I comportamenti riferibili ad una situazione sono unità complessa (ad esempio: essere proprietari di una casa può avere più significati: il soggetto si comporta da proprietario quando cammina per casa sua; questo comportamento rappresenta esercizio della situazione proprietà; quali comportamenti siano da proprietario e quali non è impossibile da stabilire). Alcune volte l’ampiezza dei comportamenti è maggiore, altre volte è minore. È tanto maggiore quanto più complesso è l’insieme di regole e soprattutto di principi che in concreto la situazione soggettiva coinvolge. Occorre distinguere esistenza, titolarità ed esercizio delle situazioni soggettive e cogliere il legame tra efficacia ed esercizio. Una situazione soggettiva esiste quale effetto di un fatto giuridico che lo costituisce. La titolarità è il legame tra la situazione soggettiva e il soggetto. Esercizio è ogni comportamento che sia riferibile alla situazione. Esistenza, titolarità ed esercizio danno luogo a tre profili successivi: la titolarità presuppone l’esistenza della situazione, l’esercizio la titolarità. Solo il titolare della situazione può esercitarla; vi sono ipotesi nella quali legittimato all’esercizio è un soggetto diverso. Affinché un comportamento sia qualificabile come esercizio occorre comprendere il senso della situazione soggettiva, la sua funzione. Le situazioni soggettive esprimono la possibilità di pretendere o la necessità di obbedire. Si distinguono il potere di godimento e il potere di disposizione. Il primo consiste nella possibilità per il titolare della situazione di trarre dal bene le utilità coerenti con la funzione della situazione soggettiva e qualsiasi attività che possa essere da essa ricavata implicitamente o indirettamente (è manifestazione del potere di godimento passeggiare per il proprio fondo). Il secondo aspetto rilevante dell’esercizio delle situazioni soggettive è il potere di disposizione nel quale rientrano le ipotesi che determinano un mutamento nei rapporti giuridici preesistenti. Il potere di disposizione è il potere di provocare una vicenda costitutiva, modificativa o estintiva di un rapporto giuridico. È atto di disposizione vendere la propria casa di abitazione. L’atto di disposizione può riguardare situazioni reali o di credito, situazioni patrimoniali e non patrimoniali. Il potere di disposizione può produrre effetti favorevoli e sfavorevoli nei confronti di soggetti diversi dal titolare. Gli atti unilaterali con i quali si esercita il diritto potestativo sono manifestazioni del potere di disposizione, con l’esercizio del quale si realizza l’effetto sfavorevole per il titolare della situazione passiva (soggezione); tale potere è presente nelle situazioni attive e passive. L’atto di disposizione può essere compiuto anche da soggetti diversi dal titolare della situazione soggettiva. Nelle situazioni soggettive che fanno parte di un rapporto complesso, come quello associativo, emerge il potere di controllo. L’organizzazione di enti costituiti da una pluralità di soggetti, retta da apposite norme, richiede una divisione dei compiti. Tali compiti si realizzano in comportamenti che rappresentano esercizio di situazioni soggettive dell’ente. Tale esercizio deve essere controllato; non mancano fattispecie di esercizio del potere di controllo da parte dei singoli 2261 o di minoranza 2409. Il potere di controllo riguarda tutte le situazioni soggettive nelle quali l’interesse del titolare dipende dalla cooperazione altrui. Il controllo può configurarsi anche in fattispecie nelle quali manca una norma che lo ammetta espressamente: ad esempio nei comitati 39 i soggetti che lo hanno finanziato spetta controllare se le somme versate siano destinate al raggiungimento della finalità programmata. Abbiamo anche il potere di controllo nelle situazioni soggettive non patrimoniali. Il potere di controllo può essere esercitato da soggetti che non siano titolari della situazione attiva né di quella passiva del rapporto controllato. Si discorre di controlli esterni; costituiscono a volte manifestazioni di esercizio di uffici pubblici altre volte sono affidati ai privati: un esempio di controllo esterno è la certificazione del bilancio di una società effettuata da una società di revisione. L’atto con il quale il titolare della situazione soggettiva da controllare conferisce ad altri il potere di controllo è atto di disposizione: costituisce una nuova situazione soggettiva. Il potere di disposizione della situazione soggettiva può essere attribuito, per legge o volontà negoziale, ad un soggetto diverso dal titolare. Ciò accade quando il titolare non possa o non voglia agire personalmente; la cura del suo interesse è rimessa ai terzi. Il potere di disposizione, al pari del potere di controllo, fa parte della situazione soggettiva, è un aspetto del suo esercizio. Se il titolare della situazione non è incapace di agire 2 o di intendere e di volere 428, egli ha il potere di disporre: quando il potere di disposizione è esercitato dal titolare della situazione, esso non ha alcuna autonomia rispetto alla situazione soggettiva, ma ne costituisce esercizio. Quando il potere di disporre spetta ad un soggetto diverso dal titolare è una situazione soggettiva a sé. Se il titolare della situazione disposta è incapace questi non ha il potere di disposizione; se è capace il conferimento ai terzi dell’esercizio di quel potere non lo priva del potere di disporre, ma aggiunge al proprio il potere di un terzo 1724. Il potere di disposizione si collega al concetto di legittimazione a disporre. La legittimazione è concepita come qualità del soggetto. La legittimazione non è necessariamente del titolare. La legittimazione all’esercizio della situazione è intesa come idoneità a compiere il negozio quale atto di disposizione della situazione. Il mancato esercizio dà luogo a prescrizione o decadenza del diritto, mentre l’esercizio difforme configura l’abuso o l’eccesso. L’abuso è l’esercizio contrario o comunque estraneo, deviato o anomalo, rispetto alla funzione della situazione soggettiva e si configura quando il comportamento concreto non è giustificato dall’interesse che la situazione garantisce e tutela in un determinato rapporto. Occorre controllare la proporzione tra il danno arrecato e l’utilità perseguita, in modo da assicurare un bilanciamento secondo ragionevolezza degli interessi coinvolti. Un principio d’ordine logico impone di distinguere abuso come qualificazione della situazione soggettiva (es. abuso di diritto), come qualificazione di un atto negoziale e come qualificazione di un’attività. L’abuso comporta la valutazione della condotta come negativa e apre a rimedi diversi quali ad esempio il risarcimento 949, il sequestro 2793. L’abuso di situazione soggettiva si ha quando mediante l’esercizio di una situazione di vantaggio si lede un diritto altrui. Si ha abuso di situazione soggettiva, ogni volta che un comportamento, pur coincidendo con il contenuto del diritto considerando dal punto di vista formale, ne costituisce una deviazione. L’abuso è esercizio non giustificato dagli interessi coinvolti e dal rapporto. Diversa è l’ipotesi di eccesso di potere; non si tratta di esercizio di un potere che non si ha. Il potere può mancare del tutto o superare i limiti imposti. Occorre considerare i rapporti giuridici nella loro connessione. I criteri per classificare i collegamenti tra rapporti giuridici sono molteplici. Si distinguono quattro tipi di collegamenti diretti: 1. COLLEGAMENTO DI ACCESSORIETA: è l’ipotesi dei rapporti di garanzia; ad un rapporto principale si collega un rapporto di garanzia reale (pegno, ipoteca) o personale (fideiussione tipica o atipica). Le vicende del rapporto principale incidono sull’esistenza o sull’entità del rapporto accessorio. 2. COLLEGAMENTO DI INTEGRAZIONE: è l’ipotesi dei rapporti nei quali ad una prestazione principale si affiancano prestazioni accessorie. Il termine accessorio indica l’affiancare ad un comportamento principale altri comportamenti accessori, i quali concretizzano la funzione del rapporto principale rimuovendo ostacoli 1030, o specificando ulteriori comportamenti attuativi 2345, e proteggendo altri interessi. 3. COLLEGAMENTO DI SOLIDARIETA: ha luogo nelle obbligazioni solidali e, nelle ipotesi di convergenza di una pluralità di rapporti, ciascuno con il proprio titolare ma con identica prestazione; oppure nelle ipotesi nelle quali un unico rapporto ha una pluralità di soggetti contitolari della situazione attiva e/o passiva. 4. COLLEGAMENTO PER FUNZIONE: ha luogo sia nei rapporti corrispettivi nei quali ciascuna prestazione si giustifica in funzione dell’altra (scambio), sia nei rapporti sorti dai contratti con comunione di scopo. I collegamenti tra rapporti possono essere anche diretti: 1. COLLEGAMENTO PER IDENTITA DI TITOLARE: una pluralità di rapporti confluisce nella titolarità di un medesimo soggetto; una serie di rapporti può avere una sua unitarietà (ad esempio il patrimonio). 2. COLLEGAMENTO PER IDENTITA DI RIFERIMENTO OGGETTIVO: quando una pluralità di rapporti ha come punto di riferimento un medesimo oggetto, la disciplina dei singoli rapporti deve essere contemperata per individuare i poteri spettanti a ciascun titolare della situazione. 3. COLLEGAMENTO PER IDENTITA DI PRESTAZIONE O PER GODIMENTO SIMULTANEO: quando più rapporti hanno il medesimo punto di riferimento oggettivo e il medesimo esercizio, si è dinanzi a un bene a godimento plurimo. 4. COLLEGAMENTO DI DERIVAZIONE: riguarda gli acquisti derivativo-costitutivi. 5. COLLEGAMENTO STRUMENTALE: riguarda il rapporto preliminare che crea una situazione di aspettativa nei confronti di una diversa situazione giuridica (situazione finale) o che scaturisce da una fattispecie sotto condizione; prima che sia certo che l’evento futuro si realizzi o no si ha un rapporto preliminare. Un sistema economico fondato sul mercato identifica i beni in base al valore di scambio. Tanto maggiore è la velocità di circolazione dei beni, la frequenza e il numero degli scambi, tanto maggiore è l’efficacia del mercato. Il diritto regolamenta tale circolazione. Lo scambio è la più diffusa forma di cooperazione, ma non l’unica. L’atto giuridico può avere efficacia obbligatoria o reale. Nell’atto ad efficacia reale si realizza un trasferimento del diritto. Se l’atto ha efficacia obbligatoria nasce l’obbligazione di trasferire; il trasferimento ha luogo con un successivo atto. L’efficacia reale è una vicenda modificativa di una situazione giuridica, la quale muta titolare. L’efficacia obbligatoria non trasferisce la titolarità ma costituisce una situazione soggettiva (obbligazione di trasferire). Questo modello è il più antico: un primo atto fonda l’obbligazione di trasferire il bene, un secondo atto trasferisce il bene in esecuzione dell’obbligazione assunta. Questa scissione è venuta meno con l’introduzione del principio del consenso traslativo: quando il contratto ha la funzione di trasferire un diritto, l’effetto traslativo è immediato. La vendita è un contratto consensuale, corrispettivo ad efficacia reale. Non mancano eccezioni del consenso traslativo: in queste ipotesi il trasferimento è attuato con efficacia obbligatoria e mediante un successivo e ulteriore atto traslativo. Chi trasferisce una situazione soggettiva ne perde la titolarità ed è detto alienante o dante causa; chi in seguito al trasferimento diviene titolare è detto acquirente o avente causa. Il trasferimento è anche definito successione: si può verificare nel lato attivo del rapporto o nel lato passivo. La successione è a titolo particolare quando l’effetto traslativo riguarda una singola situazione o un complesso di situazioni collegate fondate su un medesimo fatto giuridico; è a titolo universale la successione che trasferisce la totalità delle situazioni delle quali era titolare un unico soggetto. Ipotesi certa di successione a titolo universale è quella mortis causa. È a titolo originario l’acquisto di una situazione soggettiva attiva a prescindere dalla situazione giuridica precedente. È a titolo derivativo l’acquisto di una situazione soggettiva che ha fondamento nella precedente titolarità di un altro soggetto. Il trasferimento delle situazioni soggettive dà luogo ad un acquisto derivativo. Si distinguono l’acquisto derivativo-traslativo e l’acquisto derivativo-costitutivo. Il primo è il trasferimento della titolarità del diritto; il secondo è il trasferimento di alcuni poteri e facoltà in capo ad un nuovo soggetto che li acquista come una nuova situazione soggettiva. In questa seconda ipotesi non si trasferisce il bene, ma si costituisce in capo all’acquirente una autonoma situazione soggettiva minore. L’esercizio della situazione soggettiva va coordinato con l’esercizio delle situazioni di terzi, soprattutto quando vi sono reali o potenziali incompatibilità. Occorre stabilire chi sia parte e chi terzo. Si distingue tra autore (parte dell’atto) e destinatario dell’effetto (parte del rapporto); le due parti non coincidono quando l’atto è compiuto da un rappresentante (parte dell’atto) e gli effetti si producono direttamente per il soggetto rappresentato (parte dell’effetto). Il destinatario dell’effetto non è sempre portatore dell’interesse rilevante. Un soggetto può essere destinatario dell’effetto senza essere parte. In sintesi: sono parte dell’atto i soggetti abilitati a partecipare al negozio o i loro rappresentanti; sono parti del rapporto le medesime parti dell’atto o i soggetti rappresentati; sono destinatari dell’effetto i soggetti che subiscono le conseguenze favorevoli o sfavorevoli di un atto del quale non possono essere parte. Terzi sono i soggetti che non sono parti. I terzi assumono una pluralità di posizioni rispetto ad una situazione soggettiva. a) Terzi che possono ledere la situazione: tutti i soggetti che provocano una lesione sono tenuti al risarcimento del danno 2043. b) Possono essere favoriti i terzi che traggono vantaggi dall’atto giuridico concluso dalle parti. c) Cooperano nell’esercizio di una situazione i terzi che agiscono nell’interesse altrui. La cooperazione del terzo può essere libera o dovuta quanto alla scelta se agire o no; è libera se la legge o la volontà del rappresentato conferiscono al terzo solo il potere di disposizione sull’altrui situazione; è dovuta se la gestione diviene oggetto di una specifica obbligazione di agire per conto altrui. La cooperazione è rappresentativa se il terzo agisce in nome altrui; non è rappresentativa se agisce in nome proprio. d) L’esercizio delle situazioni soggettive da parte di una pluralità di soggetti, siano o no organizzati in gruppo, deve essere coordinato dalla legge. Se la pluralità di soggetti è un gruppo organizzato, non vi è un problema di coordinamento tra esercizio delle parti ed esercizio dei terzi. Non così nelle altre ipotesi di collegamento. In tali ipotesi si possono indicare delle linee generali. e) I terzi possono essere lesi dall’esercizio di una situazione; i terzi potrebbero essere lesi anche a causa del mancato esercizio della situazione. f) Terzi che possono essere lesi non dall’esercizio, ma dall’effetto cioè dalla situazione stessa. L’esercizio della situazione soggettiva può dar luogo a conflitti; le tecniche di soluzione adoperate dalla legge sono: l’efficacia obbligatoria dell’atto, la disciplina di talune fattispecie di acquisto a titolo originario e l’inopponibilità. A vende a B apponendo una clausola che vieta a B di vendere il bene nei successivi due anni; se B prima dei due anni vende a C, il diritto acquistato da C non è intaccato dal patto di non alienazione, poiché questo obbliga B soltanto nei confronti di A e non rileva per i terzi. L’acquirente a titolo derivativo acquista soltanto se l’alienante è titolare del diritto trasferito. Questa regola è applicata senza riserve unicamente per i diritti di credito. L’acquisto a titolo originario risolve il conflitto con gli acquirenti a titolo derivativo a favore dell’acquirente originario. L’acquisto del diritto a titolo originario è un particolare modo di assicurare l’inopponibilità di tutti gli altri fatti acquisitivi del medesimo diritto. L’inopponibilità è la tecnica generale a presidio della circolazione giuridica. Affidata al principio della proprietà del consenso, la circolazione dei beni sarebbe paralizzata dall’incertezza. Per essere certi che l’alienante abbia la titolarità si dovrebbe risalire ad un suo acquisto a titolo originario. Per essere certi che l’alienante non abbia già trasferito ad altri si dovrebbe imporre un formalismo assoluto e pubblico per la conclusione di qualsiasi fatto traslativo. La legge risolve queste difficoltà mediante il criterio dell’inopponibilità. Possiamo avere la doppia o plurima alienazione. A vende lo stesso bene a B, C ecc.; soltanto il primo trasferimento dovrebbe essere efficace, perché in seguito ad esso A ha preso il diritto e non può trasferirlo ancora. Se il conflitto riguarda diritti di credito prevale chi per primo abbia notificato la cessione al debitore ceduto o chi per prima abbia ricevuto l’accettazione del debitore con atto di data certa. Se riguarda diritti personali di godimento prevale chi per primo ha conseguito il godimento, o se nessuno lo ha conseguito, chi ha concluso il contratto con atto di data certa anteriore 1380. Se riguarda atti traslativi soggetti a trascrizione prevale chi ha trascritto per primo l’atto traslativo. Il conflitto può sorgere tra creditori dell'alienante e quelli dell'acquirente. Se l'acquisto è opponibile al creditore, egli non potrà far espropriare il bene in caso di inadempimento dell'alienante, poiché il bene è uscito dal suo patrimonio. Un'ulteriore ipotesi di conflitto è quella tra alienante e aventi casa dell'acquirente. A trasferisce a B; B trasferisce a C: se il contratto tra A e B fosse invalido o inefficace, l'acquisto di C dovrebbe cadere in applicazione della regola del trasferimento derivativo. Se il subacquirente C ha acquistato il bene mobile in buona fede, egli acquirente a titolo originario 1153 e prevale su chiunque altro. Se il bene immobile, il sub acquirente fa salvo il suo acquisto ove ricorrano i presupposti della pubblicità sanante 2652. Si pongono numerose norme concernenti gli effetti di vicende attinenti alla patologia del contratto. Il contratto annullabile, simulato, rescindibile o risolubile è un contratto l'efficacia del quale viene meno a seguito di una sentenza del giudice che accerta il vizio. Il primo atto traslativo ( da A a B) è viziato, il secondo atto (da B a C) dovrebbe cadere, ma viene mantenuto se concorrono i requisiti che la legge individua per ogni tipo di vizio del primo contratto di acquisto. Si dispone che non abbia effetto nei confronti dei terzi (C) la sentenza che accerta il vizio.