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Silenzio, parlano gli adulti!

Sesto album di inediti per gli Strokes: che sia quello della loro definitiva consacrazione
musicale?

The New Abnormal. Si chiama così la nuova creatura musicale degli Strokes. Arriva dopo
un silenzio di ben sette anni, caratterizzato da numerosi side-projects e spezzato solo dal
piccolo EP Future Present Past. L'ultimo album di Julian Casablancas e compagni è
dunque un vero e proprio ritorno sulle scene per la band newyorkese, che nemmeno
questa volta si astiene dal sorprendere i propri fan con musica sempre più colorata e
imprevedibile.

Già dal titolo e dall'artwork (Bird On Money, opera neoespressionista di Basquiat del
1981) si intravede un gruppo più maturo, riflessivo e con le idee piuttosto chiare. Lo
confermano le prime note di The Adults Are Talking, canzone di apertura dell'album e già
da subito fan-favorite, costruita su un tappeto di chitarre minimaliste che prendono vita
da un consueto drum-beat campionato. È però il falsetto di Julian l'elemento che più
impreziosisce la traccia e che la mette in comunicazione con quella successiva, Selfless,
anch'essa piena di riferimenti agli Strokes del passato (il riff iniziale rimanda
innegabilmente a Electricityscape di First Impressions Of Earth) ma stavolta letteralmente
governata dalla potente interpretazione vocale di Casablancas. Dopo due brani
relativamente "tranquilli" dal punto di vista ritmico ecco che irrompe il prepotente synth di
Brooklyn Bridge To The Chorus, esperimento meta-musicale che allo stesso tempo riesce
a far ballare anche gli ascoltatori più restii al movimento. Segue Bad Decisions, la cui
semplice struttura riporta nuovamente alle origini del gruppo: essenziale ma incisiva (Is
This It è sempre dietro l'angolo). Chi sembra voler dimenticare le origini è invece Eternal
Summer, forse la traccia più innovativa dell'album, cocktail di new wave e di vecchie e
destabilizzanti reminiscenze dei Pink Floyd. Il distacco dal passato è ulteriormente
accentuato da At The Door, malinconico brano synth e voce più vicino alle sonorità dei
progetti solisti di Julian che alla comfort zone della band. Sono poi le chitarre intermittenti
ad apportare freschezza alla brillante Why Are Sundays So Depressing?, mentre Not The
Same Anymore sembra di nuovo essere uscita dai primi anni duemila (i fan più meticolosi
sapranno riconoscerci qualcosa della meravigliosa Under Control). Chiude il viaggio
musicale Ode To The Mets, ballata intensa e struggente che termina con la stessa
progressione di accordi della prima traccia, quasi a chiudere l'immaginario cerchio
dell'album per poi subito ricominciare a percorrerlo da capo.

Bersaglio colpito in pieno dunque per gli alfieri dell'indie rock americano: The New
Abnormal riesce a ritrovare la compattezza perduta tra Angles e Comedown Machine ma
allo stesso tempo combina nel piatto alimenti molto differenti tra di loro, assicurandosi
che anche l'assaggiatore più critico resti affascinato dai suoi variegati sapori. Il nuovo
decennio vede degli Strokes finalmente "adulti", più consapevoli delle loro qualità, capaci
di mettere insieme consuetudini e innovazioni in canzoni che già dopo un paio di ascolti
riescono a lasciare il segno. "Wait time is the worst" (l'attesa è la cosa peggiore), cantava
Julian in Call Me Back circa nove anni fa. Ma The New Abnormal è la prova definitiva che
attendere a lungo può davvero valerne la pena.

Alessandro Zerillo

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