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2 ELEMENTI:

- Simbolo: segno linguistico

- Referente: entità presente alla quale rimandiamo con un simbolo.

ESPRESSIONE CONTENUTO

FORMA significanti significati

SOSTANZA Suoni prodotti Sensi in un contesto.

La relazione non è diretta, c’è mediazione di un concetto.

Sostanza espressione: suoni che produciamo con l’apparato fonatorio. Qualcosa di indistinto.

Sensi in un contesto: insieme di tutti i significati possibili di una lingua.

Tra forma e sostanza dell’espressione: ARBITRARIETA’ FORMALE

Tra forma e sostanza del contenuto. ARBITRARIETA’ SEMANTICA

La sostanza è uguale per tutti, cambia la forma.

LANGUE: aspetto sociale, sistema comune a tutti e astratto, insieme che i parlanti devono dominare
per comunicare

PAROLE: aspetto individuale, fa riferimento a ogni singola espressione. Singoli atti parlati (atti di
parole).

ENUNCIAZIONE: è un ponte. (Benveniste) permette all’una di pronunciare l’altra. Prendo un sistema


attratto dentro di noi e lo mettiamo in atto co l’enunciazione.

Langue ENUNCIAZIONE Parole

Qualcosa è astratto se c’è qualcuno che lo rende concreto. Una lingua è tale solo se c’è qualcuno in
grado di parlarla.

ENUNCIAZIONE (atto) diverso PAROLE (oggetto)

Ci deve essere un parlante e un destinatario. Per permettere all’enunciazione di funzionare.

Esistono pronomi: IO e TU e il tempo verbale è al presente. L’enunciazione avviene nel presente.

COMPETENZA E ESECUZIONE

I parlanti acquisiscono una competenza, in grado dii parlare un sistema di regole. Capacità di usare la
conoscenza e di adattarla ai contesti = ESECUZIONE
Conoscenza di regole che riguardano il contesto di interazione e ci permettono di produrre enunciati
adeguati al tipo di circostanza in cui siamo. Modo in cui noi usiamo la nostra lingua per compiere
delle azioni . = COMPETENZA PRAGMATICA es. Uso pronomi personali per rivolgerci a qualcuno.
Diamo del tu o del lei a seconda del contesto. Facciamo una richiesta a qualcuno per non violare le
regole della cortesia glielo chiediamo sottoforma di informazione. Es. “mi scusi HA una sigaretta?”

Sono regole di funzionamento della nostra lingua. Non impariamo solo le regole formali per parlare.
= COMPETENZA GRAMMATICALE

DIACRONIA E SINCRONIA

DIACRONIA: prospettiva di studio fondata sulla successione di eventi. Classificazione genealogica.


Guardo come le parole si sono evolute attraverso il tempo.

SINCRONIA: esame del funzionamento delle lingue a prescindere dalla loro dimensione evolutiva. In
un determinato momento. Isolo uno stato di lingua e mi concentro su quello.

ESERCIZIO

1. Indice

2. Simbolo

3. Icona

4. Icona simbolo

5. Simbolo icona

6. Indice

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FORMALE E SEMANTICA

Formale e semantica le distinguiamo.

FORMALE: Riguarda l’arbitrarietà tra sostanza e forma dell’espressione. Es. Le vocali. Riguarda i
suoni e il significante.

SEMANTICA: forma e sostanza del contenuto. Concetto o senso.

FONOSIMBOLISMO: il valore fonico delle lettere

ICONICITÀ DEL SEGNO: il segno ha un rapporto arbitrario ma alcuni segni hanno nel significato tracce
del significante.

PLURILINGUISMO: gli umani sono inseriti in contesti in cui è raro che si parli sono una lingua.
Per la competenza pragmatica il nostro interlocutore deve essere empatico. È un sistema di usi che
regolano la nostra vita.

DIACRONIA: es. Se studiamo il verbo “uscire” e lo studiamo sincronicamente, prendiamo il


paradigma o coniugazione e per alcune forme abbiamo un tema “usc” e in altre forme abbiamo
“usc” che riprende l’infinito. Vedo dove sta un tema e dove sta l’altro.

Diacronicamente invece non guardiamo quante solo le forme ma vediamo come ci siamo arrivati.
Quelle in “esc” derivano da “exeo” latino. Quelle in “usc” hanno subito un influsso con la parola
“uscio”.

RAPPORTTI SINTAGMATICI: rapporto in presenza, si basa su due o più termini presenti in una serie
effettiva. Guardiamo la struttura sintattica. Fra elementi che sono contemporaneamente presenti
nella frase e che si leggono insieme e sono accordati tra di loro.

RAPPORTI ASSOCIATIVI O PARADIGMATICI: in assenza in memoria mnemonica o virtuale. Associo


naturalmente delle unità ad altre unità dello stesso tipo e posso sostituirli senza alterarne la
struttura.

Es. Il gatto esce dalla porta. Il nome è preceduto dall’articolo e seguito da un verbo e si accordano tra
di loro in genere e persona. 2 elementi sono sintagmatici quando sono nella stessa serie e sono in
rapporto tra di loro, tipo una colonna non si reggerebbe senza la base o il capitello. SINTAGMA:
elementi dome 2 o più cose sono legati tra loro.

Ci sono elementi non presenti nella frase che io posso usare ma sono sempre associati al soggetto:
rapporto associativo.

ESERCIZIO

Il bambino mangia un gelato.

Il bambino mangia = sintagmatico

Il piccolo lecca un gelato = associativo posso cambiare le parole in modo associativo

DOPPIA ARTICOLAZIONE DEL SEGNO LINGUISTICO

(Martinee) Il segno è bipartito secondo Saussure con significato e significante. Martinee dice che il
segno va considerato doppiamente articolato.

PRIMA ARTICOLAZIONE: le entità hanno sia un significante che un significato individuabili.


Prendiamo il segno e lo dividiamo in 2 parti dotate dii entrambe. Queste parte possono essere usate
in altri contesti con lo stesso significato. Es. Fiore; all’interno della parola lo dividiamo in FIOR-
(specie vegetale e lo ritrovo in altre parole come fioraio), E- (in nome maschili e femminili e di
numero singolare come fiorE o siepE). Si studiano in morfologia.

SECONDA ARTICOLAZIONE: le entità si possono analizzare solo sul piano dell’espressione e non
hanno un contenuto proprio. Hanno solo il significante = suoni linguistici Es. Fiore; all’interno ci trovo
F I O R E. Sono diverse. Si studiano in fonetica e in fonologia.
 ERBA: 1 art= erb- a-

2 art. E R B A

MORFEMI: unità di entità di significato e significante che possiamo isolare all’interno di un segno
linguistico.

ESEMPIO

Marmista: marm- (marmo, marmoreo) ist- (ci dice che è un mestiere e che qualcuno
compie l’azione a- (ci dice che la parola è singolare)

Discolpa: dis- (disuguale, dispiacere, disaccordo) colp- (colpevole, colpevolizzata) a- (ci


da sempre il numero della parola)

Morfologia, fonologia e fonetica sono livelli dell’analisi linguistica.

LIVELLI DELL’ANALISI LINGUISTICA

Benveniste lo spiega in “problemi di linguistica generale.” non possiamo determinare a priore che
cosa è è. Lo stesso elemento può avere vari significati a seconda del punto di vita. Se vogliamo
analizzare il linguaggio come una struttura formale dobbiamo darle un ordine ai fenomeni studiati.
Lo stesso elemento lo possiamo studiare come unità di 1 e 2 articolazione. Dobbiamo capire quali
fatti dobbiamo studiare e da quali punti di vista. Se vogliamo studiare la lingua da un punto di vista
formale, dobbiamo studiare i segni linguistici isolando singoli elementi che siano analizzabili. Il
linguaggio è un sistema articolato in cui possiamo isolare elementi che studiamo da un punto di vista
scientifico.

Ogni livello deve avere un’unità di riferimento. Es. Fonetica = suono. Con la 2 art. Individuo i suoni
linguistici e studiandoli mi occupo di fonetica.

Non tutti i suoni sono significativi. Foneticamente c’è differenza fra A lunga e A breve.

In fonologia studiamo i suoni significativi da un punto di vista linguistica che si chiamano fonemi.

In morfologia studiamo le parole.

In sintassi studiamo la struttura delle frasi, la sintassi e il lessico. Dobbiamo ragionare sul fatto che la
nozione di unità minima è problematica. Quando studiamo gli aspetti meno strutturati come la
semantica, a livello di espressione.

FONETICA E FONOLOGIA

C’è un accordo generale, non è problematico.

FONETICO: il modo in cui noi udiamo e percepiamo i suoni.FONETICA ARTICOLATORIA. Come


produciamo i suoni e quali movimenti compiamo per emetterli.
FONOLOGIA: significatività della linguistica dei suoni. Come lo stesso suono prodotto ha un
significato diverso a seconda della lingua.

12.10.23

FONETICA

l’unità minima è il suono

Es. Schiocchi della lingua: vengono emessi dei suoni diversi

Le A e le R: vengono pronunciate in modo diverso a seconda del parlante.

Ma non tutti sono fonemi.

FONETICA ARTICOLATORIA, UDITIVA E ACUSTICA

ARTICOLATORIA: la più antica, possiamo studiarla anche in assenza di attrezzature, classificare il


suono delle lingue nel modo in cui vengono prodotti. Vedo come si sono evoluti i suoni e li analizzo

ACUSTICA: dopo la 2 guerra mondiale con l’uso di tecnologie di comunicazione per le spedizioni
militari. Studia come il suono attraverso canali arriva all’orecchio

UDITIVA/PERCETTIVA: vede come il segnale acustico viene compreso e rielaborato.

FONETICA ARTICOLATORIA

La produzione dei suoni si chiama FONAZIONE. Come produciamo noi il suono.

4 meccanismi:

1. PNEUMATICO: l’aria prodotta dai polmoni viene spinta verso l’esterno, dal diaframma
attraverso la trachea. Lo usiamo per respirare.

2. GLOTTIDALE: alla laringe. Spinge l’aria all’esterno, il punto dove l’aria si trasforma in suono è
alla laringe. l’aria viene trasformata in suono quando passa in estroflessioni (corde vocali o
pliche vocali).

3. ARTICOLATORIO: ci permette di differenziare i suoni tra loro

4. ORONASALE: della bocca e del naso. Quando produciamo suoni, la lingua e le labbra e il
naso svolgono funzione di differenziazione di suoni che produciamo.

Sono responsabili della produzioni dei suoni? si e no.

Esistono anche suoni non polmonari come i suoni click o alcune lingue del Caucaso. Gli unici suoni al
mondo che non sfruttano il meccanismo dell’aria.
Sono interessati: la laringe, gli articolatori, il naso

Il meccanismo ella produzione dei suoni lo usiamo normalmente per respirare. Parlare è un altro
modo per respirare. Cambia il ritmo di ingresso e di uscita dai polmoni. Quando respiriamo l’entrata
e l’uscita hanno lo stesso tempo. Inspirazione e espirazione. Quando produciamo suoni non è lo
stesso tempo. Respiriamo l’aria solo per farla uscire perché la produzione di suono avviene nell’aria
in uscita.

I suoni li produciamo grazie a elementi nell’apparato fonatorio (denti, labbra, bocca). Hanno funzioni
più importanti della fonazione (funzioni primarie).

APPARATO FONATORIO

La laringe, dove sta il pomo d’Adamo, complesso di cartilagini. La usiamo per respirare, per la
funzione sfinterica = riflesso che ci porta a cacciare qualcosa quando ci stiamo affogando (colpo di
tosse), manovra di Valsalva (espirazione con la glottide chiusa come per sturarci le orecchie o il
singhiozzo), funzione fonatoria = complessa, tardiva e accessoria, trasformare l’aria in suono

La glottide: parte della laringe compresa tra le corde vocali che possono assumere diverse posizioni.
Quando respiriamo sono aperte per far passare l’aria. Quando le corde si avvicinano e vibrano, l’aria
viene trasformata in suono. Quando produciamo suoni sonori, le corde vocali hanno cicli di apertura.
Si chiamano cosi perché ricordano la vibrazione.

Le consonanti sono diverse in base all’apparato fonatorio.

Gli organi che ostacolano l’aria sono:

- LINGUA: organo ostacolo al passaggio dell’aria. Per far passare il suono ci deve essere
qualcosa che si attiva.

RADICE: parte posteriore

DORSO: parte centrale

CORONA: parte anteriore e più mobile. È composta da APICE (estremità anteriore e tocca i
denti) e LAMINA (parte posteriore).

- VELO PALATIINO: importante per i suoni nasali.

- PALATO DURO: dietro c’è l’ugola che si muove.

Ci sono altri elementi da cui dipende la differenziazione dei suoni: ugola, palato, alveoli (parte
posteriore dei denti), denti (li usiamo sempre per pronunciare le consonanti), labbra e cavità nasale.

MODO DI ARTICOLAZIONE: tipo e gradi di costrizione che gli organi raggiungono per produrre suoni.

LUOGO DI ARTICOLAZIONE: il punto del cavo orale in cui la costrizione ha effetto.

Dobbiamo vedere quali sono gli articolatori e come si comportano.

Esistono 2 famiglie: suoni con il massimo e con il minimo grado di costrizione.


OSTRUENTI: creiamo una chiusura al passaggio dell’aria.

SONORANTI: il grado non è massimo, l’aria non incontra una chiusura totale.

Occlusive e fricative sono ostruenti. Approssimanti, nasali, laterali e vibranti sono sonoranti.

Per le vocali ci sono 4 parametri:

- ANTERIORITA’ E POSTERIORITA’: vediamo se il dorso della lingua sta centrale, avanzato o


arretrato.

- GRADO DI ALTEZZA: il dorso sta più alto o più basso.

- ARROTONDAMENTO: come le labbra si arrotondano.

- NASALIZZAZIONE: l’aria passa solo nella cavità orale.

Ci sono 12 suoni vocali in italiano:

A: bassa, centrale, non arrotondata

E: anteriore medio bassa

I: alta, anteriore, non arrotondata

O: medio - alta, arrotondata

U: alta, posteriore, arrotondata

La fonetica serve a sbloccarci conoscenze. Perché nei sistemi di scrittura i suoni sono rappresentati
da grafemi diversi o no. In italiano abbiamo corrispondenza tra grafema e suono.

17.10.23

Le consonanti si classificano.

Ci sono 3 tipi:

- OCCLUSIVO: consonanti occlusive e blocco del passaggio dell’aria dai polmoni.

- PLOSIVO: il suono è quasi di scoppio.

- FRICATIVO: l’ostacolo impedisce il passaggio ma non del tutto. Il suono non è plosivo, viene
turbato ed è quasi di frizione.

AFFRICATE: via di mezzo fra i 2. Blocco dell’aria totale ma il rilascio è graduale.

2 occlusive bilabiali: la chiusura è creata dalle labbra. P e B.

- ALVEOLARI: occlusione dell’apice della lingua. T e D.


- OCCLUSIVE VELARI: C e G. Occlusione grazie al dorso della lingua che chiude l’aria
incontrando il velo palatino.

- RETROFLESSE: l’apice della lingua viene spinto indietro.

- GLOTTIDALI: il passaggio dell’aria viene chiuso da un’ostruzione del canale a livello delle
corde vocali. ES: ich in tedesco.

FRICATIVE LABIO-DENTALI: articolazione dei denti che incontrano le labbra. F e V.

ALVEOLARI: S e Z. l’apice linguale si mette dietro gli alveoli ma non chiude il canale. Il
fono è seguito da un’altra consonante. Se è sorda la consonante lo è anche la fricativa. Se è sonora lo
è anche la fricativa.

SC: è una fricativa post-alveolare sorda. Non c’è una corrispondenza tra grafemi e suoni.

- UVULARI: occlusione con l’incontro del dorso con l’ugola.

Nella trascrizione fonetica si devono mettere sempre le parentesi quadre e l’accento si mette prima
della sillaba accentata.

18.10.23

Nella trascrizione si scrive sempre prima la fricativa e poi l’occlusiva. Sono doppie. Oppure si mette
anche un archetto.

AFFRICATE: ALVEOLARI: [ts] e [dz]

POSTALVEOLARI: C e G La I è soltanto grafica quindi nella trascrizione non


va messa.

In “giro” non c’è una i grafica quindi si trascrive. Idem con “cinema”.

NASALE: quando pronunciamo nasali, il velo del palato si abbassa. l’aria viene deviata e esce dalle
cavità nasali.

COARTICOLAZIONE: foni vicini si influenzano perché gli articolatori sono già in un certo modo per
pronunciare.

VIBRANTI: r (vibrante alveolare, occlusione intermittente), l (laterale alveolare), gl (laterale palatale).

Il diaframma è creato dalla lingua in mezzo alla cavità orale. l’aria fuoriesce da uno a entrambi i lati
della lingua.

APPROSSIMANTI: non c’è un diaframma. Gli articolatori sono vicini tra loro e l’aria non è ostacolata.

Nelle trascrizioni si trascrive la lunghezza vocalica. Le vocali delle sillabe accentate sono sempre
lunghe.
La sillaba aperta è tonica e lunga, dopo la vocale non c’è nulla. La sillaba è chiusa quando è seguita da
consonante doppia. Se la vocale è lunga si mettono i : .

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