Sei sulla pagina 1di 5

Cos'è la musicoterapia?

Nella musicoterapia vengono utilizzati il suono e la musica per stabilire


una relazione terapeutica con il paziente, comunicando con lui attraverso
il linguaggio della musica. Questo tipo di comunicazione è molto più
profonda e significativa rispetto all’approccio a parole, perché si vanno a
toccare delle aree emotive e affettive che tramite il linguaggio verbale
non potrebbero essere raggiunte né espresse. Questo è sicuramente uno
dei pregi della musica. Ci sono aree talmente congelate che non
potrebbero essere sbloccate in nessun altro modo. Quindi la
musicoterapia non è fare musica ai pazienti, ma è comunicare con loro
attraverso di essa. La musicoterapia è concepita come suono, non solo
finalizzata all’uso delle sette note, ma anche all’uso della voce e del
silenzio. La musica è il veicolo per instaurare una relazione tra il
musicoterapista ed il paziente.

A chi è rivolta?
La musicoterapia ha vari campi di applicazione. Si va dalla gravidanza al
periodo neonatale, all’infanzia, alla disabilità, all’ambiente psichiatrico, al
disagio sociale o personale, alla riabilitazione, alle malattie
neurodegenerative e a tutte le malattie della terza età. Non è destinata
alla cura di una sola patologia. Una seduta di musicoterapia è adattabile
anche in base alle esigenze del paziente. La musica è un valore umano,
quindi la musicoterapia può essere applicata a chiunque. La
musicoterapia non guarisce, ma si prende cura della persona, di
conseguenza, può prendersi cura di tutti. Potrebbe essere anche indicata
per una persona perfettamente sana, che non ha bisogno di cure ma che
desidera migliorare la qualità della vita, e che grazie alla musica può
crescere maggiormente, scoprendo nuove aree della propria personalità.

1
Come funziona una seduta?

Non è facile dire come si svolge una seduta di musicoterapia. Si deve


valutare cosa bisogna fare, rispetto a ciò di cui ha bisogno il paziente. C’è
bisogno di un musicoterapeuta formato che sappia in quel momento cosa
fare con il paziente che ha di fronte, perché quello che si può fare con un
anziano non si fa con un bambino ecc..
Una delle caratteristiche del musicoterapeuta è quella di saper ascoltare
anche i silenzi delle persone, soprattutto se stanno vivendo un certo tipo
di patologia. La musica è evocativa, ricorda un momento, un’emozione. Il
compito del musicoterapeuta è quello di entrare in comunicazione
empatica con il paziente con modalità diverse sia a livello posturale che
anche a livello verbale. Bisogna vedere in che campo di applicazione
siamo, per poter stabilire le azioni. In generale, diciamo che una seduta
viene tradizionalmente divisa in due macroaree, una ricettiva e una
attiva.
Per musicoterapia ricettiva si intende soprattutto l’ascolto di musica, per
attiva invece si intende la partecipazione del paziente alla produzione
sonora e musicale. La seduta può anche essere di gruppo o individuale.
Una possibilità è quella di offrire degli strumenti musicali e interagire con
un dialogo sonoro. Il paziente può essere lasciato libero o sollecitato,
dipende dalla strategia del musicoterapeuta. Ci sono metodologie che
prevedono che il paziente venga lasciato rigorosamente libero di
interagire e produrre qualsiasi suono. In altri approcci ci può essere la
sollecitazione del musicoterapeuta. Si possono dare strumenti oppure
cantare e comporre canzoni insieme, o ancora fare produzioni ritmiche,
melodiche. Gli approcci e le tecniche sono moltissimi, anche se la
musicoterapia non è una tecnica, ma è una disciplina e anche una
filosofia.
La musicoterapia recettiva, a differenza di quella in cui si chiede al
paziente di partecipare attivamente, consiste nell’ascoltare specifici brani
e quindi lavorare sui propri vissuti.
Questa, considerata per molto tempo una modalità d’approccio passiva,
in realtà induce nell'ascoltatore che segue un percorso ben strutturato,
profondi cambiamenti.

2
Un brano che tocca il cuore di una persona porta con sé un ventaglio di
emozioni, immagini, ricordi e significati importanti per chi ascolta.
Ciò rende vano il tentativo di creare “brani-medicinali”, ovvero musiche
che possano statisticamente far star bene chiunque l’ascolti, poiché una
musica può essere emozionante e significativa per una persona e
completamente neutra se non fastidiosa per un’altra.
La Musicoterapia recettiva lavora quindi sulle problematiche individuali e
porta ad un profondo stato d’ascolto, sia in senso musicale che
metaforico.
Allora come in ogni relazione terapeutica ci sarà un continuo interagire da
entrambe le parti: due persone che si conosceranno e
confronteranno. L’elemento che interessa maggiormente è il rapporto
instaurato col materiale sonoro da parte di chi ha intrapreso il percorso,
perché è indicatore dei suoi aspetti autobiografici, della sua identità
sonora e del suo modo di analizzare e interpretare la realtà.

John Cage, il musicista inventore

John Cage (Los Angeles, 5 settembre 1912 – New York, 12 agosto 1992) è
stato un compositore e teorico musicale statunitense.
John Cage è un personaggio che può essere rappresentato utilizzando la
sfera come termine di paragone, cioè un personaggio sferico. E’ sferica
l’esperienza che vuole avere nel nostro mondo. Da qualunque parte lo si
guardi è sempre uguale e sempre diverso allo stesso tempo. John Cage è il
primo musicista che sia riuscito ad eseguire le parole, a suonare le parole.
John Cage ha posto al centro delle sue ricerche : l’ascolto.
Nel maggio 1984 John Cage è invitato a Torino e Ivrea per un festival delle
sue opere con bambini, studenti e insegnanti mettendo in discussione il
concetto stesso di musica e i relativi metodi di insegnamento. John Cage,
compositore e teorico musicale statunitense afferma: “se sviluppi un
orecchio per i suoni che sono musicali è come se sviluppassi il tuo ego.
Inizi a rifiutare i suoni che non sono musicali e in quel modo ti tagli fuori
da una gran quantità di esperienze.” In questa frase è riassunta gran parte
della storia del suo pensiero che ha creato le basi e i fondamenti per la
musica contemporanea dove acquisiva un ruolo determinante il silenzio.

3
Il silenzio è fondamentale. Troppo spesso si impone il silenzio. Attraverso
il silenzio è possibile entrare in sintonia con i pazienti.

Cage stesso infatti afferma: “Mi resi conto che non esiste una reale e
oggettiva separazione tra suono e silenzio, ma soltanto tra l’intenzione di
ascoltare e quella di non farlo.”
Silenzio, è una parola che deriva dal latino silentium "tacere, non far
rumore" e si intende la relativa o assoluta mancanza di suono o rumore in
senso figurato, può indicare l'astensione dalla parola o dal dialogo.

Ma è veramente questo il silenzio?

Secondo Cage il silenzio non esiste, salvo poi passare paradossalmente


alla storia come un brano costituito dal silenzio stesso. Non si tratta di un
pezzo che pone al centro della propria attenzione il silenzio, come spesso
si crede: esso inscena il silenzio, ma soltanto in modo funzionale a lasciare
al suono la più libera e casuale espressività. Si tratta di ascoltare sia se
stesso, il proprio mondo interno, sia l’altro, il mondo esterno.
Questo ci porta ad una riflessione importante su un aspetto del silenzio:
la componente dell’ascolto che risiede in esso. Tanto i nostri gesti, azioni
e parole quanto il silenzio giocano un ruolo cruciale nei processi
comunicativi.
Noi esprimiamo attraverso il silenzio infiniti pensieri, sentimenti, stati
d’animo, paure e desideri.
Il silenzio tra due o più persone può esprimere armonia o discordia,
rancore o perdono, comprensione o incomprensione, affetto o ostilità,
seduzione o disprezzo.
Cage ha usato il silenzio come una delle materie prime della musica.
I suoni non hanno nessun rapporto tra di loro oltre il coesistere
nell’eterno silenzio.
Cage ricorre spesso al caso per decidere quali suoni debbano intervenire
e in che momento.
L’apice delle sue composizione, dove il silenzio gioca un ruolo importante,
è la sua opera 4’33” (pronunciato dall’autore Four, thirty- three oppure
Four minutes, thirty-three seconds) ed è la composizione più famosa e
controversa di Cage.

4
Scritta nel 1952, è composta per qualunque strumento musicale o
ensemble; lo spartito dà l’istruzione all’esecutore di non suonare per
tutta la durata del brano nei suoi tre movimenti: il primo di 30 secondi, il
secondo di 2 minuti e 23 secondi, il terzo di 1 minuto e 40 secondi. Il
totale dei secondi di silenzio: 4 minuti e 33 secondi, dà il titolo all’opera.
Nell’intenzione dell’autore, la composizione si presume consistere dei
suoni emessi dall’ambiente in cui viene eseguita, dando un’idea
dell’importanza dell’ambiente stesso, sebbene sia generalmente
percepita come “four minutes and thirty-three seconds of silence”.
Per Cage, comunque, 4’33” non è affatto un’opera silenziosa. Il vero
centro dell’attenzione dovrebbe essere focalizzato sui rumori casuali che
si sentono durante il silenzio dei musicisti, ad esempio il ronzio di un
insetto, la tosse o il respiro dei spettatori, la caduta di un oggetto.

Potrebbero piacerti anche