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raggiungere una data concentrazione a livello del recettore su cui agisce.
Vista la natura dei farmaci che comunemente utilizzo, mi piacerebbe anche
somministrarne la quantità esatta, a maggior ragione nel caso di una
infusione continua, perché vorrei che il mio paziente godesse di una bella
anestesia e si svegliasse non appena l’intervento fosse terminato.
Tutti sappiamo come esistano pazienti che, pur avendo lo stesso peso
corporeo, hanno età, massa muscolare, stato di salute, condizioni di circolo e
metabolismo estremamente diversi. Quindi è abbastanza riduttivo
quantificare la dose di farmaco adeguata per i nostri pazienti, solo in base al
peso. Peso che rimane comunque una covariata importante per calcolare la
dose da somministrare per eguagliare il target e determinare la
concentrazione raggiunta via via che prosegue l’infusione.
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in modo che si abbia una rapida diffusione dell’alogenato sino a che il
bambino risulta indotto; successivamente la concentrazione viene ridotta al 2-
3% che è il valore idoneo al mantenimento dell’anestesia.
Nella modalità all’effetto, il sistema indica alla pompa di somministrare un
bolo per creare un picco plasmatico, quindi la pompa si ferma e riprende a
funzionare a velocità variabile quando il target nel sito effettore sta per essere
raggiunto dalle molecole che, dopo l’overshooting, passano rapidamente dal
plasma al sito effettore. Quindi la TCI all’effetto funziona raggiungendo più
rapidamente una concentrazione desiderata a livello del recettore, rispetto
alla modalità al plasma.
Esistono vari modelli farmacocinetici che sono implementati nelle pompe TCI
e che sono stati elaborati per guidare la somministrazione dei farmaci di
anestesia; per esempio esistono svariati modelli per il propofol - fra cui il
Marsh e lo Schnider - e per ciascuno di questi modelli possiamo decidere se
utilizzarli con target al plasma o target all’effetto.
Il modello Marsh al plasma era quello utilizzato negli originali sistemi
Diprifusor®. Pertanto è maggiormente familiare ai vecchi utilizzatori TCI e,
anche se ora vi è la possibilità di somministrarlo all’effetto, deve essere usato
al plasma, perché altrimenti la dose di induzione risulterebbe troppo elevata,
con possibili ripercussioni emodinamiche.
Il Marsh può essere di maggior soddisfazione nel paziente giovane ed in
buone condizioni, perché permette una induzione più rapida: eroga una dose
più elevata di propofol, che lo fa assomigliare alle comuni induzioni TIVA
eseguite con i 2 mg/kg di bolo manuale.
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senza il bolo iniziale, non riuscirebbe mai a riempire il V1 e il nostro paziente
non si addormenterebbe mai.
Altro problema del modello Schnider è che utilizzando la formula di James
per il calcolo della massa magra, non può essere usato nel paziente obeso, cui
somministrerebbe un bolo troppo esiguo, determinando per contro un
accumulo significativo per infusioni prolungate. Attualmente il modello
validato per guidare la somministrazione di propofol nel paziente obeso è il
modello Cortinez, ad oggi presente solamente nei sistemi TCI Arcomed®.
Per il remifentanil e il sufentanil vengono rispettivamente utilizzati: il
modello di Minto e il modello Gepts, che sono gli unici disponibili per questi
due farmaci.
• Anestesia TIVA
La TIVA, almeno per il propofol, utilizza uno schema di infusione tipo BET
(Bolus, Elimination, Transfer) che prevede un bolo iniziale di 1-1.5 mg/kg di
peso corporeo, seguito immediatamente dall’inizio di una infusione continua
a 10 mg/kg/ora per 10 minuti, poi ridotta a 8 mg/kg/ora per altri 10 minuti e
quindi portata a 6 mg/kg/ora sino alla fine dell’intervento. Una recente
acquisizione è la possibilità di scendere a velocità inferiori in base alle
indicazioni del monitoraggio dell’ipnosi, per cui è possibile ridurre i dosaggi a
5-4 mg/Kg/ora in anestesie più prolungate.
L’obbiettivo del BET era raggiungere e mantenere una concentrazione
plasmatica di circa 3 µg/ml di propofol e dosaggi seriati di propofol nel
plasma dei pazienti hanno dimostrato che questo obiettivo era abilmente
raggiunto e mantenuto.
Per quanto riguarda il remifentanil la modalità di somministrazione TIVA non
prevede boli, perché errate indicazioni di dosaggio nelle prime fasi
dell’utilizzo su vasta scala (boli iniziali consigliati di 0.5-1 µg/kg) hanno
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determinato frequenti episodi di rigidità toracica. Per questo motivo nell’uso
comune in TIVA non si utilizza mai il remifentanil in bolo, nemmeno quando il
paziente è curarizzato e non si dovrebbe temere alcuna rigidità, e l’infusione
di remifentanil viene iniziata comunemente - ed erroneamente - ad
intubazione avvenuta, a velocità comprese tra 0.05 e 0.5 µg/kg/min a seconda
dell’entità dello stimolo chirurgico.
Il remifentanil, nonostante sia un farmaco dotato di una cinetica molto rapida,
non è in grado di arrivare in tempi utili all’effetto farmacodinamico se
somministrato in infusione continua: se pretendiamo variazioni di
concentrazione con modificazioni della sola velocità di infusione, allora anche
per il remifentanil i tempi saranno molto lunghi, dell’ordine di circa 10 minuti.
Per avere un rapido incremento dell’analgesia, tipo protezione
dell’intubazione o protezione dall’incisione chirurgica, il remifentanil DEVE
essere somministrato in bolo, solo allora i tempi di picco farmacodinamico
corrispondono a circa 1 minuto,
Con il remifentanil diluito come di consueto a 50 µg/ml, la somministrazione
con pompa di piccoli boli di 10-20-30 µg in fase di induzione, accompagnati
da una attenta assistenza ventilatoria del paziente, non comportano alcun
rischio di rigidità. Le dosi di infusione più frequentemente utilizzate sono
0.08-0.1–0.2–0.3 µg/kg/min. Nella pratica clinica dosaggi di mantenimento
più elevati dovrebbero, a mio parere, essere abbandonati dato l’elevato
rischio di incorrere nel fenomeno dell’Iperalgesia da oppioidi.
La presunzione, comune in TIVA, di eludere lo stimolo algico della
laringoscopia e dell’intubazione con elevate dosi di fentanil (200-300 µg) è
pratica che andrebbe rivista. Fermo restando che se somministrato per tempo
il fentanil offre una copertura accettabile, anche se non completa come con il
remifentanil, è pur vero che terminato lo stimolo della laringoscopia si ha il
permanere di un’eccessiva copertura analgesica. In effetti avere una elevata
attività oppioide mentre viene preparato il campo e in attesa dello stimolo
chirurgico dell’incisione, non è certamente utile per il paziente, soprattutto se
compromesso, potendo comportare ipotensione e bradicardia.
• Anestesia TCI
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inferiore rispetto a quella contenuta in V2, in quanto la tubatura di raccordo è
molto piccola, per cui V3 sarà il compartimento che si svuoterà più
lentamente.
Le dimensioni dei vari compartimenti, dei tubi di collegamento e del tubo di
scarico variano in base alle caratteristiche chimico-fisiche della molecola
farmacologica somministrata. Quindi una molecola molto lipofila avrà un V3
di grandi dimensioni dove tenderà ad accumularsi e verrà eliminata
lentamente in quanto la conduttura di ritorno verso V1 sarà di diametro
ridotto.
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significato clinico e non può dare alcuna informazione sul recupero e sui
tempi di risveglio. Ciò che conta è invece l’emivita contesto sensibile di un
farmaco che, tenendo conto della durata dell’infusione stessa, definisce il
tempo che impiegherà la concentrazione del farmaco al sito effettore a ridursi
della metà. L’emivita contesto sensibile è determinata dalla clearance tipica
del farmaco, dalla durata dell’infusione e dal ritorno delle molecole dai
compartimenti periferici, che rallentano la caduta della concentrazione nel
plasma e quindi nel sito effettore.
Il contesto rappresenta la durata dell’infusione. Comunemente infatti la
quantità di farmaco somministrato non riesce ad essere completamente e
rapidamente eliminata alla sospensione dell’infusione ed il tempo necessario
affinché questo avvenga è dipendente dal contesto perché: più lunga è la
durata della somministrazione e maggiore è l’accumulo del farmaco. Questo
ad eccezione del remifentanil, in quanto la formidabile capacità di clearance
del sistema enzimatico – esterasi aspecifiche presenti in tutti i tessuti
dell’organismo – che ne metabolizza la molecola, rende singolare il suo
profilo farmacocinetico. L’emivita contesto sensibile e il tempo di
decremento che ne viene derivato sono parametri migliori per dare
indicazioni su obiettivi clinici importanti quali: il potenziale accumulo del
farmaco e l’ipotetico tempo di risveglio o l’adeguatezza dell’effetto
analgesico. Il tempo di decremento è il tempo necessario ad avere un calo
della concentrazione nel sito effettore non del 50%, che comunemente non
può portare a variazioni cliniche, ma del 70-80-90%.
Tutti i sistemi TCI permettono di impostare un tempo di decremento ipotetico
che varia in relazione alle condizioni cliniche del paziente, all’età, alle
comorbilità e alla risposta che abbiamo evidenziato durante l’induzione e la
conduzione dell’anestesia.
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concentrazione (ad esempio da 1,5 a 3 µg/ml) darà boli più elevati. Questo
avverrà ogni volta che noi intenderemo variare la concentrazione del farmaco
per approfondire l’ipnosi, sino a indurre il sonno, o per aumentarla in caso di
valori di BIS troppo elevati. Il sistema TCI all’effetto somministra sempre un
bolo ogni volta che intendiamo fare variazioni di concentrazioni verso l’alto
ed i boli sono di entità commisurata alla variazione di concentrazione
imposta.
Comunque anche il bolo che viene erogato per indurre l’anestesia, ad
esempio se intendiamo passare da concentrazione 0 a 3 o 4 µg/ml all’effetto,
sarà sempre di entità molto inferiore (con il modello Schnider) rispetto a
quello che comunemente facciamo con modalità manuale di 2 mg/kg. Una
dose media di propofol per addormentare un paziente di 75 kg sarà di meno
di 100 mg ed ovviamente bisognerà attendere il raggiungimento del tempo
di picco del farmaco (che per il propofol è 3-4 minuti) per avere un paziente
addormentato. Questa modalità, che somministra piccole dosi all’induzione, è
estremamente rispettosa dell’emodinamica ed è sicura e vantaggiosa nei
pazienti compromessi o anziani, ma è molto lenta e comunemente non siamo
abituati o disposti ad accettare tempi di induzione così lunghi. Per questo
motivo la TCI non è adeguata se necessitiamo di una induzione rapida, tipo
RSI (Rapid Sequence Induction), nel paziente a stomaco pieno.
Una volta somministrato il bolo la pompa si ferma ed attende che le molecole
di farmaco somministrato portino, attraverso un aumento della
concentrazione nel compartimento centrale e una conseguente diffusione nel
compartimento effettore, un aumento della concentrazione nel sito effettore.
Quando la concentrazione all’effetto si avvicina a quella impostata (ad
esempio 3.2 µg/ml), ad equilibrio raggiunto fra V1 e Ve, la pompa riprende a
funzionare a velocità variabile tenendo conto di quanto farmaco si
distribuisce dal compartimento centrale agli altri compartimenti (V2 e v3) e di
quanto ne viene eliminato (V0). Obiettivo del software e del modello
farmacologico è: controllare la velocità della pompa per continuare a
mantenere stabile la concentrazione che noi abbiamo deciso, finché non
decideremo di modificarla. Se imposteremo una variazione verso l’alto la
pompa erogherà il solito bolo commisurato alla variazione che intendiamo
ottenere, quindi si fermerà brevemente e riprenderà l’infusione a velocità
variabile quando saremo al livello di concentrazione desiderato nel Ve. Se
invece modifichiamo la concentrazione verso un valore più basso (ad esempio
da 3.2 scendiamo a 2.8 µg/ml) l’infusione continua verrà sospesa (sulla pompa
leggeremo una velocità di infusione pari a 0 mg/kg/h) finché, considerando la
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distribuzione e l’eliminazione delle molecole, la concentrazione nel plasma
non sarà calata permettendo a parte delle molecole contenute nel Ve di
retro-diffondere nel V1 secondo gradiente di concentrazione, dando lungo ad
una riduzione della concentrazione al sito effettore con consensuale
diminuzione dell’azione farmacodinamica, per cui assisteremo ad esempio ad
un aumento del BIS e ad una superficializzazione del piano ipnotico. Una
volta che la concentrazione nel sito effettore si avvicinerà a quella impostata
dall’anestesista, la pompa riprenderà a funzionare a velocità variabile con le
modalità sopra indicate.
Il sistema TCI manterrà velocità di somministrazioni progressivamente
decrescenti nel tempo tenendo conto dell’accumulo di farmaco, anche per
settimane o mesi, finché noi non decideremo di sospendere l’infusione. Per
questi motivi sarebbe il sistema ideale di sedazione in terapia intensiva dove
nel tempo, con somministrazioni prolungate, si perde il controllo della dose
somministrata e della velocità necessaria a mantenere stabile la
concentrazione “terapeutica”, nonché dell’eventuale accumulo del farmaco e
del tempo necessario per il risveglio.
Quando al termine dell’intervento decidiamo di svegliare il paziente
porteremo la concentrazione del farmaco a zero - per la TCI zero è un target
- senza spegnere la pompa e, mentre questa si fermerà, il sistema continuerà
a calcolare la concentrazione progressivamente decrescente di farmaco nel
plasma (Cp), cui farà seguito il decremento al sito effettore (Ce). Si assisterà
inizialmente ad calo abbastanza rapido, sia nel plasma che nel sito effettore, a
causa della distribuzione nei compartimenti limitrofi, ma con il tempo il calo
rallenterà per effetto del ritorno del farmaco dai compartimenti rapido e lento
verso quello centrale. Se l’intervento è durato molte ore, ad un certo punto,
anche per avere piccole variazioni serviranno molti minuti, perché
l’eliminazione delle molecole verrà controbilanciata dal trasferimento del
farmaco accumulato nel V3. Tutti questi tempi sono calcolati e previsti dal
sistema TCI, che è in grado di fornirci quello che chiamiamo Tempo di
Decremento - impropriamente detto anche tempo di risveglio - e che è il
tempo che trascorrerà da quando a fine intervento il target verrà portato a
zero (quindi arresto della somministrazione di farmaco) a quando il paziente
sarà sveglio. In pratica il tempo di decremento quantifica quanti minuti
impiegherà la concentrazione al sito effetto per passare dal target corrente
(ad esempio 3.0 µg/ml) ad un target ipotetico di risveglio o
superficializzazione (ad esempio 0.8 µg/ml), offrendoci un’indicazione su
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quando potremo ragionevolmente stimolare il nostro paziente o ipotizzare
che aprirà gli occhi spontaneamente.
Il target ideale per il risveglio viene impostato sulla pompa dall’anestesista, in
base alla tipologia di paziente che si trova ad addormentare e alla sua
risposta ai farmaci in fase di induzione. Con questo si intende che il tempo di
decremento potrà essere 1 µg/ml nelle persone giovani e sane che hanno
un’adeguata capacità di metabolizzazione e si sono addormentate con una
dose consistente di anestetico; mentre sarà più indicato impostare un tempo
di decremento pari a 0.8 µg/ml in pazienti anziani, fino ad arrivare a 0.6 µg/ml
nei soggetti compromessi.
L’impostazione del tempo di decremento è un utilissimo strumento fornito
dai sistemi TCI che indirettamente ci informa sulla profondità del piano
anestetico in corso, permettendoci eventualmente di alleggerirlo riducendo il
target ed evitare l’accumulo, prevedendo sempre i tempi ipotetici di recupero.
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Un’anestesia TCI è una anestesia che si mantiene sempre nel “range
terapeutico”: segue le fasi variabili dello stimolo chirurgico e ne previene le
ripercussioni sul paziente in tempo reale, evitando non utili e forse nocive
variazioni di dosaggio. Rimanere nel range terapeutico significa fare
un’anestesia dinamica e commisurata, senza incorrere in repentine
modificazioni emodinamiche e di profondità dell’ipnosi che potrebbero avere
effetti negativi sull’outcome. Probabilmente un’anestesia di questo tipo –
bella da vedere – ha anche un significato vantaggioso per il nostro paziente
ed è, a mio parere, un buon modo di fare medicina perioperatoria.
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Per procedure non dolorose (ad esempio RMN) comunemente si riesce
ad eseguire l’esame con concentrazioni medie target tra 2.0 e 3.0 µg/ml,
in ogni caso il target ottimale varia molto da paziente a paziente e
risente molto di eventuali associazioni (midazolam o oppioidi);
Per procedure lunghe e dolorose dove c’è conflitto con l’operatore per
quanto riguarda la prossimità alle vie aeree (ad esempio ERCP) e
bisogna mantenere il respiro spontaneo, preferisco non usare oppioidi.
Arrivo talvolta anche a 5 µg/ml (sempre per steps successivi e
mantenendo il respiro spontaneo) e comunemente quando si trova il
giusto livello di sedazione per quel paziente specifico e quella
procedura, non è necessario variare di molto la concentrazione che di
solito va bene sino a fine procedura. Considerare anche l’utilizzo di
piccole quantità di ketamina 5-10 mg;
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compromesso), perché la tecnica TCI all’effetto dà sempre un bolo, per
cui l’incremento a piccoli steps è mandatorio!;
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Il sufentanil non è il remifentanil quindi, pur avendo una buona emivita
contesto sensibile, ha un tempo di picco – per intenderci, un inizio
dell’effetto farmacodinamico – dopo il bolo che supera i 5-6 minuti,
pertanto è necessario avere una buona conoscenza dei tempi chirurgici
e modificare con adeguato anticipo il target per prevenire i momenti
salienti dell’intervento. Viceversa si rischia di essere sempre in ritardo e
non riuscire a fornire un’adeguata copertura analgesica al nostro
paziente. Inoltre il sufentanil ha un recupero molto più lento e in
ragione della sua lipofilicità tende ad accumularsi di più;
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Come condurre una anestesia con propofol e remifentanil in TCI
Portare il propofol a target 4-8 µg/ml per l’induzione (valori più alti
per il paziente giovani, più bassi per l’anziano e per il paziente
compromesso);
Alla perdita del contatto verbale, o dopo significativo calo dei valori di
BIS o Entropia sotto i 70–60, è possibile somministrare la dose scelta di
curaro;
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Tenere conto dei valori di tempo di decremento soprattutto del
propofol, come indicatore di possibile accumulo del farmaco e per
prevedere i tempi di risveglio: tempi di decremento per il propofol
superiori ai 15 minuti possono indicare la necessità di ridurre la
concentrazione target.
Ogni produttore di pompe TCI ha impostato di default un target di
decremento diverso per il propofol. Per quando riguarda la Base Primea
(Fresenius®) e la pompa Alaris pK® la concentrazione target per il tempo
di decremento per il propofol è di 1.5 µg/ml che è un po’ alto; è utile
ridurre il target di decremento a valori inferiori come 1.0-0.8–0.6 µg/ml,
che permettono di avere maggiori informazioni sull’ipotetico tempo di
risveglio, cioè il momento in cui il paziente potrà essere lucido e
collaborante. Quando viene ridotto il valore target per il tempo di
decremento, si assiste comprensibilmente ad un aumento del tempo
necessario per il risveglio, per esempio se con un limite di 1,5 µg/ml il
tempo di decremento è 10 minuti, riducendolo a 1 µg/ml osserverò che
il tempo aumenta a 20 minuti. Questo perché sarà necessario un tempo
maggiore affinché, la concentrazione del farmaco a livello del Ve,
scenda ad una concentrazione minore rispetto a quella
precedentemente impostata come target di risveglio.
Con 0.6 µg/ml quasi tutti i pazienti sono comunemente perfettamente
orientati e possono uscire immediatamente dalla sala operatoria;
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multimodale e tenere conto del tempo di picco farmacodinamico
dell’analgesico scelto:
Antonio Farnia
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Schema semplificato per TCI target al sito effettore
Sedazione
A steps successivi Partire con: Mantenimento:
Propofol
0.4 – 0.6 – 0.8 1.0 – 1.4 – 1.8 – 2.0 –
µg/ml 3.0 - 3.6 – 4.0
Remifentanil A steps successivi Partire con: Mantenimento:
ng/ml 0.4 – 0.6 – 0.8 1 – 1.4 – 1.8 – 2.0
Anestesia generale
A steps Partire con: Induzione: Mantenimento:
successivi 0.4 – 0.6 – 0.8 4.0 – 5.0 – 6.0 – 2.8 – 3.0 – 3.2
Propofol 8.0
µg/ml
BIS 30 - 50 BIS 35 - 55
A steps Partire con: Intubazione: Mantenimento:
successivi 0.4 – 0.6 – 0.8 4.0 – 5.0 – 6.0 2.0 – 4.0 – 6.0 –
8.0 – 10.0
Remifentanil
Prevenendo la Secondo
ng/ml stimolazione risposta
simpatica alla emodinamica
laringoscopia allo stimolo
chirurgico
Oppure utilizzando una strategia maggiormente analgesica:
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