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Di fatto, in diversi modi la sua "pedagogia degli oppressi" può essere meglio letta come
un'estensione o una risposta a I dannati della Terra di Frantz Fanon, che poneva una forte enfasi
sulla necessità di fornire ai popoli nativi un'educazione che fosse, al tempo stesso, nuova e
moderna, piuttosto che tradizionale, e anticoloniale (cioè, che non fosse semplicemente
un'estensione della cultura del colonizzatore).
Freire è meglio conosciuto per il suo attacco a quello che chiama il concetto "bancario"
dell'educazione, in cui lo studente era visto come un conto vuoto che dev'essere riempito dal
docente (educazione depositaria). Certo, questa non è propriamente una nuova concezione
rousseauiana del bambino come un apprenditore attivo, che fu già un passo oltre la tabula rasa
(che è, fondamentalmente, lo stesso del concetto "bancario"), e pensatori come John Dewey e
Alfred North Whitehead sono stati fortemente critici sulla trasmissione di meri "fatti" come ne
dell'educazione.
Ben più provocatoria, tuttavia, è la dura avversione di Freire alla dicotomia docente-studente.
Questa divisione è ammessa in Rousseau e forzata in Dewey, ma Freire arriva a insistere che verrà
completamente abolita. Diventa di cile immaginare questo in termini assoluti (vi deve essere una
certa legge della relazione docente-studente nella relazione genitore- glio), ma ciò che Freire
suggerisce è una profonda reciprocità che va inserita nella nostra idea di docente e studente.