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6 L’isolamento acustico
6.1 Introduzione
Alla fine del precedente capitolo si è visto come il principale impiego dei
materiali fonoassorbenti sia quello di rimuovere l’energia acustica da un ambiente
rendendolo di conseguenza meno riverberante. Si potrebbe (erroneamente) pensare
che un materiale in grado di assorbire una quota significativa dell’energia acustica
incidente possa, se interposto fra due ambienti, anche impedire il passaggio del
suono dall’uno all’altro. Tuttavia ciò non è purtroppo vero, dal momento che il
coefficiente di assorbimento misura quanta parte dell’energia acustica incidente non
torna nell’ambiente di origine, ma nulla ci dice circa la sorte dell’energia scom-
parsa. Infatti, una parte di essa rimarrà certamente intrappolata nel materiale stesso,
ma una parte, piccola quanto si vuole, potrà comunque finire nell’ambiente adia-
cente.
Pertanto, nella trattazione della trasmissione del suono che si propaga per via
aerea attraverso una struttura, diventa indispensabile riferirsi al concetto di coeffi-
ciente di trasmissione τ (che misura il rapporto fra l’energia acustica trasmessa e
quella incidente) e al suo equivalente logaritmico, il potere fonoisolante R, misurato
in decibel [dB]. Per chiarire ulteriormente la differenza fra assorbimento e trasmis-
sione basti pensare che un materiale rigido che riflette buona parte dell’energia in-
cidente è caratterizzato da un modesto coefficiente di assorbimento acustico mentre
può comportarsi da buon isolante acustico, dal momento che l’energia trasmessa
sarà solo una frazione ancora più piccola di quella assorbita.
Ora è importante osservare che quanto detto vale se la trasmissione è aerea,
cioè se l’elemento che stiamo esaminando è solo il tramite di una perturbazione
acustica che ha avuto origine in uno dei due ambienti che esso divide senza intera-
zioni dirette con la struttura. In questo secondo caso l’impatto fra la sorgente sonora
e la struttura (ad esempio dovuto ai passi o alla caduta di oggetti) svolge un ruolo
determinante nella generazione e nella trasmissione del suono, motivo per cui la
trasmissione di suoni impattivi, di cui il calpestio è il principale esponente in ambito
edilizio, richiede una trattazione a sé stante e viene valutata attraverso la misura del
livello sonoro prodotto nell'ambiente da una sorgente di riferimento e detto livello
di calpestio normalizzato, Ln. La partecipazione della struttura alla genesi del ru-
more favorisce la sua propagazione e la sua irradiazione negli ambienti confinanti,
tant’è che il rumore prodotto da una macchina poggiata su un pavimento si trasmette
nell’ambiente sottostante sia per via diretta (per effetto delle vibrazioni indotte dalla
Acustica 86
macchina al pavimento), sia per via indiretta (per effetto del rumore aereo irradiato
nell’ambiente in cui la macchina è installata che si trasmette attraverso la struttura
di separazione). Quale contributo risulti più determinante sul livello sonoro pro-
dotto nell’ambiente disturbato dipende dalle caratteristiche di isolamento della
struttura su cui la macchina è posta.
Al di là della diversa origine della perturbazione (aerea o impattiva), la tra-
smissione di energia sonora in un ambiente diverso è comunque il risultato della
risposta dinamica del sistema alla perturbazione indotta e dell'efficienza con cui le
vibrazioni strutturali vengono convertite in energia acustica, tant’è che, come si ve-
drà, è possibile mettere in relazione il potere fonoisolante di un elemento con il
livello di calpestio da esso generato. Per meglio comprendere i meccanismi di tra-
smissione, sebbene una trattazione dettagliata esuli dagli scopi di questo testo, è
comunque necessario definire alcune grandezze atte a caratterizzare il comporta-
mento di una struttura sollecitata dall’esterno.
In primo luogo è necessario precisare che mentre nella propagazione del
suono nell'aria le onde sonore sono di tipo longitudinale, cioè caratterizzate da un
moto oscillatorio che avviene nella stessa direzione di propagazione (Fig. 1.1), nei
solidi la presenza di tensioni di taglio determina l'insorgere di altri tipi di onde
(come quelle quasi longitudinali, quelle trasversali e quelle flessionali) di cui le
ultime costituiscono la tipologia di maggiore interesse nello studio della trasmis-
sione sonora (Fig. 4.1).
Figura 4.1 Diverse tipologie di onde che possono instaurarsi in un solido: a) onde quasi
longitudinali; b) onde trasversali; c) onde flessionali pure
Per cui, quale che sia lo spessore h della piastra, per frequenze inferiori a fB
si può comunque continuare ad esaminare il fenomeno riferendosi alla più semplice
teoria delle piastre sottili. Alcuni valori di frequenza critica per materiali di uso
comune in edilizia sono stati ricavati a titolo di esempio in Tabella 4.1. Come si
può osservare, per pareti di elevato spessore la frequenza fB può rientrare nel campo
delle frequenze di interesse, mentre per lastre sottili (vetro, gesso) essa è normal-
mente molto alta. Al contrario, per queste ultime, è la frequenza di coincidenza a
rientrare nel campo delle frequenze di interesse.
Tabella 4.1. Caratteristiche meccaniche e frequenze caratteristiche di diverse tipologie di
materiali edili
Densità E Modulo di cL h fC fB
(kg/m3) (109 Pa) Poisson (m/s) (cm) (Hz) (Hz)
Calcestruzzo 15 106 1346
2300 36 0.2 4038
Calcestruzzo 30 53 673
Calcestruzzo aerato 1300 4.8 0.2 1745 15 245 582
Cartongesso 850 4.1 0.3 2302 1.3 2146 8855
Vetro 2500 60 0 4899 0.5 2622 48990
1
Ricordiamo che per una lastra di spessore h, B = [E / (1-υ2)] [h3/12]
Acustica 88
tende asintoticamente verso il valore unitario. Per lastre di dimensione finita in cui
le vibrazioni siano indotte da un campo sonoro diffuso esistono numerose relazioni
analitiche (formula B.2 della UNI EN 12354-1) che riprendono l'andamento mo-
strato in Fig. 4.2 mostrando però valori più elevati al disotto della frequenza critica.
Figura 4.2 Andamento del fattore di radiazione σ in funzione del rapporto fra frequenza (f)
e frequenza critica (fC) (da Maidanik (1962))
τ = Wt W , (4.7)
i
Figura 4.4. Potenza acustica incidente (Wi) e trasmessa (Wt) da una parete
Figura 4.4 Determinazione del potere fonoisolante R della parete divisoria a partire dal
calcolo della differenza di livello fra ambiente disturbante (LS) e disturbato (LR)
La potenza acustica incidente sulla faccia della parete divisoria di area S sarà:
W S = IS S , (4.11)
Dove l’intensità IS può essere espressa come l’energia che incide sull’insieme
delle superfici dell’ambiente nell’unità di tempo, ottenuta moltiplicando la densità
di energia acustica (w) per il volume dell’ambiente (V) e per il numero di riflessioni
Acustica 91
che avvengono nell’unità di tempo (pari a cSt/4V) e, infine, dividendo per la super-
ficie totale dell’ambiente (St), si ottiene:
wc pS2
WS = IS S = S= S , (4.12)
4 4ρ 0c
Sul lato ricevente invece la potenza trasmessa potrà essere calcolata in modo
analogo, tenendo conto che in condizioni stazionarie essa dovrà eguagliare la po-
tenza assorbita dalle pareti che delimitano l’ambiente (il cui assorbimento acustico
complessivo sia A):
p R2
WR = IR A = A . (4.13)
4ρ 0c
Un altro aspetto pratico che è importante puntualizzare subito, anche per evi-
tare di fare confusione con quanto visto per stimare il contributo della trasmissione
laterale, è la valutazione del potere fonoisolante di un componente edilizio costi-
tuito da più elementi, ciascuno con un diverso potere fonoisolante (un tipico esem-
pio è quello di una facciata in cui sia presente una finestra). In questo caso l'ipotesi
semplificativa alla base del metodo di calcolo è che ciascun elemento contribuisca
alla potenza acustica trasmessa in proporzione sia al valore di τ sia all'area coperta.
Alla luce di ciò il coefficiente di trasmissione medio τ viene determinato come
media ponderata dei coefficienti di trasmissione dei diversi elementi, assumendo
come "peso" l'area della superficie di pertinenza:
τ=
∑S τ = ∑S τ
i i i i
, (4.19)
∑S i
S 0
Figura 4.5 Grafico per il calcolo del potere fonoisolante medio (R) per una parete composta
da elementi con aree S1 e S2 e poteri fonoisolanti R1 e R2. Individuata la differenza R1 – R2
e il rapporto S1 / S2 si individua il valore dell’incremento da sommare a R1
Il potere fonoisolante per una parete monostrato può essere determinato una
volta che sia noto il campo delle onde flessionali indotte dall’eccitazione (trasmessa
per via aerea) e in funzione del quale è poi possibile determinare la potenza acustica
irradiata nell’ambiente ricevente. Il campo vibrazionale della struttura è dovuto a
due distinte componenti: un campo di vibrazioni forzate (non risonanti) impresso
alla parete dal campo sonoro esterno e un campo risonante, dovuto ai modi normali
Acustica 94
eccitati dalle riflessioni provenienti dal contorno. La soluzione rigorosa di tale si-
stema è piuttosto complessa, pertanto si è soliti considerare solo la trasmissione
aerea dovuta ad un campo sonoro diffuso.
In primo luogo, allo scopo di raccogliere utili informazioni di carattere gene-
rale, è conveniente riferirsi al caso di una parete singola infinitamente estesa e sot-
tile su cui incide perpendicolarmente una pressione acustica p.
Una ulteriore semplificazione può essere ottenuta ipotizzando che la parete si
comporti come una membrana per cui la sua impedenza acustica sia dovuta solo
alla massa superficiale m’ [kg/m2]. In tal caso è abbastanza agevole dimostrare che
il coefficiente di trasmissione τ è uguale al coefficiente di assorbimento α e, in caso
di incidenza normale, è pari a:
1
τ = 2
, (4.21)
ωm′
1 +
2Z 0
potere fonoisolante che però tende invece ad aumentare quando la frequenza si ri-
duce ulteriormente e si entra nel campo di frequenze governato dalla rigidezza della
lastra. In realtà però tali fenomeni si verificano a frequenze molto basse e normal-
mente al di fuori dell’intervallo di interesse pratico.
Figura 4.6 Andamento schematico del potere fonoisolante in funzione della frequenza
Figura 4.8 Fenomeno della coincidenza in funzione del diverso angolo d’incidenza del
suono. Quando il suono incide in modo radente sulla parete la frequenza coincide con
quella di coincidenza e aumenta man mano che l’angolo diminuisce in virtù della “traccia”
più ampia proiettata dall’onda incidente
Figura 4.9 Andamento del potere fonoisolante di una parete omogenea in funzione dell’an-
golo di incidenza della radiazione sonora.
Come mostra il diagramma di Figura 4.6 una volta superata la frequenza cri-
tica il potere fonoisolante tende a crescere con una pendenza maggiore che, a suffi-
ciente distanza da fC e in campo diffuso si aggira intorno ai 9-10 dB per ottava,
dipendendo molto dallo smorzamento totale (η) della parete.
Nella realtà, al disopra della zona dominata dallo smorzamento il potere fo-
noisolante non cresce in maniera indefinita come sembrerebbe dall’applicazione dei
modelli teorici. L’analisi dei valori sperimentali mostra infatti una stabilizzazione
del potere fonoisolante legato all’instaurarsi di fenomeni di risonanza (dovuti ad
onde non più flessionali ma longitudinali e di taglio) all’interno dello spessore
stesso della parete (e perciò detti risonanze di spessore). Secondo Cremer (1973),
così come riportato da Hopkins (2007), la frequenza oltre la quale si verifica questa
stabilizzazione è pari a quattro volte la frequenza limite (fB)per onde flessionali pure
per piastre sottili (Eq. 4.4). Tenendo conto dei valori riportati in Tabella 4.1 si vede
che per pareti sottili ciò avviene a frequenze elevate e al di fuori del campo di inte-
resse usuale, ma se lo spessore è superiore ai 15-20 cm è probabile che tali risonanze
possano manifestarsi a frequenze sotto i 5 kHz.
una parete con potere fonoisolante R, si otterrebbe, nel migliore dei casi, un incre-
mento di R di 6 dB, mentre raddoppiando la parete (con interposta intercapedine) è
possibile conseguire anche il raddoppio di R. La relazione trovata mostra anche il
ruolo decisivo che l’assorbimento acustico presente nell’intercapedine svolge. In-
fatti, introducendo un assorbimento almeno pari alla superficie S della parete si può
conseguire un potere fonoisolante anche superiore a 2R, sempre che l'intercapedine
sia abbastanza ampia da consentire l'instaurarsi di un campo sonoro diffuso al suo
interno.
Tale ipotesi non è però realizzabile in pratica, dal momento che comporte-
rebbe un dispendio di spazio non commisurato ai vantaggi acustici conseguibili. La
soluzione normalmente adottata in questi casi è l'impiego di una parete composta
da più strati separati da una intercapedine d'aria di pochi centimetri riempita o meno
di materiale fonoassorbente poroso. In tale configurazione alle basse frequenze la
distanza fra i due strati di parete è troppo piccola rispetto alla lunghezza d'onda e,
anche in presenza di materiali porosi, i due strati risulteranno “accoppiati” dalla
rigidezza dell'aria presente nella cavità. In altre parole, ammettendo di trovarsi nella
porzione dello spettro in cui la trasmissione dipende dalla massa, la doppia parete
si comporterà come una parete semplice il cui spessore sia stato raddoppiato (ov-
vero si avrà un incremento di 6 dB del suo potere fonoisolante) (Fig. 4.12).
Figura 4.12 Confronto fra il potere fonoisolante di una parete monostrato e quello di una
parete doppia composta da due strati identici alla parete monostrato.
Per una parete sia le masse sia la rigidezza possono essere riferite all'unità di
superficie. In particolare la rigidezza per unità di superficie di uno strato elastico
Acustica 100
1 1 1
f0 = 60 + , (4.28)
d m1′ m2′
Essendo m’1 e m’2 le masse superficiali dei due strati di parete. Al disopra di
questa frequenza si osserva un rapido incremento del potere fonoisolante con una
pendenza teorica di 18 dB/ottava. Il confronto con dati sperimentali mostra tuttavia
che oltre una certa frequenza fd ≈ 55/d (corrispondente alla frequenza di risonanza
dell'intercapedine), la pendenza si riduce a 12 dB/ottava, sebbene non sempre ciò
sia evidente in virtù della sovrapposizione con la zona in cui prevale l'effetto di
coincidenza.
È possibile schematizzare quanto visto secondo il modello proposto da Sharp
(1978), secondo cui:
RM f < f0
R = R1 + R 2 + 20 log( fd ) − 29 , f0 < f < fd , (4.29)
R1 + R 2 + 6 f > fd
1
Per uno strato di aria di spessore d la rigidità dinamica è pari a ρ0c02 / d.
Acustica 101
Figura 4.13 Confronto fra i poteri fonoisolanti di una doppia parete in lastre di cartongesso
da 13 mm, separate da un’intercapedine da 150 mm, in funzione del diverso grado di riem-
pimento della cavità.
Figura 4.14 Andamento del potere fonoisolante di una parete doppia con collegamenti
strutturali di tipo lineare confrontato con l’andamento ideale proprio di due pareti indipen-
denti.
dove b è la distanza fra i centri dei montanti e fc,l è la frequenza critica modi-
ficata, dipendente dalle frequenze critiche dei singoli strati fC1 e fC,2 e dalle masse
superficiali m’1 e m’2:
2
m′ f + m′ f
fc ,l =
1 c ,2 2 c ,1
(4.31)
m1′ + m 2′
Quando l'applicazione avviene in modo che i due strati di parete restino di fatto
indipendenti l'uno dall'altro il trattamento analitico segue quanto già visto in prece-
denza, dal momento che la frequenza del sistema massa-molla-massa può essere
determinata con l'Eq. 4.28 e il potere fonoisolante risultante mediante le Eq. 4.29.
Tuttavia, nel caso dei placcaggi, risulta utile esprimere la variazione ∆R che essi
apportano rispetto al potere fonoisolante R1 della parete non trattata. Secondo il
metodo di Sharp, l’andamento di ∆R è quello riportato in Figura 4.15, per cui al
disopra di fd l’incremento è pari a R2+6 dB. Tuttavia qualora il placcaggio venga
applicato a diretto contatto con la parete da trattare, mediante supporti continui ri-
gidi si avrà che l'energia acustica trasmessa risulterà dalla somma di due contributi,
uno dovuto alla trasmissione attraverso la cavità e uno dovuto alla trasmissione
delle sollecitazioni attraverso i giunti strutturali. Poiché la frequenza di coincidenza
del pannello leggero sarà realisticamente molto alta, tutte le sollecitazioni vibrazio-
nali trasmesse dai giunti daranno luogo a un campo di onde flessionali che saranno
le principali responsabili della riduzione di ∆R. Tenendo conto di quanto detto in
precedenza ∆R segue un iniziale incremento di 12 dB/ottava a partire da f0, tuttavia,
non si osserva alcuna transizione in corrispondenza della frequenza fd, con succes-
sivo incremento di 6 dB/ottava, ma appare un plateau corrispondente a un valore
limite ∆Rmax calcolato con l’Eq. 4.30. In prossimità della frequenza di coincidenza
propria del placcaggio il valore di ∆R subisce poi un ulteriore diminuzione.
Figura 4.15 Incremento del potere fonoisolante dovuto a placcaggi acustici con e senza
connessioni strutturali.
Figura 4.18 Misura del livello di calpestio in laboratorio (a) e in sito (b), dove il contributo
della trasmissione laterale determina un incremento nei livelli misurati
F ∝ fSm I 2 gH (4.44)
La potenza ad essa trasmessa può essere calcolata ricordando che la velocità
impressa alla struttura per effetto della forza F può essere espressa mediante il con-
cetto di impedenza (in analogia con quanto detto per la pressione e la velocità nel
Cap. 1, Eq. 1.3), come u = F/Z, per cui:
T ~
1 F2
Wmec = ∫ F ⋅ udt = (4.45)
T0 Z
Dove, per una piastra piana indefinita, l’impedenza Z dipende solo dalla rigi-
dezza flessionale dell’elemento:
Z = 8 B ρ h = 2 .3 E ρ h 2
(4.46)
Da questa relazione emerge che quanto più rigido sarà l’elemento strutturale
tanto minore sarà la velocità con cui esso entrerà in vibrazione e, di conseguenza,
la potenza meccanica ad esso trasmessa dall’impatto.
A questo punto, una volta nota la velocità con cui la struttura vibra per effetto
dell’impatto è possibile determinare anche la potenza acustica irradiata da esso ne-
gli ambienti limitrofi (e in particolare in quello sottostante). Tale potenza è il risul-
tato della somma di due contributi: uno dovuto al campo flessionale vicino al punto
di sollecitazione (significativo solo per frequenze minori di quella critica fC) e l'al-
tro dovuto al campo flessionale riverberante che si instaura in una piastra di dimen-
sioni finite per effetto delle riflessioni provenienti dai bordi e dipendente, per il
tramite del fattore di radiazione σ dal valore efficace della velocità di oscillazione
u (Eq. 4.6) :
W rad = W vicino + W riv = W vicino + ρ 0 c 0 S u~ 2 σ (4.47)
Come detto, il primo termine ha una certa rilevanza solo a frequenze inferiori
a quella critica, la quale però per strutture massicce assume valori piuttosto bassi,
per cui è ragionevole approssimare la potenza irradiata al solo contributo riverbe-
rante. Questo dipende evidentemente dal fattore di radiazione (il quale però al di-
sopra della frequenza critica assume valore unitario), mentre esplicitando la velocità
di vibrazione in funzione delle caratteristiche meccaniche dell’elemento e della
forza agente (nota) è possibile giungere (mediante calcoli che esulano dagli scopi
del testo), alla seguente relazione:
fC
W rad ∝ . (4.48)
m ′ 2η
f
Ln ≈ 10 log 2c + 82 , dB (4.49)
m′ η
Se si ipotizza che lo smorzamento sia indipendente dalla frequenza anche il
livello sonoro generato nell'ambiente lo sarà, tuttavia misure sperimentali del fat-
tore di smorzamento evidenziano una certa dipendenza dalla frequenza, schematiz-
zabile, per superfici dure o cementizie, con la relazione proposta da Craik (1981):
1
η= + 0.015 (4.50)
f
Figura 4.19 Confronto fra valori sperimentali e valori teorici del livello normalizzato di cal-
pestio relativo ad un tipico solaio latero cementizio (m’ = 270 kg/m2, fC = 120 Hz, η calcolato
secondo l’Eq. 4.50)
in un punto della struttura e la forza stessa può essere dedotta dalla conoscenza dello
stato di eccitazione indotto sulla struttura da una sorgente sonora posta nel mede-
simo punto in cui era precedentemente posto il ricevitore.
In altre parole, se il livello di calpestio sta alla forza agente sulla struttura che
lo ha generato come la velocità di oscillazione della struttura sta al campo sonoro
diffuso che lo ha indotto in movimento, e poiché dalla velocità di oscillazione è
possibile ricavare la potenza acustica trasmessa (per il tramite del fattore di radia-
zione), ne consegue che è infine possibile trovare una relazione analitica cha leghi
Ln e R. Senza entrare nei dettagli analitici illustrati da Cremer et al. (1988), facendo
riferimento ai valori espressi in bande di terzi di ottava si ottiene:
L n + R ≈ 30 log f + 38 dB (4.52)
Tale relazione, richiamata anche dalla UNI EN 12354-2 (B.4) può ritenersi
valida fino a 1 kHz a causa dell'influenza della rigidità dello strato superiore del
pavimento, e risulta assai utile per esprimere una delle due grandezze (solitamente
il livello di calpestio) una volta nota l'altra. La relazione mostra una notevole corri-
spondenza con i dati sperimentali a condizione che le trasmissioni laterali siano
trascurabili e che sulla superficie su cui avviene l'impatto on siano in alcun modo
presenti strati elastici di alcun tipo.
Figura 4.20 Confronto fra l’impulso trasmesso ad una struttura rigida priva di rivestimenti
elastici e l’impulso trasmesso ad una struttura rivestita con un materiale elastico che defor-
mandosi maggiormente distribuisce la sollecitazione su un tempo maggiore, modificando
così anche lo spettro del suono emesso
si osserva un andamento assai più prossimo alla pendenza asintotica. Per esprimere
il miglioramento dovuto all'aggiunta di uno strato addizionale si è soliti fare riferi-
mento alla differenza di livello ∆L fra il livello di calpestio normalizzato in assenza
e quello in presenza dell'elemento aggiuntivo. In tal caso l'andamento di ∆L sarà
pari a 0 fino a f0 per poi crescere con pendenza di 12 dB/ottava.
∆ L = 40 log( f / f 0 ) . (4.54)
Figura 4.21 Andamento teorico dell’attenuazione ∆L nel livello di calpestio in funzione della
frequenza normalizzata rispetto alla frequenza di risonanza f0 calcolata con l’Eq. 4.53. La
curva rossa indica l’andamento in assenza di smorzamento interno, mentre la curva trat-
teggiata in blu indica l’andamento asintotico con pendenza di 12 dB/ottava
stanza per stanza (come di regola andrebbe fatto per evitare la trasmissione di suoni
impattivi negli ambienti adiacenti), le minori dimensioni fanno sì che esso non si
comporti come una lastra infinita, ma risenta della riverberazione dovuta alle rifles-
sioni provenienti dai bordi. La conseguenza pratica di questo è che, specie se lo
smorzamento interno non è elevato (e per i massetti a base di sabbia e cemento non
lo è), l’attenuazione cresce con la frequenza con una pendenza di soli 9 dB/ottava:
∆ L = 30 log( f / f 0 ) . (4.55)
Poiché la massa superficiale dello strato portante è notevolmente maggiore di
quella dello strato di finitura è possibile trascurare il secondo termine dell'equazione
e quindi, esprimendo s' in MN/m3, si può approssimare f0 con:
s′
f 0 = 160 . (4.56)
m′