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Paulo Freire, oggi ricordato in modo particolare per aver introdotto i concetti di problem posing

all'interno del processo/progetto educativo, ha contribuito a una loso a dell'educazione


proveniente non solo dal più classico approccio riferito a Platone, ma anche dai pensatori
moderni marxisti e anticolonialisti.

Di fatto, in diversi modi la sua "pedagogia degli oppressi" può essere meglio letta come
un'estensione o una risposta a I dannati della Terra di Frantz Fanon, che poneva una forte enfasi
sulla necessità di fornire ai popoli nativi un'educazione che fosse, al tempo stesso, nuova e
moderna, piuttosto che tradizionale, e anticoloniale (cioè, che non fosse semplicemente
un'estensione della cultura del colonizzatore).

Freire è meglio conosciuto per il suo attacco a quello che chiama il concetto "bancario"
dell'educazione, in cui lo studente era visto come un conto vuoto che dev'essere riempito dal
docente (educazione depositaria). Certo, questa non è propriamente una nuova concezione
rousseauiana del bambino come un apprenditore attivo, che fu già un passo oltre la tabula rasa
(che è, fondamentalmente, lo stesso del concetto "bancario"), e pensatori come John Dewey e
Alfred North Whitehead sono stati fortemente critici sulla trasmissione di meri "fatti" come ne
dell'educazione.

Il lavoro di Freire è uno dei fondamenti della pedagogia critica.

Ben più provocatoria, tuttavia, è la dura avversione di Freire alla dicotomia docente-studente.
Questa divisione è ammessa in Rousseau e forzata in Dewey, ma Freire arriva a insistere che verrà
completamente abolita. Diventa di cile immaginare questo in termini assoluti (vi deve essere una
certa legge della relazione docente-studente nella relazione genitore- glio), ma ciò che Freire
suggerisce è una profonda reciprocità che va inserita nella nostra idea di docente e studente.

Freire cerca di pensarli in termini di docente-studente e studente-docente, cioè anche un


insegnante che impara e uno studente che insegna, come ruoli basilari della partecipazione della
classe. Questo concetto viene ripreso anche nel suo ultimo scritto pubblicato in Italia, "Pedagogia
dell'autonomia", dedicato alla tematica della formazione docente. In esso Freire a erma con forza
che "non c'è insegnamento senza apprendimento", evocando il suggestivo concetto di "do-
discenza" (docenza/discenza). Ciò in piena coerenza con il suo stile linguistico, tendente in molti
casi a presentare due termini contraddittori per cercarne una conciliazione.

Questo è un tentativo di implementare qualcosa di simile alla democrazia come metodo


educativo, e non meramente un obiettivo dell'educazione democratica. Come Dewey, per il quale
la democrazia era una pietra di paragone, non integrò pienamente pratiche democratiche nei suoi
metodi. (Comunque questo era, in parte, in funzione dell'atteggiamento di Dewey riguardo
l'individualità). Tuttavia, al suo inizio, il rigido modo di fare questo genere di classe è stato più
volte criticato sulla base che esso può mascherare più che superare l'autorità dell'insegnante.
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