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CONSERVATORIO 

DI POTENZA 
“GESUALDO DA VENOSA” 
 
DISCIPLINA: ACUSTICA DEGLI SPAZI MUSICALI 
 
TRATTAMENTO E ISOLAMENTO ACUSTICO DI UNA STANZA 

 
 
INDICE 
1) Diffusione delle onde sonore 
2) frequenze del pianoforte  
3) differenza fra isolamento acustico e trattamento acustico 
4) trattamento acustico di una stanza 
5) isolamento acustico di una stanza 

A.A. 2021/2022 

Docente: Maestro Salvatore Maria Grimaldi 

Allievo: Rosario Giuseppe Sabbatino 

 
1) DIFFUSIONE DELLE ONDE SONORE 
Il  suono  è  un  susseguirsi  di  compressioni  e  di  rarefazioni  in  un  fluido  (liquido  o  gas)  e  può  essere 
rappresentato come delle onde con una certa lunghezza d'onda, e un preciso fronte d'onda (che è quella 
superficie che indica dove si trova la compressione). Naturalmente la distanza tra due fronti d'onda è pari 
alla  lunghezza  d'onda.  Se  la  sorgente  è  piana  si  generano  onde  piane;  se  la  sorgente  è  puntiforme  si 
generano onde sferiche. La completa oscillazione viene misurata in frequenza d'onda al secondo. Hertz è 
l'unità  di  misura  standard  utilizzata  per  calcolare  la  frequenza  di  queste  oscillazioni.  Se  si  verifica 
un'oscillazione  in  un  secondo,  la  frequenza  viene  donata  come  un  hertz.  Quando  si  verificano  500 
oscillazioni in un secondo, la frequenza è indicata come 500 hertz. Una persona sana in buona salute può 
sentire suoni nell'intervallo tra 20 e 20.000 hertz. 

Quando  un  oggetto  vibra,  sentiamo  l'energia  vibratoria,  o  cambiamenti  nella  pressione  dell'aria,  come  il 
suono. Un oggetto è percepito come più forte o più silenzioso a seconda della quantità di pressione dell'aria 
generata  dall'oggetto  vibrante.  Questa  pressione  cambia  regolarmente  e  si  dissipa  per  l'ascoltatore  man 
mano  che  la  distanza  dall'origine  aumenta.  Originariamente,  le  unità  di  pressione  dell'aria  venivano 
misurate in unità Pascal, ma poiché questi numeri sono solitamente complicati quando si lavora con essi, i 
decibel  sono  la  misura  preferita.  Quando  la  pressione  sonora  viene  trasformata  dal  sistema  Pascal  al 
sistema di decibel, l'ascoltatore può conoscere il livello di pressione sonora. L'umano medio in buona salute 
può  rilevare  i  suoni  al  livello  zero  dei  decibel,  ma  una  persona  con  un  orecchio  veramente  buono  può 
rilevare  suoni  a  0,  5  decibel  negativi.  Il  livello  del  suono,  percepito  dall'orecchio,  si  basa  sul  livello  di 
pressione  dell'aria  e  tono  del  suono,  e  ci  sono  certe  frequenze  di  tono  che  sono  più  facili  da  rilevare 
dall'orecchio umano. La relazione tra hertz e decibel consente all'ascoltatore di misurare la frequenza e 
l'intensità  percepita  dei  suoni.  Quindi,  quando  un  oggetto  vibra,  muove  l'aria  intorno  a  sé,  creando  una 
quantità  negativa  e  positiva  di  pressione  dell'aria.  La  frequenza  o  la  quantità  di  questo  movimento  è 
misurata in hertz. Il cambiamento risultante nella pressione dell'aria creata attraverso un oggetto vibratorio 
viene  misurato  in  decibel.  In  pratica,  i  decibel  misurano  l'intensità  di  un  suono  e  hertz  ne  misura  la 
frequenza. 

a. Propagazione delle onde sonore in presenza di ostacoli 
Vi sono diversi fenomeni legati alla propagazione di un’onda in presenza di ostacoli. Sono classificati come 
segue: 
 Riflessione 
 Diffrazione 
 Rifrazione 
Il fenomeno della diffusione non è nient’altro che una combinazione di rifrazione e diffrazione. Un'onda che 
incide su una superficie che separa due mezzi diversi viene parzialmente riflessa nel mezzo da cui proviene 
e parzialmente trasmessa (rifratta) nel nuovo mezzo. 
 
Riflessione  delle  onde  sonore.  Quando  un'onda  sonora  incontra  un  ostacolo  può  accadere  che  l'onda  lo 
superi, oppure che venga riflessa o assorbita. Come per le onde luminose anche per le onde sonore vale la 
legge di riflessione secondo la quale l'angolo di riflessione, rispetto alla normale alla superficie riflettente, è 
uguale all'angolo di incidenza dell'onda 
 
 

Rifrazione  delle  onde  sonore.  Anche  le  onde  sonore  sono  soggette  alla  rifrazione.  Questo  fenomeno  si 
verifica quando le onde attraversano aree nelle quali si propagano con velocità diverse, e perciò deviano la 
loro direzione. Quindi si ha rifrazione al passaggio del suono tra mezzi diversi. Si ha che il seno dell'angolo di 
incidenza e dell'angolo di rifrazione sono nella stessa proporzione della velocità nei due mezzi: 

b. Il principio di sovrapposizione 
Quando due o più onde sono presenti contemporaneamente in uno stesso punto, la perturbazione in quel 
punto è la somma delle perturbazioni prodotte dalle singole onde. 
 
c. Interferenza 
Il fenomeno dell'interferenza è strettamente legato al Principio di sovrapposizione e riguarda tutti i tipi di 
onde, non solo le onde sonore. Quando due o più onde interferiscono in un punto dello spazio accade che 
l'ampiezza  dell'onda  risultante  può  essere  nulla  o  data  dalla  somma  delle  singole.  L'interferenza 
è costruttiva se  l'intensità  risultante  è  maggiore  rispetto  a  quella  di  ogni  singola  intensità  originaria, 
è distruttiva in  caso  contrario.  Immaginiamo  di  essere  in  un  punto P di  una  stanza  equidistante  da  due 
altoparlanti  che  trasmettono  in  fase  (cioè  iniziano  a  funzionare  nello  stesso  istante)  delle  onde  sonore  di 
uguale lunghezza d'onda e frequenza. In queste condizioni si ha la sovrapposizione delle compressioni C e 
delle rarefazioni R delle due onde. Quindi, per il principio di sovrapposizione, nel punto P avremo che l'onda 
risultante  sarà  la  somma  delle  due  singole  e  perciò  il  suono  che  sentiremo  sarà  più  forte  di  quello  di  un 
singolo altoparlante. 
Se le compressioni si sovrappongono alle compressioni e le rarefazioni si sovrappongono alle rarefazioni, 
si dice che sono in fase e creano un'interferenza costruttiva. 
Se allontaniamo l'altoparlante di sinistra di mezza lunghezza d'onda, avremo che le compressioni delle due 
onde non si sovrappongono più, anzi che la compressione di una si sovrappone alla compressione dell'altra. 
Quindi,  per  il  principio  di  sovrapposizione,  l’ampiezza  dell’onda  che  risulta  dalla  combinazione  di  queste 
due  onde  è  nulla  perché  le  rarefazioni  prodotte  da  un’onda  compensano  le  compressioni  dell'altra.  Nel 
punto P non si sente alcun suono. 
Se le compressioni di un'onda si sovrappongono alle rarefazioni dell'altra, si dice che sono in opposizione 
di fase e che creano un'interferenza distruttiva. 
 
Nei punti in cui non si ha né interferenza costruttiva né interferenza distruttiva le due onde si combinano 
dando  luogo  a  suoni  di  intensità  un  po’  maggiore  o  un  po’  minore  del  suono  emesso  da  ciascun 
altoparlante. Vediamo come presentare l'interferenza in termini matematici con le funzioni d'onda. Siano: 
 
 

due onde, sfasate di  , che viaggiano nella stessa direzione, con la stessa velocità, la stessa frequenza e la 
stessa ampiezza. L'onda risultante dall'interferenza delle due è: 
 
 
 
sfruttando le formule di prostaferesi: 
 

 
otteniamo: 

 
Questa funzione d'onda rappresenta ancora un'onda che si propaga verso destra e sfasata di   rispetto 
alle due onde. L'ampiezza dell'onda A' ora però è data da: 

e notiamo che dipende solo dalla differenza di fase  . 

 se   L'ampiezza risultante è il doppio dell'ampiezza di ciascuna onda, si 
ha interferenza costruttiva. 

 se   L'ampiezza risultante è nulla, si ha interferenza distruttiva. 
 
 
d. Onde stazionarie 
Supponiamo ora di avere due onde di uguale ampiezza che viaggiano in direzioni opposte: 
 
 

In seguito all'interferenza avremo: 

 
Questa  funzione  d'onda  non  rappresenta  un'onda  che  si  propaga  perché  i  termini  spaziale  e  temporale 
sono  separati,  perciò  l'onda  è  detta onda  stazionaria.  Le  onde  stazionarie  sono  chiamate  così  perché 
sembrano non muoversi. In questo caso l'ampiezza è rappresentata dal termine: 

 
 quando il valore del coseno è nullo, l'ampiezza è nulla. Tali punti vengono chiamati nodi: 
 

 quando il valore del coseno è uno, si hanno gli antinodi, unti cioè dove l'ampiezza è massima: 

e. Riverbero 
In fisica e acustica il riverbero è un fenomeno acustico legato alla riflessione dell'onda sonora da parte di un 
ostacolo posto davanti alla fonte sonora. Il riverbero ha aspetti negativi, come il rischio di mascheramento 
delle sillabe del parlato o del fraseggio musicale, e positivi, come il rinforzo dell'intensità della sorgente, a 
seconda  della  ricombinazione  in  fase  o  controfase  dell'onda  riflessa  con  quella  emessa  dalla  sorgente 
(interferenza tra onde). 
 
f. Risonanza acustica  
La risonanza acustica è, di fatto, un caso particolare di risonanza meccanica, ed è un principio su cui si basa 
il funzionamento di quasi tutti gli strumenti musicali. Ogni sistema fisico che sia caratterizzato da frequenze 
proprie di oscillazione (si comporta cioè come un oscillatore armonico o come una sovrapposizione di più 
oscillatori armonici) può risuonare con una sorgente esterna. Dal punto di vista fisico l'onda sonora viene 
assorbita  dal  risuonatore:  ad  alcune  frequenze  caratteristiche  (che  dipendono  dal  tipo  e  dalla 
conformazione  del  risuonatore,  cioè  essenzialmente  dalla  sua  massa,  rigidità  ed  elasticità)  l'energia  non 
viene  però  più  o  meno  gradualmente  esaurita  come  per  altre  frequenze,  ma  accresce  ad  ogni  impulso 
causando  l'aumento  di  intensità  sonora.  La  risonanza  è  di  fondamentale  importanza  negli strumenti 
musicali in quanto nella loro quasi totalità si compongono di tre principali elementi: 
 
1. una sorgente sonora, caratterizzata da un elemento vibrante; 
2. un  risuonatore  acustico  vero  e  proprio  che  ha  la  funzione  di  amplificare  e  caratterizzare  il  suono 
emesso dell'elemento vibrante, il quale vibra con le stesse caratteristiche della sorgente sonora; 
3. eventuali  adattatori  di impedenza  acustica,  ovvero  elementi  che  favoriscono  la  trasmissione 
dell'energia vibrante tra la sorgente sonora ed il risuonatore, le diverse parti dello strumento, e tra 
lo strumento e l'ambiente circostante. 
 
Un  risuonatore  acustico  funge  da  amplificatore  in  quanto  si  creerà  al  suo  interno  una  serie  di  vibrazioni 
caratterizzate  da  frequenze  tipiche  delle  caratteristiche  geometriche  e  meccaniche  del  risuonatore.  Il 
fenomeno  della  risonanza  coinvolge  sia  l'elemento  vibrante  che  il  risuonatore,  in  maniera  più  o  meno 
complessa  a  seconda  della  conformazione  dello  strumento.  Ad  esempio  nel  caso  dei  cordofoni  si 
formano onde stazionarie nell'elemento vibrante stesso (le corde) e la risonanza avviene liberamente nella 
cassa di risonanza; invece nel caso degli ottoni le onde sonore vengono confinate nel canneggio, che non è 
una sorgente sonora ma un risuonatore accordato, ed in quanto tale elemento vibrante con caratteristiche 
proprie. I risuonatori si possono infatti dividere in risuonatori liberi, che rispondono ad un'ampia gamma di 
frequenze  della  sorgente  sonora  (come  le  casse  di  risonanza  dei  cordofoni)  ed  in risuonatori  accordati,  i 
quali entrano in risonanza a determinate frequenze la più intensa è la frequenza fondamentale, mentre le 
altre frequenze sono armoniche superiori ad intensità minore; tutte le frequenze differenti sono "filtrate" e 
non metteranno in vibrazione il corpo (ad esempio i canneggi di quasi tutti gli strumenti a fiato). 
Sia le sorgenti sonore che i risuonatori vibrano ed emettono suoni a frequenze specifiche; queste frequenze 
sono determinate sia dal modo in cui è posto in vibrazione il corpo (ad esempio se una corda è pizzicata o 
strofinata con un archetto) sia dal fenomeno della  parcellizzazione del  corpo sonoro, cioè dal fatto che il 
corpo  vibrante  si  scompone  in  un  numero  teoricamente  infinito  di  sezioni,  (che  variano  a  seconda  della 
geometria  dello  strumento)  le  quali  vibrano  contemporaneamente  e  separatamente,  dando  luogo  ad  un 
suono  complesso  composto  da  una  frequenza  fondamentale  e  dai  suoi  armonici  superiori.  Con  una  certa 
approssimazione  si  può  affermare  che  questi  sistemi  vibranti  sono  composti  da  sovrapposizioni  di moti 
armonici.  Il  modo  in  cui  questi  armonici  vengono  generati  e  selezionati  dipende  principalmente  dalla 
geometria del corpo sonoro. 
 
Corde vibranti 

Parcellizzazione  di  una  corda  vibrante:  i  vari  modi  di  vibrazione  possibili  corrispondono  ai  sottomultipli 
interi  della  distanza  fra  i  due  capi,  le  cui  lunghezze  determinano  la  frequenza  dei  suoni  armonici 
corrispondenti  Le  corde  in  tensione,  che  caratterizzano  i cordofoni come  ad  esempio  il pianoforte, 
il violino e  la chitarra,  quando  pizzicate,  percosse  o  strofinate  fungono  da  mezzo  di  propagazione  di onde 
stazionarie, che sono confinate fra due nodi (i capi a cui sono fissate) e la cui frequenza è correlata con la 
massa, la tensione e la lunghezza della corda. 

2) FREQUENZE DEL PIANOFORTE 
Le  frequenze  di  un  moderno  pianoforte acustico  a  88  tasti,  espresse  in hertz (cicli  al  secondo),  vanno  da 
27.5Hz del tasto più grave a 4186.009Hz del tasto più acuto. Il quarantanovesimo tasto, il la centrale (nella 
notazione  internazionale  A4),  ha  la  sua  fondamentale  a  440 Hz. Ogni  ottava  divide  la  frequenza  in  dodici 
passi  identici  (per  esempio,  il  quinto  la  è  440  Hz  e  la  sua  ottava  superiore  è  880  Hz),  ogni  frequenza 
successiva si deriva moltiplicando (in crescendo) o dividendo (in descrescendo) per la radice dodicesima di 
due, pari a circa  

Per esempio, la frequenza del semitono superiore al la centrale A4 (A♯4), si ottiene moltiplicando 440 per la 
radice  dodicesima  di  due.  Per  passare  dal  la  centrale  A4 al  si  centrale  B4 (salendo  di  un tono,  o  due 
semitoni), si moltiplica 440 per la radice dodicesima di due, due volte. In un pianoforte reale il rapporto tra i 
semitoni viene mantenuto leggermente più ampio, specialmente alle estremità alte e basse, dove la rigidità 
delle corde provoca inarmonicità, ovvero la tendenza delle  frequenze armoniche di ogni nota ad alterarsi. 
Per  compensare  ciò,  le  ottave  sono  accordate  leggermente  in  modo  eccedente,  allungate  in  base  alle 
caratteristiche  inarmoniche  di  ogni  strumento.[3] Questa  deviazione  dal  temperamento  uguale  prende  il 
nome di curva di Railsback. 

 
La curva Railsback, indica la deviazione tra la normale accordatura del pianoforte e una scala di uguale temperamento. 
La seguente equazione fornisce la frequenza f dell'ennesimo n tasto,  

(a' = A4 = 440 Hz è il 49 tasto del pianoforte standard ideale) 
Oppure, si può scrivere la stessa cosa così: 

Viceversa, partendo da una frequenza sul piano standard idealizzato sintonizzato su la centrale a 440 Hz, si 
ottiene il numero chiave da: 

3) DIFFERENZA FRA ISOLAMENTO ACUSTICO E TRATTAMENTO ACUSTICO 
Isolamento acustico e trattamento acustico sono due interventi totalmente differenti, entrambi importanti 
per  il  comfort  acustico  di  un  ambiente.  La  scelta  tra  questi  due  interventi  è  collegata  principalmente  al 
bisogno dell’utente e alla destinazione d’uso dello spazio. Tre punti chiave che evidenziano la differenza tra 
isolamento e trattamento acustico sono: 
 
•  Sorgente del rumore: l’isolamento acustico interviene sulla propagazione del rumore dall’interno 
verso l’esterno e viceversa; il trattamento, sulla qualità acustica interna dell’ambiente (comfort acustico); 
•  Profondità dell’intervento. L’isolamento acustico riguarda la struttura architettonica di pareti, 
pavimentazione e soffitto; il trattamento acustico riguarda i materiali che si trovano all’interno della stanza; 
•  Costo dell’intervento: a causa della sua specificità, un intervento di isolamento acustico ha 
solitamente un costo più elevato di un intervento di trattamento acustico. 
 
L’isolamento acustico (che nel linguaggio comune viene chiamato anche insonorizzazione) è un intervento 
attraverso il quale viene ridotta e controllata la trasmissione di onde sonore tra due ambienti distinti. Ciò 
non  ha  niente  a  che  fare  con  la  qualità  acustica  interna  all’ambiente,  se  non  a  livello  di  diminuzione  del 
rumore di fondo, ma con ciò che percepiamo da una stanza più o meno adiacente. 

Il trattamento acustico riguarda l’incidenza e la diffusione del suono all’interno di un ambiente. L'obiettivo 
del trattamento acustico è quello di rendere l’ambiente più neutro e sonicamente piacevole con atmosfera 
controllata e qualità prevedibili per la percezione del suono. Gli obiettivi principali del trattamento acustico 
sono quelle di controllare le riflessioni della sala, le risonanze della sala, limitare il tempo di riverbero e in 
generale tutti i problemi acustici propri degli ambienti chiusi. 

4) TRATTAMENTO ACUSTICO DI UNA STANZA 
Il  trattamento  acustico  mira  al  miglioramento  del  comfort  acustico  di  uno  spazio.  Nell’ipotesi  del 
trattamento acustico in esame si considera la presenza all’interno della stanza delle dimensioni di 3mx5m, 
alta  3.5m,  del  solo  strumento,  pianoforte  a  coda  standard  con  88  tasti.  La  presenza  di  altri  corpi 
nell’ambiente, interferisce infatti  con  la diffusione  delle onde sonore prodotte dallo strumento in quanto 
sono  dotati  di  una  massa  ed  essere  eventualmente  cavi  con  la  presenza  di  un  fluido(aria  ,  acqua,  etc.). 
Sappiamo che le frequenze del pianoforte vanno dalle basse frequenze di 27.5Hz del tasto più grave,  alle 
alte di 4186.009Hz del tasto più acuto.  
Onde  evitare  gli  effetti  negativi  relativi  ai  fenomeni  indicati  nel  capitolo  1,  esistono  due  approcci  per 
affrontare un’acustica problematica. 
Il  primo  è  impedire  che  le  frequenze  indesiderate  si  riflettano  nell'ambiente.  Questo  metodo  si  chiama 
assorbimento.  Gli  assorbitori  acustici  sono  realizzati  in  materiale  che  impedisce  all'energia  sonora  di 
rimbalzare su superfici dure come pareti e soffitti. Questi riflessi “intrappolati” non interferiscono più con il 
suono diretto della sorgente. Ciò migliora notevolmente la qualità del suono nell’ambiente. 
L'altro approccio è la diffusione delle onde sonore. La diffusione funziona disperdendo riflessi problematici 
in  diverse  direzioni.  Questo  riduce  il  loro  effetto  negativo.  I  diffusori  acustici  sono  realizzati  in  materiali 
rigidi disposti in modelli di altezza, dimensioni o direzione della superficie variabili. Nella maggior parte dei 
casi, è necessaria una combinazione di entrambi gli approcci per un efficace trattamento acustico. 
In genere è necessario utilizzare i seguenti tipi di trattamento acustico: 
 
 Bass Trap, pannelli vibranti – per il controllo e l’assorbimento delle basse frequenze 
 Pannelli Acustici – per assorbire le frequenze medio/alte 
 Diffusori – per disperdere le frequenze rimanenti 
 
 Bass Trap 
Le bass trap sono assorbitori acustici costruiti per prevenire riflessi problematici delle basse frequenze. ma 
in  realtà  sono  in  grado  di  assorbire  anche  le  frequenze  medio/alte.  Questo  tipo  di  trattamento  acustico 
richiede  proprietà  di  massa  e  assorbimento  extra  per  gestire  efficacemente  le  basse  frequenze.  Sono  a 
forma di prismi triangolari e posizionati negli angoli  della stanza in cui si accumulano le frequenze basse. 
Per  essere  efficaci  sulle  basse  frequenze,  le  “trappole  per  le  basse”  devono  essere  riempite  interamente 
con materiale assorbente. Infatti più bassa è la frequenza, più lunga è la lunghezza d'onda di un suono. La 
frequenza  f  e  lunghezza  d’onda  l  sono inversamente  proporzionali,  cioè  se  la  frequenza  si  raddoppia,  la 
lunghezza d’onda si dimezza. Il loro rapporto dunque è costante ed è uguale alla velocità v di propagazione 
dell’onda. Questo si può riassumere con una semplice formula matematica:  
                                                                
                                                                                                   v=fxl 
 
Atteso che la velocità v del suono nell’aria  a 20 °C è di circa 343 m/s, la lunghezza d’onda di un suono, ad 
esempio con frequenza pari a f= 440 Hz, il “LA” centrale del pianoforte denominato A4, sarà pari a  
 
l=v/f=(340m/s)/440=0.85m 
  
La lunghezza d’onda di un suono con frequenza pari a f = 27.5 Hz, la nota più grave del pianoforte 
denominata A0 sarà pari a  
l=v/f=(340m/s)/27.5=12.36m 
 
Pertanto in una stanza delle dimensioni suddette è necessario disporre materiale fonoassorbente di elevata 
densità a fronte di elevate lunghezze d’onda del pianoforte. 

 
Grafico di rendimento di una bass trapp 
Per assorbire le basse frequenze in ambiente si possono utilizzare i pannelli risonanti.   
Nei pannelli risonanti l’energia sonora, anziché essere frenata (e trasformata in calore per l’attrito) come 
avviene  nei  materiali  porosi/fibrosi,  si  trasforma  ugualmente  in  calore  ma  a  seguito  della  deformazione 
dinamica di un pannello solido (distanziato dal muro). Maggiore è l’ampiezza del movimento che subisce il 
pannello,  maggiore  è  l’energia  persa  per  vincere  il  suo  attrito  interno.  Il  pannello,  il  suo  supporto  e 
l’intercapedine  costituiscono  una  massa  elastica  con  una  frequenza  di  risonanza  propria  (esattamente 
come  per  un  altoparlante). Quando  il  suono  incidente  ha  una  frequenza  pari  a  quella  di  risonanza  del 
pannello si ha il massimo assorbimento. 

Grafico pannello risonante: coefficiente di assorbimento vs frequenza


Una  lastra  di  compensato  da  2,5  kg/m2  (grafico  pannelli  risonanti  coefficiente  di  assorbimento  vs 
frequenza)  con  una  intercapedine  di  50  mm  riempita  con  materiale  fonoassorbente  si  comporta  molto 
bene su tutta la gamma bassa (supporti distanziati di 1 metro). All’aumentare della densità superficiale del 
pannello  e/o  della  profondità  dell’intercapedine  d’aria  tra  pannello  e  superfici  rigida, la  frequenza  di 
assorbimento massimo diminuisce. 

Assorbimento acustico con pannello risonante 

Dove: 
m = densità superficiale del pannello (Kg/m^2);  
d = distanza del pannello dalla parete (m).    
I  pannelli  vibranti  hanno  un  comportamento  selettivo,  con  un  massimo  in  corrispondenza  della  loro 
frequenza  di  risonanza  e  sensibilmente  inferiore  alle  frequenze  superiori  e  inferiori. Essi  lavorano 
sfruttando la vibrazione che le onde di pressione sono in grado di conferire alla membrana, dissipando di 
conseguenza energia.  
Andamento in frequenza del coefficiente di assorbimento acustico, con o senza l’aggiunta di materiale fonoassorbente 
poroso all’interno della cavità 

Un  pannello  vibrante  può  essere  realizzato  con  un  grande  pannello  di  compensato (spessore  3  mm) 
abbinato ad una intercapedine di 5 cm. Il coefficiente di assorbimento α è massimo (0,36) a 250 Hz.

Coefficiente di assorbimento vs frequenza 

Se  l’intercapedine  è  riempita  con  ovatta  l’assorbimento  migliora.  Il  coefficiente  di  assorbimento  α  è 
massimo (0,8) a 160 Hz Figura 6 (Andamento in frequenza del coefficiente di assorbimento acustico, con o 
senza l’aggiunta di materiale fonoassorbente poroso all’interno della cavità) 

Coefficiente di assorbimento vs frequenza con intercapedine piena di ovatta 

L’intercapedine è bene che sia riempita di assorbente, così facendo si aumenta l'ampiezza della banda di frequenze su 
cui si agisce con efficacia. 

 Pannelli acustici 
La  scelta  dei  materiali  fonoassorbenti  la  si  effettua,  in  base  al  coefficiente  di  assorbimento ricordando 
che l'assorbimento acustico non è mai costante al variare della frequenza. A bassa frequenza l' efficacia è 
assai ridotta o nulla, soprattutto se il fonoassorbente (avente spessore di qualche centimetro) è a diretto 
contatto con la superficie della parete trattata. Il massimo effetto di una "resistenza acustica" (pannelli o 
fibre sciolte) lo si ottiene posizionandola ad una distanza dalla parete pari ad un quarto della lunghezza 
d'onda da attenuare. Ovvero ponendola dove la velocità di oscillazione dell'aria è massima. Lo strato d'aria 
a ridosso della parete è infatti immobile, dunque non vi potrà essere attrito aerodinamico. Ma ciò dipende 
dalla lunghezza d’onda e dall’ampiezza della stanza. 
 

Posizionamento materiale fonoassorbente (a) Inserimento di materiale fonoassorbente ad una distanza d pari a λ/4 
(b) Inserimento di materiale fonoassorbente aderente alla parete 

Per  determinare  la  dimensione  dei  pannelli  fonoassorbenti  è  necessario  calcolare  il  Tempo  di 
riverberazione (o Riverbero) di norma denominato anche T60: è il parametro che definisce la qualità della 
risposta acustica di un ambiente ed è espresso in secondi(rappresenta il tempo  effettivo di decadimento 
di 60 dB). In altre parole il riverbero è parzialmente assimilabile ai concetti più noti di eco e rimbombo ed è 
una sorta di coda sonora dei suoni generati in un locale chiuso. Per procedere alla correzione acustica di un 
locale che presenti un eccessivo tempo di riverbero (locale rimbombante) il metodo operativo è il seguente: 
 
A) Determinare il valore attuale di Tempo di Riverbero (T60) 
B) Individuare un Tempo di Riverbero ottimale in base alla destinazione d’uso 
C) Calcolare la quantità e la tipologia di materiale fonoassorbente da aggiungere alle pareti o al soffitto per 
generare il beneficio atteso. 
 
La procedura metodologicamente più attendibile per verificare con precisione gli attuali valori di Tempo di 
Riverbero  di  un  a  stanza  è  la  diretta  misurazione  in  sito  con  strumentazione  fonometrica. 
Esiste  però  un  metodo  più  empirico  basato  sulla  Formula  di  Sabine  che  si  può  utilizzare  per  una  prima 
valutazione degli interventi necessari. Per ambienti con superfici piuttosto semplificati ed uniformi il calcolo 
empirico con il metodo di Sabine, porta spesso a risultati sorprendentemente precisi. 
La  formula  di  Sabine  si  basa  sul  principio  del  campo  perfettamente  diffuso  e  valuta  il  tempo  di 
riverberazione attraverso la seguente formula: 
 
T60 = 0,161 * (V/A) con valore di T60 espresso in secondi 
 
dove  (V)  è  il  volume  dell’ambiente  analizzato,  espresso  in  metri  cubi  ed  (A)  è  detta  area  equivalente  di 
assorbimento  acustico,  espressa  in  metri  quadrati  e  calcolata  con  la  formula: 
A=  ∑(αi*si)  dove  (si)  è  la  superficie  i‐esima  espressa  in  metri  quadri  ed  (αi)  è  il  coefficiente  di 
fonoassorbimento  apparente  di  tale  superficie  i‐esima  (ad  una  data  frequenza  –  in  genere  1000  Hz) 
caratteristico  di  ogni  superficie  (in  genere  rintracciabile  da  apposite  tabelle  o  ricavabile  dai  certificati  del 
materiale utilizzato per il rivestimento delle superfici del locale). 
 
Supponiamo quindi di intervenire nel locale in esame in cui le onde sonore del pianoforte hanno necessità 
di essere trattate a causa dell’eccessivo rimbombo (la persistenza temporanea di un suono prodotto in un 
ambiente chiuso, dovuto al riverbero sulle pareti).  Come detto il locale ha una pianta di 3mx 5m, altezza 
3m. Il locale in esame ha pertanto un volume complessivo di 45metri cubi, 15metri quadrati di pavimento, 
15metri  quadrati  di  soffitto  e  48metri  quadrati  di  pareti.  Il  pavimento  è  in  gres  porcellanato 
(acusticamente  molto  riflettente)  e  quindi  con  α  –  coefficiente  di  fonoassorbimento  ‐  molto  basso,  circa 
α=0,02; le pareti ed il soffitto sono in muratura intonacata e tinteggiata e quindi, anche queste ampiamente 
riflettenti con α = 0,05. per semplicità di calcolo non sono state considerate le eventuali superfici finestrate. 
 
I  valori  di  α  (coefficienti  di  fonoassorbimento  ad  una  data  frequenza)  sono  rintracciabili  da  tabelle  sui 
materiali da costruzione o da certificati allegati ai materiali. Il primo passo è la determinazione del Tempo di 
Riverbero  (T60)  attuale,  utilizzando  la  Formula  di  Sabine   
 

T60 = 0,161 * (V/A) con V= 45 metri cubi, 
ed A = (pavimento 15 mq * 0,02) + (soffitto 15 mq * 0,05) + (pareti 48 mq x 0,05) =3.45 
T60 = 0,161 * (45/3.45) 
avremo un T60 pari a 2.01 secondi. 
 
Trattandosi di un locale dedicato all’ascolto della musica si vuole ridurre il T60 al riverbero ottimale usuale 
per i locali di musica pari a: T60 Ottimale = 0,5 
 
Dobbiamo  quindi ridurre il T60 da 2.01 secondi attuali a 0.5 secondi che rappresentano il valore di qualità 
e comfort acustici.  
Dovremo avere A = (V * 0,161) / T60 = (45 * 0,161) / 0.5 = 14.49 
 
Si  può  associare  alla  superficie  di  15  metri  quadri  del  soffitto  un  qualsiasi  materiale  con  proprietà 
fonoassorbenti, che abbia un coefficiente di fonoassorbimento minimo per esempio  (a 440 Hz) α=0,83 per 
metro  quadro  (tipo  pannello  acustico  in  tessuto  Decho  Frame). 
 
A=(pavimento 15mq*0,02) + (soffitto 15mq*0,83) + (pareti 48mq*0,05)=15.15 
e rieseguendo la Formula di Sabine: 
 
T60 = 0,161 * (45/15.15) = 0.48 secondi come richiesto. 
 

 
 
Pertanto  per  correggere  acusticamente  la  stanza  in  esame  è  possibile  raggiungere  un  tempo  di  riverbero 
ottimale per le medie frequenze del pianoforte realizzando un controsoffitto pari alla superficie del soffitto 
con  un qualsiasi materiale con coefficiente di fonoassorbimento minimo pari  α=0,83.   
Diffusori acustici 
I  diffusori  acustici  sono  una  forma  di  trattamento  acustico  che  disperde  i  riflessi  anziché  assorbirli.  La 
diffusione  consente  di  controllare  i  riflessi  della  stanza  senza  eliminarli  completamente.  I  diffusori  sono 
principalmente per stanze più grandi, è possibile mettere dei diffusori sulle sezioni superiori delle pareti e 
sul soffitto. 
 

5) ISOLAMENTO ACUSTICO DI UNA STANZA 
Per isolamento acustico si intendono gli interventi volti a limitare la trasmissione di rumore tra un ambiente 
e  un  altro.  L’isolamento  acustico  si  ottiene  realizzando  delle  contro  pareti  o  delle  pareti  divisorie,  un 
pavimento flottante disaccoppiato dal massetto esistente e un soffitto sospeso su clip elastiche.  Si tratta 
quindi  di  un  intervento  piuttosto  complesso  e  delicato,  sicuramente  più  impegnativo  che  posizionare  dei 
pannelli fonoassorbenti sulle pareti. Per raggiungere questi obiettivi la soluzione migliore sarebbe quella di 
realizzare  un  doppio  involucro,  la  cosiddetta  box  in  a  box,  con  doppie  strutture  verticali  e  orizzontali, 
completamente  disaccoppiate  in  modo  da  annullare  le  trasmissioni  laterali  del  suono.  La  scatola  nella 
scatola – box in box ‐ , infatti, è una tecnica di costruzione che consente di isolare uno spazio all'interno di 
uno spazio più ampio, da rumori e vibrazioni estranei ed indesiderati. In particolare la tecnica prevede la 
costruzione  di  una  stanza  all'interno  di  una  stanza,  in  modo  che  l’ambiente  interno  sia  isolato 
acusticamente  dall'esterno.  Ciò  comporta  la  necessità  di  isolamento  delle  pareti,  del  pavimento  e  del 
soffitto della scatola interna e l'utilizzo di supporti resilienti per evitare collegamenti rigidi tra componenti 
edilizi.  Non  sempre  però  in  un  ambiente  di  civile  abitazione  è  possibile  realizzare  un  doppio  involucro 
completo  a  causa  della  preesistenza  delle  strutture  di  involucro  dell’edificio  e  dei  volumi  a  disposizione, 
talvolta ridotti. È comunque possibile incrementare le prestazioni fonoisolanti di singoli componenti edilizi 
attraverso  la  realizzazione  di  contro‐strutture  (contro  pareti,  controsoffitti,  pavimenti  sopraelevati).  Per 
isolare  una  sala  serve  un  intervento  complesso.  E’  necessario    inevitabilmente  creare  delle  contro  pareti 
con  cartongesso, barriere  acustiche  pesanti,  e  materiali  fonoassorbenti  (tipo  lana  di  roccia  (  o fibra  di 
poliestere, o Isolmix ). Ecco un esempio basico di contro parete isolante :  
 

Nella contro parete sopra sono presenti dei materiali fonoassorbenti ma sono in intercapedine. Quindi un 
materiale fonoassorbente ( lana di roccia, fibra di poliestere,  Isolmix, fibra di canapa ) non isola da solo ma 
viene  inserito  all’interno  di  una  contro  parete  isolante  ad  alta  massa  per aumentare  l’isolamento 
acustico. Un materiale fonoassorbente è necessario per creare una struttura isolante ma non è sufficiente 
da solo.  
Esempio schematico di un doppio involucro, la cosiddetta box in a box 
 

 
 

 
 
Bibliografia: 
‐ Sergio cingolani, Renato Spagnolo 
‐ www.acustico.com 
‐ portale agenti fisici 
‐ openprof 
 

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