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(PARTE PRIMA)”
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Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente
vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore
(L. 22.04.1941/n. 633)
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Università Telematica Pegaso Musica ed emozioni (parte prima)
Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente
vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore
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Università Telematica Pegaso Musica ed emozioni (parte prima)
Ball sottolinea la differenza tra l’emozione e lo stato d’animo (mood). «Rispetto al mood, le
emozioni hanno generalmente una durata più breve, si accompagnano spesso a espressioni facciali
diverse e, cosa più importante, sono suscitate da stimoli specifici e identificabili piuttosto che da un
ambiente generalizzato. Un brano musicale non deve necessariamente conservare a lungo una
singola caratteristica emotiva. Alcuni passano dal dolore alla gioia e alla calma nel giro di pochi
minuti e affinché le nostre emozioni possano tenergli dietro seriamente, come ha osservato
Hindemith, occorre qualcosa di prossimo al disordine mentale. Ma è proprio il carattere polivalente
della musica a renderla attraente»7 .
Secondo i due psicologi della musica Juslin e Västfjäll, spesso il modo in cui viene suscitata
l’emozione musicale presenta meccanismi psicologici in comune con le emozioni della vita
quotidiana dell’uomo. Ad esempio, le pulsazioni dell’individuo possono aumentare per effetto delle
caratteristiche acustiche di base del suono, come un improvviso aumento di volume8 . A tal riguardo
sono stati svolti diversi studi che hanno mostrato come la frequenza cardiaca possa essere
modificata dall'ascolto musicale. Musiche rapide e gioiose mostreranno una tendenza a far
aumentare la frequenza cardiaca, mentre musiche tristi o lente produrranno la tendenza a ridurla9 .
Un aspetto interessante da considerare in questo contesto riguarda la capacità della musica di
trasmettere emozioni, anche e soprattutto attraverso brani non particolarmente complessi. A tal
proposito, Ball sostiene che molti ritmi e strutture armoniche della musica rock possano essere
considerati grezzi in confronto ad altri generi musicali ma ciononostante possono scatenare
profonde emozioni nei soggetti. Non bisogna valutare il grado di fruibilità emozionale della musica
in base alla sua qualità. Va inoltre considerato che non si può sapere a priori quale tipo di emozione
possa scaturire dall’ascolto di una determinata musica. Il tutto è fondamentalmente soggettivo.
Quando si guarda un film o si legge un libro triste, sottolinea Ball, è possibile commuoversi, anche
solo per empatia con i personaggi del racconto o del film; le emozioni in musica, invece, sono
spesso riconducibili a eventi particolari che una determinata canzone ricorda: una specifica melodia
può riportarci a un evento del passato che abbiamo vissuto, come una sorta di colonna sonora di un
determinato evento. Secondo Ball, si tratta di emozioni per associazione che possono comprendere
«risposte che non si riferiscono a eventi o caratteristiche extramusicali, ma che sono radicate nella
musica in seguito a un processo di acculturazione»10 .
Contrariamente a tale teoria si colloca la posizione della scuola assolutista, secondo la quale
«qualsiasi cosa la musica comunichi, essa è intrinseca alla musica stessa e non dipende da qualcosa
di esterno»11 .
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fisiologici che tali emozioni esercitano sull’apparato vocale. Ad esempio, un discorso rabbioso
sembra essere universalmente pronunciato con rapidità e a voce alta; uno triste, con lentezza e con
calma; uno lieto, con rapidità, ma a volume medio»15 . Nello specifico, oltre ad avere un tempo
veloce e un volume alto, una musica allegra utilizza una melodia abbastanza semplice, mentre la
tristezza riduce la velocità e abbassa il volume. Invece, attraverso ritmi complessi, con cambiamenti
di velocità e di volume, la musica trasmette rabbia; l’angoscia è evocata da tempi lenti ma con
melodie complesse.
Abbiamo visto, dunque, che in base al ritmo e alle altezze delle melodie è possibile interpretare e
provare quando un brano è triste, allegro o noioso. È stato anche riscontrato che i musicisti della
nostra cultura occidentale ritengono che la scala maggiore e minore siano rispettivamente una
allegra e l’altra triste16 . In particolare, Peter Kivy ipotizza che trasformare una terza maggiore in
minore provochi un effetto di tristezza, di caduta e che quando, invece, entrambi gli intervalli della
triade maggiore calano di un semitono si avverte una sensazione ancora più angosciante17 . Tuttavia
Ball afferma che non c’è alcun motivo stringente di associare gli accordi minori alla tristezza, e
viceversa.
1
J. Sloboda, 2002. La mente musicale, op. cit.
2
Ivi, p. 85.
3
Ivi, pp. 88, 89.
4
Ivi, p. 90.
5
P. Ball, 2010. L’istinto musicale. Come e perché abbiamo la musica dentro, op. cit., p. 311.
6
D. Schön, L. Akiva-Kabiri, T. Vecchi, 2007. Psicologia della musica, op. cit.
7
P. Ball, 2010. L’istinto musicale. Come e perché abbiamo la musica dentro, op. cit., p. 312.
8
Ibidem.
9
D. Schön, L. Akiva-Kabiri, T. Vecchi, 2007. Psicologia della musica, op. cit.
10
P. Ball, 2010. L’istinto musicale. Come e perché abbiamo la musica dentro, op. cit., p. 326.
11
Ivi, p. 327.
12
Ibidem.
13
Ivi, p. 328.
14
Ibidem.
15
Ivi, p. 320.
16
La scala è «una successione ascendente o discendente di note comprese in un intervallo di un’ottava. L’ottava è l’intervallo tra una
nota musicale e un’altra che ha lo stesso nome e la cui frequenza è doppia» (Schön, 2007).
17
P. Ball, 2010. L’istinto musicale. Come e perché abbiamo la musica dentro, cit., p. 329.
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