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Per Manzoni e per moltissimi autori la natura è un elemento molto importante nelle proprie

opere. Nella prosa manzoniana ricorrono svariate descrizioni di luoghi naturali, che svolgono come
la funzione di coro, un vero e proprio personaggio dunque, che accompagna le imprese dei
protagonisti variando in base alla situazione e allo stato d’animo di quest’ultimi. Per esempio, nelle
scene dei Promessi Sposi in cui i personaggi, generalmente Renzo, don Abbondio e fra Cristoforo,
si ritrovano a fare lunghe passeggiate e monologhi, questi vengono sempre collocati in un
ambiente che fa da accompagnamento ai loro pensieri. Possiamo trovare una descrizione della
natura anche nel primo capitolo, con la descrizione dei dintorni di Lecco, oppure nell’ottavo, con
quella del lago di Como, o ancora nel capitolo 17 con quella del paesaggio che accompagna Renzo
nella strada da Milano a Bergamo. Ed è proprio in quest’ultimo che Manzoni vuole mettere in
evidenza la differenza tra natura amica e natura nemica. Innanzitutto, oltre al ragazzo,
sicuramente una delle entità più importanti del capitolo è il fiume Adda, che viene in qualche
modo personificato da Renzo come per vincere la solitudine; infatti, in assenza di altre figure
umane, gli elementi naturali, come l’aria, le piante e gli animali diventano i veri compagni di strada
di Renzo, nel suo cammino verso la libertà. Durante questo percorso però si alternano a momenti
in cui la natura si mostra benigna nei confronti del protagonista, momenti in cui questa diventa
selvaggia e minacciosa. Nella prima parte del capitolo lo scenario in cui si ambienta la vicenda è
quello di un campo lasciato incolto in cui sono cresciuti arbusti e piante selvatiche, che non
lasciano spazio ne ai gelsi, ne alle viti, ne ad altri segni di coltura umana; con queste parole il
Manzoni vuole mettere in risalto l’inadeguatezza di quei luoghi che, in quanto privi di tutti gli
elementi che ricordano una società civilizzata, non rassicurano l’animo di un forestiero che sta
andando incontro alla notte. Proseguendo il cammino si ritrova nella foresta che lo sovrasta
completamente, opprimendolo. Inizialmente a rischiarare quello scenario così lugubre c’è la fioca
luce della luna, che però non riesce a tranquillizzare l’animo più che agitato del povero Renzo, che
si trova a voler correre via, scappare, ma fosse come paralizzato. La leggera brezza, che prima era
piacevole, ora è gelida e non è più un semplice fenomeno naturale, bensì un’entità malevola.
Viene ristabilito l’ordine solo nel momento in cui Renzo si ferma a riflettere e capisce che l’unica
cosa che deve temere è la sua stessa paura. In questo modo ritrova il coraggio e la voce dell’Adda
lo aiuta a trovare la strada per la salvezza.

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