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IL MELODRAMMA E METASTASIO

Lo scenario letterario italiano ed europeo del Settecento conosce anche la fioritura e lo sviluppo di
uno spettacolo teatrale complesso e straordinario, di matrice interamente italiana: il melodramma,
uno spettacolo nel quale i personaggi sulla scena recitano le proprie battute sotto forma di
canto, accompagnati contemporaneamente da un’orchestra.

Il melodramma: un connubio classicista di POESIA, TEATRO e MUSICA


Le origini del melodramma vanno rintracciate nella Firenze del primo Seicento: l’appellativo
«melodramma» deriva dal greco antico e significa «azione cantata», proprio perché agli inventori
di questo genere l’idea venne pensando all’antico teatro greco, nel quale la musica accompagnava
l’azione drammatica. Di per sé il melodramma nasce come un prodotto classicista, non a caso
l’oggetto della rappresentazione erano storie che si ispiravano in genere alla mitologia greco-
romana e ai poemi epici.
Questa forma di spettacolo ebbe un grandissimo successo fin dalla sua nascita, alla base del quale
vi è la capacità del melodramma di coniugare brillantemente i suoi tre elementi importanti:

• Il libretto melodrammatico, cioè la trama dell’opera strutturata in maniera analoga a un copione


teatrale (suddivisione in atti e scene), scritta in versi da poeti molto specializzati: infatti i poeti
melodrammatici dovevano avere anche ottime conoscenze drammaturgiche, non solo
organizzando un trama efficace ma anche e soprattutto curando la metrica, la lingua, il lessico e la
sintassi tali da permettere al testo di sovrapporsi facilmente alla musica.

• La scenografia e i costumi, cioè la cura di abbigliamento, trucchi, arredi, movimenti sulla scena,
creano la giusta ambientazione alla rappresentazione teatrale e fanno sembrare reale ciò che è pura
finzione, arricchendo il melodramma di scenografie e costumi appariscenti, congegni meccanici per
realizzare effetti speciali (tuoni, terremoti, pioggia ecc.).

• La musica ha un ruolo fondamentale, perché costantemente presente. Il musicista mette il libretto


in musica, scrivendo sia le parti per i cantanti, sia quelle per gli strumentisti.

I momenti più attesi del melodramma erano le arie, dei pezzi melodici composti da strofe in sé
concluse in cui il solista esprime sentimenti ed emozioni. Le arie dovevano dimostrare l’abilità
dei cantanti: scale velocissime, vocalizzi arditi, note acutissime oppure gravissime, virtuosismi di
ogni genere pur di far andare il pubblico in visibilio.

I primi melodrammi venivano allestiti nei palazzi nobiliari, che spesso erano dotati di piccoli teatri.
Solo successivamente questi spettacoli divennero accessibili a un pubblico molto più vasto, grazie
alla comparsa dei primi teatri pubblici a pagamento: chiunque potesse pagare il biglietto
d’ingresso, senza distinzioni, poteva accedervi e assistere a qualsiasi opera teatrale.

Grazie ai teatri pubblici l’allestimento del melodramma divenne così professionale e attorno ad
esso nacquero nuovi mestieri: l’impresario (che finanziava e organizzava la messa in scena), il
coreografo e il corpo di ballo (nel caso la rappresentazione prevedesse anche un balletto), nonché
l’intera squadra di costruttori, tecnici e ingegneri dietro le illusioni e gli effetti speciali.
Il difetto letterario del melodramma e i tentativi di riforma
Fu proprio grazie al melodramma che la lingua italiana conobbe grande diffusione a livello
internazionale, siccome chiunque in Europa per replicare i melodrammi oppure comprenderli da
spettatori sente il bisogno di approfondire la lingua alla base della loro poesia. Ciononostante, a
partire dal XVIII secolo si delineò in maniera evidente il grande difetto letterario del melodramma:
le esigenze musicali e performative finivano col stravolgere la razionalità e il realismo delle parole,
infatti la figura del librettista era molto sottovalutata in quanto sovrastata completamente dalle altre
figure dello spettacolo (impresario, cantanti, ballerini...). Fu proprio tale criticità a spingere molti
autori, al di là del successo straordinario in Italia e in Europa, a tentare una riforma del
melodramma per accrescerne il valore letterario. ricorrendo alla stessa razionalità e semplicità
tipica del movimento dell’Arcadia. Il contributo più significativo si deve senza dubbio a Pietro
Metastasio.

METASTASIO: la vita
Metastasio, pseudonimo di Pietro Trapassi, nasce a Roma nel 1698, in una modesta famiglia di
commercianti. Fin da bambino si dimostra capace di improvvisare versi con molta facilità, il che
lo porta a diventare così una sorta di celebrità locale; il suo talento viene successivamente notato da
Gian Vincenzo Gravina, che lo prende sotto la sua protezione e gli insegna la lingua e la
letteratura latine, provvedendo persino al suo pseudonimo, ottenuto grecizzando il cognome di
Pietro. Alla morte di Gravina nel 1718, Metastasio riceve una cospicua eredità e sembra destinato a
una carriera tranquilla di letterato dell’Arcadia.

Eppure sono proprio alcuni problemi legali legati all’eredità di Gravina che lo costringono a
spostarsi a Napoli per intraprendere la carriera di avvocato. Il soggiorno a Napoli si rivela in realtà
decisivo siccome viene attirato dal teatro e, legatosi sentimentalmente con la cantante lirica
Marianna Benti Bulgarelli (detta “la Romanina”), incomincia a scrivere testi per musica. Nel 1724
Metastasio segna il suo debutto nel mondo dello spettacolo con il suo primo melodramma: la
Didone abbandonata, che riscontra un successo clamoroso.

Negli anni successivi Metastasio fa carriera come librettista e la sua fama oltrepassa i confini
italiani, tant’è che nel 1729 viene chiamato alla corte imperiale di Vienna per ottenere l’incarico
di “poeta cesareo”. A Vienna si immerge così nel suo nuovo lavoro di poeta di corte continuando
comunque a mantenere i contatti con l’Italia per via epistolare, anche se in un secondo momento,
dopo la morte della Bulgarelli, egli sembra chiudersi sempre di più in sé stesso e nella sua
occupazione. Va precisato comunque che durante questi anni Metastasio non scrisse solo
melodrammi, ma anche odi, canzoni, sonetti e alcuni scritti di poetica molto influenti. Quando
muore, nel 1782, egli è a tutti gli effetti il letterato più famoso d’Europa ed è ammirato dai più
grandi letterati suoi contemporanei.

La riforma metastasiana del melodramma


Il contributo di Metastasio nella riforma del melodramma si può riassumere nel ridare finalmente
importanza al testo poetico, rimettendo così il libretto al centro dello spettacolo. Metastasio, come
da prassi, non inventa mai le storie dei suoi libretti bensì le riprende dalla classicità, tuttavia ciò che
lo caratterizza è la scelta di riscrivere alcuni episodi minori e poco conosciuti, molto spesso
inquadrati in narrazioni più estese. Non bisogna dimenticare infine che Metastasio crea una nuova
lingua per il melodramma: ispirandosi ai valori dell’Arcadia, egli crea un linguaggio raffinato e
allo stesso tempo facilmente comprensibile a un pubblico in gran parte estraneo alla poesia
italiana.

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