1. Le onde elettromagnetiche
2. Lo spettro elettromagnetico
3. L’ottica
LE ONDE ELETTROMAGNETICHE
Intorno alla metà del XIX secolo, il fisico scozzese Maxwell studiando i fenomeni elettrici e
magnetici, scoprì che una carica elettrica oscillante produce un campo elettrico e un campo
magnetico tra loro perpendicolari, che si propagano in forma di onde; alla propagazione delle
onde è associato il trasporto di energia elettromagnetica.
Quindi: Un'onda è un'oscillazione che, generata in un punto, si propaga nello spazio, trasportando
energia.
Alcuni comportamenti delle onde elettromagnetiche sono simili a quelli delle onde meccaniche,
mentre altre caratteristiche sono differenti. Le onde meccaniche sono onde la cui propagazione
avviene attraverso un mezzo, la cui rigidità ed elasticità detta la modalità di diffusione dell’energia.
Esse sono una perturbazione che si propaga nel mezzo.
Per esempio le onde elettromagnetiche si possono propagare nel vuoto.
Le grandezze utilizzate per descrivere un'onda elettromagnetica sono:
Ampiezza d’onda
L'ampiezza d'onda A è la distanza del massimo della cresta dall'asse di propagazione
dell'onda. La sua unità di misura è il metro.
Frequenza
La frequenza v (ni) è il numero delle oscillazioni dell'onda in un secondo. La sua unità di
misura è l'hertz. L’hertz è l'inverso del secondo Hz = 1/s.
Lunghezza d’onda
La lunghezza d'onda λ (lambda) rappresenta la distanza tra i punti corrispondenti di due
onde successive. la sua unità di misura è il metro.
Velocità
La velocità di propagazione c, assume valori diversi a seconda del mezzo di cui essa si
propaga. Nel caso della luce che si propaga nel vuoto (velocità della luce nel vuoto),
c = 3*108 m/s.
Lunghezza d’onda, frequenza e velocità di propagazione sono legate tra loro dalla seguente
relazione:
c=λ*v
LO SPETTRO ELETTROMAGNETICO
Le onde elettromagnetiche sono state classificate in base ai valori di lunghezza d'onda (o, il che è
lo stesso, in base ai valori di frequenza). Esse costituiscono lo spettro elettromagnetico.
La parte visibile dello spettro elettromagnetico è la luce che l’occhio umano può percepire.
Le onde elettromagnetiche aventi lunghezza d'onda maggiore (e quindi frequenza minore) sono
quelle catalogate come: infrarossi, microonde e onde radio.
Le onde elettromagnetiche aventi lunghezza d'onda minore (e quindi frequenza maggiore) sono
quelle catalogate come: ultravioletto (UV) raggi X e raggi gamma.
L’OTTICA
I materiali si possono classificare a seconda del modo in cui interagiscono con la luce. Possono
essere:
Trasparenti
Materiale attraverso il quale si riesce a vedere in modo chiaro.
Traslucidi
Materiale che permette alla luce di passarvi attraverso in modo diffuso, cioè le onde o
particelle vengono deflesse (ovvero cambiano traiettoria), quindi si riesce a vedere in modo
sfocato.
Opachi
Materiale che può sia riflettere che assorbire tutta la luce incidente su di esso.
Quando un'onda incontra un ostacolo la sua traiettoria di propagazione può essere deviata,
si possono avere fenomeni (anche sovrapposti) di:
Riflessione
La riflessione è il fenomeno per cui un'onda, quando colpisce l'interfaccia tra differenti
mezzi, cambia direzione e torna nel mezzo di provenienza. La lunghezza d'onda dell'onda
riflessa è uguale a quella incidente. Se la superficie è liscia, cioè le scabrosità sono
trascurabili rispetto alla lunghezza d'onda, la riflessione è speculare. In genere tutti i
materiali sono in grado di riflettere specularmente la luce (per esempio i liquidi e il vetro),
purché sia possibile "lucidare" la loro superficie, cioè eliminarne tutte le irregolarità che
siano confrontabili con lunghezza d'onda della luce (da 0,4 a 0,7 micrometri).
LEGGI DELLA RIFLESSIONE
1) Il raggio incidente, il raggio riflesso e la normale alla superficie di riflessione
giacciono sullo stesso piano.
2) L'angolo di incidenza è uguale a quello di riflessione.
3) Il raggio incidente e quello riflesso sono su lati opposti rispetto alla normale.
Rifrazione
La rifrazione è la deviazione subita da un'onda quando passa da un mezzo ad un altro, nel
quale la sua velocità di propagazione cambia; poiché la frequenza rimane costante cambia
la lunghezza d’onda λ e la direzione dell’onda.
Si definisce indice di rifrazione assoluto il rapporto tra la velocità della luce nel vuoto e
quella nel mezzo considerato:
Diffusione
In fisica la diffusione ottica (o dispersione), si riferisce a un'ampia classe di fenomeni in cui
onde o particelle vengono deflesse (ovvero cambiano traiettoria) a causa della collisione
con altre particelle. La deflessione avviene in maniera disordinata e casuale e per questo la
diffusione si distingue dalla riflessione e dalla rifrazione, che invece cambiano le traiettorie
in maniera regolare e determinata. Per esempio Il colore azzurro del cielo è dovuto alla
diffusione dei raggi solari. La presenza delle molecole e delle particelle di gas
nell'atmosfera terrestre genera il fenomeno della diffusione della luce solare. Grazie alla
diffusione della luce il cielo si illumina con la tipica tonalità di colore azzurro-blu. Senza la
diffusione il cielo ci apparirebbe nero come nelle ore notturne. Ad esempio, se
guardassimo il cielo dalla superficie della Luna o da un asteroide, essendo dei corpi privi di
atmosfera, lo vedremmo nero anche quando sono esposti direttamente ai raggi solari.
La diffusione può presentarsi anche insieme alla riflessione. In questo caso si parla di
riflessione diffusa:
Diffrazione
Il termine diffrazione si riferisce ai fenomeni, che avvengono quando un'onda incontra un
ostacolo o una fenditura, che abbia dimensioni simili alla sua lunghezza d’onda λ.
Le onde, quindi, aggirano gli ostacoli, che diventano fonti di onde, se hanno dimensioni
dello stesso ordine di grandezza della loro lunghezza d’onda λ.
L'interferenza è un comportamento tipico dei fenomeni ondulatori: quando due o più
radiazioni monocromatiche, cioè un'onda sinusoidale di frequenza costante e durata
infinita, percorrono lo stesso mezzo nella stessa direzione possono verificarsi tre casi:
1) Le onde sono in concordanza di fase (rafforzamento), aumentano
ampiezza ed intensità.
2) Le onde sono in opposizione di fase (interferenza totale), non c'è
onda finale.
3) Nel caso intermedio l'onda finale ha un'ampiezza A, che si ottiene
dalla somma algebrica delle due ampiezze ed è sempre minore della
somma di quelle d'origine.
SPECCHI
Lo specchio è uno strumento ottico costituito da una superficie lucida e ben levigata,
capace di riflettere la maggior parte delle onde luminose che incidono su di essa. In genere
è costituito da una lastra di vetro con la faccia posteriore metallizzata. A seconda della
forma della superficie riflettente, si distinguono specchi piani e specchi curvi.
SPECCHI PIANI
Uno specchio piano è una superficie riflettente perfettamente piana. L'immagine che esso
restituisce è virtuale e simmetrica rispetto a quella reale. È virtuale nel senso che sembra
provenire da una sorgente luminosa posta al di là dello specchio. È simmetrica nel senso
che si può costruire cercando il simmetrico di ogni punto dell'oggetto rispetto al piano della
superficie riflettente.
SPECCHI CURVI
Gli specchi curvi si dividono in concavi e convessi, a seconda della curvatura.
Nella maggior parte delle applicazioni, la forma degli specchi curvi è parabolica oppure
sferica.
LENTI
Una lente è un oggetto costituito da un materiale trasparente, che ha una o due superfici curve
che possono rifrangere la luce.
Le lenti si distinguono in convergenti (convesse), riconoscibili per una forma più spessa al centro e
più sottile ai bordi, oppure divergenti (concave), di forma più spessa ai bordi e più sottile al centro.
A loro volta le lenti convergenti si suddividono in:
a) Biconvesse
b) Piano-convesse
c) Menisco-convesse
e quelle divergenti in:
d) Biconcave
e) Piano-concave
f) Menisco-concave
Il fuoco di una lente è il punto dell'asse principale nel quale convergono i raggi di un fascio
monocromatico (o i suoi prolungamenti), parallelo al medesimo asse, dopo essere stato rifratto
dalla lente.
Si chiama distanza focale la distanza del fuoco dal centro della lente.
La distanza focale dipende dai raggi di curvatura delle due superfici e dall'indice di rifrazione
relativo del materiale.
Nel caso della lente convergente il fuoco è situato dalla parte opposta rispetto al fascio incidente
ed è un numero positivo.
Il fuoco delle lenti divergenti è situato dalla stessa parte dalla quale proviene il fascio incidente. Si
tratta di un fuoco virtuale si determina dal prolungamento dei raggi rifatti uscenti dalla lente. La
distanza focale è un numero negativo.
Ogni lente ovviamente possiede due fuochi simmetrici, posti dall’una e dall’altra parte della lente.
Per costruire geometricamente l’immagine prodotta da una lente è sufficiente tenere presente
che:
1) Il raggio passante per il centro ottico attraversa la lente senza essere deviato.
2) Un raggio parallelo all’asse principale viene deviato sul fuoco della lente.
Quella biconvessa ne presenta due, a seconda che l’oggetto sia oltre il fuoco (immagine capovolta,
reale, rimpicciolita):