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Acustica 85

6 L’isolamento acustico

6.1 Introduzione

Alla fine del precedente capitolo si è visto come il principale impiego dei
materiali fonoassorbenti sia quello di rimuovere l’energia acustica da un ambiente
rendendolo di conseguenza meno riverberante. Si potrebbe (erroneamente) pensare
che un materiale in grado di assorbire una quota significativa dell’energia acustica
incidente possa, se interposto fra due ambienti, anche impedire il passaggio del
suono dall’uno all’altro. Tuttavia ciò non è purtroppo vero, dal momento che il
coefficiente di assorbimento misura quanta parte dell’energia acustica incidente non
torna nell’ambiente di origine, ma nulla ci dice circa la sorte dell’energia scom-
parsa. Infatti, una parte di essa rimarrà certamente intrappolata nel materiale stesso,
ma una parte, piccola quanto si vuole, potrà comunque finire nell’ambiente adia-
cente.
Pertanto, nella trattazione della trasmissione del suono che si propaga per via
aerea attraverso una struttura, diventa indispensabile riferirsi al concetto di coeffi-
ciente di trasmissione τ (che misura il rapporto fra l’energia acustica trasmessa e
quella incidente) e al suo equivalente logaritmico, il potere fonoisolante R, misurato
in decibel [dB]. Per chiarire ulteriormente la differenza fra assorbimento e trasmis-
sione basti pensare che un materiale rigido che riflette buona parte dell’energia in-
cidente è caratterizzato da un modesto coefficiente di assorbimento acustico mentre
può comportarsi da buon isolante acustico, dal momento che l’energia trasmessa
sarà solo una frazione ancora più piccola di quella assorbita.
Ora è importante osservare che quanto detto vale se la trasmissione è aerea,
cioè se l’elemento che stiamo esaminando è solo il tramite di una perturbazione
acustica che ha avuto origine in uno dei due ambienti che esso divide senza intera-
zioni dirette con la struttura. In questo secondo caso l’impatto fra la sorgente sonora
e la struttura (ad esempio dovuto ai passi o alla caduta di oggetti) svolge un ruolo
determinante nella generazione e nella trasmissione del suono, motivo per cui la
trasmissione di suoni impattivi, di cui il calpestio è il principale esponente in ambito
edilizio, richiede una trattazione a sé stante e viene valutata attraverso la misura del
livello sonoro prodotto nell'ambiente da una sorgente di riferimento e detto livello
di calpestio normalizzato, Ln. La partecipazione della struttura alla genesi del ru-
more favorisce la sua propagazione e la sua irradiazione negli ambienti confinanti,
tant’è che il rumore prodotto da una macchina poggiata su un pavimento si trasmette
nell’ambiente sottostante sia per via diretta (per effetto delle vibrazioni indotte dalla
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macchina al pavimento), sia per via indiretta (per effetto del rumore aereo irradiato
nell’ambiente in cui la macchina è installata che si trasmette attraverso la struttura
di separazione). Quale contributo risulti più determinante sul livello sonoro pro-
dotto nell’ambiente disturbato dipende dalle caratteristiche di isolamento della
struttura su cui la macchina è posta.
Al di là della diversa origine della perturbazione (aerea o impattiva), la tra-
smissione di energia sonora in un ambiente diverso è comunque il risultato della
risposta dinamica del sistema alla perturbazione indotta e dell'efficienza con cui le
vibrazioni strutturali vengono convertite in energia acustica, tant’è che, come si ve-
drà, è possibile mettere in relazione il potere fonoisolante di un elemento con il
livello di calpestio da esso generato. Per meglio comprendere i meccanismi di tra-
smissione, sebbene una trattazione dettagliata esuli dagli scopi di questo testo, è
comunque necessario definire alcune grandezze atte a caratterizzare il comporta-
mento di una struttura sollecitata dall’esterno.
In primo luogo è necessario precisare che mentre nella propagazione del
suono nell'aria le onde sonore sono di tipo longitudinale, cioè caratterizzate da un
moto oscillatorio che avviene nella stessa direzione di propagazione (Fig. 1.1), nei
solidi la presenza di tensioni di taglio determina l'insorgere di altri tipi di onde
(come quelle quasi longitudinali, quelle trasversali e quelle flessionali) di cui le
ultime costituiscono la tipologia di maggiore interesse nello studio della trasmis-
sione sonora (Fig. 4.1).

Figura 4.1 Diverse tipologie di onde che possono instaurarsi in un solido: a) onde quasi
longitudinali; b) onde trasversali; c) onde flessionali pure

Per le onde puramente longitudinali la velocità di propagazione (cL) dipende


solo dalle caratteristiche meccaniche del mezzo in cui avviene la propagazione, per
cui se E è il modulo di elasticità (di Young), υ è il modulo di Poisson e ρ è la densità
si ha:
E
cL = , (m/s) (4.1)
ρ (1 − υ 2 )
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Al contrario, per le onde flessionali il mezzo si comporta in modo dispersivo,


ovvero introduce una dipendenza della velocità di propagazione (cB) dalla fre-
quenza del suono secondo la relazione:
cB = ω ⋅ 4 B m′ ≈ 1.8 ⋅ cLhf , (m/s) (4.2)
dove ω è la pulsazione dell'onda, B è la rigidezza flessionale della lastra1, m’
la sua massa superficiale [kg/m2], cL è la velocità di propagazione dell'onda longi-
tudinale [m/s], h è lo spessore della lastra [m] e f è la frequenza del suono [s-1]. Da
ciò consegue che un impulso a banda larga vedrà le sue diverse componenti di fre-
quenza viaggiare a diversa velocità, modificando la propria forma d'onda. Ciò com-
porta anche l'importante conseguenza di avere una sola frequenza alla quale corri-
sponde una velocità di propagazione uguale a quella del suono nell'aria. Tale fre-
quenza, di seguito denominata frequenza critica (fC), è di grandissima importanza
nello studio della trasmissione del suono e può essere ottenuta a partire dalla Eq.
4.2 imponendo che cB eguagli la velocità di propagazione del suono nell'aria c0:
c02
fC ≈ , (Hz) (4.3)
1.8 ⋅ c L h
Al crescere della frequenza la lunghezza d’onda si riduce sempre più e quando
essa diventa piccola rispetto allo spessore della lastra l’analisi dei fenomeni diventa
molto più complessa dal momento che le onde flessionali non possono più propa-
garsi in maniera ideale (onde flessionali pure), ma intervengono i contributi delle
deformazioni di taglio e dell’inerzia rotazionale. Pertanto è possibile definire una
frequenza limite per onde flessionali pure su lastra sottile (fB) pari a:
fB ≈
0 . 05 ⋅ c L
, (Hz) (4.4)
h

Per cui, quale che sia lo spessore h della piastra, per frequenze inferiori a fB
si può comunque continuare ad esaminare il fenomeno riferendosi alla più semplice
teoria delle piastre sottili. Alcuni valori di frequenza critica per materiali di uso
comune in edilizia sono stati ricavati a titolo di esempio in Tabella 4.1. Come si
può osservare, per pareti di elevato spessore la frequenza fB può rientrare nel campo
delle frequenze di interesse, mentre per lastre sottili (vetro, gesso) essa è normal-
mente molto alta. Al contrario, per queste ultime, è la frequenza di coincidenza a
rientrare nel campo delle frequenze di interesse.
Tabella 4.1. Caratteristiche meccaniche e frequenze caratteristiche di diverse tipologie di
materiali edili
Densità E Modulo di cL h fC fB
(kg/m3) (109 Pa) Poisson (m/s) (cm) (Hz) (Hz)
Calcestruzzo 15 106 1346
2300 36 0.2 4038
Calcestruzzo 30 53 673
Calcestruzzo aerato 1300 4.8 0.2 1745 15 245 582
Cartongesso 850 4.1 0.3 2302 1.3 2146 8855
Vetro 2500 60 0 4899 0.5 2622 48990

1
Ricordiamo che per una lastra di spessore h, B = [E / (1-υ2)] [h3/12]
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Qualunque materiale elastico sottoposto ad oscillazione sarà soggetto, tranne


che in casi puramente ideali, ad una certa dissipazione dell'energia meccanica a
causa di fenomeni viscosi o, più frequentemente nei solidi, per attrito interno (smor-
zamento isteretico o strutturale). La quantità di energia meccanica persa durante
una oscillazione completa può essere valutata mediante il fattore di smorzamento η
che rappresenta l’aliquota di energia dissipata durante un movimento ciclico. Il fat-
tore η è solitamente il risultato della somma dei contributi di diversi meccanismi di
dissipazione fra cui, oltre alle già citate perdite per attriti interni, vanno annoverate
le perdite per radiazione e le perdite che hanno luogo in corrispondenza dei bordi
(in funzione delle condizioni di vincolo) che solitamente costituiscono la compo-
nente più significativa. Il contributo delle perdite interne è solitamente dell'ordine
di 0.01 per i materiali edili come il calcestruzzo o il gesso, mentre il contributo delle
perdite di bordo può essere di gran lunga superiore. In virtù della complessa dipen-
denza da molteplici parametri, pur esistendo formule predittive teoriche (formula
C.1 della UNI EN 12354-1), esse sono poco affidabili e risulta preferibile dedurre
il valore dalla misura in sito del tempo di riverberazione strutturale.
La valutazione dello smorzamento di una oscillazione può essere fatta anche
in altri modi, ad esempio mediante la misura del tempo di riverberazione strutturale
TS, che, in maniera analoga al tempo di riverberazione di un ambiente, è pari al
tempo necessario affinché l’energia del moto ondulatorio decresca ad un milione-
simo del valore iniziale. Si può dimostrare che:
2.2
TS = , (s) (4.5)

dove f è la frequenza alla quale si effettua la valutazione.

Il processo di trasmissione sonora attraverso gli elementi strutturali termina


con il processo radiazione sonora, durante il quale l'energia vibrazionale dell'ele-
mento viene convertita in energia sonora. L'efficienza con cui avviene tale processo
viene quantificata mediante il fattore di radiazione σ definito come:
Wrad
σ= , (4.6)
ρ c Su~2
0 0

dove Wrad è la potenza acustica irradiata, ρ0c0 è l'impedenza acustica caratte-


ristica del mezzo verso il quale avviene l'irradiazione, S è l'area dell'elemento e,
infine, ũ2 è il valore quadratico medio della velocità con cui vibra l'elemento. La
determinazione del fattore di radiazione può essere effettuata analiticamente solo
per casi estremamente semplici, tuttavia la conoscenza, anche approssimata, del suo
andamento risulta essere di grande importanza per la comprensione dei fenomeni
in esame. Ad esempio per una piastra piana infinitamente grande nella quale si pro-
paga un onda flessionale di frequenza f, il fattore di radiazione seguirà l'andamento
riportato in Figura 4.2, tendendo ad infinito quando f coincide con la frequenza cri-
tica fc, in corrispondenza della quale è sufficiente una minima vibrazione per irra-
diare una gran quantità di potenza acustica. Al disopra di fC il fattore di radiazione
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tende asintoticamente verso il valore unitario. Per lastre di dimensione finita in cui
le vibrazioni siano indotte da un campo sonoro diffuso esistono numerose relazioni
analitiche (formula B.2 della UNI EN 12354-1) che riprendono l'andamento mo-
strato in Fig. 4.2 mostrando però valori più elevati al disotto della frequenza critica.

Figura 4.2 Andamento del fattore di radiazione σ in funzione del rapporto fra frequenza (f)
e frequenza critica (fC) (da Maidanik (1962))

6.2 Potere fonoisolante e isolamento acustico

Quando un’onda sonora che si propaga nell’aria (o in un altro mezzo fluido)


incontra un elemento solido si verifica una interazione che porta una parte dell’ener-
gia acustica trasportata dall’onda ad essere riflessa, una parte ad essere assorbita
all’interno dell’elemento e una parte ad essere trasmessa al mezzo con cui è in con-
tatto l’altra faccia dell’elemento. Come si è accennato nell’introduzione è proprio
quest’ultimo contributo a giocare un ruolo determinante nella riduzione della tra-
smissione dei rumori aerei, pertanto è opportuno definire il coefficiente di trasmis-
sione τ come:

τ = Wt W , (4.7)
i

essendo Wi la potenza acustica incidente e Wt quella trasmessa (Fig. 4.3). Il


potere fonoisolante R è definito di conseguenza come:
1 W 
R = 10 log   = −10 log τ = 10 log  i  , (dB) (4.8)
τ   Wt 
Per cui una struttura incapace di impedire la trasmissione dei suoni (τ = 1)
avrà un potere fonoisolante pari a zero, al contrario a valori crescenti di R corri-
sponderanno valori sempre più piccoli di τ, ad esempio una struttura con R = 60 dB
trasmetterà soltanto un milionesimo dell’energia sonora incidente.
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Figura 4.4. Potenza acustica incidente (Wi) e trasmessa (Wt) da una parete

Il potere fonoisolante connota il comportamento di un elemento in relazione


alla trasmissione dei rumori aerei. Intuitivamente si potrebbe pensare ad esso come
alla misura di quanto risulterà ridotto il livello sonoro prodotto da una sorgente
nell’ambiente disturbante una volta giunto (attraverso l’elemento) nell’ambiente di-
sturbato. Tuttavia questa differenza non coincide esattamente con il potere fonoiso-
lante e viene pertanto definita isolamento acustico (D):
D = LS − LR ( dB ) , (4.9)

Essendo LS il livello sonoro misurato nell’ambiente in cui si trova la sorgente


(disturbante) e LR il livello sonoro misurato nell’ambiente in cui si trova il ricevitore
(disturbato) (Fig. 4.4).

Figura 4.4 Determinazione del potere fonoisolante R della parete divisoria a partire dal
calcolo della differenza di livello fra ambiente disturbante (LS) e disturbato (LR)

Per comprendere la differenza (e il legame) fra R e D ipotizziamo che nei due


ambienti il livello sonoro sia stazionario (invariante nel tempo) e che siano soddi-
sfatte le ipotesi di campo sonoro diffuso. Ciò significa che se
 p2   p2 
L S = 10 log  2S
p


, L R = 10 log  R2
p


, (4.10)
 rif   rif 

La potenza acustica incidente sulla faccia della parete divisoria di area S sarà:
W S = IS S , (4.11)
Dove l’intensità IS può essere espressa come l’energia che incide sull’insieme
delle superfici dell’ambiente nell’unità di tempo, ottenuta moltiplicando la densità
di energia acustica (w) per il volume dell’ambiente (V) e per il numero di riflessioni
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che avvengono nell’unità di tempo (pari a cSt/4V) e, infine, dividendo per la super-
ficie totale dell’ambiente (St), si ottiene:
wc pS2
WS = IS S = S= S , (4.12)
4 4ρ 0c

Sul lato ricevente invece la potenza trasmessa potrà essere calcolata in modo
analogo, tenendo conto che in condizioni stazionarie essa dovrà eguagliare la po-
tenza assorbita dalle pareti che delimitano l’ambiente (il cui assorbimento acustico
complessivo sia A):
p R2
WR = IR A = A . (4.13)
4ρ 0c

Dalla definizione di coefficiente di trasmissione deriva quindi:


pR2 A
τ= ⋅ , (4.14)
pS2 S

E infine dalla definizione di potere fonoisolante:


 1 p  S  S 
R = 10 log  = 20 log S  + 10 log  = LS − L R + 10 log  , (4.15)
τ 
   pR   
A A

Da cui emerge quindi chiaramente la differenza fra il potere fonoisolante, che


è una caratteristica specifica di un componente edilizio (parete, solaio), e l’isola-
mento acustico prodotto dal medesimo componente, che tiene conto sia della super-
ficie dell’elemento di separazione sia dell’assorbimento acustico presente nell’am-
biente ricevente. Pertanto fissato il livello LS e un certo valore di R per l’elemento
divisorio, si ha che il livello sonoro LR sarà tanto più basso quanto maggiore sarà
l’assorbimento acustico presente nell’ambiente.
La relazione trovata è alla base della procedura sperimentale per la misura del
potere fonoisolante di un elemento (cfr. Cap. 4.2) a condizione che sia possibile
ipotizzare che il passaggio del suono dall’ambiente disturbante a quello disturbato
avvenga solo attraverso l’elemento in esame. Come si vedrà questa condizione
viene specificamente realizzata nei laboratori deputati alla misura, mentre negli am-
bienti non appositamente trattati è necessario tenere presente che il suono potrà ar-
rivare al ricevitore anche attraverso una serie di altri percorsi (giunti fra elemento
in esame e elementi adiacenti, fessurazioni, canalizzazioni con attraversamento,
ecc.) che vengono raggruppati sotto il nome di trasmissioni laterali. Il risultato pra-
tico legato alla presenza delle trasmissioni laterali è un ovvio incremento del livello
LR e, conseguentemente, una riduzione sia dell’isolamento acustico, sia del valore
di R da esso risultante. Per tenere conto di ciò si introduce la nozione di potere
fonoisolante apparente (R’), inteso come il potere fonoisolante dell’elemento com-
prensivo degli effetti delle trasmissioni laterali (e pertanto avente valore inferiore
ad R), definito come:
S 
R ' = D + 10 log  , (4.16)
 A
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Come si vedrà di seguito la misura di R’ è quella a cui si fa solitamente rife-


rimento nella valutazione delle proprietà dei componenti edilizi quando esse ven-
gono misurate in opera.

Per comprendere la differenza fra R ed R' è necessario considerare che la po-


tenza effettivamente trasmessa nell’ambiente disturbato è data dalla somma della
potenza trasmessa dall’elemento di separazione e (in prima approssimazione) di
quelle trasmesse dagli elementi con cui tale elemento è direttamente in contatto.
Pertanto, definendo il coefficiente di trasmissione τ ij del generico percorso secon-
dario come rapporto fra la potenza irradiata dall’elemento j per effetto della vibra-
zione trasmessa da i e la potenza incidente sulla superficie dell’elemento divisorio:
τ ij = W ij W S , (4.17)
poiché tutti i coefficienti di trasmissione condividono il medesimo denomi-
natore (WS) ne consegue che la potenza complessivamente trasmessa nell’ambiente
disturbato può essere valutata sommando i coefficienti di trasmissione che compe-
tono al percorso diretto e a ciascun percorso secondario laterale (τtot = τ + Στij) e se,
come solitamente accade, sono noti i valori di R e Rij in luogo di τ e τij, si avrà:
τ ij = 10−Rij/10 → R' = −10log10−R/10 + ( ∑10
−Rij/10
) (4.18)

Successivamente si vedrà come esprimere i valori di Rij in funzione delle ca-


ratteristiche e delle dimensioni dei giunti per procedere quindi alla stima del potere
fonoisolante apparente a partire dalle caratteristiche dei componenti.

Un altro aspetto pratico che è importante puntualizzare subito, anche per evi-
tare di fare confusione con quanto visto per stimare il contributo della trasmissione
laterale, è la valutazione del potere fonoisolante di un componente edilizio costi-
tuito da più elementi, ciascuno con un diverso potere fonoisolante (un tipico esem-
pio è quello di una facciata in cui sia presente una finestra). In questo caso l'ipotesi
semplificativa alla base del metodo di calcolo è che ciascun elemento contribuisca
alla potenza acustica trasmessa in proporzione sia al valore di τ sia all'area coperta.
Alla luce di ciò il coefficiente di trasmissione medio τ viene determinato come
media ponderata dei coefficienti di trasmissione dei diversi elementi, assumendo
come "peso" l'area della superficie di pertinenza:

τ=
∑S τ = ∑S τ
i i i i
, (4.19)
∑S i
S 0

Anche in questo caso è possibile esprimere la relazione precedente in fun-


zione dei poteri fonoisolanti e delle superfici dei diversi componenti:

R = −10 log
∑S 10
i
− Ri / 10 
, (4.20)
 S0 
 
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Allo stesso risultato è possibile pervenire impiegando il diagramma riportato


in Figura 4.5 il quale si riferisce al semplice caso di due elementi con poteri fonoi-
solanti R1 e R2 (con R2>R1) e superfici S1 e S2. In funzione del rapporto S1/S2 e della
differenza ∆R è possibile ricavare il termine δR con cui incrementare R1 per ottenere
il potere fonoisolante risultante.
Nel caso di più di due elementi è possibile procedere combinando in succes-
sione i diversi contributi. La cosa interessante che emerge dal calcolo (o dall'appli-
cazione del grafico) è che in presenza di aperture di piccola entità (fessure, crepe)
per le quali però il coefficiente di trasmissione è molto elevato (e quindi R è molto
basso), il loro prodotto rischia di essere ben superiore rispetto al prodotto di un'am-
pia superficie per un coefficiente di trasmissione molto basso (ricordiamo che R=60
dB corrisponde ad un τ = 10-6), risultando in un potere fonoisolante complessivo
assai ridotto.

Figura 4.5 Grafico per il calcolo del potere fonoisolante medio (R) per una parete composta
da elementi con aree S1 e S2 e poteri fonoisolanti R1 e R2. Individuata la differenza R1 – R2
e il rapporto S1 / S2 si individua il valore dell’incremento da sommare a R1

6.3 Pareti monostrato

Il potere fonoisolante per una parete monostrato può essere determinato una
volta che sia noto il campo delle onde flessionali indotte dall’eccitazione (trasmessa
per via aerea) e in funzione del quale è poi possibile determinare la potenza acustica
irradiata nell’ambiente ricevente. Il campo vibrazionale della struttura è dovuto a
due distinte componenti: un campo di vibrazioni forzate (non risonanti) impresso
alla parete dal campo sonoro esterno e un campo risonante, dovuto ai modi normali
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eccitati dalle riflessioni provenienti dal contorno. La soluzione rigorosa di tale si-
stema è piuttosto complessa, pertanto si è soliti considerare solo la trasmissione
aerea dovuta ad un campo sonoro diffuso.
In primo luogo, allo scopo di raccogliere utili informazioni di carattere gene-
rale, è conveniente riferirsi al caso di una parete singola infinitamente estesa e sot-
tile su cui incide perpendicolarmente una pressione acustica p.
Una ulteriore semplificazione può essere ottenuta ipotizzando che la parete si
comporti come una membrana per cui la sua impedenza acustica sia dovuta solo
alla massa superficiale m’ [kg/m2]. In tal caso è abbastanza agevole dimostrare che
il coefficiente di trasmissione τ è uguale al coefficiente di assorbimento α e, in caso
di incidenza normale, è pari a:
1
τ = 2
, (4.21)
 ωm′ 
1 +  

 2Z 0 

Dove Z0 è l’impedenza acustica caratteristica dell’aria. Pertanto si ha che il


potere fonoisolante per incidenza normale è pari a:
  ωm ′  2   π fm ′ 
R0 = 10 log 1 +   Z  ≈ 20 log( m f ) − 42 .5 , (dB) (4.22)
  ≈ 20 log  ′

  2Z 0  
   0 

In cui l’approssimazione utilizzata è tanto più corretta quanto più l’impedenza


dovuta alla massa è grande rispetto all’impedenza caratteristica dell’aria (condi-
zione che è soddisfatta dalla maggior parte dei pannelli usati in edilizia). L’equa-
zione così ottenuta prende il nome di legge della massa dal momento che il potere
fonoisolante viene a dipendere solo dalla massa superficiale della parete, aumen-
tando di 6 dB per ogni raddoppio della stessa. Inoltre, la stessa legge mostra che un
eguale incremento consegue raddoppiando la frequenza del suono incidente.
In presenza di onde sonore con incidenza diversa da quella normale la rela-
zione precedente va modificata moltiplicando il numeratore dell’argomento del lo-
garitmo per il coseno dell’angolo d’incidenza, da cui consegue che ipotizzando una
uniforme distribuzione della direzione di provenienza delle riflessioni si ottiene il
potere fonoisolante per incidenza diffusa:
RC = R 0 − 10 log( 0 .23 R 0 ) , (dB) (4.23)
Il quale però risulta sottostimato rispetto ai valori sperimentali dal momento
che viene dato uguale peso a tutte le direzioni di provenienza, mentre in un ambiente
confinato è assai poco probabile che su una superficie giungano riflessioni con an-
golo d’incidenza quasi radente (cioè prossimo ai 90°). Pertanto la relazione prece-
dente viene solitamente modificata in modo da limitare l’integrazione fra 0° (nor-
male) e 78°, da cui consegue la relazione per incidenza pratica:
RP = R0 − 5 , (dB) (4.24)
Nel campo delle bassissime frequenze (Fig. 4.6), la legge della massa trova
limitazione nei fenomeni di risonanza che intervengono quando la parete ha dimen-
sioni finite. In corrispondenza di tali frequenze si ha una significativa riduzione del
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potere fonoisolante che però tende invece ad aumentare quando la frequenza si ri-
duce ulteriormente e si entra nel campo di frequenze governato dalla rigidezza della
lastra. In realtà però tali fenomeni si verificano a frequenze molto basse e normal-
mente al di fuori dell’intervallo di interesse pratico.

Figura 4.6 Andamento schematico del potere fonoisolante in funzione della frequenza

Muovendosi verso le alte frequenze diventa necessario considerare l’effettiva


impedenza di parete Zw, data dal rapporto fra la pressione acustica agente sulla pa-
rete e la velocità con cui vibrano le sue particelle. Quando Zw approssima lo zero
anche una minima pressione acustica determinerà grandi variazioni della velocità,
risultando in una sostanziale trasparenza della parete alle onde sonore incidenti.
Tale condizione si verifica nel momento in cui le onde flessionali che si propagano
nella parete viaggiano alla stessa velocità di quelle che si propagano nell’aria pur-
ché le tracce delle due onde siano pure coincidenti. Per cominciare è necessario
ricordare che la velocità di propagazione di un onda nell’aria dipende solo dalla
temperatura e non varia al variare della frequenza. Al contrario, per un onda fles-
sionale che si propaga in un elemento solido la velocità di propagazione dipende
dalle proprietà elastiche dell’elemento (densità, modulo di elasticità e modulo di
Poisson) e dalla radice quadrata del prodotto della frequenza per lo spessore della
lastra. Pertanto la frequenza di coincidenza alla quale i due fronti d’onda si muove-
ranno alla stessa velocità potrà essere determinata mediante la relazione 4.4.

Figura 4.7 Determinazione della frequenza di coincidenza fC eguagliando la velocità di pro-


pagazione del suono nell’aria c0 e della velocità di propagazione delle onde flessionali
all’interno della parete
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Affinché si verifichi il fenomeno citato in precedenza è però necessario che


la lunghezza d’onda dell’onda flessionale (λB) coincida con la proiezione sul piano
della piastra della lunghezza d’onda che si propaga nell’aria (λ/sen ϕ). Così facendo
i fronti d’onda risulteranno muoversi in perfetta sincronia rendendo la parete del
tutto trasparente al suono. Questo fenomeno prende il nome di effetto di coinci-
denza, proprio alla luce del fatto che si verifica quando le due velocità coincidono.

Figura 4.8 Fenomeno della coincidenza in funzione del diverso angolo d’incidenza del
suono. Quando il suono incide in modo radente sulla parete la frequenza coincide con
quella di coincidenza e aumenta man mano che l’angolo diminuisce in virtù della “traccia”
più ampia proiettata dall’onda incidente

È interessante osservare (Fig. 4.8) che se l’onda incidente si propaga in modo


radente (ϕ = 90°) ponendo λ = λB si ottiene la più bassa frequenza alla quale il
fenomeno può manifestarsi (cioè la frequenza critica fC), mentre man mano che
l’angolo si riduce e l’incidenza si avvicina a quella normale la lunghezza d’onda
del suono incidente la cui traccia coincide con λB tende a divenire sempre più pic-
cola e di conseguenza la frequenza aumenta. Ciò significa che in campo diffuso
(dove le riflessioni provengono da tutte le direzioni) il fenomeno della coincidenza
incomincia a manifestarsi alla frequenza fC interessando un intervallo di frequenze
più o meno esteso (in funzione delle caratteristiche dell’elemento) prima di rico-
minciare a crescere con la frequenza (Fig. 4.9).
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Figura 4.9 Andamento del potere fonoisolante di una parete omogenea in funzione dell’an-
golo di incidenza della radiazione sonora.

Come mostra il diagramma di Figura 4.6 una volta superata la frequenza cri-
tica il potere fonoisolante tende a crescere con una pendenza maggiore che, a suffi-
ciente distanza da fC e in campo diffuso si aggira intorno ai 9-10 dB per ottava,
dipendendo molto dallo smorzamento totale (η) della parete.
Nella realtà, al disopra della zona dominata dallo smorzamento il potere fo-
noisolante non cresce in maniera indefinita come sembrerebbe dall’applicazione dei
modelli teorici. L’analisi dei valori sperimentali mostra infatti una stabilizzazione
del potere fonoisolante legato all’instaurarsi di fenomeni di risonanza (dovuti ad
onde non più flessionali ma longitudinali e di taglio) all’interno dello spessore
stesso della parete (e perciò detti risonanze di spessore). Secondo Cremer (1973),
così come riportato da Hopkins (2007), la frequenza oltre la quale si verifica questa
stabilizzazione è pari a quattro volte la frequenza limite (fB)per onde flessionali pure
per piastre sottili (Eq. 4.4). Tenendo conto dei valori riportati in Tabella 4.1 si vede
che per pareti sottili ciò avviene a frequenze elevate e al di fuori del campo di inte-
resse usuale, ma se lo spessore è superiore ai 15-20 cm è probabile che tali risonanze
possano manifestarsi a frequenze sotto i 5 kHz.

Tenendo conto quanto si è detto sinora è interessante notare che l’aumento di


spessore di una parete comporta un incremento della massa superficiale e di conse-
guenza un aumento del potere fonoisolante nell’area di validità della legge della
massa. D’altronde la frequenza critica di coincidenza si riduce mentre quella di ri-
sonanza aumenta, restringendo così il campo di validità della legge della massa
(Fig. 4.10). Inoltre aumentando lo spessore oltre i 15-20 cm si è visto che possono
comparire ulteriori fenomeni dovuti alle risonanze di spessore, pertanto il conse-
guimento di un miglioramento prestazionale risulta essere difficoltoso per il solo
Acustica 98

tramite di un incremento dimensionale, senza contare il problema dei carichi strut-


turali. È necessario, quindi, indagare soluzioni alternative che sfruttino meccanismi
diversi dalla sola massa della parete.

Figura 4.10. Effetto dell’incremento di spessore su una parete omogenea monostrato

6.4 Pareti composte

Assumendo che l’ambiente disturbante e quello disturbato siano separati da


due diverse pareti (Fig. 4.11), aventi poteri fonoisolanti R1 e R2 e che lo spazio fra
esse sia sufficientemente ampio da ritenere il campo sonoro al suo interno diffuso,
si può dimostrare che il potere fonoisolante dell’insieme delle due pareti corri-
sponde a:
A2
R d = R 1 + R 2 + 10 log , (4.25)
S
Essendo A2 l’assorbimento acustico all’interno dell’intercapedine.

Figura 4.11 Incremento dell’isolamento acustico mediante l’adozione di pareti doppie.

La relazione trovata mostra come piuttosto che aumentare lo spessore di una


singola parete sia preferibile l’impiego di una parete, magari dello stesso spessore,
ma composta da più strati indipendenti. Ad esempio, raddoppiando lo spessore di
Acustica 99

una parete con potere fonoisolante R, si otterrebbe, nel migliore dei casi, un incre-
mento di R di 6 dB, mentre raddoppiando la parete (con interposta intercapedine) è
possibile conseguire anche il raddoppio di R. La relazione trovata mostra anche il
ruolo decisivo che l’assorbimento acustico presente nell’intercapedine svolge. In-
fatti, introducendo un assorbimento almeno pari alla superficie S della parete si può
conseguire un potere fonoisolante anche superiore a 2R, sempre che l'intercapedine
sia abbastanza ampia da consentire l'instaurarsi di un campo sonoro diffuso al suo
interno.
Tale ipotesi non è però realizzabile in pratica, dal momento che comporte-
rebbe un dispendio di spazio non commisurato ai vantaggi acustici conseguibili. La
soluzione normalmente adottata in questi casi è l'impiego di una parete composta
da più strati separati da una intercapedine d'aria di pochi centimetri riempita o meno
di materiale fonoassorbente poroso. In tale configurazione alle basse frequenze la
distanza fra i due strati di parete è troppo piccola rispetto alla lunghezza d'onda e,
anche in presenza di materiali porosi, i due strati risulteranno “accoppiati” dalla
rigidezza dell'aria presente nella cavità. In altre parole, ammettendo di trovarsi nella
porzione dello spettro in cui la trasmissione dipende dalla massa, la doppia parete
si comporterà come una parete semplice il cui spessore sia stato raddoppiato (ov-
vero si avrà un incremento di 6 dB del suo potere fonoisolante) (Fig. 4.12).

Figura 4.12 Confronto fra il potere fonoisolante di una parete monostrato e quello di una
parete doppia composta da due strati identici alla parete monostrato.

L'accoppiamento acustico dei due pannelli attraverso lo strato elastico dà


luogo ad un nuovo fenomeno di risonanza, proprio di tutti i sistemi composti da due
masse m1 e m2 collegate da una molla di rigidezza k, e pertanto noto come risonanza
del sistema massa-molla-massa:
1 k k
f0 = + , (4.26)
2π m1 m2

Per una parete sia le masse sia la rigidezza possono essere riferite all'unità di
superficie. In particolare la rigidezza per unità di superficie di uno strato elastico
Acustica 100

soggetto ad una sollecitazione dinamica prende il nome di rigidità dinamica (s') e


si misura in MN/m3. Tale parametro, in analogia con la rigidezza di una molla, è
definito come il rapporto fra la forza agente per unità di superficie (F/A) e la defor-
mazione (∆L) dovuta alla forza applicata, ovvero, tenendo conto della definizione
di modulo di elasticità (di Young), come rapporto fra quest'ultimo e lo spessore
iniziale (L0) dello strato:
F/ A E
s′ = = (4.27)
∆L L0
Maggiori dettagli riguardo ad esso saranno dati nel paragrafo sulla riduzione
dei rumori di tipo impattivo, mentre nel caso delle pareti riveste una importanza
minore dal momento che se l'intercapedine di spessore d è vuota o è riempita di
materiale molto poroso la rigidezza sarà determinata prevalentemente dall'aria pre-
sente nella cavità1 e quindi l'equazione precedente può riscriversi come:

1 1 1 
f0 = 60  + , (4.28)
d  m1′ m2′ 

Essendo m’1 e m’2 le masse superficiali dei due strati di parete. Al disopra di
questa frequenza si osserva un rapido incremento del potere fonoisolante con una
pendenza teorica di 18 dB/ottava. Il confronto con dati sperimentali mostra tuttavia
che oltre una certa frequenza fd ≈ 55/d (corrispondente alla frequenza di risonanza
dell'intercapedine), la pendenza si riduce a 12 dB/ottava, sebbene non sempre ciò
sia evidente in virtù della sovrapposizione con la zona in cui prevale l'effetto di
coincidenza.
È possibile schematizzare quanto visto secondo il modello proposto da Sharp
(1978), secondo cui:
 RM f < f0

R = R1 + R 2 + 20 log( fd ) − 29 , f0 < f < fd , (4.29)
 R1 + R 2 + 6 f > fd

Dove RM è il potere fonoisolante calcolato con riferimento alla massa com-


plessiva degli strati (M=m’1+m’2), mentre R1 e R2 sono i valori riferiti ai due strati
presi singolarmente (calcolabili con l'Eq. 4.24). Tuttavia il grado di accuratezza di
tale relazione è dipendente dal modo con cui possono essere determinati i poteri
fonoisolanti delle singole strutture componenti (sovente stimabili mediante la sola
legge della massa) e, inoltre, la relazione proposta non tiene conto del tipo di riem-
pimento dell'intercapedine, per cui il grado di precisione risulta essere spesso piut-
tosto aleatorio. D'altra parte però il ricorso pratico agli "indici di valutazione" (Par.
4.6) e le relativamente modeste variazioni in funzione del grado di riempimento
della cavità (che però deve avere almeno un minimo di assorbimento presente)
fanno sì che le citate relazioni possano convenientemente essere utilizzate per una
valutazione di massima.

1
Per uno strato di aria di spessore d la rigidità dinamica è pari a ρ0c02 / d.
Acustica 101

Si è visto nell'Eq. 4.25 che il materiale fonoassorbente poroso all'interno della


cavità svolge un ruolo determinante (almeno nel caso ideale) per conseguire il de-
siderato incremento del potere fonoisolante. La sua assenza (o, meglio, una sua pre-
senza in quantità inferiori rispetto all'area S) farebbe diventare negativo il logaritmo
di A/S e quindi si avrebbe una riduzione di R. Con riferimento al sistema massa-
molla-massa il ruolo del materiale di riempimento è tuttavia diverso, dal momento
che esso interviene con la propria rigidità dinamica a modificare la frequenza di
risonanza e con il proprio smorzamento a rendere più uniforme il comportamento
in funzione della frequenza.
Misure sperimentali effettuate su pareti doppie con e senza riempimento
dell'intercapedine (Fig. 4.13) mostrano chiaramente la riduzione risultante nei va-
lori di R, con differenze crescenti al crescere della frequenza. L'andamento di R in
assenza di smorzamento risulta essere anche maggiormente affetto da fluttuazioni,
imputabili alla presenza di risonanze di intercapedine che vengono invece "appiat-
tite" in presenza del materiale fonoassorbente. Questo tipo di influenza può essere
dimostrata analiticamente facendo variare la resistenza al flusso del materiale posto
nell'intercapedine (Fahy, 2001).

Figura 4.13 Confronto fra i poteri fonoisolanti di una doppia parete in lastre di cartongesso
da 13 mm, separate da un’intercapedine da 150 mm, in funzione del diverso grado di riem-
pimento della cavità.

Un'ulteriore causa di riduzione delle prestazioni di una parete doppia è dovuta


nella pratica alla presenza di collegamenti strutturali fra le due pareti. Un divisorio
in cartongesso in cui i pannelli siano vincolati alla medesima struttura (cosa che
normalmente accade per i divisori più sottili posti fra ambienti di una stessa unità
abitativa) è il più classico esempio di collegamento strutturale fra due elementi che,
Acustica 102

invece, dovrebbero essere indipendenti. La presenza di tali collegamenti rigidi può


determinare varie forme di accoppiamento dei pannelli (lineare, puntuale, conti-
nuo), sostanzialmente riconducibili ad una trasmissione diretta di forze o momenti
da un pannello all'altro con riduzione dei valori di R in un campo di frequenze nor-
malmente al disopra di f0. L'impiego di montanti elastici in grado di smorzare la
trasmissione diretta delle sollecitazioni può essere di notevole beneficio per le strut-
ture più esili dove non sia praticamente possibile ricorrere a strutture di supporto
indipendenti.
La valutazione analitica di questo fenomeno risulta essere piuttosto com-
plessa, tuttavia partendo dal modello semplificato di Sharp è possibile valutare il
contributo della doppia parete con giunti strutturali lineari sotto forma di un incre-
mento ∆R da aggiungere al termine RM già definito nell'Eq. 4.29 (Fig. 4.14).

Figura 4.14 Andamento del potere fonoisolante di una parete doppia con collegamenti
strutturali di tipo lineare confrontato con l’andamento ideale proprio di due pareti indipen-
denti.

Il termine ∆R può essere calcolato con la seguente espressione approssimata:


∆ R = 10 log( b ⋅ f c ,l ) − 23 (dB), (4.30)

dove b è la distanza fra i centri dei montanti e fc,l è la frequenza critica modi-
ficata, dipendente dalle frequenze critiche dei singoli strati fC1 e fC,2 e dalle masse
superficiali m’1 e m’2:
2
 m′ f + m′ f 
fc ,l = 
1 c ,2 2 c ,1
 (4.31)
 m1′ + m 2′ 
 

Pertanto la pendenza di 12 dB/ottava si riduce a 6 dB/ottava e l'incremento


viene a dipendere dalla spaziatura fra i montanti e dalla frequenza critica dei pan-
nelli (normalmente piuttosto alta per i pannelli leggeri). Per una doppia parete in
cartongesso si può verificare che il valore di ∆R corrisponde a circa 8 dB.
In questa categoria di problematiche rientra anche il caso dei cosiddetti "plac-
caggi acustici" consistenti in contropareti leggere poste in opera in adiacenza ad
elementi strutturali preesistenti e aventi invece massa superficiale piuttosto elevata.
Acustica 103

Quando l'applicazione avviene in modo che i due strati di parete restino di fatto
indipendenti l'uno dall'altro il trattamento analitico segue quanto già visto in prece-
denza, dal momento che la frequenza del sistema massa-molla-massa può essere
determinata con l'Eq. 4.28 e il potere fonoisolante risultante mediante le Eq. 4.29.
Tuttavia, nel caso dei placcaggi, risulta utile esprimere la variazione ∆R che essi
apportano rispetto al potere fonoisolante R1 della parete non trattata. Secondo il
metodo di Sharp, l’andamento di ∆R è quello riportato in Figura 4.15, per cui al
disopra di fd l’incremento è pari a R2+6 dB. Tuttavia qualora il placcaggio venga
applicato a diretto contatto con la parete da trattare, mediante supporti continui ri-
gidi si avrà che l'energia acustica trasmessa risulterà dalla somma di due contributi,
uno dovuto alla trasmissione attraverso la cavità e uno dovuto alla trasmissione
delle sollecitazioni attraverso i giunti strutturali. Poiché la frequenza di coincidenza
del pannello leggero sarà realisticamente molto alta, tutte le sollecitazioni vibrazio-
nali trasmesse dai giunti daranno luogo a un campo di onde flessionali che saranno
le principali responsabili della riduzione di ∆R. Tenendo conto di quanto detto in
precedenza ∆R segue un iniziale incremento di 12 dB/ottava a partire da f0, tuttavia,
non si osserva alcuna transizione in corrispondenza della frequenza fd, con succes-
sivo incremento di 6 dB/ottava, ma appare un plateau corrispondente a un valore
limite ∆Rmax calcolato con l’Eq. 4.30. In prossimità della frequenza di coincidenza
propria del placcaggio il valore di ∆R subisce poi un ulteriore diminuzione.

Figura 4.15 Incremento del potere fonoisolante dovuto a placcaggi acustici con e senza
connessioni strutturali.

Un'ulteriore causa di accoppiamento fra i diversi strati di una parete è sicura-


mente costituito dalla connessione lungo il perimetro della parete stessa (e pertanto
tale fenomeno è configurabile come una trasmissione laterale, descritta in dettaglio
nel seguito), tuttavia è importante notare che l'effetto in termini di incidenza sul
potere fonoisolante è fortemente differenziato a seconda della massa delle pareti
componenti. Infatti, le pareti leggere risultano essere molto meno affette da questo
tipo di connessione rispetto alle pareti in muratura con maggiore massa superficiale.
Per queste ultime il fenomeno può essere così marcato da rendere irrilevante il con-
tributo dello strato di parete con massa inferiore.
Acustica 104

6.5 La trasmissione dei suoni impattivi

Da quanto detto nell'introduzione, la trasmissione dei suoni impattivi differi-


sce rispetto alla trasmissione dei suoni aerei semplicemente per la modalità di ecci-
tazione degli elementi coinvolti. In questo caso l'eccitazione risulta sempre da un
impatto fra un corpo e la struttura e, conseguentemente, le caratteristiche del corpo
e le condizioni in cui avviene l'interazione sono determinanti per la generazione del
suono. Per tenere conto di questa dipendenza dalla sorgente si potrebbe pensare di
valutare la capacità di una struttura di limitare la trasmissione dei suoni impattivi
effettuando la misura della differenza fra il livello sonoro prodotto nell'ambiente
disturbante e quello prodotto nell'ambiente disturbato, in analogia con quanto si fa
nello studio dell'isolamento dai rumori aerei. Tuttavia tale approccio non consenti-
rebbe di misurare correttamente la potenza acustica direttamente trasferita alla strut-
tura, mentre una strada più facilmente percorribile è quella di standardizzare la sor-
gente sonora e misurare direttamente il livello sonoro prodotto nell'ambiente distur-
bato.
Quando si parla di rumori impattivi le principali cause sono rappresentate dai
passi, da oggetti che cadono, da sedie o poltrone che vengono trascinate, da dispo-
sitivi, come lavatrici e lavastoviglie, che trasmettono vibrazioni. In tutti i casi citati
l'interazione avviene con il pavimento, mentre le strutture verticali vengono coin-
volte in maniera molto più sporadica. Pertanto, una sorgente standardizzata do-
vrebbe cercare di riprodurre nel miglior modo possibile le reali cause di rumore in
modo che il livello sonoro da essa prodotto possa essere assunto a misura della
effettiva capacità della struttura di limitare questo tipo di trasmissione. D'altra parte,
però, la variabilità delle sorgenti citate è assai notevole e anche solo limitandosi a
considerare il rumore prodotto dai passi bisognerebbe tenere conto di molteplici
fattori (tipo di calzatura, peso). Pertanto lo sforzo dei primi ricercatori è stato indi-
rizzato a definire una tipologia di sorgente che, pur non potendo rappresentare tutti
i tipi di sorgenti impattive, consentisse una stima sufficientemente accurata e una
misura agevole. Sin dai primi anni '60 la ISO ha introdotto il cosiddetto generatore
normalizzato di calpestio (noto anche come tapping machine) costituito da 5 masse
di 500 g che cadono da un'altezza di 4 cm ogni 0.1 secondi. L'impiego di tale di-
spositivo è stato talora criticato, argomentando che esso non simulerebbe adegua-
tamente il rumore dei passi, determinando così una classificazione delle strutture
non corrispondente alla percezione individuale. D'altra parte il livello sonoro pres-
soché continuo che il generatore produce risultava facilmente misurabile con gli
strumenti dell'epoca e, a maggior ragione, lo è con quelli attuali. Alcune nazioni,
come il Giappone (dove l'uso di scarpe con suola dura nelle abitazioni è pressoché
nullo), hanno introdotto sorgenti di rumore diverse, come la palla di gomma nor-
malizzata, avente una massa di 2,5 kg (ISO 140-11), che viene fatta cadere da un'al-
tezza di 1 m dal pavimento. L'impiego di una sorgente del genere produce un sin-
golo impulso i cui effetti, in termini di livello sonoro prodotto nell’ambiente sotto-
stante, sono meglio correlati alla percezione soggettiva e sono oggi agevolmente
misurabili, mentre in passato risultava piuttosto difficoltoso.
Acustica 105

Infine, nella misura del livello sonoro prodotto all'interno di un ambiente è


necessario ricordare quanto si è visto al paragrafo 4.3 parlando della differenza fra
potere fonoisolante e isolamento acustico. Il livello nell'ambiente ricevente (Fig.
4.18a) è sempre dipendente dall'assorbimento acustico A presente, per cui nella va-
lutazione del livello prodotto dal generatore di calpestio è necessario introdurre una
ulteriore normalizzazione che tenga conto di tale contributo. Si definisce pertanto
il livello normalizzato di calpestio Ln:
Ln = Li + 10 log (A A0 ) (4.41)
dove Li è il livello sonoro misurato nell'ambiente e A0 è convenzionalmente
assunta pari a 10 m2.
Al contrario di quanto accade nei laboratori, negli ambienti privi di specifici
accorgimenti (Fig. 4.18b), nei quali è possibile che il suono si propaghi anche at-
traverso percorsi secondari, è necessario, in modo analogo a quanto si fa con il po-
tere fonoisolante, introdurre il livello di calpestio normalizzato apparente Ln' in
grado di tenere conto delle trasmissioni laterali:
Ln′ = Li′ + 10 log(A A0 ) (4.42)

Figura 4.18 Misura del livello di calpestio in laboratorio (a) e in sito (b), dove il contributo
della trasmissione laterale determina un incremento nei livelli misurati

In alternativa alla normalizzazione rispetto all'assorbimento acustico è anche


possibile effettuare una normalizzazione rispetto al tempo di riverberazione otte-
nendo:
′ = Li′ − 10 log(T T0 )
LnT (4.43)
dove T0 viene convenzionalmente assunto pari a 0.5 s.

Una volta definite le grandezze da impiegare per la valutazione delle presta-


zioni di una struttura in termini di isolamento dai rumori impattivi, sarebbe interes-
sante, come già fatto per i rumori aerei, analizzare il comportamento teorico delle
strutture, in modo da comprendere meglio da quali parametri dipende il problema.
Quando un corpo di massa mi cade con frequenza fS da un’altezza H rispetto
al pavimento, la velocità massima che esso raggiunge prima dell’impatto può essere
calcolata (mediante il principio di conservazione dell’energia) come v = 2 gH .
Pertanto la forza che esso trasmette alla struttura sarà:
Acustica 106

F ∝ fSm I 2 gH (4.44)
La potenza ad essa trasmessa può essere calcolata ricordando che la velocità
impressa alla struttura per effetto della forza F può essere espressa mediante il con-
cetto di impedenza (in analogia con quanto detto per la pressione e la velocità nel
Cap. 1, Eq. 1.3), come u = F/Z, per cui:
T ~
1 F2
Wmec = ∫ F ⋅ udt = (4.45)
T0 Z
Dove, per una piastra piana indefinita, l’impedenza Z dipende solo dalla rigi-
dezza flessionale dell’elemento:
Z = 8 B ρ h = 2 .3 E ρ h 2
(4.46)
Da questa relazione emerge che quanto più rigido sarà l’elemento strutturale
tanto minore sarà la velocità con cui esso entrerà in vibrazione e, di conseguenza,
la potenza meccanica ad esso trasmessa dall’impatto.
A questo punto, una volta nota la velocità con cui la struttura vibra per effetto
dell’impatto è possibile determinare anche la potenza acustica irradiata da esso ne-
gli ambienti limitrofi (e in particolare in quello sottostante). Tale potenza è il risul-
tato della somma di due contributi: uno dovuto al campo flessionale vicino al punto
di sollecitazione (significativo solo per frequenze minori di quella critica fC) e l'al-
tro dovuto al campo flessionale riverberante che si instaura in una piastra di dimen-
sioni finite per effetto delle riflessioni provenienti dai bordi e dipendente, per il
tramite del fattore di radiazione σ dal valore efficace della velocità di oscillazione
u (Eq. 4.6) :
W rad = W vicino + W riv = W vicino + ρ 0 c 0 S u~ 2 σ (4.47)
Come detto, il primo termine ha una certa rilevanza solo a frequenze inferiori
a quella critica, la quale però per strutture massicce assume valori piuttosto bassi,
per cui è ragionevole approssimare la potenza irradiata al solo contributo riverbe-
rante. Questo dipende evidentemente dal fattore di radiazione (il quale però al di-
sopra della frequenza critica assume valore unitario), mentre esplicitando la velocità
di vibrazione in funzione delle caratteristiche meccaniche dell’elemento e della
forza agente (nota) è possibile giungere (mediante calcoli che esulano dagli scopi
del testo), alla seguente relazione:
fC
W rad ∝ . (4.48)
m ′ 2η

Pertanto la potenza irradiata risulta inversamente proporzionale al fattore di


smorzamento η e allo spessore della lastra (m’ = ρ h), per cui lastre più spesse e
dotate di maggiore smorzamento tenderanno a comportarsi meglio. Dalla relazione
precedente è possibile, sostituendo il valore delle costanti, ricavare il livello di cal-
pestio normalizzato che risulta quindi:
Acustica 107

 f 
Ln ≈ 10 log 2c  + 82 , dB (4.49)
 m′ η 
Se si ipotizza che lo smorzamento sia indipendente dalla frequenza anche il
livello sonoro generato nell'ambiente lo sarà, tuttavia misure sperimentali del fat-
tore di smorzamento evidenziano una certa dipendenza dalla frequenza, schematiz-
zabile, per superfici dure o cementizie, con la relazione proposta da Craik (1981):
1
η= + 0.015 (4.50)
f

da cui consegue un moderato incremento di Ln al crescere della frequenza


(Fig. 4.19).
La norma UNI EN 12354-2 fornisce un’ulteriore relazione per il calcolo pre-
visionale di Ln data da:
Ln = 155− 30logm′ + 10logTS + 10logσ + 10log( f / frif ) (4.51)

dove TS è il tempo di riverberazione strutturale (calcolabile in funzione di η)


e frif è assunta pari a 1000 Hz. I risultati forniti da quest'ultima relazione risultano
sostanzialmente identici ai precedenti. Secondo la norma anche i solai con cavità o
alveoli (e quindi anche quelli con travetti e pignatte) possono essere schematizzati
come lastre omogenee per le quali è valida la relazione 4.51.

Figura 4.19 Confronto fra valori sperimentali e valori teorici del livello normalizzato di cal-
pestio relativo ad un tipico solaio latero cementizio (m’ = 270 kg/m2, fC = 120 Hz, η calcolato
secondo l’Eq. 4.50)

Il fenomeno della trasmissione dei rumori impattivi risulta essere strettamente


legato a quello della trasmissione dei rumori aerei, da cui differisce per il tipo di
eccitazione che agisce sulla struttura. È ragionevole attendersi quindi che le due
proprietà R e Ln risultino fra loro correlate una volta che sia nota la tipologia di
sorgente sonora impattiva. A tale riguardo il principio di reciprocità ci dice che la
relazione fra la pressione sonora prodotta in campo diffuso per l'azione di una forza
Acustica 108

in un punto della struttura e la forza stessa può essere dedotta dalla conoscenza dello
stato di eccitazione indotto sulla struttura da una sorgente sonora posta nel mede-
simo punto in cui era precedentemente posto il ricevitore.
In altre parole, se il livello di calpestio sta alla forza agente sulla struttura che
lo ha generato come la velocità di oscillazione della struttura sta al campo sonoro
diffuso che lo ha indotto in movimento, e poiché dalla velocità di oscillazione è
possibile ricavare la potenza acustica trasmessa (per il tramite del fattore di radia-
zione), ne consegue che è infine possibile trovare una relazione analitica cha leghi
Ln e R. Senza entrare nei dettagli analitici illustrati da Cremer et al. (1988), facendo
riferimento ai valori espressi in bande di terzi di ottava si ottiene:
L n + R ≈ 30 log f + 38 dB (4.52)
Tale relazione, richiamata anche dalla UNI EN 12354-2 (B.4) può ritenersi
valida fino a 1 kHz a causa dell'influenza della rigidità dello strato superiore del
pavimento, e risulta assai utile per esprimere una delle due grandezze (solitamente
il livello di calpestio) una volta nota l'altra. La relazione mostra una notevole corri-
spondenza con i dati sperimentali a condizione che le trasmissioni laterali siano
trascurabili e che sulla superficie su cui avviene l'impatto on siano in alcun modo
presenti strati elastici di alcun tipo.

6.6 La riduzione dei rumori impattivi

Le equazioni mostrate in precedenza evidenziano che il solo modo per ridurre


il livello di calpestio agendo sulla struttura divisoria è incrementarne la massa su-
perficiale, ovvero lo spessore. Tuttavia è evidente che il beneficio acustico viene
così a gravare in modo significativo sui carichi strutturali i quali, al contrario, ten-
dono ad essere ridotti il più possibile. Nello studio della trasmissione dei rumori per
via aerea si è visto che l'utilizzo di doppie pareti e di placcaggi acustici (ovvero di
rivestimenti che consentono di far diventare "doppie" pareti che in origine non lo
erano) consente di ottenere significativi miglioramenti in termini prestazionali.
Sembra quindi logico attendersi un analogo comportamento nel caso della trasmis-
sione dei rumori impattivi. Tuttavia, in questo caso risulta necessario fare alcune
precisazioni, dal momento che l'aggiunta di uno strato addizionale può offrire risul-
tati assai diversi a seconda che lo strato sia posto dal lato su cui agisce la sorgente
impattiva oppure no, inoltre l'elasticità dello strato elastico interposto potrà giocare
un ruolo determinante sia nella riduzione della trasmissione attraverso la struttura,
sia, se applicato direttamente sulla superficie colpita, nel controllo della sollecita-
zione stessa impressa alla struttura. In quest'ultimo caso la presenza di uno strato
elastico sulla superficie (Fig. 4.20) viene a modificare la forma dell'impulso, che di
conseguenza vedrà l'energia liberata nell'impatto distribuirsi su un tempo più lungo,
e lo spettro della potenza meccanica introdotta nella struttura spostarsi verso le fre-
quenze più basse.
Acustica 109

Figura 4.20 Confronto fra l’impulso trasmesso ad una struttura rigida priva di rivestimenti
elastici e l’impulso trasmesso ad una struttura rivestita con un materiale elastico che defor-
mandosi maggiormente distribuisce la sollecitazione su un tempo maggiore, modificando
così anche lo spettro del suono emesso

Prima di procedere oltre nella discussione è necessario fornire alcune preci-


sazioni in merito alla caratterizzazione dei materiali elastici. Si è visto, parlando
delle pareti doppie, che la rigidità dinamica dello strato intermedio (ovvero quello
che si comportava da "molla") interveniva nella determinazione della frequenza di
risonanza del sistema massa-molla-massa. In quella sede si è detto che, anche in
presenza di materiali porosi all'interno dell'intercapedine, la rigidità dinamica non
differisce molto da quella del solo spessore di aria in essa contenuto, questo perché
di norma i materiali impiegati sono molto porosi e, non essendo sottoposti a carichi,
non è richiesto che essi offrano una propria resistenza alle sollecitazioni, lasciando
all'aria il compito di fungere da elemento elastico. Tuttavia, per un materiale resi-
liente la rigidità dinamica complessiva (s') è sempre data dalla somma della rigidità
dinamica dello "scheletro" del materiale (s't) e della rigidità dinamica dell'aria con-
tenuta all'interno della sua struttura porosa (sa'). Per materiali elastici non porosi, ad
esempio, il contributo di sa' è nullo, mentre al contrario per materiali molto porosi,
come la lana minerale, il secondo contributo può anche arrivare al 100% del totale.

Si prenda ora in esame il caso di uno strato resiliente applicato direttamente


sulla superficie di una lastra rigida su cui avviene l'impatto. Sia M la massa dell'og-
getto che cade (ricordiamo che per i martelletti del generatore di calpestio M=0,5
kg), e sia Sm l'area della superficie di impatto (per i martelletti pari a circa 7 cm2),
in tal caso lo strato elastico con rigidità dinamica superficiale s' si comporterà come
una molla con rigidezza pari a Sm⋅s' , pertanto sarà possibile individuare una fre-
quenza di risonanza f0 pari a:
1 Sms'
f0 = (4.53)
2π M

Secondo lo studio teorico di Vér (1970), confermato da misure sperimentali,


il livello sonoro prodotto nell'ambiente disturbato non risulta modificato al disotto
di f0, mentre al disopra si osserva un decremento asintotico di 12 dB/ottava, con una
significativa dipendenza dallo smorzamento presente nello strato elastico. In as-
senza di smorzamento appaiono dei picchi di risonanza con attenuazione elevata
per tutti i multipli dispari di f0, tuttavia in presenza, anche minima, di smorzamento
Acustica 110

si osserva un andamento assai più prossimo alla pendenza asintotica. Per esprimere
il miglioramento dovuto all'aggiunta di uno strato addizionale si è soliti fare riferi-
mento alla differenza di livello ∆L fra il livello di calpestio normalizzato in assenza
e quello in presenza dell'elemento aggiuntivo. In tal caso l'andamento di ∆L sarà
pari a 0 fino a f0 per poi crescere con pendenza di 12 dB/ottava.
∆ L = 40 log( f / f 0 ) . (4.54)

Figura 4.21 Andamento teorico dell’attenuazione ∆L nel livello di calpestio in funzione della
frequenza normalizzata rispetto alla frequenza di risonanza f0 calcolata con l’Eq. 4.53. La
curva rossa indica l’andamento in assenza di smorzamento interno, mentre la curva trat-
teggiata in blu indica l’andamento asintotico con pendenza di 12 dB/ottava

Da quanto detto, quindi, si ottiene una maggiore attenuazione quanto più la


frequenza di risonanza è bassa, il che, dall'espressione dell’Eq.4.53, si verifica se
pure la rigidità dinamica è bassa. Secondo la definizione di s' ciò si può conseguire
usando un materiale più elastico e soffice, oppure impiegando uno spessore mag-
giore di uno stesso materiale.
L'applicazione di un rivestimento elastico su un solaio rigido non è tuttavia
sempre praticabile, motivazioni di ordine igienico o estetico possono sconsigliare
l'impiego di tali tipologie di rivestimento, lasciando quindi irrisolto il problema
della limitazione del livello di calpestio. La soluzione più diffusa per assicurare
l'interposizione di uno strato elastico senza compromettere la libertà del progettista
nella scelta dei rivestimenti superficiali, è quella di impiegare il cosiddetto pavi-
mento galleggiante che consiste nello spostamento dello strato resiliente fra la so-
letta portante e lo strato di finitura (massetto+rivestimento).
In questo caso il comportamento del sistema è ancora una volta riconducibile
a quello di un sistema massa-molla-massa, con frequenza di risonanza data dell'Eq.
4.26, al disopra della quale l'attenuazione segue ancora una volta un incremento di
12 dB/ottava (Eq. 4.54) nell’ipotesi di poter considerare il massetto “galleggiante”
come una lastra di dimensioni infinite. Tuttavia, qualora il massetto venga gettato
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stanza per stanza (come di regola andrebbe fatto per evitare la trasmissione di suoni
impattivi negli ambienti adiacenti), le minori dimensioni fanno sì che esso non si
comporti come una lastra infinita, ma risenta della riverberazione dovuta alle rifles-
sioni provenienti dai bordi. La conseguenza pratica di questo è che, specie se lo
smorzamento interno non è elevato (e per i massetti a base di sabbia e cemento non
lo è), l’attenuazione cresce con la frequenza con una pendenza di soli 9 dB/ottava:
∆ L = 30 log( f / f 0 ) . (4.55)
Poiché la massa superficiale dello strato portante è notevolmente maggiore di
quella dello strato di finitura è possibile trascurare il secondo termine dell'equazione
e quindi, esprimendo s' in MN/m3, si può approssimare f0 con:
s′
f 0 = 160 . (4.56)
m′

È possibile verificare quindi che uno stesso materiale resiliente impiegato


sotto un pavimento galleggiante darà luogo ad una attenuazione inferiore rispetto a
quella che avrebbe dato se applicato direttamente sulla superficie di finitura del
solaio.
Se si considerano le caratteristiche del generatore normalizzato di calpestio si
vede che f 0 riv ≈ 6 s ′ , esprimendo s' in MN/m3, invece tenendo conto delle caratte-
ristiche tipiche di un massetto (h = 5 cm, ρ = 1800 kg/m3 ) si ha che m'=90 kg/m2
e di conseguenza f0gall ≈17 s′ , per cui assumendo per buona l'Eq. 4.55 ne consegue
una differenza di circa 18 dB, indipendentemente dalle caratteristiche del materiale
resiliente adoperato.
Se impiegato al disotto di un pavimento galleggiante un materiale resiliente
non deve essere troppo deformabile (e quindi deve avere una rigidità dinamica mag-
giore) e inoltre deve poter conservare la propria elasticità anche sotto carico statico
(quello dello strato di finitura più gli eventuali sovraccarichi accidentali dovuti ad
arredi e simili), altrimenti la propria capacità di ridurre il rumore di calpestio risul-
terà ridotta. A tale riguardo diventa importante valutare la comprimibilità (c) del
materiale, ovvero il carico statico che il materiale può sopportare senza perdere le
proprie caratteristiche elastiche originarie (cioè senza modificare la propria rigidità
dinamica).

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