultura culinaria italiana.
Movimenti anti-globalizzazione
Negli anni c’è stato anche chi si è contrapposto al fenomeno della globalizzazione, movimenti di consumatori che
hanno preso posizione nei confronti delle grandi imprese multinazionali e della standardizzazione dei gusti e delle
pratiche di consumo.
Ad esempio Nike, all'inizio del 2000, è stata pesantemente attaccata dai consumatori perché una giornalista
americana ha portato in luce i meccanismi produttivi dei palloni, che venivano prodotti da bambini in Sudafrica, i
quali per pochi centesimi di dollaro all'ora dovevano cucire a mano questi palloni che poi venivano venduti dalla
multinazionali in tutte le parti del mondo, chiaramente sfruttando una risorsa territoriale, sfruttando anche dei
minori. Tutta una serie di implicazioni etiche molto pesanti. Questo movimento anti-globalizzazione ha preso di mira
Nike e ha sovvertito quelli che sono proprio i significati simbolici della Nike: dallo swash con il mitico play off “just
do it”, lo ha trasformato in “just dont do it”, “basta non farlo”, si trovano delle modalità alternative.
Movimento contro Nestlé, boicottaggio contro le acque. Nestlé è stata accusata di aver industrializzato quello che era
un processo assolutamente naturale di produzione delle acque minerali. Le acque minerali sgorgano da fonti naturali,
Nestlé le monopolizzate per l'imbottigliamento, chiaramente portando tutta una serie di vantaggi, legati al controllo
della filiera e controlli sul prodotto stesso ma di fatto monetizzando una risorsa pubblica
Un altro personaggio molto famoso sul territorio francese è José Bove, che è diventato simbolo della protesta
francese contro il McDonald's, contro l'egemonia culturale culinaria di questa azienda americana sul territorio
francese. Ha fatto questo questa protesta mettendo in piedi un forte impianto simbolico: è andato di fronte al
McDonald's in pieno centro di Parigi con una grossa forma di rock soft, formaggio tipico francese, e ha aperto questa
forma di formaggio spargendola per terra davanti al negozio di McDonald’s. Quindi contrapponendo a livello
simbolico l'hamburger da una parte e un prodotto dell'identità locale dall'altra. Questo gli ha causato ovviamente
l'arresto ma questa protesta ha avuto un seguito poi in tutta la Francia con un vero e proprio boicottaggio.
Protesta contro la qualità dei prodotti McDonald’s che ha avuto espressione con un documentario, che si chiama
“super size me”, che mostra appunto quelli che sono gli effetti negativi di un consumo prolungato e intensivo di
prodotti McDonald's, che sia nelle quantità che nelle qualità sono deleteri per l'uomo, tant'è che portano all’obesità.