Sei sulla pagina 1di 3

L’amusia: un disturbo dell’apprendimento a lungo trascurato

La musica, così come il linguaggio, è una caratteristica comune a tutti gli esseri umani.
Prodotta e apprezzata in ogni cultura nel corso della storia, è stata raramente valutata
come una funzione cognitiva primaria. Le abilità musicali, infatti, sono generalmente
considerate come un sottoprodotto evolutivo di funzioni più importanti, come quelle
coinvolte nel linguaggio.
Tuttavia, sono in aumento gli studi volti a provare che gli esseri umani nascano con una
predisposizione alla musica e che questa si sviluppi spontaneamente in sofisticate
conoscenze base ad essa relative. Inoltre, recenti scoperte suggeriscono che il cervello è
dotato di reti neurali specifiche per la musica e che possono essere selettivamente
compromesse. Ciò si traduce in un disturbo che sembra essere relativo alla percezione ed
all’elaborazione della musica: l’amusia.
La naturale predisposizione dell’uomo alla musica
I bambini integri a livello neurologico mostrano nel primo anno di vita notevoli capacità
musicali, simili per molti aspetti a quelle degli adulti. I neonati, infatti, mostrano una
sensibilità alle scale musicali e a pattern ritmici regolari. I bambini di età compresa tra 6 e
9 mesi elaborano gli intervalli consonanti meglio di quelli dissonanti e mostrano una
preferenza nell’apprendimento delle scale musicali maggiori.
I bambini, quindi, sono attrezzati a percepire ed assimilare la struttura del tono musicale in
ogni cultura. Proprio come gli adulti, a soli 4 mesi i neonati sono inclini a percepire
pulsazioni regolari, mostrandosi sensibili a lievi interruzioni di questa. Il fatto che queste
capacità percettive appaiano così precocemente, senza alcuna funzione evidente nel
linguaggio, indica l’esistenza di predisposizioni specifiche per la musica.
Con un’esposizione prolungata alla musica, l’ascoltatore comune può diventare una
specie di esperto musicale, anche in modo inconsapevole. Ad esempio, i non musicisti
sono sensibili quanto i musicisti a sottili aspetti dell’armonia musicale, riconoscendo
accordi che sono più – o meno – armonicamente correlati a un dato contesto tonale. La
formazione musicale e l’apprendimento della teoria musicale non sembrano essere
necessari al fine di acquisire una sofisticata conoscenza percettiva delle relazioni tra note,
accordi e tonalità. Questa conoscenza implicita è proprio quella che ci permette, ad
esempio, di rilevare quando un musicista suona una nota sbagliata. Questa abilità può,
tuttavia, essere persa o compromessa come conseguenza di un danno cerebrale.
Definizione di amusia e diversificazione delle sue tipologie
Un individuo può essere definito amusico quando si rileva una compromissione della
comprensione, memorizzazione e, talvolta, della produzione di una melodia (o
suono) e più in generale delle sue abilità musicali. Come per altri disturbi neurologici, le
amusie possono essere distinte come congenite o acquisite. Questo perché le aree
nevralgiche deputate alla percezione musicale, localizzate nel lobo frontale destro, si sono
sviluppate in modo anomalo (amusia congenita) oppure, in un cervello normalmente
sviluppato, queste sono state danneggiate in seguito a lesioni o ictus (amusia acquisita).
I pazienti con amusia acquisita, ad esempio, non sono più in grado di riconoscere melodie
(somministrate senza parole) di brani loro familiari prima del danno cerebrale; nonostante
ciò, essi riconoscono normalmente testi recitati, parole, voci familiari ed altri suoni
ambientali. Un famoso caso di amusia acquisita è quello del compositore Maurice Ravel:
egli perse completamente la capacità di scrivere musica nonostante avesse conservato
tutte le immagini uditive e continuasse a sentirle vivide nella sua testa.
L’amusia congenita, invece, fa riferimento all’osservazione di lacune musicali che non
possono essere una conseguenza di anomalie sensoriali o cerebrali, deficit intellettivi o
assenza di fattori ambientali stimolanti. È noto che il rivoluzionario Che Guevara abbia
sofferto per tutta la vita di questo disturbo, nonostante le lezioni di musica prese in
gioventù.
Inoltre, è possibile classificare ulteriormente il disturbo a seconda
della sintomatologia evidente. Sono stati descritti:
 Amusia vocale;
 Aprassia strumentale (riguarda un deficit della motricità fine, essenziale per
 eseguire della musica);
 Agrafia musicale (disturbo della scrittura musicale);
 Alessia musicale (difficoltà nella lettura dei suoni);
 Amnesia musicale (dimenticanza delle melodie);
 Disturbo del ritmo;
 Amusia recettiva.
È doveroso considerare che sono stati rilevati casi di comorbilità di più disturbi, in cui
l’amusia è abbinata ad afasia, ovvero un disturbo caratterizzato da un’alterazione delle
capacità di comprensione, produzione e strutturazione del linguaggio.
Prospettive psico-pedagogiche
Rispetto ai più noti disturbi dell’apprendimento – come la dislessia, la disgrafia e la
discalculia, per i quali esiste una vasta bibliografia di riferimento – l’amusia non è ancora
considerata abbastanza da “meritare” un virtuoso impegno nella ricerca e nella
sperimentazione di strategie riabilitative.
Questo perché i deficit relativi alle abilità musicali sono considerati inferiori, o
comunque meno invalidanti, rispetto a quelli che vanno ad intaccare le funzioni cognitive
primarie responsabili del parlare e dello scrivere. Una prospettiva che, però, è possibile
contestare considerando il modo in cui le abilità musicali anticipino e aprano la strada a
quelle sociali sin dalla prima infanzia. Gli individui amusici, infatti, sono riluttanti a
riconoscere il proprio deficit in quanto lo percepiscono come una disabilità sociale, come
un’assenza di un certo tipo di sensibilità necessaria all’essere umano.
Perciò è necessario considerare come gli apprendimenti musicali o la semplice fruizione
della musica siano elementi imprescindibili allo sviluppo psicofisico e sociale. È
ormai inammissibile, quindi, svalutare le difficoltà di apprendimento delle abilità musicali di
uno studente e svilire un danneggiamento di queste in una persona adulta.

Potrebbero piacerti anche