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Elettricità:
LA FOTOSINTESI
CLOROFILLIANA
• La fotosintesi clorofilliana è un processo
biochimico degli organismi autotrofi, finalizzato a
sintetizzare il glucosio dall'acqua e dal diossido di
carbonio, utilizzando l'energia della luce solare. Il
processo permette alle piante di trasformare
l'energia solare in energia chimica. La luce solare
viene catturata dalla clorofilla contenuta nelle
piante, un pigmento verde fotosensibile all'intero dei
cloroplasti. Oltre alla luce solare e alla clorofilla, gli
altri fattori indispensabili per la fotosintesi sono
l'acqua contenuta nel terreno e l'anidride carbonica
(diossido di carbonio) dell'aria. Grazie alle sostanze
inorganiche semplici prodotte dalla fotosintesi
clorofilliana ha luogo il processo alimentare delle
piante e degli organismi. Il prodotto finale della
fotosintesi è il glucosio (energia chimica), a sua
volta utilizzato per produrre molecole ad alto
contenuto energetico (ATP). Il glucosio prodotto
dalla fotosintesi clorofilliana è utilizzato direttamente
dagli organismi vegetali per l'alimentazione e
indirettamente da tutti gli altri organismi viventi
tramite la catena alimentare. Il processo della
fotosintesi clorofilliana è importante anche per la
produzione di ossigeno, indispensabile per la vita.
I DIFETTI DEL LEGNO
• Come ogni essere vivente, l'albero si adatta all'ambiente in cui cresce e il
legno porta le tracce di queste vicissitudini. Deformazioni del tronco
(curvature, torsioni) possono essere provocate da un vento che soffia
costantemente in una direzione; da nevi o acque di disgelo che scendono
periodicamente lungo un pendio.
Vecchie ferite cicatrizzate possono provocare protuberanze sul tronco.
Tumori di origine traumatica sui tronchi di olmi, frassini, noci, olivi, betulle
causano protuberanze spugnose impropriamente chiamate radiche (la vera
radica è in realtà la radice e il ceppo dell'erica arborea).
Anche l'albero colpito dal fulmine può riprendersi e continuare a crescere,
ma la ferita rimarginata lascerà la sua traccia nel legno all'interno del
tronco. Sempre a traumi possono risalire distorsioni delle fibre, eccentricità
del midollo e conseguenti irregolarità degli anelli (lunature), irregolarità di
spessore fra i diversi tessuti.
Oltre agli agenti atmosferici, anche gli animali contribuiscono alla
modificazione del legno. Uccelli e insetti che ne forano lo spessore per
ricercare larve o altro cibo; vermi e bachi che, nutrendosi di lignina,
scavano nei tronchi lunghe gallerie per raggiungere i vasi linfatici più
interni; roditori che usano l'albero come tana o deposito di provviste;
erbivori che ne strappano le fronde per mangiarle, mammiferi di vario tipo
che sottopongono gli alberi a traumi e urti più o meno volontari.
Ma l'animale che danneggia maggiormente gli alberi è l'uomo. Fra l'altro
non utilizza che una minima parte del legno che ricava abbattendo e
distruggendo le piante.
I falegnami provetti ancora poco tempo fa sapevano utilizzare anche il
legno che presentava le tracce della vita dell'albero, sfruttandole proprio
come caratteristiche estetiche o funzionali in base alle quali impostare il
lavoro. Oggi, per la lavorazione industriale del legno e per i lavori
casalinghi di un falegname della domenica è consigliabile usare un legno
perfetto, senza nodi, irregolarità, curvature.
Il legname che ne presenti però non viene scartato. Tutte le assi che rivelino
imperfezioni, i ritagli, i rami troppo sottili, o ricurvi, le radici, vengono
utilizzati nell'industria per la preparazione di particolari semilavorati
LE PROPRIETA’ DEL LEGNO
Vi sono innumerevoli varietà di legno e di legnami e ciò che determina la scelta di un legno piuttosto che di un altro nei vari
usi di falegnameria sono proprio le peculiari proprietà che differenziano un legno da un altro:
Attitudine al taglio: l'attitudine al taglio cambia notevolmente non solo da essenza ad essenza, ma anche tra parti differenti
dello stesso pezzo di legno: la sega, lo scalpello o la pialla lavorano più regolamente quando seguono la direzione
delle fibre, mentre incontrano maggiori resistenze procedendo trasversalmente alle fibre del legno stesso. I legni dolci
si tagliano più facilmente, mentre per le lavorazioni di testa sono preferibili quelli duri e compatti.
Fendibilità: rappresenta la possibilità e la misura nella quale un legno di lascia fendere da un cuneo. La lunghezza delle fibre
e l'assenza di nodi nel legno sono le caratteristiche che influenzano maggiormente la fendibilità.
Pulimento: è la possibilità di ottenere superfici levigate e rifinite. Le essenze dure, semidure ed esotiche sono quelle che
garantiscono il maggio grado di pulimento.
Flessibilità: dipende dal grado di flessibilità delle fibre: alcuni legni tendono a mantenere eventuali forme curve in seguito
ad una compressione, altri tendono a ripristinare più facilmente la forma originaria nel momento in cui la forza di
compressione cessa.
Porosità: dipende dal numero e dall'ampiezza dei vasi. Un legno molto poroso è difficile da pulire e da lucidare.
Igroscopia: la capacità del legno di assorbire ed espellere umidità.
Omogeneità: quando la struttura del legno è particolarmente densa le differenze tra le crescite primaverili ed autunnali
diventano poco apprezzabili e la massa legnosa diventa di più facile lavorazione.
Dilatazione e ritiro: il legno è materiale organico che durante il periodo di essiccazione e stagionatura cambia nella forma e
nel volume. Anche finito questo periodo e messo in opera un legno può muoversi in seguito a variazioni della
temperatura e dell'umidità ambientali.
Aspetto, odore e colore: sono caratteristiche direttamente apprezzabili dall'intenditore ed indici di salute del legno stesso.