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DI POTENZA
“GESUALDO DA VENOSA”
DISCIPLINA: ACUSTICA DEGLI SPAZI MUSICALI
TRATTAMENTO E ISOLAMENTO ACUSTICO DI UNA STANZA
INDICE
1) Diffusione delle onde sonore
2) frequenze del pianoforte
3) differenza fra isolamento acustico e trattamento acustico
4) trattamento acustico di una stanza
5) isolamento acustico di una stanza
A.A. 2021/2022
Docente: Maestro Salvatore Maria Grimaldi
Allievo: Rosario Giuseppe Sabbatino
1) DIFFUSIONE DELLE ONDE SONORE
Il suono è un susseguirsi di compressioni e di rarefazioni in un fluido (liquido o gas) e può essere
rappresentato come delle onde con una certa lunghezza d'onda, e un preciso fronte d'onda (che è quella
superficie che indica dove si trova la compressione). Naturalmente la distanza tra due fronti d'onda è pari
alla lunghezza d'onda. Se la sorgente è piana si generano onde piane; se la sorgente è puntiforme si
generano onde sferiche. La completa oscillazione viene misurata in frequenza d'onda al secondo. Hertz è
l'unità di misura standard utilizzata per calcolare la frequenza di queste oscillazioni. Se si verifica
un'oscillazione in un secondo, la frequenza viene donata come un hertz. Quando si verificano 500
oscillazioni in un secondo, la frequenza è indicata come 500 hertz. Una persona sana in buona salute può
sentire suoni nell'intervallo tra 20 e 20.000 hertz.
Quando un oggetto vibra, sentiamo l'energia vibratoria, o cambiamenti nella pressione dell'aria, come il
suono. Un oggetto è percepito come più forte o più silenzioso a seconda della quantità di pressione dell'aria
generata dall'oggetto vibrante. Questa pressione cambia regolarmente e si dissipa per l'ascoltatore man
mano che la distanza dall'origine aumenta. Originariamente, le unità di pressione dell'aria venivano
misurate in unità Pascal, ma poiché questi numeri sono solitamente complicati quando si lavora con essi, i
decibel sono la misura preferita. Quando la pressione sonora viene trasformata dal sistema Pascal al
sistema di decibel, l'ascoltatore può conoscere il livello di pressione sonora. L'umano medio in buona salute
può rilevare i suoni al livello zero dei decibel, ma una persona con un orecchio veramente buono può
rilevare suoni a 0, 5 decibel negativi. Il livello del suono, percepito dall'orecchio, si basa sul livello di
pressione dell'aria e tono del suono, e ci sono certe frequenze di tono che sono più facili da rilevare
dall'orecchio umano. La relazione tra hertz e decibel consente all'ascoltatore di misurare la frequenza e
l'intensità percepita dei suoni. Quindi, quando un oggetto vibra, muove l'aria intorno a sé, creando una
quantità negativa e positiva di pressione dell'aria. La frequenza o la quantità di questo movimento è
misurata in hertz. Il cambiamento risultante nella pressione dell'aria creata attraverso un oggetto vibratorio
viene misurato in decibel. In pratica, i decibel misurano l'intensità di un suono e hertz ne misura la
frequenza.
a. Propagazione delle onde sonore in presenza di ostacoli
Vi sono diversi fenomeni legati alla propagazione di un’onda in presenza di ostacoli. Sono classificati come
segue:
Riflessione
Diffrazione
Rifrazione
Il fenomeno della diffusione non è nient’altro che una combinazione di rifrazione e diffrazione. Un'onda che
incide su una superficie che separa due mezzi diversi viene parzialmente riflessa nel mezzo da cui proviene
e parzialmente trasmessa (rifratta) nel nuovo mezzo.
Riflessione delle onde sonore. Quando un'onda sonora incontra un ostacolo può accadere che l'onda lo
superi, oppure che venga riflessa o assorbita. Come per le onde luminose anche per le onde sonore vale la
legge di riflessione secondo la quale l'angolo di riflessione, rispetto alla normale alla superficie riflettente, è
uguale all'angolo di incidenza dell'onda
Rifrazione delle onde sonore. Anche le onde sonore sono soggette alla rifrazione. Questo fenomeno si
verifica quando le onde attraversano aree nelle quali si propagano con velocità diverse, e perciò deviano la
loro direzione. Quindi si ha rifrazione al passaggio del suono tra mezzi diversi. Si ha che il seno dell'angolo di
incidenza e dell'angolo di rifrazione sono nella stessa proporzione della velocità nei due mezzi:
b. Il principio di sovrapposizione
Quando due o più onde sono presenti contemporaneamente in uno stesso punto, la perturbazione in quel
punto è la somma delle perturbazioni prodotte dalle singole onde.
c. Interferenza
Il fenomeno dell'interferenza è strettamente legato al Principio di sovrapposizione e riguarda tutti i tipi di
onde, non solo le onde sonore. Quando due o più onde interferiscono in un punto dello spazio accade che
l'ampiezza dell'onda risultante può essere nulla o data dalla somma delle singole. L'interferenza
è costruttiva se l'intensità risultante è maggiore rispetto a quella di ogni singola intensità originaria,
è distruttiva in caso contrario. Immaginiamo di essere in un punto P di una stanza equidistante da due
altoparlanti che trasmettono in fase (cioè iniziano a funzionare nello stesso istante) delle onde sonore di
uguale lunghezza d'onda e frequenza. In queste condizioni si ha la sovrapposizione delle compressioni C e
delle rarefazioni R delle due onde. Quindi, per il principio di sovrapposizione, nel punto P avremo che l'onda
risultante sarà la somma delle due singole e perciò il suono che sentiremo sarà più forte di quello di un
singolo altoparlante.
Se le compressioni si sovrappongono alle compressioni e le rarefazioni si sovrappongono alle rarefazioni,
si dice che sono in fase e creano un'interferenza costruttiva.
Se allontaniamo l'altoparlante di sinistra di mezza lunghezza d'onda, avremo che le compressioni delle due
onde non si sovrappongono più, anzi che la compressione di una si sovrappone alla compressione dell'altra.
Quindi, per il principio di sovrapposizione, l’ampiezza dell’onda che risulta dalla combinazione di queste
due onde è nulla perché le rarefazioni prodotte da un’onda compensano le compressioni dell'altra. Nel
punto P non si sente alcun suono.
Se le compressioni di un'onda si sovrappongono alle rarefazioni dell'altra, si dice che sono in opposizione
di fase e che creano un'interferenza distruttiva.
Nei punti in cui non si ha né interferenza costruttiva né interferenza distruttiva le due onde si combinano
dando luogo a suoni di intensità un po’ maggiore o un po’ minore del suono emesso da ciascun
altoparlante. Vediamo come presentare l'interferenza in termini matematici con le funzioni d'onda. Siano:
due onde, sfasate di , che viaggiano nella stessa direzione, con la stessa velocità, la stessa frequenza e la
stessa ampiezza. L'onda risultante dall'interferenza delle due è:
sfruttando le formule di prostaferesi:
otteniamo:
Questa funzione d'onda rappresenta ancora un'onda che si propaga verso destra e sfasata di rispetto
alle due onde. L'ampiezza dell'onda A' ora però è data da:
e notiamo che dipende solo dalla differenza di fase .
se L'ampiezza risultante è il doppio dell'ampiezza di ciascuna onda, si
ha interferenza costruttiva.
se L'ampiezza risultante è nulla, si ha interferenza distruttiva.
d. Onde stazionarie
Supponiamo ora di avere due onde di uguale ampiezza che viaggiano in direzioni opposte:
In seguito all'interferenza avremo:
Questa funzione d'onda non rappresenta un'onda che si propaga perché i termini spaziale e temporale
sono separati, perciò l'onda è detta onda stazionaria. Le onde stazionarie sono chiamate così perché
sembrano non muoversi. In questo caso l'ampiezza è rappresentata dal termine:
quando il valore del coseno è nullo, l'ampiezza è nulla. Tali punti vengono chiamati nodi:
quando il valore del coseno è uno, si hanno gli antinodi, unti cioè dove l'ampiezza è massima:
e. Riverbero
In fisica e acustica il riverbero è un fenomeno acustico legato alla riflessione dell'onda sonora da parte di un
ostacolo posto davanti alla fonte sonora. Il riverbero ha aspetti negativi, come il rischio di mascheramento
delle sillabe del parlato o del fraseggio musicale, e positivi, come il rinforzo dell'intensità della sorgente, a
seconda della ricombinazione in fase o controfase dell'onda riflessa con quella emessa dalla sorgente
(interferenza tra onde).
f. Risonanza acustica
La risonanza acustica è, di fatto, un caso particolare di risonanza meccanica, ed è un principio su cui si basa
il funzionamento di quasi tutti gli strumenti musicali. Ogni sistema fisico che sia caratterizzato da frequenze
proprie di oscillazione (si comporta cioè come un oscillatore armonico o come una sovrapposizione di più
oscillatori armonici) può risuonare con una sorgente esterna. Dal punto di vista fisico l'onda sonora viene
assorbita dal risuonatore: ad alcune frequenze caratteristiche (che dipendono dal tipo e dalla
conformazione del risuonatore, cioè essenzialmente dalla sua massa, rigidità ed elasticità) l'energia non
viene però più o meno gradualmente esaurita come per altre frequenze, ma accresce ad ogni impulso
causando l'aumento di intensità sonora. La risonanza è di fondamentale importanza negli strumenti
musicali in quanto nella loro quasi totalità si compongono di tre principali elementi:
1. una sorgente sonora, caratterizzata da un elemento vibrante;
2. un risuonatore acustico vero e proprio che ha la funzione di amplificare e caratterizzare il suono
emesso dell'elemento vibrante, il quale vibra con le stesse caratteristiche della sorgente sonora;
3. eventuali adattatori di impedenza acustica, ovvero elementi che favoriscono la trasmissione
dell'energia vibrante tra la sorgente sonora ed il risuonatore, le diverse parti dello strumento, e tra
lo strumento e l'ambiente circostante.
Un risuonatore acustico funge da amplificatore in quanto si creerà al suo interno una serie di vibrazioni
caratterizzate da frequenze tipiche delle caratteristiche geometriche e meccaniche del risuonatore. Il
fenomeno della risonanza coinvolge sia l'elemento vibrante che il risuonatore, in maniera più o meno
complessa a seconda della conformazione dello strumento. Ad esempio nel caso dei cordofoni si
formano onde stazionarie nell'elemento vibrante stesso (le corde) e la risonanza avviene liberamente nella
cassa di risonanza; invece nel caso degli ottoni le onde sonore vengono confinate nel canneggio, che non è
una sorgente sonora ma un risuonatore accordato, ed in quanto tale elemento vibrante con caratteristiche
proprie. I risuonatori si possono infatti dividere in risuonatori liberi, che rispondono ad un'ampia gamma di
frequenze della sorgente sonora (come le casse di risonanza dei cordofoni) ed in risuonatori accordati, i
quali entrano in risonanza a determinate frequenze la più intensa è la frequenza fondamentale, mentre le
altre frequenze sono armoniche superiori ad intensità minore; tutte le frequenze differenti sono "filtrate" e
non metteranno in vibrazione il corpo (ad esempio i canneggi di quasi tutti gli strumenti a fiato).
Sia le sorgenti sonore che i risuonatori vibrano ed emettono suoni a frequenze specifiche; queste frequenze
sono determinate sia dal modo in cui è posto in vibrazione il corpo (ad esempio se una corda è pizzicata o
strofinata con un archetto) sia dal fenomeno della parcellizzazione del corpo sonoro, cioè dal fatto che il
corpo vibrante si scompone in un numero teoricamente infinito di sezioni, (che variano a seconda della
geometria dello strumento) le quali vibrano contemporaneamente e separatamente, dando luogo ad un
suono complesso composto da una frequenza fondamentale e dai suoi armonici superiori. Con una certa
approssimazione si può affermare che questi sistemi vibranti sono composti da sovrapposizioni di moti
armonici. Il modo in cui questi armonici vengono generati e selezionati dipende principalmente dalla
geometria del corpo sonoro.
Corde vibranti
Parcellizzazione di una corda vibrante: i vari modi di vibrazione possibili corrispondono ai sottomultipli
interi della distanza fra i due capi, le cui lunghezze determinano la frequenza dei suoni armonici
corrispondenti Le corde in tensione, che caratterizzano i cordofoni come ad esempio il pianoforte,
il violino e la chitarra, quando pizzicate, percosse o strofinate fungono da mezzo di propagazione di onde
stazionarie, che sono confinate fra due nodi (i capi a cui sono fissate) e la cui frequenza è correlata con la
massa, la tensione e la lunghezza della corda.
2) FREQUENZE DEL PIANOFORTE
Le frequenze di un moderno pianoforte acustico a 88 tasti, espresse in hertz (cicli al secondo), vanno da
27.5Hz del tasto più grave a 4186.009Hz del tasto più acuto. Il quarantanovesimo tasto, il la centrale (nella
notazione internazionale A4), ha la sua fondamentale a 440 Hz. Ogni ottava divide la frequenza in dodici
passi identici (per esempio, il quinto la è 440 Hz e la sua ottava superiore è 880 Hz), ogni frequenza
successiva si deriva moltiplicando (in crescendo) o dividendo (in descrescendo) per la radice dodicesima di
due, pari a circa
Per esempio, la frequenza del semitono superiore al la centrale A4 (A♯4), si ottiene moltiplicando 440 per la
radice dodicesima di due. Per passare dal la centrale A4 al si centrale B4 (salendo di un tono, o due
semitoni), si moltiplica 440 per la radice dodicesima di due, due volte. In un pianoforte reale il rapporto tra i
semitoni viene mantenuto leggermente più ampio, specialmente alle estremità alte e basse, dove la rigidità
delle corde provoca inarmonicità, ovvero la tendenza delle frequenze armoniche di ogni nota ad alterarsi.
Per compensare ciò, le ottave sono accordate leggermente in modo eccedente, allungate in base alle
caratteristiche inarmoniche di ogni strumento.[3] Questa deviazione dal temperamento uguale prende il
nome di curva di Railsback.
La curva Railsback, indica la deviazione tra la normale accordatura del pianoforte e una scala di uguale temperamento.
La seguente equazione fornisce la frequenza f dell'ennesimo n tasto,
(a' = A4 = 440 Hz è il 49 tasto del pianoforte standard ideale)
Oppure, si può scrivere la stessa cosa così:
Viceversa, partendo da una frequenza sul piano standard idealizzato sintonizzato su la centrale a 440 Hz, si
ottiene il numero chiave da:
3) DIFFERENZA FRA ISOLAMENTO ACUSTICO E TRATTAMENTO ACUSTICO
Isolamento acustico e trattamento acustico sono due interventi totalmente differenti, entrambi importanti
per il comfort acustico di un ambiente. La scelta tra questi due interventi è collegata principalmente al
bisogno dell’utente e alla destinazione d’uso dello spazio. Tre punti chiave che evidenziano la differenza tra
isolamento e trattamento acustico sono:
• Sorgente del rumore: l’isolamento acustico interviene sulla propagazione del rumore dall’interno
verso l’esterno e viceversa; il trattamento, sulla qualità acustica interna dell’ambiente (comfort acustico);
• Profondità dell’intervento. L’isolamento acustico riguarda la struttura architettonica di pareti,
pavimentazione e soffitto; il trattamento acustico riguarda i materiali che si trovano all’interno della stanza;
• Costo dell’intervento: a causa della sua specificità, un intervento di isolamento acustico ha
solitamente un costo più elevato di un intervento di trattamento acustico.
L’isolamento acustico (che nel linguaggio comune viene chiamato anche insonorizzazione) è un intervento
attraverso il quale viene ridotta e controllata la trasmissione di onde sonore tra due ambienti distinti. Ciò
non ha niente a che fare con la qualità acustica interna all’ambiente, se non a livello di diminuzione del
rumore di fondo, ma con ciò che percepiamo da una stanza più o meno adiacente.
Il trattamento acustico riguarda l’incidenza e la diffusione del suono all’interno di un ambiente. L'obiettivo
del trattamento acustico è quello di rendere l’ambiente più neutro e sonicamente piacevole con atmosfera
controllata e qualità prevedibili per la percezione del suono. Gli obiettivi principali del trattamento acustico
sono quelle di controllare le riflessioni della sala, le risonanze della sala, limitare il tempo di riverbero e in
generale tutti i problemi acustici propri degli ambienti chiusi.
4) TRATTAMENTO ACUSTICO DI UNA STANZA
Il trattamento acustico mira al miglioramento del comfort acustico di uno spazio. Nell’ipotesi del
trattamento acustico in esame si considera la presenza all’interno della stanza delle dimensioni di 3mx5m,
alta 3.5m, del solo strumento, pianoforte a coda standard con 88 tasti. La presenza di altri corpi
nell’ambiente, interferisce infatti con la diffusione delle onde sonore prodotte dallo strumento in quanto
sono dotati di una massa ed essere eventualmente cavi con la presenza di un fluido(aria , acqua, etc.).
Sappiamo che le frequenze del pianoforte vanno dalle basse frequenze di 27.5Hz del tasto più grave, alle
alte di 4186.009Hz del tasto più acuto.
Onde evitare gli effetti negativi relativi ai fenomeni indicati nel capitolo 1, esistono due approcci per
affrontare un’acustica problematica.
Il primo è impedire che le frequenze indesiderate si riflettano nell'ambiente. Questo metodo si chiama
assorbimento. Gli assorbitori acustici sono realizzati in materiale che impedisce all'energia sonora di
rimbalzare su superfici dure come pareti e soffitti. Questi riflessi “intrappolati” non interferiscono più con il
suono diretto della sorgente. Ciò migliora notevolmente la qualità del suono nell’ambiente.
L'altro approccio è la diffusione delle onde sonore. La diffusione funziona disperdendo riflessi problematici
in diverse direzioni. Questo riduce il loro effetto negativo. I diffusori acustici sono realizzati in materiali
rigidi disposti in modelli di altezza, dimensioni o direzione della superficie variabili. Nella maggior parte dei
casi, è necessaria una combinazione di entrambi gli approcci per un efficace trattamento acustico.
In genere è necessario utilizzare i seguenti tipi di trattamento acustico:
Bass Trap, pannelli vibranti – per il controllo e l’assorbimento delle basse frequenze
Pannelli Acustici – per assorbire le frequenze medio/alte
Diffusori – per disperdere le frequenze rimanenti
Bass Trap
Le bass trap sono assorbitori acustici costruiti per prevenire riflessi problematici delle basse frequenze. ma
in realtà sono in grado di assorbire anche le frequenze medio/alte. Questo tipo di trattamento acustico
richiede proprietà di massa e assorbimento extra per gestire efficacemente le basse frequenze. Sono a
forma di prismi triangolari e posizionati negli angoli della stanza in cui si accumulano le frequenze basse.
Per essere efficaci sulle basse frequenze, le “trappole per le basse” devono essere riempite interamente
con materiale assorbente. Infatti più bassa è la frequenza, più lunga è la lunghezza d'onda di un suono. La
frequenza f e lunghezza d’onda l sono inversamente proporzionali, cioè se la frequenza si raddoppia, la
lunghezza d’onda si dimezza. Il loro rapporto dunque è costante ed è uguale alla velocità v di propagazione
dell’onda. Questo si può riassumere con una semplice formula matematica:
v=fxl
Atteso che la velocità v del suono nell’aria a 20 °C è di circa 343 m/s, la lunghezza d’onda di un suono, ad
esempio con frequenza pari a f= 440 Hz, il “LA” centrale del pianoforte denominato A4, sarà pari a
l=v/f=(340m/s)/440=0.85m
La lunghezza d’onda di un suono con frequenza pari a f = 27.5 Hz, la nota più grave del pianoforte
denominata A0 sarà pari a
l=v/f=(340m/s)/27.5=12.36m
Pertanto in una stanza delle dimensioni suddette è necessario disporre materiale fonoassorbente di elevata
densità a fronte di elevate lunghezze d’onda del pianoforte.
Grafico di rendimento di una bass trapp
Per assorbire le basse frequenze in ambiente si possono utilizzare i pannelli risonanti.
Nei pannelli risonanti l’energia sonora, anziché essere frenata (e trasformata in calore per l’attrito) come
avviene nei materiali porosi/fibrosi, si trasforma ugualmente in calore ma a seguito della deformazione
dinamica di un pannello solido (distanziato dal muro). Maggiore è l’ampiezza del movimento che subisce il
pannello, maggiore è l’energia persa per vincere il suo attrito interno. Il pannello, il suo supporto e
l’intercapedine costituiscono una massa elastica con una frequenza di risonanza propria (esattamente
come per un altoparlante). Quando il suono incidente ha una frequenza pari a quella di risonanza del
pannello si ha il massimo assorbimento.
Assorbimento acustico con pannello risonante
Dove:
m = densità superficiale del pannello (Kg/m^2);
d = distanza del pannello dalla parete (m).
I pannelli vibranti hanno un comportamento selettivo, con un massimo in corrispondenza della loro
frequenza di risonanza e sensibilmente inferiore alle frequenze superiori e inferiori. Essi lavorano
sfruttando la vibrazione che le onde di pressione sono in grado di conferire alla membrana, dissipando di
conseguenza energia.
Andamento in frequenza del coefficiente di assorbimento acustico, con o senza l’aggiunta di materiale fonoassorbente
poroso all’interno della cavità
Un pannello vibrante può essere realizzato con un grande pannello di compensato (spessore 3 mm)
abbinato ad una intercapedine di 5 cm. Il coefficiente di assorbimento α è massimo (0,36) a 250 Hz.
Coefficiente di assorbimento vs frequenza
Se l’intercapedine è riempita con ovatta l’assorbimento migliora. Il coefficiente di assorbimento α è
massimo (0,8) a 160 Hz Figura 6 (Andamento in frequenza del coefficiente di assorbimento acustico, con o
senza l’aggiunta di materiale fonoassorbente poroso all’interno della cavità)
Coefficiente di assorbimento vs frequenza con intercapedine piena di ovatta
L’intercapedine è bene che sia riempita di assorbente, così facendo si aumenta l'ampiezza della banda di frequenze su
cui si agisce con efficacia.
Pannelli acustici
La scelta dei materiali fonoassorbenti la si effettua, in base al coefficiente di assorbimento ricordando
che l'assorbimento acustico non è mai costante al variare della frequenza. A bassa frequenza l' efficacia è
assai ridotta o nulla, soprattutto se il fonoassorbente (avente spessore di qualche centimetro) è a diretto
contatto con la superficie della parete trattata. Il massimo effetto di una "resistenza acustica" (pannelli o
fibre sciolte) lo si ottiene posizionandola ad una distanza dalla parete pari ad un quarto della lunghezza
d'onda da attenuare. Ovvero ponendola dove la velocità di oscillazione dell'aria è massima. Lo strato d'aria
a ridosso della parete è infatti immobile, dunque non vi potrà essere attrito aerodinamico. Ma ciò dipende
dalla lunghezza d’onda e dall’ampiezza della stanza.
Posizionamento materiale fonoassorbente (a) Inserimento di materiale fonoassorbente ad una distanza d pari a λ/4
(b) Inserimento di materiale fonoassorbente aderente alla parete
Per determinare la dimensione dei pannelli fonoassorbenti è necessario calcolare il Tempo di
riverberazione (o Riverbero) di norma denominato anche T60: è il parametro che definisce la qualità della
risposta acustica di un ambiente ed è espresso in secondi(rappresenta il tempo effettivo di decadimento
di 60 dB). In altre parole il riverbero è parzialmente assimilabile ai concetti più noti di eco e rimbombo ed è
una sorta di coda sonora dei suoni generati in un locale chiuso. Per procedere alla correzione acustica di un
locale che presenti un eccessivo tempo di riverbero (locale rimbombante) il metodo operativo è il seguente:
A) Determinare il valore attuale di Tempo di Riverbero (T60)
B) Individuare un Tempo di Riverbero ottimale in base alla destinazione d’uso
C) Calcolare la quantità e la tipologia di materiale fonoassorbente da aggiungere alle pareti o al soffitto per
generare il beneficio atteso.
La procedura metodologicamente più attendibile per verificare con precisione gli attuali valori di Tempo di
Riverbero di un a stanza è la diretta misurazione in sito con strumentazione fonometrica.
Esiste però un metodo più empirico basato sulla Formula di Sabine che si può utilizzare per una prima
valutazione degli interventi necessari. Per ambienti con superfici piuttosto semplificati ed uniformi il calcolo
empirico con il metodo di Sabine, porta spesso a risultati sorprendentemente precisi.
La formula di Sabine si basa sul principio del campo perfettamente diffuso e valuta il tempo di
riverberazione attraverso la seguente formula:
T60 = 0,161 * (V/A) con valore di T60 espresso in secondi
dove (V) è il volume dell’ambiente analizzato, espresso in metri cubi ed (A) è detta area equivalente di
assorbimento acustico, espressa in metri quadrati e calcolata con la formula:
A= ∑(αi*si) dove (si) è la superficie i‐esima espressa in metri quadri ed (αi) è il coefficiente di
fonoassorbimento apparente di tale superficie i‐esima (ad una data frequenza – in genere 1000 Hz)
caratteristico di ogni superficie (in genere rintracciabile da apposite tabelle o ricavabile dai certificati del
materiale utilizzato per il rivestimento delle superfici del locale).
Supponiamo quindi di intervenire nel locale in esame in cui le onde sonore del pianoforte hanno necessità
di essere trattate a causa dell’eccessivo rimbombo (la persistenza temporanea di un suono prodotto in un
ambiente chiuso, dovuto al riverbero sulle pareti). Come detto il locale ha una pianta di 3mx 5m, altezza
3m. Il locale in esame ha pertanto un volume complessivo di 45metri cubi, 15metri quadrati di pavimento,
15metri quadrati di soffitto e 48metri quadrati di pareti. Il pavimento è in gres porcellanato
(acusticamente molto riflettente) e quindi con α – coefficiente di fonoassorbimento ‐ molto basso, circa
α=0,02; le pareti ed il soffitto sono in muratura intonacata e tinteggiata e quindi, anche queste ampiamente
riflettenti con α = 0,05. per semplicità di calcolo non sono state considerate le eventuali superfici finestrate.
I valori di α (coefficienti di fonoassorbimento ad una data frequenza) sono rintracciabili da tabelle sui
materiali da costruzione o da certificati allegati ai materiali. Il primo passo è la determinazione del Tempo di
Riverbero (T60) attuale, utilizzando la Formula di Sabine
T60 = 0,161 * (V/A) con V= 45 metri cubi,
ed A = (pavimento 15 mq * 0,02) + (soffitto 15 mq * 0,05) + (pareti 48 mq x 0,05) =3.45
T60 = 0,161 * (45/3.45)
avremo un T60 pari a 2.01 secondi.
Trattandosi di un locale dedicato all’ascolto della musica si vuole ridurre il T60 al riverbero ottimale usuale
per i locali di musica pari a: T60 Ottimale = 0,5
Dobbiamo quindi ridurre il T60 da 2.01 secondi attuali a 0.5 secondi che rappresentano il valore di qualità
e comfort acustici.
Dovremo avere A = (V * 0,161) / T60 = (45 * 0,161) / 0.5 = 14.49
Si può associare alla superficie di 15 metri quadri del soffitto un qualsiasi materiale con proprietà
fonoassorbenti, che abbia un coefficiente di fonoassorbimento minimo per esempio (a 440 Hz) α=0,83 per
metro quadro (tipo pannello acustico in tessuto Decho Frame).
A=(pavimento 15mq*0,02) + (soffitto 15mq*0,83) + (pareti 48mq*0,05)=15.15
e rieseguendo la Formula di Sabine:
T60 = 0,161 * (45/15.15) = 0.48 secondi come richiesto.
Pertanto per correggere acusticamente la stanza in esame è possibile raggiungere un tempo di riverbero
ottimale per le medie frequenze del pianoforte realizzando un controsoffitto pari alla superficie del soffitto
con un qualsiasi materiale con coefficiente di fonoassorbimento minimo pari α=0,83.
Diffusori acustici
I diffusori acustici sono una forma di trattamento acustico che disperde i riflessi anziché assorbirli. La
diffusione consente di controllare i riflessi della stanza senza eliminarli completamente. I diffusori sono
principalmente per stanze più grandi, è possibile mettere dei diffusori sulle sezioni superiori delle pareti e
sul soffitto.
5) ISOLAMENTO ACUSTICO DI UNA STANZA
Per isolamento acustico si intendono gli interventi volti a limitare la trasmissione di rumore tra un ambiente
e un altro. L’isolamento acustico si ottiene realizzando delle contro pareti o delle pareti divisorie, un
pavimento flottante disaccoppiato dal massetto esistente e un soffitto sospeso su clip elastiche. Si tratta
quindi di un intervento piuttosto complesso e delicato, sicuramente più impegnativo che posizionare dei
pannelli fonoassorbenti sulle pareti. Per raggiungere questi obiettivi la soluzione migliore sarebbe quella di
realizzare un doppio involucro, la cosiddetta box in a box, con doppie strutture verticali e orizzontali,
completamente disaccoppiate in modo da annullare le trasmissioni laterali del suono. La scatola nella
scatola – box in box ‐ , infatti, è una tecnica di costruzione che consente di isolare uno spazio all'interno di
uno spazio più ampio, da rumori e vibrazioni estranei ed indesiderati. In particolare la tecnica prevede la
costruzione di una stanza all'interno di una stanza, in modo che l’ambiente interno sia isolato
acusticamente dall'esterno. Ciò comporta la necessità di isolamento delle pareti, del pavimento e del
soffitto della scatola interna e l'utilizzo di supporti resilienti per evitare collegamenti rigidi tra componenti
edilizi. Non sempre però in un ambiente di civile abitazione è possibile realizzare un doppio involucro
completo a causa della preesistenza delle strutture di involucro dell’edificio e dei volumi a disposizione,
talvolta ridotti. È comunque possibile incrementare le prestazioni fonoisolanti di singoli componenti edilizi
attraverso la realizzazione di contro‐strutture (contro pareti, controsoffitti, pavimenti sopraelevati). Per
isolare una sala serve un intervento complesso. E’ necessario inevitabilmente creare delle contro pareti
con cartongesso, barriere acustiche pesanti, e materiali fonoassorbenti (tipo lana di roccia ( o fibra di
poliestere, o Isolmix ). Ecco un esempio basico di contro parete isolante :
Nella contro parete sopra sono presenti dei materiali fonoassorbenti ma sono in intercapedine. Quindi un
materiale fonoassorbente ( lana di roccia, fibra di poliestere, Isolmix, fibra di canapa ) non isola da solo ma
viene inserito all’interno di una contro parete isolante ad alta massa per aumentare l’isolamento
acustico. Un materiale fonoassorbente è necessario per creare una struttura isolante ma non è sufficiente
da solo.
Esempio schematico di un doppio involucro, la cosiddetta box in a box
Bibliografia:
‐ Sergio cingolani, Renato Spagnolo
‐ www.acustico.com
‐ portale agenti fisici
‐ openprof