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No.

3 12-2023

Il Pink Floyd Toscana Day


Raccontato dai Breathe Floyd

Le ultime uscite discografiche


Roger Waters - Il concerto di Londra
per "The Dark Side of The Moon Redux"
Il nuovo libro dei Lunatics
L'angolo del collezionista
Indice
Le ultime uscite discografiche
Roger Waters - The Lockdown Session - 3
Il cofanetto per i 50 anni di "The Dark Side Of The
Moon" - 5
Live at Wembley 1974 - 8
La vacanza di Rick Wright - 10
Roger Waters The Dark Side Of The Moon Redux -
12
Roger Waters in London Palladium Ottobre 2023 -
15
L'angolo del collezionista
“The piper at the gates of dawn” in kenya - 18
The Lunatics - Il nuovo libro - 21
Il Pink Floyd Toscana Day raccontato dai Breathe
Floyd - 22
Il Pink Floyd Toscana Day - 24
Un 2024 all'insegna dei Pink Floyd - 27
Squaring the circle (The story of Hipgnosis) -29
Se dobbiamo trovare un risvolto positivo (e non è facile, lo so) nei lunghi mesi di
isolamento dal mondo causati dalla pandemia, è quello che ha portato le persone a
cercare modi diversi per sentirsi vicine e continuare una parvenza di “normalità”
nella vita sociale e, perché no, lavorativa. Artisti come il nostro Roger, che ha visto
rimandare il suo tour americano “This Is Not A Drill” (che finalmente sta per arrivare
nella vecchia e cara Europa!), non ha rinunciato a suonare, anche se a distanza e
online, con i suoi fidati musicisti, e quello che ne è risultato è una manciata di
performances che sono risultate particolarmente intime e coinvolgenti, che sono poi
state raccolte sotto il titolo “The Lockdown Sessions”.
L’idea era quella di pubblicare tutti i brani usati come bis nel tour di “Us + Them”, con
gli stessi musicisti, ovvero Dave Kilminster e Jonathan Wilson (oltre a Roger stesso)
alle chitarre, Joey Waronker alla batteria, Gus Seyffert al basso, Jon Carin al piano e
tastiere, Bo Koster all’Hammond, Ian Ritchie al sax e le Lucius (Jessie Wolfe e Holly
Leasing) ai cori.
I brani sono scelti da tre soli album, “The Final Cut” (due pezzi), “The Wall” (quattro)
e “Amused To Death” (uno),
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Particolarmente adatti all’esecuzione unplugged, acustica per intenderci, e struggenti
abbastanza da rendere bene il clima del momento.
In ordine di pubblicazione si parte con “Mother”scarna quanto emozionante, per poi passare
a “Two Suns In The Sunset”, attuale per tematica (“Siamo a 100 secondi dalla mezzanotte
secondo l’orologio del Giorno del Giudizio. Questo è il punto più vicino alla catastrofe
nucleare nella storia dell’umanità”. In realtà mentre scrivo siamo a 90 secondo, ndr)
"Vera” e “Bring The Boys Back Home”, quasi sussurrate da Roger, sono in realtà un grido
contro la guerra, vista dagli occhi del giovane Roger che, ascoltando “We’ll Meet Again” di
Vera Lynn aspettava inutilmente il ritorno del padre dal fronte italiano.
“The Gunner’s Dream”, che dire? Un capolavoro assoluto, qui Roger è al pianoforte e non
sussurra, grida il suo sogno di pace forse utopistico ma meraviglioso!
“The Bravery Of Being Out Of Range”, scritta come denuncia alla politica neoliberale di
Reagan e Thatcher è ancora un brano contro la guerra e soprattutto contro chi decide di
entrare in conflitti restando ben fuori dalla portata dei cannoni!
In chiusura, e anche l’ultima ad essere inserita, è la versione di “Comfortably Numb” che ha
aperto i concerti della porzione americana del tour che Waters sta per portare in Europa e che
ha scatenato polemiche a non finire per l’arrangiamento troppo “soft” e, soprattutto per
l’eliminazione dell’elemento gilmouriano, e cioè degli storici e bellissimi assoli di
chitarra. Ora, fermo restando che il nuovo arrangiamento possa piacere o meno, e anche al
netto del fatto che, nel nostro DNA di fans è ormai radicata “quella” versione, io credo che
un brano anche così iconico e “storico” meriti una evoluzione e una modernizzazione di
stile. E se anche io rimango perplesso davanti ai tentativi di cambiare certi brani da parte di
tribute o cover band, ritengo indubbiamente legittimo che l’autore di un brano voglia
darne una rilettura anche molto diversa dall’originale. In questo caso, oltretutto, il
risultato è più che soddisfacente. In conclusione, una omogenea raccolta di brani che, pur
provenendo da un arco temporale piuttosto ampio (1979-1992), dimostra la coerenza
compositiva di un grande artista. Andrea Falcini
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IL COFANETTO
per i 50 anni di "The Dark Side of The Moon"
La copertina del cofanetto del 50° anniversario presenta
una versione tutta nera dell'originale. Da lì, il cofanetto si
tuffa più a fondo nella storia dell'album. Lo schizzo iniziale
del cofanetto è stato costruito sull'idea del sarcofago
egiziano, dice Marshall, dove c'è un involucro dentro un
altro involucro dentro un altro involucro. “Mentre
attraversi gli involucri, arrivi verso l'involucro centrale,
che è fatto d'oro. E l’oro sembrava in qualche modo
adattarsi molto bene all’idea dei 50, perché l’oro è il
cinquantesimo anniversario”.
Nell’era dei media digitali,
l’esperienza dell’album
fisico è stata relegata alla
novità, ma il concetto di
sarcofago funziona su così
tanti livelli per il progetto
Pink Floyd. C'è il
collegamento con le
piramidi e i miti egiziani, sì,
ma aprire il primo strato ti
fa davvero sentire Indiana
Jones, scoprendo "cose
meravigliose".
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Il semplice atto di scoprire gli strati è un viaggio per ogni
fan dei Pink Floyd, come me: evoca l'eccitazione di aprire
l'album originale per la prima volta. Marshall sottolinea
che il concetto a più livelli funziona anche a livello
pratico. "È un modo per organizzare molti contenuti in
un cofanetto", afferma.
Tutto inizia con una scatola nera perfettamente
quadrata che presenta un semplice elemento grafico: un
triangolo equilatero perfettamente fustellato al centro. Il
triangolo condensa il prisma di vetro originale nella sua
essenza più elementare, un processo di distillazione che
fa parte dell'etica del progetto, afferma Pearce. "Siamo
stati molto attenti a non inventare nulla di nuovo, ma
piuttosto a riutilizzare cose perdute ed estendere l'idea
del prisma originale a un concetto completo", mi dice.
“Ogni idea che abbiamo portato è stata presa da
qualcosa che era presente nel design dell'album
originale. Quindi è molto rispettoso, onorare tutto quel
meraviglioso lavoro di Hipgnosis del 1973. È stato un
lavoro molto reverenziale; siamo stati molto attenti a
farlo in questo modo”.

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Aprendo la prima scatola appare un libro di rivelazioni
con copertina rigida di 160 pagine. Progettato da Pearce,
è pieno di fotografie della band scattate dal fotografo
rock star Jill Furmanovsky, così come da Thorgerson e
Powell di Hipgnosis. Il libro stesso è un'altra estensione
dell'opera originale. “ The Dark Side of the Moon arrivò
con un poster delle piramidi con le parole 'Pink Floyd'
sparse negli angoli. Abbiamo preso lo stesso carattere, la
stessa idea e con quello abbiamo creato una nuova
struttura per la copertina del libro. Il che, ancora una
volta, ha semplicemente reinventato il lavoro originale di
Hipgnosis", afferma Pearce.

Dopo aver rimosso il libro,


appare un'altra casella nera
che mostra lo stesso
triangolo, questa volta in oro.
Questo livello contiene tutto
il materiale extra, inclusi una
serie di mix e versioni
rimasterizzate dell'album,
oltre a cimeli. Questo strato
conduce allo strato finale del
set, che presenta una scatola
di cartone dorata avvolta in
una speciale carta dorata, il
prodotto di oltre 50 test sui
materiali per ottenere il
risultato perfetto.
Stefano Paci
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LIVE AT WEMBLEY 1974
Il ‘nuovo’ “Live at Wembley 1974”, pubblicato
nel marzo 2023, ripropone la stessa versione
pubblicata ufficialmente nel 2011 dando così la
possibilità a quelli che non avevano acquistato
le edizioni del 2011, di potersi rimettere in
pari. La versione 2023 è disponibile sia come
uscita singola sia all’ interno del cofanetto
“The Dark Side Of The Moon – 50 years”.

Si tratta di una coinvolgente versione dal vivo


del loro the dark side of the Moon, registrata
nel 1974.

Ad essere sinceri Live at Wembley 1974 non è


una vera e propria novità perché si tratta
infatti dell’intera esecuzione di “The Dark Side
Of The Moon” registrata professionalmente
dal vivo alla Wembley Arena di Londra il 16
novembre 1974 e trasmessa da BBC Radio
One sabato 11 gennaio 1975.

La registrazione di quel programma è stata più volte replicata su


bootleg, per la gioia di collezionisti e completisti della band. Per la
pubblicazione ufficiale di questo live si dovrà invece attendere
fino al settembre 2011 quando comparirà sul mercato all’interno
di due particolari versioni di “The Dark Side Of The Moon”: il
box “Immersion” e il doppio cd “Experience Edition” che
comprendeva sia la versione in studio del 1973 che il live del
1974.

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Queste due uscite hanno la
particolarità di offrire una copertina
alternativa di “Dark Side”,
realizzata partendo dal layout
grafico a matita su fondo bianco
ingiallito disegnato nel 1972 da
George Hardie della Hipgnosis, che
mostra le indicazioni di colorazione
delle varie partizioni. Anche
l’interno della copertina ricalca la
grafica esterna, proponendo le

indicazioni grafiche del 1973, per cui


avremo il testo in nero su fondo chiaro,
l’esatto contrario di quanto offriva il
disco originale.

Le etichette sia del vinile sia del cd


riprendono il tema della copertina,
offrendo anche qui il fondo chiaro e le
scritte nere.
“Live at Wembley 1974” è l’album che mancava nella discografia
della band, il live che sarebbe già dovuto uscire nel periodo tra
“Dark Side” e “Wish You Were Here” e che oggi trova
finalmente spazio nella corposa discografia della band.

Un disco dal vivo che rende giustizia ai Pink Floyd di quel periodo
e alla loro capacità di portare sul palco un album complicato da
eseguire dal vivo: ci riuscivano grazie ai tanti effetti sonori incisi
su nastro, che i tecnici inserivano durante le loro performance
con una precisione e sincronia pazzesche.

Stefano Paci
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La vacanza di
Rick Wright
Wet Dream, remasters 2023
Se Wright fosse vivo e attivo sui social, e questo e’
certamente un bel ”se”, i suoi post sarebbero foto di vele
spiegate, mari calmi e blu o increspati e grigi, isole greche
e musica, la sua, quella di Miles Davis, immagini di
pianoforti, tastiere, qualche momento nostalgico, qualche
foto con Syd, una festa incredibile di qualche anno fa, il
pubblico oceanico dei Pink Floyd nel 1994, l’abbraccio del
Live 8.
Rick non userebbe i social per
messaggi politici, umanitari,
polemici o troppo personali;
arrossirebbe imbarazzato
leggendo i commenti di chi lo
apprezza e adora
ricoscendogli la paternita’ dei
momenti più eleganti,
sofisticati e melanconici della
musica dei Pink Floyd.

Quando Wright incise “Wet


Dream”, produsse un disco
del tutto impudente sia
rispetto all’ infuriare del punk che alla necessità di Waters
di usare i Pink Floyd per esorcizzare le sue ossessioni.

Il disco e’ elegante e vario, aperto e leggero ma con pezzi,


per lo più strumentali, che uniscono a suoni
inconfondibilmente Floydiani atmosfere jazz a funk a volte
allegre, altre nostalgiche e introspettive.

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Il rispettoso remix di Steve Wilson ha reso le varie trame
sonore più definite e chiare, trovato qua e la suoni affogati
nel frettoloso mix del 1978, allungato un paio di soli
dell’ispiratissimo Snowy White. Ha anche fatto scoprire il
disco a tanti fans distratti e acceso la speranza che anche
il piu’ complesso “Broken China” possa essere ripubblicato
in pompa magna su vinile, CD, streaming e blu ray.
“@rickwright hai tenuto nascoste idee buone per un album
solista che non ascoltera’ nessuno” twitterebbe Waters se
il disco fosse uscito oggi.
“@rogerwaters sai, avevo bisogno di una vacanza, con
affetto, Rick”.
Wright ha sempre detto che “Pink’s Song”, da “Wet
Dream”, non si riferiva ai Pink Floyd ma al suo
assistente/tuttofare Pink Mike.
Però, leggendo il testo, e’ molto semplice pensare ad un
parallelo tra Syd Barrett e Rick, con riferimenti
abbastanza espliciti sia a quello che era successo a Syd
dieci anni prima che a quello che stava succedendo a lui
allora.
Tranquillo e sorridente, amico mio,
Gettato nelle nostre vite
Hai dato tutto quello che potevi
Hai visto attraverso il nostro travestimento
Dovevo restare, non potevo andarmene
Dammi tempo così posso respirare
Dammi il tempo per essere a mio agio
Con pazienza, ci hai guardato recitare
Parti che conoscevi
Anche allora, abbiamo a volte chiesto,
Per quale motivo ci tenevi
Preso tra la ragnatela annodata
Ci hai aiutato a liberarci
Purtroppo, poi, ti sei smarrito
Così sei dovuto partire
E devo andare, essere per la mia strada
Lasciami andare, non posso restare
Lasciami andare, non posso restare
E devo andare, essere per la mia strada
Lasciami andare, non posso restare
Lasciami andare, non posso restare
Enrico Soldatini
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ROGER WATERS:
THE DARK SIDE OF
THE MOON REDUX
Roger Waters – The Dark Side Of The Moon Redux, è la sua
rivisitazione dell’iconico album dei Pink Floyd del 1973, a
cinquant’anni dalla registrazione originale ed è stata
annunciata in uscita il 6 Ottobre 2023, sarà disponibile su
piattaforme digitali, oltre che su CD, Cassetta e una gamma di
edizioni in doppio vinile, che comprende il nero standard, un
vinile blu disponibile solo in alcuni negozi selezionati, un vinile
viola esclusivo di Amazon, un vinile bianco che è un’esclusiva
tedesca tramite jpc, e il negozio ufficiale di Roger ha
un’edizione esclusiva in vinile arancione trasparente, bundle
con stampe esclusive numerate ed edizioni standard in CD e
vinile, e persino una cassetta d’oro!
Roger Waters: “Quando abbiamo registrato le canzoni spogliate
per le Lockdown Sessions, si profilava all’orizzonte il 50°
anniversario dell’uscita di The Dark Side Of The Moon.
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Mi è venuto in mente che The Dark Side Of The Moon poteva
essere un candidato adatto per una rielaborazione simile, in
parte come tributo al lavoro originale, ma anche per affrontare
nuovamente il messaggio politico ed emotivo dell’intero album.
Ne ho discusso con Gus e Sean, e quando abbiamo smesso di
ridacchiare e di gridare l’uno all’altro “Devi essere pazzo ****”
abbiamo deciso di accettare. È venuto fuori un lavoro fantastico
e non vedo l’ora che tutti lo
ascoltino. Non sostituisce
l’originale, che ovviamente è
insostituibile. Ma è un modo
per il settantanovenne di
guardare indietro, attraverso
i cinquant’anni
trascorsi, negli occhi del ventinovenne e dire, citando una mia
poesia su mio padre, ‘Abbiamo fatto del nostro meglio, abbiamo
mantenuto la sua fiducia, nostro padre sarebbe stato orgoglioso
di noi. Ed è anche un modo per me di onorare una registrazione
di cui Nick, Rick, Dave e io abbiamo tutto il diritto di essere
molto orgogliosi’.“

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È interessante notare che il quarto lato del vinile include “una
composizione originale“, che non è presente nelle edizioni in CD
o cassetta (non sappiamo ancora nulla delle offerte digitali). Il
quotidiano The Times rivela che “una nuova bonus track
ambient originale di 13 minuti, ispirata alla ri-registrazione,
sarà presente nell’album di dieci tracce, che uscirà per
l’etichetta Cooking Vinyl il 6 ottobre e sarà supportato da una
serie di spettacoli dal vivo“.
Qui di seguito altri dettagli:
VINILE
Lato 1
Speak To Me
Breathe
On The Run
Time
Lato 2
Great Gig In The Sky
Money
Lato 3
Us And Them
Any Colour You Like
Brain Damage
Eclipse Simone Signoretti
Lato 4
Original Composition Foto vinili - Archivio Lucillo Batini
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R���R W���R�
I� L���O�
P���A���M O���B�� 2023
L’uso di chiamare i vari Pink Floyd “Zio” e’ odioso.
In parte perche’ ormai sono piu’ Nonni che Zii, in
parte perche’ non ha mai fatto ridere nessuno,
neanche gli Zii veri di chi lo scrive e dice.
L’8 Ottobre a Londra, invece, per una volta, Waters
ha scatenato, per tutto il primo tempo dello
spettacolo, quel senso d’ansia tipica del momento
in cui quello Zio, quello che in famiglia
considerano tutti estroso e originale nel bene o
completamente matto nel male, decide di
prendere la parola durante la cena del vostro
matrimonio.
Incapace di provare vergogna, veloce di pensiero,
parola e a volte di mano, le leggende di famiglia su
di lui attestano che nessun tipo di conseguenza è
esclusa dal momento in cui egli prende la parola in pubblico: da una rissa da
saloon alla standing ovation da commedia americana, tutto e’ possibile.
E’ cosi che quando Waters si e’ seduto da solo ad un tavolino sul palco del teatro,
indossando una spettacolare giacca rosa, con fogli di appunti ed un notebook
aperto, l’ansia e’ iniziata a salire: l’idea di Roger a ruota libera l’8 Ottobre, davanti
a 2300 spettatori paganti, era terrificante. Waters e’ stato sul palco da solo per
quaranta minuti prima di una nota di musica suonata: ha aperto con il
ringraziamento ad una delle sue tante nemesi del passato , Andrew Lloyd
Webber, proprietario del teatro, per aver tutelato il suo diritto di parola ed
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opinione contro chi chiedeva di far cancellare
lo show. Ha parlato come sempre di diritti
umani, ma non si e’ addentrato in niente di
particolarmente politico. Ha infine letto ben
tre capitoli delle sue memorie di prossima
pubblicazione.
E’ sulle memorie, un po’ come quando il
discorso dello Zio, cominciato in maniera del
tutto avvincente comincia a perdere smalto,
che la pazienza del pubblico e’ stata testata
davvero: densi di tantissimi dettagli, i capitoli
letti sono ancora diamanti grezzi. Il primo,
sugli anni della sua formazione musicale e
sociale a Cambridge, ha i suoi momenti
interessanti affogati in dettagli topografici abbastanza rindondanti. Il secondo,
ambientato nei primi anni a Londra con Syd Barrett, e’ quello piu’ toccante per i
fans ma si perde un po’ prima di un bel finale, il terzo, quello ormai famoso sulla
papera adottata nel 1993, sulla carta assolutamente ridicolo, e’ invece scritto
talmente bene da essere il piu’ piacevole dei tre.
Non ci sono state fughe di pubblico, discussioni animate, inviti di andare a quel
paese come e’ stato scritto da un tabloid e riportato avunque dai social media. Il
vociare di un individuo in platea ha costretto Waters a fermarsi per invitarlo ad
andare al bar e tornare dopo venti minuti per le canzoni. Ne’ rissa da film western
ne’ standing ovation da commedia americana, quello che e’ successo davvero
rispetto a quello che e’ stato riportato ci ricorda che anche le leggende famigliari
su quello Zio sono spesso romanzate ad uso e consumo dei nipoti.
Il discorso, una volta concluso, era meno esplosivo
e interessante delle premesse, l’ansia ingiustificata,
la sala pronta alla musica.
La prima canzone, la versione intera di “The Bar” e’
stata molto piacevole. In piena tradizione
Watersiana il pezzo in se’ e’ basato su una manciata
di accordi, ma il testo e l’arrangiamento con piu’
voci soliste e suoni simili al Dark Side Redux lo ha
elevato ad emozionante “mini opera” di quasi dieci
minuti. “Mother”, l’ultima canzone del primo
tempo, e’ stata infine il premio per tutti coloro che
aspettavano da quasi un’ ora suoni piu’ familiari.
Dopo un video introduttivo e’ finalmente arrivato Il
Redux di Dark Side;
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con i nuovi testi proiettati su un sipario trasparente teso tra Waters e i musicisti,
ha reso in maniera esponenziale rispetto al disco.
Le nuove lunghe parti narrate, nel contesto di un recital teatrale di questo livello,
sono ben riuscite e calzanti; il senso di una coesa e coerente suite musicale e’
addirittura piu’ marcato rispetto al disco del ’73, quando si arriva al gran finale,
Eclipse Redux emoziona in maniera diversa ma ugualmente intensa rispetto a
come ha fatto ormai per cinquant’anni.
Malgrado questo l’impressione dopo la prima e’ stata quella di uno spettacolo da
rodare, troppo sbilanciato tra il one-man show del primo tempo e la musica del
secondo.
La serata del 9 Ottobre, e’ stata riveduta e corretta. Da consumato professionista
Waters ha letto la sala dell’8 e cambiato lo spettacolo. Con i capitoli letti passati da
tre ad uno, ed il sopravvissuto e’ stato proprio quello sulla papera, il lungo video
d’introduzione al Redux spostato alla fine del primo tempo, i discorsi iniziali
ridotti e in generale un’atmosfera molto piu’ rilassata, la prima parte ha
introdotto perfettamente un’altra grande esecuzione di Dark Side Redux.
Col senno di poi ed una seconda possibilita’, il discorso dello Zio e’ diventato
finalmente calibrato, divertente, appassionante, commovente, uno di quelli che
solo chi e’ estroso ed originale (nel bene) o completamente matto (nel male) ha il
coraggio di pronunciare e il talento di portare a termine coerentemente, quelli di
cui tutti i presenti parleranno negli anni a venire fino a renderlo leggendario, di
quelli che rendono certe persone immortali nei ricordi di chi ha avuto la fortuna
di conoscerle.
Enrico Soldatini

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“THE PIPER AT THE GATES OF DAWN”
IN KENYA
DI STEFANO TARQUINI

Non tutti sanno che


e s i st e u n a sta m pa d e l
primo disco dei Pink
Floyd realizzata per
il mercato africano
i n K e n y a : s i t ra t t a d i
una versione
pa rt i c o l a r i s s i m a d e l
disco dei primi anni
’70, che aveva una
ra r i s s i m a e s t ra n a
e t i c h e t t a n e ra d e l l a
Pa r lo p h o n e .
L a P a r l o p h o n e e ra u n a
società satellite
d e l g r u p p o E M I s e n z a l' E M I M u s i c , c h e
o p e ra v a i n I n g h i l t e r ra e I r l a n d a . F u
abbastanza sconosciuta sino al 1962,
quando i Beatles la scelsero per i loro
singoli, ed al gruppo inglese dovettero
l a l o ro fa m a , s e g u i t o d o p o d a a lt r i
a rt i s t i d e l l' e p o c a . L a Pa r lo p h o n e ,
sta m pa n d o i d i s c h i d e i B e at l e s , au m e n tò
l ' a c c u ra t e z z a d e l l a g ra f i c a e d e i
dettagli del disco, tanto da essere
a b b a s t a n z a r i c e r c a t a t ra i
collezionisti.
Q u e sto p e z zo, d o p o pa r ec c h i e r i c e rc h e
a p p r o f o n d i t e d u ra t e a n n i , è u n c . d .
“ d i s c o m i sto ” : l a c o p e rt i n a f u sta m pata
i n I n g h i l t e r ra , negli stabilimenti della
Columbia , ed infatti non differisce

18
“THE PIPER AT THE GATES OF DAWN”
IN KENYA
DI STEFANO TARQUINI

affatto dalle prime ristampe inglesi


d e l 1 9 7 1 : a n c h e i l m ot i vo d e l l' e t i c h e t ta
è infatti in linea sia con le copertine
i n g l e s i d i q u e l l' e p o c a , s i a c o n i l
m ot i vo d e l l e sta m p e d e l l a Pa r lo p h o n e
(il c.d. "PCS-Serie 2", risalente al
periodo 1968/1975).

Ma le cose di fatto interessanti sono


q u e l l e l e g a t e a l l’ e t i c h e t t a d i q u e s t o
d i s c o : f u sta m pata i n K e n ya , i n u n o
stabilimento vicino Nairobi,
appositamente per il mercato locale e
per la vendita in Africa . La riprova è
uno speciale adesivo rosso sul retro,
c o n l a s c r i t ta "A s s a n a n d & S o n s The
M u s i c S h o p N a i r o b i " , c h e e ra l a c a s a
d i st r i bu t r i c e d e i d i s c h i i n K e n ya ;
i n o lt r e , d u e c o p i e s u q u at t ro
attualmente esistenti sono state
acquistate a Nairobi negli anni ‘90. Si
t ra t t a d i u n o d e i d i s c h i a p p a r e n t e m e n t e
p i ù ra r i d e l l a s t o r i a d e i F l o y d , a n c h e s e
poco conosciuto perfino dagli stessi
collezionisti, con solo, come detto,
quattro copie in circolazione.

19
“THE PIPER AT THE GATES OF DAWN”
IN KENYA
DI STEFANO TARQUINI
L a sta m pa d i
questa copia è
av v e n u ta i n K e n ya ,
a l l' i n i z i o d e g l i
a n n i ' 7 0 , m o lt o
probabilmente da
pa rt e d e l l a E A
Records, o della
Associated Sound
(di proprietà
della Gallo
Records): la EMI
non aveva
stabilimenti di
pressaggio in
K e n ya i n q u e l
periodo e si
appoggiava
a lt e r n at i va m e n t e
a
queste aziende locali. Le
c a ra t t e r i s t i c h e d e l r i n g - g r o o v e
farebbero propendere
inequivocabilmente verso la EA
R ec o r d s , c o n i l m ot i vo e d i l r i m -t e xt
copiati da una "etichetta-base".
C o m u n q u e , i l t i p o d i c a ra t t e r e d i s t a m p a
utilizzato farebbe propendere per
questa ipotesi. Per quanto riguarda la
c o p e rt i n a , i n v ec e , è stata sta m pata n e l
R eg n o U n i to e p o i s p e d i ta i n K e n ya , p e r
essere assemblata al disco. Insomma , una
v e ra p e r l a p e r i c o l l e z i o n i s t i .
© Stefano Tarquini
« T h e M r. P i n ky D i s c o g r a p hy » h t t p : / / d i g i l a n d e r. l i b e r o . i t / m r p i n ky

20
IL NUOVO LIBRO
La storia dei concerti dei Pink
Floyd, dalle pionieristiche
esibizioni in calzoncini corti al
grande salto di Dark Side, è
l’appassionante cavalcata di un
gruppo di ragazzi unito dal
sogno di diventare una stella
luminosa del firmamento
musicale. Il libro setaccia storie
e notizie attraverso i racconti dei
presenti (sul palco, intorno e
sotto), le recensioni dei giornali,
gli audio live ufficiali e amatoriali, le testimonianze
fotografiche, cartacee e discografiche. Un lavoro di
archeologia rock, copiosamente illustrato, che coniuga la
metodologia degli archivisti musicali alla piacevolezza di
una lettura viva ed emozionante.
Un libro da acquistare per tutti gli appassionati della musica
dei Pink Floyd realizzato dai nostri amici dei Lunatics.
www.thelunatics.it

21
IL PINK FLOYD TOSCANA DAY
RACCONTATO DAI
BREATHE FLOYD
Il brusio del pubblico in sala che sommessamente prende posto;
l’inconfondibile saluto di dueamici che si erano visti - per l’ultima
volta - al concerto della scorsa estate, che sembrava doversi
rimandare per pioggia ma che, alla fine, era filato liscio come l’olio; lo
sguardo rubato verso la strumentazione sul palco, perché «Quando
suonavo anch’io avevo una chitarra uguale a quella!»;
l’ultimo controllo - direttamente dalla postazione di regia - prima di
abbassare la musica diapertura; quella maledetta corda di SOL che -
proprio appena prima del “Go!” - non vuole saperne di tenere
l’accordatura.

L’adrenalina che una band prova prima di salire sul palcoscenico è


qualcosa di difficilmente descrivibile a chi non abbia mai avuto la
fortuna di apprezzarla in prima persona: sai che tutto andrà bene - e
provi a convincertene recitando, non per forza nell’intimità della tua
privata consapevolezza, il mantra del «Ho il ricambio di tutto» -, ma
temi ugualmente di non aver pensato proprio a quell’imprevisto che,
ovviamente, capiterà proprio mentre stai per togliere lo stand-by
dall’amplificatore.

Ma è altrettanto vero che - ve lo assicuriamo - non esiste musicista


che non si bei di quelle sensazioni meravigliose che solo gli istanti
prima dell’inizio di un concerto sono in grado di regalare.

Se questo è vero per ognuna di quelle serate che, ormai da quasi


dieci anni, accompagnano il cammino dei Breathe Floyd, ci
macchieremmo di disonestà intellettuale se non affermassimo che,
parafrasando George Orwell: tutti i concerti sono uguali, ma alcuni
sono più uguali degli altri.
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Ecco, questo - niente di più e niente di meno - è per noi il “Pink Floyd
Toscana Day”

Arrivati, ormai, alla terza partecipazione non ci stupiamo più nel


riconoscere apertamente che c’è sempre un qualcosa di magico fra
le poltrone del teatro che ha la fortuna di accogliere l’annuale frutto
dell’impeccabile organizzazione degli amici del Pink Floyd Fans Club
Toscana.

Chiamati in causa per un progetto ambizioso, come quello andato in


scena lo scorso ottobre difronte ad un Teatro Puccini gremito in ogni
ordine di posto, non abbiamo mai dubitato del fatto che tutte le
difficoltà che abbiamo incontrato mentre ci cimentavamo nello studio
e nell’esecuzione, prova dopo prova, di uno degli album che
(probabilmente) meno ha saputo rapire
il cuore del grande pubblico, sarebbero state ripagate - con gli
interessi - dal calore edall’entusiasmo che solo una platea come
quella dello scorso 21 ottobre era in grado di trasmettere.

Perciò, nei ringraziamenti dovuti, ma non per questo meno sentiti, a


tutto lo Staff del Pink Floyd Fans Club Toscana per l’occasione
concessaci, ci sia permesso di rendervi partecipi tutti del fatto che,
senza di Voi, non ci sarebbero stati e non potranno mai esserci i
Breathe Floyd.

A presto,
Daniele
Edoardo
Gabriele
Katia
Lorenzo
Lorenzo
Veronica

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PINK FLOYD TOSCANA DAY
2023
di Andrea FALCINI
Due anniversari al prezzo di uno... una ghiotta occasione per noi del fan club per
organizzare un evento con un doppio filo conduttore! Da una parte, i 40 anni di un album
controverso e, purtroppo, divisivo per i fans come "The Final Cut", il più watersiano dei
lavori dei Pink Floyd, nato in un clima tesissimo, dopo il "licenziamento" di Rick e con la
separazione di Roger già nell'aria; dall'altra, una pietra miliare, oltre che il primo vero
successo planetario, ovvero "Dark Side of the Moon" che è ben più amato e famoso e che di
anni ne festeggia dieci in più.
Abbiamo scelto una
band a cui siamo molto
affezionati e sul cui
talento non si discute: i
Breathe Floyd, che
hanno già collaborato
più volte con noi, e che
nel 2019 ci hanno
incantato con
l'esecuzione integrale
di "The Wall".

Già esperti di Dark Side che eseguono spesso quasi integralmente con grande perizia,
dagli assoli di chitarra di Gabriele Lari e Lorenzo Guiducci, al basso preciso e deciso di
Lorenzo Perilli, alle eclettiche tastiere e il caldo sax di Daniele Minà, alla batteria
incalzante ma delicata di Edoardo Piampiano, fino alle voci, quelle soliste di Gabriele e
Daniele, ma non di meno le voci femminili di Veronica TASSI e Katia Caracciolo,
quest'ultima virtuosa in "The Great Gig in the Sky", scivolano con sicurezza e competenza
sulle note scritte ormai mezzo secolo fa...

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Probabilmente più impegnativo era il
compito di portare dal vivo un album come
"The Final Cut", mai eseguito
integralmente dai PF (molto poco e
frammentariamente anche da Roger, a dir
la verità) e raramente considerato dalle
tribute band, sia per il suo essere "di
passaggio", sia per alcune peculiarità che
lo rendono ostico per musicisti e cantanti.
Qui, va detto subito, i Breathe vincono la
sfida su tutti i fronti, costruendo un
sound fedele all'originale e rendendo la
fluidità del concept album con grande
perizia, emozionando in più di un momento:
"The Gunner's Dream", "The Fletcher
Memorial Home", la title track, "Two Suns
in the Sunset", quest'ultima con un
arrangiamento che si rifaceva alla
versione eseguita da Waters nel suo tour
appena concluso. Ottima in questa parte dI
show la performance
vocale di Daniele, per
nulla intimorito dalle
peripezie al microfono di
Roger. E per rendere
ancora più fedele al disco
e più emozionante
l'esecuzione, in quattro brani si è aggiunta la sezione archi di Firenze Classica, la
ciliegina su un'ottima torta!

Un concerto divertente, emozionante e sicuramente diverso dai soliti greatest hits a


cui siamo un po' abituati. E ora, avanti con nuove sfide!

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Un evento che sia degno di tale
appellativo deve avere un "bonus",
un'aggiunta al già ricco e soddisfacente
contenuto. In questo caso ne abbiamo
addirittura due!
Il primo è la partecipazione del grande
collezionista ed esperto floydiano,
Stefano Tarquini, che ci ha deliziato con
l'esposizione di alcune succose rarità
relative ai due album celebrati, e che si
è anche prestato ad una breve,
divertente intervista con il
sottoscritto, durante la quale abbiaMO
anche parlato del libro scritto da
Stefano assieme a The Lunatics, "Any
Colour You Like", che illustra le
centinaia versioni uscite in tutto il
mondo di Dark Side.
Il secondo è la collaborazione di
Toscana Bricks, che ha realizzato per
noi una riproduzione della famosa
copertina del prisma fatta con i
mattoncini Lego, che è stata il primo
premio della lotteria di beneficenza da
noi organizzata, e che ha colpito per
l'incredibile precisione nella
realizzazione.
ringraziamo:
Per le foto: I miei scatti di corsa - Alessandro Parcossi e ARIANNA MARCHI
pER LA MOSTRA E LA PRESENTAZIONE: mR pINKY - sTEFANO TARQUINI
pER IL LEGO: toscana bricks - nICO MASCAGNI
PER IL SERVICE: ALL MUSIC SERVICE
I BREATHE FLOYD E TOSCANA CLASSICA
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U� 2024 al�'insegn�
de� Pin� Floy�
Il 2024 è appena iniziato e per i Floydiani, si appresta ad essere un
grande anno con tante sorprese da parte dei nostri David Gilmour,
Nick Mason e Roger Waters! Quindi mettete da parte quanti più €
potete..
Partiamo dalle ultime news che danno praticamente certa l’uscita nel
2024 del nuovo album di David
Gilmour, cui sta lavorando da
tempo (settembre 2021 le prime
foto..). Ora il lavoro in studio si
è intensificato e non mancherà
molto per l’annuncio ufficiale.
Dalle foto postate sui social
network dalla moglie Polly
Samson, nel nuovo album di
Gilmour, hanno collaborato Guy
Pratt, Roger Eno al piano, il
batterista Adam Betts, il
bassista Tom Herbert oltre alla
figlia Romany Gilmour. Il disco
dovrebbe essere prodotto
dal britannico Charlie Andrew. Visti i nomi, l’album promette bene con
probabili sonorità al di fuori della “comfort zone” di Gilmour, non
vediamo l’ora di ascoltare nuovo materiale! Inoltre, è praticamente
certo anche il tour a promozione del nuovo album, su questo non
abbiamo ancora nessuna informazione, bisognerà vedere in che
periodo uscirà l’album (Marzo? Settembre?), non è assolutamente da
escludere quindi una visita in Italia nel 2024.. Infine è ancora da
definire l’uscita del brano registrato quest’anno (per scopo benefico)
con Mark Knopfler.
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Come ormai sappiamo, i Saucerful Of Secrets di Nick Mason si
rimettono in viaggio dopo il tour del 2022/2023, il nuovo tour 2024 non
si chiamerà più “The Echoes Tour” quindi ci aspettiamo qualche nuovo
(vecchio..) brano in scaletta.

Un ritorno agli albori della band, agli anni in cui Syd Barrett era
l’autore dei testi e l’anima di quello che poi sarebbe diventato uno dei
gruppi più grandi della storia della musica. Mason ha dichiarato che il
gruppo non è una tribute band, bensì un mezzo per “catturare lo
spirito dell’epoca” e trasmetterlo al pubblico tramite tracce estratte da
dischi come The Piper At The Gates Of Dawn, A Saucerful Of Secrets
ed Ummagumma

Sei sono le date annunciate per il


luglio 2024, in Italia:

18 luglio | Milano | Teatro Arcimboldi


19 luglio | Vicenza | Piazza dei Signori
20 luglio | Bologna | Sequoie Music
Park
22 luglio | Roma | Auditorium Parco
della Musica Ennio Morricone
23 luglio | Caserta | Belvedere s. Leucio
24 luglio | Roccella Ionica | Teatro Il
Castello

Roger Waters ha terminato il suo tour “This Is Not A Drill”, almeno per
il momento, e come ha detto nei concerti al Palladium di Londra in
ottobre, ha scritto le sue memorie intitolate “I’ll See You On The Dark
Side Of The Moon: Memoirs Of A Lanky Prick”. Voci le danno in uscita
per l’anno prossimo e, come da lui stesso anticipato, ha in mente di
pubblicare nuovo materiale, una registrazione dal vivo del tour di
“This Is Not A Drill” non è da escludere, un nuovo album, ma
addirittura non si esclude la continuazione del tour in spazi aperti
senza palco centrale, come queste voci, lo danno in concerto a Napoli a
Piazza Plebiscito..
Simone Signoretti

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Squaring the circle (The story of Hipgnosis)
(Blu-ray / Dvd. Doogwoof. Dog478)
“Squaring the circle” è una frase che sta per “La quadratura del cerchio”, comunemente utilizzata per
indicare la soluzione di un problema impossibile. L'arte di realizzare copertine (quadrate) per
contenere dischi (circolari) è qualcosa che per oltre quindici anni la Hipgnosis ha saputo fare meglio di
chiunque altro. Grazie alla creatività di Storm Thorgerson e alla tecnica di Aubrey 'Po' Powell, membri
fondatori dello studio grafico, tra il 1967 e il 1983 la Hipgnosis ha contribuito a trasformare in arte la
grafica di copertina dei dischi a 33 giri che sono diventate iconiche e, in alcuni casi, delle vere e proprie
opere d'arte. Cambridge è il centro universitario legato indissolubilmente intorno ai destini dei Pink
Floyd. Oltre a Powell e Thorgerson, sono nati in quella città anche Syd Barrett e David Gilmour, mentre
Roger Waters, nativo di Great Bookham (Surrey), è arrivato in città nei primi mesi di vita.
Dopo una serie interminabile di libri, nel 2022 la storia dell'irripetibile sodalizio artistico della
Hipgnosis diventa finalmente un film documentario che racconta le imprese di Storm e Aubrey (e dei loro
futuri collaboratori), responsabili di gran parte delle copertine degli album dei Pink Floyd e con molta
probabilità anche del successo dei loro dischi. In alcuni casi – “Dark Side” su tutti – non è più possibile
dividere la musica da quella che è l'immagine di copertina.
A ricucire i fili della gloriosa storia della
Hipgnosis è stato chiamato Anton Corbijn, un
fotografo, regista e direttore creativo olandese,
noto al mondo del rock per aver prodotto alcuni
celebri lavori di Depeche Mode e U2. L'elenco di
artisti da lui fotografati è lunghissimo, così come
la lista dei video musicali da lui realizzati, a
partire da “Pride (In the name of love)” degli U2.
“Squaring the circle” è stato pubblicato in
Inghilterra il 7 agosto 2023 in una edizione
speciale da collezione, che oltre ai cento minuti del film in versione dvd e blu-ray propongono come
contenuti aggiuntivi il commento audio con le voci di Corbijn e Powell, il trailer cinematografico e una
nutrita galleria di copertine tra quelle firmate dalla Hipgnosis. Nella confezione è incluso anche un
libretto a colori di venti pagine che offre uno contributo firmato dal regista, la sua breve biografia e
alcune foto dall'archivio Hipgnosis.
Per mettere ordine alla corposa carriera della Hipgnosis, Corbijn ha scelto di condensare il numero
dei loro clienti più famosi, focalizzandosi solo su Pink Floyd, Led Zeppelin, 10cc, Paul McCartney e Peter
Gabriel. Lo scheletro del filmato è costituito dalle testimonianze di Aubrey Powell, ripreso all'interno
della sua abitazione a Shenington, che racconta non senza emozioni la storia della Hipgnosis,
districandosi in una lunga maratona che ha inizio dai primi anni sessanta.
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L'immagine iniziale del film è quella di Aubrey
che cammina portando sulla spalla una
pesante cartellina rettangolare con la
scritta Hipgnosis, quasi a voler indicare che
tutto il peso storico, l'eredità e la memoria di
quel brand è sulle sue spalle. Po attraversa un
piccolo cimitero (forse un richiamo a quanti
non sono riusciti ad arrivare fino ad oggi,
come l'amico Storm), entra in casa camminando
in un lungo corridoio alla fine del quale c'è
una sedia. L'artista si ferma, si sfila la
cartellina dalle spalle e si accomoda, tirando
fuori dal suo fardello alcune stampe mentre in
sottofondo c'è la struggente melodia delle
tastiere di Wright di “Shine On You Crazy
Diamond (part 1)”. Ha così inizio la storia
Narrata per immagini. Si parte dal primo incontro tra Storm e Po e la loro immediata amicizia, momento
che Powell indica come la nascita stessa della Hipgnosis. Dalla passione delle parole e dalla
profondità dello sguardodi Powell è evidente che la vita e la scelta di fare il fotografo nasce grazie
all'influenza artistica e al genio di Storm.
L'importanza dei Pink Floyd per la Higpnosis trasuda da ogni immagine. È di Syd il nome Hipgnosis, come
ricorda Powell nel filmato; è dei Pink Floyd il loro primo lavoro “ufficiale” con la copertina del 33 giri
“A Saucerful Of Secrets” del 1968. Quando nel 1970 la Hipgnosis firma la copertina più famosa, quella
con la mucca per l'album “Atom Heart Mother”, si erano fatti conoscere grazie ai lavori per artisti quali
Humble Pie, Pretty Things, Argent, Nice, Syd Barrett, Quatermass, Twink: non c'erano ancora grandi nomi
ma l'arte delle copertine di dischi personalizzate stava cominciando a raccogliere i primi frutti. La
proposta che Storm e Po avevano presentato ai Pink Floyd per il seguito di “Ummagumma” era
provocatoria: la foto di una mucca che sembrava guardare dritto negli occhi dell'acquirente del disco
e poi null'altro: niente titolo del disco, niente nome dell'artista. Portare quella foto al primo posto
delle classifiche inglesi è stata la grande vittoria dei Floyd e di quei matti della Hipgnosis. Con il
successo di “Atom Heart Mother” in cima al loro curriculum, per la Hipgnosis ecco arrivare i grandi
artisti e le personali ambizioni di Storm e Po crescono così tanto come le proposte e le soluzioni più
ardite offerte ai propri committenti, in barba alle leggi e alle considerazioni dei capoccia delle
etichette discografiche. La genialità ma anche le fragilità di Storm e Po si snodano nelle immagini del
documentario, che racconta alti e bassi di questo loro percorso irripetibile. .Si alternano sullo
schermo le testimonianze realizzate esclusivamente per questo documentario di personaggi come Roger
Dean, Andrew Ellis, Richard Evans, Jill Furmanovsky, Peter Gabriel, David Gale, Noel Gallagher,

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David Gilmour, Graham Gouldman George Hardie, Alex Henderson, Jenny Lesmoir-Gordon, Richard
Manning, Nick Mason, Glen Matlock, Paul McCartney, Merck Mercuriadis, Humphrey Ocean, Jimmy Page,
Robert Plant, Peter Saville, Storm Thorgerson, Roger Waters e Carinthia West. Raccolte tra luglio e
agosto del 2021, queste interviste sono state condotte da Trish D Chetty, produttrice del film.
Tutte le interviste sono in bianco e nero, una scelta tesa ad azzerare con l'assenza del colore una
possibile collocazione temporale dei filmati.
Come anticipato all'interno del libretto della
confezione di “Squaring The Circle”, l'intervista
a Waters è stata raccolta nell'abitazione
dell'artista a New York, utilizzando una
squadra di tecnici americani, comandati da
Corbijn in diretta Zoom da Amsterdam, mentre
Trish D Chetty intervistava Waters in diretta da
Londra. Le grafiche delle copertine e i filmati
d'archivio sono invece a colori. Tra le numerose
foto originali presenti nel film, molte
provengono sia dall'archivio Hipgnosis che da quello degli artisti coinvolti. Sono stati ritrovati,
digitalizzati e inseriti nel documentario anche alcuni filmati 8 e 16mm realizzati da Storm quando era
studente.
Una particolarità del documentario è che il regista ha creato una particolare atmosfera di luci e
proiezioni per ognuno degli artisti presi in esami.
Non voglio svelare ulteriormente il contenuto del filmato; consiglio di visionarlo tutto d'un fiato e di
lasciarsi prendere dalle emozioni che le immagini storiche e i ricordi dei protagonisti tirano fuori per
tutta la durata del documentario. Sono diversi i momenti nei quali ho avuto difficoltà a trattenere le
lacrime, in particolare sul finale... si sa come siamo noi vecchi floydiani.
Mi permetto di consigliare anche la lettura del bellissimo libro “Us and Them – The Authorised Story of
Hipgnosis” di Mark Blake (Nine Eight Books, 2023), che racconta in maniera dettagliata la storia di Po e
Storm, a cominciare dal loro primo incontro a Cambridge agli inizi degli anni Sessanta fino alla
dissoluzione del marchio Hipgnosis avvenuta nel 1983. Un legame artistico e umano, quello tra i due
artisti, che si è interrotto definitivamente solo nel 2013 con la morte di Storm.
“Square the circle” non può assolutamente mancare nella collezione di un “vero floydiano” che si
rispetti ma anche in quella di un vero appassionato di musica e non solo per i molteplici riferimenti ai
Pink Floyd. La Hipgnosis ha creato un nuovo modo di raccontare la musica per immagini ed è di diritto
nella storia della musica contemporanea, al pari dei tanti e blasonati gruppi rock.

Nino Gatti
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Fanzine del Pink Floyd Fans Club
Toscana aps
Per richiedere una copia scrivere a:
redazionefanzine@pinkfloydtoscana.it

la redazionE:
ANDREA FALCINI
stefano paci
giacomo bartalesi
stefano tarquini
francesco galli

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