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Il titolo dell’Enciclica di papa Francesco sulla custodia della «nostra casa comune» si richiama

direttamente al Cantico delle Creature o Laudes Creaturarum di Francesco d’Assisi, scritto a La


Verna introno al 1224. Le ragioni di questa scelta sono due: Il Santo Padre ha voluto collocare il
suo pontificato sotto la protezione e la guida del Poverello d’Assisi, considerato come modello da
seguire. San Francesco è presentato come esempio di «uomo rinato», in armonia con il prossimo e
con il mondo che lo circonda. La Lode alle creature sgorga da un cuore umile che sa riconoscere il
mondo intorno a se come un meraviglioso dono del Creatore da apprezzare e custodire.

«Laudato si’, mi’ Signore», cantava san Francesco d’Assisi. In questo bel cantico ci ricordava che la
nostra casa comune è anche come una sorella, con la quale condividiamo l’esistenza, e come una
madre bella che ci accoglie tra le sue braccia: «Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre
Terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et herba». Questa
sorella protesta per il male che le provochiamo, a causa dell’uso irresponsabile e dell’abuso dei
beni che Dio ha posto in lei»

«L’ambiente umano e l’ambiente naturale si degradano insieme, e non potremo affrontare


adeguatamente il degrado ambientale, se non prestiamo attenzione alle cause che hanno
attinenza con il degrado umano e sociale [...] L’ecologia […] esige anche di fermarsi a pensare e a
discutere sulle condizioni di vita e di sopravvivenza di una società, con l’onestà di mettere in
dubbio modelli di sviluppo, produzione e consumo. Non è superfluo insistere ulteriormente sul
fatto che tutto è connesso. Non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì
una sola e complessa crisi socio-ambientale. Le direttrici per la soluzione richiedono un approccio
integrale per combattere la povertà, per restituire la dignità agli esclusi e nello stesso tempo per
prendersi cura della natura […] L’ecologia integrale richiede apertura verso categorie che
trascendono il linguaggio delle scienze esatte o della biologia e ci collegano con l’essenza
dell’umano […] molto più che un apprezzamento intellettuale o un calcolo economico, perché […]
chiamato a prendersi cura di tutto ciò che esiste»

Il capitolo terzo della «Laudato sì» indaga la radice umana della crisi ecologica e individua due
ideologie che l’hanno favorita: il paradigma tecnocratico e l’antropocentrismo moderno.

 Il PARADIGMA TECNOCRATICO è la mentalità che considera lo sviluppo scientifico e


tecnologico come unico indicatore del progresso umano. In realtà la tecnica, da sola, può
conferire soltanto maggiore potere all’uomo ma questo non significa che lo si utilizzerà
bene o con saggezza. L’aumento del potere può produrre rischi sempre maggiori se non è
accompagnato da un progresso nei valori, nella coscienza e nella responsabilità (Ad
esempio pensiamo all’energia nucleare e all’utilizzo che se ne è fatto sul finire della
seconda guerra mondiale).
 L’ANTROPOCENTRISMO MODERNO è una visione in cui l’uomo si sente padrone assoluto di
ciò che lo circonda. Questo atteggiamento lo spinge a vedere l’ambiente intorno a sé come
un oggetto da manipolare secondo i suoi scopi senza riconoscere alla natura il suo valore e
i suoi tempi di rigenerazione. Questo antropocentrismo è caratterizzato da una visione
relativista che non vuole riconoscere nulla come oggettivo e condivisibile. Il risultato è un
atteggiamento irresponsabile ed egoista. La critica dall’antropocentrismo non deve lasciare
lo spazio al «biocentrismo» (in cui si considera solo l’ambiente) perché senza rispetto per la
persona umana non ci può essere neanche vero rispetto per gli altri esseri viventi.

L’ecologia studia le relazioni tra gli organismi viventi e l’ambiente in cui si sviluppano. Per questo
esige anche di fermarsi a pensare e a discutere sulle condizioni di vita e di sopravvivenza di una
società, con l’onestà di mettere in dubbio modelli di sviluppo, produzione e consumo. L’ecologia
integrale riconosce che tutto è connesso: dalle particelle subatomiche, alle varie specie viventi,
dagli aspetti biologici agli aspetti umani e sociali. Ogni approccio frammentato e isolato è una
forma di ignoranza ed è destinato a danneggiare la realtà in cui viviamo. La crisi ambientale è
connessa alla crisi dell’uomo, e della sua società. L’atteggiamento dell’uomo verso i suoi simili e
verso l’ambiente ha radici etiche e spirituali più che biologiche. Per risolvere le grandi questioni
che affliggono la nostra terra è indispensabile fare riferimento oltre che alla scienza anche a tutto
ciò che di buono è stato prodotto e approfondito nelle altre aree del sapere come nella filosofia,
nella religione e nell’etica. La scienza e la tecnologia ci possono fornire degli elementi conoscitivi
sul mondo che ci circonda o degli strumenti per intervenire sulla realtà, ma di per sé non possono
darci una nuova spiritualità, per questo è necessaria una «conversione ecologica» che ci porta,
come afferma Francesco nella Laudato Sì, ad una «spiritualità ecologica» come una nuova e più
profonda visione del rapporto dell’uomo con se stesso e con le cose che lo circondano. È a questo
livello che, secondo Francesco, si inserisce il contributo del Vangelo della Creazione.

La «conversione ecologica» è l’invito che il pontefice fa a trovare un nuovo impulso interiore che
incoraggi e dia senso alle nostre azioni di tutela verso tutto ciò che ci circonda. La conversione
ecologica parte dal riconoscimento dei nostri vizi ed errori e da un sincero impegno a cambiare le
nostre abitudini che danneggiano l’ambiente o che non rispettano la natura della persona umana.
Questa conversione, per avere successo, deve essere personale e sociale. La spiritualità ecologica
nasce dalla consapevolezza che abbiamo un’origine ed un futuro comune e che, nel presente, le
nostre azioni hanno delle conseguenze che si riflettono sulle altre persone e sul mondo che ci
circonda. Questa spiritualità riconosce il mondo intorno a sé come un dono e. pertanto, sa
rispettare la natura di ogni essere vivente. La spiritualità ecologica mira ad avere un nuova libertà
che si alimenta di un rapporto responsabile con le cose, sapendo rinunciare al paradigma
tecnocratico e ad un consumismo sfrenato per acquisire uno stile di vita maggiormente tollerabile
dall’ambiente. Questa spiritualità si riconosce da una solidarietà che si attua nel tempo e nello
spazio. Nello spazio nel rapporto con l’ambiente e con il prossimo. Nel tempo perché dalle scelte
che facciamo oggi dipenderà il futuro che lasceremo alle nuove generazioni, riconoscendo che «se
i deserti esteriori si moltiplicano nel mondo è perché i deserti interiori sono diventati così ampi»
(Laudato Sì)

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