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In tutta Italia su 21 regioni ci sono 14 gabinetti (prossimamente si chiameranno centri) regionali/

interregionali di polizia scientifica e non tutti hanno gli stessi laboratori (biologia, infiammabili, ..) ad
eccezione del laboratorio di chimica che è presente in tutti i gabinetti. Si tratta di laboratori costosi
per l’acquisto di materiali, per la strumentazione, per la gestione, ecc. I gabinetti hanno un servizio
semi-operativo (il servizio operativo è la casa madre), hanno una loro operatività e infatti arrivano
tutti i fascicoli dei sopralluoghi fatti laddove bisogna esaminare qualcosa che è stato repertato nel
posto in cui non esisteva il laboratorio. Tutti i gabinetti devono garantire la “base” => la polizia
scientifica nasce dalla necessità di identificare i soggetti e quindi la polizia scientifica arriva sulla scena
del crimine con la consapevolezza di dover ricostruire la scena del crimine e capire cosa è accaduto.
Sulla scena del crimine vanno i poliziotti del ruolo ordinario che segue un corso di 4 mesi e poi andrà
sulla scena del crimine ma poi tutto ciò che reperta sarà analizzato in laboratorio dai tecnici laureati e
non. Tutti i laboratori sono al servizio della polizia scientifica.

I gabinetti provinciali e i posti di segnalamento (più periferici) non hanno laboratori ma hanno devono
solo garantire l’attività di foto-segnalamento e l’attività di sopralluogo mentre nei gabinetti regionali/
interregionali devono garantire anche attività di laboratorio. Ovviamente non riescono a garantire
tutto ciò che può garantire il gabinetto regionale più vicino e quindi esistono anche delle squadre di
esperti,

Tuttavia sebbene ogni gabinetto non possieda tutti i laboratori specifici per ogni attività, il servizio di
polizia scientifica viene comunque garantito, potendo usufruire del servizio di polizia scientifica in
un'altra regione.

AISC: analisi investigativa scena del crimine ed è per questo che da qualche anno è stato creato
“Nemesi”, un software che contiene/immagazzina tutti i fascicoli di sopralluogo. Aiuta molto
l’esperienza, cioè quel che hai vissuto nel passato su scene analoghe, ed è per questo che si fanno più
errori di quando si tratta di episodi che sono avvenuti in zone non particolarmente centrali poiché non
c’è una grande esperienza da parte di chi fa il primo intervento.

I laboratori sono 113 in totale. Sono tutti in qualità ISO 17025, sono tutti dotati di accreditamento.
Oggi non si lavora come in passato, dove ognuno ha la propria esperienza. Perché nel dibattimento ci
troviamo a dover interagire con un giudice che vuol capire e un PM che porta avanti le tue idee, gli
avvocati che cercano in ogni modo di smontarti perché difendono preferibilmente gli indagati che
sono innocenti fino a prova contraria. Noi abbiamo, fino al dibattimento, dove si forma la prova, che
un uomo è indagato, ma rimane ancora innocente, finché non c'è giudizio che lo dichiari colpevole.
Poiché la prova si forma in dibattimento, tutto ciò che noi diciamo deve essere sostenuto, avallato e
validato, anche perché nel corso del dibattimento ci sono gli avvocati con i loro consulenti di parte che
potrebbero mettere in difficoltà il risultato della’ attività tecnico- scientifica. Ed è per questo che è
stato fatto un percorso, anche lento, di certificazione della qualità che ha portato i suoi frutti. Questo
percorso ha portato alla CERTIFICAZIONE per quanto riguarda gli UFFICI e all’ACCREDITAMENTO per
quanto riguarda i LABORATORI. L'accreditamento dei laboratori necessario affinché tutto ciò che noi
facciamo abbia delle certezze. noi ci muoviamo quindi all'interno di alcuni paletti che sono stati fissati
vai a esterni che controllano che ogni cosa che mi facciamo che noi facciamo sia fatto a norma. Ogni
gabinetto quindi si avvale dei propri laboratori accreditati, ma anche di esperti esterni, purché tutti,
al controllo di un ente esterno, dimostrano di operare secondo le stesse regole uniformate. Meglio
ancora se oltre ad essere accreditati, i laboratori siano anche certificati.

“Fino a prova contraria ciascuno è innocente” => Fino al giudizio il soggetto non può essere
considerato colpevole quindi tutto ciò diciamo in dibattimento deve essere avvalorata ed è quindi
necessaria la certificazione degli uffici e l’accreditamento dei laboratori. L’accreditamento serve
perché tutto ciò che facciamo abbia delle certezze, ci muoviamo attraverso paletti che sono stati
delineati prima e ci avvaliamo di esperti esterni che avvalorino che il nostro lavoro sia a norma. I
laboratori sono accreditati e ciò significa che quello che portiamo come “prova” è riconosciuto a livello
internazionale (modalità e percorso riconosciuto).

COSA SI TROVA SULLA SCENA DEL CRIMINE? E QUINDI COSA CERCARE?

Sulla scena del crimine dobbiamo:

- cercare le impronte digitali (è quello che si è sempre cercato, anche quando non esistevano tante
tecnologie);

- repertare gli oggetti che riteniamo siano pertinenti per poter dare una dinamica all’evento
delittuoso.

La polizia scientifica nasce dall’esigenza di identificare ed è quindi importante comprendere da dove


nasce l'attività di identificazione. Parte da molto lontano, perché l'importanza delle impronte digitali
fu scoperta in epoca lontana. Già in Cina, in Giappone, il Corea fu portata avanti l'idea impronte digitali
fossero identificative di un individuo. Infatti già l'imperatore cinese utilizzava come sigillo la propria
impronta digitale.

L’importanza delle IMPRONTE DIGITALI fu scoperta già in epoca a.C. infatti l’utilizzo delle impronte
digitali e plantari come mezzi di autenticazione e firma dei “contratti” è documentato già in epoca
babilonese e la conoscenza della possibilità di riconoscere le persone tramite le impronte digitali che
rimanevano immutate nel tempo è accertata in Cina, Giappone e Corea già dal VII – VIII secolo d.C.
tant’è che l’imperatore cinese utilizzava come firma la propria impronta digitale.

Il primo caso in cui si è ricorso all’utilizzo delle impronte digitali e stato in Sud America. In questo caso
di infanticidio viene incolpato prima il domestico, ma poi l’analisi dell’impronta insanguinata presente
sulla scena del delitto dimostrò di appartenere alla madre dei bambini.

Argentina, 1892: primo omicidio risolto grazie a un’impronta digitale Un delitto efferato commesso il
19 giugno 1892 a Necochea, una fino ad allora tranquilla città portuale situata circa 500 chilometri a
sud di Buenos Aires, avrebbe ben presto fatto cambiare radicalmente l’atteggiamento diffidente dei
superiori di Vucetich nei confronti del metodo dattiloscopico. In quel giorno nella periferia di
Necochea furono rinvenuti i cadaveri di due bambini. Entrambe le vittime (Teresa, di quattro anni, e
suo fratello Ponciano Carballo, di sei anni) erano i figli illegittimi della ventiseienne Francisca Rojas.
Dalle prime ricerche condotte dalla polizia locale era emerso che nel giorno in questione la madre dei
due bambini si era precipitata, verso tarda serata, nella casa dei vicini. La donna sconvolta, con le
lacrime agli occhi e gli occhi sgranati avrebbe urlato piangendo: «I miei figli... i miei bambini...
Velasquez ....... me li ha ammazzati!». Accorsi nella dimora di Francisca Rojas, i vicini vi trovarono i
cadaveri di due bambini con il cranio fracassato. Durante un primo interrogatorio, la madre delle due
vittime confessò agli agenti della polizia locale che un certo Pedro Ramon Velasquez, un suo vecchio
servitore, la molestava da tempo chiedendole continuamente di sposarlo. Il mattino del 19 giugno
1892 Velasquez l’avrebbe nuovamente importunata. La donna gli avrebbe tuttavia spiegato
chiaramente di essere innamorata di un altro uomo e che non avrebbe quindi mai accettato la sua
proposta di matrimonio. Velasquez sarebbe quindi andato via furioso, lanciando minacce contro i suoi
figli. Durante l’interrogatorio di polizia, Francisca Rojas sostenne inoltre di aver trovato i corpi privi di
vita dei suoi figli al suo rientro a casa, da cui si era allontanata per sbrigare alcune faccende. Velasquez,
dopo un lungo ed estenuante interrogatorio, condotto secondo i metodi brutali allora in voga presso
la polizia locale, continuava a professarsi innocente. Egli ammise di aver minacciato i due bambini,
tuttavia, anche dopo esser stato legato per alcune ore vicino ai loro cadaveri, continuava a negare nel
modo più categorico di aver commesso l’omicidio. L’8 luglio 1892 il rapporto della polizia sull’omicidio
dei due bambini giunse a La Plata, capitale della provincia. La polizia centrale inviò dunque l’ispettore
Alvarez a Necochea per offrire sostegno alle indagini. Alvarez osservò che la polizia locale fino a quel
momento non aveva cercato nessun altro indizio. Inoltre accertò in poco tempo che Pedro Velasquez
aveva un alibi. Riuscì infatti a dimostrare che quest’ultimo si trovava in compagnia di amici al momento
del delitto. L’ispettore scoprì inoltre che Francisca Rojas aveva un amante, il quale in passa- to aveva
affermato in modo sprezzante che avrebbe sposato Francisca soltanto se si fosse sbarazzata dei «due
marmocchi».

Alvarez, che era stato introdotto alla dattiloscopia dallo stesso Vucetich, decise di ispezionare anche
il luogo del reato, due settimane dopo l’omicidio. Qui notò un’impronta di sangue sulla porta della
camera da letto. Poiché la madre dopo il ritrovamento dei corpi dei due bambini non si era presentata
con le mani insanguinate, l’impronta digitale doveva essere quella dell’omicida. Alvarez ritagliò
l’elemento di prova dalla porta e chiese il rilevamento delle impronte digitali di Francisca Rojas.
Alvarez, sebbene disponesse solo di conoscenze rudimentali in mate- ria di dattiloscopia, scoprì per
mezzo di una lente d’ingrandimento che le tracce di sangue rinvenute sul luogo del reato
combaciavano perfettamente con il pollice destro di Francisca Rojas. Dinanzi all’evidenza dei fatti,
Francisca Rojas cedette e confessò di aver ucciso i propri figli con una pietra, in quanto erano
d’intralcio al proprio matrimonio. Ammise inoltre di essersi lavata le mani e i vestiti per far sparire ogni
traccia e di aver gettato in un pozzo la pietra utilizzata per l’omicidio. Dichiarò di non aver notato
quell’impronta di sangue sulla porta della camera da letto. Francisca Rojas fu condannata all’ergastolo.
La risoluzione dell’omicidio dimostrò in modo eclatante la maggiore efficacia del metodo
dattiloscopico rispetto a quello antropometrico.

In periodi molto vicini, quando le milizie britanniche dovevano pagare i militari, persone del posto,
facevano apporre le impronte digitali, dopo aver riscontrato che il numero dei pagamenti superava il
numero dei militari che andavano a riscuotere il pagamento e capirono che molti si ripresentavano 2
o più volte. Questo perché tra caucasici si riesce a riconoscerci, ma differente è il riconoscimento di
persone di colore o di origine orientale o di differente etnia.

Nel 1896 l’Argentina fu il primo Paese ad abbandonare l’antropometria e a introdurre ufficialmente il


metodo dattiloscopico. A partire dal 1905 il sistema di classificazione di Vucetich fu adottato in tutto
il Sud America. Il termine «dattiloscopia» (dal greco «daktylos» = dito e «skopein» = guardare), coniato
da Vucetich, si affermò tra gli specialisti del settore.

In Italia le apprendiamo da Bertillon (1853-1914). Un francese che comprende cosa sta avvenendo in
tutta Europa, in tutto il mondo, ossia la necessità di identificare il soggetto attraverso la misurazione
del corpo umano. Prima di allora un soggetto veniva riconosciuto, qualora avesse commesso un atto
illecito o un crimine, attraverso il riconoscimento del poliziotto di quartiere. Quindi il poliziotto di
quartiere lo portava in ufficio e lo schedava attraverso segni caratteristici o attraverso tatuaggi. Ogni
tatuaggio venir apposto sulla base del crimine commesso. Lo stesso tatuaggio diventava anche
identificativo.

In passato i soggetti subivano un tatuaggio simbolico per ogni crimine commesso (giglio= prostituta)
ed era anche un segno identificativo. Bertillon (1853-1914) è un francese che comprese che era
necessaria un’identificazione più tecnica e pensò di farla attraverso la misurazione del corpo.
In Italia il padre della polizia scientifica è Salvatore Ottolenghi (1861-1934), medico legale, prima
assistente di Cesare Lombroso all’ Università di Torino, ottiene poi la cattedra di medicina legale a
Siena, che regge fino al 1902.

Ottolenghi crea la Scuola di Polizia scientifica nel 1903 composta da funzionari di Polizia scientifica con
il compito, appunto, di identificare i soggetti. Ottolenghi prese spunto da Bertillon, e non solo creò un
vero e proprio studio sul fotosegnalamento e quindi sull'attività di identificazione attraverso la foto-
segnaletica e le impronte digitali, ma trasportò tutto ciò di cui parlava Bertillon del foto-segnalamento
sul sopralluogo. Quindi trasporta la teoria di Bertillon sul sopralluogo. Bertillon affermava che per
identificare un soggetto devo sempre partire dal generale al particolare. Eccone identifichiamo un
progetto dal generale anche sul sopralluogo si applica la stessa procedura ossia procedere dal generale
al particolare. Quando faccio foto che mi elemento annoto la descrizione generale delle sue fattezze
fisiche, poi gradualmente procedo con i particolari. Questo metodo, nonostante ci siano attualmente
tecnologie per risolvere a casi di una certa rilevanza, quando andiamo una scena del crimine rimane
sempre il metodo di elezione. lo aveva fatto bertillon per descrivere un soggetto lo applica Ottolenghi
per la descrizione della scena del crimine a seguito di un sopralluogo. Anche Ottelenghi adotta
l’identificazione nel soggetto attraverso la misurazione del corpo. già allora ci si rese conto che fatiche
fisiche cambiano con l'età. Oltretutto nelle carceri non è facile svolgere una misurazione precisa
perché spesso i soggetti non collaborano. Chiama qui parlare di qualcosa di scientifico solo con le
impronte digitali perché si tratta mi strumenti che non cambiano nel tempo.

Ricapitolando:

Ottolenghi è il padre della polizia scientifica.

Realizza a Roma:

- la Scuola di Polizia Scientifica

- 100 Gabinetti di Polizia Scientifica

- Istituto di medicina legale

- Collegamento con 60 uffici esteri per scambio impronte

- Servizio di Segnalamento e di Identificazione presso il carcere di Regina Coeli

- il Casellario Centrale d’Identità

- Scrive un fondamentale Trattato di Polizia Scientifica

Ottolenghi prendendo spunto da Bertillon, non solo crea un vero e proprio studio sul foto-
segnalamento e quindi sull’attività di identificazione attraverso la foto e attraverso le impronte digitali
ma trasporta tutto ciò sul sopralluogo. Bertillon afferma che per identificare un soggetto bisogna
partire dal generale al particolare quindi foto-segnalo un soggetto e dal generale dò delle fattezze
fisiche del soggetto però man mano mi addentro nei particolari di tutto ciò che vedo. Questo metodo
“DAL GENERALE AL PARTICOLARE” nonostante oggi ci siano tantissime metodologie per risolvere casi
di una certa rilevanza è ancora adoperato. Nell’identificazione attraverso la misurazione del corpo ci
si rende conto che negli anni non è molto valida considerando che un soggetto a 18 anni ha una
fattezza fisica e a 50/70 ne ha un’altra e nelle carceri era anche difficile prendere una corretta
misurazione.

Colui che stabilisce i principi cardini delle impronte digiti è Sir Francis Galton
Le impronte sono immutabili uniche e quindi come tali classificabili. Sono classificabili perché se sono
uniche e non mutano nel tempo, che darle mi dai una traccia unica e immutabile nel tempo. Dopo
averle classificate sarà anche più facile ritrovarle nel tempo. Sono immutabili perché si creano prima
ancora che noi nasciamo. Le impronte digitali si creano nel terzo mese di vita intra uterina in questa
fase si sviluppano le impronte digitali di un soggetto. Rimangono le stesse per tutta la vita finché non
muoviamo, anzi anche dopo la morte. Sono uniche non è mai stato dimostrato che ci sono due soggetti
che abbiano le stesse impronte digitali. Ed ogni individuo ha per ogni dito un'impronta differente,
quindi 10 dita, 10 impronte differenti. Attualmente quindi stiamo parlando di mondo informatizzato.
Si prima le impronte digitali erano classificate manualmente, attualmente abbiamo delle vere e
proprie banche dati Dove si possono ricercare, fare match e confronti. E all'interno delle banche dati
informatizzate finora non sono venute fuori due impronte che fossero tra loro identiche che
appartengono a persone diverse

Sir Francis Galton (1822-1911) stabilisce i principi cardine delle impronte, le impronte sono: 1.
immutabili 2. uniche e in quanto tali sono anche 3. classificabili. Immutabili perché si creano prima
ancora che noi nasciamo, le impronte digitali si creano nel terzo mese di vita intrauterina e restano le
stesse durante tutta la vita; sono uniche e non è mai stata dimostrata l’esistenza di due individui con
le stesse impronte e le nostre 10 dita hanno 10 impronte diverse. Galton pose le basi per le successive
classificazioni dattiloscopiche, presupposto indispensabile per la creazione di veri e propri archivi dove
poter ricercare un precedente segnalamento.

Ottolenghi aveva un giovane funzionario, Giovanni Gasti. Giovanni Gasti è un commissario di polizia
conosciuto in tutto il mondo perché Ottolenghi ti delegò il compito di creare una vera e propria
classificazione delle impronte digitali punto perché nel mondo quello che mancava era una vera e
propria classificazione. La classificazione di Gasti è stata quella utilizzata in tutta l'Europa fino a 25
anni, fino a che non è stato introdotto l’AFIS (acronimo inglese di “Automatic Fingerprints
Identification System”), un sistema automatizzato di registrazione delle impronte digitali. Gatti riuscì
a classificare le impronte digitali in maniera tale che ciascun operatore nel momento in cui un
individuo veniva foto segnalato poteva verificare che era già stato segnalato in precedenza questo è
importante perché ipotesi to vendo a foto segnalato in un posto in un lato al giorno dichiarando il
nome potresti fornire un nome differente se foto segnalato in un posto in una data successiva. Adesso
è impossibile perché si fa match all'interno nella banca dati. Ai tempi di Giovanni gasti il match era
sempre possibile ma necessitava di tempi più lungi. Ai tempi di Gasti i cartellini foto segnaletici
venivano portati periodicamente a Roma e confrontati con tutti quelli depositati.

Nel 1903 Giovanni Gasti (1869-1939) ebbe l’incarico da Ottolenghi di studiare una nuova
classificazione che fosse semplice e pratica allo stesso tempo. La classificazione italiana - metodo Gasti
è stato utilizzato in tutta Europa fino a 25 anni fa fino a quando non è stato sviluppato A.F.I.S.
(Automated fingerprint identification systems), cioè il sistema automatizzato di identificazione delle
impronte digitali. Gasti riuscì a classificare le impronte in modo tale che ciascun operatore, nel
momento in cui un individuo veniva foto-segnalato, poteva verificare se era stato già
precedentemente foto-segnalato (oggi giorno si fa matches tra le impronte).

Gasti distinse le figure che lui individuava all'interno delle impronte digitali partendo dal generale
verso il particolare. Egli distinse le figure in quattro categorie particolari, poi dopo aver individuato le
categorie il metodo prevede di andare a riscontrare 10 i simboli numerici che corrispondevano a 10
diversi tipi di impronte, che sono correlate dalla distanza che c'è tra una particolare figura e il centro
di figura. Non dobbiamo mai dimenticare che la nostra attività è quella di identificare. Quindi
Ricapitolando abbiamo quattro figure principali e poi abbiamo delle particolarità che ci fanno
classificare le impronte da 10.
Gasti studiò le caratteristiche generali e particolari:

- nel generale distinse 4 tipi di figure fondamentali: adelta, monodelta, bidelta, bidelta composta;

- nel particolare andò a riscontrare 10 simboli numerici che corrispondevano a 10 diversi tipi di
impronte. Correlate dalla distanza tra un delta (che potrebbe trovarsi sull’impronta) e il centro di
figura. Ad ogni impronta digitale attribuisce una cifra da 0 a 9. Ognuna di esse confluisce nella formula
dattiloscopica costituita da: SERIE (simboli dell’indice, pollice e anulare sinistro) SEZIONE (simboli
dell’indice, pollice e anulare destro) NUMERO (simboli del medio e del mignolo della mano sinistra e
poi della mano destra)

In Italia abbiamo una dattiloscopia che si occupa di due branche:

la dattiloscopia preventiva contempla tutte quelle operazioni di polizia scientifica attraverso le quali
si fotosegnala un soggetto, o se devo andare a verificare se il soggetto è già stato foto segnalato e
quindi le sue impronte sono già presenti nel sistema. È detta preventiva perché noi segnaliamo anche
a scopo preventivo, non stiamo in questo caso parlando impronte ritrovate sulla scena del crimine. La
dattiloscopia preventiva ci induce a pensare che esisterà un individuo che deve prendere le impronte
digitali secondo una procedura standardizzata, deve rilevarne la qualità e le deve inserire nel sistema,
che è sistema semiautomatico. Nella fase di inserimento delle impronte digitali all'interno del sistema,
per poterle classificare, l’operatore deve “pulire” in modo tale che sistema la legge meglio. Quando
l'immagine viene inserito il sistema, il sistema rileva dei puntini chi sono dei punti di riferimento punto;
un esperto dattiloscopista selezionerà i punti che facilitano la classificazione ed eliminerà i punti che
potrebbero confondere il sistema. La velocità con cui spiegazioni vengono svolte dipenderà
dall’esperienza e dalla bravura dell’operatore. Dopo aver classificato impronte digitali e dopo averle
messe a sistema, si cerca tra quelle già inserite a sistema che abbiano caratteristiche di
verosimiglianza. Quindi durante analisi di dattiloscopia preventiva si va a confrontare 10 impronte
lasciate dal soggetto con 10 impronte lasciate da un altro soggetto già presenti a sistema.

La dattiloscopia giudiziaria invece che cosa fa? Sono esperti che esaminano le impronte trovate sulla
scena del crimine che la polizia scientifica ha portato in ufficio e vanno a matchare l’impronta ritrovata
con quelle presenti nel nostro sistema. Quindi la dattiloscopia giudiziaria fa un confronto del
frammento ritrovato sulla scena del crimine con quelli presenti al sistema. Questa operazione non è
immediata come spesso vedete nei film ma necessita di tempo, ossia necessità che dattiloscopia
esperto operi con un sistema semi automatizzato a fine di ritrovare la verosimiglianza fra il frammento
e le impronte presenti a sistema.

la dattiloscopia preventiva prevede operazioni molto più veloci perché abbiamo a disposizione, non
un piccolo frammento di impronta digitale, ma ben 10 impronte digitali che facilmente ritrovano o
non ritrovano corrispondenza all'interno del sistema. Differente è la dattiloscopia giudiziaria dove il
punto di partenza è un piccolo frammento di impronta, una traccia parziale, spesso non apposta
perfettamente. Basti considerare per comprendere quanto difficile l'operazione chiara necessario
confrontare il frammento dell’impronta con 18 milioni di impronte digitali che sono presenti di
sistema. In questa operazione app rilevanza la bravura dell'operatore, perché è l'operatore che dovrà
posizionare il frammento nella maniera migliore da rendere possibile, o da escludere un match con
un’impronta presente a sistema.
La slide mostra il cartellino di foto segnalamento: ogni cartellino al suo interno segnato un codice
numerico. Il sistema utilizzato dalla polizia è detto identysystem: il sistema con cui i soggetti vengono
fotografati frontalmente e lateralmente. Il sistema permette di fotografare il soggetto frontalmente
lateralmente e contemporaneamente per un gioco di specchi. In alto mi apposta la data in cui il
soggetto è stato fotografato l'ora il numero cronologico di foto segnalamento punto anche questo
serve per aiutare il sistema gestione, ossia l’AFIS che gestisce tutte le impronte.
La slide mostra ancora il cartellino: oltre le impronte digitali all'interno del cartellino sono presenti
anche le impronte palmari. IL cartellino non presenta solo le impronte digitali, ma è composto da una
parte descrittiva, dove il soggetto viene descritto, una parte dove vengono indicate le generalità, e
quindi il metodo è sempre dal generale al particolare, e gradualmente sì entra nei particolari. Impronte
inoltre non vanno prese per semplice apposizione, ma sono anche roteate. oltre a quelle roteate
quando vorrei che anche quelle per semplice apposizione dette anche impronte simultanee.
L’impronta simultanea mi serve per evitare dell'operatore scambi le dita. Questo è importante per la
comparazione con i dati di sistema, per aumentare la specificità della ricerca. impronta simultanea
serve anche ad identificare le impronte piane: la necessità di avere a disposizione sia l’impronta
roteata che l'impronta simultanea perde particolarmente al dattiloscopista giudiziario. L’impronta
roteata è spesso utile quando è necessario confrontare un frammento di impronta privo del suo centro
di figura. Invece se ho il dubbio su un soggetto e al tempo stesso un frammento di impronta ritrovato
sulla scena del crimine mi sarà più facile il confronto. L’introduzione all'interno del cartellino anche
dell'impronta palmare è stata accolta a partire dal 2005. Quindi il prima del 2005 semmai fossero state
rilevate delle impronte palmari sulla scena del crimine, non vi era alcun corrispettivo in banca dati.
Tuttavia le impronte palmari rilevate sulla scena del crimine prima del 2005 sono state archiviate negli
archivi della polizia scientifica e quindi, adesso potranno avere dei probabili match in banca dati. A
partire dal 2005 introduzione delle palmari all'interno dei cartellini identificativi ha permesso la
risoluzione di numerosi cold case.
Ricorda un caso di rapine risolto grazie all'utilizzo delle impronte palmari: per la risoluzione del caso
vennero considerate solo impronte ritrovate su un vecchio telefono, fu rilevata tuttavia un'impronta
di tipo palmare sulla presa a muro del telefono che il soggetto aveva toccato per rimuovere la presa e
impedire al tabaccaio di telefonare. Le impronte palmari prima del 2005 non avevano alcun
corrispettivo in banca dati introduzione poi se le impronte palmari dopo il 2005 ha consentito
identificazione di un soggetto mai preso in considerazione prima di allora. avere queste conoscenze
estremamente importante soprattutto per coloro i quali saranno in prima linea durante un
sopralluogo: il sopralluogo deve essere svolto anche in funzione di tutte le attività che dovranno poi
essere svolte presso gli uffici i laboratori della polizia scientifica. Quindi nasce la necessità di muoversi
sulla scena del crimine dal generale al particolare come ci ha insegnato Ottolenghi. inoltre ci si deve
muovere in maniera tale da non contaminare la scena del crimine cercando di far parlare gli oggetti
chi sono muti ma che possano darci delle indicazioni chiare. quindi l'investigatore e fa il sopralluogo
ha un punto di vista completamente differente da colui che riceve i reperti da analizzare. Tuttavia
entrambi devono sapere che l'azione di una avrà un'influenza sulla azione dell'altro e quindi i risultati
dell'indagine.
Passiamo i riferimenti normativi grazie ai quali io posso foto segnalare un individuo. Posso foto
segnalare un soggetto pericoloso e sospetto, o se è stato indagato perché sorpreso in flagranza di
reato. Quindi ai sensi dell'articolo 349 del codice di procedura penale (ex art. 349, c.p.p), dell’art. 4 e
dell’ art. 7 del TULPS. L’art. 4 ci dice che dobbiamo fotosegnalare ossia fare a rilievi segnaletici. I rilievi
segnaletici sono i rilievi fotosegnaletici dattiloscopici e antropomorfici.

 L’art. 4 TULPS

“L’autorità di pubblica sicurezza ha facoltà di ordinare che le persone pericolose o sospette e coloro
che non sono in grado o si rifiutano di provare la loro identità siano sottoposti a rilievi segnaletici. Ha
facoltà inoltre di ordinare alle persone pericolose o sospette di munirsi, entro un dato termine, della
carta di identità e di esibirla ad ogni richiesta degli ufficiali o degli agenti di pubblica sicurezza.

Si precisa che cosa assai diversa è l’obbligo di fornire indicazioni sulla propria identità personale,
rispetto al dovere di documentarle (Cass. sez. I, 25 giugno 1987, n. 1769).
Il rifiuto di esibire un documento di riconoscimento e contemporaneamente di dare indicazioni sulla
propria identità personale, costituisce concorso materiale della contravvenzione prevista dall’art. 651
c.p. con la contravvenzione prevista dal T.U.L.P.S. (Cass. sez. VI, 13 aprile 1989, n. 10378).”

 Dispositivo dell'art. 349 Codice di procedura penale


Fonti → Codice di procedura penale → LIBRO QUINTO - Indagini preliminari e udienza preliminare →
Titolo IV - Attività a iniziativa della polizia giudiziaria

1. La polizia giudiziaria procede alla identificazione della persona nei cui confronti vengono svolte le
indagini e delle persone in grado di riferire su circostanze rilevanti per la ricostruzione dei fatti.

2. Alla identificazione della persona nei cui confronti vengono svolte le indagini può procedersi anche
eseguendo, ove occorra, rilievi dattiloscopici, fotografici e antropometrici nonché altri accertamenti.

2-bis. Se gli accertamenti indicati dal comma 2 comportano il prelievo di capelli o saliva e manca il
consenso dell'interessato, la polizia giudiziaria procede al prelievo coattivo nel rispetto della dignità
personale del soggetto, previa autorizzazione scritta, oppure resa oralmente e confermata per iscritto,
del pubblico ministero.

3. Quando procede alla identificazione, la polizia giudiziaria invita la persona nei cui confronti vengono
svolte le indagini a dichiarare o a eleggere il domicilio per le notificazioni a norma dell'articolo 161.
Osserva inoltre le disposizioni dell'articolo 66.

4. Se taluna delle persone indicate nel comma 1 rifiuta di farsi identificare ovvero fornisce generalità o
documenti di identificazione in relazione ai quali sussistono sufficienti elementi per ritenerne la falsità,
la polizia giudiziaria la accompagna nei propri uffici e ivi la trattiene per il tempo strettamente
necessario per la identificazione e comunque non oltre le dodici ore ovvero, previo avviso anche orale
al pubblico ministero, non oltre le ventiquattro ore, nel caso che l'identificazione risulti particolarmente
complessa oppure occorra l'assistenza dell'autorità consolare o di un interprete, ed in tal caso con
facoltà per il soggetto di chiedere di avvisare un familiare o un convivente.

Questo articolo mi dice che posso fare fotosegnalamento dei soggetti nei cui confronti sono
svolte le indagini. Nei confronti di questi soggetti posso fare rilievi dattiloscopici, secondo un
comma dell'articolo 349. in particolari casi di reati può prendere anche il tampone buccale. Il
foto segnalamento rientra anche nelle prassi amministrative, nel caso di stranieri che entrano
in Italia.
Passiamo all’identità giudiziaria. Si parla di identità giudiziaria quando si è alla ricerca d i una
identità non nota a partire dai reperti, come frammenti di impronta, ritrovati sulla scena del
crimine.
Mostra la slide dove è presente un’impronta digitale con ben visibile il centro di figura. E
evidente la zona basale e la zona marginale dell’impronta. Passa poi alla slide successiva poi
l'immagine ingrandita più dettagliata dove sono ben visibili tutti i dettagli dell’impronta. Passa
alla slide successiva dove sono raffigurate le 4 classi che caratteristicamente comunità. Nella
slide sono ben visibili le 4 figure centrali da cui partì Gasti: mono Delta, Bi Delta aDelta e
composta. Ad Elsa lo dice la parola stessa e prima di Delta. il impronta quindi non presenta
un centro di figura delineato, in cui è ben chiaro l'assenza di una struttura definita Delta greca.
Nella figura a Delta questa struttura ad Angelo non è presente né a destra né a sinistra e
spesso vengono anche chiamate impronte ad arco. Gusti aveva puntato le linee che ci sono
da ciò che lui riteneva la parte basale col centro di figura Quella parte marginale col centro di
figura. La caratterizzazione di una adelta consiste nel contare quante linee ci sono dal centro
di figura spostandosi verso la parte basale e la parte marginale prima di incontrare
un’interruzione. Le impronte venivano così delineate da un numero da 0 a 9. E cosa indicano
questi numeri? 0 indica che l'impronta non c'è anche questo è un segno identificativo. Quindi
si attribuisce a ciascun dito un numero, a seconda della distanza che c'è dal centro di figura e
l'interruzione delle varie linee. Questo perché le linee sono spesso interrotte in alcuni punti,
spostando chi verso la parte marginale. L'impronta mono Delta è invece spesso detta “a
racchetta”. L'impronta di tipo Bi Delta, avrà rispetto al centro di figura un Delta a destra e
sinistra il suo centro di figura sarà di tipo concentrico, mi può anche a spirale. nella composta
possa individuare anche più di un centro di figura, a volte le composte assumono la figura a
forma di S. Comune foto segnalamento vige la regola dal generale al particolare, anche nella
determinazione delle impronte digitali vige la stessa regola. Le figure rappresentano la parte
generale di impronta digitale, ma ogni impronta avrà delle particolarità, delle caratteristiche.
Ma le particolarità vengono definite in gergo “minuzie”. E sono proprio le minuzie che
distinguono un’impronta da un'altra. Anzi, volendo essere precisi l'insieme delle minuzie fa la
differenza tra un’impronta rispetto ad un'altra. In particolare viene preso in considerazione il
numero delle minuzie la loro posizione rispetto al centro di figura e la loro posizione reciproca.
Ogni minuzia ha la sua forma specifica: alcune hanno la forma di occhiello, altre ha la forma
di gancio, tutte le minuzie rientrano comunque in una casistica limitata. Il lavoro del
dattiloscopista consiste proprio nel ricercare tutte le minuzie di ogni singola impronta. Noi
abbiamo gia detto i sistemi sono semi-automatizzati, per cui il dattiloscopista correggerà la
ricerca il sistema allo scopo di consentire al sistema stesso di correggere eventuali
approssimazioni compiute in prima di circa. Il dattiloscopista invece della giudiziaria, a
differenza del dattiloscopista chi si occupa di preventiva, avrà a disposizione solo un
frammento. Per attribuire il frammento di impronta a un individuo esistono tuttavia delle
regole: è necessario che ci sia tra il frammento di impronta e l’impronta in banca dati una
corrispondenza di almeno 16 minuzie perfettamente corrispondenti. Ovviamente questi sono
gli standard italiani; all'estero il numero di minuzie necessarie è inferiore. Noi in Italia sono
molto garantisti. (52:39).
Le risultanze dei rilievi dattiloscopici possono essere portati in giudizio, con elementi sussidiari
di conferma, purché si evidenziano corrispondenze di 16-17 caratteristiche distintive, uguali
per forma e per posizione. Dove per posizione si intende la loro reciproca disposizione rispetto
al centro di figura.
Racconta di un caso di cronaca che ha visto condannato il colpevole per duplice omicidio, fino
all’ultimo grado di giudizio. Determinante è stata la rilevazione delle impronte digitali. Due
soggetti coniugi avevano venduto con contratto preliminare, un appartamento ad un terzo. Il
contratto definitivo non poteva essere concluso e l'irregolarità derivava dal fatto che
l’appartamento era abusivo. E a questo proposito il terzo voleva i soldi del preliminare
indietro che i 2 non volevano restituire. Dal traffico dei tabulati telefonici è emerso che i
soggetti in questione si davano appuntamento in un posto per parlarne. Dalle telecamere di
sorveglianza del luogo si vede che l’incontro c’è stato. Il luogo è una piazzola di sosta oltre la
quale c’è un burrone. Lui li ammazza e li butta nel burrone. Inizialmente l’accaduto fu
inquadrato come omicidio-suicidio. La presenza sulla macchina di una impronta insanguinata
non appartenente ai due coniugi, indicando la presenza sulla scena del crimine di una terza
persona. Ricordate che sulla scena del crimine la prima cosa che si fa sa, si va sulle vittime e
sulle impronte digitali. Segue poi il tampone buccale della vittima. Se non si fa, sarà poi
necessario chiedere la riesumazione del cadavere. Il soggetto al quale appartiene l’impronta
viene indagato e ai sensi dell’art. 349 perché si può considerare la persona sospetta. Durante
il dibattimento l’esperto di parte dichiara che l’impronta non gli appartiene perché in alcune
parti non combacia. Il consulente di parte quindi asseriva l’innocenza del sospetto. Ma c’era
qualcosa di errato in quello che diceva: la sovrapposizione esatta delle impronte del sospetto
e di quelle trovate sulla scena del crimine non potrà essere mai effettuata, perché le impronte
che lascia un soggetto variano al variare della pressione della mano e delle dita su una
superficie. Le linee di una impronta sono meno distanziate se tocco superficialmente. Più
distanziate se premo la mano su una superficie. Quindi la sovrapposizione non è una pratica
valida. Il consulente di parte non era un esperto ma un fotografo che aveva cercato di
sovrapporre le due immagini con PhotoShop. La consulenza dell’accusa dimostra che la
mappatura delle impronte vanno confrontate mediante il conteggio delle linee dal centro di
figura e le relative minuzie dovranno essere reciprocamente distanziate secondo una
relazione tecnica scientifica che rileva non la distanza ottica ma la distanza relativa rispetto
ad un riferimento che per convenzione è il centro di figura. Inoltre il confronto va fatta usando
lo stesso ingrandimento tra le due immagini. Ovvio che il sospetto è stato incriminato anche
per la presenza di evidenze aggiuntive come la presenza di sangue delle vittime nella sua auto
perchè li ha sparati in auto.
Ribadisce che in Italia è necessario che ci sia tra il frammento di impronta e l’impronta in
banca dati una corrispondenza di almeno 16-17 minuzie perfettamente corrispondenti
(numero standard) per forma e posizione e che in altri paesi il numero di minuzie è
nettamente inferiore. Questo aspetto è necessario soprattutto in presenza di impronte
parziali prive di completezza. (1h 16 min 34 sec)

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