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S.

Feliciani : intervento al Convegno “L’Arte dell’incontro”- Montesilvano 30 ottobre 2004 - AVALON 1

Silvio Feliciani

Incontrarsi MusicalMente

Ho accolto con grande entusiasmo l’invito rivoltomi da Zuleika, un


invito ad approfondire insieme a Voi, nel contesto dei temi di questo
Convegno, le potenzialità che il mezzo sonoro può offrire nella conquista
della capacità di relazionarsi, con se stessi, con gli altri e con l’ambiente.

Cercherò di essere sintetico ed essenziale, e di fornire un quadro il


più possibile esaustivo, almeno sotto l’aspetto informativo, di ciò che si sta
sviluppando nel nostro Paese e nel mondo intero, intorno a questo
affascinante ma ancora misterioso mondo (almeno per la gran parte parte
delle persone che ho avuto occasione di incontrare), che si cela dietro
l’espressione “Musicoterapia”.

Di questo sostantivo composto, il secondo elemento (“terapia“),


può indurre ad equivocare il significato della espressione complessiva. In
realtà il concetto di terapìa nella fattispecie va inteso non già –o almeno
non solo- come metodo di cura d’una patologia, bensì nella sua più
generale accezione di trattamento di un processo.

Quindi mi sembra opportuno iniziare individuando una chiara


definizione della Musicoterapia.
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Spiegare la Musicoterapia ai non addetti ai lavori non è molto


semplice. Le definizioni standard (che vanno benissimo tra gli operatori)
non sono adeguate e comprensibili per tutti. Ed inoltre gli addetti ai lavori
non sempre sono concordi tra loro : per esempio i musicisti professionisti
rivelano un approccio mentale diverso –nei riguardi della Musicoterapia-
rispetto agli psichiatri dilettanti di musica. Eppure entrambi ne fanno uso.

Infine nel definire la Musicoterapia è necessario anche considerare


quale aspetto -di essa- desta interesse nella persona che ne chiede notizie : i
legislatori –per esempio- manifestano bisogni informativi diversi rispetto ai
pazienti che si sottopongono a trattamento. Le persone affette da deficit
sono ovviamente interessate ad aspetti diversi rispetto a quelle che
utilizzano la MT solo per migliorare il proprio equilibrio psico-fisico.

E quindi ogni volta che qualcuno mi chiede “cos’è la


Musicoterapia” io debbo stare un attimo in silenzio per concentrarmi e
pensare alla risposta più appropriata. Ed ogni volta è una sfida, uno sforzo
per riuscire a comunicare ciò che è maggiormente essenziale per chi mi
ascolta.

Per le ragioni che ho detto, le definizioni di Musicoterapia sono


state e sono tantissime, nel mondo. Esiste una bibliografia specializzata a
questo riguardo –che riporta oltre mille definizioni- ed esiste tanto tanto
dibattito ancora aperto tra gli operatori del settore.
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Ho scelto di spiegare in cosa consiste la Musicoterapia -a Voi,


oggi- attraverso poche parole che rappresentano una sintesi -da me
elaborata- della definizione proposta da uno degli Autori più
rappresentativi del settore : Rolando Benenzon, psichiatra e musicista
argentino, che è stato uno degli inventori della Musicoterapia ed è stimato
ed apprezzato in tutto il mondo.

LUCIDO 1 - La Musicoterapia è una tecnica psicoterapeutica, che


utilizza il suono, la musica ed il movimento, per instaurare una relazione tra
il terapeuta ed il paziente. Essa persegue l’obiettivo di sollecitare una
risposta di carattere psicomotoria o neurosensoriale, finalizzata alla
compensazione degli squilibri.

In questa definizione –che è molto condivisa- mi sembra che


emergano con chiarezza e semplicità i concetti fondamentali che si
evolvono intorno alla pratica della Musicoterapia . Vorrei analizzarli un
po’ più a fondo, uno per uno.

1. il primo concetto che emerge dalla nostra definizione è


l’utilizzo del suono inteso come elemento puro, ovvero come elemento di
cui già il corpo umano e la natura costituiscono le prime fonti di
generazione. Mi riferisco al battito cardiaco, ai rumori gastrici, al vento, ai
tuoni, al mare. E’ scientificamente dimostrato che gli stimoli sonori
suscitano senza eccezioni manifestazioni organiche e psicologiche
sull’essere umano, e spesso questo tipo di stimolo è più potente di quello
visivo o tattile. Per rafforzare questo concetto Vi fornirò due esempi.
Provate a chiudere gli occhi, e ad immaginare che vi trovate in una stanza
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assolutamente silenziosa nella quale siete stati invitati a premere una serie
di due pulsanti. Ogni volta che toccate il primo pulsante si sente il delicato
suono di un campanello, ma ogni volta che toccate l’altro si sente esplodere
un suono simile ad un secco colpo di pistola, fragoroso e potente. Siete
stati istruiti a premere, in successione, i pulsanti per tre volte. Ebbene Ogni
volta che state per premere il secondo pulsante (quello che produce il colpo
di pistola) capiterà quasi a tutti di trovarsi costretti a subìre una serie di
reazioni fisiche (si socchiudono gli occhi, si stringono le spalle intorno al
collo, si arriccia il viso) nonché reazioni psicologiche (perlomeno un
moderato stato d’ansia). Tutto ciò in genere avverrà per due volte di
seguito, regolarmente. Ed anche la terza volta, quando state per premere il
pulsante “cattivo”, voi subirete irresistibilmente le stesse identiche
manifestazioni organiche e psicologiche delle prime due volte anche se il
pulsante non produce alcun suono (cosa che voi non sapevate). Ma la
circostanza più interessante è che 18 soggetti su 20 hanno continuato a
manifestare in modo più o meno intenso le reazioni che ho descritto, anche
nel momento in cui –la quarta volta- sono stati avvisati che il secondo
pulsante non avrebbe prodotto alcun suono. Questo dimostra quanto sia
potente lo stimolo sonoro.

LUCIDO 2 - Un altro esempio di come lo stimolo sonoro possa


condizionare il pensiero umano ci è offerto da un esperimento compiuto da
Werner Wolff, noto musicista tedesco.

Wolff ha sottoposto al test 15 bambini di età prescolare. Lo stesso


test è stato ripetuto da Benenzon molti anni dopo, su gruppi di 50 adulti,
ottenendo il medesimo risultato. Ai soggetti protagonisti del test veniva
chiesto di disegnare qualsiasi cosa, nel corso della somministrazione di
materiale sonoro. Durante l’esperimento sono stati fatti ascoltare prima una
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marcia e poi un valzer. Sotto l’influsso della marcia, qualsiasi cosa


rappresentasse il disegno, le linee e le figure risultavano quadrangolari, ad
angoli retti, oppure triangolari. Per contro, sotto l’influsso del valzer, linee
e figure erano circolari, più morbide ed onduleggianti. A Ginevra, Gabrielle
Boissier, psicologa svizzera, ha elaborato un test proiettivo sonoro che
ricorda il Rorschac. La Boissier è partita dall’idea che ogni individuo ha
una propria percezione uditiva, e di conseguenza tale percezione può essere
modificata da problemi della personalità. Questa concezione permette
naturalmente una diagnosi differenziale tra soggetti adattati e soggetti che
presentano una struttura nevrotica o psicotica. Il test consiste nel far
ascoltare una serie di suoni opportunamente selezionati e preparati.
L’ascolto è preceduto dall’istruzione “adesso vi facciamo ascoltare una
serie di suoni, diteci che cosa sono e cosa vi suggeriscono”. Il test, che si
definisce proiettivo-sonoro, viene sovente utilizzato come strumento
integrativo nel trattamento psicoterapeutico.

LUCIDO 3 - Ecco, io direi che a questo punto ciò che rappresenta


l’elemento sonoro puro in MT è stato sufficientemente illustrato. Certo mi
sarebbe piaciuto farvi riflettere su alcune importanti questioni ulteriori, che
pure riconducono al condizionamento prodotto da alcuni suoni nella
formazione della personalità : per esempio l’influenza del ritmo cardiaco
materno nello stadio fetale, per esempio la combinazione ritmica dei due
battiti –quello materno e quello fetale-, per esempio la voce materna
percepita dalla cavità uterina, quella paterna, e quelli dell’ambiente sonoro
nel quale la gestazione si evolve di più. Ancora per esempio il suono
prodotto dall’acqua nella cavità uterina, quelli prodotti dallo stomaco, dai
polmoni. Ebbene tutti questi suoni concorrono a formare l’imprinting
sonoro della persona, ciò che la Boissier definiva “percezione uditiva
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individuale”, ed essi –fusi con le successive fasi esperienziali della crescita


e della vita- concorrono a formare la Identità Sonora dell’individuo, in MT
semplicemente definita ISO.

LUCIDO 4 – L’ISO è dunque il suono o l’insieme dei suoni che


caratterizzano ed individualizzano ogni essere umano. Si tratta di un
fenomeno sonoro che riassume gli archetipi di ognuno di noi, il nostro
vissuto sonoro intra-uterino e quello successivo, dalla nascita, all’infanzia,
fino all’età attuale.

Gli studiosi differenziano 4 tipi di ISO. Quello gestaltico, l’ISO


complementare, l’ISO gruppale e l’ISO universale. Analizziamone le
differenze :

a) l’ISO gestaltico è il mosaico dinamico appena descritto;

b) L’ISO complementare è l’insieme delle piccole modifiche che si


verficano ogni giorno (o in ogni seduta) sotto l’effetto di circostanze
ambientali e dinamiche nuove, spontanee o indotte;

c) L’ISO gruppale è intimamente connesso allo schema sociale


all’interno del quale l’individuo di evolve : pensate alle differenti
caratteristiche dell’ISO gruppale di una tribù MAORI in Nuova Zelanda,
rispetto all’ISO gruppale di una spensierata comitiva di giovani occidentali
appassionati di musica tecno;

d) infine v’è l’ISO universale, che è una identità sonora comune a


tutti gli esseri umani : il rumore del mare è universale, come il rumore del
vento, il cinguettìo degli uccelli, il battito del cuore, quello delle mani, e
tanti tanti altri suoni.

Ripeto e concludo, questi 4 tipi di ISO interagiscono nelle dinamiche


complessive di ogni individuo, e concorrono a costituirne la peculiare ed
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individuale Identità sonora. Vorrei ancora precisare che il concetto di ISO


non è assolutamente statico, ma rappresenta un processo dinamico, in
continua evoluzione.

2. LUCIDO 1 – Torniamo ora alla nostra definizione e -chiuso


l’argomento che riguardava il concetto del suono- passiamo al secondo
concetto che emerge dalla definizione stessa : l’utilizzo della musica.

Viene da chiedersi : che significa “musica” rispetto a “suono” ?


La musica rappresenta un momento successivo, rispetto al suono.
Rappresenta una evoluzione del suono, rappresenta una strutturazione ed
organizzazione del suono, secondo schemi e regole che cambiano in
funzione dello stile, dell’epoca, del luogo e degli uomini che hanno
organizzato i singoli suoni. Ecco perché la musica può assumere una
enormità di forme, di espressioni e di significati. Ogni musica cambia in
funzione della matrice culturale –in senso antropologico- dalla quale essa
genera.

LUCIDO 5 - In MT ciò che sfruttiamo è il potere associativo della


musica, in uno con il potere evocativo ed immaginativo.

Una determinata musica può arrivare a richiamare il ricordo di


precise e diverse sensazioni percettive, come gli odori, i colori o una
sensazione tattile a suo tempo associate alla percezione di quella musica.

Ognuno di noi è in grado di indicare qual è la sua musica preferita,


ed ogni coppia concorda nell’indicare la “propria canzone”.

Ciò è possibile grazie al rilevante potere associativo della musica.

Per la stessa ragione una certa musica, quando è collegata ad un


evento penoso e doloroso, finisce per essere rifiutata.
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La musica –opportunamente selezionata e somministrata- provoca


inoltre suggestioni vaghe, di sogno. E provoca quindi stati d’animo
attraverso i quali l’individuo riesce ad evadere dalla realtà per trasferirsi in
un mondo immaginario dove –a seconda dei casi- può perdere o ritrovare
se stesso. Ovviamente questo potere della musica di evocare immagini e
sensazioni consente efficaci collegamenti con stati psichici in cui
l’individualità, la percezione del tempo e quella dello spazio scompaiono, o
acquistano dimensioni diverse. In queste situazioni molte barriere possono
essere facilmente abbattute, e numerosi gangli psichici possono essere
facilmente rimossi.

La musica, nella sua sfera evocativa ed immaginativa, può essere


quindi utilizzata da abili operatori come un ponte tra il conscio e
l’inconscio.

Alcune selezioni musicali incidono a tal punto sul comportamento


dell’uomo da essere utilizzate per scopi funzionali (per esempio al fine di
incrementare le vendite nei supermercati, o per accelerare i ritmi di lavoro
nelle fabbriche e nelle catene di montaggio).

LUCIDO 6 - Una efficace selezione musicale è quindi


scientificamente capace di produrre stimoli biologici precisi sull’uomo,
stimoli capaci di impressionare il sistema sensoriale, oppure i sistemi
percettivi, oppure il sistema nervoso. Gli studi dei fisiologi, al riguardo,
sono numerosi.

Maller, uno dei tanti fisiologi che citerò, ha dimostrato che il rullo di
un tamburo aumenta il flusso sanguigno. Anche Dogel pubblicò in Russia
alcuni lavori relativi all’influenza della musica sull’attività cardiaca. Il
fisiologo francese Féré de la Salpietre studiò l’influenza della musica sulle
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capacità di lavoro dell’uomo, e dimostrò come talune sequenze ritmiche e


le tonalità maggiori della musica fanno aumentare il rendimento fisico.
Dimostrò tutto ciò attraverso l’ergografo di Mosso.

Una esperienza storica è stata realizzata dal fisiologo italiano Patrici


che è riuscito ad individuare con precisione l’effetto della musica sulla
circolazione del sangue nel cervello. I fisiologi francesi Fraisse e Mousson
nel 1955 attraverso la rilevazione del riflesso psico-galvanico della pelle
misero in evidenza gli effetti multiformi della stimolazione musicale sulla
motricità, sul sistema vegetativo e nella corteccia cerebrale.

I medici inglesi Oswald, Taylor e Treisman provarono


scientificamente che la psiche è in grado di differenziare le sensazioni
uditive durante il sonno. E’ noto che se noi ci avviciniamo ad una persona
profondamente addormentata e pronunciamo una serie di nomi, questa
persona non si sveglia che nel momento in cui si pronuncia il suo nome.
Inversamente, l’assenza di uno stimolo uditivo abituale può anch’esso
provocare il risveglio : il mugnaio si sveglia se il mulino si ferma.
L’esperimento compiuto dai medici inglesi fu il seguente : essi inducevano
un sonno profondo in alcuni volontari e propinavano un E.E.G. durante il
sonno. Contemporaneamente facevano ascoltare una registrazione nella
quale venivano pronunciati dei nomi ad intervalli di 8 secondi. In un
preciso momento veniva pronunciato il nome della persona scelta per
l’esperimento. Si constatò che nel momento in cui veniva pronunciato il
nome della persona, anche se questa restava profondamente addormentata a
causa del sonno indotto, l’E.E.G. mostrava un’onda particolare –chiamata
complesso K- specifica di questo stimolo. Ma il fatto più degno di nota è
che il complesso K veniva ugualmente registrato se il nome veniva
pronunciato all’inverso.
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L’attività di registrazione durante il sonno ha consentito di rilevare,


infine, una gran quantità di engrammi sonori che vengono inconsciamente
iscritti nel corso della nostra vita e che fanno parte delle dinamiche della
identità sonora di ognuno di noi.

3. LUCIDO 1 – Torniamo ancora per un attimo alla definizione dalla


quale siamo partiti, per rivedere insieme qual è il terzo concetto che ruota
intorno all’utilizzo della MT : l’utilizzo del movimento.

LUCIDO 7 – Il presupposto è che movimento e suono sono la stessa


cosa o –per essere più precisi- che l’uno completa l’altro. In ogni
movimento è implicito un suono, e ogni suono genera ed è generato da un
movimento.

Il movimento si manifesta nella occupazione e nell’uso dello spazio,


nell’uso del corpo, nella esteriorizzazione dei ritmi fisici e mentali della
persona.

In sostanza il movimento esprime in termini somatici i contenuti


psichici. Sicché il ruolo del movimento, nel trattamento di MT, è di
consentire all’operare d’interpretare il linguaggio corporeo dei pazienti. Il
linguaggio corporeo di qualsiasi individuo fa riferimento alle parti pre-
natali, natali e post-natali della formazione della personalità. I disturbi del
linguaggio corporeo, rivelati dal movimento, denunciano carenze di spazi
mentali adeguati. Il Corpo rappresenta dunque uno dei primi strumenti del
MT ed in questo contesto la MT intreccia rapporti fittissimi con la
Psicosomatica.

Vorrei illustrarvi rapidamente –attraverso un semplice esempio di


vita quotidiana molto comune a tutti- come alcuni elementi del linguaggio
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musicale –nella fattispecie il ritmo- incidano profondamente nella psiche


dell’individuo dalla nascita, e ne condizionino per sempre lo sviluppo della
personalità ed il comportamento. Mi riferisco al ritmo, ed in particolare al
ritmo della poppata del neonato.

La prima parte del lucido non è inerente al tema di questo convegno


e vi chiedo quindi di concentrare la vostra attenzione direttamente sul
paragrafo successivo : la incidenza del ritmo e del linguaggio musicale
nella insorgenza di disturbi psicosomatici. L’esempio rivela come
l’acquisizione di spazi mentali adeguati da parte del neonato durante la
poppata, può avvenire soltanto con una corretta gestione del ritmo nelle fasi
di suzione e di riposo.

Il momento della poppata fornisce al neonato sensazioni


estremamente gratificanti : un rapporto cutaneo erotizzato, la delicata
sensazione dello scorrere del liquido lattaceo, la sensazione di onnipotenza
e di sicurezza che consegue alla gratificazione. Egli –però- ha bisogno
anche si respirare, e di riposare. Ma il bambino non accetta di fermarsi e si
ferma solo quando è esausto. Il problema è dunque di fargli accettare la
pausa, che se imposta nel momento in cui non è esausto, rappresenta per lui
la frustrazione.

Accontentarlo significa limitarlo nella capacità di elaborare la


frustrazione e di accettare l’allontanamento dal seno. Significa quindi
compromettere al sua capacità di costruire spazi mentali successivi
adeguati ad acquistare le sue sicurezze, e significa quindi imparare a non
sentirsi solo. Il che avverrà solo allorquando capirà che comunque, dopo la
frustrazione e l’allontanamento dal seno, egli potrà tornare a succhiare ed a
rivivere la sua gratificazione. Nelle more di questa certezza egli resterà
insicuro, privo dello spazio mentale necessario. Darà luogo ad un apparto
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emotivo inespresso, creando un sintomo che insisterà –in qualche modo-


anche sul linguaggio corporeo.

Il ritmo è movimento. Ed ecco quindi un esempio di quanto sia


rilevante, nella relazione, il ruolo del movimento.

Questo era solo un esempio. Ne potrei citare tanti altri ma il tempo


stringe, e dobbiamo ora chiudere l’argomento “movimento” per passare
all’ultimo concetto contenuto della definizione della MT.

4. LUCIDO 1 – Per un’ultima volta torniamo alla definizione dalla


quale siamo partiti, per rivedere insieme qual è il quarto concetto che ruota
intorno all’utilizzo della MT : l’instaurarsi di una relazione tra paziente
e MT o anche tra i pazienti di un gruppo. Si tratta della cosa più
importante del processo. Questo momento rappresenta l’obiettivo
principale di ogni seduta, la sublimazione dello stesso processo terapeutico;
un processo che consente poi di ricondurre il trattamento ai diversi approcci
clinici della psicoterapia. La relazione prende il via nel preciso momento in
cui l’operatore scopre ed elabora una ipotesi sulla identità sonora del
paziente. Nel corso di questa fase il MT percepisce l’identità sonora del
paziente e tenta una sua integrazione con la stessa. Egli elabora un progetto
per aprire un canale di comunicazione con l’altro. Questa elaborazione
sorgerà dall’impatto dei messaggi del paziente con l’Iso del MT.
L’operatore tenterà il più possibile di rispecchiare la proposta del paziente,
al fine di consentirgli di riconoscersi, ma la risposta del MT conterrà anche
le caratteristiche proprie del MT, poiché in ogni relazione non è possibile
annullare le caratteristiche personolgiche dell’operatore. Esse, anzi, fanno
parte integrante della metodologia utilizzata. La risposta elaborata dal MT
ha per obiettivo diretto di toccare l’ISO complementare o quello gestaltico
del paziente, e di provocare una nuova risposta. La nuova risposta darà il
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via ad una seconda fase della relazione, che in MT viene chiamata dialogo
sonoro. Nel corso dei trattamenti di MT si restituisce al paziente la
rielaborazione di modelli dinamici del suo psichismo, della sua
interrelazione e, per altro verso, si offrono sensazioni gratificanti.

Dopo avere approfondito il più velocemente possibile cos’è la MT e


quale ruolo essa possa assolvere nel delicato processo dell’incontro,
vediamo rapidamente in quali concrete situazioni essa trova applicazione.

La Mt trova oggi applicazione –in quasi tutto il mondo-su tre livelli


operativi: 1) nella prevenzione e profilassi socio-pedagogica e nel
miglioramento dell’equilibrio psico-fisico, 2) nel trattamento riabilitativo,
3) nel trattamento terapeutico

LUCIDO 8 - La MT nella profilassi socio-pedagogica ha lo scopo di


proteggere i soggetti dall’insorgenza di disturbi del comportamento. E’
finalizzata ad accompagnare lo sviluppo delle potenzialità mentali e
psicofisiche e ad influenzare l’organizzazione del comportamento e del
linguaggio.

Lo scopo della MT nella riabilitazione è invece quello di recuperare


le capacità residue di persone affette da un deficit e di arrestare il più
possibile l’evoluzione di quest’ultimo.

La terapia con tecniche psicomusicali si rivolge infine a pazienti


affetti da gravi disturbi psico-fisici o del comportamento ed è finalizzata al
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miglioramento complessivo della qualità della vita. Essa si svolge


generalmente in strutture socio-sanitarie a ciò destinate e si avvale di un
setting operativo costituito da più professionisti.

Per completare questo quadro informativo è utile sapere che le aree


di applicazione della musicoterapia in ambito riabilitativo e terapeutico
afferiscono un gran numero di disturbi: patologie psichiatriche, controllo
disarmonico di gruppi muscolari, alterazioni macroscopiche dello schema
corporeo, disturbi del linguaggio, disturbo della coordinazione visivo-
motoria, uditivo-motoria e delle capacità di discriminazione uditiva,
compromissione delle funzioni logiche del pensiero -attenzione, memoria e
apprendimento-, difficoltà di socializzazione.

Le strategie attraverso le quali i MT applicano i principi che ho


illustrato sono sostanzialmente riconducibili a due diversi modelli : la MT
attiva e la MT recettiva e immaginativa.

Il primo modello implica un coinvolgimento personale dei pazienti


nella produzione sonora, durante i trattamenti. Essi partecipano alla
improvvisazione di una produzione musicale con proprie espressioni che
vengono rilevate, rispecchiate ed elaborate dall’operatore. La seduta è
finalizzata ad instaurare la relazione sonora di cui abbiamo parlato.

Nel secondo modello il paziente si predispone ad ascoltare una


selezione musicale, ed è l’operatore che utilizza scelte musicali
accuratamente preselezionate (talvolta appositamente miscelate o
composte) per indurre precise stimolazioni o accompagnare e facilitare
l’elaborazione dell’inconscio.
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L’utilizzo dell’uno o dell’altro di questi modelli dipende da tante


circostanze : i bisogni del paziente in primo luogo, le sue caratteristiche, le
caratteristiche del luogo in cui si svolgono le sedute, gli obiettivi del
progetto terapeutico.

In taluni casi una adeguata combinazione dei due metodi sortisce gli
effetti migliori, in altri si rilevano controindicazioni che fanno prediligere
l’utilizzo dell’uno o dell’altro.

Nel corso dei laboratori esperienziali di gruppo previsti nella


giornata di domani le due MT del CSM della ASL di Pescara proporranno
ai volontari qualche esperienza di tipo recettivo, finalizzata alla ricerca ed
al raggiungimento del contatto con l’altro.

Il contatto è il momento prodromico e più prossimo all’incontro, ed


il tema dell’incontro è il tema centrale di questo convegno. Noi ci siamo
ripromessi di esaltare il valore della musica nel processo che conduce
all’incontro. Ci auguriamo di riuscire in questo obiettivo ed in chiusura di
questo mio intervento mi preme ringraziare ancora Zuleika per avermi
invitato, voi tutti per avermi pazientemente ascoltato, gli altri illustri
relatori per avermi accolto tra loro, e le due MT che ho coinvolto in questo
impegno : Rosa Caringella e Roberta Bogneri che ammiro per la tenacia, la
passione e l’entusiasmo con il quale svolgono il loro difficile e delicato
lavoro.

Buona sera e buona continuazione.

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