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Buongiorno ragazzi e benvenuti, noi siamo … e siamo degli alunni del liceo classico Publio Elio

Adriano di Tivoli, precisamente della classe II A con indirizzo Aureus, che vede lo studio della storia
dell’arte sin dal primo anno, che ci da la possibilità di sperimentare dei lavori creativi come questo
alla ricerca di notizie, informazioni e curiosità del nostro territorio, Tivoli, e non solo. Il lavoro che
state vedendo è stato realizzato lo scorso anno con un archeologo e la sovrintendenza dei beni
culturali. Tutti voi siete a conoscenza che Tivoli è una città piena di bellezze e oggi 5 aprile compie
ben 3258 anni! Noi e il resto dei nostri compagni di classe ci siamo suddivisi in 4 sale e vi
spiegheremo, a rotazione, i vari miti alla base della nascita di Tivoli, le origini del suo nome e la
gens, ovvero la famiglia, che l’ha fondata , il mito di Ercole e quello di Anio.

In questa sala andremo ad analizzare nello specifico le origini della gens che ha dato i natali alla
nostra Tivoli, alle loro storie e ai miti ad essi collegati. Perciò senza dilungarci troppo iniziamo.

Dopo la fondazione di Tibur, che cosa Tiburto abbia fatto, quali leggi abbia stabilito non è attestato
negli scritti da nessuno, tuttavia è credibile che abbia organizzato il suo modo di vivere secondo i
costumi dei Greci e dei Siculi. Si pensa che frattanto Tiburto sia morto, e non si dubita che sia
giunto un periodo di interregno e di autonomia.

Alla sua morte il successore fu il fratello Catillo, uomo illustre per prudenza e forza. Appena
sostituì il fratello Tiburto, aumentò in grandezza la città già fondata e l'abbellì a tal punto da essere
considerato da Catone nel libro “De originibus” il solo fondatore di Tivoli.

Secondo le fonti mitologiche Catillo rapì Salia la figlia di Re Anio, sovrano etrusco, e si diede alla
fuga con la giovane su di un monte. Anio tentò di intervenire attraversando il fiume a cavallo ma le
impetuose correnti del Parensius lo inghiottirono tra i flutti ed il re morì. Di lì a poco un bagliore
rischiarò le tenebre notturne e lo spirito del defunto Anio apparve per trarre in salvo la figlia Salia,
costringendo Catillo a prigionia eterna tra le rocce calcaree del monte che, ancora al giorno d'oggi,
reca il suo nome. Il fiume, anticamente chiamato Parensius, venne ribattezzato Aniene in onore
del coraggioso Re Anio.

Successivamente i latini per indicare Tivoli ed il suo territorio usarono la parola Tiburi che, a sua
volta, si trasformò in Tibori, poi in Tiboli ed infine nell’attuale toponimo: Tivoli.

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