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No.

1 03-2023

50° Anniversario di un capolavoro

Tutto l'elenco dei concerti dove è


stato eseguito il concept per intero
INDICE
Le prime note.....4
Il concerto di Croydon......5
I nothing di Meddle......6
Respiri di Cincinnati......7
Problemi Elettrici......8
Eclissi Lunare......9
Live 1972.....10-13
I lati della luna......14-19
LA copertina.....20-21
Dissero all'epoca.....22-25
Live 1973.....26-27
Live 1974.....28-29
Live 1975.....30
Live 1994.....31
Rarità da collezionare....32-41
Any Color You Like
The Dark Side Of The Moon On Vinyl....42-47
Il prisma in Toscana.....48-50

Questo numero è dedicato alla memoria di


due grandissimi artisti che ci hanno lasciato
in questo periodo, entrambi legati al mondo
floydiano: Jeff Beck e David Crosby.
“Continuando la nostra
politica del riciclaggio
di qualsiasi cosa vagamente
utile, zitti zitti
raccattammo tutti i nostri
nastri non utilizzati.
Di sicuro ci sarebbe
stata qualche possibilità
di usarli in futuro.”

"Ricordo che me ne stavo


seduto in studio di fronte
al piano e mi capitò di
vedere una sequenza
violentissima. Forse mi
sentivo stanco, ma in
ogni caso inizia a
strimpellare la melodia.
In quel momento credetti
che il pensiero di tutti
fosse ‘Questa roba è
bella davvero’."

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La seconda data che dobbiamo appuntarci
per il nostro percorso è il 18 Gennaio del 1970.
I Floyd iniziano l'anno con alcuni brani nuovi,
tra cui “The Amazing Pudding”, brano che
aveva esordito la sera prima a Cottingham.
Mentre a Croydon ci sarà il debutto di “The
Violent Sequence” un brano strumentale non
ancora smussato, ma di grande impatto. La
canzone che diventerà “Us And Them” riscuote
subito pareri positivi. Per dovere di cronaca
vi riportiamo la recensione del concerto di
quella sera del Croydon Advertiser, che in
parte stroncherà la serata dei Floyd, ma non
mancherà l'elogio proprio a questo brano.
Setlist: Careful With That Axe Eugene, The Il poster del concerto
Embryo, Main Theme, Biding My Time,
Astronomy Dominé, The Violent Sequence,
Set The Controls For The Heart Of The Sun,
Atom Heart Mother, A Saucerful Of Secrets.

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Nel tour invernale statunitense del 1971 era prevista una data a
Cincinnati, ma per alcuni problemi il concerto previsto per il 30
Ottobre fu rimandato al 20 Novembre a chiusura del tour. In questo
concerto saranno eseguiti per l'ultima volta i brani Cymbaline e
The Embryo, stabilmente in scaletta in questo periodo. Proprio in
apertura su The Embryo, Richard Wright ha un problema all'organo
e il resto dei Floyd è costretto ad improvvisare prima che il tastierista
riesca a ripristinare il proprio strumento. Sarà la versione di Embryo
più lunga mai ascoltata, raggiungendo circa mezz'ora. E proprio
durante questa improvvisazione si può sentire esplicitamente il
tema principale di Breathe. Questo avvalora la nostra ipotesi che
durante le registrazioni di Meedle ci siano stati i primi accenni di
quello che diventerà un capolavoro.

Il poster del concerto Uno dei bootleg di Cincinnati

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Con l'avvicinarsi del nuovo tour i Floyd avevano le
idee ben chiare su cosa fare, ma i tempi erano
stretti. Lavorarono duramente alla fine del 1971 per
arrivare pronti alla prima data. 20 Gennaio 1972
sancisce l'inizio vero e proprio di quello che diventerà
The Dark Side Of The Moon. Il progetto doveva
avere un filo conduttore che legasse i brani l'uno
all'altro e il palco sarebbe servito da cantiere per
costruire e modellare il disco. Waters, intervistato
dalla rivista Sound, spiegò che l'idea di base era
fare qualcosa di meno astratto rispetto al passato.
La “premiere” fu rimandata al giorno successivo a
causa di un problema elettrico. Durante l'esecuzione
di Money furono costretti ad interrompere il concerto,
proseguendo più tardi con i classici del repertorio.

Quale posto migliore per i Floyd per iniziare il loro tour del
1972 se non al Dome di Brighton? La rotondità simmetrica del
teatro si prestava perfettamente al nuovo sound a 360° dei Pink
Floyd. e ha permesso di dimostrare che, oltre ad essere compositori
di grande livello, sono anche maestri di tecnica del suono. Non
tutto è stato perfetto, sono stati costretti ad abbandonare una
loro lunga composizione che loro stessi definiscono, il loro
capolavoro, per problemi tecnici. Ma questa è la prima esibizione
del loro nuovo show ed il pubblico esultante non ha lasciato
dubbi sulla qualità di ciò che stavano proponendo. Poi è arrivata
Atom Heart Mother con i suoi passaggi d'organo fluttuanti e
disincantati, a seguire l'urlo di Waters in Careful with that
axe Eugene con il sospetto dell'utilizzo di un unità echoplex
sul suo microfono vocale, poi One Of These Days da Meddle, poi
Echoes dove il suono sfreccia per l'auditorium sbalordendo il
pubblico. Per concludere, A Saucerful of Secrets. Diverse persone
si sono chinate mentre il feedback della chitarra di Gilmour
ruggiva sopra le teste come un attacco di bombardieri in picchiata.
Se sono rimasti dei biglietti per questo spettacolo, comprali!

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Il nuovo lavoro messo in piedi dai Pink Floyd aveva come titolo
provvisorio “Dark Side Of The Moon", ma la band rimase allibita
quando vennero a conoscenza che i Medicine Head avevano da
poco pubblicato un disco proprio con quel nome.
La scelta ricadde allora sul titolo
Eclipse. Archiviata la brutta serata “Credo di essere arrivato
di debutto di questo nuovo progetto,
i Floyd eseguirono tutto il lavoro al concerto di Bristol
con costanza modellando e affinando con la canzone in tasca,
serata dopo serata così da arrivare
scritta su un foglio di
in studio ed avere una piena
conoscenza del progetto da carta a righe"
registrare. I primi quattro concerti
furono eseguiti senza "Eclipse”
che entrerà in scaletta il 28 Gennaio -R. Waters a proposito di Eclipse
del 1972.

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** Lo show viene presentato con il titolo "Dark Side Of The Moon"**
21/01/1972 - The Guildhall, Portsmouth, Hampshire, Inghilterra
22/01/1972 - Winter Gardens, Bournemouth, Hampshire, Inghilterra
23/01/1972 - The Guildhall, Southampton, Hampshire, Inghilterra
27/01/1972 - City Hall, Newcastle-upon-Tyne, Northumberland, Inghilterra
** Da questo concerto viene inserita Eclipse nel finale **
28/01/1972 - City Hall, Leeds, Yorkshire, Inghilterra
03/02/1972 - Lanchester Polytecnic Arts Festival, Locarno Ballroom, Warwickshire, Inghilterra
05/02/1972 - Colston Hall, Bristol, Gloucestershire, Inghilterra
10/02/1972 - De Montfort Hall, Leicester, Leicestershire, Inghilterra
12/02/1972 - City Hall, Sheffield, Yorkshire, Inghilterra
13/02/1972 - The Empire Theatre, Liverpool, Lancashire, Inghilterra
** Per le quattro date al Rainbow Theatre, lo show avrà il sottotitolo "A Piece For Assorted
Lunatics"**
17/02/1972 - Rainbow Theatre, Finsbury Park, Londra, Inghilterra
18/02/1972 - Rainbow Theatre, Finsbury Park, Londra, Inghilterra
19/02/1972 - Rainbow Theatre, Finsbury Park, Londra, Inghilterra
20/02/1972 - Rainbow Theatre, Finsbury Park, Londra, Inghilterra

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**Tour Giapponese**
06/03/1972 - Tokyo-To Taiikukan, Tokyo, Giappone
07/03/1972 - Tokyo-To Taiikukan, Tokyo, Giappone
08/03/1972 - Festival Hall, Osaka, Giappone
09/03/1972 - Festival Hall, Osaka, Giappone
10/03/1972 - Dai-Sho-Gun Furitsu Taiikukan, Kyoto, Giappone
13/03/1972 - Nakajima Sports Centre, Sapporo, Hokkaido, Giappone
**Concerti in Gran Bretagna**
29/03/1972 - Free Trade Hall, Manchester, Lancashire, Inghilterra
30/03/1972 - Free Trade Hall, Manchester, Lancashire, Inghilterra
**Tour Nordamericano. Lo show viene presentato con il titolo Eclipse"
14/04/1972 - Fort Homer Hesterly Armony, Tampa, Florida, USA
15/04/1972 - The Sporttorium, Hollywood, Florida, USA
16/04/1972 - Township Auditorium, Columbia, South Carolina, USA
18/04/1972 - Symphony Hall, Atlanta Memorial Arts Center, Atlanta, Georgia, USA
20/04/1972 - Syria Mosque Theatre, Pittsburgh, Pennsylvania, USA
21/04/1972 - The Lyric Theatre, Baltimora, Maryland, USA
22/04/1972 - Civic Theatre, Akron, Ohio, USA
23/04/1972 - Music Hall, Cincinnati, Ohio, USA
24/04/1972 - Sports Arena, Toledo, Ohio, USA
26/04/1972 - Ford Auditorium, Detroit, Michigan, USA
27/04/1972 - Ford Auditorium, Detroit, Michigan, USA
28/04/1972 - Auditorium Theatre, Chicago, Illinois, USA
29/04/1972 - Spectrum Theatre, Filadelfia, Pennsylvania, USA
01/05/1972 - Main Hall, Carnegie Hall, Manhattan, New York City, New York, USA
02/05/1972 - Main Hall, Carnegie Hall, Manhattan, New York City, New York, USA
03/05/1972 - Concert Hall, JF Kennedy Center for Performing Arts, Washington, USA
04/05/1972 - The Orpheum Aquarius Theatre, Boston, Massachusetts, USA
** Concerti in Europa **
18/05/1972 - Deutshlandhalle, Berlino Ovest, Germania Ovest
** Concerti in Gran Bretagna **
28/06/1972 - The Dome, Brighton, East Sussex, Inghilterra
29/06/1972 - The Dome, Brighton, East Sussex, Inghilterra
**Tour in Nord America . Lo show prende il titolo definitivo The Dark Side Of The Moon**
08/09/1972 - Municipal Auditorium, Austin, Texas, USA
09/09/1972 - Music Hall, Houston, Texas, USA
10/09/1972 - McFarlin Auditorium, University Park, Dallas, Texas, USA
11/09/1972 - Memorial Hall, Kansas City, Missouri, USA
12/09/1972 - Civic Center Music Hall, Oklahoma City, Oklahoma, USA
13/09/1972 - Henry Levitt Arena, Wichita, Kansas, USA
15/09/1972 - Community Center Arena, Tucson, Arizona, USA
16/09/1972 - Golden Hall , Community Concourse, San Diego, California, USA
17/09/1972 - Big Surf, Tempe, Arizona, USA
** Segue recensione concerto del New Times **

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I Pink Floyd, primi esploratori della musica dello Spazio, domenica sera
curiosamente erano a Tempe. Una folla è entrata al Big Surf, ha guardato
gli altoparlanti disposti sui quattro lati, la montagna di attrezzature sul
palco circondata da banchi di luci colorate, ha detto “wow” e si è seduta.
Lentamente un battito di cuore ha cominciato a pulsare dal fondo della sala,
la batteria di Mason si è illuminato di luci girevoli, un fitto banco di nebbia
verde ha avvolto il palco, torri di luci si sono innalzate a loro volta e i Pink
Floyd hanno attaccato con le parole da Music From The Body. Con l'ausilio di
un parco di effetti rumorosi, i Pink Floyd hanno eseguito quasi il loro ultimo
album, Obscured By Clouds (i critici hanno chiamato per sbaglio questa
parte Dark Side Of The Moon), a conclusione del quale sono stati sovrastati
da un disco giallo luminoso. Dopo una pausa hanno ripreso con One Of These
Days, così travolgente che il pubblico non ha potuto fare a meno di lasciarsi
catturare dalle luci abbaglianti. Durante un brano da Ummagumma il palco è
stato squassato da un'esplosione di luci e fiamme, quindi i Pink Floyd si
sono lanciati in Echoes. E' stata un'esecuzione caldissima: nessuna
sorpresa se il vento si è messo a soffiare e la pioggia a cadere. Roger
Waters si è fermato, ha detto che la pioggia avrebbe potuto significare
morte istantanea per il loro impianto: i Pink Floyd hanno terminato.

19/09/1972 - University of Denver Arena, Denver, Colorado, USA


22/09/1972 - The Hollywood Bowl, Hollywood, Los Angeles, California, USA
23/09/1972 - Winterland Auditorium, San Francisco, California, USA
24/09/1972 - Winterland Auditorium, San Francisco, California, USA
27/09/1972 - Gardens Arena, Vancouver, British Columbia, Canada
28/09/1972 - The Memorial Coliseum, Portland, Oregon, USA
29/09/1972 - Hec Edmundson Pavillon, University of Washington, Seattle, Washington, USA
30/09/1972 - Gardens Arena, Vancouver, British Columbia, Canada
** Ultima data del Tour **
21/10/1972 - A Benefit For War on Want and Oxfam, Empire Pool, Wembley, Inghilterra
** Segue recensione del concerto del Sounds **

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Fin dalle prime note hanno offerto allo stadio esaurito una perfetta
dimostrazione di cosa si intende per musica psichedelica. Non c'è stata una
nota, un suono fuori posto durante l'intera serata. Sabato, per cominciare,
hanno eseguito quella lunga suite chiamata Dark Side Of The Moon, titolo
misterioso per una composizione altrettanto misteriosa che induce
nell'ascoltare molti diversi stati d'animo, grazie anche a suoni insoliti
diffusi in quadrifonia a 360 gradi. L'effetto è stato, diciamo, di
stordimento. Nella seconda parte dello spettacolo hanno eseguito tre brani
più noti e un paio di bis. Mentre il primo, l'affascinante Set The Controls
For The Heart Of The Sun, era ovviamente collaudato, il secondo consisteva
in una improvvisazione blues, a dimostrazione che i Pink Floyd non sono
sempre un gruppo da colonna sonora di film di fantascienza. Dal palco
provenivano effetti incendiari che spesso sovrastavano gli artisti. Bombe
accecanti scoppiavano qua e là in momenti strategici e in Set The Controls
il gong di Roger Waters si è trasformato addirittura in un sole fiammante.
Il gruppo era costantemente illuminato dall'imponente torre delle luci
situata in fondo al palco, che assolveva un duplice compito: a frequenti
intervalli eruttava fumo che si mischiava alle luci colorate e al velo di
ghiaccio secco, con il risultato di trascinarci tutti nel Pianeta Floyd.
** Tour Europeo **
10/11/1972 - KB Hallen, Frederiksberg, Copenhagen, Danimarca
11/11/1972 - KB Hallen, Frederiksberg, Copenhagen, Danimarca
12/11/1972 - Ernst-Merck Halle, Amburgo, Germania Ovest
14/11/1972 - Philips Halle, Düsseldorf, Germania Ovest
15/11/1972 - Sporthalle, Böblingen, Germania Ovest
16/11/1972 - Festhalle, Francoforte sul Meno, Germania Ovest
17/11/1972 - Festhalle, Francoforte sul Meno, Germania Ovest
28/11/1972 - Palais des Sports, Tolosa, Francia
29/11/1972 - Les Arènas, Poitiers, Francia
01/12/1972 - Palais des Sports de L'lle de la Jette, St Ouen, Francia
02/12/1972 - Palais des Sports de L'lle de la Jette, St Ouen, Francia
03/12/1972 - Parc des Expositions, Caen, Francia
05/12/1972 - Sport Palais Vorst Nationaal, Bruxelles, Belgio
07/12/1972 - Palais des Sports, Lille, Francia
08/12/1972 - Parc des Exposition, Nancy, Francia
09/12/1972 - Hallenstadion, Zurigo, Svizzera
10/12/1972 - Palais des Sports, Lione, Francia

Curiosità su Echoes

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Senza dubbio The Dark Side Of The Moon è l'apice del vostro successo, ma sicuramente
è un lavoro che parte da lontano.
Roger: Dopo che Syd nel 1968 impazzì e Dave si aggiunse al gruppo, eravamo tutti
alla ricerca di qualcosa. Ci chiedevamo come dovevamo continuare. Lui era quello che
creava tutti i brani. Era il cuore pulsante della band.
Richard: A quei tempi suonavamo ancora molta musica strumentale.
David: Era una lotta tra il desiderio di estendere i nostri confini e il bisogno di
avanzare in modo sperimentale e contemporaneamente restare melodici. La mia passione
per la musica psichedelica improvvisata iniziò a placarsi. Se ascolti Meddle, e
soprattutto il brano Echoes, puoi sentire verso quale direzione ci muoviamo.
Quindi il punto di svolta è Meddle?
Roger: Echoes occupava tutto il lato B, era un brano di 20 minuti. Era innanzitutto
un concetto e poi era l’inizio dello scrivere su altra gente. Era l'inizio
dell’immedesimazione, per dirla in breve.”Due sconosciuti che si incontrano e si
scambiano un’occhiata, io sono te e ciò che vedo sono io”. E’ una specie di filo
conduttore che esiste da allora, e in Dark Side si vede nel modo più evidente.
Se ci basiamo su Echoes, fu un lavoro di squadra.
Nick: E’ stato il momento della nostra carriera con più feeling tra noi, lavoravamo
molto bene insieme come band.
Richard: Erano tempi felici, creativi e piacevoli quando realizzammo quel disco.
Roger: Credo perché avevamo ancora uno scopo in comune: diventare ricchi e famosi.
Siete diventati ricchi e famosi proprio con Money, un paradosso se pensiamo al
testo.
David: Assolutamente. Tutto quello di cui ci prendevamo gioco è diventato la nostra
vita. Non siamo che esseri umani dopotutto. Disprezziamo il denaro quando non lo
abbiamo.
Come è nata l'idea del concept album?

Roger: Nick aveva una casa in St Augustine’s Road a Camden Town. Mi rivedo seduto
in cucina a spiegare agli altri la mia idea che l’intero disco avrebbe potuto
essere incentrato sulle pressioni e sulle preoccupazioni che ci impediscono di
concentrarci sulle cose positive. E così abbiamo cominciato tutti a stilare una
lista di quelle pressioni.

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Nick: Tutti e quattro e discutemmo su come avremmo messo insieme l’album e che ne
avremmo fatto un album-tema, un concept album.
Un concetto che è rimasto attuale dopo 50 anni.
Roger: Ci sono un insieme di cose che esercitano influenza sull’individuo, che colorano la
sua prospettiva esistenziale. Ci sono forze che ti spingono in una certa direzione, e queste
ne sono un esempio e che ti spingono alla morte, alla pazzia, l'immedesimazione o
all’avidità o ad altro. C’è una legge Newtoniana di fisica che è interessante e su quella si
basa l’album.
David: Le idee che Roger cercava, interessano ogni nuova generazione. Non hanno
perso rilevanza.
Roger: L’album è diretto dalle emozioni, non vi è nulla di artificiale o forzato e
penso sia questo uno dei motivi della sua longevità. Ma ciò non significa che il
sole non possa brillare, percorri la via che porta al sole e non camminare sui
sentieri oscuri.
Cambiamo argomento. Quanto fu importante Alan Parsons?
Nick: Alan, senza dubbio, fu molto più che un semplice tecnico del suono: diede
anche suggerimenti sulla musica e su come avrebbe dovuto essere strutturata, per
cui fummo molto fortunati ad averlo in studio. Aveva anche un buono orecchio ed
era un musicista a pieno titolo: un tecnico-produttore a tutti gli effetti.
Come mai ci fu l'intervento di Chris Thomas per il mixaggio finale?
David: Volevo che Dark Side fosse una cosa grandiosa, piena di umori e un po’
fluida, con riverbero e cose di quel tipo. Roger invece era intenzionato a fare un
disco molto più asciutto.
Richard: Noi quattro avevamo idee completamente diverse sul mixaggio; quanto
doveva essere forte la voce, quanto eco dare alle percussioni. Non litigavamo ma
non riuscivamo a trovare un accordo.
David: Avevamo discusso così tanto che a un certo punto Steve O'Rourke suggerì di
ricorrere a un'opinione dal di fuori. Avremmo lasciato a Chris il compito di fare
il mixaggio a modo suo e ad Alan il ruolo di tecnico.
Possiamo affermare che il risultato finale fu ottimo.
David: Mi ricordo ancora il momento quando ascoltammo tutto il mix in una volta
e pensai: abbiamo fatto qualcosa di fantastico.
Roger: Era qualcosa di speciale. Quando terminammo portai il nastro a casa e lo
feci ascoltare a mia moglie. Ricordo che quando lo finì di ascoltare scoppiò in
lacrime. Era in effetti quel che mi aspettavo, perché credo fosse molto
coinvolgente da un punto di vista emotivo e musicale.
Anche la copertina è diventata celeberrima, nonostante non ci sia una
vostra foto.
David: Non abbiamo mai voluto una copertina con la nostra foto.
Nick: Il prisma è il marchio di riconoscimento del disco.
Richard: E’ probabilmente la copertina più riconoscibile di tutti i tempi.
Roger: Puoi guardarla a lungo senza stufarti mai.
Torniamo sul lato musicale. Dove e come sono iniziati i lavori ?
David: The Dark Side Of The Moon iniziò in una sala prove a Bermondsey, quella
dei Rolling Stones. Là provavamo e scrivevamo i brani.

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Roger: Tutto quello che tiravamo fuori insieme lo fissavamo immediatamente
sul Revox e in quattro giorni accumulammo una mezza dozzina di brevi pezzi.
Era precisamente la stessa tecnica usata per Meddle. In quel momento mi
frullava in testa anche una canzone che avevo scritto all'epoca. Parlava
di pazzi che calpestavano le aiuole.
Andiamo nel dettaglio. Con Speak To Me è la prima volta che c'è un brano che fa
da introduzione al disco.
Nick: Decidemmo di realizzare una sorta di ouverture, un’introduzione più
elaborata. Mi presi la briga di lavorarci sopra, costruendola tramite
dissolvenze incrociate con tutti gli altri pezzi dell’album: li assemblai
grossolanamente a casa e poi li montai in studio.
Roger: E’ un tipo di ouverture classica, una sorta di espediente noto da secoli,
che consiste nell’anticipare all’inizio alcuni elementi dell’opera, a mo’ di
assaggio.
David: I battiti del cuore alludono alla condizione umana e preparano il terreno
alla musica, che descrive le emozioni sperimentate durante il corso della vita. In
mezzo al caos si nascondono bellezza e speranza per l’umanità. Gli effetti servono
puramente ad aiutare l’ascoltatore a capire il senso complessivo dell’opera.
Il testo di Breathe è ripreso da Music From The Body. A livello musicale ci sono
influenze esterne?
Richard: Il jazz è la mia musica preferita, la mia fonte di ispirazione. La
cosa interessante di Breathe, parlando di jazz, è un accordo speciale, un
accordo che ho sentito in un album di Miles Davis, Kind Of Blue. Quando
suonavamo Breathe,ero in Sol, e come passare al Mi? Mi venne in mente quel
passaggio di quell’accordo che ci sta benissimo.
On The Run ha subito un cambiamento drastico dalle prime versioni live
David: Lo suonavamo dal vivo già da un po’ come una specie di brano
improvvisato.Senza i sintetizzatori, era un’improvvisazione di chitarra.
Volevamo creare un pezzo che lo rimpiazzasse. Nessuno di noi era veramente
soddisfatto e poi arrivò il sintetizzatore.
Inserii la spina e suonai una sequenza. Roger lo sentì e disse che suonava
bene. Allora cominciammo insieme a studiarlo. Lui suonò la sequenza seguente,
e da una cosa ne venne un’altra.
Roger: Ci suonammo un paio di note lunghe, poi inserii un generatore di rumori
e oscillatori e accelerai il tutto. La cosa particolare è che il tutto fu
ripreso nel film di Adrian Maben, Live At Pompeii.
David: Era molto più emozionante di quella che facevamo in quel momento.
Roger: Tratta di viaggi e della paura di morire volando. Ci ho sofferto molto
all'inizio della nostra carriera. Penso che molta gente che vola tanto come
noi attraversi periodi in cui ne ha paura, per poi farsene una ragione.
Nick: Facevamo molta strada con i loop, suoni strani ed effetti sonori.
Roger: Quel loop esprimeva una certa sensazione di urgenza, che unita al rumore
dei passi, agli annunci aeroportuali e a Roger The Hat, il roadie che si sente
ridere alla fine, sembrava avere un senso. Tutte le esplosioni e i fruscii di Dark
Side e Wish you Were Here sono stati generati con uno di questi apparecchi.
All'epoca fu complicato registrare gli orologi in Time?
Nick: Ricordo solo quella stanza piena di nastri che giravano, e tutto doveva
essere fatto a mano. Poi c'era il momento cruciale, con i nastri che dovevano
partire ad una lunghezza prestabilita, il che veniva fatto con cenni della
mano e con il cronometro.

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Dopo gli orologi c'è una sezione di percussioni. Che tipo sono?
Nick: I tamburi usati sono dei Roto-toms. Credo che abbiamo fatto qualche prova
con altri tamburi, i cosiddetti boo-bans, che sono molto piccoli e accordati, ma i
Roto-toms hanno dato in realtà gli effetti migliori.
Time è l'unico brano accreditato a tutti, un lavoro collettivo.
David: Questo pezzo aveva probabilmente già preso forma dal vivo ancor prima che
ci apprestassimo a farlo. In genere in studio hai soltanto una prova: vedi come
viene, e nella maggior parte dei casi la prima incisione è la migliore. Poi non
fai altro che ripeterti.
Richard: Quegli accordi alla tastiera, maestosi e imponenti, sono miei. Dave
lamentava di continuo che io scrivevo in tonalità complesse e usavo strani
accordi di settima maggiore e minore, difficili da eseguire alla chitarra.
Breathe Reprise chiude un piccolo cerchio, una piccola suite, con un testo molto
significativo.
Roger: Parla della nostra ossessione di essere produttivi, ma anche di
come la religione possa menomare la nostra capacità di entrare in empatia
The Great Gig In The Sky ha un pezzo di piano stupendo. con altre persone.
Roger: Us and Them e The Great Gig In The Sky sono pezzi di pianoforte
stupendi. Veramente pezzi meravigliosi.
Richard: Volevamo un altro frammento musicale di 4-5 minuti. Un frammento
strumentale. Credo di essermi messo al pianoforte come sempre e mi sono
venuti questi due accordi.
E poi c'è la parte vocale di Clare Torry. Fu una scelta azzeccata la cantante.
Roger: Non so a chi venne l'idea di quella cantante. Alan Parsons conosceva Clare
Torry e ce la consigliò.
David: Stavamo pensando a Madeline Bell o Doris Troy, e non credemmo ai nostri
occhi quando entrò quella tipa dalla pelle bianca che sembrava una casalinga. Ma
appena aprì la bocca bè.. Non riuscì subito a raggiungere il risultato che
volevamo, ma quel che uscì fu proprio quel suono da orgasmo che cercavamo
Richard: Sapevamo ciò che volevamo. Musicalmente non era ancora chiaro,ma
volevamo che qualcuno improvvisasse su questo pezzo. Le demmo delle
indicazioni tipo: pensa alla morte o ad altro di macabro e canta. Se mi
ricordo bene entrò in studio di registrazione e dopo poco aveva finito. Uscì
e si scusò, e disse che era imbarazzata, mentre a noi era parsa magnifica.
Roger: Era veramente tutto stupendo, tanto la chitarra quanto la musica da organo
di Rick e la voce di Clare erano incredibilmente commoventi.
Parliamo della musica di Money
Roger: Ricordo di aver scritto Money come una specie di canzone blues.Ha il
suono transatlantico della chitarra blues. Se ascolto il demo originale è
diverso. E’ un po’ rigido e molto inglese.
Richard: Adoro che ci siano dei cambi. Succede molte cose in Dark Side, cose
magiche senza averle realmente volute. Succedono e basta. Il bello di Money è
che ha un assortimento di misure.
Dick Parry è una vostra vecchia conoscenza.
Nick: Dick faceva parte della “mafia” di Cambridge. Lui era fantastico.
David: Da adolescente suonavo con Dick Parry in una piccola band a Cambridge.
Non conoscevo altri sassofonisti e non avrei nemmeno osato chiedere oltre. E’
bello coinvolgere i tuoi amici, persone con cui hai empatia. C’erano diversi
grandi nomi a cui avremmo potuto ricorrere ma a volte è noioso coinvolgere quei
solerti professionisti di studio. Intimoriscono un po’.

17
Us And Them è un brano che nasce nel 1969 ma è stato pubblicato in Dark Side,
quattro anni dopo.
David: Mi stupisce ora se ci penso. Avevamo registrato la musica per il film
Zabriskie Point. E per gli album Atom Heart Mother, Meddle e Obscured By Clouds
non l’abbiamo usata. E’ una bella musica. Era destinato a rinascere in questo
Il testo è molto toccante e semplice allo stesso tempo. album.
Roger: Il testo è così diretto e lineare. Tratta la questione fondamentale di
quanto la gente sia più o meno in grado di essere umana. Il bello è che durante
la stesura è stato lasciato spazio per l’eco. Lavorando con musicisti mi trovo
spesso a dire nella mia competenza di produttore: lascia uno spazio qui, suona
una mezza battuta e poi lasciane una e mezza libera, semplicemente vuota, e
quella canzone ce l’ha. In qualche modo funziona. Credo che l’armonia di Dave
e Rick funzioni molto bene nel gruppo. Le loro voci si assomigliano e il modo
in cui si accavallano è un punto forte in Dark Side.
Richard: Fra i brani che abbiamo scritto io e Roger trovo che questo sia
il più bello.
Any Colour You Like è forse l'unico brano veramente strumentale
di tutto il disco.
David: Non è una fase essenziale della narrazione, ma ci sono momenti in cui
è bello lasciarsi andare e suonare soltanto.
Richard: Ci siamo detti: "Qui non abbiamo ancora niente, che cosa facciamo?
Facciamo una Jam". Ed è quello che abbiamo fatto. Due accordi soltanto: inizia
il synth che dà l'atmosfera, poi c'è questo straordinario assolo di Dave.
Come mai questo titolo?
Roger: A Cambridge, dove vivevo, ogni tanto arrivava da Londra qualcuno con un
camioncino pieno di roba da vendere. Se aveva un servizio di porcellana di un
certo colore, diceva: "Puoi averlo tutto per dieci scellini. Di qualsiasi
colore ti piaccia, tanto c'è solo blu". L'espressione faceva parte del gergo
di questi venditori, per cui, metaforicamente, Any Colour You Like offre una
scelta che in realtà non c'è.
Cosa rappresenta il “prato” in Brain Damage?
Roger: Le società civili tendono a imporre regole su regole, come proibire
di calpestare le aiuole. Penso che ci sia sempre qualcosa di radicalmente
sbagliato in questo atteggiamento. Ci si cura di far crescere l'erba ma non
è permesso di godersela. Chi prova il desiderio di camminare sull'erba è
considerato un folle. Il ritaglio di verde proibito che avevo in testa era
la vasta distesa fra la King’s College Chapel e il fiume Cam, a Cambridge.
Non so perché ma pensavo a quella mentre scrivevo il testo.
E' un riferimento anche alla follia di Barrett?
Roger: C'era in tutto questo una sorta di ombra di Syd, la cui vicenda era
abbastanza recente. Brain Damage riflette sicuramente l'idea che le persone non
sono necessariamente padrone della propria identità, che siamo tutti marionette
e che i fili delle nostre vite sono manovrati dalla storia personale,
dall'ambiente, dai genitori, dagli antenati e così via.
David: Ci sono precisi riferimenti a ‘momenti con Syd’ in alcuni testi di Dark
Side. Credo che Syd fosse una presenza costante nelle nostre menti e nelle
nostre coscenze.
Eclipse è un finale trionfante a livello musicale.
Richard: E' un finale fantastico. La musica cresce, prende corpo, aumenta in
decibel. Decidemmo di alzarla ancora. Lasciando da parte per un momento il
tono cupo delle parole, direi che in quella cazone c'è speranza proprio in
virtù della musica

18
Nel disco ci sono molte registrazioni di voci, anche alla fine. Come e sono
state effettuate?
Roger: Scrissi delle domande su una serie di cartoncini. Iniziavano chiedendo:
Qual è il tuo colore preferito? Il tuo cibo preferito? Per rompere il ghiaccio.
E poi: Quand’era l’ultima volta che sei stato violento? Pensi di essere stato
nel giusto? Cosa significa per te la frase il lato oscuro della luna?.
Proseguii con le domande e chiesi: Avevi ragione?
Nick: Abbiamo iniziato ad usare gente che lavorava in studio con noi,
Gli Wings stavano registrando e Paul, Linda e Henry McCullough hanno
partecipato. Poi c’è lo speciale roadie Roger, “The Hat”.
David: Il portiere irlandese Gerry… la gente che non viene mai intervistata è
quella che dice le cose più interessanti.
Roger: Paul è stata l’unica persona che ha ritenuto di dover recitare, il
che era ovviamente inutile. Cercava di essere divertente, e non era quello
che assolutamente volevamo.
Nick: Credo si debba darci atto di aver selezionato quello che si adattava
meglio al nostro scopo. Per forza di cose Paul e Linda sono stati
inevitabilmente molto più riservati.
Ultima domanda. Riassumendo in poche parole, qual è il vero concetto di
The Dark Side Of The Moon?
Roger: The Dark Side of the Moon era un'istanza di empatia politica, filosofica
e umanitaria che chiedeva disperatamente di venir fuori.

Le citazioni sono state tratte dal documentario


“The Making Of The Dark side Of The Moon",
dal libro "Il Fiume Infinito” dei Lunatics
e da alcune interviste.

19
Quella di The Dark Side Of The Moon non è una copertina, ma è
LA copertina. Forse non è la più bella, per alcuni, forse è la più
bella per altri, sicuramente è la copertina più famosa di uno dei
dischi più venduti di sempre. Il successo di questa copertina sta
nella “semplicità”, cioè un simbolo grafico elegante e pulito,
proprio come suggerì nell’autunno del 1972 Richard Wright a
Storm Thorgerson e Aubrey Powell che avevano mostrato alla band
alcune bozze., ma che secondo i quattro musicisti non si
adattavano bene al disco.
L’ottima idea, alla fine, nacque un po’ per caso. Thorgerson mentre
stava sfogliando un libro di fisica vide la famosa immagine di Isaac
Newton che lo ritrae con il prisma e il suo esperimento. Il
matematico e filosofo, intorno al 1670, intuì che la luce bianca del
sole fosse in realtà composta da raggi colorati aventi diversi gradi
di rifrangibilità.
Lo studio fotografico affidò alla mano di George Hardie la
realizzazione del disegno, ispirandosi proprio al processo scoperto
da Newton. Ci sono moltissime foto famosissime fatte dai soci
della Hipgnosis finite sulle copertine di dischi altrettanto famosi,
ma questo, forse, è l’unico disegno del loro catalogo e
sicuramente il più conosciuto.

Il progetto di Isaac Newton

20
La bozza di
George Hardie.
Oggi è diventata
la copertina di
The Dark Side Of
The Moon Live
At Wembley 74

La forma triangolare,figura geometrica ricca di significati simbolici,


si addice perfettamente alla profondità e l’ambizione dei testi di
Roger Waters, mentre i colori dell’arcobaleno ricordano lo spettacolo
di luci che i Pink Floyd mettevano in scena durante i primi concerti.
Arcobaleno a sei colori e non sette. Con il colore porpora al posto
dell’indaco e del viola, perché, secondo Thorgerson, questi due
colori posizionati vicini, avrebbero creato confusione a chi guardava
la copertina nei negozi. All’opposto, nella back cover, il prisma è
capovolto e l’arcobaleno si trasforma in luce bianca, producendo
esattamente il processo inverso della front cover. A completare il
loop grafico, come proprio l’audio del disco, c’è un battito cardiaco
rappresentato con i colori dell’arcobaleno all’interno della copertina
gatefold. Questa fu un’idea di Roger Waters, insomma la classica
“ciliegina sulla torta”. Ormai la copertina di The Dark Side Of The
Moon è un simbolo, un logo, un’icona, che ci ricorda subito il senso
del disco, perché alla fine quel disegno rappresenta un collegamento
di punti per ricordarci chi e cosa siamo.

21
Le impressioni degli addetti ai lavoro
dopo l'uscita dell'album
Tony Stewart di New Musical Express - Enzo Caffarelli di Ciao 2001 - Jaques Chabiron di Rock and Folk

Sin dall'epoca della


rappresentazione di questo
lavoro alla Brighton Dome lo
scorso anno quando, a causa
di difficoltà tecniche
l'esecuzione si bloccò a
metà strada, la struttura di
Dark Side Of The Moon si è
sviluppata notevolmente. Come
un aircraft o una navicella
spaziale è stata soggetta a
numerose modifiche per
permetterne la partenza.
Il risultato è quello che viene correttamente descritto da uno dei
brani come il "gran concerto nello spazio". Musicalmente questo
album è simile allo stile formulato dapprima con Atom Heart Mother
e poi Meddle, sebbene sia più forte da un punto di vista tematico
su uno dei soggetti più comuni al mondo: la pazzia. "I’ve been mad
for fuking years", dice una voce mentre la batteria suonata come un
battito di cuore dà l'inizio a Speak To Me..bum bum...bum bum...
bum bum.... Che di per se è già una semplificazione perché una
verifica più attenta dei testi di Roger Waters in Breathe o Money
rivelino legami con le motivazioni della follia o della morte da
lavoro eccessivo e con la separazione tra razze e classi sociali
in Us And Them. Con la possibilità di apparire un po' un grande
fallimento, Dark Side parla della vita e il risultato non è una
bella immagine, come suggerito in particolare da Eclipse.
Probabilmente questa è l'impresa di maggior successo artistico dei
Floyd. Non solo i testi sono affermazioni di opinioni, di solito
abbastanza comprensibili, ma sono valorizzate da nastri
intelligenti e effetti sonori. E qua e là ci sono orribili risate
di pazzi che ricorrono. La musica da Speak To Me si irradia
delicatamente dentro la melodia di Breathe con le voci che
ondeggiano in una sorprendente magia rilassante seguita dal ritmo
incalzante dell'hit-hat di Mason. Poi l'annuncio dell'altoparlante
aereoportuale e il rumore dei passi che passa da una cassa
all'altra e comprendi che sei in On The Run. Il ruggito di una
tempesta elettronica prelude, con il ticchettio dell'orologio, a
Time. Che segue il tempo di un metronomo con effetti di
sintetizzatore che non si sarebbero perduti nel corso di una
puntata di Dr. Who.

22
E sebbene qualcuno possa trovare somiglianze con i due dischi
precedenti, c'è senza dubbio un sviluppo di forma e struttura
nel modo in cui Time odora di accordi tosti e in cui la base è
costruita sulle voci femminili di sottofondo. Oppure attraverso
una ripresa di Breathe con una graduale e riservata
trasgressione di quella melodia con le belle linee di piano di
Rick Wright che fluttuano finché non si inserisce la chitarra.
Qua la struttura diviene più elaborata e non a causa della
semplicità della linea di basso, assolutamente ripetitiva, ma
perché la magnifica voce di Clare Torry evita di farle perdere
attenzione, cosa che sarebbe probabilmente successa. I Floyd,
pare, stanno ora allargando i loro scopi, per fornire nuovi
punti focali. Nello stesso modo in cui queste signore gonfiano
le voci, il sax di Dick Parry crea una guida alternativa alla
chitarra o alle tastiere. Ma la porta delle influenze musicali è
decisamente semiaperta per farci entrare in Us And Them e a
picchi di canto che sono più simili ai Moody Blues che ai Floyd.
Quel brano è preceduto da una lunga costruzione strumentale,
costruita per un ascolto notturno bevendo caffè, con il sax che
scivola attorno al piattino. Ma scommetto che nel momento in cui
avrete mangiato il vostro after-eight avete rovesciato gran
parte della bevanda. Mentre il gruppo scala lentamente verso
Brain Damage e Eclipse, ha ancora una volta toccato il culmine
ed in modo irritante l’ha tagliato via. "There is no dark side
to the moon realy, as a matter of fact - ci informa una voce -
it’s all dark". Bum bum... bum bum.. bum bum.

Preceduto da un bootleg, questo album


era atteso curiosamente. Si voleva
valutare il gruppo attuale, dopo le
esperienze poco convincenti di Meddle
e di Obscured By Clouds, si voleva
verificare quanto Roger Waters e
compagni abbiano ancora da dire
Questo disco contiene una decina di titoli legati fra loro a
formare un'unica suite. Costanti e palesi, nei titoli, nelle
atmosfere musicali, nella particolareggiata ricerca sonora, nelle
dichiarazioni stesse degli interessati, i riferimenti spaziali
cari al quartetto. Il risultato ancora una volta non dispiace,
anzi a tratti entusiasma. Ma la ricerca della sensazione pura va
a discapito della musica vera e propria: le emozioni sono
soltanto momentanee, passeggere, nulla è radicalmente profondo.
L'influenza del bassista Waters, del quale viene pubblicato anche
il ‘solo’ The Body, è evidentissima (ricordate la side B di Atom
Heart Mother?). Ma anche quella di Syd Barrett non è stata del
tutto posta nel dimenticatoio. Un non so che di pacato, di
mistico tiene le fila della musica pinkfloydiana. Certamente il
gruppo ha avuto meriti straordinari anni or sono; ora le
imitazioni, le volgarizzazioni e d'altro canto i progressi del pop

23
negli ultimi tempi, tendono a ridimensionarli ed a confonderli
nella massa. Complessivamente i quattro sono sempre gli stessi:
li ascoltiamo in pezzi estremamente tipici del loro repertorio,
come Speak To Me, Breathe, On The Run, Money, Us And Them. Da
notare l'uso del sax e l'impiego notevolissimo delle voci, anche
di alcuni ospiti, fra cui le armonie a bocca chiusa della
cantante Clare Torry nella bellissima The Great Gig In The Sky.

Nessun esempio ha finora smentito l'assioma secondo cui ogni gruppo


ha il diritto di fare un passo falso durante la propria carriera.
Tornando un po' sul passato dei Pink Floyd, si constata che il
gruppo non ha fatto veri errori, se non registrando la colonna
sonora del film Obscured By Clouds e qualche traccia di More molto
dubbiosa: e questo per essersi troppo allontanati dall'essenza della
musica del gruppo. Questo lavoro, effettuato su commissione, venne
male ai musicisti perché la loro musica sembrava a priori l'ideale
per rafforzare le immagini del film, ma il fatto è che sono molte le
sequenze di un film, quindi numerosi e brevi devono essere le
illustrazioni musicali. I Pink Floyd sono appunto il contrario della
concisione. E' una musica diluita, si estende e si espande
all'infinito. Se deve scrivere una canzone di tre minuti, il gruppo
diventa un'ordinaria formazione rock, per giunta pessima, non
conoscendo l'arte di dire tutto in così poco tempo. La musica dei
Pink Floyd, la vera e la migliore, eccola in questo Dark Side Of The
Moon, serie di lunghe canzoni che si intrecciano intimamente.
Musicalmente almeno, poiché i testi non hanno tra loro alcuna
relazione evidente, nonostante Eclipse, l'ultimo pezzo, sia
apparentemente un riassunto delle parole e delle idee enunciate
precedentemente. “All you see / All you touch” proviene da Breathe,
“All that you buy, deal...” da Money. "E tutto ciò che è sotto il
sole è in armonia, ma il sole è eclissato dalla luna", conclude
tutto. Dark Side Of The Moon è ovviamente quel pezzo che i Floyd
suonavano nella prima parte dei concerti fatti in Francia qualche
mese fa. Molto promettente dal vivo, ci guadagna a essere ascoltato
in disco, perché le vere trovate, le sorprese nell'arrangiamento
sono così realmente udibili. La rigorosa progressione dell'ampiezza
delle frequenze del VCS3 in On The Run; il delicato piano di Richard
Wright; il vigore, i cori femminili in generale (e soprattutto
l'exploit solitario di Clare Torry in The Great Gig In The Sky).

24
Le percussioni non sono più quelle troppo pesanti come in Atom
Heart Mother, ma principalmente assoli che arieggiano il pezzo e
gli danno nuovo slancio (Us And Them e Money). La presa sonora
nella sua totalità e fantastica e la produzione di questo disco
agevolmente la migliore di tutto quello che i Floyd hanno fatto
fino ad ora. Un pezzo come Money anodino, a parte quando si
ascolta la precisione del mixaggio delle voci, delle chitarre
wa-wa o ritmiche, dei sax e dei vibrati: tutti questi suoni, di
cui nemmeno due che si confondano o si somiglino, si rispondono
a ogni tempo della misura, che dona alla canzone un impeccabile
equilibrio ritmico. La stessa considerazione avrebbe potuto
essere fatta per Great Gig, in cui Wright suona l'organo Hammond
e il piano. Tutto ciò perfettamente piazzato e regolato alla
frazione di secondo, non impedisce però a una certa urgenza di
manifestarsi qua e là, principalmente nei cori di Gilmour, più
incisivi che mai. D'altra parte, i ritmi, i colori degli episodi
di questa Dark Side Of The Moon cariano abbastanza da non
rischiare di stancare. Un momento di vera follia
elettro-acustica sarebbe stato il benvenuto, ma l'opera è in se
stessa così ben composta, e riserva così tante sorprese che non
se ne sente veramente la necessità. Voci femminili soliste,
sassofono, eco alla Terry Riley: immenso è il ventaglio di
sonorità utilizzate. Tutte si giustificano, ma traccia di
sovraccarico, di effetti artificiali o di eccessiva lunghezza.
La certezza ricavata da Ummagumma era che ognuno dei musicisti
avesse delle idee interessanti, ma la musica dei Floyd non ne
beneficiava immediatamente (tranne che per quanto riguardava i
vecchi pezzi rigenerati). Atom Heart Mother e Meddle vennero
dopo, e deluse il fatto che non concretizzassero davvero le
promesse di Ummagumma. E' che non erano che assaggi, tappe verso
l'opera lunga, logicamente strutturata che è Dark Side Of The
Moon. Lunghe nello spazio sono le misure della musica dei Pink
Floyd, lunga nel tempo è stata - e sarà - l'evoluzione di questa
musica. I membri di questo gruppo non sono dei tecnici, nemmeno
degli strumentisti virtuosi, ma dei compositori istintivi, che
lavorano prima di tutto la sonorità che la tecnica della
struttura musicale. Il loro sistema di armonizzazione
(sovrapposizione di accordi o di particelle di accordi), il loro
incedere ritmico (si tratta raramente di battere il tempo, più
spesso di accompagnare le melodie con una ricerca sonora di
percussioni - Time), tutto questo, malgrado le apparenze, è in
effetti molto meno complesso di quello che fa un gruppo come gli
Yes, ad esempio. Ma è appunto la semplicità della loro musica ad
essere la causa del successo raggiunto dai Floyd. E affermarlo
non vuole in nessun caso sminuire i meriti dei Pink Floyd.
L'importante è che continuino e progrediscano magnificamente
sulla via che si sono loro stessi tracciati, via seguita da
decine di gruppi che, non avendo sempre un bagaglio tecnico
sufficiente, hanno capito che potevano comunque esprimere la
musica che avevano dentro, e far condividere le proprie emozioni
a tutti quelli che vogliono lasciarsi trasportare in un mondo
etereo.

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** Tour in Nordamerica**
04/03/1973 - Dane Country Memorial Coliseum, Madison, Wisconsin, USA
05/03/1973 - Cobo Arena., Detroit, Michigan, USA
06/03/1973 - Kiel Opera House, St Louis, Missouri, USA
07/03/1973 - International Amphitheatre, Chicago, Illinois, USA
08/03/1973 - University of Cincinnati Fieldhouse, Cincinnati, Ohio, USA
10/03/1973 - Kent State University, Kent, Ohio, USA
11/03/1973 - Maple Leaf Gardens, Toronto, Ontario, Canada
12/03/1973 - The Forum, Montreal, Quebec, Canada
14/03/1973 - Music Hall, Boston, Massachusetts, USA
15/03/1973 - Pectrum Theatre, Filadelfia, Pennsylvania, USA
17/03/1973 - Radio City Music Hall, Manhattan, New York City, New York USA
** Segue recensione del concerto del Sounds **
La Radio City Music Hall è una delle poche sale
americane costruite appositamente 30 o 40 anni fa
per gli spettacoli dal vivo, e in effetti quattro
volte al giorno ospita l'ultimo show nel suo genere
in America, con orchestra, ballerini e allestimenti
speciali.
Qui la settimana scorsa i Pink Floyd si sono esibiti in in eccitante
performance; potevano contare, come arredi scenici di base, su un palco lungo
mezzo isolato e un teatro da 6200 posti su quattro livelli. All'una e mezza di
mattina le luci si sono abbassate, il pubblico si è alzato in piedi, nuvole di
vapore hanno avvolto il palco e i Pink Floyd sono entrati in scena su uno degli
ascensori; tre torri delle luci (su quella centrale era montato un piatto
riflettente) restituivano un'immagine brillante e ipnotica del proscenio. La
porzione di palco sopraelevata ha raggiunto la massima altezza, poi ha
cominciato gradatamente a spingersi in avanti: il pubblico ha rumoreggiato di
approvazione. Una menzione speciale ai tecnici del suono e delle luci, che non
hanno perso un colpo; l'acustica assicurata dall'impianto quadrifonico di 20
altoparlanti, con casse disposte su tutti i livelli della sala, poteva quasi
dirsi da 'ascolto in cuffia'. Nella prima metà del concerto, conclusa sulle
note di Echoes, i musicisti hanno eseguito alcuni brani più noti del loro
repertorio. Nella seconda parte il nuovo album Dark Side Of The Moon (per il
quale si sono unite al gruppo tre coriste di colore), con One Of These Days
come bis. Il piatto di quattro metri e mezzo appeso alla torre centrale si è
infiammato di luci tra i fumi, e quando è stato colpito da riflettori rossi ha
creato un effetto laser, con fasci di luce rossa che attraversano la sala
immensa nell'oscurità. Quando altre luci lo hanno illuminato, è parsa una di
quelle palle a specchio che si usavano nei grandi balli degli anni '30. I Floyd
erano al top della forma e l'allestimento dello spettacolo uno dei migliori
visti da lungo tempo a questa parte.

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18/03/1973 - Place Theatre, Waterbury, Connectiut, USA
19/03/1973 - Providence Civic Center, Providence, Rhode Island, USA
22/03/1973 - Hampton Coliseum, Hampton, Virginia, USA
23/03/1973 - Charlotte Park Center, Charlotte, North Carolina, USA
24/03/1973 - Municipal Auditorium, Atlanta, Georgia, USA
** Concerti in Gran Bretagna **
18/05/1973 - Earls Court Exhibition Hall, Earls Court, Londra, Inghilterra
19/05/1973 - Earls Court Exhibition Hall, Earls Court, Londra, Inghilterra
** Tour in Nord America **
16/06/1973 - Roosvelt Stadium, Jersey City, New Jersey, USA
17/06/1973 - Saratoga Performing Arts, New York, USA
19/06/1973 - Civic Center Arena, Pittsburgh, Pennsylvania, USA
20/06/1973 - Merriweather Post Pavillon, Columbia, Maryland, USA
21/06/1973 - Merriweather Post Pavillon, Columbia, Maryland, USA
22/06/1973 - Buffalo Memorial Auditorium, Buffalo, New York USA
23/06/1973 - Olympia Stadium, Detroit, Michigan, USA
24/06/1973 - Blossom Music Center, Cuyahoga Falls, Ohio, USA
25/06/1973 - Convention Center, Louisville, Kentucky, USA
26/06/1973 - Lake Spivey Park, Jonesboro, Georgia, USA
27/06/1973 - Jacksonville Coliseum, Jacksonville, Florida, USA
28/06/1973 - The Sportatorium, Hollywood, Florida, USA
29/06/1973 - Tampa Stadium, Tampa, Florida., USA
** Concerti Europei **
12/10/1973 - Olympiahalle, Monaco, Germania Ovest
13/10/1973 - Stadthalle, Vienna, Austra
** Concerto Benefico per Robert Wyatt **
04/11/1973 - Rainbow Theatre, Finsbury Park, Londra, Inghilterra (Doppio spettacolo)
** Segue recensione del concerto del Melody Maker **

E' stata una splendida serata di 'solidarietà rock':


entrambi i gruppi hanno suonato a sostegno del
batterista invalido Robert Wyatt e il presentatore
John Peel ha avuto il piacere di annunciare che erano
state raccolte 10000 sterline.

Lo spettacolo è stato introdotto da battiti di cuore che pulsavano in tutto


l'auditorium. La folla è ammutolita: dopo una serie di misteriosi ticchettii
di orologi, con perfetta precisione i Floyd si sono aperti un varco con i
propri strumenti nei suoni registrati, combinando basi in quadrifonia,
luci, fumi ed effetti scenici in una sorta di rock 'son et lumière'. Dall'alto
pendeva un enorme pallone a simboleggiare la luna, su cui giocavano i
riflettori, e poco dopo l'avvio della performance fari seguipersone hanno
cominciato a squarciare l'oscurità, mentre banchi di spie luminose
ruotavano sugli altoparlanti. Un coro femminile cantava sommessamente
come angeli di misericordia e quando una palla d'argento, colpita da una
miriade di raggi luminosi, si è messa a ruotare e a emettere fumo, il
pubblico è esploso in un'ovazione. Si meritavano un premio Nobel o,
almeno, un Oscar.

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** Tour Francese **
18/06/1974 - Parc des Expositions, Tolosa, Francia
19/06/1974 - Les Arènas, Poitiers, Francia
21/06/1974 - Palais dex Expositions, Dijon, Francia
22/06/1974 - Parc des Expositions, Colmar, Francia
24/06/1974 - Palais des Sports de la Porte de Versailles, Parigi, Francia
26/06/1974 - Palais des Sports de la Porte de Versailles, Parigi, Francia
** Tour Britannico Invernale **
04/11/1974 - Usher Hall, Edimburgo, Lothian, Scozia
05/11/1974 - Usher Hall, Edimburgo, Lothian, Scozia
08/11/1974 - The Odeon, Newcastle-upon-Tyne, Tyne and Wear, Inghilterra
09/11/1974 - The Odeon, Newcastle-upon-Tyne, Tyne and Wear, Inghilterra
14/11/1974 - Empire Pool, Wembley, Middlesex, Inghilterra
** Segue recensione del concerto del New Musical Express **

Dopo circa cinque minuti dedicati a un'elaborata


accordatura, la band attacca con il primo brano, una
nuova composizione intitolata Shine On You Crazy
Diamond. E' molto lenta, piuttosto carente di inventiva
melodica: ogni nota indugia sospesa in quella maniera
stentata, tipicamente sinistra, che tende a
caratterizzare i Pink Floyd quando sono senza ispirazione.
A questo avvio decisamente modesto fu puntualmente seguito il secondo dei tre
nuovi motivi presentati in questa sezione. Raving And Drooling è sostenuta da
un ritmo in qualche modo simile a quello del battito del cuore umano e contiene
parecchie altre trovate tipiche dei Floyd. Quini ecco Gotta Be Crazy, magnum
opus di questo incerto triumvirato, con una melodia abbastanza soddisfacente;
un seducente accordo in minore della chitarra di Gilmour, che si esibisce anche
come cantante. Purtroppo, come sempre, i Floyd tirano in lungo le canzoni il
doppio del necessario. La seconda meta è, ovviamente, Dark Side Of The Moon e
impreziosita dalla proiezione di uno speciale filmato come accompagnamento
visivo alla musica. In chiusura la band lascia il palco fra entusiastici
applausi. Infine torna per un bis - niente ‘grazie’ o cose del genere - ed
esegue Echoes. Gli effetti visivi sono ora relegati a sfere di luce verde
proiettate sul grande schermo.

28
15/11/1974 - Empire Pool, Wembley, Middlesex, Inghilterra
16/11/1974 - Empire Pool, Wembley, Middlesex, Inghilterra
17/11/1974 - Empire Pool, Wembley, Middlesex, Inghilterra
19/11/1974 - Trenthan Gardens, Stoke-on-Trent, Staffordshire, Inghilterra
22/11/1974 - Sophia Gardens Pavilon, Cardiff, Glamorgan, Galles
28/11/1974 - Empire Theate, Liverpool, Merseyside, Inghilterra
30/11/1974 - Empire Theate, Liverpool, Merseyside, Inghilterra
03/12/1974 - The Hippodrome, Birmingham, West Midlands, Inghilterra
05/12/1974 - The Hippodrome, Birmingham, West Midlands, Inghilterra
09/12/1974 - The Palace Theatre, Manchester, Greater Manchester, Inghilterra
10/12/1974 - The Palace Theatre, Manchester, Greater Manchester, Inghilterra
13/12/1974 - The Hippodrome, Bristol, Avon, Inghilterra
14/12/1974 - The Hippodrome, Bristol, Avon, Inghilterra

Curiosità

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** Tour in Nord America **
08/04/1975 - Pacif National Exhibition Coliseum, Vancouver, British Columbia, Canada
10/04/1975 - The Coliseum, Seattle, Washington, USA
12/04/1975 - Cow Palace, Daly City, San Francisco, California, USA
13/04/1975 - Cow Palace, Daly City, San Francisco, California, USA
17/04/1975 - Denver Coliseum, Denver, Colorado, USA
19/04/1975 - Tucson Community Center Arena, Tucson, Arizona, USA
20/04/1975 - University Activity Center, Arizona State University, Tempe, Arizona, USA
21/04/1975 - Sports Arena, San Diego, California, USA
23/04/1975 - Sports Arena, Exposition Park, Los Angeles, California USA
27/04/1975 - Sports Arena, Exposition Park, Los Angeles, California USA
** Secondo tour in Nord America **
07/06/1975 - Atlanta Stadium, Atlanta, Georgia, USA
09/06/1975 - Capital Centre, Landover, Maryland, USA
10/06/1975 - Capital Centre, Landover, Maryland, USA
12/06/1975 - Spectrum Theater, Filadelfia, Pennsylvania, USA
13/06/1975 - Spectrum Theater, Filadelfia, Pennsylvania, USA
15/06/1975 - Garden State Music Fair, Roosevelt Stadium, Jersey City, New Jersey, USA
16/06/1975 - Nassau Vetwerans Memorial Coliseum, uniondale, Long Island, New York, USA
17/06/1975 - Nassau Vetwerans Memorial Coliseum, uniondale, Long Island, New York, USA
18/06/1975 - Boston Garden, Boston, Massachusetts, USA
20/06/1975 - Three Rivers Stadium, Pittsburgh, Pennsylvania, USA
22/06/1975 - County Stadium, Milwaukee, Wisconsin, USA
23/06/1975 - Olympia Stadium, Detroit, Michigan, USA
24/06/1975 - Olympia Stadium, Detroit, Michigan, USA
26/06/1975 - Autostade, Montreal, Quebac, Canada
28/06/1975 - Ivor Wynne Stadium, Hamilton, Ontario, Canada
** Show Inglese **
05/07/1975 - Knebworth Park, Stevenage, Hertfordshire, Inghilterra

30
15/07/1994 - Pontiac Silverdrome, Pontiac, Detroit, Michigan, USA
17/07/1994 - Giants Stadium, East Rutherford, new Jersey, USA
18/07/1994 - Giants Stadium, East Rutherford, new Jersey, USA
06/08/1994 - Fussballstadon St Jakob, Basilea, Svizzera
16/08/1994 - Neidersachsenstadion, Hannover, Germania
04/09/1994 - Stadion Feyenoord, Rotterdam, Olanda
05/09/1994 - Stadion Feyenoord, Rotterdam, Olanda
17/09/1994 - Festa Nazionale dell'Unità, Modena, Italia
19/09/1994 - Cinecittà, Roma, Italia
20/09/1994 - Cinecittà, Roma, Italia
23/09/1994 - Stade de Gerland, Lione, Francia
14/10/1994 - Earls Court Exhibition Hall, Londra, Inghilterra
16/10/1994 - Earls Court Exhibition Hall, Londra, Inghilterra
19/10/1994 - Earls Court Exhibition Hall, Londra, Inghilterra
20/10/1994 - Earls Court Exhibition Hall, Londra, Inghilterra
23/10/1994 - Earls Court Exhibition Hall, Londra, Inghilterra
28/10/1994 - Earls Court Exhibition Hall, Londra, Inghilterra
29/10/1994 - Earls Court Exhibition Hall, Londra, Inghilterra

Curiosita'

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“The Dark Side of the Moon”.
Casa e numero: EMI-Harvest, SHVL 804.
Rarità/Prezzo: € 1.000
Dettagli: Originale prima edizione inglese, marzo
1973, copertina standard blu scuro con il motivo del
prisma, adesivo col titolo
Ditta grafica: Garrod & Lofthouse Ltd., inner nero
con foro centrale, etichetta nera della Harvest col
prisma “pieno” celeste, lettere argentate, matrici:
A-2, B-2).

La prima edizione originale inglese sorprendentemente non fu la prima, ma fu fatta uscire nel Regno Unito due
settimane dopo degli U.S.A. (rispettivamente 16 e 1° marzo 1973). Si tratta della prima edizione originale del 16
marzo 1973, con i riferimenti della "The Gramophone Co., Ltd." sul bordo esterno e riconoscibile facilmente per
il famoso motivo del prisma "pieno" sulle etichette; un’edizione molto ricercata e ambita da molti collezionisti e
anche da semplici appassionati di musica e non solo. Secondo alcuni audiofili è una delle versioni migliori come
ascolto, a prescindere da alcuni piccoli difetti, tanto che dalla fine degli anni ’70 questo disco era usato per
provare l’acustica delle casse nelle sale di ascolto dei più famosi negozi di impianti Hi-Fi dell’epoca. Questa
edizione, diversamente da quello che si può pensare, non è rara. Ogni mese sono presenti su Ebay una dozzina
di copie in vendita, quasi tutte complete. Tuttavia, i prezzi sono molto alti, rispetto al numero di copie circolanti,
tanto da essere comunque un pezzo ambito da molti collezionisti e non, ma costoso. Nelle etichette, in alcuni
brani, il nome di Waters è a lettere maiuscole sulle due facciate ("WATERS"), mentre quello di Gilmour è in
maiuscolo nella seconda facciata ("GILMOUR"), cosa ripetuta in quasi tutte le edizioni inglesi successive. Inoltre,
le scritte sul bordo esterno dell'etichetta sono quelle originali che iniziano per "THE GRAMOPHONE CO. LTD.", e
la scritta "MADE IN GT. BRITAIN" in basso in doppia fila.

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La prima copia inglese ebbe una uscita travagliata: aveva un difetto nella matrice che era stata usata per stampare la
seconda facciata delle prime copie con l'etichetta con il prisma azzurro pieno. Tutte queste copie avevano questo difetto
(un'imperfezione alla fine di Money, poi di nuovo all'inizio di Us and Them, e poi infine per circa 3 minuti durante la fine
di Any colour you like e l'inizio di Brain Damage, difetti che si sentivano poco, ma c'erano), tanto che non fu corretto sino
alla successiva matrice “A-3 / B-3", che non fu usata sino alla seconda edizione del disco (quella con l'etichetta differente
con il prisma normale blu). Inoltre, è ormai risaputo che la prima edizione del disco (con l'etichetta originale col prisma
pieno) aveva un altro difetto: lo speciale disegno del prisma pieno rendeva difficile leggere la scaletta dei brani (a lettere
argentate, invece che nere), per cui, la EMI Records abbandonò questo motivo per stampare la nuova e classica etichetta
col prisma normale, tipico dalla seconda edizione in poi; addirittura, se si nota bene, anche nel video promozionale di
Money che veniva proiettato sullo schermo del palco (Mr.Screen) durante i concerti a partire dal 1974, il disco non era
quello originale con il "prisma pieno” ("solid prism"), ma era la seconda edizione con il prisma normale con il solo bordo
blu ("blue outline prism"), a riprova che lo stesso Management non voleva più vedere la prima edizione.
La leggenda vuole che le primissime copie del disco stampate negli stabilimenti della EMI furono quelle derivanti dalla
prima matrice (matrice A-1/B-1): ma queste copie furono poche, poiché alla EMI si accorsero subito di vari errori di
stampa sul lacquer, ormai riscontrabili nel disco con varie imperfezioni. Questi errori sonori erano fastidiosi e praticamente
queste prime copie non furono mai fatte uscire nel circuito commerciale e sono impossibili da trovare (in altre parole,
vengono riportate nelle discografie, ma nessuno le ha mai viste, in quanto sicuramente distrutte). La stampa di queste
prime copie fu fatta addirittura tra metà e fine febbraio del 1973, quando poi iniziarono a stampare con il nuovo lacquer e
nuove matrici: lo testimonia in effetti, sia l’unico testpress conosciuto, sia anche il famoso disco presentato come “Press
Pack” e distribuito dalla EMI in occasione della conferenza stampa del 27 febbraio 1973 al Planetarium di Londra.
Entrambi riportano le matrici successive (A-2 / B-2).

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All'interno l'album includeva due poster colorati e due cartoline, che cambiavano però a seconda dell’origine dell'edizione,
inglese oppure americana, ed ancora con delle variazioni di colore a seconda del paese. Non tutti sanno, però, che le foto
riportate sui poster erano differenti. Nell'edizione inglese, il primo poster era orizzontale e riportava 4 fotografie quadrate
a colori dei membri della band ed una dal vivo con sullo sfondo una foto dal vivo della band (le fotografie erano prese da
uno dei concerti del Tour del 1972). Il secondo poster era sempre orizzontale e rappresentava la foto ravvicinata delle tre
piramidi di Giza, con tonalità bluastra; si conoscono due versioni di entrambi i poster, lucido e opaco.
Nell'edizione americana, il primo poster era verticale e riportava altre 4 fotografie quadrate a colori dei membri della band
ed una dal vivo (diverse dalle altre inglesi), con lo sfondo di colore rosso e giallo (la foto di fondo è un effetto sfocato di
una foto dal vivo) anche in questo caso le fotografie erano prese da uno dei concerti del Tour del 1972. Il secondo poster
era invece orizzontale e rappresentava una foto diversa della piana di Giza con le tre piramidi, con tonalità verdastre.
Un fatto curioso, anche qui conosciuto da pochi, è che nel poster inglese che raffigura la band, le foto sono state stampate
al contrario, errore poi corretto solo nella ristampa del 2016 della Pink Floyd Records, che riportava le foto con il verso
giusto, senza cambiare il concept del poster.
Anche gli adesivi si possono trovare in tante versioni. I più comuni, nelle versioni inglesi, sono ben quattro: colori marrone
e giallo ("FasPrint permanent crack back patented"); colori marrone e giallo ("Permanent"); colori marrone e giallo
("FasPrint Removable R-100"); colori marrone e giallo ("adestor Torros Hostench so"). Nelle versioni americane si
conoscono, invece, cinque diversi tipi di adesivi, con delle differenze della ditta grafica e di presenza o meno di numeri di
catalogo, tra cui: con “fasson CRACK `N PEEL", "Printed in U.S.A.” ed i numeri “SMAS-11163-1” e “SMAS-11163-2"; senza
"fasson CRACK `N PEEL", ma con "Printed in U.S.A.” ed i numeri “SMAS-11163-1” e "SMAS-11163-2"; con "MACback /
Break backing at line / U.S. Patent No. 3570337".

Poster versione UK della band


con immagini speculari

Poster versione UK delle piramidi


di Giza

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I posters versione USA

Due versioni di Due versioni di


adesivi UK adesivi USA

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The Dark Side of the Moon (Giappone).
Casa discografica: Toshiba-EMI Records
Numero di catalogo: HW 5149
Anno: 1978
Rarità/Prezzo: € 6.000

Questo disco è considerato senz'altro da molti la più rara stampa di “The Dark Side of the Moon” e sicuramente uno
dei più rari dischi dei Pink Floyd mai usciti. Si tratta di una edizione speciale molto rara, uscita per la “Toshiba EMI
Club Edition” nel 1978, infatti la “TOSHIBA EMI", in Giappone durante la seconda metà degli anni '70, aveva una
sezione dedicata agli ordinativi per corrispondenza, ma non era molto funzionante (tanto è vero che è stata operativa
solo per 1-2 anni). Aveva il compito di distribuire oltreoceano alcuni dei titoli della EMI, presi dai successi dei più
famosi artisti, tra i quali, Beach Boys, Jeff Beck, The Band, Pink Floyd, Elton John, etc. La sezione era stata creata
proprio per sviluppare le vendite oltreoceano di quei gruppi rock molto popolari allora in Giappone, e anche questo
disco appartiene a questa serie che fu realizzata per questo dalla EMI Club Edition, ma fu cambiato il motivo di
copertina; invece del classico prisma con i raggi colorati, fu usato uno scatto live di David Redfern del concerto di
Monaco del 1° marzo 1977 (ecco perché è comunemente chiamato dai collezionisti “Live Cover”). Insieme al "EMI
Club Edition” ci fu in Giappone anche qualcosa di simile per la Sony Records, ovvero il “Sony Family Club". Del resto
era una cosa comune anche nel resto del mondo, come il "Club Sonderauflage” tedesco e la serie “Ex-Libris” svizzera.
I dischi di questa serie giapponese sono estremamente rari, forse proprio per la loro breve durata, ma anche per
il fatto che sono usciti tutti senza OBI e a parecchi furono cambiati i motivi di copertina. Questo “The Dark Side of
the Moon” è estremamente raro, nel corso degli anni è arrivato ad essere venduto sino a €10.000 e non apparve
praticamente mai nei negozi di dischi. La ragione fu che non fu mai commercializzato, perché realizzato senza
l'autorizzazione dei Floyd, i quali, quando videro realizzato il disco, lo fecero ritirare e distruggere (o almeno ci
provarono). Non avendo l’OBI, il disco non era inteso per una distribuzione commerciale vera e propria.

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The Dark Side of the Moon (Nicaragua).
Casa discografica: ???
Numero di catalogo: 804 A/B
Anno: 1973
Rarità/Prezzo: € 1.000

Si tratta di una speciale edizione promozionale stampata in Nicaragua e distribuita alle stazioni radio del paese, come
la Radio Satelite di Estelì o destinate al solo mercato centroamericano. Il disco è molto raro e molto ricercato dai
collezionisti, tanto che finora se ne conoscono 3-4 copie; su alcune discografie il disco è stato erroneamente
catalogato come casa discografica Barklay, ma non è così. Il disco faceva parte di una limitatissima serie, chiamata
“Grandes Exitos", una specie di ristampa dei principali dischi del rock, tra cui, appunto, "The Dark Side of the Moon”
e solo in un secondo tempo si sono viste nel mercato nordamericano e online. La copertina, totalmente differente, ha
un disegno naif sul davanti con la scritta “PINK FLOYD” in basso al centro. Il retro della copertina è bianco e riporta la
scritta “PINK FLOYD” “(GRANDES EXITOS)” in alto ed il titolo “EL LADO OSCURO DE LA LUNA” in basso. Ci sono altri
esempi di altre stampe di artisti diversi dove cambia solo il nome dell'artista o il gruppo inciso nel disco, ma con lo
stesso disegno in copertina. La storia del disegno della copertina è molto più semplice di quello che si possa
immaginare, infatti la copertina mostrava quel disegno naif sul davanti, sempre uguale ed era ipotizzato da tutti che
fosse un'invenzione dell'ignoto produttore del disco, ma dopo alcune attente ricerche è staro chiarito il dilemma. Il
motivo richiama un disco di Harris Chalkitis, “MARITA", di edizione francese. Harris Chalkitis era un artista di origine
greca, ex componente del gruppo degli Aphrodite’s Child (il famoso Vangelis Papathanassiou fu sostituito appunto da
Harris Chalkitis agli inizi degli anni '70). Il disco solista di Chalkitis in questione, era appunto "MARITA” (Barklay,
80565), del 1975. La copertina è la stessa, il presunto disegno naif, in alto al centro riporta il nome "HARRIS
CHALKITIS", mentre nell'angolo in alto a destra riporta la casa ed il numero di catalogo "BARKLAY 80565". E'
impossibile non notare che la striscia nera presente su disco dei Pink Floyd che copre senz'altro il vecchio nome che
c'era sotto, mentre il numero di catalogo è stato talvolta eliminato tagliando l'angolo. L'ipotesi più veritiera, mettendo
insieme questi indizi, è che la copertina naif di Harris Chalkitis sia stata utilizzata come copertina della serie "Grandes
Exitos", coprendo le scritte del disco e aggiungendo il nome del gruppo di volta in volta all'interno della poltrona in
basso e lasciando il retro della copertina e dell'etichetta bianche, senza motivi e con poche scritte essenziali.

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Colorati e Picture Disc

Australia
1988. THE DARK SIDE OF THE MOON. Harvest, Q4 SHVLA 804
Vinile colore rosa salmone; stampato in occasione del Tour australiano del 1988

Canada
THE DARK SIDE OF THE MOON. Harvest, SMAS 11163
Vinile trasparente, classica etichetta col prisma; copia unica stampata da un
addetto all’interno della stamperia di Don Mills, Ontario.

Colombia
1981. THE DARK SIDE OF THE MOON. EMI, 11520
Vinile colore blu acceso, copertina standard laminata non apribile, etichetta
EMI di color crema e rossa; fa parte di una serie di dischi colorati colombiani
degli anni ‘80.

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1978. THE DARK SIDE OF THE MOON. Harvest, DC 13
Vinile colore blu, etichetta classica col prisma; fa parte della serie di dischi
colorati della EMI Pathè Marconi "Disque En Couleur".

1978. THE DARK SIDE OF THE MOON. Harvest, DC 13


Vinile colore trasparente, definito "orzata", il trasparente è quasi opaco,
etichetta classica col prisma; fa parte della serie di dischi colorati della EMI
Pathè Marconi Disque En Couleur".
Con lo stesso numero di catalogo esiste anche:
- Vinile colore viola, senza copertina e con etichetta classica col prisma
solo sulla prima facciata.
- Vinile colore grigio, senza copertina e con etichetta classica col prisma
solo sulla prima facciata.
- Vinile colore crema macchiano di nero, senza copertina e con etichetta
classica col prisma solo sulla prima facciata.
Tutte e tre copie uniche stampate da un addetto all’interno della stamperia
della Pathè Marconi a Chatou.

Germania
1977. THE DARK SIDE OF THE MOON. Harvest, 1C 064-05 249 400 010
Vinile colore bianco uniforme, etichetta classica col prisma.

Esistono dei mispress (con errori di stampa):


a) alcune copie sono uscite con la prima facciata che riporta il lato A di “Animals", e
la seconda facciata con il lato B di "The Dark Side of the Moon", in copertina in
origine erano attaccati due adesivi originali di "The Dark Side of the Moon” ed un
adesivo di "Animals";
b) altre rare copie sono uscite con la seconda facciata normale con il lato B di "The
Dark Side of the Moon", mentre la prima facciata presenta un concerto di
pianoforte, probabilmente un concerto con musiche di Händel;
c) alcune rarissime copie sono uscite con un evidente errore probabilmente fatto
durante la miscelazione del dosaggio dei colori prima della stampa del disco
(pressa sporca): infatti risultano di un bianco sporco, quasi colore crema, che ne
"sporcano” l'uniformità, tanto da essere chiamate nel gergo “cappuccino”.

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Olanda
1977. THE DARK SIDE OF THE MOON. Harvest, 5C 062-05249 (1C
062-05249)
Vinile colore bianco, etichette classiche col prisma.
Vinile colore bianco macchiato, macchi nere disposte a raggiera, etichette
classiche col prisma.

U.K.
1975/78 THE DARK SIDE OF THE MOON. Harvest, SHVL 804
Picture disc, venduto singolarmente, poco dopo l'uscita del disco
normale, mostra motivi leggermente differenti per le due facciate
rispetto alla versione del box. Il disco deriva dal lacquer standard di
origine inglese, collocato in un periodo contemporaneo alle ultime
stampe della quinta edizione del disco, presumibilmente tra il 1975 ed il
1978, il numero di catalogo sul retro della copertina è "SHVL 804".
1979. THE DARK SIDE OF THE MOON. Harvest, SHVLP 804
Picture disc, venduto solo all'interno del box "The First XI", mostra motivi
leggermente differenti per le due facciate rispetto alla versione
precedente. Il disco deriva stranamente dal lacquer di origine francese,
come testimoniato dai numeri di matrice, il numero di catalogo sul retro
della copertina è "SHVLP 804".

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U.S.A.
1978. THE DARK SIDE OF THE MOON. Capitol, SEAX 11902
Picture disc, motivi differenti per le due facciate, con copertina forata.

Per la realizzazione di questo articolo è stata necessaria la collaborazione


tecnica di Stefano Tarquini. Per ulteriori dettagli consultare “The
Mr.Pinky Discography”, https://digilander.libero.it/mrpinky/index.htm

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Non tutti sanno che ho iniziato alla fine degli anni ’70 con la collezione di
cassette dal vivo, quasi solo Genesis e Pink Floyd e solisti: collezionare concerti
dei Pink Floyd era un modo per conoscere meglio il gruppo e ciò che lo ha reso
mitico. Ma ovviamente ascoltavo i vinili, e passare dalla collezione di cassette
ai vinili è stato facile, quasi automatico. Ho passato quasi tre/quarti della mia
vita a collezionare solo dischi dei Pink Floyd, ma anche a catalogarli, molto
prima di Discogs. Ho sviluppato ormai un occhio per i dettagli e la mia
conoscenza della produzione discografica ufficiale del gruppo mi ha reso una
fonte per tutti i collezionisti in Italia e nel mondo. Ma lo faccio a modo mio:
collezionare in maniera "statistica" i dischi è un fatto unico, personale, forse
anacronistico, pochissimi al mondo lo fanno, soprattutto se si tratta di
collezionare una sola band e solamente LP. Il collezionismo è passione, ma è
anche un modo di vivere e di crescere, e pochi lo comprendono. Attraverso il
mio lavoro di ricerca, cerco di far conoscere quel mondo.

Sembra un destino scritto già da piccolo. Ricordo ancora quell’estate del


1976, quando mio cugino mi fece sentire “Atom Heart Mother”: avevo solo
14 anni, fu magico per me e passò solo una settimana prima che lo
acquistassi in vinile, il mio primo disco. …E non avevo nemmeno lo “stereo”
per ascoltarlo, lo acquistai solo due mesi dopo! A quello seguirono “Meddle”,
“Wish You Were Here” e “Selling England By The Pound” dei Genesis. E
poi un disco a settimana... Per il collezionismo vero e proprio aspettai un
po’: lo spunto fu un regalo nei primi anni ’80, la copia originale di “The
Piper At The Gates of Dawn” in edizione italiana, un pezzo che col passare
degli anni ha aumentato sempre il suo valore.

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Non esistono regole, o meglio, sono poche e semplici. Innanzi tutto, Passione,
avere tanta passione per quello che si fa; poi, Pazienza, bisogna avere una
enorme pazienza per sopportare un mancato acquisto all’ultimo secondo di
un’asta, oppure non trovare mai un pezzo desiderato; poi, Ricerca, non
smettere mai di cercare e di studiare i dischi. E’ bene ricordare che esistono
delle fondamentali regole per l'individuazione e la classificazione di un vinile,
penso che queste poche regole siano importantissime, come comprendere le
caratteristiche essenziali di un disco per una corretta catalogazione, se vuoi
collezionare dischi devi anche conoscere la loro storia e come “guardare” i
dettagli, come numero di catalogo, copertina, etichetta. Tutto questo fa la
conoscenza e l’esperienza.

Di non collezionare a “casaccio”: io ho avuto la fortuna di iniziare in un’epoca


dove da una parte non c’erano tutti questi mezzi tecnologici ed era difficile
capire la differenza tra le varie edizioni di un disco; ma dall’altra i dischi
costavano di meno, molto di meno, ed erano accessibili a tutti, non c’erano i
prezzi folli che si vedono oggi per alcuni titoli. Un ragazzo che inizia adesso a
collezionare dischi deve concentrarsi soprattutto su quello che vuole fare, cosa
collezionare, essere efficace nella propria ricerca: capire subito quello che si
vuole, e poi scegliere un particolare aspetto da collezionare, per esempio,
prime stampe, oppure dischi colorati. E proseguire, senza fretta e con criterio,
un pezzo alla volta, si evitano così problemi economici e delusioni.

Non ho più tanti vinili oltre quelli dei Pink Floyd. La vita da collezionista
mi ha portato a prendere delle decisioni pratiche tanto tempo fa, scegliere
di essere un collezionista di una sola band, di soli LP e, per cui, abbandonare
tante altre cose. Comunque, ho quasi 2.700 “edizioni” diverse dei Floyd
ed un centinaio di dischi di altri artisti.

Se posso …NO. E devo continuare soprattutto con il mio “lavoro” di ricerca e


far conoscere questo mondo: tutti i dischi meritano una ricerca
approfondita, io lo faccio da più di 40 anni, la mia collezione comprende
non solo “The Dark Side of the Moon”, come sembrerebbe, ma anche tutto il
resto della loro produzione, con centinaia di edizioni e di varianti diverse per
ogni titolo dei Floyd. Un amico tanti anni fa coniò un motto per descrivere
meglio la vita di un vero collezionista, e l’ho fatto mio: “Il collezionista è un
folle che cerca di mettere ordine e catalogare l’infinito caos”. E non ho
ancora finito di mettere ordine!

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“The Dark Side Of The Moon” è dal punto di vista musicale un album perfetto,
per la sua genesi, per la sua qualità sonora ed artistica. Ma non c’è solo
quello. Io prediligo tuti i primi anni dei Floyd, il loro periodo “sperimentale”
post-Barrett: è lì che davano il meglio, non parlo di successo, di effetti scenici
come avrebbero fatto dopo gli anni ’80; parlo di musica, di come riuscivano
a tirare fuori quelle note da quegli strumenti primordiali e di quei spettacoli
degli anni ’70. La mia formazione “live” da ex-collezionista di concerti mi ha
aiutato a capire quel mondo live e tuttora non c’è nulla di meglio di ascoltare
il live di Amsterdam del settembre 1969 o le esibizioni della BBC del 1970 e
1971 o i primi concerti del tour di “Eclipse” del 1972.

Se penso alla mia collezione e


quanto ho sudato ogni pezzo, direi
che non ho un pezzo a cui tengo
di più. Ciò non vuol dire che non
ricordo con particolare affetto
alcuni pezzi, unici per la loro storia,
ma soprattutto pieni di ricordi:
come il “The Wall” in vinile arancione
italiano, offertomi per caso nei
primi anni ’80 per 30.000 lire;
oppure il “The Piper At The Gates
of Dawn” stampato in Kenia, di
cui esistono tre esemplari al mondo,
arrivato scambiandolo con una
ristampa inglese dello stesso disco!

Anche se vorrei alcuni pezzi che non ho mai preso per i loro prezzi alti, dire
quale è il mio desiderio è semplice, …il disco che manca alla mia collezione!

Conosco Charles Beterams dagli anni ’80, lui gestiva un negozio online di dischi
in Olanda e compravo ogni tanto qualche pezzo da lui, ed è anche un
collezionista. Abbiamo iniziato a parlare dell’idea del libro nel gennaio del 2019,
francamente non ricordo se fu lui a propormi il libro o io. Sta di fatto che
abbiamo iniziato, con metodo, a raccogliere scansioni e foto delle varie
edizioni di “The Dark Side Of The Moon”, in fondo era facile, avevo già le
scansioni delle mie 512 edizioni diverse del disco e sapevo dove cercare alcuni
dei pezzi mancanti. Ma è stato un lavoro duro. Collezionare i dischi come faccio
io è un fatto unico, lo faccio da quasi mezzo secolo, sono un collezionista e
come tale sono fiero di quello che faccio.

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Tuttavia, condensare 40 anni di collezionismo di un disco considerato un MITO
in poche pagine non è facile, qualcuno doveva farlo, e io l’ho fatto,
attraverso quello che c'è di più bello, le fotografie dei dischi, delle molteplici
etichette, sono stato il primo e forse l'ultimo! Devo ringraziare per questo
Charles Beterams, con cui ho lavorato in maniera ossessiva negli ultimi 3 anni
(o forse più) per creare questo libro: non finiva mai, c'era sempre da
aggiungere qualcosa, qualche dettaglio, qualche label, e io non mi fermavo
mai ...c'era sempre da comprare una copia di "The Dark Side of the Moon",
maledizione! Ma alla fine ci siamo riusciti...

Credo Charles, anzi a metà, la prima parte lui, la seconda parte io. “Any Colour
You Like”, oltre ad essere un bellissimo brano, è quanto di più vicino possa
descrivere la molteplicità dei colori delle etichette dei dischi; avevo già un
progetto di un libro sulle etichette dei Pink Floyd, ma era troppo complicato
farlo per tutta la discografia, cosa non impossibile invece per un solo disco.

Semplice. Il libro è il risultato di una vita passata a collezionare dischi dei Pink
Floyd, un approfondimento dedicato solamente ad un disco, che raccoglie
quasi tutte le settecento varianti attualmente conosciute su disco del
capolavoro dei Pink Floyd. Ho condensato 40 anni di collezionismo e di
conoscenza di un disco in poche pagine. Un libro specifico sui vinili di “The Dark
Side Of The Moon” è già qualcosa che in passato non è mai stato fatto, almeno
in questi termini. Attraverso le fotografie dei dischi, in particolare le etichette,
voglio far conoscere meglio questo disco dei Floyd, ma soprattutto il mondo
del collezionismo, un qualcosa di unico e bello da vedere sia per gli
appassionati di dischi, sia per i semplici fan. E’ un nuovo punto di vista, diverso
dalle nozioni sul disco che ormai ci sono da tempo su centinaia di libri e online.

Certo. Sto lavorando già da due/tre anni ad un progetto parallelo che possa
finalmente far conoscere i dischi dei Pink Floyd attraverso decine di aneddoti
e curiosità legate alla loro discografia mondiale. Vedremo...

I Lunatics sono e sempre saranno una parte importante della mia vita, con i
miei quattro fratelli floydiani abbiamo passato momenti intensi e ancora lo
faremo. Ma i nostri tempi sono tranquilli, non andiamo di fretta. Dopo un
periodo di pausa, fisiologico, e dopo tre libri, abbiamo iniziato a lavorare da
mesi su un nuovo progetto, cambieremo casa editrice e, prima della fine
dell’estate, annunceremo qualcosa. Ci divertiremo ancora insieme e faremo
divertire tutti!

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