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Il campo sonoro negli spazi confinati diventa ancora più complesso quando
si realizzano condizioni particolari che influiscono sulla distribuzione dell’energia
nell’ambiente.
All’interno di un ambiente a forma di parallelepipedo si consideri una sor-
gente sonora che emette un tono puro, la cui propagazione può essere rappresentata
da un’onda sinusoidale. Se le pareti si assumono rigide, per soddisfare le condizioni
al contorno l’onda sonora riflessa deve avere una pressione uguale a quella
dell’onda incidente, ma con verso di propagazione opposto. Inoltre, sempre a causa
della rigidezza delle pareti, la velocità delle particelle (risultante dalla sovrapposi-
zione dell’onda incidente e di quella riflessa), dovrà essere istante per istante uguale
a zero, il che, in virtù del legame che intercorre fra velocità e pressione acustica,
comporta anche che la pressione acustica risultante abbia sempre una derivata nulla
(ovvero assuma valore massimo o minimo in corrispondenza della superficie).
Come conseguenza di ciò ad una distanza di /4 dalla parete (e in tutti i multipli
interi) la pressione acustica assumerà sempre valore nullo e, per contro, la velocità
delle particelle assumerà valore massimo (Figura 1.6). Ora se due superfici rigide
sono disposte parallelamente e ad una distanza pari ad un multiplo intero della semi-
lunghezza d’onda /2, l’onda sonora verrà mutuamente riflessa “ritornando su se
stessa” e dando luogo ad un “onda stazionaria” per la quale la disposizione dei nodi
e dei ventri rimane fissa, anche se nei ventri si avrà comunque variazione di pres-
sione, e quindi intensità massima, mentre nei nodi l’intensità sarà costantemente
nulla.
Acustica 70
3
4 f
N V (1.5)
3 c
Figura 1.8 - Matrice spaziale dei punti rappresentativi dei modi normali corrispondenti alle
terne nx, ny e nz.
maggiore fS è minore ed è più facile ottenere una più uniforme distribuzione dei
modi normali e, quindi, caratteristiche acustiche più omogenee.
Quanto detto si riferisce ad onde sinusoidali, vale a dire a toni puri, che nei
casi pratici si riscontrano raramente. Va ricordato, però, che ogni fenomeno perio-
dico può essere analizzato sviluppandolo in una serie di onde sinusoidali di varia
ampiezza e frequenza (serie di Fourier). Poiché la maggior parte dei segnali vocali
e musicali hanno caratteristiche di periodicità, la propagazione di questi suoni negli
ambienti confinati va studiata con riferimento alle componenti sinusoidali, per cui
c’è da aspettarsi che per alcune frequenze compaia il fenomeno della risonanza e di
conseguenza il rischio di anomalie nella distribuzione dei livelli sonori e degli altri
parametri acustici.
Nel caso di un ambiente confinato di forma rettangolare con superfici rigide,
per avere buona distribuzione dei modi normali di vibrazione conviene evitare rap-
porti interi tra altezza, larghezza e lunghezza. Esistono numerose regole pratiche
che suggeriscono rapporti ottimali fra le dimensioni dell’ambiente ma non sempre
esse assicurano i migliori risultati. Parimenti utile può essere la modifica della
forma dell’ambiente variando le frequenze dei modi normali di vibrazione, che di-
ventano molto difficili da calcolare. Tuttavia, pur variando la forma dell’ambiente,
il numero totale dei modi di vibrazione si può ancora calcolare con l’Eq. 1.5, nei
limiti dell’approssimazione da questa fornita.
È utile tener presente che le irregolarità nella forma e nella distribuzione dei
materiali possono rendere la risposta in frequenza dell’ambiente più uniforme a
patto che le irregolarità siano di dimensioni paragonabili con la lunghezza d’onda
del suono. Per questa ragione inclinazioni più o meno lievi delle pareti, come pure
le decorazioni su esse presenti, i pilastri e simili non sono in grado di modificare
significativamente le frequenze più basse dei modi di vibrazione. Il ricorso all’in-
clinazione delle pareti, ad esempio (Figura1.9) non solo non elimina il problema
della presenza di nodi e ventri, ma rende l’individuazione della loro posizione molto
più complessa e imprevedibile, risultando perciò addirittura controproducente in
certi casi.
Figura 1.9 - Diversa distribuzione dei livelli di pressione in due ambienti di uguale superfi-
cie (35 mq) ma di forma diversa
Acustica 74
Figura 1.10 - Diagramma di Bolt per l'individuazione delle migliori proporzioni di un am-
biente assumendo l’altezza di valore unitario
L’analisi del percorso seguito da un raggio sonoro dopo che è stato emesso
da una sorgente comporta la determinazione di tutte le riflessioni che il suono subirà
nell’ambiente da parte delle pareti, del soffitto ed, eventualmente, anche del pavi-
mento fino a che il suono non si estingue. Ciò accade immediatamente se il suono
Acustica 75
incide su una superficie perfettamente assorbente, oppure, dopo un certo tempo, per
effetto dell’energia assorbita di volta in volta dalle pareti.
Per studiare i percorsi del suono può essere molto utile, se le pareti che deli-
mitano l’ambiente sono piane, impiegare il metodo delle immagini. Questo può es-
sere applicato per determinare dapprima le sorgenti immagine del primo ordine,
cioè tutte le immagini speculari della sorgente reale relative a ciascuno dei piani
che delimitano l’ambiente. Fatto ciò si possono determinare le sorgenti immagine
del secondo ordine, cioè le immagini speculari delle sorgenti del primo ordine rela-
tive ai rimanenti piani (Fig. 1.11). Procedendo così, è possibile tracciare il percorso
del suono dopo un numero di riflessioni pari all’ordine delle sorgenti immagine
individuate.
Il numero delle sorgenti del secondo ordine sarà pari al numero di quelle del primo
ordine moltiplicato per il numero dei piani diversi da quello a cui si riferisce la
sorgente immagine, quindi si avranno N(N – 1) sorgenti del secondo ordine. Quelle
del terzo ordine saranno quindi N(N – 1)(N – 1), e così via, per cui le sorgenti im-
magine di ordine i saranno N(N – 1)i–1. Pertanto per ambienti di forma non semplice
la ricerca delle sorgenti immagine richiede una elaborazione che può essere con-
dotta solo con l’ausilio di calcolatori. Per ambienti di forma semplice, invece, le
sorgenti immagini si dispongono in strutture spaziali regolari in cui a ciascuna sor-
gente è associato anche un ambiente immagine (Fig. 1.12).
dove A è un termine costante (pari a W/4c) che corrisponde alla densità di energia
acustica emessa dalla sorgente associata al raggio. Se si considera l’insieme delle
riflessioni che arrivano all’istante t, combinando la Eq. (1.7) e la Eq. (1.8), la densità
di energia complessiva sarà pari a:
Wdt
wdN exp mc n ln(1 ) t , (1.9)
V
essendo Wdt l’energia associata all’impulso, sia ha che Wdt/V è pari alla densità di
energia iniziale emessa nell’ambiente dalla sorgente impulsiva, e quindi:
w(t) w0 exp mc nln(1)t . (1.10)
L’unico termine da esplicitare nella Eq. (1.10) è il numero di riflessioni (o di
attraversamenti di pareti) che avvengono in un secondo. Se si ritengono valide le
ipotesi di campo sonoro perfettamente diffuso, secondo cui il suono incide sulle
pareti secondo tutte le possibili direzioni, si può dimostrare che il numero medio di
riflessioni per secondo è pari a:
cS
n , (1.11)
4V
dove S è la superficie totale delle pareti che delimitano l’ambiente. Questo parame-
tro è molto importante perché ci permette di risalire ad un’altra grandezza caratte-
ristica dell’ambiente, cioè il cammino libero medio (l), definito come la distanza
mediamente percorsa da un raggio sonoro fra una riflessione e la successiva. Se n è
il numero di riflessioni in un secondo allora 1/n è l’intervallo di tempo che inter-
corre fra una riflessione e la successiva, quindi la distanza percorsa in tale intervallo
di tempo risulta c/n, e quindi l = 4V/S.
Sostituendo n nella Eq. (1.10) è possibile ottenere la formulazione definitiva
della legge di variazione della densità di energia acustica in funzione del tempo:
4mV S ln(1 )
w(t ) w0 exp ct . (1.12)
4V
Per caratterizzare con un singolo numero il decadimento sonoro del campo
diffuso si introduce il tempo di riverberazione (T60), definito come il tempo neces-
sario affinché l’energia del campo sonoro si riduca ad un milionesimo del suo va-
lore iniziale. Dalla Eq. (1.12) si può quindi ricavare:
1 24V ln10
T60 , (1.13)
c 4mV S ln(1 )
da cui, assumendo c = 343 m/s, e raggruppando i termini costanti si ottiene:
V
T60 0.161 . (1.14)
4mV S ln(1 )
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Figura 1.14 – Densità di energia per segnale emesso (sopra) e segnale ricevuto (sotto) nel
caso di una sorgente sonora impulsiva (sinistra) e continua (destra)
Per poter derivare anche in questo caso una relazione fra densità di energia e
tempo è necessario dapprima ricavare il valore della densità di energia in condizioni
stazionarie. In tali condizioni la densità di energia presente nell’ambiente è data
dalla somma di due contributi, quello diretto wD e quello riverberante wR. Il primo
può essere agevolmente determinato a partire dalla potenza W emessa dalla sorgente
tenendo conto delle relazioni che sussistono fra densità di energia e intensità acu-
stica, per cui wD = W / (4cr2). Nel caso del campo sonoro riverberante la densità
di energia non dipende dalla distanza del punto di osservazione dalla sorgente e può
essere calcolata con buona approssimazione con la relazione:
4W
wR , (1.16)
cA
dove A [m2] è l’assorbimento totale dell’ambiente dato dall’Eq. (1.15).
La densità di energia sonora totale, w [J/m3] si ottiene sommando gli effetti
del campo sonoro diretto e di quello riverberante:
W 1 4
w wD wR , J/m3 (1.17)
c 4r 2
A
La Eq. (1.17) può essere espressa in termini di pressione efficace e poi in
termini di livelli di pressione, ottenendo:
1 4
L p LW 10log10 , dB (1.18)
4r 2 A
Riportando in grafico l’andamento dei due campi descritti e del campo sonoro
totale, si può notare che quello diretto è prevalente in prossimità della sorgente,
mentre a distanza prevale quello riverberante (Fig. 1.18). Il punto in cui i due con-
tributi si uguagliano, denominato distanza critica, dipende esclusivamente dal
grado di assorbimento acustico delle superfici che delimitano l’ambiente. Tanto
maggiore sarà quest’ultimo, tanto più la propagazione approssimerà le condizioni
Acustica 81
delle consonanti, noto come Articulation loss (ALcons), che è strettamente correlato
all’intelligibilità della parola e che sarà analizzato più in dettaglio nel seguito.
Figura 1.16 - Andamento della distanza critica in funzione del volume (V) e del tempo di
riverberazione (T). Se la sorgente sonora è direttiva è necessario leggere il valore incre-
mentato della quantità indicata dal cursore posto a destra in funzione della direttività.
4mV S ln(1 )
w(t ) w0 exp ct , (1.23)
4V
del tutto equivalente alla Eq. (1.9), con la sola differenza che in questo caso w0 è la
densità di energia in condizioni stazionarie, mentre nel caso precedente era la den-
sità di energia iniziale emessa dalla sorgente impulsiva.
La Eq. (1.21) può essere riscritta in termini di livello di pressione sonora ot-
tenendo:
4 .34 c
L p (t ) L p 4 mV S ln(1 ) t (1.24)
4V
dove Lp è il livello di pressione che si instaura nell’ambiente in condizioni stazio-
narie dato dall’Eq. (1.15). In virtù di quanto detto anche il tempo di riverberazione
che si ricava a partire dalla interruzione del funzionamento di una sorgente sonora
è equivalente a quello ottenibile a partire da un impulso e può essere espresso me-
diante la stessa Eq. (1.11). Facendo riferimento alla Eq. (1.22) si può anche definire
il tempo di riverberazione come il tempo necessario affinché il livello di pressione
sonora in un ambiente decresca di 60 dB dopo l’interruzione di una sorgente sonora
di tipo stazionario.
1
asab i Si .
S i
(1.27)
Espresso in funzione delle aree superficiali (Si) coperte dai diversi materiali e
dei corrispondenti coefficienti di assorbimento (i). Analogamente, a partire
dall’Eq. (1.27) è possibile esprimere l’esponente di assorbimento calcolato secondo
la formula di Eyring, in base alla quale il tempo di riverberazione si annulla del
tutto quando l’esponente di assorbimento è uguale ad uno:
aEyr ln(1 aSab) . (1.28)
Nel corso del tempo sono state proposte diverse altre modifiche alle formule
già citate, cercando in particolare di adattarle alle specifiche condizioni incontrate
nella realtà, e soprattutto per cercare di fare fronte alla disuniforme distribuzione
dell’assorbimento all’interno degli ambienti. Fra le diverse formule proposte una
sufficientemente accurata è quella di Arau-Purchades secondo cui gli esponenti di
assorbimento vengono calcolati separatamente nelle tre direzioni e pesati in base
all’area delle superfici:
a ArP [ ln(1 x )]Sx / S [ ln(1 y )]Sy / S [ ln(1 z )]Sz / S , (1.29)