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Fuori Controllo - Riassunto completo

antropologia sociale (Università di Bologna)

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Fuori Controllo
(T.H. Eriksen)

CAPITOLO 1 - LE MONDE EST TROP PLEN

• Il mondo non ha più confini. Anche i nativi africani adesso hanno il telefono: il mondo si è
trasformato in un unico spazio morale, ma variegato e non omogeneo. Il mondo è troppo
pieno: l’aumento della popolazione e dei processi ha aumentato l’interconnessione e i progetti
degli individui. Le persone sono capaci di immaginare situazioni che cento anni prima non
potevano pensare e in questo modo si sviluppa una coscienza globale.

• Il termine globalizzazione ha acquisito significato dopo la caduta del Muro di Berlino, la fine
dell’apartheid e l’avvento di internet. Gli studi sulla globalizzazione tendono a parlare del mondo
trattando le particolarità locali con superficialità, ma per esplorare le particolarità locali della
globalizzazione il metodo più giusto è quello antropologico: l’etnografia. All’interno di una
comunità non esiste un solo punto di vista locale ma esso muta con il mutare delle situazioni
individuali. Nessun uomo adesso vive indipendentemente dall’economia globalizzata. La
globalizzazione no porta alla uniformità globale ma esaspera la tensione, tipica della modernità,
tra il sistema mondo e il mondo della vita, cioè fra universale e particolare.

• Questo mondo interconnesso è descritto tramite la sua tendenza a produrre crisi ricorrenti: ci
sono i doppi legami, i cambiamenti irregolari e i rapporti incerti fra i processi universalizzanti e
quelli localizzanti.

• Le più grandi trasformazioni generate dalla globalizzazione sono relative ad ambiente, economia
e identità: tre crisi interconnesse ma autonome.

• E’ essenziale mostrare come i processi globali interagiscono con le vite locali. Gli antropologi
tendono a reagire alle generalizzazioni della globalizzazione reintroducendo l’unicità locale
(glocale). Alcuni teorici sostengono che il restringersi del mondo porterà ad un nuovo
orientamento dei valori e alla formazione di un altro tipo di individui.

• Parti di società, culture e mondo di vita differenti cambiano a velocità differenti ed è essenziale
capire la distinzione fra velocità e lentezza, cambiamento e continuità per capire i conflitti che
emergono a causa della globalizzazione accelerata.

• I cambiamenti materiali più rilevanti per comprendere il mondo contemporaneo sono la crescita
della popolazione e la crescita dei consumi di energia.

• L’accelerazione dell’interconnessione fra gli individui ha facilitato i contatti e avvicinato la


popolazione mondiale modificando le differenze culturali e le identità locali.

• La distribuzione del consumo non è omogenea. L’aumento di consumo ha conseguenze come


inquinamento e degrado ambientale, per non contare il rischio di esaurire le risorse non
rinnovabili.

• La storia accelera senza una direzione precisa, forse perché anche noi non riusciamo a
comprendere e assimilare le miriadi di esperienze che viviamo.

• Il passaggio da modernità a post-modernità avviene nel 1991, con la caduta dell’URSS.

CAPITOLO 2 - UN INVENTARIO CONCETTUALE

• Il contatto accelerato è una caratteristica della globalizzazione. I cambiamenti vengono in modo


non omogeneo e spesso sono il risultato di combinazioni di processi locali e internazionali:
eventi su larga scala generano conseguenze su piccola scala. Ogni persona reagisce in maniera
diversa ai cambiamenti: per comprendere la globalizzazione è essenziale indagare come le
persone reagiscono ai cambiamenti. Questi studi consistono nel collocare storicamente la
località e connetterla ad una analisi generale dei processi globali e inoltre è necessario
instaurare un confronto fra località molto diverse.

• Termini importanti nell’analisi della globalizzazione sono: Antropocene, Neoliberismo, processi


fuori controllo, sindrome da tapis-roulant, doppio legame, flessibilità, riproduzione e scala.

• Antropocene: nome dato alla nostra era da alcuni studiosi (Crutzen e Stoermer), basandosi
sulla conclusione che tracce umane erano ormai dappertutto. La natura è in un certo senso
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sminuita poiché si pensa che essa richieda la protezione degli esseri umani, i quali sono
responsabili verso il pianeta. In realtà la natura agisce con autonomia attraverso calamità
difronte ai cambiamenti portati dall’uomo. Ciò significa che il dominio umano sul pianeta ha
molte conseguenze impreviste. Antropocene è la concettualizzazione globale di un insieme di
conseguenze di accelerazione. Non è un termine celebrativo, anzi è un campanello d’allarme.

• Neoliberismo: mezzo per spiegare qual cambiamento dell’economia globale tale da aver
portato alla diffusione dei processi di accelerazione. E’ una ideologia e pratica economica
basata sul mercato e diffusa fra il XX e il XXI secolo. E’ un programma di deregolamentazione e
privatizzazione in voga negli anni ’80. Harvey definisce il neoliberismo come una teoria
economica per la quale l’individuo deve esercitare la sua libertà all’interno di strutture
caratterizzate da forti diritti di proprietà privata, libero mercato e libero scambio. Società
neoliberiste si sono diffuse in tutto il mondo: hanno privatizzato le imprese pubbliche e
incoraggiato una economia di mercato deregolamentata. 

Mises era un sostenitore radicale del liberismo; Polanyi invece lo criticava aspramente. Polanyi
scrisse un libro che conseguì un certo dibattito fra antropologi economisti di stampo
sostantivista e formalista. I formalisti sono colore che assumono come universali i canoni di
razionalità delle scelte degli individui; mentre i sostantivasti non rigettano i canoni
microeconomici ma sottolineano la rilevanza della cornice socioculturale alla base di ogni scelta
razionale ed economica. Il dibattito era se l’economia dovesse essere vista come
comportamento massimizzante o piuttosto frutto di organizzazioni sociali. Polanyi rielabora
questo dibattito chiedendosi: l’economia ha il fine di produrre crescita e profitto o di soddisfare i
bisogni dell’uomo? Polanyi crede che l’economia sia autonoma rispetto alla società: egli crede
che il mercato (disgregato e disumanizzante) sia lontano dalla società, mentre sono più propri
dell’uomo la reciprocità e la solidarietà. Per questo esistono due tipi di economia: l’economia
capitalista o di mercato (artificiale e non umana) e l’economia umana (scambio reciproco).
Polanyi non si opponeva al mercato in sé ma alla sua diffusione in domini sociali che invece
dovevano esser governati da principi di solidarietà. Polanyi credevache il liberalismo di mercato
sarebbe stato soppiantato dagli antichi valori di reciprocità ma così non fu soprattutto dagli anni
’80 in poi.

Tonnies dice che “l’economia umana” è essenziale alla vita sociale e le comunità che la
adottano resisteranno all’economia di mercato. 

Il neoliberalismo globale si basa sulla comunicazione globale e si fa forza anche sull’assenza di
una alternativa abbordabile. Le alternative però ci sono ma sono integrate a livello locale, non
hanno una forte ideologia quindi non possono attecchire a livello globale.

• Processi fuori controllo: Bateson credeva che il mondo fosse composto da collegamenti e
processi e quindi tentò di dimostrare che sistemi mollo diversi hanno caratteristiche identiche.
Conia il termine “schismogenesi” per indicare quelli che sono i processi fuori controllo, ovvero
processi di crescita che si rafforzano fino ad arrivare al collasso a meno che non esista una
“terza istanza” che ne muti i processi. Per esempio il surriscaldamento può essere concepito
come una conseguenza dei processi fuori controllo. All’inizio questi processi potevano essere
prevedibili, adesso non lo sono più. La domanda è: i processi fuori controllo sono autodistruttivi
o sono innocui?

• Sindrome da tapis-roulant: se i tuoi concorrenti migliorano o l’abbiente cambia è necessario


migliorare e adattarsi solo per mantenere il proprio posto nell’ecosistema o nel mercato. Questa
competizione è allo stesso tempo una premessa, una parte integrante e un risultato dei processi
fuori controllo.

• Doppio legame: Bateson elabora questo concetto indicando quel tipo di comunicazione auto-
confutante, come dire allo stesso momento due cose incoerenti fra loro. Una persona che
adotta questo comportamento non farà mai la cosa giusta dato che tuto sarà criticato. Nel
nostro mondo il doppio legame fra crescita e sostenibilità è una contraddizione fondamentale:
sembra impossibile avere entrambe le cose.

• Flessibilità: Bateson definisce flessibilità come potenziale di cambiamento non impegnato. Egli
sostenne che l’aumento dell’uso di energia implicava una perdita di flessibilità nel senso che
limitava lo spazio di possibilità. In sostanza per Bateson la flessibilità utilizzata dalla popolazione
in crescita che sfrutta l’energia riduce la flessibilità dell’ambiente. Mantenere la flessibilità del
sistema nel suo complesso dipende dal mantenimento delle sue variabili interne: è necessario
stabilire un massimo e un minimo entro i quali stare. La standardizzazione e la specializzazione
riducono la flessibilità: un contadino libero infatti è più flessibile di un contadino industriale il
quale è specializzato solo nella coltivazione di una cosa. Spesso però un aumento di flessibilità

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in un’area genera la riduzione di essa in un’altra area: c’è una conseguenza da un’altra parte.
Con le nuove invenzioni si è persa la flessibilità di tornare alle pratiche passate.

• Riproduzione: sinonimo di sostenibilità, si riferisce alla capacitò di una persona, di un sistema o


di un campo sociale di continuare il proprio percorso senza doversi continuamente adattare ai
mutamenti. La crisi della riproduzione è la rottura del sistema causata da un cambiamento
accelerato. Le crisi sono diverse da luogo a luogo: il neoliberismo o il cambiamento climatico
non hanno gli stessi risultati in tutti i sistemi. Ciò significa che la globalizzazione non crea
persone globali o sistemi standardizzati. Ogni individuo reagisce a modo suo: si crea così una
consapevolezza del rischio.

• Scala: nei contesti locali le crisi non vengono percepiti come crisi globali, piuttosto come crisi
della riproduzione. La tendenza tipica quindi è quella di associare la crisi alla piccola scala. Ci
sono quattro tipi di scala osservabili nel mondo: ogni scala riguarda l’ambito di un fenomeno e
la sua portata. Con scala ci si riferisce ad una combinazione di misure e complessità. 

Scala sociale: può essere definita come la somma complessiva delle condizioni necessarie a
riprodurre un sistema, un campo o un’attività. I sistemi su larga scala dipendono dal contributo
di molti individui e richiede una infrastruttura che ne coordini le azioni, controllandole: in questo
senso la scala è una caratteristica dell’organizzazione sociale. La scala può anche riferirsi alle
rappresentazioni culturali e individuali della società, del mondo e del cosmo. Scala sociale e
culturale possono essere anche incoerenti fra loro: gli individui di una località possono essere
inseriti in reti di produzione globale senza saperlo; viceversa possono esserne consapevoli. 

Infine la scala temporale è importante soprattutto a livello ambientale e industriale. È la scala
sulla base della quale gli individui prendono decisioni, le quali sono orientate anche nella sciala
culturale e sono integrate nella scala sociale per mezzo di sistemi. 

Le quattro scale quindi sono:

- scala sociale (portata delle orgnanizzazioni).

- scala fisica (portata di un sistema infrastrutturale).

- scala cognitiva (proporzioni del mondo percepite).

- scala temporale (orizzonte temporale che viene immaginato per prendere decisioni).

Di solito per risolvere le crisi globali si sale di scala sul piano sociale e spaziale (accordi
internazionali ecc.) e si scende di scala sugli stessi piani aumentando contemporaneamente la
scala cognitiva e temporale. 

In generale un fenomeno su vasta scala è standard mentre uno su piccola scala è unico.

Il conflitto di scala avviene quando l’interazione fra due o più livelli di scala porta ad una
contraddizione. Un tipico risultato della globalizzazione è che le economie di scala, favorendo le
operazioni su larga scala, rendono vantaggiose le attività su piccola scala. Nella scala temporale
il conflitto di scala avviene quando si rimandano le aspettative delle proprie scelte. Questi
orizzonti temporali sono individuali ma anche collettivi e variano da persona a persona.

• Ovunque il neoliberismo e il capitalismo globale hanno avuto un impatto sulle comunità e


sono simultaneamente universali, globali e particolari dal punto di vista locale. Le persone
comprenderanno sempre se stesse nei termini delle proprie relazioni sociali significative, di reti
di reciprocità e di obbligazione morale, di rapporti privati e strutture di fiducia interpersonale.

• Le differenti forme di cambiamento accelerato interagiscono fra loro e attraverso circuiti


complessi si amplificano a vicenda.

CAPITOLO 3 - ENERGIA

• Il ruolo sociale dell’energia è fondamentale e diventa sempre più necessario. Alcuni esperti
dicono che l’energia ci salverà dal cambiamento climatico, mentre altri sottolineano l’importanza
del carbone, del gas e del petrolio. Spesso i desideri umani sono in conflitto con la sostenibilità:
è difficile conciliare aspirazioni con sostenibilità globale: per aumentare l’uso di energia è
inevitabile un deperimento ambientale. Per alcuni studiosi infatti la crescita non è altro che un
sistema distruttivo e non creativo.

• Il carbone è l’elemento fondamentale della società moderna. I combustibili fossili sono stati
scoperti e usati dal 1800, data in cui si entra nell’Antropocene. Con gli sviluppi accelerati da
quegli anni in avanti, la popolazione si affidava al progresso, aveva fiducia in esso: il progresso
aveva sostituito la fede religiosa come motivo di speranza. Il carbone è una fonte che si trova
nel terreno a diversi gradi di profondità. Utilizzare carbone nelle industrie significava ricchezza e
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ciò non si fermò neppure davanti alla morte per intossicazione di migliaia di persone. La fiducia
nel progresso va di pari passo con l’aumento dell’utilizzo di energia e non a caso, adesso che si
stanno vedendo gli effetti collaterali di questo consumo, la fiducia nel progresso sta perdendo
potenza. Dal 1800 la popolazione è aumentata di sette volte ed il consumo di energia di
ventotto. Il carbone è una straordinaria fonte di energia la quale ha permesso a milioni di
persone di trovare lavoro. Il carbone è energia solare condensata e Jean-Paul Sartre lo descrive
come l’eredità lasciata agli esseri umani che adesso stiamo distruggendo. Siamo davanti ad un
doppio legame: siamo consapevoli dei danni ma abbandonare queste tecniche è difficile.
Adesso in Europa i combustibili fossili come gas e petrolio hanno soppianto il carbone. 

C’e un forte legame fra il carbone e la politica dell’epoca industriale. Quando in Gran Bretagna
salì al potere Margaret Thatcher vennero chiuse varie aziende di carbone: ciò potrebbe
sembrare un fattore positivo ma al tempo non fu visto di buon occhio da tutti: si persero posti di
lavoro e soprattutto la Gran Bretagna si avviava a perdere il suo posto di leader mondiale. Le
miniere di carbone non vennero mai chiuse.

Il carbone è ancora usato nel mondo e non sta venendo sostituito da altre forme più sostenibili
di energia, nemmeno dal petrolio e dal gas. Dal 2004 al 2014 la produzione di carbone è
aumentata del 40%. 

Quando tra crescita e sostenibilità si instaura un doppio legame, come nel caso dei combustibili
fossili, si sostiene spesso che le industrie non abbiano analizzato la situazione su scala
temporale ampia mentre al contrario gli ambientalisti ragionano i termini di sostenibilità a lungo
periodo. Non è necessariamente così, poiché l’industria del carbone presuppone una
valutazione a lungo termine e raramente genera profitti rapidi. I prezzi del carbone sono diminuiti
ma ciò non impedisce alle aziende estrattrici di espandersi. L’indipendenza totale dai
combustibili fossili è una caratteristica dell’Antropocene.

• Marvin Harris, nel 1978, scriveva riguardo rapporto fra energia e politica: soltanto
decentralizzando la produzione energetica possiamo tornare ad uno stato ecologico.

• Non è possibile né che il mondo continui utilizzando combustibili fossili né che il mondo ne
faccia a meno.

• L’antropologia del clima e dell’ambiente, ovvero l’analisi delle reazioni locali ai cambiamenti
climatici, si è espansa notevolmente. Analizzare il clima e l’ambiente da una prospettiva di
surriscaldamento implica focalizzarsi sul rapporto tra espansione capitalistica e degrado
ambientale, sui conflitti di scala in cui la crescita economia locale causa l’indebolimento delle
condizioni di vita su scala più grande, e su come la mancanza di meccanismo di controllo
permette l’intensificazione del cambiamento climatico.

• Il cambiamento climatico va considerato in rapporto alle industrie estrattive: ambito di interesse


etnografico. Questi studi aprono uno spiraglio sul significato globale di industria mineraria.
Robert Pijpers dimostra la natura multi-scala delle miniere di oggi. Le proprietà di estrazione
sono in mano a società internazionali che hanno sede fuori dal paese ma che devono negoziare
non solo con il governo locale ma anche con le autorità e i proprietari terrieri locali. Alla fine il
successo dell’estrazione in un territorio dipende dalla situazione di mercato globale delle
materie prime e dalla situazione ed efficenza economica dei paesi concorrenti. A livello locale gli
effetti del boom delle estrazioni sono stati l’aumento delle ricchezze ma anche l’accentuarsi
delle disuguaglianze, nuove opportunità e nuove minacce per la salute. La ricerca etnografica
permette di vedere l’integrazione economica globale e le disuguaglianze globali, il conflitto
globale che si genera quando un impresa compie estrazioni e trae profitto in un’area particolare
lasciando degrado dietro di sè, poiché è produce danni all’ambiente e alla popolazione.

• Non c’è stato molto interesse sul significato ampio che prende l’energia nelle vite umane, ovvero
il rapporto fra energia e condizione umana, cosa di cui l’antropologia si occupa. L’energia è la
forza motrice del cambiamento accelerato negli ambiti essenziali della società umana, in
particolare i processi economici e ambientali, che coincidono sull’identità e sull’appartenenza. In
questo senso Eriksen vede l’energia nell’ottica della crisi della riproduzione e dei conflitti di
scala.

• Leslie White aveva sostenuto che c’era una correlazione fra uso di energia e evoluzione sociale:
l’accesso all’energia è profondamente legato alla forma e alla vita sociale. Teoria della legge
dello sviluppo culturale: la cultura avanza da o con l’aumento della quantità annua di energia pro
capite, o con l’aumento dell’efficienza e dell’economia dei mezzi di controllo dell’energia, o con
entrambi.

• L’energia si può intendere in molti modi: gli animali da soma hanno sostituito gli uomini nel
lavoro dei campi poiché avevano più energia e in questo modo si aumenta la produttività della
società.

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• Per ora non sembrano esserci segni di crisi nell’estrazione di carbone, non sembra che esso stia
per finire, nonostante le critiche e le dicerie. I paesi ricchi si preoccupano delle conseguenze
dell’utilizzo del carbone, soprattutto del cambiamento climatico. Le fonti di energia alternativa
vengono sperimentate.

• Ci sono d’altra parte anche quei paesi che non hanno accesso alle fonti di energia come
l’elettricità: hanno un accesso alla modernità limitato.

• A parità di condizioni, le società a basso consumo energetico sono quelle più eque. Il boom
energetico quindi ha come effetto l’acuirsi della disuguaglianza sociale. Le differenze di scala
possono indicare differenti gradi di disuguaglianza e i sistemi su larga scala richiedono più
consumo di energia di quelli su piccola scala. Bateson direbbe che le operazioni su larga scala
sono meno flessibili di quelli su piccola scala: cambiare rotta è più facile per una barca a remi
che per una nave cargo.

• Jeremy Rifkin: sosteneva che il risultato combinato di energia solare e comunicazione via
internet avrebbe trasformato il capitalismo, decentrando l’economia e la comunicazione,
rafforzando l’autonomia delle comunità locali e condividendo l’energia attraverso una rete che
l’autore chiamava “internet dell’energia”. È un modello che combina elementi su piccola e
grande scala: in un regime di energia solare ognuno può produrre la propria energia elettrica e
quella in eccesso può essere distribuita attraverso una rete su larga scala.

• Esistono piccole comunità alternative, le quali sono in grado di essere autosufficienti, ma non
possono aumentare la scala e ingrandirsi senza perdere la propria specificità, né si vedono
segnali che questo modo di vivere sia sul punto di diventare endemico (molto frequente). Ciò
non è possibile anche perché queste comunità molto ricche tendono ad approfittarsi di questa
ricchezza. Conclusione: le piccole comunità ecologiche e la grande dimensione del capitalismo
corporativo e della società in generale possono esistere in parallelo senza influenzarsi a vicenda
in alcun modo.

• La Norvegia è uno dei maggiori responsabili dell’inquinamento. Tutti sono consapevole dei danni
provocati ma tutto ciò viene relegato ad una piccola scala temporale: si guarda solo al domani,
non ad un lungo termine. Per sopperire a questo aumento di inquinamento, la Norvegia ha
finanziato delle campagne per far si che nel sud globale si imparasse a riciclare ed utilizzare
risorse rinnovabili: non si diminuisce l’inquinamento nel proprio paese, non si muta il proprio
comportamento, ma si cerca di far inquinare meno gli altri. Nonostante la piena consapevolezza
dell’effetto dei cambiamenti climatici, in Norvegia non si mutano le abitudini. Le spiegazioni
possono essere due: le persone non vogliono tornare a tecniche passate; i cambiamenti da
attuare non sono immediati e non avrebbero risultati immediati. Questo è un doppio legame.

• Una riduzione dell’utilizzo globale di energia non sembra affatto probabile nei sistemi politici ad
alto livello: ci sono persone e comunità che danno il buon esempio ma non c’è segnale di una
transizione verso una società a bassa energia o a energia rinnovabile. Però tutti si accorgono e
firmano accordi per evitare di peggiorare la situazione.

• L’utilizzo di energia non è lo stesso fra nazioni, comunità ricche e comunità povere. In Africa non
tutti hanno l’accesso all’energia e se lo hanno è solo parziale. Nei luoghi in cui non è presente
energia, come per esempio in certe zone dell’India, le compagnie elettriche permettono alle
persone di collegarsi alla rete ma a dei costi. Se questi costi non sono possibili da sostenere,
talvolta vengono trovati degli stratagemmi illegali per collegarsi ai contatori e connettersi gratis
alla rete.

• I fenomeni della modernità non sono mai aut-aut: viviamo in un mondo dove scienza e religione,
individualismo e collettivismo, operano contemporaneamente. Nei luoghi del sud del mondo la
modernità è irregolare, soprattutto per quanto riguarda l’arrivo dell’energia. In alcune zone del
mondo, come a Lubhu, l’energia viene tolta per determinati periodi dell’anno: questo incide sia
sul lavoro, poiché lavoro che coinvolge le fonti di energia non può essere praticato; sia sulle
attività come la conservazione degli alimenti o guardare la tv.

• Il cibo è energia e anche la produzione di esso deve essere tenuta sotto controllo. Gli uomini ma
anche gli altri esseri viventi hanno bisogno di energia: in un mondo surriscaldato la lotta per
l’energia è intraspecie, infraspecie e anche insostenibile.

• Glenn Albrecht: conia il termine solastalgia, il quale significa nostalgia degli ambienti quotidiani,
legato al fatto che i cambiamenti ambientali hanno modificato il paesaggio. Questi cambiamenti
incidono direttamente sulla persona, poiché la staccano dall’ambiente amato, stravolgendolo,
provocando senso di perdita e dolore.

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CAPITOLO 4 - MOBILITA’

• Paul Virilio disse che ci stavamo avviando verso un’era senza ritardi, riferendosi alla
comunicazione istantanea. I ritardi però ci sono considerando che per quanto riguarda la
mobilità a Dacca il numero delle auto è cresciuto ma non è stato accompagnato da un
miglioramento del sistema stradale.

• Metafora del traffico: una strada può essere libera, a traffico sincronizzato o a ingorgo. Passare
dalla strada libera al traffico sincronizzato non vuol dire abbassare la velocità ma tenere
d’occhio gli altri veicoli. Un auto può viaggiare a 100 km\h e successivamente essere ferma
————> il contatto intensificato fra parti del mondo facilita la comunicazione ma porta con se
malintesi e conflitti, quindi c’è bisogno di una sincronizzazione del traffico di dati in modo da
evitare l’ingorgo.

• Cambiamento accelerato non significa che tutto va più veloce, poiché ci sono elementi culturali
che mutano con tempi diversi (M. Mead). In questi processi esistono anche i cultural lags (scarti
culturali): per esempio per i cristiani lavata quotidiana odierna può essere difficilmente
compatibile con i precetti sacri.

• Aumento della mobilità: Bauman afferma che oggi siamo tutti in movimento, intendendo il fatto
che siamo tutti colpiti dal cambiamento accelerato.

• Turismo: c’è una differenza profonda fra come immaginiamo le mete turistiche e come sono in
realtà. Il XXI secolo è caratterizzato da una crescita esponenziale del turismo. Negli anni ’30 i
turisti si preoccupavano del proprio impatto sulle culture locali: erano particolari tipi di turisti,
ovvero anti-turisti, persone che scelgono mete per rimanere lontano dalla propria identità
sociale. Il turismo è cambiato ed ha assunto i connotati della modernità surriscaldata. Il
cambiamento più radicale è il fatto che sempre più località esistono a beneficio del turismo.
Alcuni abitanti delle località in voga si sentono come comparse non pagate in un museo. Inoltre
i turisti portano inquinamento e usura alle città. In alcune località tutto è a misura di turista: c’è
stata una commercializzazione dell’identità nel tentativo di ottenere una esclusiva sui prodotti
culturali, materiali e immateriali. 

Con il turismo si riducono le peculiarità locali. Alcune mete hanno avuto talmente tanto
successo che si sono trasformate da mete paradisiache a inferni affollati. L’aumento del turismo
è stato causato dal neoliberismo: le multinazionali hanno investito sulle infrastrutture turistiche. 

Il turismo è elemento dell’Antropocene ed è un linguaggio ormai condiviso da tutti ma non tutti
condividono lo stesso pensiero su di esso: la bidella non vedrà il turismo com e l’insegnante. Il
turismo crea modelli condivisi per parlare dell’umanità su scala globale, per questo produce
comparabilità. 

Le scale nel turismo possono convergere o entrare in conflitto come nel caso in cui un bar
internazionale come Starbucks apra accanto a bar locali: essi sicuramente saranno schiacciati. 

Il doppio legame del turismo è un alto consumo energetico e una espansione degli spostamenti
in aereo, ovvero il doppio legame fra crescita e sostenibilità.

Un altro punto è il fatto che ci sono località che sono diventate mete turistiche (che è un punto
di non ritorno) in cui le persone del posto provvedono ai servizi per turisti: quello che si crea non
è il luogo autentico ma assume un ruolo dato dall’esterno e sul quale gli abitanti non hanno
scelta. Ciò compromette l’autonomia locale in virtù di una partecipazione ad una scala globale,
mentre questo passaggio da scala locale a globale ne riduce la flessibilità.

• Profughi: gli spostamenti delle persone possono essere di tre tipi, ovvero ricchi che si
trasferiscono per noia, imprenditori e profughi. Il Mediterraneo rappresenta un punto fragile e
sensibile in questi anni poiché, collegando l’Africa con l’Europa, è sfruttato per spostamenti con
barconi. Il compromesso Schengen aveva dato un concetto di confine molto radicale ma come
sappiamo la delimitazione dei confini non è mai assoluta, soprattutto davanti a diseguaglianze.
Son stati abbattuti molti muri (es. Berlino) ma nel mare non possono essere eretti confini netti
per evitare traffici di uomini. 

Sono viaggi pericolosi ma per chi li affronta ne vale la pena: questo dipende sia da cosa si
lasciano alle spalle sia da quello che si aspettano. La crescita dei profughi via mare può essere
attribuita in parte alla guerra in Siria ed è in crescita notevolmente dal 2012 al 2015. I flussi
migratori però sembrano andare oltre alla guerra: la povertà è un altro importante elemento.
Oggi c’è una consapevolezza crescente, corretta o errata, delle opportunità economiche in
Europa. I profughi sono l’immagine del mondo globalizzato. Non c’è più la fede sul fatto che
tardi o prima ogni popolo si metterà al passo con l’Occidente. La guerra rimane il principale
motivo dei flussi. Essa è causata da processi più ampi, come interventi politici o il cambiamento
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climatico come nel caso della Siria. Il cambiamento climatico ha portato alla crescita urbana.
Ciò ha portato a un deterioramento dei rapporti fra governo e un numero crescente di cittadini.
L’Europa di fronte a ciò non ha risposto in modo deciso: ha affrontato la crisi dei profughi nel
Mediterraneo con un mix fra umanitismo e azione militare e non è stato previsto nessun piano di
reinserimento: questo perché si sperava che le ondate migratorie potessero essere arginate
dalle misure militari. Gli sbarchi non possono essere fermati in questo modo, soprattutto
tenendo conto delle disparità nelle opportunità di vita. 

Lorenz elabora la teoria dell’effetto farfalla: piccoli elementi sommati possono causare fenomeni
e trasformazioni importanti. 

Oggi le questioni sollevate dai governi che devono affrontare l’emergenza profughi si incentrano
sul problema dell’integrazione invece di interrogarsi sui contributi positivi che può portare
l’arrivo di questi gruppi. Ogni uomo si troverà ad essere accolto meglio se è in grado di produrre
e\o consumare mentre verrà respinto se ha bisogno solo di protezione: gli emigrati sono
considerati non economicamente produttivi e quindi vengono allontanati —> ideologia
neoliberista. 

I profughi sono mobili ma con interruzioni: le restrizioni imposte dal sistema non gli permettono
di spostare liberamente. Molto del loro tempo in movimento è trascorso in attesa (dei
documenti, della barca, del cibo ecc.). Non esistono itinerari fissi, possono essere sempre
diversi l’uno dall’altro a differenti costi. I migranti devono affidarsi ad intermediari sia nel paese
da cui partono sia in quello in cui arrivano. Gli intermediari aiutano i profughi a superare i confini
dell’Europa e molte volte sono dei truffatori che rubano soldi. Ci sono dei periodi di attesa
lunghi e indefiniti: mesi, anni che possono portare alla disperazione. La vita dei migranti è
messa in pausa e mentre aspettano immaginano il loro futuro: nel mondo surriscaldato i
profughi si raffreddano, perdono la loro operosità e aspettano di poterla recuperare —> benché
rappresentino un tassello fondamentale nei processi di surriscaldamento, essi sono
esattamente il contrario, ovvero un esempio di raffreddamento: sono non utili.

• Turisti e profughi: i primi sono più ricchi, i secondi viaggiano contro la propria volontà. Entrambi
sono anomalie del mondo surriscaldato: sono persone ai margini che contribuiscono poco ai
cambiamenti fuori controllo della crescita economica o al doppio legame tra dipendenza dai
combustibili fossili e sostenibilità ecologica. La loro flessibilità è illimitata in termini di
destinazione e spostamenti futuri.

CAPITOLO 5 - CITTA’

• In un mondo surriscaldato lo spazio è poco. Luoghi che fino a poco tempo fa erano pacifici e
lenti oggi sono caratterizzati da frizioni, tensioni, potere ecc. Le persone si spostano verso i
centri abitati e le città.

• L’ingorgo stradale è una delle immagini più intense e indicative del surriscaldamento, dato che
mostra un effetto collaterale paradossale dell’accelerazione: l’automobile è una tecnologia della
velocità che aiuta le persone ad accelerare fino a che non si raggiunge un punto in cui si
trasforma in uno strumento che rallenta. L’ingorgo indica quindi una crescita accelera che
sottrae flessibilità nella misura in cui cresce senza mutare il contesto in cui ha luogo. A Dacca
solo il 7% dell’area urbana è composta da strade: anche i marciapiedi sono affollati. Mentre la
ricchezza privata cresce e permette di poter comprare auto private, la povertà pubblica
impedisce la costruzione delle strade.

• La città in quanto tale è antica ed essenziale per la storia culturale che ci ha portati fino
all’Antropocene. Sia città come Atene antica e Amsterdam oggi hanno sempre causato una
crescita della complessità sociale e della creatività culturale. Secondo L. Withe le città sono
state realizzate dopo il raggiungimento di un certo numero di energia impiegata dalla
popolazione, ovvero che mette essa nella condizione di potersi occupare di attività diverse
dall’agricoltura. Da quando l’agricoltura non è stata più l’unica risorsa sono nati gli altri mestieri.
Le città erano anche crocevia di culture, assorbivano influenze dall’estero e da esse partivano
persone peer andare nel resto del mondo. Le città erano anche un rifugio per chi scappava dalla
campagna.

• Le città erano molto piccole e crescevano lentamente. Adesso la crescita urbana nel Sud
globale è ingestibile, violenta e pericolosa. La crescita della popolazione avviene soprattutto
nelle baraccopoli e in insediamenti non autorizzati. Nelle città la popolazione cresce meno
rispetto a questi luoghi. Tuttavia la popolazione che vive nelle città è aumentata. Ci sono scale

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diverse per decretare se un luogo è urbanizzato: in Danimarca bastano duecento abitanti, negli
USA 3500. Una città non si calcola solo in base al numero di abitanti ma anche sul numero di
abitanti che lavora fuori dall’ambito agricolo: un insediamento indiano è riconosciuto come
urbano se almeno il 75% degli abitanti fa lavori non agricoli.

• Le città del Sud crescono velocemente: prima erano pochi gli africani che vivevano in città,
mentre adesso i numeri sono aumentati notevolmente. L’urbanizzazione è uno dei più
impressionanti processi di surriscaldamento ed ha le maggiori implicazioni sull’organizzazione
sociale. La città offre opportunità per la realizzazione dei sogni individuali e quindi rappresenta
in questo senso un significativo aumento della flessibilità individuale. Eppure la maggior part di
persone che si prevede vivranno il nostro pianeta nei prossimi secoli non potranno godere di
quelle risorse delle città le quali hanno attratto così tante persone fino ad oggi.

• Nascono continuamente aree di insediamento non autorizzate soprattutto in Cina, Brasile e


India, le quali dovranno aspettare tempo prima che vengano attrezzate come urbane (strade,
edifici, linee autobus, bar ecc.).

• Prima della II Guerra Mondiale la maggior parte delle città africane erano snodi commerciali,
mentre oggi sono città tentacolari. Questa crescita ha luogo senza un adeguamento delle
infrastrutture. Nell’antichità le persone fuggivano dalla periferia poiché i coloni terrorizzavano le
popolazioni rurali e la città sembrava un luogo più sicuro.

• Per la maggior parte della nostra storia le città non sono esistite, poiché gli individui vivevano in
piccole comunità. Oggi è la campagna ad essere l’eccezione, anche a causa delle pressioni
demografiche, l’impoverimento dei suoli e la sottrazione di terreni da parte delle multinazionali.
Le nicchie economiche ricavate per garantire almeno la sopravvivenza sono sempre più
numerose e anche competitive. Cibo e acqua devono essere trasportati lontano man mano che
la nicchia si espande e l’inquinamento incide notevolmente sulla qualità di vita. Quando non ci
sono più spazi perdiamo la flessibilità e ciò è anche effetto del surriscaldamento. Non si può
tornare al villaggio ed è per questo che prevarrà sempre l’organizzazione urbana flessibile.

• La crescita urbana del Sud globale è immagine espressiva dell’Antropocene. Le persone si


allontanano dalla campagna per il peggioramento delle condizioni. Secondo alcuni
l’urbanizzazione sarebbe stata possibili anche sotto regimi non neoliberisti. Le principali
condizioni di urbanizzazione sono l’aumento demografico, l’aumento della produttività agricola
e la diminuzione di sostentamento nelle aree rurali, tutto congiunto all’aspettativa di trovare più
opportunità economiche nelle città. Rimane di fatto che secondo Eriksen la città si espande per
il regime neoliberista.

• Gran parte dell’urbanizzazione attuale deriva dall’accumulo di espropri (terre, beni pubblici,
speculazioni edilizie ecc.). L’esproprio per aver valore deve diventare accumulazione e i suoi
principali fattori sono estrazioni, industria agroalimentare e lo sviluppo edilizio. Le economie
deregolamentate, quindi sempre più internazionali, hanno reso la vita in campagna più difficile.

• La crescita delle città è un processo fuori controllo. L’aumento dell’urbanizzazione può


aumentare la flessibilità individuale ma riduce quella sociale. Le città sono dipendenti da un
grosso consumo di energia e hanno sviluppato attività interconnesse fra loro.

• La città è l’incarnazione del doppio legame fra crescita e sostenibilità: più la città cresce più
diventa meno sostenibile. I rifiuti, le epidemie, l’inquinamento ecc. aggravano l’ecologia della
città. Il problema del doppio legame non è nella città in se ma nel modo in cui vengono
articolate ed organizzate la produzione e la distribuzione dell’energia.

• Le città sono i sistemi su larga scala per eccellenza, ciò significa che le scale sociali sono
interconnesse in modo che esistano nelle società rurali. Passando da un villaggio ad una città
aumenta la grandezza della rete: molte connessioni sono singole ma le relazioni più intime
continuano ad esistere (per esempio un ragazzo che vive in città avrà una rete di conoscenze
maggiore di quella di un ragazzo che vive in campagna). 

La complessità della rete urbana è anche la sua fragilità poiché tutti i tasselli devono sempre
essere al posto giusto affinché tutto funzioni.

• Economia informale del Sud globale paragonata alle diversità delle città nel Nord globale:

Sud globale —> L’antropologo Hart, durante una ricerca nei mercati all’aperto del Ghana, si
accorse che oltre a fare il “nero” c’era una rete di attività economiche integrato nel tessuto
sociale e non separabili da esso: prestiti, debiti, regali, favori, doni presuppongono e creano
fiducia, creano le condizioni di sicurezza o insicurezza ecc. Questa è l’economia antropologica,
mentre l’economia formale tende a separare l’attività economica dalla vita sociale con una
differenziazione istituzionale. La settorializzazione moderna della società è artificiale e va contro
una logica sociale più fondamentale in cui l’economia è innervata di valutazioni morali. Per poter
funzionare il settore formale ha bisogno di un elemento di informalità per aumentare la

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flessibilità del sistema, come per esempio accordi informali e fiducia interpersonale. Come detto
prima il problema della città in un mondo surriscaldato è il fatto che la popolazione aumenta e le
infrastrutture non si sviluppano; e la vulnerabilità in un sistema complesso di sussistenza, in cui
se si crea un problema collassa il sistema. Una famiglia di contadini che produce su larga scala
ha una flessibilità ridotta ma ha a disposizione numerose piccole fonti di sussistenza; una
famiglia di contadini che lavora a monocoltura è meno resistente e adattabili poiché calamità
naturali equivalgono ad una condanna del raccolto. 

Un aumento di flessibilità in alcune aree causa una riduzione della flessibilità in altre: per
esempio con l’invenzione della stampa la flessibilità linguistica, ovvero il dialetto, e la visione del
mondo basata sull’esperienza, sono diminuite; ma è aumentata la flessibilità del potenziale di
comunicazione. 

Non si sa quante persone partecipino all’economia informale, ovvero quelle attività che non
sono formalmente registrate ma che avvengono, ma in molti paesi l’occupazione delle persone
è più informale che formale. Alcuni passano da formale a informale e viceversa. Impiego fisso e
sopravvivenza improvvisata fanno nascere il termine”precariato”, ovvero un lavoro formale ma
incerto, temporaneo, senza garanzie. 

L’economia informale è diffusa in tutto il mondo così come il precariato. Se sei povero e vivi in
una città senza benessere trovi i modi per cavartela attuando una economia informale: la vita
nel Sud globale è improvvisazione della sopravvivenza. 

La globalizzazione dal basso (contrabbando ecc.) contribuisce a rendere il mondo più connesso
e si alimenta di surriscaldamento. La mobilità è diventata più facile e meno costosa, le merci
sono abbondanti e accessibili e nelle città i commercianti fanno sempre più affari. 

La popolazione egiziana (per esempio) è divisa in tre classi: i ricchi che comprano e marche
originali e frequentano i centri commerciali; la classe media che compra meno merce costosa
ma comunque nell’economia formale; la terza classe che rappresenta l’enorme mercato basso
prezzo e bassa qualità; l’ultima classe che è formata dai poveri che non possono permettersi
neanche la merce di contrabbando. 

Il commercio informale su piccola scala fa parte di connessioni globali. Il rischio di essere feriti
alla frontiera è inversamente proporzionale alla grandezza dell’organizzazione: i potenti uomini
d’affari (es mafia) sono in grado di pagare tangenti considerevoli a differenza dei piccoli
venditori. Tuttavia tutti corrono dei rischi e molti si trovano al confine fra legalità e illegalità,
poiché pagano le tasse ma producono merce contraffatta. 

Alcuni studiosi si chiedono quanto sia giusto che vengano prodotti grandi marchi contraffatti:
producendo merce a basso costo può essere essere accessibili anche ai più poveri. Essi
partecipano così al comunismo sapendo che quelle merci sono di valore inferiore rispetto alle
originali. Inoltre si creano posti di lavoro. Per questi motivi forse il commercio informale crea un
neoliberismo, un mercato libero migliore. Alcuni sostengono che il mercato informale debba
essere formalizzato affinché migliorino le condizioni economiche oltre a quelle morali dei
lavoratori, ovvero la loro emancipazione. 

Il commercio informale sembra non poter terminare mai poiché è flessibile, resistente e
versatile. Gli investimenti sono modesti e il rischio è distribuito fra milioni di commercianti. 

Il fallimento di un progetto informale è pesante solo a livello personale, non a livello sociale,
poiché non ha mai inciso sull’economia. 

Potrebbe sembrare che mentre l’esistenza del settore informale dipenda dal settore formale,
non sia vero il contrario. Ma Eriksen contesta questa visione. Nel Sud globale è impensabile
un’economia senza l’economia informale poiché la popolazione povera non ha possibilità di
accesso al commercio formale, a causa della diseguaglianza sociale: i poveri non potrebbero
sostenersi senza commercio informale. 

L’economia informale è più flessibile di quella formale anche nell’accogliere nuovi lavoratori.
Naturalmente la sua crescita contribuisce al surriscaldamento poiché anch’esso è un processo
fuori controllo. 

Una economia solo informale non può sostenere una società complessa, poichè essa non
contribuisce al pagamento delle infrastrutture essenziali per una società complessa (ospedali,
scuole ecc.). 

Elisabeth Shober dice che il formale e l’informale sono due facce della stessa medaglia: il
commercio informale spesso segue la scia degli investimenti formali. Entrambi i settori saranno
necessari nel futuro. L’informalità riduce la leva finanziaria relativa del settore pubblico
contribuendo così al suo indebolimento. 


Nord globale —> sia la crescita accelerata dei contesti cittadini che l’aumento dell’informalità si

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associano alla proliferazione urbana del Sud globale. Il Nord globale è scosso da cambiamenti
accelerati i quali creano attriti ideologici e politici. Steven Vetrovec dice che mentre prima i
migranti venivano da pochi posti e andavano in pochi posti, adesso vengono da molti posti e
vanno in molti posti. Introduce quindi il concetto di super-diversità, intendendo una situazione
urbana in cui la diversità è crescente ed è ancora più diversa di prima. Questa super-diversità
oggi si può trovare anche in luoghi in cui fino a qualche anno fa non era presente una diversità
etnica così accentuata: per esempio Londra è sempre stata un centro multietnico ma adesso
anche Oslo lo è. La super-diversità non riguarda esclusivamente l’incremento del numero e
dell’origine geografica dei migranti ma si riferisce ad una popolazione urbana più mobile, più
ambigua e più fluttuante. Nelle città super-diverse ci sono per esempio immigrati lavoratori con
le proprie famiglie che dopo aver terminato il proprio lavoro tornano in patria o decidono di
stanziarsi lì; oppure ci sono studenti che rimangono dopo aver finito gli studi; turisti che non
tornano a casa dalle vacane perché trovano lavoro; individui che sposano altri individui di
nazionalità diversa; medici dalle varie nazionalità che trovano lavoro più facilmente ecc.

Jan Blommaert dice che la super-diversità crea non solo un universo culturale complesso ma
anche una situazione linguistica in cui si sviluppano facilmente nuove varianti linguistiche dei
linguaggi principali. 

Nina Glick Schiller elabora un altro concetto importante oltre a super-diversità, ovvero
trasmigrazione: esso focalizza l’attenzione sugli obblighi sociali complementari ma spesso in
conflitto tra loro vissuti dai migranti che si trovano perennemente in situazioni di confine. I
trasmigrati sono coloro che continuano a confrontarsi contemporaneamente con il loro luogo di
origine e quello di arrivo. Inoltre le comunità super-diverse di trasmigranti devono essere
analizzate nei termini della cittadinanza, sottolineando le conseguenze di inclusione ed
esclusione dallo Stato sulla base dei concetti statali di illegittimità e desiderabilità. 

A livello antropologico Oslo (e la Norvegia) è particolarmente interessante a causa della funzione
di magnete per i migranti, proprio perché è in crescita economica. Da quando la popolazione di
immigrati è cresciuta in tutte le zone del Nord globale il dibattito pubblico si è esteso anche a
concetti come il cosmopolitismo, la mescolanza delle culture, solidarietà, tolleranza ed empatia.
Questo dibattito pubblico ci porta o ad aumentare la solidarietà e l’empatia verso il “diverso”
oppure ad accentuare comportamenti nazionalisti e razzisti. La globalizzazione è certo il
fenomeno che fa scattare entrambe le reazioni a causa della sua accelerazione e della sua
conseguente capacità di mettere in contatto le persone e creare, oltre che comunicazione,
anche tensioni fra gruppi prima isolati, i quali adesso hanno la necessità di esprimere la propria
unicità identitaria e storica. Ribadire la propria identità con forza porta a delle conseguenze che
sono sia il creare ordine, sia l’esclusione di alcune minoranze e quindi tensioni. Non tutte le
zone della città super-diversa sono in armonia. Ci possono essere luoghi in cui i cittadini
socializzano senza anteporre razza, cultura o religione: essi apprendono il modo in cui si vive in
una città super-diversa. Al contrario ci possono essere luoghi in cui i cittadini vivono in tensione
con le minoranze, istillando paure e ansie. Per questi motivi se la migrazione e la super-diversità
in se stesse implicano surriscaldamento (aumento della mobilità, complessità e attriti), le loro
forme più drammatiche sono prodotte da poche persone che non tollerano il “caldo”.

• La società super-diversa è un effetto dell’Antropocene. Il suo rapporto col neoliberismo dipende


dal fatto che la mobilità internazionale sia cresciuta in maniera connessa alla
deregolamentazione dei mercati: l’immigrazione è tollerata solo quando è economicamente
conveniente. 

L’economia della migrazione può essere studiata come conflitto di scala principalmente a due
livelli: l’immigrazione è benefica sul piano dell’economia globale perché aumenta la produttività
e il consumo su scala globale. Tuttavia in alcune zone è possibile che la presenza di immigrati
sia difficile da sostenere economicamente solo con le tasse. Questo dimostra il fatto che
l’economia mondiale non sempre è un bene per l’economia locale. Inoltre, per gli immigrati le
condizioni di vita nel paese di arrivo cambiano e migliorano, a livello della loro scala personale.
Ma in una scala di livello intermedio ci sono conflitti sul tema immigrazione: c’è chi non la tollera
per questioni nazionalistiche e di diversità di valori, chi la incoraggia difendendo i diritti
dell’uomo e la giustizia sociale. 

L’immigrazione nelle città del Nord può essere considerata un processo fuori controllo? Eriksen
dice che attualmente non possiamo definirla fuori controllo, poiché i processi fuori controllo
sono quelli privi di misure regolatrici e che finiranno per collassare d’un tratto. L’immigrazione
invece è regolata da trattati internazionali, controlli di confine ecc. La crescita dell’immigrazione
non assomiglia alla crescita dei mercati finanziari. Però nel caso in cui questi sistemi di
regolamentazione crollino, allora c’è la possibilità che questi fenomeni diventino inarrestabili. 


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Ci possono essere però processi fuori controllo collegati alla immigrazione come per esempio la
polarizzazione ideologia fra nazionalisti radicali, che ripudiano l’immigrazione perché non
naturale; e la politica identitaria estrema.

La città super-diversa può essere molto flessibile nel dare collocazione a gruppi culturalmente
differenti. Ma può anche perdere questa flessibilità a livello della vita sociale e pubblica.

CAPITOLO 6 - RIFIUTI

• I rifiuti sono l’effetto collaterale enorme e prevalente della modernità. Sono l’effetto più visibile
del cambiamento accelerato. Mary Douglas dice che i rifiuti sono cose fuori posto. L’energia
produce rifiuti sotto forma di inquinamento. La città produce il maggior numero di rifiuti, in
aumento. La rivoluzione dell’informazione produce masse in crescita di rifiuti elettronici (spam,
pettegolezzi, informazioni inutili) e anche di rifiuti fisici. I grandi beni dell’uomo, come gli Oceani,
sono colpiti dall’aumento dei rifiuti. Tutto il mondo si sta inquinando e trasformando in
discariche a causa del rapido cambiamento economico in assenza di uno sviluppo parallelo
nella gestione dei rifiuti. Nel 1997 è stata scoperta l’isola di rifiuti in mezzo al Pacifico, composta
da sacchetti di plastica e oggetti. 

La produzione di rifiuti è un effetto della ricchezza e del surplus, poiché nelle società egualitarie
si producono quantità minime di rifiuti. Fino a un secolo fa la produzione dei rifiuti a livello
globale era modesta: i rifiuti non si producevano in maniera eccessiva perché gli scarti venivano
riutilizzati in qualche modo, per questo non si buttava via quasi niente. Quando il mondo non era
ancora troppo pieno gli uomini potevano limitare i propri danni all’ambiente, ma da un punto di
vista locale i danni erano comunque grandi. Il riciclaggio dei rifiuti è diventato un tema
importante in campagna elettorale. nell’Antropocene di adesso, in cui non ci sono più spazi in
cui abbandonare i rifiuti, essi sono sempre più oggetti fuori posto. 

Ci sono luoghi in cui i rifiuti stanno aumentando e altri in cui stanno diminuendo, un po’ per il
riciclaggio e un po’ perché vengono esportati in paesi poveri. La soglia per definire qualcosa un
rifiuto è bassa.

• La Fresh Kills è una discarica a cielo aperto, oggi chiusa, vicino a New York, nella Staten Isalnd.
Qui si portano tutti i rifiuti degli Stati Uniti, anche delle regioni più lontane. I liquidi che
sprigionano i rifiuti (anche metalli) si fondono con le acque del fiume Hudson e mutano il dna dei
pesci e delle alghe, oltre ad emanare un terribile odore. Oggi i rifiuti di New York non vengono
più gettati a Fresh Kills ma comunque in un luogo del genere che può essere o terreni comprati
(in Pennsylvania o in Virginia) o su navi container spedite fuori dagli Stati Uniti. Si possono anche
spostare i rifiuti da un continente all’altro ma non si possono far sparire.

• I paesi più ricchi producono più rifiuti: infatti rispetto agli Stati Uniti, in India ancora si cerca di
riutilizzare oggetti che altrimenti andrebbero buttati. Però anche in India si producono molti
rifiuti. Il tema dei rifiuti è a livello globale: in tutte le comunità c’è comunque una classe di ricchi,
una media e alcune industrie. 

Negli ultimi decenni nel Nord globale le industrie di smaltimento rifiuti hanno cominciato a
riscontrare il problema del doppio legame fra crescita e sostenibilità. Lo smaltimento non è più
un problema solo pratico ma anche igienico e sanitario grave. Il riciclaggio nei luoghi in cui viene
praticato ha reso le discariche obsolete e ciò che non può essere riciclato viene trasformato in
elettricità.

• Bauman riflette sulle analogie fra l’immondizia e il duplice significato di scarto umano: le
secrezioni corporee e le persone che sono cose fuori posto. Esclusione ed inclusione in un
mondo globalizzato e neoliberista possono essere analizzate come rifiuti, come dice Buman: i
rifiuti, come le persone, possono essere getti via o semplicemente ignorati. La crescita dei rifiuti
è un tassello fondamentale dell’Antropocene così come l’esclusione delle persone da una vita
sociale sicura (trasformandole in “fuori posto”) è un importante effetto del surriscaldamento.

CAPITOLO 7: SOVRACCARICO DI INFORMAZIONI

• La comunicazione internazionale ad alta velocità si sviluppa ad alta velocità. È sintomo del


cambiamento accelerato perché sono cresciute le tecnologie e le infrastrutture che permettono
agli individui arrivati in gommone di comunicare istantaneamente con l’estero. La connettività
internazionale, l’avvento di nuovi modi di comunicare e l’arrivo dei nuovi gruppi concorrono alla
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nascita di un mondo in cui la comunicazione e le informazioni possono correre senza frontiera,


finendo nella quotidianità di miliardi di persone. Questi processi sono stati interpretati in maniera
diversa: alcuni individuano mutazioni della socialità provocate dalla nuova tecnologia; altri
diffidano dal potenziale di sorveglianza e controllo; altri ancora vedono in internet un elemento
positivo, un elemento di libertà in cui è facile la condivisione e la conversazione globale, le quali
aumentano la sensibilità e la tolleranza culturale. 

Ma dipendere da reti elettroniche di contatto per lo svolgimento delle attività quotidiane rende
vulnerabili. Passare anche solo un giorno senza connessione può essere difficile per le persone. 

Gli antropologi che studiano le recenti tecnologie si sono preoccupati di dimostrare la loro
integrazione nei mondi di vita preesistenti e di conseguenza la diversità e la specificità locali di
tecnologie apparentemente uniformi. Eriksen però in questo saggio analizza i modi in cui la
tecnologia è forza motrice e elemento essenziale nei processi di surriscaldamento. Gli effetti del
surriscaldamento prodotti dalla tecnologia sono strutturalmente simili ai combustibili fossili,
all’estensione delle città, all’aumento della libertà di movimento e alla produzione dei rifiuti
(ecc.).

• Eriksen in un saggio analizza quanto le nuove tecnologie così dette salva-tempo non abbiano
fatto altro che rendere le persone più stressate e meno flessibili. Nonostante l’accesso illimitato
alle informazioni non siamo più informati di prima. Ogni mezzo tecnologico ha subito uno
sviluppo accelerato dagli anni 2000 fino ad oggi: si usano di più il web, i lettori mp3, i libri e
giornali digitali, si mandano più sms. Ma la novità assoluta è l’utilizzo del così detto Web 2.0,
ovvero i social media, mezzi creati per la comunicazione più che per l’informazione. È il web per
la condivisione e la comunicazione, in cui l’opinione personale può essere espressa in ogni
momento sotto forma di commento. 

Nicholas Carr afferma che Google rende tutti più stupidi poiché dando informazioni istantanee
riduce la soglia di attenzione quando una attività ne richiede. La riduzione della capacità di
attenzione porta ad una difficoltà ad assimilare le informazioni e trasformarle in conoscenza. È
una regressione. 

Eli Pariser (cyberattivista) dice che i motori di ricerca adattano i suggerimenti alle ricerche
precedenti. Se un individuo compie più ricerche su un determinato ambito, i suggerimenti per le
ricerche successive avranno come base quello stesso ambito. In questo modo però non si ha
una visione completa sull’argomento, ma solo settoriale. Nei giornali invece abbiamo una veduta
più ampia, poiché non esistono motori di ricerca.

• Anche l’aumento dell’informazione (oltre ad urbanizzazione ed energia) rafforza e trasforma le


disuguaglianze globali. La maggior parte delle piattaforme più utilizzate online è stata creata
dagli americani. L’accesso alla rete non è facilmente e quotidianamente fruibile dal Sud globale.
In termini generali più un paese è povero in termini di Pil meno diffuso sarà l’uso della rete. 

I telefoni cellulari a basso costo però sono diffusi quindi il divario che si viene a creare non è
così profondo, quello che cambia è l’accesso all’energia. Anche nel Sud del mondo come nel
Nord i cellulari vengono utilizzati anche per creare una rete di socializzazione, oltre che per
tenersi in contatto con la famiglia (anche all’estero). I processi di migrazione vanno di pari passo
alla diffusione delle informazioni e della comunicazione istantanea. Gli aspiranti migranti
possono ricevere aggiornamenti istantanei sulle nuove rotte migratorie, oppure opportunità di
lavoro, o informazioni sulla posizione dei loro familiari. Con la mobilità virtuale si estende quindi
la mobilità fisica della persona. 

Horst riscontra che i telefoni cellulari con i quali ricevi aggiornamenti sulla vita da sogno di altri
che vivono in paesi lontani, suscitano un senso di privazione nei giamaicani in patria.

• L’archiviazione digitale e non più cartacea ha reso la quantificazione difficile e una crescita
esponenziale inevitabile. Ciò prova il declino dell’approfondimento in favore della quantità, il
primato della frammentazione a scapito della coerenza, difficoltà di orientamento intellettuale e
una sensazione di fatica dovuta al sovraccarico di informazioni. L’eccesso di informazioni è
effetto del surriscaldamento per eccellenza. La grande disponibilità di informazione libera,
disgregata e deterritorializzata produce sovraccarico, ovvero informazioni indesiderate o
superflue che ci ostacolano nel raggiungere una visione del mondo coerente. Fredrik Barth
sostiene che la nostra conoscenza sta crescendo ad un ritmo più rapido della nostra capacità
di conferirle forma e sostanza. La flessibilità cartacea, come quella virtuale, è illimitata poiché
anche nel mondo accademico le pubblicazioni sono numerose e questo comporta il fatto che
sia difficile tenersi aggiornati. 

Il modo in cui filtriamo, scegliamo e organizziamo le informazioni è una delle questioni teoriche
più studiate nella teoria cognitiva. Secondo gli studi la quantità di conoscenza potenziale è
enormemente più vasta di quella realmente sfruttabile e questo significa che la conoscenza

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potenziale è illimitata. Per sfruttare tutta la flessibilità che questo concetto racchiude bisogna
avere criteri di selezione delle informazioni molto rigidi poiché in una società sovraccarica di
informazioni bisogna stare attenti a ciò che assimiliamo. 

La produzione seriale di informazioni sono nemiche della profondità di pensiero e della
produzione intellettuale di qualità. Quando un cellulare o un computer vengono buttati via, alle
informazioni che essi contengono non succede niente, a differenza di un libro o giornale: le
informazioni dei primi non hanno lo stesso valore delle informazioni dei secondi. Il
sovraccarico di informazioni inceppa lo spazio digitale, il quale viene tutelato tramite filtri anti
spam. 

Questo sovraccarico di informazioni surriscaldano la vita delle persone e ne riducono la
flessibilità. L’ubiquità di una quantità indeterminata di informazioni accelera i ritmi di vita,
riempie gli spazi e amplia le reti, ma ostacola la catalogazione del materiale e rende difficile
stabilirne l’importanza. Le informazioni in eccesso sono rifiuti che inquinano la mente e gli
spazi, rendendo più lenti i processi. Soprattuto in questi termini si riduce la flessibilità:
mantenere la flessibilità significa non andare oltre i limiti tollerabili e in un mondo in cui le
attese sono nulle e lo spazio quasi coperto del tutto da informazioni, la flessibilità si riduce.

• Le informazioni hanno un potenziale di crescita illimitato, cosa che gli altri fenomeni del
surriscaldamento non hanno per questioni naturali: una spiaggia dopo che è affollata non può
caricarsi all’infinito di individui; il carbone non è illimitato.

CAPITOLO OTTO - I CONFLITTI DI SCALA: COMPRENDERE IL SURRISCALDAMENTO

• Antropocene: era attuale, in cui l’azione dell’uomo è visibile ovunque. Ciò s è verificato a causa
dell’aumento demografico e il progresso tecnologico, alimentate da risorse non rinnovabili e
causa del degrado ambientale e climatico. 

Il regime ideologico più diffuso è il neoliberismo, ovvero la liberalizzazione e deregolamentazione
dei mercati a beneficio dei potenti. Il neoliberismo dell’Antropocene si caratterizza per i processi
fuori controllo che sono presenti e interconnessi. La crescita di questi processi avviene senza
che venga stabilito il limite massimo. I processi fuori controllo più evidenti sono la fruizione
dell’energia, la crescita demografica, l’espansione urbana, il turismo e le ondate migratorie, la
produzione dei rifiuti e gli effetti ambientali, la crescita dell’uso di internet e il commercio
internazionale. Ciò che alimenta questi processi è la sindrome da tapis roulant. Questi processi
non hanno limiti e nemmeno obiettivi.

Il doppio legame della nostra epoca è conciliare crescita economica e sostenibilità ecologica.
Altro doppio legame può essere tra l’universalismo dei diritti dell’uomo e particolarismo della
distinzione tra vite umane di serie A e di serie B. 

La globalizzazione inoltre spinge a salire di livello nelle scale. I processi di scala globale portano
più incisivi cambiamenti rispetto a quelli su scala locale (economia informale). Il concetto di
“scala” può essere inteso come lo spazio, l’organizzazione sociale, universi cognitivi e orizzonti
temporali.

• Il surriscaldamento provoca conflitti di scala. Passare ad una scala più alta significa espandere
qualcosa per trarne beneficio. Nel mondo attuale gli esempi di conseguenze dell’aumento di
scala riguardano l’economia, in cui gli attori minori vengono sbaragliati dalle grandi
multinazionali. Le attività minori si ritrovano schiacciate nella competizione, ma avviene anche
un altro fattore: l’individuo, diventando dipendente lavoratore di piantagioni, perde la sua
autonomia e flessibilità in quanto il suo sostentamento dipende prevalentemente dalla sua
mansione. Oltre a riconfigurare lavoro e infrastrutture, la transizione verso un’omologazione su
larga scala incarnatasi nelle navi porta-container ha abbassato fortemente i costi di trasporto:
un venditore di giocattoli americano preferisce comprare i giocattoli in Cina, ad un costo minore,
rispetto che in altri luoghi.

I sistemi di comunicazione, trasporto, consumo e produzione, omologati e funzionanti su vasta
scala, formano l’infrastruttura del mondo surriscaldato. I conflitti di scala nell’economia
(produzione, distribuzione e consumo) possono essere positivi per l’economia mondiale ma non
per quelli che ne subiscono gli effetti. Esempio: i coltivatori di banane della Dominicia, nel
momento in cui si fece sentire la concorrenza americana sulla produzione di banane, vennero
spinti dalle Ong a esplorare altri aspetti del commercio, come la monocultura. Essi però non

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vendettero la propria autonomia e preservarono la propria flessibilità: non salirono di scala e


continuarono con la loro produzione modesta, cercando altri modi per guadagnare qualche
soldo e sopravvivere. 

Il passaggio di scala infine può essere utilizzato per diminuire il potere contrattuale di coloro che
sono colpiti negativamente dal cambiamento. Una delle conseguenze dell’aumento di scala è il
trasferimento delle responsabilità a livelli di scala più alti il che rende difficoltoso esercitare
influenza a livello locale. È diffusa l’idea che le scale locali diano contributi maggiori alle scale
globali rispetto a quelle che ricevono in cambio.

• Per quanto la vita possa essere vissuta solo a livello locale dev’essere compresa a livello
globale. I conflitti di scala si esprimono in modo più visibile sul piano politico e economico ma
potrebbero rivelarsi interessanti anche sul piano cognitivo. Quando regimi di conoscenza a
diversi livelli di scala configgono gli individui si trovano costretti a scegliere fra fidarsi delle
parole degli esperti o fidarsi delle proprie osservazioni. Generalmente tendiamo a fidarci più di
noi stessi e in questo modo determiniamo colpe e responsabilità. Il problema è quello di
interpretare il mondo in cambiamento e collocarlo su un piano morale per quanto riguarda
fiducia, colpa e responsabilità. Una delle maggiori fonti di tensione del mondo surriscaldato è il
fatto di sapere che la vita a livello locale è influenzata da forze globali lontane e sconosciute. 

Anthony Giddes riflette sul concetto di fiducia nei sistemi astratti e dice che tutto ciò
presuppone un altro grado di prevedibilità. Però nelle situazioni in cui livello di scala locale e
livello di scala astratto divergono, i due livelli hanno poca consapevolezza l’uno dell’altro e la
distribuzione del potere tra i due è asimmetrica. Giddens dice che nelle società complesse la
sicurezza ontologica poggia sulla fiducia in sistemi astratti che gli individui sanno di non poter
influenzare. 

Nel mondo surriscaldato si mettono in discussione tutte quelle strutture e rapporti sociali che si
consideravano creatori di fiducia. Nelle società contemporanee ci sono pareri diversi su chi
debba essere investito di fiducia e chi no. I sistemi su larga scala possono godere di fiducia fino
a che non mancano a promesse fatte e non sono in grado di creare na conoscenza vera. A
questo punto l’individuo darà fiducia ad un altro sistema su larga scala o si fiderà di individui
che conosce personalmente, attribuendo la colpa di ogni problema a processi su scala elevata.
In società complesse, molti regimi di conoscenza competono tra di loro per legittimità e
influenza. Il conflitto di conoscenza più ovvio è quello fra conoscenza astratta (esperti) e
conoscenza diretta (esperienza personale). I conflitti però possono avvenire anche a livelli di
scala cognitiva diversi ma che si manifestano ad uno stesso livello. Non esiste solo la
divergenza fra prospettiva astratta e prospettiva empirica, ma anche a livello locale le singole
opinioni degli individui possono divergere su uno stesso argomento. 

Quando al livello locale ci sono tensioni si rimandano le responsabilità ad un piano più globale.
Ma in questo modo non si risolvono i problemi: sarebbe più facile risolvere la tensione
incolpando una attività locale, in questo modo immediatamente punibile. Incolpano però una
scala globale permettiamo alle potenze (multinazionali, governi ecc.) di comportarsi in maniera
ancora più spietata perché permettiamo loro di svincolarsi dalle responsabilità accusando il
mercato globale. Accusare il sistema è una delle razioni locali più comuni agli effetti del
surriscaldamento. 

Ci sono diverse analisi in base alle differenti modalità di attribuzione della colpa adottate quando
le scale confliggono. Ci potrebbe essere un tratto universale in tutte queste modalità. Mary
Douglas indica tre modalità di attribuzione della colpa: quando si ha la percezione che qualcosa
non abbia funzionato, la colpa può essere o della vittima stessa, o di conflitti e contraddizioni
interne alla sociatà, oppure potrebbe essere l’opera di forze esterne alla società spesso
identificate con il “globale”. La percezione della colpa può essere diversa da individuo a
individuo e anche fra parti di un conflitto che si possono accusare a vicenda. 

In Europa è molto aumentata la disoccupazione. Questo può avere tre attribuzioni di colpe
diverse: 1) se un individuo non ha un lavoro stabile potrebbe essere colpa sua, poiché potrebbe
avere qualifiche inadeguate o aver commesso degli errori professionali; 2) la colpa è della
competizione interna nella forma per esempio di lavoratori stranieri pronti a lavorare a condizioni
peggiori; 3) la colpa è di un deterioramento delle condizioni di lavoro provocato da un fallimento
sistemico, come il neoliberalismo generalizzato. 

La spiegazione tipica della modernità sottolinea il movimento da una scala piccola e tangibile a
un’altra più larga e astratta come elemento costitutivo della transizione da una società
tradizionale a una moderna. Ci si aspetta quindi che la fiducia venga riposta in entità astratte
come le beffi e le istituzioni dello Stato, in una scienza astratta e nella conoscenza indipendente
dal contesto. Anche la morale deve basarsi su principi universali e non su rapporti sociali. Le

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critiche mosse a questo tipo di mentalità sono significative e il punto non è che la fiducia e la
colpa nelle società contemporanee siano necessariamente associate a forze e strutture astratte
e avulse dal singolo, ma che tra le classi egemoni esista un ampio presupposto culturale
secondo il quale le cose devono stare così.

• In un mondo surriscaldato individuare un giusto bersaglio per la critica sociale non è facile,
poiché i livelli di scala su cui è organizzato sono tanti. Nei paesi più ricchi i politici si rivolgono ai
cittadini esortandoli ad essere più ecologici, mentre le Ong incolpano una scala più alta dei
cittadini, ovvero i politici, di non fare abbastanza. La reazione agli effetti del surriscaldamento
sono in genere tre modi di trasportare i problemi su livelli di scala diversi: lo spostamento verso
l’alto, verso il basso e laterale. Spiegazione: 

- Spostare un problema verso l’alto significa che questo deve essere gestito a un livello di
sistema più elevato (accordi sovranazionali). Spostare le questioni politiche ad un livello più
elevato deriva dalla convinzione che in un mondo surriscaldato e sempre più interconnesso, i
problemi con cui l’umanità frbr fare i conti non sono affrontabili dai singoli Stati o comunità. 

- Spostare un problema verso il basso è l’opposto, ovvero si basa sull’idea che le entità astratte
siano incapaci di guadagnarsi la fiducia necessaria al raggiungimento dell’uguaglianza e
sostenibilità. Esse vengono concepite come nemiche della diversità culturale poiché creano
omologazione e standardizzazione. Ernest F. Schumacher attribuiva una forte valutazione morale
ai fenomeni dei conflitti di scala e secondo questa convinzione ideologica i livelli di scala più
bassi erano in principio superiori a quelli alti, poiché garantivano responsabilità morale e
maggiore facilità nel raggiungere l’uguaglianza. La morale locale, basata sull’uguaglianza e il
rispetto per l’ambiente, è considerata più forte della società moderna, gerarchica e
ecologicamente meno attenta. 

Joy Hendry afferma che il fatto di vivere in società complesse ha portato gli individui a perdere
quella conoscenza dell’ambiente che era invece scontato in società di più piccola scala. In tutti i
casi le società su larga scala oggi non possono essere sostituite da quello su piccola scala:
tornare a modelli antichi non può essere una soluzione per il cambiamento climatico.

- Spostare un problema in modo laterale è attivo in più livelli di scala. Le scale sono sempre
impilate fra loro mentre l’oscillazione laterale non cambia per forza il livello sistemico ma solo la
modalità di organizzazione. Questo spostamento avviene senza sosta nel nostro mondo. In
poche parole lo spostamento che avviene non è verso l’alto, verso scale più elevate ma muta
forma nella stessa scala. 

L’oscillazione laterale di scala può quindi operare su molti livelli sistematici diversi. può essere
globale nelle ambizioni e avere milioni di sostenitori o può essere ridotta come nelle reti di
sostegno e reciprocità fra familiari. Quando l’oscillazione laterale entra in conflitto con un altro
insieme di attività, non è necessariamente uno scontro tra livelli diversi ma fra principi
organizzativi confliggenti. Per esempio l’ideologia indigena può scontrarsi con le politiche
nazionali ma in questi casi non è sempre facile capire quale rete di attività è collocata su un
livello di scala superiore e quale su quello inferiore. Altro esempio: il commercio informale
potrebbe assumere diverse caratteristiche tipiche dell’economia su vasta scala, mentre il
commercio formale potrebbe vedersi ridotto dai confini nazionali. 

Il mondo surriscaldato ha la caratteristica di vedere le scale locali prevaricate e dominate dalle
scale globali. Quando attori economici di spessore si scontrano con il piccolo capitale sono i
primi ad avere la meglio. 

Un aspetto significativo del surriscaldamento è l’intensificazione della competizione. È possibile
definire i processi fuori controllo privi di limite e di termostato. I limiti esistono, considerando
anche solo le risorse non rinnovabili, ma nella logica della crescita economica i limiti sono
invisibili. 

Se consideriamo la sopravvivenza umana nell’ottica della sostenibile ambientale è necessario
distinguere fra energie rinnovabili e non rinnovabili, di cui le prime sono recuperabili e le
seconde vanno protette. Per alcuni antropologi l’identità è definita come una risorsa non
rinnovabile, non possibile da vendere né da comprare, in assenza della quale il passato,
presente e futuro perdono di significato.

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