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No.

2 06-2023

Intervista a Giordano Mazzi


Consulente Artistico della Ferrari

Intervista al regista Federico Greco


Prefazione

In
I n rredazione: Francesco
e d a z i o n eF:r a n c e s c GGalli,
o alli,
A n d r e aF
Andrea a l c i nei S
Falcini t e f a n oP
Stefano aci
Paci
Coordinamene
Coordinamento t orricerca
icerca
F r a n c e s cM
Francesco o adonia
Madonia
Indice
HER E I G O
Rain On My Street

GIORDANO MAZZI
Negli anni 80 suona nel gruppo
“I Nuvolari” facendo da spalla
a I Nomadi, Stadio e Vasco
Rossi. Negli anni 90 suona in
vari programmi televisivi in
RAI e collabora in studio con
molti artisti italiani. Negli
anni 2000, oltre a partecipare
alla produzione di numerosi
album importanti italiani,
approda come consulente
artistico in Ferrari, collaborazione
tuttora attiva.
Another time,
another melody
deep in my soul
a sound that sings for me
Running with you,
over the microphone
calling my name,
the winner is the same
Come with me today in my car
Win me over melody
Run with love and take my soul
You are aiming for the sky
rain on my street
and you’re losing
who you are
rain on my street
I never ask,
I maybe imagine that
the rain coming down
heaven is here for you
Come with me today in my car
Win me over melody
Run with love and take my soul
You are aiming for the sky
Rain on my street
Come with me today in my car
Win me over melody
Run with love and take my soul
You are aiming for the sky
rain on my street
and you’re losing
who you are
rain on my street
and the rain is coming down
rain on my street
C'è un termine inglese che riassume la mia
esperienza di spettatore del "This Is Not a Drill",
il concerto di Roger Waters che ho visto a Bologna
il 29 aprile scorso: mindblowing! Musica bellissima,
arrangiata ed eseguita con cura e arricchita da
immagini e, soprattutto, pensieri che mi hanno
trasportato in un'altra dimensione, che probabilmente
si trova nella mente geniale di questo enorme
artista. Da prima dell'inizio del concerto c'è
lui, la sua vita, le sue idee su tanti temi anche
già trattati in precedenza ma che qui risultano
più vere, coerenti e convincenti che mai.
La scaletta è straordinaria perché, pur contenendo
brani scritti nell'arco di cinquanta anni, sembra
strutturata in modo da dipanare un filo logico,
come si trattasse di un concept album scritto
apposta per questo tour.
Entrambe le parti del concerto si aprono con una
selezione di brani di "The Wall": nella prima, l'ormai
famosa (e, a mio giudizio, meravigliosa) nuova
versione di "Comfortably Numb", che ovviamente non
parla di Pink, il protagonista di "The Wall", artista
sull'orlo di una crisi di nervi, ma di tutti noi, esseri
umani sull'orlo del baratro autodistruttivo che,
guarda caso, è il tema del brano che, sul finale
dello show individua questo baratro nell'apoteosi
nucleare ("Two Suns In The Sunset").

Dopo un'esortazione a ribellarsi all'omologazione


(The Happiest Days Of Our Lives, Another Brick In The
Wall, Parts 2 & 3) sempre più auspicata dai “The
Powers That Be", assistiamo ad un primo momento
intimo, quasi unplugged, con Roger al piano a
confessarsi con "The Bravery Of Being Out Of Range”
e a cercare conforto dalle nefandezze umane in “The
Bar", unico brano nuovo del concerto che prevede
anche una commovente ed emozionante "reprise”
proprio alla fine del concerto.
A seguire, una lunga sezione dedicata all'altra mente
creativa che ha generato la band e il primo
dirompente album, Syd Barrett, a cui Roger dedica
pensieri nostalgici sul videowall e il secondo lato
dell'album “Wish You Were Here", prima del gran
finale del primo tempo con "Sheep", ispirata alla
"Fattoria degli Animali” di George Orwell che si
conclude con l'ormai attesa esortazione a
"resistere"!
E dopo l'intervallo torna Pink, nella sua versione
“rockstar nazista” di “In the Flesh” e “Run Like
Hell". Qui la band, compatta e rodata, dà il meglio
di sé, prima di tornare in versione "bar” con “Déjà
Vu” (di nuovo una confessione intima e commovente) e
“Is this the Life We Really Want?". Ci avviamo verso
la fine con la seconda facciata dell'album del
cinquantennale, “The Dark Side of the Moon” che
culmina con “Brain Damage” ed "Eclipse"!

Il finale, già citato, è commovente nella


consapevolezza di qualcosa che si conclude,
ineluttabilmente, sia a livello personale (sarà davvero
l'ultimo tour?) che a livello politico-sociale: di
nuovo, il baratro incombente! La fine è "Outside the
Wall", forse, giustamente, un barlume di speranza
che ci meritiamo dopo tante riflessioni angoscianti! E
la band lascia il palco in fila indiana, ancora
suonando e cantando, lasciando il pubblico col fiato
sospeso fino all'ultima nota. Alla fine, tiriamo un
sospiro di sollievo, siamo ancora qui, nella nostra
dimensione, ma con la consapevolezza di chi ha aperto
la propria mente a nuove possibilità, sapendo che,
purtroppo o per fortuna, non si è trattato di una
esercitazione, era tutto incredibilmente reale!
behind the LEDwall
Le chitarre di Dave Kilminster
Made in Toscana
dettagli
Corpo: Castagno
Colori: Heavy Black / White&Surf / White&Pink
Disegno: Design Rosa by Dave and Maria Kilminster
Manico: Acero Canadese Roasted
Tasti: 24
Pickups: Paoletti Single Coil / Kilminster
Ponte: Vibrato Paoletti recessed
Controlli: Volume e Tono

Chitarra Heavy Black, la


principale: Solo di Another Brick
in the wall, Money, e molte altre.
Chitarra Whie&Surf: Solo di Have a
Cigar, e altri intermezzi del live

Chitarra Rosa: Backup, utilizzata in


caso di problemi o imprevisti sulle
altre due.
Spare Bricks
i t i e s
L'ADESIVO
c urios
In parecchie edizioni, si poteva trovare
attaccato un adesivo nero con il titolo
"pink floyd the final cut". La presenza
o meno dell'adesivo nero col titolo
nelle varie discografie è comunque
puramente statistica, in quanto, in
mancanza di notizie ufficiali delle
stamperie, vengono riportati solo nelle
edizioni dove vi è la certezza della loro
presenza. Negli U.S.A. l’adesivo cambiò
nella versione promozionale per le
stazioni radio, una speciale versione
per i DJ della radio, con una piccola
pausa tra un brano e l'altro, in modo
che i DJ potessero sfumare le canzoni
in trasmissione; ma si conoscono anche
alcune copie normali con un diverso
adesivo alternativo.
LE MEDAGLIE
Cosa sono le medaglie nella copertina dell'album?
E’ stato Scott Plumer per primo a risolvere il
mistero, negli anni ‘90. Le medaglie risalgono
tutte alla II Guerra Mondiale e sono medaglie
di Lungo Servizio.

Distinguished Flying Cross

1939/45 Star Africa Star Defence Medal


DISTINGUISHED FLYING CROSS
Con strisce diagonali porpora e bianche, è una medaglia assegnata agli
ufficiali della Royal Air Force per atti di coraggio, valore e devozione al
dovere in volo.
1939/45 STAR
Blu con strisce rosse, è una stella per aver prestato almeno 6 mesi di
servizio durante la Seconda Guerra Mondiale, tra il 1939 ed il 1945.
AFRICA STAR
Sfondo dorato e strisce nere, rosse e blu, è una stella per aver combattuto
nelle Campagne del Nord Africa tra il ’40 e il ’43.
DEFENCE MEDAL
Sfondo giallo/verde con strisce nere e rosse, è una medaglia assegnata
dopo 3 anni di servizio nelle truppe inglesi.

IL TITOLO
Il titolo dell’album fu tradotto
solo in spagnolo ed a seconda
del paese: “EL ÙLTIMO CORTE”
(Messico), “EL CORTE FINAL”
(Venezuela).

L'EDIZIONE PROMOZIONALE USA


Esiste una speciale edizione promozionale della prima
edizione americana, dell'aprile del 1983 (Columbia,
QC 38243), fatta dalla Columbia Records per la catena
“The Record Bar” (al tempo una parte della J.L. Marsh
Co.), la confezione includeva il disco in versione
promozionale e vari inserti. Un inserto rettangolare
nero con titolo, storia e commento dell'album, col
retro bianco. Un altro inserto di due pagine con il
titolo ed i testi delle canzoni. Infine una riproduzione
di un papavero rosso di cartone; il fiore si apriva e
faceva vedere anche all'interno la parti interne del
fiore ed era attaccato al disco con un perno, in modo
da poterlo ruotare.
LE ETICHETTE DELLA HARVEST
Le uniche due edizioni che stamparono la classica etichette giallo-verde
della Harvest furono l’Irlanda del Nord e la Germania. La prima era
stampata negli stabilimenti della Carlton Production a Dublino. La seconda
era una ristampa tedesca con numero ed etichetta diversa, stampato
per il mercato europeo ("Made in EEC"), caratterizzato dal doppio credito
BIEM/GEMA.

WHEN THE TIGERS BROKE FREE


La ristampa uscita a marzo del
2004, di fatto contiene un brano
inedito: When the Tigers Broke
Free. Un brano originariamente
inserito nel film “THE WALL” con i
missaggi rielaborati rispetto a quelli
originali.

BLU COLOMBIANO
Unico vinile colorato per The Final
Cut è questo Colombiano della
CBS Records. (Foto dalla
collezione di Lucillo Batini)
IN
ITALIA
Molti collezionisti non conoscono questa particolare stampa italiana, tanto
che non si avevano notizie precise sui motivi dell'uscita di questo disco
sino al 2015. Ma è un disco “storico”, che rivela solo adesso la sua storia
particolare e tipica italiana La pre-edizione italiana numerata del disco è
abbastanza rara da trovare ed è stato per un buon periodo di tempo un
disco poco conosciuto, ma soprattutto fino alla mia ricerca non si
conoscevano i veri motivi della sua creazione, mancando una
documentazione ufficiale della EMI Italiana; tanto che nel corso degli anni
ha alimentato diverse ipotesi sulla sua realizzazione, che rivela solo adesso
la sua storia particolare e tipica italiana. Quello che si sapeva prima della
ricerca del 2015 era che si trattava delle “prime 500 copie stampate a
scopo promozionale”, a cui era stato apposto un timbro per numerarle. Il
sottoscritto ha così iniziato nel 2015 alcune ricerche, ove emergono dei
fatti nuovi, che cambiano un po’ la storia del disco. Il disco fu stampato
senz'altro negli stabilimenti di Caronno Pertusella (VA), presso la stamperia
della EMI Italiana, ma non si tratta delle prime copie stampate dell'album.
La maggior parte delle copie in circolazione riportano sul run-off le
date di “2-3-83 I ; 7-3-83 III”, segno che queste copie vennero
realizzate usando due master datati 2 e 7 marzo e due differenti
acetati (rispettivamente, “I” e "III"), mentre le prime copie originali
stampate in vinile nero furono stampate partendo da un unico master
(2 marzo) ed usando un unico acetato (il primo, "I"). Per dovere di
cronaca, tra i collezionisti interpellati, solo tre copie di questa edizione
limitata riportano una diversa data, appunto “2-3-83 I” su entrambi
i lati.Anche per quanto riguarda la copertina esistono copie numerate
con copertina lucida e con la scritta “grapyche magica 2000 milano”
sul retro, ma ce ne sono esempi anche con copertina normale ed
anche senza la scritta “grapyche magica 2000 milano”.
La soluzione del caso si presenta grazie ai ricordi di alcune persone
che lavoravano per la EMI Italiana ed alcuni giornalisti musicali. Il
fatto è che queste etichette vennero preparate per essere messe su
delle copie in vinile colorato, per usarle in una conferenza stampa
di presentazione di “The Final Cut”, un po' come era avvenuto tre
anni prima per il “The Wall” arancione. Poco prima della stampa del
vinile il progetto del disco colorato fu accantonato, forse per mancanza
di autorizzazioni ufficiali da parte della EMI inglese. Così si decise di
utilizzare le etichette standard del “The Final Cut”, preventivamente
numerate nel processo di stampa. Appare anche evidente, vedendo
le copie che circolano, che la scritta “limited edition copy N°” non è
stata timbrata come era accaduto per la numerazione all'interno
della copertina di “The Wall” tre anni prima, ma è stata fatta da una
macchina al momento della stampa delle etichette, con gli stessi
caratteri ed alla stessa posizione. Anche il numero progressivo fa
parte del processo di stampa dell’etichetta insieme alla scritta. Esistono
macchine tipografiche che possono stampare una numerazione
progressiva. Per quanto riguarda il numero di copie stampate ed il
numero di copie che circolano attualmente, possiamo dedurre dai
fatti alcune certezze.
La prima è che il fatto di trovare copie con numero alto (finora "495") ed
altre con numeri bassi (finora il più basso è un "6"), conferma l'ipotesi delle
500 copie realizzate, ipotesi che ricordo già esisteva nella metà degli anni
'80, quando circolarono per la prima volta questi pezzi (l'acquisto della mia
copia n. 462 risale appunto al 1984); la seconda è che probabilmente sono
circolate solo circa una cinquantina di copie del disco, di cui circa una
quarantina si conosce il proprietario. A questo punto, l'ipotesi ormai prende
forma di verità. Da quanto emerge dai fatti, il disco in versione “limitata
numerata” era stato ideato solo per scopi pubblicitari, che l'operazione
originaria fu modificata “in itinere” e che non vi è nessuna documentazione
ufficiale della stampa numerata. In pratica, a tutti gli effetti si tratta di una
edizione limitata stampata volutamente per scopi promozionali (in linea con
quei tempi), e non per essere immessa nel mercato commerciale normale.
Da tutto ciò se ne deduce che non è il disco in sè stesso ad essere raro, ma
la sua etichetta e la sua storia, per parecchio tempo sconosciuta alla
maggior parte dei fan. Anche il fatto di avere o non avere il timbro a fuoco
della SIAE (si conoscono alcune copie senza il timbro), non prova nulla, solo
che qualche etichetta sfuggì alla timbratura a fuoco dell'addetto al
momento del timbro presso la sede SIAE o presso lo stabilimento. La
conferenza stampa per presentare il nuovo album ai giornalisti avvenne a
Milano, presso l'Hotel Plaza, il 17 marzo 1983. Agli invitati, giornalisti
musicali e discografici, fu consegnata una apposita cartolina di invito, ed
anche un comunicato stampa in tema contenuto in una speciale cartellina
colorata di presentazione del nuovo disco dei Pink Floyd, scritto dall'Ufficio
Stampa della EMI Italiana di Milano. Fu ascoltato in parte il disco (non si sa
se con un impianto olofonico) e fu anche proiettato un video,
probabilmente il clip di una delle canzoni dell'album. Molto probabilmente
la conferenza stampa anticipò di qualche giorno l'uscita del vinile nei negozi
e le prime recensioni furono verso la fine del mese (per esempio, su Ciao
2001 la recensione uscì col numero del 27 marzo). La mia ricerca statistica,
per stabilire quante e quali copie sono in circolazione, conta le copie che
sono circolate tra la metà del 1983 ed oggi tra i collezionisti di tutto il
mondo (almeno quelli contattati, poco più di un centinaio), a cui abbiamo
unito i dati del monitoraggio di Ebay e dei principali siti di vendita di dischi.
In buona sostanza, le copie che circolano finora tra i collezionisti dal 1983
ad oggi sono 46 (su 500 effettivamente stampate), ben poche, o no?

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