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APPUNTI 08/03

Stemma codicum → il rapporto di coppia


indico che il testimone B deriva dal testimone A congiunti da una linea
verticale diretta. Primo caso
a= antigrafo
b= apografo di A

Secondo caso
il testimone A deriva dal testimone B
B= antigrafo di A
A= apografo di B

Terzo e ultimo caso


i testimoni A e B discendono da un progenitore comune x. In questo caso
di rapporti di codici nessuno è genitore dell’altro ma entrambi figli di un
progenitore comune definito x

Convenzione grafiche

Se utilizziamo le lettere maiuscole dell'alfabeto latino→ sono oggi


conservate e dunque esistono
mentre nel caso in cui il codice non sia sopravvissuto ma possiamo ipo
l’esistenze useremo le lettere minuscole dell’alfa latino se stiamo ipo
capostipiti di famiglia di testimoni o l’archetipo della tradizione si ricorre
alla lettere minuscole dell’alfabeto greco.

1 il primo caso e il secondo caso


B che sia copia di A → il copista di B per confezionare il testo che ci è
stato tramandato ha utilizzato come suo antigrafo il testo copiato da A.
Definiamo A e B sia i testi a stampa ma anche per metonimia il copista. Il
copista b che ha copiato il testo del copista B. è necessaria che abbia tutti
gli errori di A ( antigrafo) più i propri→ per definizione qualunque
processo di copia produce almeno un errore allora A un errore che sarà
anche in B che ha generato a sua volta un errore non presente
nell'autografo. La condizione è che B conservi come patrimonio genetico
quell’errore che stava nel suo antigrafo più i suoi che ha causato nel
processo di trascrizione del testo.

2 il Terzo caso
A e B sono in un rapporto collaterale, hanno un genitore comune ossia x.
perché si possa verificare questa terza possibilità A e B condividono
almeno un errore congiuntivo e hanno anche errori propri. L'errore
congiuntivo riesce a congiungere a stabilire una parentela un rapporto fra
due o più testimoni, si dice che un errore congiuntivo è monogenetico.
Vuol dire che questo errore si è generato per la prima volta una volta
soltanto, vuol dire che quell'errore l’ha prodotto un costo e questo errore
viene trasmesso a più testimoni. Significa che x aveva un errore che si è
propagato sia al testimone A che al testimone B.
L’errore congiuntivo= consente l’ipotesi di congiunzione fra due o piu
testimoni, ha natura monogenetica, prodotto una sola volta i testimoni che
lo possiedono lo hanno ereditato da quel testimone che l’ha prodotto una
sola volta.
A- B= devono avere un errore congiuntivo, e l’altra condizione è che oltre
questo errore congiuntivo i due abbiamo anche errori propri, errori presenti
in A che B non possiede e viceversa→ sono definiti errori
particolari e non condivisi con gli altri. Possiamo stabilire la
discendenza genealogica risalendo agli errori.

Vediamo uno stemma codicum più complesso.


A capo di tutta la tradizione abbiamo un originale O, è la copia la prima
realizzata nello scrittoio dell’autore. Ma quindi è quindi scritta dall’autore?
può essere, quindi è autografo (scritto dalla mano dell’autore) Ma può
essere realizzato dalla mano dell'autore ma da parte di un suo copista di
fiducia o da un assistente che ha trascritto il testo anche sotto dettatura in
luogo della volontà dell’autore idiografo= originale non realizzato di
pugno dell’autore ma sotto sorveglianza e per volontà dell’autore stesso da
un altro copista. L’autore l’aveva concepito in questa maniera e in questa
forma quindi o copiato di suo pugno o ha dato incarico al suo costo di
fiducia di realizzare l'esemplare normativo= costituisce la norma, la
forma autorizzata con la quale il testo può diffondersi può uscire cioè
dall’officina dell’autore e deve conservare tutte le caratteristiche conforme
all’originale. L’originale è a capo della tradizione è il punto di inizio della
trasmissione di un testo che deve essere liberato e autorizzato alla
diffusione da parte dell’autore.
Emblematico di caso autografo e idiografo → Petrarca che si serve di
Giovanni Malpaghini e Petrarca che interviene su questa copia idiografi
per correggere alcune cose.

dall’originale abbiamo L (alfa) che non esiste→ da alfa si propaga la


tradizione. é un testimone che sta sotto l’originale perchè deriva da esso.
questo testimone prende il nome di Archetipo.= la prima copia che è stata
realizzata a partire direttamente dall'originale.
essendo una copia dell’originale per un processo di copia, siamo certi che
abbiamo almeno generato un errore copiando il testo dall’originale
l'archetipo alfa si sarà distinte rispetto al suo antigrafo il questo caso è
l’originale. Originale uscito privo di errore la prima copia invece già avrà
avuto una innovazione.
Da questo si diramano due ramo separati dall’archetipo e giungono a due
testimoni non conservati e sono due testimoni indicati con le lettere
minuscole dell’alfabeto latino. Non hanno lo stesso valore dell’archetipo,
discendono dall’archetipo sono capostipite a due famiglie distinte: la
famiglia a e b. Siamo nella classica rappresentazione di quasi tutti gli temi
definiti bifidi→ Sono alberi genealogici a partire dall’arch si diramano
due rami della tradizione diversi. Si tratta di un caso frequente nelle
tradizioni di testi avremmo una incidenza forma di stemmi bipartiti o
bifidi→ questo non è solo il caratteri peculiari delle tradizioni manoscritti
ma un problema filologico. S Timpanaro che discusse il metodo lachmann
parlò di una selva portentosa ossia ricca di alberi bifidi. quasi tutti gli
stemma nella loro rappresentazione venivano a chiudersi verso il vertice in
due grandi diramazioni.
Dal capostipite a si diramano altre due linee genealogiche che ci
conducono a due codici esistenti A-B che oggi possiamo consultare.
attraverso il loro testo possiamo risalire fino all’originale perchè abbiamo
collazionato i l testo di A e B e che condividono un errore congiuntivo e
derivano per questo da a. Nell'altro ramo da b discendo i codici
sopravvissuti C e D.
In questo stemma abbiamo 4 manoscritti superstiti conservati in
biblioteche anche diversi perché la storia di questi testi artistici hanno
subito le vicende del collezionismo. Questa è la tradizione del testo come è
giunto sino ai nostri giorni. Questi 4 testimoni di un'opera realizzata in un
originale perduto. Vediamo anche oltre all’originale sono andate perse
anche le altre copie non è sopravvissuto l’archetipo nè i tetsimoni a e b.
Questi non si sono più conservati. Questo succede spesso, un testo si
trasmette attraverso varie copie ma il numero di esse non coincide mai con
il numero totale delle copie prodotte di quel test. Questo concetto si
definisce decimazione→ si sono ridotte a un numero più esiguo le copie
che sono circolate di quel testo
L’esistenza dell'archetipo è postulabile solo sull’esistenza di un errore di
archetipo. Nella tradizione di un testo un archetipo esiste se esiste un
errore generato dall’archetipo stesso, se noi comprendiamo questo
abbiamo compreso anche perché debba esistere o no in una tradizione. Un
errore si definisce d’archetipo se è presente in tutti i testimoni
sopravvissuti della tradizione. C’è un errore congiuntivo che accomuna
oggi ABCD che hanno uno stesso errore. Noi imputiamo questo errore a
livello alto dello stemma cioè al primo copiato che ha trascritto il testo a
partire dall'originale. Questo vuol dire che i manoscritti ABCD hanno
conservato un errore monogenetico che non poteva essere soltanto nel loro
genitore. doveva essere ancora più in alto e la prima copia che può averlo
generato è l’archetipo- Errore che è stato tramandato da tutti i testimoni di
un’opera.
Se tutti e quattro testimoni che ci tramandano lo stesso errore bisogna
correggerlo. Se reputiamo che sia dell’autore l’editore critico deve
restaurare il testo. La lezione corretta non si trasmetta e non si
diffonde,anzi i testimoni hanno ripetuto gli stessi errori dall’archetipo alfa
è stato recepito da a-b e dai loro discendenti e lo ritroviamo nei manoscritti
conservati. La lezione corretta non esiste più perché il testo è stato alterato.
Allora come si fa a ricostruire la forma più vicina alla volontà dell’autore.
Bisogna ipotizzare la lezione corretta.
Si può correggere quel testo sulla base della capacità mentale dell’editore
critico→ si deve operare una emendatio che non può essere ope codicum
, si opera una emendatio ope ingegni→ esercitare la congettura→
correggere sulla base dell’ingegno quale sia la lezione corretta visto che la
tradizione non aiuta in quanto presenta un errore noi attribuibile all’autore
stesso.
Bisogna intuire cosa l’autore avrebbe scritto sul quel luogo testuale in
quanto si conosce la prassi lo stile e la lingua dell’autore per essere sicuro
che l’autore avrebbe scritto in quel modo o si può congetturare ad sensum
ossia per il senso del testo, le parole nel luogo dell’errore che nel contesto
della frase risultano corrette. Bisogna cercare di esser parsimoniose e di
escogitare lezione che sembrano corrette, ma quello che è un errore può
essere anche un errore dell’autore. Errore d’archetipo= esteso in tutta la
tradizione ma c’è anche un errore esteso a tutta la tradizione che può
essere generato per la prima volta dall’autore e viene definito errore
d’autore, Può essere un errore tecnico nella metrica e nella prosodia di un
testo o un errore storico.
Perosa ci dice dunque di dosare la critica congetturale perché gli autori del
medioevo e dell'umanesimo perché possono aver commesso degli errori
che non avvertivano come tale e non possiamo allora correggerli.
errore d'archetipo vs errori d’autore= sono entrambi diffusi nella tradizione
il primo non dipende dalla volontà dell’autore il secondo si e in
quest’ultimo caso non si possono correggere.

Recentiores non deteriores → i testimoni più recenti della tradizione più


recenti di un'opera non sono necessariamente i più corrotti di una
tradizione. è un concetto espresso chiaramente per la prima volto dal
filologo classico Giorgio Pasquali che nel 1934 realizza una monografia
teorica della filologia ‘Storia della tradizione e critica del testo’ nel 1934,
monografia scientifica più innovativa dalla pubblicazione di Paul Maas
che aveva cercato di sistemare il metodo Lachmann. Volevano adattare il
metodo alle esigenze scientifiche del nuovo secolo e un secolo più tardi
Pasquali cerca di rivedere questo metodo e nella sua monografia un
capitolo aveva questo titolo.
Pasquali ci dice che i testimoni più recenti non sono peggiori di quelli più
vicini cronologicamente all’originale.
Dall'archetipo si è diramato direttamente un testimone che si è conservato
il C mentre A e B hanno subito un passaggio di copia in più ma hanno un
progenitore comune a che si fraone fra A-Be l’archetipo stesso.
Immaginiamo che l’autore abbia composto la sua opera nell’ 11esimo
secolo e la prima copia archetipo realizzata solo 12 secolo e che la copia
perduta realizzato nel 13esimo secolo e che le copie che oggi abbiamo le
superstiti A B C siano state realizzate nel 15esimo secolo. la linea del
tempo va dalla produzione del testo 11esimo secolo fino al momento
ultimo delle copie dei nostri giorni del 15esimo secolo, e ci sono stati dei
processi di copia. C è stato realizzato nella stessa epoca di A e B ma in
questo caso non è detto che sia tanto scorretto e abbia tante innovazione o
sia corrotto quanto a b perché ha subito un passaggio di copie in meno
discendendo direttamente dall’archetipo
I primi filologi del tardo medioevo e rinascimento scoprivano copie
antiche di un'opera e copiavano il testo affidandosi a queste copie antiche e
non a quelle circolanti nel loro tempo.
Esempio Al tempo di Petrarca circolavano alcune opere di Cicerone che
lui leggeva ma lui non si accontenta di copie che avevano subito molti
passaggi allora cerca copie più antiche che secondo lui non possono avere
errori gli errori che c’erano nei codici medievali. Allora si reca nella
biblioteca di Verona trova un codice che contiene le epistole di Cicerone,
questi testi circolavano nella sua epoca ma lui ha attinto all’archetipo che
aveva prodotto le copie della sua epoca. La copia di Petrarca anche se è
tarda ha un antigrafo autorevole e dunque non è detto che codici più
recenti siano più corretti perchè dipende dalla trafila di copia.

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