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F ASCINO E INSIDIE

DELLA PROVA SCIENTIFICA


SERGIO LORUSSO

1. Il fascino indiscusso delle novit

Le novit spesso seducono proprio per il fatto di apparire come novit, almeno agli occhi dei non esperti [PAOLO LEGRENZI, CARLO UMILT]. Apro la mia relazione con le parole di uno psicologo cognitivo e di un neuropsicologo, tratte da un recente volume dedicato al boom delle neuroscienze: un boom che ha investito anche il processo penale, con una controversa sentenza [Corte dAssise dAppello di Trieste, 18 settembre 2009]. Le neuroscienze forensi costituiscono infatti lultima frontiera del neo-determinismo applicato allaccertamento dei reati, agitate come una nuova prova scientifica da utilizzare per laccertamento dellimputabilit, della pericolosit sociale, della capacit a stare in giudizio, e finanche per verificare lidoneit a rendere testimonianza. E questo nonostante i dilemmi che le neuroscienze sollevano oggi non [siano] affatto diversi da quelli gi sollevati dalla criminologia di stampo biologico della seconda met dellottocento e dalla Scuola positiva da essa derivante [L. Sammicheli G. Sartori]. Allo stato attuale delle conoscenze, e sono ancora gli esperti a dirlo, non vi evidenza sufficiente per ritenere che un fattore genetico possa porre una sfida concreta al concetto di libero arbitrio e quindi alla nozione di responsabilit: se vero che i fattori genetici contribuiscono alle caratteristiche del comportamento umano, altrettanto indiscusso che la sua variabilit addebitabile ad influenze genetiche con un tasso stimabile attorno al cinquanta per cento, secondo gli studi pi recenti. Non esiste, insomma,

un rapporto di causa ad effetto tra geni e comportamento, il patrimonio genetico di ciascuno non determinante per ci che concretamente si fa. un caso paradigmatico, anche perch quando parliamo di neuroscienze forensi in fondo non affrontiamo che di una variazione sul tema del classico e consolidato strumento peritale. ci che molto spesso accade sul fronte della cd. prova scientifica. Dico cd. prova scientifica perch in realt a dispetto del titolo dato a questo bel Convegno possiamo affermare che la prova scientifica non esiste. O, almeno, non esiste nellaccezione invalsa in questi ultimi anni anche nel nostro Paese, fortemente alimentata dai media. Vi sembrer unaffermazione forte, ma cercher di darne conto in questa mia relazione introduttiva. Ricordo, intanto, che dellespressione prova scientifica non troviamo traccia alcuna nel codice di rito n in altre leggi che disciplinano lo svolgimento del processo penale. Si parla tuttal pi di prova atipica, o per meglio dire di prove non disciplinate dalla legge, nellart. 189 c.p.p., ma questultimo concetto non va confuso con quello di prova scientifica. Come ho avuto gi modo di evidenziare in passato, non tutte le prove atipiche sono necessariamente prove scientifiche e non tutte le prove cd. scientifiche si traducono in una prova atipica. Tant che alcuni autorevoli studiosi preferiscono parlare di prova tecnica [Spangher], anche per sminuire la portata fortemente evocativa di certezze come vedremo, solo presunte insita nellespressione prova scientifica. Non sempre, e anzi direi solo in alcuni casi, gli strumenti tecnico-scientifici necessitano di una costruzione normativa dedicata per poter essere adoperati nel processo penale: molto pi frequentemente rientrano tranquillamente nelle figure probatorie tipiche. Penso alla perizia, come detto, ma anche alla consulenza tecnica, nonostante la sua disciplina poco limpida e definita, contraddistinta da molte ambiguit, o allesperimento giudiziale. Lesame del DNA disposto sulle tracce biologiche repertate, ad es., si compie mediante perizia, cui pu affiancarsi una consulenza di parte; la
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ricostruzione virtuale della scena del crimine pu essere effettuata tramite un esperimento giudiziale; e lelenco potrebbe continuare. Ci significa che restano saldi e intangibili come vedremo i tratti che contraddistinguono il procedimento probatorio, sintetizzabili nella nota sequenza ricerca-ammissione-assunzione-valutazione del mezzo di prova, anche quando parliamo di prova scientifica. Dobbiamo realisticamente prendere atto, in ogni caso, che espressioni come investigazioni scientifiche e prova scientifica sono divenute ormai di uso comune non soltanto da parte di chi opera in ambito giudiziario ma anche da parte dellopinione pubblica, grazie soprattutto alla risonanza mediatica di alcuni casi in cui il ricorso alle conoscenze tecnico-scientifiche nel processo penale stato massivo; anche se, come sappiamo, non sempre risolutivo, come i processi per i delitti di Perugia e di Garlasco ci insegnano. Investigazioni scientifiche: una formula che in questi ultimi tempi diventata quasi una formula magica, idonea a risolvere i pi intricati ed efferati casi giudiziari. Ma proprio cos? E davvero la cd. prova scientifica in grado di sciogliere tutti i dubbi e le incertezze che da sempre accompagnano la difficile arte del giudicare? E ancora, in quale maniera il diritto alla prova viene ad essere condizionato dalle conoscenze tecnico-scientifiche applicate al processo? Sono interrogativi ai quali occorre rispondere per fare chiarezza sullargomento, per comprendere fino a che punto lapporto delle scienze stia condizionando laccertamento giurisdizionale, quanto incida sulla nascita di una nuova cultura dellinvestigazione, in che misura e questo mi sembra un aspetto di particolare interesse per una platea di avvocati i diritti e le garanzie individuali siano davvero tutelati nella pi recente stagione del processo penale caratterizzata dallexploit della scienza applicata al processo. Affinch a farne le spese non sia leffettivit del diritto di difesa.
II. Il processo e la scienza
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Il ricorso poco meditato alla scienza e alle sue applicazioni investigative pu infatti tradursi in un vulnus per lintero sistema di garanzie delineato dal codice di rito, eludendo le griglie probatorie e decisorie tracciate dal legislatore. Ci non significa, naturalmente, rinunciare per partito preso allindubbio contributo che la scienza e la tecnica possono fornire allaccertamento giurisdizionale. Gi alla fine dellottocento, del resto, era maturata la consapevolezza del valore fondamentale di uninvestigazione penale svolta con metodo e rigore, sfruttando anche le potenzialit offerte dalla scienza. Sherlock Holmes, larchetipo dellinvestigatore scienziato che utilizza il metodo deduttivo, un personaggio recentemente rivalutato anche dal cinema, consapevole che la spiegazione pi logica di un fatto anche quando sia imprevedibile e poco plausibile nel caso concreto , quasi sempre, quella corretta, rappresenta la trasfigurazione letteraria di quel modello e dimostra nelle sue avventure di conoscere a fondo limportanza delle capacit logiche e deduttive e dellintuito messi al servizio dellinterpretazione dei nudi dati offerti dalla scienza e dalla tecnica: quando hai eliminato limpossibile, qualsiasi cosa resti, per quanto improbabile, deve essere la verit afferma il celebre detective nato dalla penna di Arthur Conan Doyle in uno dei romanzi che lo ha consacrato (Il segno dei quattro, London, 1890). Del resto le scienze forensi sono usualmente chiamate ad occuparsi proprio dellimprobabile e dellinsolito (P. L. Kirk, 1963) e da questa singolarit traggono il loro indubitabile fascino per tutti. Pi potere alla scienza, quindi? E se s, a quale prezzo per il processo penale e per le sue garanzie? Per poter rispondere compiutamente a tali domande necessario partire da una riflessione sui rapporti tra scienza e prova penale, per sfatare alcuni miti e far affiorare le insidie insite in una materia che presenta un indubbio fascino. Evitando cos di cadere vittime di credenze e luoghi comuni potenzialmente molto pericolosi.
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Siamo tutti molto ignoranti. Ma non tutti ignoriamo le stesse cose, afferma Albert Einstein (1879-1955), il padre della fisica moderna, uno dei pensatori simbolo del XX secolo, esplicitando il suo approccio relativistico alla conoscenza scientifica. E al contempo rimarcando limportanza della condivisione del sapere e delle competenze, il valore aggiunto derivante dalle sinergie tra gli apporti individuali: una visione che risulta fondamentale in ambiti quale quello in esame. Lapporto degli esperti periti e consulenti tecnici che si muovono sulla scena del crimine e nel processo penale avvalendosi sia di strumenti tecnico-scientifici consolidati che di metodi innovativi talvolta non ancora avallati dalla comunit scientifica internazionale, pu risultare decisivo per la soluzione di casi giudiziari altrimenti inestricabili. Ci non significa, tuttavia, che la scienza sia oggi (come ieri) in grado di fornire tutte le risposte che laccertamento giurisdizionale rivendica: il risultato dellazione degli esperti nel processo penale, difatti, per quanto attendibile possa essere si traduce pur sempre in certezze provvisorie, che necessitano di un attento e meditato vaglio giudiziario, nel rispetto delle regole dettate dal codice di rito: il procedimento probatorio, come dicevo, ha le sue scansioni e i suoi canoni, che devono essere osservati sempre e comunque, senza che il progresso scientifico e la sua proiezione processuale possano alimentare facili entusiasmi, che rischierebbero di mettere in crisi le linee portanti dellordinamento. I media, la fiction, la cronaca offrono oggi unimmagine idealizzata della scienza, e il suo metodo viene spesso visto dalla gente comune come infallibile, le scienze forensi appaiono investite di aspettative che spesso superano le loro reali potenzialit e come ha affermato una nota antropologa forense impegnata nelle pi importanti indagini di questi ultimi anni, Cristina Cattaneo, lequivoco che attribuisce a queste discipline, che [certo] possono fare molto ma non sono prive di limiti e imprecisioni, una sorta di onnipotenza pu nuocere davvero non solo agli scienziati forensi stessi, ma alla giustizia e alle vittime. Il vero volto delle investigazioni forensi, insomma, ben distante dalle versioni patinate che
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ne danno alcune fiction o dallimmagine completamente falsata che emerge dai casi di cronaca o dai salotti televisivi. In definitiva, per dirla con la Cattaneo, la scienza regina delle indagini forensi non esiste, o meglio, non dovrebbe esistere. Alla corte della Giustizia la scienza pu essere paragonata a un Gran Consigliere (che talvolta pu diventare anche un cortigiano, nel senso deteriore del termine). Queste osservazioni potrebbero bastare a chiudere il discorso, se non fosse che molto spesso teorici e operatori ne dimenticano lessenza per lanciarsi alla ricerca di una fantomatica prova regina offerta dalla scienza. Riproponendo schemi logici che sembravano ormai definitivamente accantonati, quelli del modello inquisitorio, con il semplice avvicendamento della prova regina per antonomasia, la confessione, con una nuova prova, allapparenza limpida e oggettiva: la cd. prova scientifica. Se linterazione tra scienza e processo penale un dato ormai acquisito, sulla scia dellesperienza nordamericana, e se da tale sinergia a uscirne sensibilmente mutato, dobbiamo chiederci quali siano le conseguenze di tale fenomeno sul sapere processuale. Possiamo allora dire che stiamo assistendo ad una mutazione qualitativa del sapere processuale determinata da un differente modo di condurre le indagini e di dar forma alle prove nel giudizio penale? Non mi sembra. Se mai, scorrendo rapidamente levoluzione delle conoscenze scientifiche e tecnologiche applicate al processo penale nel corso dellultimo secolo, ci accorgiamo come, a fronte di un innegabile incremento quantitativo delle tecniche utilizzabili nellesame delle tracce del reato, non emerge uno stravolgimento del tradizionale metodo investigativo e di conseguenza del codice genetico del sapere processuale. E allora, senza per questo biasimare o rimuovere la scienza applicata al processo penale, occorre che di questa ne sia fatto un uso accorto e consapevole, per evitare che si trasformi in junk science, in scienzaspazzatura che distorce e travolge la verit invece di contribuire al suo emergere nella contesa processuale.
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Scongiurando errori clamorosi, come quello in cui sono incorsi gli investigatori in Germania, nel caso noto come la beffa del cotton fioc, che ho ricordato in altre occasioni e che mi sembra paradigmatico di un uso approssimativo della scienza nel processo penale. La vicenda quella del serial killer di Heilbronn, che nel corso di un quindicennio avrebbe imperversato nellEuropa centrale compiendo rapine, furti e omicidi. La polizia ne diffonde un identikit: un giovane uomo castano e con la barba sul mento. Vengono raccolte numerose tracce delloscuro criminale, una quarantina di reperti contenenti frammenti di DNA da esaminare. Ed ecco il colpo di scena: il DNA estratto femminile. Probabilmente una tossicodipendente, poich una delle tracce stata rinvenuta su di una siringa. Peccato per che non si trattasse del DNA del colpevole, ma di unignara operaia, addetta allimpacchettamento dei cotton fioc nellazienda che fornisce i tamponi per il prelievo dei campioni alla polizia scientifica: i tamponi erano stati sterilizzati, ma tale operazione non elimina tutte le tracce biologiche. Un incredibile flop della polizia tedesca avvenuto nel 2010, per tamponare il quale consentitemi il gioco di parole dovuto intervenire il Ministro degli Interni del Baden-Wurttemberg a ribadire laffidabilit dellesame del DNA e che ha costretto gli organi di polizia a controllare minuziosamente le scorte di tamponi esistenti al fine di evitare altre brutte figure. Le indagini sul caso sono dovute ripartire da zero, con buona pace dei milioni di euro spesi per identificare la killer inesistente. Anche in Italia, peraltro, non mancano casi eclatanti che confermano i rischi di un ricorso eccessivo e poco accorto agli strumenti scientifici. Basti pensare allomicidio di Yara Gambirasio e al cold case di Elisa Claps: vicende che, seppure con differenti sfumature, confermano la relativit della prova scientifica. Nel caso di Yara, per il quale stato disposto uno screening di massa su diecimila persone rivelatosi inutile, si ripropone il problema non secondario dei costi di tali accertamenti. Nella vicenda di Elisa Claps, noto il profondo disaccordo emerso tra i periti nominati in sequenza dal giudice per le indagini preliminari.
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Il rapporto tra scienza e diritto, insomma, un qualcosa di affascinante ma al contempo di insidioso e complesso (A. Intini - M. Picozzi, 2009). La prova scientifica, nuovo totem di un comodo efficientismo giudiziario di stampo tecnocratico, se innalzata impropriamente a prova regina del terzo millennio, pu trasformarsi in un grande imbroglio. Sarebbe illusorio cercare nella scienza applicata al processo quelle certezze che sovente questultimo, da solo, non riesce a fornire. La verit giudiziale, lo sappiamo, pur sempre una verit relativa, condizionata dalle regole del processo, dai suoi tempi spesso dilatati, anche se esprime pur sempre la tensione verso la verit storica che si propone di ricostruire, per poter soddisfare la domanda di giustizia del caso singolo. Come lo storico, e anzi pi dello storico, il giudice non dispone di mezzi illimitati per assolvere al proprio compito. Pu tener conto soltanto delle fonti cognitive permesse dallordinamento, deve scartare ci che illecito o che stato acquisito in violazione delle regole processuali, le regole di esclusione probatoria, e soprattutto la regola aurea del contraddittorio nella formazione della prova, derogabile solo a particolari condizioni (art. 111 Cost.). Deve tener inoltre delle regole di giudizio, che impongono il raggiungimento di un determinato standard probatorio per la decisione finale, qual la regola dellal di l di ogni ragionevole dubbio, il cui rispetto necessario per la condanna (art. 533, comma 1, c.p.p.). La scienza al servizio del processo, quindi, pu sembrare a prima vista un grande privilegio. E, tuttavia, anche la scienza come ci insegna la consolidata concezione post-positivistica del sapere scientifico, che la definisce limitata, incompleta e fallibile [P. Tonini] tuttaltro che perfetta. Le scienze forensi, piuttosto, sono unarte la cui applicazione richiede professionalit, competenze e rigore.
III. Lapporto della scienza nel sistema delle prove penali

Vediamo quindi di calare lapporto della scienza nel sistema delle prove penali. Quando si parla di diritto alla prova si pensa generalmente ad una
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categoria unitaria, racchiusa nellart. 190 c.p.p. e, tuttal pi, caratterizzata da un doppio binario per i reati in materia di criminalit organizzata (art. 190-bis c.p.p.). Se per si passa dallenunciazione dei principi alla loro applicazione concreta ci si rende conto dellesistenza di una molteplicit di sfaccettature, in relazione alle varie tipologie di procedimenti e alla natura dei singoli mezzi probatori che finiscono per caratterizzare, per contraddistinguere di volta in volta il procedimento probatorio. Cos accade anche per la cd. prova scientifica, categoria come detto non codificata ma divenuta licona del processo penale in questo primo scorcio del terzo millennio. Alla stagione dei collaboratori di giustizia, quale strumento probatorio elettivo, seguita difatti quella delle intercettazioni considerate la panacea di ogni attivit dindagine e di accertamento e, oggi, il testimone sembra essere passato alla cd. prova scientifica cui si ricorre ad ogni pi sospinto, con buona pace delle tecniche investigative tradizionali, nellerronea convinzione che determinate metodiche, poich legittimate scientificamente, possano fornire al processo penale un valore aggiunto, un supporto cognitivo privilegiato. Nulla di pi falso e pericoloso. Falso perch, nella migliore delle ipotesi, il corretto utilizzo di tale metodiche si traduce in un risultato valutabile processualmente come indizio da contestualizzare nel quadro probatorio complessivo lesame del D.N.A., ad esempio, pu dirci oggi se una determinata traccia repertata sulla scena del crimine e magari rinvenuta sul corpo della vittima sia sangue umano e a chi appartenga, con una percentuale di errore vicino allo zero, sempre che vengano rispettati i protocolli operativi riconosciuti, ma certamente non ci spiega da quando e perch quel sangue si trova in quel determinato luogo e non certamente come prova privilegiata, come prova regina. Non dobbiamo mai dimenticare che il nostro sistema processuale retto dal principio del libero convincimento, un faro per lattivit valutativa dellorgano giudicante in vista della decisione: rifugge,
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pertanto, da ogni prova legale, sia essa espressa od occulta, il cui valore sia comunque predeterminato ex lege. Pericoloso perch il frutto di unattivit dindagine, che in quanto tale dovrebbe costituire un mero elemento di prova, funzionale alle determinazioni dellaccusa in ordine alla sostenibilit dellaccusa, diviene in tal modo una vera e propria prova, a dispetto del principio della separazione tra le fasi processuali. Si determina cos un ulteriore spostamento allindietro del baricentro del processo penale, e da qui una silente involuzione inquisitoria, di sapore tecnocratico in grado di sovvertire regole ed equilibri consolidati. Come ai tempi dellillusione positivista, il processo rischia di diventare un laboratorio scientifico, affidato ad asettici operatori in camice bianco [AMODIO]. Dimenticando che la scienza pu divenire una cattiva maestra se non maneggiata con cura, celando innumerevoli insidie [CAPRIOLI]. Spesso accusa e difesa, nellesaminare lo stesso reperto, gli stessi dati, giungono a conclusioni agli antipodi, magari perch la prova indiziaria desunta dallindagine tecnico-scientifica viene (colposamente o dolosamente) prospettata dagli esperti senza dar adeguato conto delle possibili variabili in grado di incidere sulla lettura del dato grezzo e, quindi, sulla sua valutazione, legittimando ipotesi ricostruttive alternative. Oppure perch si cade nella tentazione e nellerrore metodologico di prendere in considerazione il singolo elemento indiziario avulso dallintero contesto probatorio, cos interpretandolo a proprio piacimento. Come gli studi sullarte dellargomentazione insegnano, possibile in tal modo supportare qualsiasi tesi, o viceversa demolirla, utilizzando gli stessi dati e indipendentemente dalla verit dei fatti. C poi un altro aspetto, spesso poco considerato in Italia, ma che stato significativamente valorizzato in quegli ordinamenti nei quali la prova scientifica ha trovato da tempo generosa accoglienza: quello degli interessi economici legati allutilizzo di tali strumenti da parte degli esperti. Tipico il caso degli Stati Uniti, dove gli expert witness sono protagonisti di un
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mercato delle consulenze non privo di effetti sui contenuti dei loro pareri, spesso intrisi di faziosit e di parzialit, diventando cos veicoli improvvidi di quella bad science che, lungi dal far piena luce sui fatti oggetto dal processo, finisce per offuscare le menti dei giurati nonostante il contributo allemersione della verit fornito dalla cross-examination. Bench tali rischi appaiano affievoliti nel nostro ordinamento dal differente ruolo attribuito a periti e consulenti tecnici di parte e dallesistenza di giudici professionali, non bisogna sottovalutare i pericoli derivanti da conclusioni orientate formulate dagli specialisti, volte a compiacere il committente o magari a evitare un insuccesso professionalmente poco gradito. N va dimenticata la prassi, ricorrente ma alquanto discutibile, di designare quale consulente tecnico dellaccusa se non addirittura quale perito gli stessi ufficiali di polizia giudiziaria intervenuti sulla scena del crimine nellimmediatezza del fatto, al fine di far rientrare nel procedimento ogni loro contributo quantanche formatosi in assenza di contraddittorio, con una commistione di ruoli davvero inaccettabile.
IV. Prova scientifica e procedimento probatorio

E veniamo al quesito centrale. In che modo le scansioni in cui tradizionalmente si articola il procedimento probatorio ricerca, ammissione, assunzione e valutazione della prova sono condizionate dalla natura tecnico-scientifica del mezzo probatorio che si intende utilizzare? Il discorso complesso. Proceder per cenni, visto il tempo a disposizione. La ricerca della cd. prova scientifica, cio a dire lindividuazione di elementi cognitivi ritenuti idonei a supportare le prospettazioni accusatorie e difensive, di reperti che costituiscano la premessa per le successive richieste probatorie, costituisce senza dubbio un momento topico rispetto a tale tipologia probatoria. Senza dubbio, in questo ambito, la posizione di vantaggio dellaccusa schiacciante. Il ricorso a tecniche di investigazione scientificamente
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avanzate dal Luminol test al Combur test, dalla B. P. A. al Crimescope infatti di quasi esclusivo appannaggio della polizia giudiziaria, che dispone di apposite e qualificate strutture, sia per ragioni legate alle competenze e ai costi da sostenere, sia perch solitamente impedito in prima battuta al team difensivo laccesso alla scena del crimine, allo scopo di evitare possibili contaminazioni e dolose manipolazioni. E comunque, in casi come questi, la difesa diventa una difesa per ricchi. Lammissione della cd. prova scientifica allo stato il punto pi controverso su cui si misurano dottrina e giurisprudenza. Si tratta di un punto fondamentale anche nel processo nordamericano, dove anzi assume una connotazione decisiva poich lunico momento in cui possibile precludere efficacemente laccesso di materiali cognitivi frutto della junk science: varcata questa dead line, difatti, nulla potr impedire ai giurati di tener conto della prova addotta, non essendo verificabile a posteriori la sua incidenza sulla formazione del convincimento giudiziale racchiuso nellimpenetrabile verdetto immotivato che la giuria pronuncia. Nel nostro ordinamento, come abbiamo detto, la norma cardine in materia lart. 190 c.p.p., che sancisce il diritto alla prova derogabile nei soli casi espressamente previsti dalla legge. e oggi, comunque, da ricondurre inevitabilmente nellalveo dellart. 111 co. 5 Cost. Il filtro a maglie larghe individuato da tale norma risponde alla nota esigenza di sfruttare al meglio il contributo delle parti nella formazione del convincimento giudiziale e deve ritenersi operante anche con riferimento alla prova scientifica, nonostante il diverso orientamento di chi ritiene opportuno ricorrere, almeno quando si tratti di strumenti probatori tecnico-scientifici nuovi o controversi, allart. 189 c.p.p. riservato come abbiamo visto alle prove atipiche [DOMINIONI] . Secondo tale impostazione il giudice dovrebbe preliminarmente valutare la qualit del mezzo di prova richiesto e, qualora ravvisi i caratteri di novit e controvertibilit, operare un giudizio di ammissibilit ex art. 189 c.p.p., valutando lidoneit del mezzo di prova ad assicurare laccertamento dei fatti oggetto del giudizio. In tal modo, per, si legittima lidea che lart. 189
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c.p.p. richieda un quid pluris per lammissione delle prove non tipizzate, dettando un criterio pi restrittivo rispetto a quanto stabilito in via generale dallart. 190 c.p.p. Ebbene, oltre a presupporre uninconsueta e impropria tecnica legislativa che indicherebbe leccezione prima della regola, invertendo lusuale rapporto tra norma generale e norma speciale, tale approccio rischia di ingenerare confusione tra i concetti di prova atipica e di prova scientifica, che vanno invece come detto tenuti distinti. Non bisogna, infatti, confondere la tecnica adottata con il mezzo di prova. Tale tesi oltre a limitare il diritto alla prova delle parti, costringe il giudice dibattimentale a prendere posizione sullattitudine probatoria del singolo mezzo di prova, compromettendo la sua neutralit metodologica che rappresenta invece un valore da tutelare per un organo chiamato successivamente a valutare quella prova. Lattribuzione al giudice del potere di scegliere, di volta in volta, cosa acquisire al processo nellambito dei contributi derivanti dalla scienza e dalla tecnica, daltronde, potrebbe ingenerare ingiustificate disparit di trattamento, considerato che nel nostro ordinamento non opera il correttivo costituito dal precedente giurisprudenziale vincolante. La medesima prova scientifica nuova o controversa, per intenderci, potrebbe essere riconosciuta o bandita dal processo a seconda degli orientamenti e delle valutazioni soggettive del giudice procedente. , piuttosto, con riferimento al terzo segmento del procedimento probatorio, quello dellassunzione della prova, invece, che lart. 189 c.p.p. pu assumere una sua rilevanza, sempre che la cd. prova scientifica integri un caso di strumenti cognitivi nuovi o controversi e non riconducibili alle prove tipizzate dalla legge. Il giudice provveder allammissione della prova atipica dopo aver sentito le parti sulle modalit della sua assunzione, mancando uno statuto normativo ad hoc che ne regoli lacquisizione. Anche la valutazione della cd. prova scientifica, infine, pu presentare delle particolarit rispetto ai canoni ordinari. Peculiarit che per, lungi dal suggerire un percorso valutativo privilegiato, devono viceversa indurre
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lorgano giudicante a una maggiore attenzione e a una doverosa cautela nelloperazione decisoria. Se, infatti, la cd. prova scientifica al pari degli altri mezzi prova deve essere liberamente valutata, anche vero che il giudice in questi circostanze si avvale della mediazione cognitiva dellesperto, trattandosi di materiali probatori di non immediata comprensione. questo il noto paradosso che regge la perizia, perfettamente calzante alla cd. prova scientifica. Il giudice ricorre allesperto proprio perch le sue conoscenze sul punto sono inadeguate e insufficienti ed poi chiamato a valutare quale peritus peritorum, si diceva un tempo le conclusioni cui lesperto giunto. Tale operazione, per, presidiata dallobbligo di motivazione. Di fatto, per disattendere il parere dellesperto, lorgano giudicante ricorrer alle differenti, e spesso confliggenti, stime effettuate da altri esperti (i consulenti tecnici) oppure evidenzier vizi e omissioni dellattivit tecnico-scientifica svolta sotto il profilo del metodo adottati e delle regole seguite, che ne rendono inattendibile o inutilizzabile i risultati. Lo scienziato non un oracolo processuale e il suo responso pu essere con appropriate argomentazioni smentito dal giudice, che deve verificare laffidabilit del mezzo di prova adoperato, la sua attitudine dimostrativa nel caso di specie, il rispetto dei protocolli operativi prescritti e riconosciuti dalla comunit scientifica, la completezza nellesame dei dati a disposizione dellesperto. La valutazione della cd. prova scientifica, poi, dovr essere un tassello dellesame complessivo degli apporti probatori, di un approccio globale che si traduce in una valutazione comparativa di tutte le prove alla luce delle regole di giudizio prescritte per lassoluzione (art. 530 c.p.p.) e per la condanna (art. 533 co. 1 c.p.p.). Cos, la dimostrazione della colpevolezza al di l di ogni ragionevole dubbio non pu essere ottenuta grazie a scorciatoie probatorie che agevolino il raggiungimento di uno standard cos elevato sulla base di una iper-valutazione del sapere tecnico-scientifico. Una piccola parentesi, poich del tema si occuperanno nello specifico altri relatori. Molto spesso, tuttavia, la formazione del materiale probatorio di
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carattere tecnico-scientifico avviene al di fuori e prima del dibattimento, per ragioni che impongono la tempestivit e/o lindifferibilit dellassunzione a tutela di risultati affidabili. Si va dagli accertamenti tecnici non ripetibili agli incidenti probatori, ma talvolta anche i rilievi nascondono, dietro la loro apparente neutralit, contenuti valutativi sottratti al contraddittorio. Assistiamo, cos, al crepuscolo delle garanzie difensive, stante loggettiva subalternit delle difese delle parti private nella fase delle indagini, nonostante il potenziamento delle investigazioni difensive operato dalla l. 7 dicembre 2000, n. 397. Il pericolo che le investigazioni scientifiche della polizia giudiziaria diventino il vero perno dellaccertamento giurisdizionale dunque tuttaltro che remoto. E non si tratta di un rischio solo teorico, se guardiamo alle prospettive de iure condendo pi recenti dalle quali trapela un disegno volto a potenziare il ruolo della polizia giudiziaria nella fase investigativa, sganciato dalle direttive e dal coordinamento del pubblico ministero. Basti pensare al cd. disegno di legge Alfano del 2009, connotato da una radicale modifica degli assetti investigativi generali, con un deciso ridimensionamento del ruolo del pubblico ministero ed uno speculare potenziamento dei poteri investigativi della polizia giudiziaria, Un disegno di legge che ipotizza anche lintroduzione di una nuova norma, lart. 370-bis, enfaticamente intitolata Indagini tecnico-scientifiche, che si limita per a prevedere il potere del pubblico ministero di delegare lesecuzione di indagini e accertamenti tecnico-scientifici ai servizi di investigazione scientifica istituiti presso i servizi centrali e territoriali di polizia giudiziaria (comma 1) e a richiamare le garanzie di cui allart. 360 c.p.p. nel caso in cui le indagini e gli accertamenti predetti comportino modificazioni irreversibili dello stato dei luoghi o delle cose (comma 2), senza in alcun modo rimettere in discussione, per il resto, lattuale panorama normativo alquanto deficitario sul punto.
V. Tiriamo le somme

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giunto il momento di tirare le somme. Abbiamo visto che la prova scientifica, se impropriamente adoperata e incautamente elevata a fonte di conoscenza giudiziale privilegiata, se non addirittura assoluta, rischia di trasformarsi in un grande inganno, oscurando la funzione di regole e garanzie processuali fondamentali per la genuinit dellaccertamento e per leffettivit della tutela dei diritti della persona. Con leffetto di minare pericolosamente i cardini del processo giusto, di eclissare le garanzie individuali faticosamente conquistate e cristallizzate in un panorama normativo congenitamente precario e instabile. Dimenticando che non esiste un metodo scientifico che, pur fedelmente e rigorosamente applicato, possa condurre a una conoscenza definibile come certa e sicura: le scienze empiriche, infatti, non sono in grado di fornire un metodo idoneo ad assicurare lassoluta certezza o verit delle conclusioni raggiunte, ma pi semplicemente offrono soluzioni che possono essere classificate come altamente probabili e destinate ad essere superate dallevoluzione del sapere [FERRUA]. Qualsiasi teoria scientifica, insomma, ha un carattere congetturale, considerato che il materiale empirico frutto dellosservazione su cui si fonda astrattamente combattibile con una pluralit di tesi e non potr mai essere in grado di dimostrare in maniera incontestabile e definitiva la verit (assoluta) di quella teoria, lasciando comunque spazio ad ipotesi alternative, certamente meno attendibili ma egualmente idonee a fornire una spiegazione causale dei fatti. La scienza nel suo complesso, com stato autorevolmente affermato, assomiglia a un campo di forza che si limita a lambire lesperienza soltanto sui suoi margini [QUINE]. Di conseguenza occorre estrema cautela nel valorizzare, allinterno del processo, i contributi che la scienza e la tecnica sembrano poter fornire in misura sempre pi crescente allaccertamento, ristabilendo il ruolo centrale della giurisdizione e, con esso, la consapevolezza dei limiti insiti nella conoscenza giudiziale, di per s ancora pi ampi di quella storica o scientifica stante la necessit di rispettare i vincoli temporali e procedurali
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che la costruzione del processo penale come sistema di regole da rispettare nel suo svolgimento impone. E allora? Occorre, senza dubbio, Tornare alla giurisdizione, rispolverando il monito che Gaetano Foschini giurista completo per essere stato prima magistrato, giudice e pubblico ministero, e poi avvocato e docente universitario rivolgeva nel 1971 al mondo della giustizia mosso dalle preoccupazioni ingenerate da un quadro teorico e operativo allora fortemente compromesso, rimarcando i pericoli di una fuga dai principi cardine dellordinamento liberale: riscoprire la giurisdizione scrive Foschini questo il compito attuale ed urgente dei giuristi si intende, di quelli desti ed avvertiti se si vuole salvare il diritto inteso quale espressione non di autorit ma di giustizia e se, con esso, si vuole salvare la democrazia intesa non quale espressione di demagogia ma quale reciproco della tirannia. Un appello ancora in parte inascoltato. Ma che va ribadito con forza. Per non ricadere in quellerrore di metodo che anche il contrassegno tipico dellapproccio inquisitorio e repressivo al sistema processuale: giustificare qualsiasi mezzo per il raggiungimento del fine della ricerca della verit (assoluta), attribuendo al processo penale funzioni che ben raramente potr svolgere, tenuto conto della naturale imperfezione delle cose umane. Ho ricordato in apertura il pensiero di Einstein e con Einstein vorrei concludere: Nel campo di coloro che cercano la verit non esiste alcuna autorit umana. Chiunque cerchi di fare il magistrato viene travolto dalle risate degli dei. una frase che dovrebbe essere scolpita nelle aule di ogni tribunale, accanto alla pi nota e spesso disattesa La legge uguale per tutti. Grazie.

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