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Author(s): Pio Enrico Ricci Bitti, Roberto Caterina, Marta Olivetti Belardinelli, Mario
Baroni and Pier Luigi Postacchini
Source: Il Saggiatore musicale , 1995, Vol. 2, No. 2 (1995), pp. 329-348
Published by: Casa Editrice Leo S. Olschki s.r.l.
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mente, la relazione p
municativa del mezz
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suno dei soggetti int
sformazione del mes
(Bion 1972), in nodo
avviene nel gioco sim
è assente. La capacità
sa, così, in termini d
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lità e senza lasciarsi d
questo aspetto il rapp
za, come possibilità d
pensiero.
Roberto Caterina
Bologna
culturalmente creati, l
direttamente indirizza
za musicale.
Dal punto di vista de
me fondamentali in c
alla fruizione della mu
a realizzare una comunicazione emozionale. Tale comunicazione si attua entro il
sistema unico organismo/ambiente, nell'ambito del quale tutti i processi di ela-
borazione dell'informazione possono essere rappresentati come processi di rie-
quilibramento vòlti al recupero della costanza intrasistemica. Tali processi si
svolgono secondo un modello non deterministico, dal momento che percezione
dello squilibrio, modalità di riequilibramento, punto finale dell'equilibrio sono
relativi a stati stabili peculiari di ciascun sistema: pertanto l'unica descrizione
possibile, a proposito dell'esperienza musicale come di tutti i fenomeni cogniti-
vi, è quella dinamica dei modelli di processo. Un'impostazione di questo tipo
indirizza decisamente la ricerca sul comportamento musicale verso la chiarifi-
cazione dei rapporti dinamici tra stati stabili interni e variabili stimolo-ambien-
tali nelle tre forme suaccennate della produzione, esecuzione e fruizione della
musica.
Delle tre forme del comportamento musicale la fruizione è indubbiamente la
più studiata, sia perché più diffusa tra la popolazione (come uno dei veicoli
principali del condizionamento culturale), sia perché analizzabile, negli atteggia-
menti, con tecniche e metodiche più "semplici" e più facilmente applicabili di
quelle necessarie per studiare la creazione musicale nonché l'intermediazione
che si attua nell'esecuzione intesa come ri-creazione del messaggio musicale.
Anche in Italia la ricerca sperimentale in tema di psicologia della musica, antica
per tradizione seppur dispersa in sedi universitarie diverse (Trieste, Verona, Pa-
dova, Milano, Bologna, Pisa, Roma, Bari, Palermo), si è in misura preponderan-
te occupata della fruizione, focalizzando, a seconda dei tempi e dei contesti, le
componenti strutturali o il discorso musicale nel suo insieme.
Per quanto riguarda i fenomeni elementari, un apporto rilevante e protratto
nel tempo viene da Padova, dove Giovanni Bruno Vicario, in numerosi lavori
che egli definisce di psicoacustica (ma che, come si vede dai temi che di seguito
riportiamo, direttamente interessano la psicologia della musica, in quanto trat-
tano di acciaccatura, trillo, micro e macromelodie, reversibilità dei ritmi, rico-
noscimento delle melodie nelle regioni estreme dello spazio tonale, intonazione
di triadi maggiori e minori e dei loro rivolti), utilizza il materiale sonoro, ed in
particolare le forme semplici, uniformi e pure della musica, per arrivare alla de-
terminazione delle regole della formazione degli eventi (Vicario 1960 e 1982;
Bozzi e Vicario 1960). A Padova, nel medesimo dipartimento, svolgono ricerca
sperimentale anche Michele Biasutti, che collabora con Vicario (Biasutti e Vica-
rio 1993) nell'indagine degli eventi sonori, Mariselda Tessarolo (1979), e Giu-
seppe Porzionato, che tra i primi ha affrontato, in collaborazione con Silvio
Ceccato (Ceccato-Zotto-Porzionato 1980), il problema dei rapporti tra ciberne-
tica e psicologia.
Per rendersi conto di quanto lunga e complessa sia stata in Italia la sto
dei rapporti fra la musicologia e la psicologia della musica, basta sfogliare
ne vecchie annate della «Rivista musicale italiana». Ci si accorgerà subito
dalla fine del secolo scorso fino agli anni della prima guerra mondiale la c
parsa di articoli di orientamento psicologico è assai frequente. Si tratta tal
di contributi occasionali, dettati più da curiosità che dall'esistenza di reali
dizioni scientifiche. E tuttavia si tratta anche di significativi indizi d'interess
e di indizi importanti, se comparati con l'assenza di temi di questo tipo s
principali riviste musicologiche di oggi.
Come spiegare questo apparente calo di tensione nel corso di cent'anni
cui lo sviluppo degli studi psicologici (oltre che di quelli musicologici) si
spiegato con impetuosa energia? La questione non può essere ridotta all'un
tradizionale punto di scarico di tutte le colpe storiche della cultura italiana, va
a dire all'intransigenza dittatoriale dello storicismo idealistico accoppiata c
miopia provinciale della cultura fascista. Certo, molte responsabilità vanno cer
cate in quella direzione, ma poiché la presenza di articoli di psicologia della mu
sica non è oggi così frequente neppure sulle riviste musicologiche di altri paes
è legittimo credere che le cause del fenomeno siano anche altre e non va
ascritte solo alla storia della cultura italiana.
Si può pensare per esempio al fatto che il rapporto fra i metodi delle scien
naturali e la tradizione degli studi umanistici non può essere concepito oggi co
lo stesso ingenuo atteggiamento ideologico con cui lo concepiva l'epoca del
sitivismo filosofico classico. Oggi il rapporto ha bisogno di mediatori più
sticati, di sistemi di compensazione più sottili. E non è detto che queste m
zioni nel nostro caso siano già sufficientemente ricche e mature. Ma nella rice
percezione e cognizio
scerle in modo assai p
Per quanto riguarda
percezione e la psicol
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e Antonietti 1986), 1
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nere non può esistere
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tesa di traduzione ita
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ruolo di primo piano,
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musica non solo orga
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Qui ci troviamo nel
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Scherer e Siegwart 19
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discipline che costitui
cologia.
In termini più precisi si può sostenere che questo cuscinetto o interfaccia al-
tro non è che quella branca degli studi musicali che va comunemente sotto il
nome di musicologia sistematica: lo studio del 'sistema musica', o dell'espe-
rienza musicale in quanto tale. Territorio di confine per eccellenza, la musicolo-
gia sistematica è di fatto luogo di convergenza di una rosa di discipline assai
ampia, ciascuna delle quali diventa fertile nel momento in cui viene fatta in-
teragire con le altre discipline con le quali sta a contatto. E stato qui considerato
il punto di vista della psicologia e delle sue interazioni con il campo della musi-
cologia: ma in maniera analoga avremmo potuto prendere come punto di riferi-
mento, ad esempio, la semiotica e indicare i contributi che essa può dare allo
studio della musica. In altri termini, qui si vuol dire che la musicologia sistema-
tica non è né psicologia, né semiotica, né alcunché d'altro: è musicologia a tutti
gli effetti, ma utilizza, trasforma e media saperi provenienti da altri campi per
renderli funzionali ai propri obiettivi di ricerca.
Si diceva inizialmente che la cultura odierna ha bisogno di questi mediatori
perché non può accontentarsi di ipotesi filosofiche obsolete, per esempio positi-
vistiche. Si diceva anche che il contesto disciplinare della musicologia sistemati-
ca è in fase di maturazione, ma non ha ancora né una stabilità ben definita né
un assetto interno unanimemente riconosciuto. Ci si riferisce in questo caso al
panorama internazionale e non solo a quello italiano: gran parte della musicolo-
gia internazionale è fondamentalmente connessa con gli studi storici più che
con quelli teorici. Tuttavia da più di cent'anni esiste in Germania la tradizione
della Systematische Musikwissenschaft, e negli Stati Uniti si è affermato da
6 Dello stesso Scherer è comparso nel 1991 un articolo pionieristico su Emotion Expres-
sion in Speech and Music (in Sundberg-Nord-Carlson 1991), ai cui risultati e al cui metodo di
ricerca si sono ispirati Baroni e Finarelli 1994.
qualche decennio il ca
è più fragile, ma da m
genza di conoscenze in
ultimi templ. Si sono t
rispettive riviste.7 Un
può trovare in questo
certo, che ne voglia o
Occorre infine accennare a un altro settore di studi che non coincide con la
musicologia né con la psicologia della musica, ma che ha a che fare molto stret-
tamente con entrambe: è il settore dell'educazione musicale; in esso gli studi
psicologici sono essenziali, particolarmente nel campo evolutivo. Anche qui al-
cuni sintomi di vivacità sono presenti, alcuni testi importanti sono stati tradot-
ti, qualche rassegna bibliografica è comparsa (cfr. Tafuri 1988 e 1991). 8 Anche
qui tuttavia manca il motore essenziale, ovverossia la presenza della disciplina
in sede universitaria. Nessuna ricerca può essere ragionevolmente condotta,
nessun sistema di conoscenze può svilupparsi, se non c'è un luogo specifico e
istituzionale di studio: una scuola ufficialmente riconosciuta con materie di stu-
dio attivate, un dottorato di ricerca, e così via. In mancanza di questi strumenti
è difficile poterne prevedere uno sviluppo sicuro e attendibile.
Mario Baroni
Bologna
7 Si tratta della SIdAM (Società italiana di analisi musicale), con sede a Milano, e del
GATM (Gruppo analisi e teoria musicale), con sede a Bologna. Quest'ultimo è costituito da
rappresentanti di cinque società musicologiche (è un'associazione di società e non di indivi
dui). In Italia (a Trieste nel 1991) ha avuto il suo battesimo istituzionale anche l'ESCOM
(European Society for the Cognitive Sciences of Music).
8 Si possono anche citare due utili lavori di rassegna: S. Bertolino, L'esperienza sonora
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