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Italianistica

INTRODUZIONE
Un grazie speciale per la diffusione della lingua italiana in Francia va a Gustave Flaubert e la sua opera ​“Madame Bovary”​.
Attraverso l’immagine di Emma Bovary, ​la cultura e la lingua italiana entra a far parte della vita di molti studiosi​ per rendere la
lingua italiana un insegnamento accademico. Mme Bovary ha una forte attrazione e passione per gli spettacoli lirici e dimostra
una grande volontà di voler imparare di più su quel mondo. L’​Italia occupa un posto rilevante nelle rappresentazioni e
discussioni di quel tempo​. Con l’evento del ​Grand Tour​, sempre più intellettuali di famiglia benestante partivano per un viaggio
all’estero. La ​meta più frequentata era l’Italia e le sue città d’arte come Firenze, Venezia e Roma​. ​Firenze rappresentava più di
tutte, la culla della letteratura e dei grandi artisti​. Sempre attraverso l’opera di Madame Bovary, Flaubert ci fa presente che
Emma non ha mai potuto utilizzare strutture pubbliche o private per imparare l’italiano in quanto erano in netta minoranza se
non praticamente inesistenti. Sarà grazie ad ​associazioni come “la Società Dante Alighieri” che la situazione inizierà a
evolvere. ​L​’italiano autodidatta o “senza maestro” inizierà a dirigersi verso la codificazione di una nuova disciplina.​ I giornali e
i loro collaboratori giocano un ruolo fondamentale.L’italiano era parlato da una popolazione straniera che si era spostata in
Francia, ma con livelli e forme diversi.L’​evoluzione dell’insegnamento dell’italiano si inserisce nel dibattito dell’istruzione
superiore francese​. Apprendere le lingue straniere permette il superamento dei pregiudizi e delle frontiere materiali tra i paesi.
E’ quello di cui si occupa la ​Société pour l’histoire du français langue étrangère ou seconde​. Tra le storie delle lingue studiate in
francia, quella del tedesco è stata per più tempo tratta e studiata. La sociologa MP. Puoly ha comparato i metodi pedagogici con
i modi extra-scolastici/universitari riguardante lo studio della lingua inglese.Inoltre, ​la diffusione dell'insegnamento della lingua
italiana in Francia è stata strumentalizzata per ragioni politiche, ovvero per far da ponte tra i due paesi.​Alla fine del XIX secolo
FR e IT avevano obiettivi imperialistici simili e le relazioni tra le due nazioni migliorarono solo agli anni finali del secolo. Con
la marcia su Roma di B. Mussolini, l’italiano in francia assume caratteri esclusivamente propagandistici fascisti.​Lo studio
dell’italiano da italianisti sia italiani che francesi è stato prodotto sulla base di riviste specializzate quali: “Etudes Italiennes”
“Bulletin Italien”..

1.
A fine degli anni 80 dell’800 sono poche le strutture francesi che consentono l’apprendimento dell’italiano e anche chi lo
insegna viene relegato ai margini della gerarchia universitaria o dell’istruzione generale. L’insegnamento non è omogeneo e
l’italiano scolastico rimane invisibile, come una lingua inesistente. I corsi per tale insegnamento sono disposti in Corsica,
province al confine con l’Italia ma non in tutte. A Parigi, i corsi per l’italiano non sono organizzati né previsti in nessun liceo.
Analoga alla situazione dell’italiano è quella dello spagnolo, concentrata nel sud-ovest. Ernest Mérimée ha organizzato nel
1886, a Tolosa, un vero centro pedagogico. Esistono più vie di accesso per diventare docenti di italiano, visto che non prevede
formazione universitaria. Nessuno dei futuri insegnanti aveva frequentato corsi o ricevuto una formazione specifica, in quanto
non ritenuto necessario per una lingua marginale come l'italiano. Solo inglesisti e germanisti possono concorrere all’ agrégation
per l’insegnamento delle proprie lingue e ottengono anche un riconoscimento certificato di “lingue vive”. Per ottenere
l’agrégation si deve superare un esame costituito da diverse prove. Tra queste anche prove in latino e greco che contribuiscono
all’aumento del prestigio. Non sempre il possedimento del certificato/agrégation rappresenta una condizione necessaria per
esercitare la propria professione. Esempi della condizione di stallo di un docente di italiano è dato da Ange Giacomini, il quale
dopo aver ottenuto il certificato, rimase a insegnare come ripetitore. Dopo il 1870, le vie per diventare docenti di italiano sono
molteplici: apprendimento precoce della lingua quando si è di origini italiane cercando di far valere i titoli oltre la frontiera →
Giuseppe Bellocchio passa per questa via ma la sua condizione rimane immutata, occupando un posto secondario in un collegio
di frontiera; altri docenti beneficiano dell'immersione precoce nel contesto linguistico corso → hanno fatto valere competenze
legate alla coabitazione linguistica. L’italiano diversamente dalle altre lingue insegnate, non beneficia della benevolenza o
dell’interesse altrui. Chi insegna l’italiano molto spesso non viene percepito come docente. Portiamo l’esempio di Joseph
Chevron : Incaricato corsi italiano al liceo Chambéry è sotto capo ufficio alla Prefettura. L’amministrazione prevale
nell’impiego del suo tempo . Gli viene negato un aumento poiché guadagna una somma sufficiente grazie al lavori dentro e
fuori dall’istruzione pubblica. I superiori hanno spesso valutazioni qualitative del corso e del suo contenuto. L’italiano non era
riconosciuta come materia accademica neanche dagli stessi frequentanti dei corsi. Quella che veniva a crearsi era l’immagine di
una classe che con l’arrivo della primavera o di corsi più importanti e prioritari, avrebbero lasciato vuota l’aula del corso
d’italiano. Ai docenti che insegnano l’italiano viene criticata l’assenza di cultura letteraria e di limitarsi a un insegnamento
pratico. Il fatto che gli allievi abbandonassero le classi per altri corsi davano un motivo per ridurre il compenso dei docenti.
Inoltre il lavoro che questi docenti svolgevano era ritenuto pressoché inutile, in quanto l’apprendimento dell’italiano non
richiede uno sforzo eccessivo. Gli allievi erano più orientati verso le carriere economiche o commerciali. Sceglievano
insegnamenti in base alla futura posizione lavorativa. I professori erano privi di una formazione universitaria e questo faceva si
che l’insegnamento dell’italiano occupasse un posto di seconda importanza nella loro vita. Le voci che a inizio ‘900
difendevano lingue meridionali derivavano dagli ispanisti che presentavano una situazione analoga.
2.
Charles Dejob 1894 divenne fondamentale per il futuro della lingua italiana e del suo insegnamento in FR. C.​ ​Dejob nasce nel
1847 a Parigi, frequenta la scuola normale superiore dal 1967 . In seguito insegna retorica nei licei a Ovest. Per la sua tesi
effettua ricerche in IT. Ciò che vuole studiare è la protezione della Chiesa cattolica verso i letterati criticati dai protestanti.
Ottiene il permesso per recarsi in Italia e pubblica diversi lavori sulla penisola. Nel 1900 diventa il primo maestro (maître) de
conférences di lingua e letteratura italiana presso la facoltà di lettere parigini.
Le relazioni franco-italiane erano particolarmente difficili e il clima di tensione era incentivato da parte dell’Italia da Crispi.
Dejob intraprende un progetto pedagogico. Fonda la “Société des études italiennes” che nel 1894 riceve l’adesione di 400
membri. Il successo viene collegato ai progressi della disciplina, col tempo sempre più apprezzato.
Con il sistema di alleanza l’Italia si ritrova nel campo del nemico al fianco della Germania e dell’Austria. Molti degli
intellettuali o semplici persone invitate a firmare per l’adesione, rifiutarono seccamente. Uno degli episodi più eclatanti di
ITALOFOBIA è quello di Aigues-Mortes del 1894, in cui i francesi decisero di massacrare e insorgere contro gli operai italiani.
La Société era pubblicizzata da giornali come “Journal des débats politiques et littéraires” che definiva la società di Dejob
un’opera di patrioti e letterati. La campagna per promuovere la sua società e difendere gli studi dell’italiano o il suo
insegnamento è stata portata avanti quasi esclusivamente da Dejob. Tra le strategie impiegate per una maggior adesione era:
l’iscrizione gratuita per facilitare l’accesso. In questo modo gli iscritti crebbero e questo modello si trasformò poi in una forma
di petizione. Gli sforzi del fondatore della Société furono ripagati da una potente mobilitazione a favore della disciplina. Per
ricevere un maggior sostegno, Dejob si rivolse a Jules Simon, ex presidente del consiglio, affinché appoggiasse l’iniziativa
della società. Ottenne l’appoggio anche dall’ école normale supérieure grazia a una mobilitazione di ex allievi. Tra i fondatori si
leggevano i nomi di: Lebrun, Denis e Merimée. L’ultimo era uno dei maggiori ispanisti del suo tempo e il suo compito fu
quello di inviare lunghe liste di reclute e diffondere l’idea della Société. Il progetto ebbe anche il sostegno dell’ école française
de Rome.Il sostegno di quest’ultima era fondamentale perchè oltre che essere stimata da intellettuali e politici francesi,
trascinava molte persone all’interno della società, partendo dai dirigenti fino ad ex membri. Alcuni di loro si prestano a tenere
conferenze per promuovere la cultura italiana. Dejob e il suo progetto hanno ricevuto appoggio anche dal collegio Stanislas di
Parigi, un collegio cattolico. Grazie ai suoi allievi, ha fatto la conoscenza di genitori che ricoprivano cariche importanti e aveva
cercato il loro supporto. Grazie alla scuola parigina Dejob entrò in contatto anche con Hauvette, uno tra i maggiori
rappresentanti dell’italianistica. Il sostegno religiosi arrivava anche dall’ala protestante come Paul Sabatier che aveva studiato
teologia protestante a Parigi ed era stato uno dei primi aderenti.Per promuovere le iniziative della società furono organizzate
diverse conferenze tra 1894 e 1910. Le tematiche affrontate riguardavano l’arco temporale dal Rinascimento al XIX secolo.
Alcuni consigliarono di pubblicarle, mentre Dejob preferì installare un contatto diretto con il pubblico. Venivano affrontato
grandi autori della letteratura italiana come Carducci, Edmondo De Amicis e le tre corone. Veniva elogiata Firenze come
capitale della cultura italiana, in cui i più grandi sono vissuti o si sono formati. Ricordiamo che Firenze era una meta
fondamentale durante il GRAN TOUR del ‘700. Seppur la Société des études italiennes era creata con lo scopo di difendere e
diffondere la cultura italiana, gli aderenti originari della penisola erano pochi, rispetto agli intellettuali francesi che firmavano
per entrare. Paradossalmente a quello che si pensa, la comunità italiana in Francia (Gli italiani emigrati) erano esclusi dalla
società. Più avanti arrivarono adesioni dall’Italia e la società ricevette le firme di Benedetto Croce, professori di Modena, Siena
e Napoli. Dejob non ha mai pensato di estendere il proprio progetto ad altri paesi. Gli Italiani riconosco che Dejob stia facendo
un buon lavoro e portando risultati positivi per l’immagine della penisola italiana.

3.
Inizialmente Dejob aveva previsto conferenze in giro per la FR ma fu impossibilitato per ragioni materiali e per questo venne
accusato insieme alla sua società, di un certo parigi-centrismo.
Importante per la Société era l’Università di Grenoble. Grazie alla creazione di un corso di italiano presso tale istituto si arrivò
alla nascita della disciplina moderna.Per un periodo l’Università di Grenoble attraversò una fase critica.
L’italianista Hauvette non era pagato direttamente dall'università ma dava una somma alla facoltà che aveva il compito di
girarla al docente. Se Hauvette ha avuto l’opportunità di entrare quale docente universitario nel mondo dell’università, è stato
senza dubbio grazie alla società. Anche il liceo Champollion ebbe il suo corso d’italiano che ancor auna volta, rappresentava un
traguardo per la société.La campagna per la difesa italianistica deve far fronte a diverse critiche. Molti si oppongono
all’insegnamento della lingua italiana e preferirebbero che fosse insegnata la storia all’origine di quella cultura.
Il docente di italiano diventa un intermediario per le relazioni franco-italiane. Dejob lottava affinché anche i docenti d'italiano
potessero godere di l'agrégation. Al contrario, Hauvette non pensava alla difesa dell’italianistica degli intellettuali della société
come un mezzo per regolare i rapporti tra i due paesi. A tale scopo, gli sforzi per diffondere l'italiano li riteneva inutili. Inoltre
Hauvette era particolarmente ostile verso gli immigrati italiani. Questo è segno di patriottismo estremo, nazionalismo e
xenofobia.
L’insegnante di italiano era visto come un mezzo per favorire relazioni economiche tra Italia e Francia. Le azioni dei dirigenti
della Société des études italiennes e i corsi di italiano presso la facoltà di lettere di Grenoble rappresenta un’estensione
dell’italianistica in Francia. L’università di Grenoble fu autorizzata a rilasciare una licenza della lingua italiana, mentre a
Tolosa una per la lingua spagnola. La licenza si otteneva dopo il superamento di un esame con prove comuni e speciali. Le
comuni riguardavano tutti gli studi umanistici e le lingue viventi. Per le speciali venivano create prove per determinati indirizzi.
Per le lingua, ad esempio, bisognava superare prove di writing, reading e speaking. La Sorbona, per quanto riguarda il rilascio
della licenza, sarà secondaria all’università di Grenoble. Per la lingua italiana, l’esistenza di un’ agrégation rappresenta la
realizzazione di un obiettivo simbolico: la materia viene riconosciuta come disciplina accademica e rispettata. Hauvette
paragona il destino di italianisti e ispanisti con quello dei professori di musica, scherma ed equitazione.
L’ispanista Mérimée prende le difese della lingua spagnola e mobilita docenti di italiano che nel 1897 firmano una petizione da
mandare al Ministero dell’istruzione pubblica. La société viene accusata di manovrare le elezioni del consiglio. Quest’ultimo
propose le sessioni di due nuove agrégation (spagnolo e italiano). Il latino non rientrerebbe nel nuovo concorso direttamente ma
solo per la facoltà classica. Con questa decisione del consiglio e la pubblicazione del decreto, le reazioni erano contrastanti.

4.
Aver ottenuto l’agrégation significa aver finalmente raggiunto l’istituzionalizzazione della disciplina. Tuttavia, il
riconoscimento della disciplina non implica il riconoscimento delle abilità del docente in tale insegnamento.
Il certificato d’identità era sufficiente, così come una licenza in lettere per le prime fasi del concorso. Gli autodidatti potevano
presentarsi da privatisti, ma durante l’affermazione della disciplina le condizioni del concorso si irrigidiscono. nel 1904 il
ministro Joseph Chamié inserisce dei diplomi di scuola superiore il letter e in scienze. I docenti di italiano molto spesso non
erano ritenuti all’altezza del loro ruolo e per questo non ci sono molte informazioni sulle loro origini. La maggior parte era
figlia di artigiani o commercianti. Molti erano stati cresciuti in famiglie in cui almeno un membro ricopriva cariche pubbliche
come funzioni giudiziarie. Gli agrégés provenivano da una famiglia,o almeno la metà di loro, in cui era presente un
insegnante. Molto spesso era questo membro della famiglia che influenzava la carriera e gli studi di un futuro docente.
A fine Secondo Impero coesistono tre lingue in Corsica: corso, italiano, francese. Il francese iniziò ad imporsi a piccoli passi
come lingua ufficiale. A causa di una crisi, molti isolani corsi lasciano l’isola e la buona padronanza del francese era necessaria
al fine di integrarsi al meglio nel continente o in colonia. I candidati corsi che riescono a passare l’esame e ad ottenere
l’agrégation segnano un cambiamento. Alcuni non riuscirono al primo tentativi, ma riprovarono.
Il successo finale si ottenne grazie la confronto tra chi studia italiano per origini personali e tra il docente che conosceva la
materia. Intorno al 1907 viene aperto un istituto a Firenze che offriva a qualsiasi italianista l’opportunità di soggiornare in
Italia, anche per lunghi periodi. Lo studio dell’italianistica aveva fatto molti progressi, ma ancora tra gli agrégés scarseggiavano
i figli di immigrati italiani. Il primo italianista (e tra i più potenti) ad essere di origine franco-italiana fu Henri Bédarida. Non
studiò da autodidatta ma frequentò la Sorbona, sotto la direzione di Hauvette.
La situazione del plurilinguismo presente in Corsica si può riscontrare anche nelle colonie francesi, densamente abitate da
italiani. A fine secolo gli agrégés corsi che avevano potuto far a meno del cursus universitario era un’eccezione che entrava in
conflitto con la norma di avere un percorso di studi completo.

9.
La promozione dell’italiano in Francia mobilita personaggi logicamente contrastanti. Cercano di utilizzare l’italianistica come
mezzo per un riavvicinamento franco-italiano. Negli anni precedenti alla Grande guerra il contesto politico, diplomatico e
militare ha modificato la disciplina. L'italiano viene ancora sminuito davanti alle altre lingua. Inizia quindi una nuova lotta per
l'eguaglianza del trattamento tra italiano e altre lingue vive. Le opinioni in merito sono discordanti, alcuni trovano eccessiva la
richiesta mentre altri rimangono fedeli alle lotte precedenti. Viene creata una nuova associazione presso l’università di
Grenoble, con lo scopo della rivendicazione: “Société des italianisants du sUd-Est”. La nuova società non trova l’appoggio di
Dejob, al contrario viene supportata da Merimée. Le rivendicazioni pratiche degli italiani si legano all’idea della difesa di una
causa più larga. Lo scopo era rendere giustizia all’Italia. L’associazione sceglie come vertice l’ex ministro dell’istruzione
pubblica Maurice faure, agendo quindi anche politicamente. Agendo anche in campo politico riscontrano successo, seppur
parzialmente. L’azione degli italiani per difendere la loro lingua in Francia, non era limitata alla partecipazione a progetti
promossi da insegnanti francesi. Erano state coinvolte anche la Società Dante Alighieri, le scuole governative e le scuole
sovvenzionate. Queste ultime erano destinate agli espatriati italiani e il loro numero, insieme alla loro importanza aumentò.
L’azione dei difensori dell’italianistica passa anche per le biblioteche. La società Dante Alighieri era nata nel 1889 con
l'obiettivo di proteggere e difendere la lingua e la sua cultura fuori dai confini. Secondo il governo francese, la Dante Alighieri
era usata per scopi propagandistici. I comitati locali della società e l’insegnamento secondario francese entrarono in contatto
attraverso varie forme. La questione dell’italianistica diventa, col tempo, una questione politica.
Con lo scoppio del primo conflitto mondiale, la FRancia cerca di portare da sé l’Italia.
In Lombardia viene creato un istituto per tutelare il centro fiorentino. L’italia era rimasta neutrale fino al 1915 e la sua opinione
pubblica era divisi tra interventisti e neutralisti. La Francia fa di tutto per incoraggiare l’intervento italiano e supporta quindi chi
stava dalla parte della guerra. Molti italianisti si sono ritrovati a dover impiegare le proprie abilità linguistiche, nel contesto del
conflitto. Alcuni addirittura avevano raggiunto i garibaldini giunti in Francia contro gli imperi centrali. Tra gli italianisti
intervenuti, molti parteciparono anche le battaglie attivamente. La Società Dante Alighieri diventa un simbolo dell’alleanza
intellettuale tra i due paesi durante la guerra. il 7 settembre 1916 alla Sorbona si tiene la conferenza inaugurale della Dante
Alighieri. Il Comitato di Parigi insiste e incoraggia il ruolo politico della società . “Le Figaro” annuncia il trionfo riscosso da”
Dante” alla Sorbona. DOpo quella prima conferenza inaugurale ne furono organizzate altre in giro per la Francia.
Viene creata L’union intellectuelle franco-italienne” e per essere membri bisogna pagare una quota. Molti industriali si
interessano alla causa dell’union, ovvero l’avvicinamento intellettuale franco-italiano. Una causa che viene sostenuta anche dal
Ministro degli Esteri. La nuova associazione diventa una via di accesso per chi volesse studiare italiano e appartenesse alla
classe dirigente francese. Hauvette lancia una critica ai tedeschi affermando che “i tedeschi sapranno sempre nascondere i loro
segreti militari”.Grazie all’alleanza tra i due paesi, nel dopoguerra si ha un maggior sforzo per l’estensione dell’italiano in
Francia. L’associazione si propone di creare delle borse di studio per consentire a una studentessa della Sorbona di passare dei
mesi in italia. Cerca inoltre di introdurre italiani nel mondo universitario francese. Uscita dalla guerra, tutte queste promesse
risultano difficili da mantenere. Nel dopoguerra molti italianisti assumono il compiti di insegnare in Italia all’interno di un
accordo bilaterale stipulato tra FR e IT nel 1919. La presenza temporanea di docenti italiani nel sistema universitario francese
permette agli abitanti del Regno d’Italia di diffondere la propria lingua.
Durante l’impegno bellico dell’Italia, le strategia di Hauvette e di Luchaire erano discordanti. Hauvette da parigi ha tutelato la
dimensione universitaria , al contrario Luchaire si è immerso completamente nell’aspetto politico e ha dovuto lasciare la sua
posizione universitaria.

10.
Con l’avvento del fascismo, gli insegnanti d’italiano in Francia diventano uno strumento propagandistico per esaltare l’operato
del Duce. In Francia iniziano ad organizzarsi associazioni del Partito Nazional Fascista. Il governo italiano favorisce l’aumento
del controllo dei Fasci all’estero. Parini si è ritrovato a dover decidere il destino dell'italiano in Francia. Conduce una
propaganda culturale e politica.Non mancano gli antifascisti come Arrighi. Importante anche il ruolo di Hauvette per il destino
della disciplina e denuncia il fatto che l’accordo del 1919, firmato tra i due paesi, sia stato applicato male.Hauvette riconosce
che Mussolini è stato voluto dal popolo e ne riconosce la legittimità. La stima di Hauvette nei confronti del duce viene
incoraggiata da Mussolini stesso attraverso la quota d’iscrizione all’Union intellectuelle franco-italienne.
Hauvette diventa importante per l’ideologia del nuovo regime, attraverso la diffusione di testi che dimostrano l'efficacia del
fascismo.Hauvette viene riconosciuto quale “persona superiore a tutti i punti di vista “ per il suo lavoro a favore del regime
fascista e della sua propaganda in Francia. Nel 1931, Piero Parini utilizza il poeta Virgilio, per creare una sorta di parallelismo
tra lui e il duce.Gli anni 30 sono gli anni in cui inizia a manifestarsi e a concretizzarsi la violenza e la rigidità della dittatura
fascista. I corsi d’italiano scarseggiano di studenti, le famiglie di emigrati italiane non ripongono fiducia nel nuovo regime.
ALcuni professori decidono di inviare alle famiglie degli opuscoli, al fine di sensibilizzare.
I lettori di italiano non costituiscono un gruppo omogeneo, anche se condividono la nazionalità. I primi lettori di letteratura
italiana iniziano a esercitare nei primi anni del Novecento tra Grenoble e Parigi. Il primo lettorato fu istituito a Grenoble. Il
primo lettore Ferdinando Neri aveva studiato a Firenze e Torino.Negli anni tra le due guerre, Grenoble continua a gestire
autonomamente le proprie cattedre di italiano. Nel 1934 Grenoble è l’università con più lettori d'italiano, mentre Parigi ne
recluta solo due. Più avanti nel 1930, l’università di Aix crea un concorso per il posto i lettore di italiano.
L’insegnante d’italiano dell’università di Aix, Maurice Mignon propone l'iniziativa di inviare un lettore . Dopo vari tentativi, il
lettore viene inviato a Roma con lo scopo di creare nuovi luoghi per lo studio italiano presso università francesi. Alcuni lettori
d’italiano venivano pagati dal Ministero degli esteri fascista. Il Ministero degli Esteri adotta una strategia presso le università
francesi. Seleziona i luoghi dove decide di finanziare un lettore. Riuniti a Roma nel 1934, i lettori d’italiano ricevono una
missione: in 5 anni, i paesi di arrivo assumano le spese della diffusione dell’italiano. Il fine primario di questa missione è
raggiungere la notorietà nelle città dove lavorano. Mentre lo scopo secondario è fare del lettore un intermediario tra gli
intellettuali e i politici francesi. E’ essenziale per la penetrazione dell’ideologia fascista. L’università in cui si diffonde la
tendenza filofascista dei lettori è quella di Bordeaux. La guerra in Etiopia rappresenta la volontà del fascismo di usare i lettori
come agenti propagandistici in Francia. Questa attività di propaganda viene ostacolata da delle resistenze locali. Mussolini può
contare sul sostegno di Paolo Boselli, presidente della Società Dante Alighieri, così la società inizia ad assumere un ruolo
politico, sostenendo la dittatura italiana. Negli anni 30, la Dante Alighieri assume caratteri propagandistici mescolando aspetti
culturali e politici. Il corso della società era dotato di due borse di viaggio per studiare in Italia, L'attribuzione di queste borse è
scambio tra professori dei licei o universitari con italiani protagonisti della vita culturale. Il comitato di Parigi della Dante
Alighieri voleva utilizzare i borsisti come mezzo per diffondere l'ideologia del regime fascista. Così la Società lega insieme
l’insegnamento e una forma di regimentazione. La maggioranza delle scuole italiane era gestita da privati come la Società
Dante ALighieri. La politica di fascistizzazione si traduce con il controllo sugli insegnanti all’estero. Con il fascismo al potere
aumentano gli allievi che seguivano corsi finanziati dal governo italiano in Francia. Viene creato dal regime fascista il
Dopolavoro, per occupare il tempo libero dei lavoratori: associazioni, organizzazioni, luoghi di svago. ALle nuove scuole
italiane aperte nella regione di Parigi, furono inviati dei ritratti di intellettuali: Ariosto, Petrarca, Edmondo De Amicis, Dante,
Tasso..Vennero promossi corsi serali per l’insegnamento dell’italiano, costituendo essenzialmente un carattere politico. I corsi
erano previsti per le scuole elementari Nasce la figura della “maestra italiana”: sotto gli ordini del direttore scolastico ma
dipende in senso stretto dall’istituzione che l’ha scelta e che la paga. A Digione i corsi d’italiano sono proibiti dalle autorità per
arroganza e francofobia.Il decennio fascisti è stato il più difficile per gli italianisti francesi.

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