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della natura e del metodo di acquisizione delle conoscenze impostosi tra il XVI e il XVII secolo, tra
la pubblicazione del De revolutionibus orbium coelestium di Copernico (1543) e quella dei Principi
matematici di filosofia naturale (Philosophiae naturalis principia mathematica) (1687).
Ciò che emerge dalla rivoluzione scientifica, in generale, e dal metodo galileiano, in particolare, è
una concezione della natura come ordine oggettivo, strutturato da precise cause e relazioni rette da
leggi, e della scienza come sapere sperimentale, matematico e intersoggettivamente valido che ha
per scopo la conoscenza del mondo circostante e il suo dominio da parte dell’uomo.
La scienza è un sapere intersoggettivo, perché i suoi procedimenti vogliono essere pubblici, cioè
accessibili a tutti, e le sue scoperte pretendono di essere universalmente valide, cioè controllabili, in
via di principio da tutti. Galilei apre il Sidereus nuncius, il primo rapporto scientifico della
tradizione occidentale, con uno schema che permette di costruire il cannocchiale con cui ha
prodotto le osservazioni celesti descritte nel testo. Così facendo, la scienza moderna si stacca dalla
magia e delle discipline occulte, le quali presuppongono una concezione iniziatica o sacerdotale del
sapere, appannaggio di un gruppo ristretto di persone.