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Oggi facciamo una parte un po’ più applicativa sulla genetica della pigmentazione di pelle, occhi e capelli,
che sono tutti tratti correlati. L’ho suddivisa in tre parti: la prima è un po’ più di biologia, la seconda è più
una parte di geni responsabili dei fenotipi e la terza è una parte sull’evoluzione della pigmentazione.
La molecola chiave di tutto questo è la melanina, con una formula semplice, che
viene prodotta copiosamente dagli strati esterni della pelle, tanto che dà il nome
a una linea cellulare, i melanociti. Nell’ultimo strato della pelle, nella regione dei
melanociti e dei cheratinociti, c’è un’interconnessione tra queste due tipologie
cellulare. I cheratinociti sono l’ultima barriera del nostro corpo, formano la
barriera epidermica che ha le funzioni di protezione dall’ambiente esterno,
termoregolazione, protezione da abrasione, da invasione di patogeni. Formano
questo strato complesso che si desquama in
continuazione. Al di sotto proliferano i
melanociti, interconnessi per il trasporto della
melanina.
Pavan, William J., and Richard A. Sturm. "The genetics of human skin and hair
pigmentation." Annual review of genomics and human genetics 20 (2019): 41-72.
I geni che regolano la colorazione della pelle sono tantissimi, non c’è una conoscenza esaustiva di quali
sono, ma soprattutto uno stesso gene può avere degli effetti completamente contrastanti in diverse
popolazioni, perché la pigmentazione è un tratto complesso. Cos’è un tratto complesso? Un tratto a
trasmissione Mendeliana è un tratto regolato principalmente da un gene, responsabile di tutta la
penetranza e la manifestazione del fenotipo che può essere completa o meno. Un tratto complesso è
l’opposto, ci sono uno o più geni in combinazione che intervengono a definire il tratto. Questo della
colorazione della pelle è proprio uno dei migliori esempi di tratti complessi, perché, oltre ad avere un certo
numero di geni responsabili del fenotipo, questi geni interagiscono in maniera diversa a seconda della
popolazione, e questo lo capirete dopo, quando parleremo del perché ci sono diverse colorazioni nelle
diverse popolazioni.
La notazione “rs” identifica nell’umano una variante in modo specifico. Ensembl è uno dei più completi
database, europeo, che raccoglie dati di genomica e lo fa per diverse specie. Si possono guardare le
sequenze genomiche, il cariotipo, ecc. Contiene varie informazioni: la sequenza, le annotazioni (ovvero
tutto quello che si conosce di quel gene), informazioni di genomica comparativa (ovvero ci sono i geni che
sono comuni a più specie che vengono confrontati ed è possibile vedere il risultato di questi confronti ed
evidenziare le differenze), informazioni sulla regolazione di geni, quindi su tutta la parte non-coding, ecc.
Quello che interessa a voi è questo: contiene
informazioni anche sulla variabilità. Sia si può
interrogare il browser in maniera sistemica,
sia si può consultare da internet.
Un altro browser più conosciuto, GenomeBrowser, in cui si possono visualizzare vari genomi, tra cui anche
quello umano. Se cerco TYR ci fa vedere il cromosoma in cui si trova, l’11, fa vedere l’ideogramma e dove si
trova il gene e mi fa vedere la sequenza del gene. Oltre il gene posso visualizzare gli SNPs del gene.
Su Ensembl possiamo vedere tutti i dati relativi all’identificativo del gene TYR, tra cui il contesto genomico, i
dati fenotipici, il contesto filogenetico e la
genetica di popolazione da cui ho preso
questi diagramma a torta. La prima variante
è uno SNP, è una variante missenso, quindi
modifica il codone della proteina cambiando
l’amminoacido, gli alleli sono C/A, l’allele
ancestrale è C, il quale è posseduto dai nostri
antenati, in comune con gli scimpanzé.
Quello che ci interessa è la genetica di
popolazione. Nella lezione precedente vi ho parlato del “A Thousand Genome Progect”. Se vi ricordate
c’erano le popolazioni continentali, e questi diagrammi a torta mostrano la frequenza dei due alleli nella
popolazione mondiale: negli africani, negli americani, negli est-asiatici, negli europei e nei sud-est asiatici. Si
possono poi guardare anche le sottopopolazioni. Per esempio, questa è la frequenza degli africani e queste
sono le sottopopolazioni degli africani. Questi sono europei e questa è la frequenza nei toscani. Nei toscani
c’è il 50% di C e 50% di A. questi diagrammi a torta sono importanti perché ci fanno vedere che di fatto
esistono questi polimorfismi. Questo polimorfismo rs1042602*C/A, abbiamo letto da Ensembl, che è una
mutazione missenso, infatti nella proteina modifica il residuo 192 da S a Y. Andando a vedere le frequenze
dei due alleli, ovvero la conta di questi alleli, nella popolazione africana l’allele C si trova nel 99% dei
campioni analizzati, mentre nella popolazione europea l’allele C si trova nel 63% della popolazione
analizzata e il 37% ha l’allele A. Quindi, se fate un sopralluogo sulla scena del delitto, prendete il bulbo,
estraete le cellule del bulbo pilifero e fate la sequenza per la regione che contiene questo polimorfismo e
trovate una A potete dire che questa persona è africana solo con l’1% di probabilità. Stessa cosa per l’altro
polimorfismo, che provoca una mutazione missenso da G ad A, che cambia il residuo della proteina da R a
Q, diventa una mutazione che ha anche una conseguenza funzionale. Quindi, se negli europei si è diffuso
questo allele A al 25%, probabilmente c’è una ragione. Nella maggior parte dei casi potrebbe essere pura
deriva genetica, fluttuazione delle frequenze alleliche. La deriva genetica è sempre la prima ipotesi, ma a
volte le fluttuazioni delle frequenze alleliche non avvengono per caso, ma avvengono per una ragione, che
può essere un fenomeno di selezione naturale. Per i geni della pigmentazione questo è veramente molto
possibile, perché, come vedremo, sono sottoposti ad un’incredibile pressione selettiva. Quindi, di questo
gene è importante ricordare che è il primo enzima nel metabolismo della melanina e infatti è anche
responsabile della maggior parte degli albinismi. La sindrome associata si chiama OCA3 (Oculocutaneous
albinism type 3) ed è responsabile anche dell’albinismo oculocutaneo di tipo 1. Alcuni marcatori, alcuni
polimorfismi di questo gene, di fatto hanno delle frequenze completamente diverse tra le popolazioni,
quindi possono essere anche dei marcatori molecolari per risalire poi possibilmente alla provenienza di
questa persona o per prevedere quale sarà il fenotipo.
Questo ha permesso di
avere delle informazioni
anche sul DNA antico.
Questo è un paper del 2014
nel quale hanno preso due
campioni di DNA antico
trovati in una cava di 1500m
sul livello del mare, quindi in
montagna, da due scheletri
di maschio di circa 7000
anni fa, pieno neolitico. Olalde, Inigo, et al. "Derived immune and ancestral
pigmentation alleles in a 7,000-year-old Mesolithic
Questi due Sapiens avevano European." Nature 507.7491 (2014): 225-228.
quasi sicuramente gli occhi azzurri per questa particolare variante, in cui l’allele C è associato con gli occhi
azzurri. La cosa interessante è che, con le stesse metodologie, si sapeva che questi uomini avevano i capelli
e la pelle scura, perché avevano polimorfismi per Dark Skin and Hair Pigmentation, e questo allele associato
agli occhi blu, quindi una combinazione che in una popolazione europea di oggi non si trova molto spesso. È
interessante vedere che questo tipo di associazioni scoperte oggi ci fanno fare delle inferenze che
riguardano anche il passato.
Ma cosa è successo? È
ragionevole pensare che 7
milioni di anni fa eravamo pelosi
e, se sollevate il pelo di uno
scimpanzè, trovate che sotto la
pelle è chiara. Quindi, l’antenato
è di pelle chiara. Quando siamo
partiti eravamo pelosi e di pelle
chiara. Dopodiché, intorno ad
una data stimata tra 1 e 2
milioni di anni fa, sono successe
un po’ di cose. La prima cosa è
che è cambiato l’ambiente
fisico, e questo è sempre il punto di partenza. C’è stato un momento in cui nella savana africana questi
ominidi hanno cominciato a camminare per spostarsi e cercare altre forme di sostentamento, altri
ambienti. È ragionevole pensare che il corpo non fosse protetto dai vestiti, quindi si sudava troppo, quindi
c’è stato un effetto della selezione naturale per dei caratteri che permettessero di migliorare la
termoregolazione. Che cosa permette di regolarla? Perdere il pelo. Quindi, c’è stata una perdita di pelo e un
aumento delle ghiandole sudoripare. La pelle nel frattempo era sempre chiara. Ma nel momento in cui si
perde il pelo, si genera un altro problema: poiché non si usavano i vestiti, la pelle era esposta ai raggi UV e
quest’esposizione ha generato uno stimolo a sviluppare dei caratteri per proteggersi dagli effetti delle
radiazioni UV. Per esempio, la cheratinizzazione, quel processo per cui si forma questo strato molto doppio
di cheratinociti. Lo scopo quindi era di sviluppare una barriera per l’epidermide per impedire il passaggio di
patogeni e per proteggersi dalle radiazioni UV. Per proteggersi dalle radiazioni UV, poiché la melanina ha la
capacità di bloccare la radiazione UV, sono stati favoriti quei fenotipi che hanno sviluppato un pathway
alternativo per la produzione di Eu-melanina. Quindi, sono stati favoriti quegli individui che, avendo perso il
pelo, diventavano più scuri. Quindi si è affermato almeno 2 milioni di anni fa il fenotipo scuro. In questo
momento siamo ancora in Africa. Passano molti anni, e inizia la migrazione fuori dall’Africa. Fuori dall’Africa
c’è un grosso stimolo per la depigmentazione della pelle. Questo processo è avvenuto in maniera
indipendente più volte, perché i flussi che hanno migrato fuori dall’Africa si sono separati, ognuno è andato
per la sua strada senza possibilità di incontrarsi, le popolazioni rimanevano isolate. Quindi, di conseguenza,
l’evoluzione della pelle chiara è avvenuta in maniera indipendente. Questa è la ragione per cui ci sono
decine e decine di geni coinvolti nella regolazione della pigmentazione, perché ogni popolazione ha
sviluppato un processo adattativo in maniera indipendente. Infatti, una cosa è chiara, magari non si sa bene
quali sono tutti i geni responsabili per la depigmentazione, ma è chiaro che questo è avvenuto molte volte.