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La crisi del Trecento in Europa ha generato profondi cambiamenti.

La diminuzione della
popolazione ha causato una scarsità di manodopera, consentendo ai lavoratori agricoli di
ottenere salari più alti. I proprietari terrieri, per rispondere alla minore domanda di cereali, si
sono specializzati in colture più redditizie, ridefinendo l'equilibrio tra agricoltura e
allevamento. L'allevamento di bovini e ovini è cresciuto per soddisfare la domanda di carne
e altri prodotti. Questi cambiamenti hanno modernizzato la gestione delle aziende agricole,
influenzando i rapporti tra contadini e grandi proprietari. La crisi ha portato alla fusione delle
famiglie nobili e borghesi nelle città, dando vita al patriziato cittadino. Nel XV secolo,
innovazioni organizzative e tecniche hanno favorito la ripresa del commercio. L'Europa ha
reagito sviluppando una struttura economica più moderna, influenzando la società e
l'agricoltura nei secoli successivi.
Nel XIV secolo, l'Europa affronta gravi tensioni sociali, alimentate da guerre, crisi
agricole ed economiche, e soprusi dei signori. Rivolte contadine scoppiarono in Francia,
Italia, Germania e altri paesi, spesso mirando al ripristino delle condizioni precedenti. La
jacquerie in Francia e la rivolta dei ciompi a Firenze furono esempi significativi. Simili
insurrezioni si verificarono anche in Inghilterra e in diverse parti dell'Europa, guidate da
contadini stanchi di tassazioni e guerre. Le città medievali, contraddistinte da conflitti tra
corporazioni, videro scontri tra il "popolo grasso" e il "popolo minuto", oltre alle rivendicazioni
dei lavoratori salariati. Nonostante molte rivolte fossero soffocate nel sangue, alcune
riuscirono a mitigare gli abusi dei signori, anche se gli obiettivi politici spesso non furono
raggiunti.

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