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MESTER DE CLERECIA - formula che si usa per indicare una serie di opere a cavallo tra i secoli

XIII e XIV che presentano caratteristiche comuni.

Si presentano nella veste del tetrastrofo monomio o cuaderna via (lasse irregolari sostituite da
strofe di 4 versi). Gli autori che ne fanno parte condividono la consapevolezza del proprio
prestigio letterario, della propria eccellenza rispetto alle manifestazioni letterarie coeve in volgare.

Mester, mestiere, è il compito che tutti gli uomini hanno di mettere la propria scienza al servizio
degli altri.

Clerecia, gura del chierico come uomo di fede ma soprattutto di studi cui spesso è opposta
quella del cavaliere, uomo invece di azione. Il chierico unisce l’aspetto religioso a quello
intellettuale, dal momento che la cultura aveva come centri chiese e monasteri.

-rima consonante;

-isosillabismo;

-lasse irregolari sostituite da strofe di 4 versi chiamate cuaderna via o tetrastrofo monorimo;

-gli autori prendono coscienza delle proprie capacità e della letteratura scritta;

GONZALO DE BERCEO - fu il primo autore ad imporre il proprio lavoro di fronte al pubblico. Egli
era un letterato e conosceva sia il latino che il greco. Nelle sue opere voleva rendere partecipe
anche il popolo, infatti molto spesso abbassa il livello di esse per poter arrivare loro più
facilmente. Segue la tecnica del deletrar aprovechando (intrattenere insegnando). Egli fu fatto
diacono nel monastero de San Millan de la Cogolla nel 1220. Le sue opere hanno una nalità
religioso didattica e possono essere suddivise in:

-opere agiogra che: San Millan de la Cogolla; Santa Oria; Santo domingo de Silos;

-opere esegetiche (a ermano delle verità riguardanti la religione cristiana): Los signor que
aparecen antes el juicio nal; El sacri cio de la misa; Martirio di San Lorenzo;

-opere mariane: Milagros de nuestra señora; El plato que hizo la virgen el dia de la pasión de su
hijo; Loores de nuestra señora;

Il titolo di maestro con il quale si auto appella potrebbe far riferimento al titolo di “maestro di
confessione” o al conseguimento di studi universitari forse presso gli studi generali di Palencia.
L’intera sua opera è improntata al proselitismo, nel senso che si propone di divulgare presso i
fedeli storie e vicende a carattere devoto. Si tratta di una fede intesa in modo antintellettuale,
vicina alla gente più semplice: se ne interpretano i bisogni e se ne adotta il linguaggio, sobrio ma
ricco di quei toni a ettivi atti a fare immediatamente presa sull’uditorio.

I Milagros si basano su un codice latino, il Miracula Beatae Mariae Virginis, che appartiene al
genere della miracolistica relativa al culto mariano. Berceo seleziona 24 dei 49 miracoli della fonte
latina e denuncia la propria funzione di mediatore e non di autore del testo che propone: lascia ad
esempio incompiuto un miracolo perché mancano alcune pagine del codice dal quale sta
leggendo o ne salta alcuni passaggi, perché sono a tal punto corrotti da essere illeggibili.

Nei Milagros si assiste ad una sempli cazione retorica e concettuale. Berceo rinuncia a qualsiasi
compilazione dottrinale e secondo le norme del sermo humilis narra le vicende di un uomo che si
salva o migliora il proprio status grazie all’intervento benevolo della Madonna. Nel testo volgare si
approfondiscono i tratti psicologici dei personaggi, che nell’opera latina sono totalmente assenti.

Ogni milagro presenta la storia di una salvazione e non di una redenzione. Il peccatore è salvato
dall’intervento di Maria, cui si attribuiscono tutte le qualità di madre buona e compassionevole,
ma anche di donna risoluta e combattiva. Del tutto assente in questi racconti è la descrizione del
male. Non si presenta alcun pentimento, nessun senso di colpa viene a turbare gli animi dei
protagonisti di questi racconti leggeri e ispirati da un sincero ottimismo.

Ciò che interessa esclusivamente è la devozione che l’uomo dimostra alla Vergine, una devozione
semplice che da sola è origine e motivo del miracolo che si narra.

L’umanità che popola queste storie sembra liberata dalla responsabilità delle proprie azioni e tutti
sono aiutati se vivono con fede. Si tratta dunque di una religione generosa, dove il senso di pietà
prevale su qualsiasi altra considerazione. Da tutto ciò deriva quel clima di serena gioia, di
duciosa certezza nella comprensione altrui che tali testi ispirano.

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I Milagros hanno un’ambientazione varia, alcuni si svolgono in Spagna, altri in Italia, altri in
Francia, di molti non vi è neppure il riferimento ad un luogo preciso proprio ad indicare che si sta
parlando dell’uomo in generale in quanto peccatore e pellegrini nel mondo; perciò scarso è anche
il ricordo all’onomastica.

Berceo si avvale di tecniche proprie della letteratura giullaresca come i frequenti appelli all’uditorio
o la richiesta di una ricompensa a ne racconto; strategie utili per conferire al sacro una
dimensione meno trascendente e calare la religione nella prosaicità quotidiana.

Sulla stessa linea si colloca il ricorso a volte ad un lessico familiare e a metafore tratte dalle
occupazioni di tutti i giorni.

E’ invece indubbia la perfetta armonia racchiusa in ognuno di questi 25 racconti.


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