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SILVA ET FLUMEN

Poste Italiane s.p.a.


TRIMESTRALE DELL’ACCADEMIA URBENSE DI OVADA Spedizione in Abbonamento Postale
D.L. 353/2003 (conv. in L. 27 / 02 / 2004 n° 46)
ANNO XXV - N° 4 DICEMBRE 2012 art. 1, comma 1, DCB/AL

L’alimentazione tra
Monferrato e Oltregiogo

Lo sposo rapito

Filippo Mazzei ad
Ovada. Riverberi della
Guerra d’Indipendenza
Nordamericana

Note iconologiche
sugli affreschi ovadesi della
Parrocchiale dell’Assunta

La Pro Loco dona un


quadro all’Accademia

Il nostro paesaggio
agrario

Ovada, il restauro
di Palazzo Spinola

Dai chierici vagantes


ai papiri odierni,
momenti di goliardia

I 40 anni della
Biblioteca Civica

La contessa di Castiglione
e i suoi parenti ovadesi

Roccaverano, Parrocchiale bramantesca di S. Maria Annunziata


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SILVA ET FLUMEN

Periodico trimestrale dell’Accademia Urbense di Ovada


Direzione ed Amministrazione P.zza Cereseto 7, 15076 Ovada
Ovada - Anno XXV - DICEMBRE 2012 - n. 4
Autorizzazione del Tribunale di Alessandria n. 363 del 18.12.1987
Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 L’anno che sta per chiudersi è stato per la no-
(conv. in L. 27 / 02 / 2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB/AL stra associazione ricco di iniziative e nuove stanno
Conto corrente postale n. 12537288 per essere intraprese. Tuttavia ha segnato anche la
Quota di iscrizione e abbonamento per il 2013 - Euro 25,00 scomparsa di cari amici: il prof. Emilio Costa, che
Direttore: Alessandro Laguzzi ricordiamo in questo numero, e Mario Arata (foto
Direttore Responsabile: Enrico Cesare Scarsi in alto), membro del direttivo e nostro console per
il Comune di Silvano, che si è spento la scorsa
SOMMARIO estate seguito, a pochi giorni di distanza, dalla mo-
Appunti per una storia dell’alimentazione: zuppe, polente, pane e frumento glie signora Marta Carlevaro. Abbiamo saputo
della loro improvvisa dipartita molto tempo dopo
tra Monferrato e Oltregiogo ligure e la notizia ci ha doppiamente addolorato per non
di Lucia Barba p. 231 aver potuto partecipare alle esequie e per l’amara
Lo sposo rapito constatazione che se le distanze fra i continenti si
di Paola Piana Toniolo p. 239 sono accorciate con l’aiuto delle tecnologia spesso
sono i fatti che accadono oltre i ponti a non giun-
Filippo Mazzei ad Ovada. Riverberi della Guerra d’Indipendenza Nordamericana gere tempestivamente alle nostre orecchie. Rinno-
nell’Ovada settecentesca viamo i sensi del più sentito cordoglio ai famigliari
di Pier Giorgio Fassino p. 244 scusandoci per l’involontaria assenza.
Antonio Rebbora, lettere a P. Atanasio Canata A fine ottobre si sono svolte le elezioni del di-
rettivo con una netta riconferma di quello uscente.
di Gian Luigi Bruzzone p. 251 Noi interpretiamo questo risultato come un apprez-
Grillano luogo del mio cuore zamento delle iniziative che in questi anni
di Agostino Sciutto † p. 260 l’Accademia ha realizzato. Cogliamo l’occasione
Gli affreschi della Parrocchiale di Ovada, note iconologiche per ringraziare i membri della Commissione Elet-
torale Lorenzo Bottero (presidente) Giuliano Al-
di Aurora Petrucci Tabbò p. 261 loisio e Dino Gaggero per il lavoro svolto e Pier
La Pro Loco dona all’Accademia un quadro di Costantino Frixione (1828 - 1902) Giorgio Fassino, il nostro Segretario Generale, che
di Paolo Bavazzano p. 273 ha curato con la solita competenza tutta la fase pre-
Un elogio al nostro paesaggio agrario paratoria.
Stiamo lavorando al secondo volume della sto-
di Renzo Incaminato p. 274 ria del Risorgimento in Ovada (1848 - 1900), ma
Il restauro di Palazzo Spinola dei Padri Scolopi ad Ovada. è anche nostra intenzione dedicare sul web uno
Relazione tecnica inerente il restauro dei prospetti del palazzo spazio a Domenico Buffa, la figura più rappresen-
di Ugo Barani p. 281 tativa dell’800 ovadese, della quale contiamo di
rendere fruibili anche le lettere e parte dei docu-
Un esempio di “spupillazione” goliardica: l’orsarese Giacomo Monteggio menti inediti, così come gli studi che lo riguardano.
di Carlo Prosperi p. 284 Renderemo così indirettamente omaggio a Emilio
Hanno origini ovadesi i Tribone “parenti serpenti” della Contessa di Castiglione Costa che, con le sue ricerche, ha illustrato la fi-
di Mauro Molinari p. 291 gura del politico ovadese.
Tra i progetti già avviati la formazione di un
Omaggio a Franco Resecco: cronaca di una mostra atlante toponomastico del nostro territorio che ci
di Paolo Bavazzano p. 296 fornirà l’occasione, attraverso una mostra, di valo-
Geniere e Partigiano. Un aspetto sconosciuto della vita di Franco Resecco rizzare il catasto ovadese di fine settecento fatto a
di Pier Giorgio Fassino p. 297 suo tempo restaurare con i fondi del Rotary Club
sezione di Ovada, su iniziativa dell’allora asses-
Tommaseo e Pratesi: lettere da Ovada sore dott. Giancarlo Subbrero, autore di un primo
di Luigi Cattanei p. 300 studio sulla documentazione esistente.
Il Cinema italiano degli anni ’30 e Ubaldo Arata In chiusura non ci resta che fare a tutti i nostri
di Ivo Gaggero p. 304 soci, agli amici, ai collaboratori e agli sponsor gli
Festeggiati i 40 anni della Biblioteca “Coniugi Ighina” Auguri di un Buon Natale e di un 2013 sereno e
pieno di soddisfazioni.
di Lorenzo Bottero p. 306
In silenzio è scomparso Emilio Costa, primo presidente dell’Accademia Urbense Alessandro Laguzzi e Paolo Bavazzano
di Luigi Cattanei p. 309
Contare fino a dieci É per ricordare la figura di don Angelo Siri,
di Paolo Repetto p. 311 sacerdote, studioso e uomo di grande uma-
Recensioni: GIANNI REPETTO, Per non morire di deculturazione. Materiali per un territorio nità, che in copertina, venendo meno alla no-
(C. Prosperi); CAMILLA SALVAGO RAGGI, Memorie improprie, (P.G. Fassino) p. 313 stra tradizione castellana, pubblichiamo la
parrocchiale bramantesca di S. Maria An-
Redazione: Paolo Bavazzano (redattore capo), Edilio Riccardini (vice), Remo Alloisio, Giorgio Casa- nunziata di Roccaverano, sede del convegno
nova, Pier Giorgio Fassino, Ivo Gaggero, Renzo Incaminato, Lorenzo Pestarino, Giancarlo Subbrero,
Paola Piana Toniolo. svoltosi il 29 -30 maggio 2009 per celebrare
Segreteria e trattamento informatico delle illustrazioni a cura di Giacomo Gastaldo. il 500° di fondazione dell’edificio. Promotore
Le foto di redazione sono di Renato Gastaldo. di quelle giornate di studi fu appunto don An-
Sede: Piazza Giovan Battista Cereseto, 7 (ammezzato); Tel. 0143 81615 - 15076 OVADA gelo, responsabile dell’Archivio vescovile di
E-mail: info@accademiaurbense.it - Sito web: accademiaurbense.it Acqui T. e instancabile animatore della vita
URBS SILVA ET FLUMEN Stampa: Litograf. srl, - Via Montello, Novi Ligure culturale della Diocesi.
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Zuppe, polente e pan di frumento tra Monferrato


e Oltregiogo ligure (appunti per una storia dell’alimentazione)
di Lucia Barba

“Dacci oggi il nostro pane quoti- più facile bersaglio per carestie e malat- lievitazione. In alcune pitture tombali
diano...” recita la preghiera. Il pane che tie presenti in modo endemico in comu- (2500 a.C.) si può vedere che acqua e fa-
viene qui invocato risponde a due esi- nità ristrette e stanziali. In cambio la rina venivano impastate e cotte in stampi
genze: quella spirituale, in quanto cibo possibilità di poter far conto su scorte ali- sovrapposti, messi poi in forno. Secondo
dell’ anima, e quella esistenziale e terrena mentari, attraverso prodotti essiccati e fa- Ateneo, gli Egizi erano in grado di ci-
in quanto alimento di ogni giorno. Allo rine raffinate, unitamente alla situazione mentarsi in 72 diversi tipi di pane.(2)
stesso tempo l’invocazione definisce in stanziale, provocò un netto incremento Anche gli Assiri ci hanno lasciato te-
maniera incisiva la necessità e l’ univer- demografico, condizione imprescindibile stimonianza delle loro esperienze di pani-
salità del pane a cui viene riconosciuta per la nascita delle prime civiltà. ficazione. Risulta che preparassero una
un’importanza vitale. E così è stato fin La panificazione fu, in ogni caso, tra- focaccia spessa messa in vasi precedente-
dalla preistoria. guardo non facile. Infatti, macinati i semi mente scaldati sulle braci; dopo di che i
Si è comunemente ritenuto, fino ad con macine più o meno rudimentali, si vasi erano sigillati ermeticamente e posti
epoca recente, che la panificazione o, al- doveva impastare la farina, farla lievitare in buche scavate nel terreno, secondo un
meno, l’uso di semi macinati potesse es- in modo corretto (né troppo, né troppo tipo di cottura ancora esistente in area
sere fatta risalire all’ età neolitica (10.000 poco), lavorare la pasta, ridurla in pa- mediterranea.
a.C.) quando l’uomo passò dal nomadi- gnotte, infornare e far cuocere. La cottura Con i Greci entrò in uso il forno a
smo alla sedentarietà, dalla caccia e dalla come la lievitazione è sempre stata ope- legna con apertura anteriore. Il pane quo-
raccolta dei frutti spontanei all’agricol- razione laboriosa e, non a caso, fin dal- tidiano era soprattutto pane d’orzo e il
tura. Forse non fu proprio così e il pas- l’inizio la cottura è stata affidata a degli pane di frumento, più ricercato, era riser-
saggio fu più lento e graduale con anti- operai specializzati. vato alle festività.
cipazioni e contaminazioni tra i due pe- Probabilmente i passaggi per giun- I Romani passarono con qualche dif-
riodi. Recenti scavi archeologici effet- gere alla panificazione vera e propria fu- ficoltà dalle pappe di cereali al pane lie-
tuati nella regione del Mugello, nel rono graduali. Certo le pappe e le zuppe vitato, in quanto nella lievitazione veniva
comune di Bilancino, hanno portato alla richiedevano minore abilità, come anche riscontrato un senso di corruzione. Carat-
luce due pietre di arenaria che, a prima i focaccini non lievitati cotti o sotto la ce- teristica della loro alimentazione fu la
vista, sembravano due pietre comuni ma nere o su pietre calde. puls (specie di polenta), considerata
poi si sono rivelate essere le parti costi- Furono gli Egizi a far diventare la pa- piatto tipico nei primi secoli della Repub-
tuenti di una rudimentale macina e di un nificazione un’arte e a loro la leggenda blica e apprezzata da Catone come segno
macinello; inoltre l’analisi degli amidi attribuisce il merito di aver scoperto la di morigeratezza di fronte al pane lievi-
trovati sulle pietre ha svelato che la tato, visto come una forzatura
pianta usata per fare la farina era la delle naturalità degli alimenti.
tifa palustre. (Pianta diffusa nelle Nonostante le remore cato-
zone dove l’acqua ristagna, in dia- niane il pane si affermò a tal
letto monferrino chiamata tuddro). punto che, nel 30 a.C, a Roma
Questo a dimostrazione che già nel erano presenti ben 329 panette-
paleolitico superiore, circa 30.000 rie, gestite però non da Romani
anni fa, l’uomo era capace di ridurre ma da Galli e Greci!
a farina le radici di una pianta per Ciò che per i Romani poteva
preparare una zuppa ricca di carboi- sembrare un’abitudine censura-
drati o l’ impasto di una galletta nu- bile, per gli Ebrei fu severo di-
triente.(1) vieto religioso.
La possibilità di conservare la fa- Infatti il popolo ebraico nella
rina e di trasportarla con facilità per- non lievitazione riconobbe e ri-
mise di sopravvivere in mancanza di conosce un segno di purezza.(3)
cacciagione o in periodi con clima Caduto l’Impero Romano,
sfavorevole. Il passaggio dalla caccia passati gli sconvolgimenti delle
all’agricoltura e all’allevamento orde barbariche, con l’instaura-
comportò cambiamenti nella strut- zione del Feudalesimo la panifi-
tura fisica dell’uomo che, cacciando cazione venne controllata da
meno o per niente e mangiando precise norme emesse dal feuda-
meno carne, perse vigore e si rese tario, dal signore locale e poi dal
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Alla pag. precedente, In basso, il fornaio e il giovane Alla pag. seguente, fin dai primordi
una rivendita di pane garzone in epoca medievale della civiltà contadina i pittori
in una miniatura hanno riservano un’attenzione
di un codice medievale particolare alla fienagione
e alla falciatura delle messi.

Comune, autorità che avevano il precipuo diversi) ben triturati: farro, orzo, sorgo, a casa per pura curiosità. La crisi agricola
compito di regolamentare la panifica- miglio, panìco, frumento. Molto diffuse del XVI secolo obbligò ad una revisione
zione, come si desume anche da Statuti a Roma nel periodo monarchico e nei dei pregiudizi popolari facendo del mais
Comunali e Bandi Campestri che ci sono primi secoli della Repubblica si chiama- coltura dominante. Nel XVIII secolo con
stati tramandati. vano puls o pulmentum. I semi preferiti l’incremento demografico, che richiedeva
Vari tipi di pane per le puls erano quelli di farro (da cui la maggior produzione agricola si decise di
I pani nella tradizione italiana sono parola farina) e la puls era il cibo del investire su questo prodotto, che cresceva
circa 250, con moltissime varianti locali, fante romano. Per secoli cibo caratteri- velocemente, era poco bisognoso di cure, e
difficilmente catalogabili. Si distinguono stico, veniva preparato quotidianamente dava un’ottima resa.
oltre che per la forma, per il tipo di cot- e costituiva la base di piatti che potevano I grandi proprietari terrieri decisero di
tura, di quantità e qualità degli ingre- essere completati con legumi, verdure, destinare grandi superfici alla coltiva-
dienti, per la qualità della farina: di grano pesci, formaggio. Anche gli Etruschi eb- zione del mais, che divenne cibo quoti-
duro, di grano tenero, di mais, di semola bero come nutrimento base polente costi- diano per i lavoratori della terra.
di grano, di segale, di orzo, di castagne. tuite da farina di miglio o di farro Contrariamente ai cereali che si dimostra-
Nei periodi di carestia, soprattutto nelle chiamate clusinae pultes. rono molto versatili, il mais conobbe
classi marginali fu molto diffuso il pane L’abitudine alla puls o pulmentum (5) quasi una monocultura, nelle zone mon-
di mistura che vedeva l’uso di semi di continuò per tutto il Medio Evo. In con- tane e pedemontane dell’Italia Settentrio-
graminacee, di ghiande, di radici, di so- trapposizione alle mense feudali, ricche nale. Una alimentazione praticamente
stanze varie, assai poco sostanziose, ma di cacciagione e di proteine animali le basata solo sulla polenta portò alla diffu-
in grado di generare un senso di momen- puls furono la via di scampo delle classi sione di una grave malattia quale la pel-
tanea sazietà. rurali con l’uso di cereali minori quali lagra.(6)
Molti pani vedono l’aggiunta di olio, miglio, orzo, segale, farro. La pute o put è un tipo di polenta più
olive, mosto, frutta, semi, strutto, ciccioli, Con la scoperta dell’America ci fu liquida della tradizionale e con diversi in-
pomodori, burro, uvetta… l’introduzione del mais (chiamato in dia- gredienti vegetali. Diffusa un tempo sia
Impossibile elencare i tipi di pane in letto monferrino melia o meria da millet, in Monferrato che nell’Oltregiogo Ligure
base alla forma. I più comuni da noi: pa- termine con cui veniva definito il miglio), è nata, con molta probabilità, dalla fu-
gnotta, biova, ciabatta, filone, micca, (4) introduzione che fu lenta e faticosa in sione tra una tradizionale zuppa di ver-
michetta, libretto, rosetta, cagnolino, quanto ci fu diffidenza verso la possibilità dura, che affonda le radici nelle zuppe
treccia, ciambella, pane in cassetta, pan di farne alimento per gli uomini, usandolo medievali, eredi della puls romana e la
carrè… solo come foraggio per gli animali. Se ne farina di mais. La pute consiste in una
Un tipo particolare di pane sono i coltivava qualche pianta nell’orto davanti normale minestra vegetale basata su ca-
grissini, il cui nome deriva da grissa, che volo nero, patate, carote, sedano o, in
indicava un antico pane piemontese di estate, fagioli, fagiolini, zucchini. Una
forma allungata. E poi c’è il pane di pasta volta che la verdura è cotta si aggiunge la
dura, all’olio, al latte, all’ acqua. farina di mais e si fa cuocere ancora una
Come si può desumere da questo mezz’ora. Quando il tutto è ridotto a
elenco sommario la diversificazione è crema, il piatto è pronto e si mangia col
massima. Segno di creatività, di adatta- cucchiaio pur non essendo una minestra.
mento all’ambiente, di intelligente rispo- La focaccia
sta ad una domanda diffusa ed esigente Con semi macinati finemente, acqua,
tipica delle società affluenti. giusta lievitazione, cottura precisa nei
tempi e nei modi, con l’aggiunta di con-
La puls, la polenta e la pute (o put) dimenti particolari possiamo passare da
Prima di giungere alla panificazione, una focaccia intesa come puro cibo di so-
l’uomo primitivo si è cimentato in pravvivenza ad una in grado di suscitare
un’operazione certamente più semplice, un notevole piacere gustativo. La focac-
quella di mettere i semi delle graminacee cia a base di cereali più o meno nobili,
in acqua dopo averli pestati e poi cuo- presente già in epoca preistorica, la ritro-
cerli. In quel modo nacque la polenta. viamo sulle mense di Fenici, Greci, Ro-
Fino alla scoperta dell’America, le po- mani, Cartaginesi. La focaccia, che
lente consistevano in pappe di semi (i più deriva etimologicamente da focus, in
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letto chiamiamo panissa, evidentemente


per una variazione semantica avvenuta
quando della panissa tradizionale si è
perso l’ uso. La farinata è una torta salata
di minimo spessore che ha come ingre-
dienti oltre alla farina di ceci, acqua, sale,
e olio d’oliva. Preferibilmente cotta in
forno a temperatura molto alta. La fari-
nata, piatto tipico della Liguria e del
Basso Piemonte, è diffusa lungo le coste
dei paesi mediterranei e assume nomi di-
versi a seconda delle diverse località: da
calentita (Marocco) a cecina (Toscana),
da fainà (Liguria) a socca (Francia me-
ridionale).
La farinata rientra a pieno titolo nei
piatti tradizionali ovadesi. Appositi forni
a legna annessi al negozio, continuano a
sfornare teglie di panissa per i residenti,
ma anche per i non residenti, che seguono
la tradizione secolare dei mercati settima-
nali quando, chi veniva dai paesi , si por-
quanto cotta sul fuoco, era considerata fuso sul nostro territorio in età medievale,
tava a casa da Ovada un cartoccio di
voto rituale e, come tale, veniva offerta come accertano atti testamentari del-
farinata bella calda.
agli Dei. Focacce di farro (panis farreus), l’epoca, era quello, molto sottile, cotto tra
condivise dai due sposi durante il rito ma- due ferri roventi, chiamato ostia o negia. La molitura
trimoniale (confarreatio), erano conside- Quanto al focaccino non lievitato cotto La panificazione non potè mai pre-
rate simbolo di vincolo amoroso per la sotto la cenere è stata sempre usanza dif- scindere dalla molitura: il pane si è sem-
futura vita in comune. In origine dove- fusa in campagna soprattutto nelle case pre fatto dopo che i semi erano stati
vano anche servire come contenitori di di campagna che avevano il forno fami- macinati, triturati, raffinati da una ma-
cibo specie di piatti commestibili, come liare. cina. Per ciò le macine ebbero molta dif-
sapeva bene Enea a cui era stato vatici- Panissa e Farinata fusione nel mondo antico precipuamente
nato che avrebbe avuto certezza di essere La panissa è un piatto di impronta li- presso i Romani. La macina romana pog-
arrivato alla sua terra promessa quando gure il cui ingrediente principale, la fa- giava su una base in muratura di forma
fosse stato costretto, con i suoi compagni, rina di ceci, è lo stesso della farinata. circolare ed era costituita da una pietra
a mangiare le mense, cioè la sfoglia che In una pentola contenente acqua e conica (meta) piantata sulla base e da
conteneva il companatico. Una pizza ante sale si versa la farina di ceci, che si fa una pietra biconica, vuota all’interno (ca-
litteram? (Virgilio, Eneide, libro III, cuocere fino ad una morbida consistenza. tillus) che ruotava sulla meta. Il movi-
vv.374/379; libro VII , vv.154/159). Quindi si versa in un contenitore cilin- mento era impresso alla pietra attraverso
La focaccia, prodotto diffuso in tutta drico o in un piatto, si taglia a fette o a un’armatura di legno collegata ad una
la penisola, ha assunto nomi e specificità cubetti e o si fa friggere o si mangia forza umana o, più spesso, animale (per
diversi a seconda della localizzazione fredda condita con olio e limone o cipolla lo più un asino) come documentano i re-
geografica. In Lunigiana è chiamata te- affettata. perti archeologici. (Museo archeologico
starolo (farina di castagne), in Liguria e Questo piatto non ha nulla a che fare di Narbona, cippo del fornaio).
Basso Piemonte panissa (farina di ceci), con l’omonimo piatto vercellese dove ci Il grano immesso da una tramoggia
tigella in Emilia, piada o piadina in Ro- sono riso, lardo e fagioli. La panissa alla nel catillus veniva macinato nella parte
magna, crescia nelle Marche, cecìna in ligure, a base di farina di ceci esiste anche sottostante e usciva sotto forma di farina
Toscana, pizza a Napoli, puddica in Pu- in Spagna, a Cadice, con il nome di “pa- (Pistrinum di Pompei). I Romani cono-
glia impanate o panelle in Sicilia (farina niza”. In un porto di commerci transocea- scevano bene anche i mulini ad acqua
di ceci), carta da musica in Sardegna, nici come Cadice ci devono essere state come dimostra la superba costruzione di
pitta nelle regioni del Sud. felici confluenze gastronomiche. Arles, in Provenza, dove più macine
Un tipo di focaccino particolare, dif- La farinata di ceci è quella che in dia- sfruttavano l’energia dell’acqua in ca-
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Alla pag. seguente, incisione
settecentesca di una panetteria;
sullo sfondo il fornaio sforna
con la classica pala di legno il
pane giunto a cottura.

duta. Il mulino ad acqua ebbe grande dif- gionata. Le pagnotte erano posate sul oggettivi lo danno gli atti notarili (7). In-
fusione nel Medioevo e continuò ad es- piano del forno con l’ apposita pala, abba- fatti:
sere molto diffuso laddove la presenza di stanza distanti l’una dall’altra da non at- 11 Ottobre 1283: Giovanni di Altare
risorse idriche rendeva possibile svilup- taccarsi durante la cottura. Appena cotto, prende a prestito 7 staia di frumento 26
pare forza motrice. il pane veniva deposto su assi di legno o Ottobre.
Nelle zone appenniniche e preappen- su tavole per permettere un raffredda- 1283: Josius de Ovada prende in pre-
niniche fu un sistema molto sfruttato an- mento graduale. Secondo una tradizione stito un tot di frumento da presbyter
cora in tempi relativamente recenti per consolidata in campagna una famiglia pa- Pietro de Ovada.
macinare castagne, orzo, frumento, mais, nificava una volta alla settimana, salvo 9 Novembre 1283: Guglielmo de Ca-
segale. La raffinatezza della farina dipen- casi speciali come il pane di segale in stagneto prende a mutuo da Giovanni di
deva dalla porosità della pietra molitoria: montagna, cotto una o due volte l’anno. Altare 5 staia di frumento.
quanto più porosa era la pietra tanto più Per chi non aveva il forno domestico 5 Dicembre 1283: Oberto e Bertolino
grossolana era la farina. (questo valeva per quasi tutti quelli che da Voltri acquistano da Pietro Schiavina
Le ruote a pala, che facevano girare le abitavano in un centro abitato) c’era il di Ovada un tot di frumento per 4 geno-
macine grazie all’energia dell’acqua in- forno che coceva per la comunità. Succe- vini.
canalata, per molto tempo furono di deva, in questo caso, che per riconoscere 27 Gennaio 1284: Il rettore della
legno e, solo ai primi dell’ 800, con lo il proprio pane si usassero marchi o segni Chiesa di Santa Maria di Ovada prende a
sviluppo della metallurgia, divennero di particolari di riconoscimento, fatti sulle prestito da Bertone de Nigro 3 staia di
ferro. micche di pane. In caso di errori involon- frumento.
Un tipo di mulini straordinari furono tari il fornaio preferiva compensare con 5 Gennaio 1288: Giovanni di Altare
quelli natanti sul Po, costituiti da due bar- una pagnotta per evitare guai maggiori. acquista da Pietro Dente di Ovada un tot
coni (sandoni) appaiati che costituivano Nel Medioevo prevalse la panifica- di frumento.
il mulino mentre la ruota a pala pescava zione controllata dal feudatario o dagli 20 Gennaio 1288: Enrico Gioia di
tra i due barconi e sfruttava l’energia Amministratori del Comune. Con Ovada fa testamento e lascia alle mona-
della corrente. Il mulino risaliva la cor- l’affermazione dei liberi Comuni sorsero che di Bano 1 staio di grano in remis-
rente grazie ai cavalli che lo trainavano le corporazioni dei fornai, che tendevano sione dei propri peccati.
dalle sponde. (Riccardo Bacchelli, Il mu- a salvaguardare i diritti della categoria e 9 Gennaio 1288: Giovanni di Altare
lino del Po). Con l’ elettricità tutto si è ne stabilivano il codice di comporta- acquista da Enricuccio de Sena 12 moggi
semplificato ma anche omologato e si mento. In età moderna con l’avvento dei di frumento.
sono smarrite le peculiarità territoriali, a forni elettrici e delle impastatrici la pani- 12 Aprile 1288: Guglielmo de Cam-
parte qualche caso isolato di mulino a ficazione si è industrializzata e i forni a pis prende in prestito da Mino de Sena un
pietra che esiste tuttora. legna sono stati sostituiti dai forni ra- tot di frumento per 39 genovini.
Il forno 13 Ottobre 1288: Guaiacio Frascara
dianti mentre l’introduzione dei lieviti ha
Originariamente il forno fu all’interno di Ovada prende a prestito da Pietro
semplificato la prima e difficile fase della
dell’abitazione poi si preferì costruirlo al- Schiavina 10 staia di frumento.
panificazione, vale a dire la giusta e natu-
l’esterno o in appositi edifici per evitare 25 Novembre 1288: Nicola di Ma-
rale lievitazione.
il pericolo di incendi domestici. Nella ca- sone acquista da Montano Casio un tot
mera di cottura si faceva fuoco e poi si Ad Ovada, in Monferrato di frumento per 4 lire e quattro soldi di
riunivano ai lati del forno le braci men- e nell’ Oltregiogo genovini.
tre, centralmente, venivano messe le Le osservazioni che seguono, che ri- 25 Novembre 1288: Giovannino Ala-
forme dei pani a cuocere sulla pietra arro- guardano la città di Ovada e i territori li- mandro di Ovada acquista da Pietro di
ventata. Situazione che si è perpetuata mitrofi possono essere considerate un Pavia un certo quantitativo di frumento
per secoli con gli stessi ritmi e le stesse paradigma significativo, se pur con forti per lire 7 e soldi 10 di genovini.
modalità. La base (platea) a forma ellit- ellissi temporali e spaziali, di quelle che 5 Febbraio 1289: la badessa di S.
tica era di arenaria mentre la volta era in furono la coltivazione dei cereali e la suc- Maria di Banno si fa fare un mutuo di 25
mattoni stuccati con il gesso, piuttosto cessiva panificazione, tenuto conto sia lire di genovini per acquistare grano.
bassa per non disperdere il calore. Le delle caratteristiche del clima e del ter- 11 Gennaio 1289: Guido de Barbarino
porte del forno erano di ferro. reno sia, e ancor più, degli aspetti antro- di Ovada acquista da Ugaccio di Chiavari
L’accensione avveniva con ramaglia e pici e politici che spesso hanno avuto la un certo quantitativo di grano che pa-
stecchi perché capaci di fuoco vivo e di prevalenza sulla nuda cultura materiale. gherà ad Agosto.
raggiungere alte temperature poi mante- Per quel che attiene al Medioevo un 11 Febbraio 1289: Martino de Botono
nute costanti da legna grossa e ben sta- valido supporto alla conoscenza dei dati e Lorenzo de Gilio prendono a mutuo da
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genere per prestiti in denaro e in grano il


tempo per la restituzione era di 5, 6 mesi
e andava dall’ Inverno alla piena Estate,
vale a dire dal periodo di zero produttivo
al momento della produzione.
Gli Statuti di Ovada
Gli Statuti di Ovada del 1327 ci of-
frono un interessante spaccato di ciò che
nel tardo Medioevo riguardava la produ-
zione di pane. (8)
Alcuni articoli sono appositamente
dedicati alla panificazione e sono così
compendiabili:
1) Ogni anno i fornai, le loro mogli e
i loro aiutanti dovevano giurare di non ru-
bare sul pane, di custodire e restituire i
pani nel giusto numero.
2) I fornai potevano richiedere solo la
legna necessaria per cuocere l’infornata,
dovevano consentire la restituzione delle
braci, una volta cotto il pane. Cocevano
torte e tortelli gratis se non a Pasqua. Se
lasciavano bruciare torte e tortelli dove-
vano risarcire, pena multa.
3) In Ovada ci dovevano essere 3
forni pubblici la cui gestione veniva
messa all’ asta ogni anno.
4) I mugnai e i loro aiutanti dovevano
Pietro Schiavina 10 staia di grano che quantitativo di frumento da Mino de giurare ogni anno di conservare grano,
restituiranno ad Agosto. Sena e lo restituiranno ad Agosto. siligine e ogni altra biada o farina. Cal-
13 Febbraio 1289: Giacomo Vairono In questa serie di Atti Notarili, scor- colato il loro compenso in farina, dove-
e Rufino Agricola di Ovada prendono a giamo frammenti di una complessa realtà vano restituire la restante ai legittimi
mutuo da Pietro Schiavina di Ovada 3 locale; si evince che non ci sono fitti di proprietari, pena una multa di 5 soldi, re-
staia di frumento da restituire ad Ago- terreni adibiti a frumento, che risulta es- plicabile per ogni successiva infrazione.
sto . sere un bene di primissima necessità, Veniva data assoluta priorità di macina ai
26 Febbraio 1289: Giacomo Nigro di tanto che la sua domanda spesso procede residenti in Ovada e, solo in un secondo
Ovada acquista un certo quantitativo di di pari passo con la richiesta di prestiti in tempo, ne veniva concessa facoltà ai non
grano da Pietro Dente di Ovada e pro- denaro. Evidentemente si trattava di una ovadesi.
mette di pagarlo a san Bartolomeo. società in cui la moneta corrente scarseg- Anche se gli articoli contenuti negli
31 Marzo 1289: Pietro Taffone loca a giava. Inoltre la morfologia del terreno Statuti riguardanti le varie fasi di trasfor-
Umberto fornasarius un terreno da adi- molto acclive e con strette vallate certo mazione dei cereali non sono cronologi-
bire a fornace in cambio di un canone di non predisponeva a grandi raccolti di camente consequenziali risulta evidente
10 staia di frumento per cinque anni. grano, che lasciava il posto a castagneti, che, sulla molitura, come sulla panifica-
19 Ottobre 1289: Giacomo Pastorino vigneti, terreni prativi e zerbi. Il ricorrere zione, il Comune esercitava un rigido
e Simone de Dente di Rossiglione acqui- degli stessi nomi, come Pietro Schiavina, controllo attraverso i suoi amministratori
stano da Otacio de Pietrasanta un certo oppure nomi che denotano origine fore- comminando multe, con regole rigide
quantitativo di grano che pagheranno a stiera (i fratelli De Sena, in Ovada al se- sulle pesature e rimettendo ogni anno al-
Maggio. guito del feudatario Malaspina o Piero di l’asta la gestione dei forni pubblici.
20 Dicembre 1289: Giovanni Vassallo Pavia) potrebbero far congetturare che si Quanto alle notizie più strettamente
e Nigro Galea di Rossiglione e Simone trattasse di un vero e proprio commercio materiali è interessante notare la presenza
de Quiliano prendono a mutuo un certo del frumento in mano a poche persone. In di un altro cereale, la siligine, seme che
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A lato, giovani operaie della
manifattura Brizzolesi in un
campo di granturco.

può essere equiparato al farro, sicura-


mente più rustico e resistente del fru-
mento. Con il farro(9) si continuava l’
antica tradizione romana delle zuppe di
cereali e legumi durata per tutto il Me-
dioevo ed ora ritornata in auge nelle diete
vegetariane.
Per quel che attiene alla panificazione
la restituzione delle braci fa parte del rito
della conservazione del fuoco che è con-
tinuato, non senza pericolo di incendi,
fino a quando l’accensione è diventata
cosa facile. sotto forma di grano, semente di grano che chi cocerà quattuor staria di pane
Proprio perché il fuoco veniva spesso e marzenghi. dovrà dare al fornaio 4 pani e così a scen-
spostato di casa in casa esisteva in altri 1705, 22 Ottobre: Nell’ inventario dei dere per cotture di minore entità.
Statuti il divieto di portare il fuoco do- beni feudali spettanti a Luca Fieschi, Monferrato acquese
v’erano custoditi paglia e fieno. Per i tipi nuovo e unico titolare del feudo come 1223, Novembre 8: Gandolfo, arci-
e la forma del pane quotidiano nulla stabilito dal duca di Mantova e Monfer- prete di Mombaruzzo, condanna l’erede
viene detto mentre si parla di turtas et rato Carlo II, vengono annoverati grano, del defunto Ottone da Gallano a versare
turtellos, che erano probabilmente pani quarte di gr(10) e biada. ai canonici acquesi 1 staio di spelta, 2
ritorti, forse dolci tipici della Pasqua. I 1764, 3 Gennaio: Nell’ investitura con pani, 2 capponi ed un cesto di fichi per il
dolci ritorti che, per tradizione, vengono titolo marchionale a favore di Francesco fitto di una vigna a Fontanile.
ancora fatti per la domenica delle Palme Ristori si citano “il mulino a una ruota 1240, Agosto 22: Sacco, figlio del fu
chiamati torcet potrebbero vantare una sopra il fiume Piota, il Castello, le cas- Matteo della Pisterna… consegna a Lo-
qualche discendenza. sine” e, buone ultime, 110 balestre. terio 10 staia e 1 mina di frumento ben
Annali di Casaleggio Questi Annali(11), che nulla dicono sui secco bello e pulito, a misura di Acqui a
1261, 11 Luglio: Casaleggio deve for- modi e tempi della panificazione, sono in titolo di fitto.
nire 4 moggi di spelta alla curia di Pa- verità più espliciti su altri aspetti più 1241, Maggio 31: I canonici acquesi
rodi. strettamente sociali. Intanto la distru- stabiliscono che il monastero di Tiglieto
1553: I Polceveraschi si oppongono zione del forno e il sequestro del “povero versi alla chiesa d’ Acqui, ogni anno, al
duramente ai Signori di Casaleggio con molinaro” sottendono la forza della so- tempo della mietitura 1 moggio di grano,
cui sono in continua lite per lo sfrutta- praffazione sull’avversario preso per misura di Ovada, in qualità di decima per
mento del bosco dell’Alpe di Marcarolo fame e quindi grano e mugnaio diventano terre che i monaci, dopo il concilio gene-
e “ …passano al mulino di Casaleggio , un fatto politico. Simile concetto, di di- rale, avevano ottenuto nel territorio di
che si trova sul Gorzente. Naturalmente sponibilità esclusiva di beni materiali a Campale.
lo devastano … Buttate via circa stare 6 fini di governo, sta dietro alla proprietà 1260, Ottobre 19: Il capitolo dei Ca-
di frumento , portano a Genova il povero del forno e del mulino da parte del domi- nonici di Acqui può riscuotere ogni anno
molinaro , battendolo e legandolo….” nus locale. Mulino ad acqua ubicato sul in cambio del fitto di un manso sito in ter-
1562,14 Aprile: Nicolò Spinola affitta torrente Piota, di cui restano le vestigia. ritorio di Soirano denari e altri beni ma-
un terreno in cambio di un canone annuo Ricco è anche l’elenco delle piante da teriali quali “capones, foacias, panes,
di 2 staia di grano che dovrà essere con- seme usate per la panificazione. Risul- spelte, spicariolos in due rate fissate alla
ferito in Agosto, a fatica e spesa dell’ af- tano oltre al grano, il grano da semina, festa di san Tommaso e alla Madonna di
fittuario. il grano marzengo da seminare in Pri- metà Agosto. Sia i beni monetari che ma-
1577, 21 Marzo: Tra i beni feudali di mavera, il granoturco (granone in dia- teriali venivano replicati in entrambe le
Francesco Spinola risultano mulino e letto), la segala (cereale che non soffre occasioni, con aggiunta degli spicariolos
forno a dimostrazione di una stretta os- né il freddo, né l’altitudine), la biada (de- per la festa dell’Assunta in quanto trat-
servanza di servitù feudale anche in finizione con cui, genericamente, veni- tandosi di galletti del primo anno, per la
epoca moderna. vano definite le piante da spiga). festa di san Tommaso, che ricorre il 3 Lu-
1587, 19 Giugno in Mornese: In una Statuti di Silvano d’ Orba glio, non erano ancora pronti.
consegna di beni mobiliari e immobiliari Negli Statuti di Silvano (1308) a pro- Queste note tratte da Il Cartulare Al-
vengono annoverati fitti da riscuotere posito della panificazione si fa presente berto (Liber Iurium Aquensium Canoni-
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A lato, il taglio delle messi
sulle sponde dell’Orba in una
foto di Leo Pola degli anni ‘50

impegnare il prossimo raccolto con gli


Ebrei. Come se non bastasse la produ-
zione di cocchetti non era andata bene
perché tutti i bachi da seta erano morti.
26 Giugno 1831: Una terribile gran-
dinata, domenica alle 4 del pomeriggio,
ha distrutto il raccolto e anche l’anno
prossimo non si vendemmierà perché i
tralci delle viti sono stati recisi. Distrutto
il raccolto di frumento e colpiti i rami
degli alberi di castagne.
Quando alla fine del 1400 incomin-
ciano le guerre tra le potenze europee per
corum. A.D. 1042-1296 a cura di Paola Alla carestia segue la peste. l’accaparramento delle ricchezze e dei
Piana Toniolo ) riferiscono dei contratti 1498: Passaggio di Carlo VIII. In territori della Penisola le campagne e i
notarili intercorsi tra il Capitolo dei Ca- quell’anno ci fu un ricco raccolto di vino paesi del Monferrato, come molti altri,
nonici Acquesi e alcuni affittuari che pa- e frumento ma per le guerre che ci fu- devono subire le vessazioni, le contribu-
gavano in beni mobili ben annotati in rono inter Francos et Italos i prezzi fu- zioni forzate e le spogliazioni da parte
ogni contratto. Questo ci permette di co- rono alti fino al mese di Aprile. delle forze straniere in campo sul territo-
noscere il tipo di coltivazione prevalente 1638: Sei compagnie di cavalleria rio italiano. A questo punto negli Annali
nei singoli fondi agricoli e ci dà il quadro asportano dalle case dei particolari be- dei vari paesi non si trovano tanto notizie
di una realtà particolare più agiata e or- stiami, grani, pollami, biancheria, oro ar- di produzione bensì di privazione. Che
ganizzata. gento, rami, mobili, fieno. doveva essere tanto più dura in territori a
In questo preciso contesto, nella re- 1654: Armate di Francia e di Spagna vocazione agricola volta, quasi esclusi-
gione acquese, il grano è presente non si fronteggiano nella piana verso Alessan- vamente, all’autoconsumo. In più come
come oggetto di prestito ma come si- dria e a Cremolino vengono richiesti 36 sanno bene quelli che di campagna vi-
stema di pagamento per affitto di terreni barili di vino del migliore, 13 some di vono o hanno vissuto, il tempo, in senso
produttivi. Specchio di una situazione di veccia, 1 sacco di pane. meteorologico, colpisce senza alcuna
maggior dinamismo sociale ed econo- 1746: Il comandante francese acquar- possibilità d’appello. Sia negli Annali di
mico in quanto si pagava nella ragione- tierato nel castello comanda che gli venga Cremolino(12) che nella storia di Molare
vole aspettativa di una soddisfacente assegnata la seguente fornitura: 1 vacca, c’è l’accenno ai prestatori di denaro Ebrei
produzione. Al contrario nella situazione 1 vitello, 2 montoni, 2 agnelli, 4 cantari di a cui si ricorreva impegnando il raccolto
ovadese il prestito di grano avveniva ad lardo, 12 rubbi di sale, 4 rubbi d’ olio, 1 dell’anno successivo. Condizioni meteo-
esclusivo vantaggio del prestatore senza rubbo di candele, sego, 2 fiaschi rologiche avverse quali quelle che ven-
dar profitto all’ economia locale. Quanto d’acquavite, 6 galline, grano e biada, gono segnalate negli Annali di Gavi per il
all’aspetto strettamente merceologico si riso, 12 sacchi di grano in farina, 40 1736 in cui ci fu: “Diluvio di acqua cui
nota frequentemente la presenza della cantari di fieno. In caso contrario avrebbe segue carestia. Il prezzo del grano cresce
spelta, quasi pari nella produzione al fru- mandato i soldati nelle case dei partico- a dismisura e la gente si ciba di ghiande
mento. Anche in questo caso, come per lari. macinate e di radici” (Cornelio de Si-
la siligine in Ovada, si tratta sostanzial- 1784: Non essendo sufficienti i pro- moni, Annali di Gavi ).
mente di farro che si dimostra molto pre- dotti del luogo né il grano, né le uve né i In questi casi la presenza o meno dei
sente in epoca medievale sia in territorio cocchetti (bachi da seta) né i legumi non cereali non ha valore statistico ma se-
ovadese che, soprattutto, in quello ac- si riuscivano a pagare i debiti contratti gnala il limite della sopravvivenza. E’ un
quese. con gli Ebrei di Acqui (D. Raffaghello, indicatore fondamentale dell’aspettativa
Cremolino nella storia Storia di Molare, pag. 56). di vita ed è così vero che, pur di avere il
Agosto-Ottobre 1364: invasione di lo- 12 Ottobre 1794: Le uve sono ancora pane, ci si indebita portando in pegno la
custe che, trasportate dal vento di levante, da vendemmiare ma vengono colpite da speranza di un raccolto futuro. Qui sem-
distrussero tutto il raccolto. violentissime piogge che portano via uve bra chiudersi il cerchio del racconto che
1373: Fiera e generale carestia, cosic- e castagne. A causa della penuria dei rac- era iniziato con la preghiera del pane
ché un sacco di grano era pagato 16 fio- colti e dato l’obbligo di contribuzione mi- quotidiano. Mai come di fronte alla testi-
rini e molti abitanti morivano di fame. litare si è costretti a indebitarsi e monianza di una disperazione esisten-
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A lato, il capiente calderone di
rame con la polenta che ogni
anno, come da tradizione,
viene preparata in piazza a
Molare, sta per essere versata
sul tavolato e servita a tutti i
presenti con un pezzo
di baccalà (Foto Leo Pola).
ziale che risulta dagli esempi precedenti
si ha il senso, al di là del valore simbo-
lico, della profonda, sostanziale, vitale e
imprescindibile necessità del pane mate-
riale quotidiano.
Quelli della Costa.
Più ottimista e sereno (perché scritto a
posteriori) il racconto sintetico della si- bisogno alimentare. Tra queste la predi- gere alla polenta gli aminoacidi mancanti.
tuazione della Comunità Costese (13) che lezione è andata ai cereali e, soprattutto, Per notizie in loco vedi Della pellagra e dei
pellagrosi del comune di Morsasco del dott.
così descrive, per sommi capi, il tipo e la al frumento. Quella scelta di migliaia di
Ivaldi di E. G. Rapetti in Urbs, silva et flumen,
qualità dell’alimentazione contadina del anni fa persiste tuttora: siamo figli del- Anno XXI, n 2 .Giugno 2008.
luogo tra la seconda metà dell’800 e i l’uomo della pietra e il bimbo di san Luca 7
P. Toniolo - E. Podestà, I Cartulari del no-
primi 50 anni del ‘900: col suo gustoso focaccino rappresenta taio Giacomo di Santa Savina (1283-1288) Sto-
“… Si ricordano tra i cibi consumati tutti noi, neolitici del terzo millennio! ria e vita del Borgo di Ovada, in Memorie dell’
in occasione della festa patronale della Accademia Urbense, Ovada,1991.
8
Madonna della Neve la focaccia con lo Note Società Storica del Novese “NoviNostra”
1
ALICE VIGNA, In Italia già 30.000 anni fa (a cura di), Statuti di Ovada del 1327, Ovada
zucchero sopra e una buonissima torta 1989.
si cucinavano cereali, in «Corriere della Sera»,
di mandorle con la cannella. I giorni fe- 10/11/2011 9
Il farro è una pianta erbacea, chiamata
riali erano molto più parchi con il con- 2
Ateneo, scrittore nato nella città di Nau- anche spelta. Anche quando si affermò il fru-
sumo di polenta, fagioli, ceci, castagne, crati, vissuto tra il II e il III secolo d.C. Ricor- mento, il farro rimase sempre il cibo dei poveri.
pane nero, latte. Il pasto della sera era dato in particolare per la sua opera I Molto usato nel Rinascimento ha conosciuto, in
deipnosofisti o Dotti a banchetto. seguito, un periodo di decadenza; attualmente,
sempre a base di polenta. 3
La Pasqua ebraica bandisce ogni forma di però, è stato rivalutato in cucina e nella panifi-
Ricordando il periodo infausto della pasta lievitata. Nell’Esodo viene detto: Si man- cazione per il gusto caratteristico e la legge-
seconda guerra mondiale si ricorda an- gino gli azzimi per 7 giorni; non si veda nulla di rezza. Il farro in semi è ideale per le zuppe.
cora il pane nero che si ritirava con la fermentato presso di te, né alcun lievito per tutto 10
A causa di un fungo, che poteva essere
tessera che, di fatto, serviva a razionarlo il tuo territorio. E quel giorno spiegherai questa contenuto nella segale, o segala, che serviva per
in base al numero di bocche da sfamare cosa a tuo figlio dicendo: Si fa così per tutto la panificazione, si poteva sviluppare il fuoco
in ogni famiglia.” quello che il Signore fece per me, quando uscii di sant’ Antonio o ergotismo ( ergot , in francese,
dall’ Egitto… Osserva questo statuto di anno in vuol dire sperone che è un po’ la forma del
Non molto dissimile risulta, riferito anno. fungo infestante), erroneamente confuso con
sostanzialmente allo stesso periodo, il re- 4
Mica è un termine latino che significa bri- l’herpes zoster. L’ergotismo causato da un
soconto sull’alimentazione contadina e ciola. Per sineddoche il termine, con il raddop- fungo, contenente sostanze allucinogene, por-
pastorale degli abitanti di Cavanne di Ol- pio della consonante, passato ad indicare la tava alla carbonizzazione degli arti e colpiva il
bicella che ricordano (Ai Gavonne, na’ pagnotta intera. sistema nervoso centrale. I frati Antoniani tenta-
5
vota. s.d.): “Alle Cavanne, in Estate, si Si chiamava pulmentarium, la zuppa a base rono di curare la malattia, che aveva un esito per
di cereali e di legumi, condita con olio e lardo (a lo più fatale, con un unguento a base di grasso di
mangiavano minestrone, insalata, for-
seconda se il giorno era di magro, o meno) che maiale. Meno pericoloso l’ herpes zoster causato
maggette e, in Inverno, polenta e casta- veniva data ai pellegrini, che sostavano nei con- dal virus della varicella infantile. La confusione
gne. venti durante il Medioevo. In questo modo si tra le due patologie è nata dall’aver attribuito lo
Poco lontano a San Luca in una me- evitava l’ uso della carne che avrebbe potuto su- stesso termine, fuoco di sant’ Antonio, ad en-
moria, riferita agli anni ’30 del secolo scitare inopportuni appetiti sessuali. trambe.
6
scorso, si ricorda, che quando un ragaz- In Italia la pellagra si diffuse fra il XVIII e 11
E. Podestà, Documenti per la storia del-
il XIX secolo, quasi esclusivamente nelle zone l’Oltregiogo monferrino in Memorie dell’ Acca-
zino faceva la prima comunione, c’era il
settentrionali della penisola. Si manifestava con demia Urbense, Ovada, 2000.
pasto della festa che consisteva in “un desquamazione e perdita della pelle, colpiva il 12
G. Gaino, Cremolino nella storia, Scuola
uovo duro, un pezzetto di focaccino e sistema nervoso centrale e aveva esito funesto. tipografica San Giuseppe, Asti 1941.
poi …a pascolare.” (Vedi il romanzo di Sebastiano Vassalli, Marco 13
L. Repetto (a cura di) Quelli della Costa.
Curiosamente questo excursus su ce- e Mattio Ed. Einaudi). Quaderno di cultura religiosa e popolare,
reali ed affini si conclude con la storia di Nella seconda metà del 1800 in Veneto il Ovada s.d.
30% dei contadini ne era colpito. Se ne cerca-
un focaccino così come era iniziata. Su
rono con molto impegno le cause ma solo nel
30.000 piante che potevano essere scelte 1900 si scoprì che era l’alimentazione squili-
per l’alimentazione l’uomo del neolitico brata, quasi esclusivamente a base di polenta a
ne ha privilegiato poche decine che tut- causarla e non il mais in quanto tale. Quindi si
tora coprono da sole gran parte del fab- doveva riequilibrare l’ alimentazione e aggiun-
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Lo sposo rapito
di Paola Piana Toniolo

Che la faccenda1 fosse piuttosto seria vanti al Vicario Vescovile mons. Nicolò Pallazzo dell’Archara”, oggi Lercaro2,
non c’era alcun dubbio, ma che dovesse Dogliani, il quale lo aveva visto ben de- tralasciando le pubblicazioni e, visto che
andare a finire in quel modo! Un figlio terminato a sposarsi, se pur un po’ intimi- si era in Avvento, “ogni pompa di nozze
che si ribellava al padre e alla famiglia dito e pallido. et accompagnamento alla casa”, come gli
per sposare la ragazza amata, anche se di Il rev. Ruscone, intanto, a nome del era stato espressamente richiesto dal gio-
ceto inferiore, in fondo non presentava signor Tribone aveva presentato una let- vane, che evidentemente – aveva certo
nulla di veramente drammatico, anche se tera nella quale si affermava che mai il pensato il buon Vicario – voleva dare alla
la situazione era piuttosto insolita, ma la Felice aveva inteso sposare la Maria e cerimonia un carattere privato e sotto
famiglia in questione era addirittura non era affatto vero che avesse contratto tono, anche per non irritare oltre modo il
quella dei Tribone, una delle principali con lei “sponsalia de futuro”, cioè un fi- padre.
della città di Ovada, e la ragazza era una danzamento ufficiale o una promessa di Ma poi era successo il patatrac: Fi-
certa Maria Montobbio, non solo di mo- matrimonio. Per fuggire tale donzella, lippo Tribone, fratello del Felice, aveva
desti natali e orfana di padre, ma anche tempo addietro, si era rifugiato a Genova fatto irruzione nella cappella, con degli
un po’ chiacchierata. e dopo qualche mese, sempre per evi- uomini armati, proprio nel momento de-
No, i Tribone non volevano nel loro tarla, aveva addirittura progettato di farsi cisivo delle nozze ed aveva portato via
parentado siffatta donzella, fornita in più frate domenicano. Mai il padre avrebbe con la forza lo sposo.
di un fratello, il capitano Andrea Montob- dato il consenso a simile matrimonio, Era un sacrilegio già l’entrare in
bio, “bandito capitale” dalla Repubblica consenso non richiesto forse dal diritto, chiesa con le armi, interrompere così una
Genovese e al servizio, come vedremo, ma certo dal vivere civile, dall’onestà e cerimonia religiosa era poi un vero af-
dei Guasco, personaggi assai pericolosi. dalla filiale reverenza. E via così, batti e fronto alla sacralità della Chiesa. Logico
L’operazione matrimonio aveva ribatti! dunque che si aprisse un processo contro
preso comunque avvio nell’autunno del Ma il Vicario alla fine aveva preso Filippo Tribone, e di conseguenza contro
1663 con le prime lettere inviate in Curia una decisione a favore dei due giovani e il di lui padre, che lo aveva certo soste-
dal giovane Tribone per le pratiche uffi- aveva ordinato all’arciprete di Ovada, nuto, se non obbligato a tale comporta-
ciali, i certificati di stato libero, le auto- don Gasparo Grandi, di andare a cele- mento.
rizzazioni al matrimonio, ma quando si brare il matrimonio “nella capella del E l’arciprete? Si diceva che avesse ri-
era resa evidente e insuperabile tardato la cerimonia, era forse
la contrapposizione tra le due colluso con i Tribone? Anche su
parti si era passati alla nomina di lui era opportuno indagare,
dei procuratori, il signor Guido tanto più che il capitano Mon-
Blesi per il giovane Felice tobbio lanciava minacce contro
Maria, il reverendo don Tom- tutti, e soprattutto contro il sa-
maso Ruscone per il padre, cerdote, e non era un tipo da sot-
Giovanni Vincenzo Tribone. tovalutare, anche perché aveva
Da una parte si affermava l’appoggio di Carlo Guasco, dei
che l’opposizione del padre, Guasco di Bisio3, il quale aveva
come quella di chiunque altro, scritto al Vescovo già il 22 di-
non poteva impedire in alcun cembre, il giorno seguente al
modo il matrimonio, “non es- fattaccio, assicurando anche
sendo questo contratto depen- l’interessamento del signor Vi-
dente da altra volontà che dalla cegerente di Alessandria.
propria”, cioè da quella del Fe- Lo stesso giorno 22 scriveva
lice e della Maria; dall’altra si in Curia anche Filippo Tribone,
ribatteva che il giovane era vio- assumendosi le responsabilità,
lentato a sposare la Maria e che ma precisando che, per evitare
una volontà violentata non si l’assalto, sarebbe stato suffi-
poteva chiamare volontà. ciente ascoltare senza preven-
Fra una contrapposizione e zioni le opposizioni presentate
l’altra si era arrivati a dicembre. dal padre al Tribunale Vescovile,
Il giovane era stato anche invi- perché quel matrimonio era un
tato a presentarsi ad Acqui da- atto di violenza contro la libera
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A lato, la torre di Capriata in
una immagine tratta dalla guida
Paesi e Castelli del Monferrato
di G.B. Rossi 1901).

volontà del fratello. Per prima cosa egli aveva rigettato


Quasi a smentire le sue afferma- decisamente i testimoni della parte av-
zioni, era arrivata in Curia, immediata- versa, perché persone “malevole”,
mente dopo, una lettera scritta dal scelte per sostenere una tesi falsissima.
procuratore Blesi a nome del Felice, Felice Maria, ancora adolescentu-
nella quale si ribadiva la volontà del lus4, era stato trattenuto nel palazzo
giovane di sposare la Maria e si accu- Lercaro sotto la custodia di alcuni
sava l’arciprete di aver colluso con sgherri del capitano Montobbio. Come
padre e fratello Tribone per rapirlo e era noto a tutti, il giovane non aveva
farlo prigioniero onde impedirne il ma- mai inteso sposare quella donna, non
trimonio. Intervenisse il Vicario e di- solo per la nascita umilissima, ma
sponesse che le nozze venissero anche per la sua notoria cattiva fama.
finalmente celebrate, magari dall’arci- L’8 gennaio il capitano Andrea Mon- Le carte presentate in Curia erano
prete di Rocca Grimalda. tobbio interveniva anche lui in Curia pre- state firmate in bianco, sotto minaccia ar-
Strano. Se il giovane era prigioniero tendendo l’immediata punizione degli mata. Anche quando si era recato ad
in casa Tribone, come poteva far cono- avversari perché le testimonianze ave- Acqui era stato accompagnato da quattro
scere al Blesi la sua immutata volontà di vano provato adeguatamente le ragioni bravacci perché non tentasse la fuga e ri-
sposare la Maria e come avrebbe potuto sue e della Maria. spondesse al Vicario come gli era stato
recarsi a Rocca Grimalda per farsi spo- Lo stesso giorno il Promotor Fiscale, ordinato.
sare dall’arciprete del luogo? Strano dav- una specie di Pubblico Ministero, ammet- Quando, poi, in chiesa l’arciprete gli
vero. Si stava forse progettando un’altra tendo e raccogliendo le istanze, denun- aveva chiesto formalmente se voleva
incursione armata, di carattere opposto ciava dunque davanti al Vicario, per sposare la Maria, egli non aveva risposto
alla precedente? l’irruzione nella chiesa, Filippo Tribone proprio niente, né con la voce né col
Il Vicario ora voleva vederci chiaro ed ed i suoi compagni. Teniamo presente gesto, e Filippo con i suoi armati
a buon conto aveva ordinato di procedere però che il Vicario aveva già ricevuto dal- l’avevano liberato da chi lo teneva prigio-
nell’azione investigativa. Subito si erano l’arciprete e da Felice Tribone due lettere niero e ne violentava la volontà. Coloro
fatti avanti per testimoniare alcuni uo- di cui parleremo più avanti, lettere assai dunque che avevano mostrato irriverenza
mini: Giovanni Battista Carenzano da chiarificatrici, ma scritte per difendere e disprezzo per i Sacramenti e la Chiesa
Carrosio, Domenico Varco da Capriata e l’arciprete e non la famiglia Tribone, per erano i Montobbio e non i Tribone!
Francesco Bianco pure da Capriata. Il la quale si era perciò continuato regolar- Il Promotor Fiscale aveva ascoltato
primo era un mulattiere al servizio dei mente il processo. Così il 18 gennaio il tutto con molta attenzione, ma aveva ri-
Lercaro, proprietari del palazzo dove si Vicario Vescovile aveva ordinato a Fi- battuto dicendo che a lui il Felice, quando
era svolto il fatto, gli altri due erano uo- lippo Tribone di presentarsi al Tribunale si era presentato ad Acqui, era sembrato
mini del capitano Montobbio. entro tre giorni. ben sicuro di sé, non era accompagnato
Nel complesso i testimoni avevano L’uomo aveva tentato di farsi sosti- da alcuno ed alla richiesta specifica se
seguito tutti lo stesso canovaccio: l’arrivo tuire da un procuratore, ma, al rifiuto del agisse costretto da vis et metus, cioè da
dell’arciprete, il suo recarsi in cappella Vicario, aveva infine accettato di rispon- violenza e timore, aveva chiaramente ne-
per prepararsi, l’ingresso degli sposi in dere puntualizzando i diversi aspetti della gato. Non contava che detta Maria fosse
chiesa, la fatidica domanda del prete al questione. di umilissimi natali e neppure che avesse
giovane Tribone, la sua risposta afferma-
tiva: “sic”, l’irruzione degli armati, il ra-
pimento del giovane che, cercando di
liberarsi, aveva gridato: “Puotete fare
quello volette, ma ho già detto di sì”!
Unica variante: il Bianco non era in
chiesa, ma nel cortile, pure aveva sentito
il Felice dichiarare di aver già detto di sì.
C’erano dubbi dunque? Il giovane vo-
leva sposare la Maria e i familiari
l’avevano portato via con la violenza. Era
compito della Chiesa fare ora giustizia.
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A lato, Le illustrazioni
a corredo dell’articolo sono
di G.B. Galizzi e sono tratte da
una bella edizione de I Pro-
messi Sposi, edita a Bergamo
nel 1929.

mala fama, come non importava che Fe-


lice avesse data o non data all’arciprete
risposta affermativa. Ciò che era grave,
invece, era l’interruzione della cerimonia
religiosa.
Poi aveva dimesso il Tribone con
l’ordine di mantenersi a disposizione.
La sentenza spettava al Vicario e ge-
neralmente non tardava, ma questa volta
erano passati diversi giorni senza alcuna
novità. Così il 10 febbraio messer Filippo
aveva rivolto una supplica al Vicario: era
stato l’amor fraterno a spingerlo ad inter-
venire per impedire il matrimonio di Fe-
lice con Maria Montobbio, matrimonio
considerato da tutti inadatto al giovane completano scambievolmente. un giorno, fatta incetta in casa di denaro,
per tanti buoni motivi “che si tacciono ad Il giovane, dunque, per prima cosa af- argenti e vestiti, si erano avviati tutti e tre
ogni buon fine”. Era vero che aveva var- fermava di non avere avuto mai inten- insieme verso Savona. A Savona, però,
cato la soglia di una chiesa con uomini zione di sposare la Maria Montobbio, era comparso suo fratello Filippo e ascol-
armati e armato lui stesso, interrompendo “cotanto disuguale a me et a mia casa”, tando le sue parole che lo richiamavano
una cerimonia religiosa, e per questo ve- soprattutto per la cattiva fama dei suoi ai doveri verso la famiglia e all’onestà dei
niva processato, ma mons. Vicario “diportamenti”. Più e più volte “ritrovata comportamenti, tutto pentito, era tornato
avrebbe saputo compatirlo e perdonare a in certe viti di questo territorio […] pec- a casa con lui.
lui ed ai suoi compagni, ordinando che car carnalmente con altri”, per un mese Mentre gustava il sapore del perdono
non venissero più molestati e venisse loro intero aveva convissuto con una certa paterno e l’amorevolezza familiare, gli
condonata ogni pena meritata. persona “con nottissimo scandolo”. era giunta da Capriata una lettera del ca-
Lo stesso giorno il Vicario, consultato Anche lui aveva avuto “secco lei qualche pitano Montobbio, recapitatagli da Bar-
il Vescovo, ordinava che l’esponente ed i commercio libidinoso”, ampiamente naba Ighina, nella quale il fratello di
suoi complici non fossero ulteriormente compensato con denari e “gallanterie di Maria lo invitava ad un abboccamento,
molestati per la causa in corso. non picciol riglievo”. minacciandolo di morte se avesse man-
Così si era conclusa le vicenda uffi- Più volte aveva cercato di interrom- cato.
ciale, ma ci restano ancora da scoprire pere la relazione, ma lei aveva continuato Egli non aveva risposto, ma dopo due
molti particolari e questo ci è possibile a cercarlo. Papà Tribone, avvedutosi della giorni gli era stata portata da una donna
esaminando le due lettere cui abbiamo situazione, lo aveva portato con sé a Ge- una seconda lettera, dello stesso mittente
già accennato, risalenti al 26 dicembre. nova e questo gli aveva fatto sperare di e dello stesso tenore.
La prima era stata scritta dall’ar- essersi liberato della donna. Ma dopo due La cosa cominciava a farsi preoccu-
ciprete che, per difendersi dall’accusa mesi la Maria lo aveva raggiunto anche pante, anche se i latori delle lettere lo ras-
che gli era stata mossa di non avere ese- lì. Allora lui si era rifugiato a Pegli, da sicuravano che il capitano non aveva
guito puntualmente gli ordini ricevuti per certi amici, lasciandole il messaggio che cattive intenzioni. Lui avrebbe voluto
sostenere il partito Tribone, faceva un non lo cercasse più. fuggirsene lontano lontano e lasciare che
preciso racconto di quanto avvenuto, del Tornato a Genova, aveva preso la ri- il tempo scolorisse le cose.
suo comportamento e dei rischi corsi e soluzione di farsi frate domenicano, Poi gli era stato detto che prete Pietro
che ancora correva. A questa lettera come aveva già divisato nella minore età, Gastaldo, fattore del signor Francesco
l’arciprete allegava quella, ancora più e suo padre aveva mostrato opposizione. Maria Lercaro, proprietario del palazzo
dettagliata, scritta dal Felice Maria non Si era messo pertanto a studiare, ma le di Lercaro, era molto amico del capitano
tanto per difendere se stesso, - diceva, - persone che gli erano attorno avevano Montobbio e avrebbe potuto fare da in-
quanto per sostenere le buone ragioni del cercato di dissuaderlo e di riavvicinarlo termediario. Gli era sembrata una buona
sacerdote, raccontando per filo e per alla Maria. risoluzione e tutto solo era partito alla
segno tutta la storia. E noi racconteremo Le sue buone intenzioni avevano così volta del palazzo.
fatti e pensieri, facendo un tutt’uno delle vacillato sotto la spinta in particolare di Era quasi arrivato quando il prete Ga-
due lettere, che si sovrappongono e si Gaspare Buffa, amico di entrambi, finchè staldo, con volto ridente e belle parole,
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In basso, la torre del Castello
Lercaro, villa patrizia risalente
al 1586.

gli era andato incontro con alcuni famigli far paura solo a guardarli, lo avevano ac- costì anche Filippo, che aveva chiesto di
e, presolo per mano, lo aveva invitato ad compagnato “per strade inusitate” fino vedere il fratello. Gli sgherri avevano
entrare. Appena nel cortile però “si alle porte di Acqui, ma in città lo aveva cercato di impedirlo, tenendo Felice nelle
chiuse di balleno la porta” ed egli vide al- scortato solo uno di essi. Passando la stanze del piano superiore, ma questo ne
cuni uomini armati e minacciosi. notte in una osteria, aveva avuto occa- aveva riconosciuto la voce e si era preci-
Ohimè, era stato ingannato e impri- sione di parlare con diverse persone che pitato quasi forzando le porte. Aveva
gionato! Ed ecco farsi avanti la Maria avevano tutte cercato di sconsigliargli avuto perciò la possibilità di fargli inten-
Montobbio, “con vezzi e carezze puta- quel matrimonio, ma non era rimasto un dere con poche parole la situazione e
nesche”. minuto solo con loro. Aveva sperato di l’altro gli aveva promesso di liberarlo
Due giorni dopo, alla sera, era arri- poter fuggire dalla finestra dell’osteria o l’indomani. Così, arrivato l’arciprete, Fe-
vato il capitano, il quale gli aveva detto almeno di incontrare qualcuno cui poter lice Maria lo aveva convinto con delle
chiaro e tondo che, se avesse sposato sua affidare una richiesta d’aiuto per i fami- scuse a rimandare la funzione al giorno
sorella, gli “sarebbe stato per sempre ot- liari, il signor Olmi, per esempio, un seguente, promettendo di mandargli un
timo parente”, appoggiandolo anche per- amico di casa, ma aveva scoperto che era cavallo per alleviargli la fatica del se-
ché non fosse diseredato dal padre, in ancor più amico del Montobbio. condo viaggio.
caso contrario si preparasse a morire. Così aveva fatto la sua comparsa da- All’imbrunire era arrivato il Montob-
Neppure la fuga lo avrebbe salvato! vanti al Vicario senza farsi scappare pa- bio, il quale, saputo che il matrimonio
Conscio della situazione in cui si tro- rola sulla sua vera situazione e con i non era stato ancora celebrato, si era infu-
vava ed impaurito al massimo, il giovane bravacci di scorta era tornato a Capriata e riato con tutti e soprattutto con l’arciprete
aveva risposto che era disposto ad obbe- poi a palazzo Lercaro. e voleva che si recassero la sera stessa a
dire. Poi era tornato da lui don Gastaldo Si era arrivati infine al matrimonio. Capriata, per andare l’indomani ad Acqui
per rinforzare quella decisione con mille L’arciprete di Ovada, appena ricevuta direttamente dal Vescovo.
discorsi, ma lui era ben consapevole che la licenza da Acqui, si era recato al pa- Era stato il Felice a calmare il capi-
sposare una “putana”, figlia e sorella di lazzo con il reverendo don Paolo Scarsi tano, assicurandolo di avere la certezza
“putane”, sarebbe stato un disonore gran- ed il chierico Lanzavecchia per eseguire che l’arciprete sarebbe tornato il giorno
dissimo per lui stesso e per la famiglia, immediatamente gli ordini. seguente e tutto si sarebbe risolto. Il
tanto più che non si sentiva di dovere Poche ore prima, però, si era recato Montobbio allora gli aveva fatto prendere
nulla ad una donna che non era certo carta e penna e lo aveva costretto a scri-
stato lui a violare per primo. Ma vista la vere di propria mano all’arciprete di ve-
situazione in cui si trovava…. E il prete nire a Lercaro al più presto, subito al
gli aveva fatto firmare alcuni fogli in mattino, per celebrare quel benedetto
bianco. matrimonio. Questa volta voleva essere
Per un mese intero egli era stato pri- presente anche lui!
gioniero nel palazzo. Solo una volta gli Così il giorno di San Tommaso da-
era stato concesso di uscire a caccia, vanti al portone del palazzo si erano
ma assieme al già noto Gaspare Buffa e trovati l’arciprete Grandi, don Paolo
con diversi uomini armati, che gli face- Scarsi, Filippo Tribone, l’alfiere Al-
vano una guardia stringente. berto Rossi e Giorgio Mazza. Era stata
Poi il Montobbio lo aveva portato proprio lei, la Maria, a vedere il gruppo
con sé a Capriata, dove lo aveva tenuto ed a gridare di non aprire, poi era scesa
in casa sua alcuni giorni, per farlo poi in cortile e, dopo molte discussioni,
partire per Acqui, dove avrebbe dovuto aveva permesso l’ingresso solo ai due
presentarsi di persona al Tribunale Ve- sacerdoti, a Filippo e al Mazza, obbli-
scovile e chiedere ufficialmente gando l’alfiere, forse armato?, ad allon-
l’autorizzazione al matrimonio. Ma tanarsi.
stesse ben attento a quanto faceva o di- Mentre l’arciprete si recava in cap-
ceva, perché il Montobbio era pronto a pella per prepararsi, Filippo era riuscito
farlo ammazzare o rinchiudere “in con un cenno a rassicurare il fratello, il
qualche scamuzzone con ferri e ceppi”, quale, subito dopo, aveva dichiarato al-
come un prigioniero di guerra. l’arciprete, presenti don Scarsi e Gior-
I suoi carcerieri, quattro tipacci da gio Mazza, che egli non voleva sposare
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la Maria e vi era costretto con minaccia di al Santo Uffi-


morte. Qualsiasi cosa fosse successa, il cio!
matrimonio doveva ritenersi nullo. Il sa- A questo
cerdote aveva risposto semplicemente di punto la storia
essere venuto soltanto per eseguire gli or- ha veramente
dini dei suoi superiori. termine ed i
Quindi era cominciata la cerimonia. commenti li
Per prima cosa don Gasparo aveva letto a lascio fare a
chiara voce l’ordine ricevuto da Acqui ed voi.
a quel punto Filippo aveva preso a gri-
dare che non voleva assistere a tale ver-
Note
gogna per la famiglia e si era fatto aprire 1
ARCHIVIO
la porta della cappella precipitandosi in VESCOVILE DI
cortile e di lì aveva fatto aprire il portone ACQUI, Fondo
per far entrare i suoi uomini. Parrocchie, Ovada, Processi, fald. 19, cart. 1, precedenti, Tribone e Tribone Maria, morti
Intanto in chiesa l’arciprete aveva fasc.3; Ovada, Vertenze matrimoniali, fald. 22, prima della sua nascita, il primo a due anni, il
cart. 1, fasc. 1. secondo ad un mese. È interessante notare come
fatto a Felice “l’interogatione consueta di 2 i padrini e le madrine di battesimo di tutti que-
Santa Chiesa”, ma il giovane non aveva “Archara” non è un errore dello scrivente,
ma la formula costantemente usata ed evidente- sti bimbi Tribone appartenessero a famiglie au-
risposto; il prete aveva ripetuto la do- mente nome originario della villa-castello, rima- torevoli del territorio, come i Maineri ed i
manda e in quel mentre si erano catapul- sto in uso almeno fino alla metà del sec. XIX. Ruffini, e come tra loro spicchi, nel 1638, Gio-
tati in chiesa Filippo e i suoi, subito Nel 1851, infatti, tra gli offerenti per la costru- van Battista Centurione, “qui fuit Dux Genue”
prendendo quasi di peso il fallito sposo e zione del campanile dell’Oratorio della SS. An- (1658-1660), come più tardi aveva aggiunto in
nunciata di Ovada, disegnato dall’ing. Michele sopralinea l’arciprete di Ovada. ARCHIVIO PAR-
portandolo via. ROCCHIALE DI OVADA, Libro dei battesimi, fald.
“La sfaciata – scriveva Felice Maria Oddini, è ricordata “la marchesa dell’Arcara”.
ARCHIVIO STORICO CONFR. SS. ANNUNCIATA, 1, Libro dei matrimoni, fald. 1, Libro dei morti,
– m’afferrò con le mani nelle calze e per Fald. 19, cart. 4, fasc. 5. fald. 1.
essere fatte alla francese mi sbotonai il 3
I Guasco, signori di Capriata, Bisio, Fran- Il dott. Mauro Molinari, che ringrazio senti-
botone e gliele lasciai nelle mani, re- cavilla e di altri territori dello Stato di Milano, tamente, mi ha informata che Felice Maria Tri-
stando in mutande, e mi resi più agile e già dal primo Seicento si erano dati al brigan- bone aveva sposato, prima del 1666, certa Maria
taggio in grande stile, con scorrerie nei territori Cornelia, evidentemente non ovadese perché il
veloce al corso5; e tutto lieto e giolivo mi matrimonio non risulta negli atti della nostra
dei feudatari vicini e persino entro i confini del
portai in compagnia di tutti a mia casa, parrocchia, e ne aveva avuto tre figli: Giacinto,
Genovesato. Avevano diviso le loro bande di
lasciando mochi gli huomini armati che mercenari in diversi gruppi, comandati per lo Giovanni Battista e Giovanni Vincenzo. Il No-
mi servivano per guardie; e il Montobbio, più da fuoriusciti della Repubblica, come An- stro non si era fatto dunque frate domenicano!
5
come bannito capitale, stava nascosto drea Montobbio, i quali avevano le loro sedi Dal racconto dell’arciprete: “la sposa ha-
vendolo preso per le calze alla moda francese,
nelle stanze di sopra6”. principali in Capriata, San Cristoforo e Montal-
deo, mentre la cavalleria più consistente si te- egli medemo si sbottonò il bottone delle calze
Una scenetta davvero straordinaria! et gliele lasciò nelle mani per esser più facile
neva a Bisio e a Predosa. Famoso lo scontro di
Solo due parole ancora per descrivere così in mutande correr veloce”.
Montaldeo del 1641, dove i Guasco, assaliti da
lo stato d’animo dell’arciprete, preoccu- un forte contingente di soldati corsi e dalle mi- 6
Il prepotente ora era impaurito e si nascon-
pato che il Vescovo lo giudicasse disob- lizie di Gavi, Parodi, Voltaggio e Fraconalto, deva come poteva, né osava affrontare gli incur-
bediente ed intimorito dalle minacce del tutti desiderosi di punire i banditi, riuscirono a sori con i suoi pochi uomini. Se Filippo avesse
Montobbio che, ritornato a Capriata, resistere sotto la guida di Carlo e Giuseppe, figli saputo che il bandito era lì, avrebbe potuto
aveva nuovamente ai suoi ordini sgherri di Nicolò Guasco di Bisio, e a mettere in fuga i anche catturarlo e consegnarlo alla giustizia ge-
regolari. Nel processo che seguì i Guasco “non novese in Ovada. Era appunto il timore della
e sicari. “Resto avisato – scriveva – da
ebbero a patire molestie di sorta, perché si fe- cattura che aveva indotto il Montobbio ad uti-
persona qualificata e mia amica essermi cero un merito di aver difeso i confini di Spa- lizzare Lercaro per farne carcere del giovane. Lì
necessario star oculato per mantenimento gna”. E. PODESTÀ, Uomini monferrini, signori aveva la possibilità di arrivare nascostamente e
di mia vita, perché il capitano Andrea mi- genovesi. Storia di Mornese e dell’Oltregiogo celare a tutti l’operazione, agli Ovadesi, ma
naccia di volermi estinguere”. tra il 1400 e il 1715, Genova 1986, pp. 283-289. anche ai commilitoni che avrebbero potuto co-
4
Un’altra curiosità poi riguarda papà L’espressione adolescentulus voleva sotto- stringerlo a denunciare il prigioniero per averne
lineare l’età giovanile di Felice Maria, che, nato un riscatto e avrebbero così mandato a monte i
Tribone, il quale aveva pubblicamente di-
il 1° gennaio 1644, aveva solo 19 anni. Filippo, suoi piani: un matrimonio a così alto livello
chiarato che suo figlio era stato vittima di invece, era nato il 25 maggio1639 e il 4 aprile avrebbe potuto far cancellare il suo bando ed
una “bevanda amatoria e superstitiosa” 1660 aveva sposato Antonia Francesca Cazzo- ammetterlo negli ambienti più qualificati di
ed aveva intenzione di sporgere denunzia lini. Era il maggiore dei fratelli, essendo i due Ovada. Ma aveva fatto i conti senza l’oste!
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Filippo Mazzei ad Ovada. Riverberi della Guerra


d’Indipendenza Nordamericana nell’Ovada settecentesca
di Pier Giorgio Fassino

Il mattino del 19 aprile 1775, alcune ed equipaggiate rispetto a quella canaglia monti Allegheny ed il Mississippi.
compagnie di fucilieri, tratte da vari reg- in armi che, dopo avere abbandonato gli In questo contesto si inseriscono le vi-
gimenti di Sua Maestà britannica opera- attrezzi agricoli, aveva osato assalire un cende di Filippo Mazzei (5), personaggio
tivi sulla costa atlantica nordamericana, reparto costituito da soldati appartenenti noto negli Stati Uniti per i suoi legami
uscirono - al rullo dei tamburi - da Con- ad alcuni dei più prestigiosi reggimenti con le principali figure dell’indipendenza
cord, villaggio del Massachusetts, dove del Royal Army.(3) americana come Beniamino Franklin,
avevano eseguito un meticoloso rastrel- Questo scontro, a lungo paventato dai Thomas Jefferson, Thomas e John
lamento poiché, secondo delazioni, in Governatori inglesi che avevano avuto Adams, James Madison, James Monroe
questo insediamento i coloniali avevano modo di constatare il continuo deteriora- e lo stesso Giorgio Washington. Anzi la
creato alcuni depositi di armi e muni- mento dei rapporti tra i residenti delle 13 cultura americana lo considera comune-
zioni. Però la spedizione era risultata in- colonie nordamericane con la madrepa- mente uno dei padri della Dichiarazione
fruttuosa in quanto i patrioti, avvertiti tria, segnò l’inizio della guerra d’Indipendenza del 4 luglio 1776 in
nottetempo dell’imminente arrivo delle d’indipendenza i cui prodromi si protrae- quanto Thomas Jefferson, nel redigerla,
truppe inglesi, avevano nascosto altrove vano, tra alterne vicende, dalla fine della vi traspose gli ideali del Mazzei. Emble-
gli armamenti. Quindi l’operazione si era Guerra dei Sette Anni (1756 - 63).(4) matico il suo principio di eguaglianza
ingloriosamente limitata all’incendio di Situazione radicatasi alla conclusione “Tutti gli uomini sono per natura egual-
alcuni depositi appena svuotati ed ora le dei quel conflitto e dovuta in buona parte mente liberi ed indipendenti” parafrasati
compagnie, impeccabili nelle loro giubbe ai complessi problemi organizzativi, am- dal Jefferson nel preambolo della Dichia-
rosse e buffetterie bianche, marciavano ministrativi e militari gravanti sulla Gran razione d’Indipendenza in “all men are
per rientrare a Boston tra le sicure paliz- Bretagna che, uscita vittoriosa, si era an- created equal”.
zate del forte alla confluenza del Charles nessa il Canada francese, la Florida e vir- Circostanza alla quale va aggiunta
e del Mystic da cui erano uscite la sera tualmente il territorio compreso tra i l’attiva partecipazione di questo fioren-
precedente. tino come volontario nei primi
Ma all’altezza del North giorni della guerra d’indipendenza
Bridge, il ponte in legno sul fiume nonché il suo concorso a sostegno
Concord alla periferia nord-occi- economico dei patrioti che com-
dentale del centro omonimo, si batterono tra le file dell’esercito
udirono le prime scariche di fuci- coloniale.
leria e apparvero i minutemen (1) – Popolarità confermata da molti
i coloniali nei loro sbrindellati studi, imperniati sulla sua figura,
abiti da lavoro – che, senza farsi fioriti nel corso delle celebrazioni
intimorire da quella lunga linea per il bicentenario della rivolu-
rossa, perfettamente inquadrata zione americana e dal privilegio di
come sfilasse in parata, blocca- essere commemorato, nel 1980,
rono il ponte. Il combattimento fu dalle Poste statunitensi ed italiane
sanguinoso (2) ma gli inglesi – in- con l’emissione di francobolli in
gaggiata una mischia furibonda – occasione del 250° anniversario
riuscirono ad attraversare la strut- della sua nascita.
tura sul corso d’acqua e a ripie- Tuttavia, in Italia rimane una
gare confusamente su Boston personalità poco nota mentre è
subendo ulteriori attacchi nel riat- considerato un particolare trascu-
traversare Lexington – ove già si rabile il suo soggiorno in Ovada
erano verificati alcuni scontri a presso l’aristocratica famiglia
fuoco - e altre località minori poi- Maineri Celesia nel corso del
ché le voci della loro debacle si quale sicuramente incontrò –
erano diffuse rapidamente di vil- come era sua inveterata abitudine
laggio in villaggio. ogni qualvolta sostasse per un
L’esito del combattimento rese certo tempo in una località - i no-
palese la possibilità di battere le tabili locali come i Botta-Adorno,
truppe inglesi nonostante queste gli Spinola, i Buffa, gli Oddini o
fossero meglio addestrate, armate gli Scassi.
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Alla pag. precedente,


ritratto di Filippo Mazzei
A lato, ritratto di Thomas Jefferson,
scienziato, architetto,
terzo Presidente
degli Stati Uniti d’America

Vienna, ove fu ospite del Barone Aghilar,


tesoriere di Maria Teresa d’Austria, che
avrebbe incontrato nuovamente a Londra
alcuni anni dopo; toccò Budapest e
giunse a Temesvar (oggi Timisoara), terra
di confine tra l’impero asburgico e quello
turco, ove trovò di guarnigione due reggi-
menti dell’Imperial Regio Esercito au-
striaco – reclutati nel lombardo veneto -
: “......Quando arrivammo alla porta, i
soldati che vi erano di guardia, senten-
doci parlare italiano, i loro volti espres-
sero una sensazione, che ci intenerì:
vennero in seguito uffiziali di ogni rango,
e ci s’affollarono intorno, come se ognun
di loro avesse ritrovato il padre nel mio
compagno, e in me un fratello.” Sicché
quella che doveva essere una breve fer-
mata si concluse dopo nove giorni di fe-
steggiamenti con gli ufficiali italiani.
Ripreso il viaggio sul Danubio con
un’imbarcazione fornita dal comandante
del vicino forte turco, rischiarono di nau-
fragare e, per i postumi dell’incidente, il
Salinas cadde in un grave stato di infer-
mità e furono costretti a fermarsi in Ni-
copoli per quasi due mesi. Per altri
La circostanza della sua permanenza io non avessi dimostrato alcun desiderio
quattro mesi sostarono a Istanbul, proba-
in Ovada è ampiamente documentata dal d’esercitar la chirurgia, cominciai a gua-
bilmente in parte perché attratti dalla bel-
I volume delle sue memorie rintracciato, dagnare più di quello che spendevo”.
lezza della città e in parte per risolvere
pochi mesi or sono, su di un sito della Bi- Quindi avrebbe potuto condurre una
alcune questioni burocratiche presso la
blioteca dell’Università del Michigan esistenza immune da problemi economici
cancelleria della Sublime Porta, per cui il
mentre il II ed ultimo, conservato presso ma ebbe l’avventura di conoscere un
viaggio durò circa otto mesi.
la National Bibliothec di Vienna è an- certo dottor Salinas, medico ebreo, che lo
Le memorie del Mazzei dedicano
ch’esso consultabile in rete. Al contrario convinse a trasferirsi a Smirne ove costui
poche righe all’attività medica da questi
nulla al riguardo è mai emerso dai fondi aveva già esercitato la professione sanita-
effettivamente esercitata in unione col
archivistici delle Famiglie Botta-Adorno ria. Ma occorre sottolineare che la scelta
Salinas nella città turca, tuttavia raccon-
o Buffa o dall’Archivio storico dell’Alto di abbracciare un nuovo modo di vivere tano come egli, in pochi mesi, avesse già
Monferrato, sebbene non si possano sulle coste turche gli era congeniale poi- raggiunto una posizione ragguardevole.
escludere, a priori, successivi contatti ché il Mazzei, spinto da una irrequietezza Ma a fine dicembre del 1755 incontrò,
epistolari con i suoi ospiti o con qualche interiore costantemente presente in tutta casualmente, il comandante di una nave
facoltosa famiglia ovadese al tempo in la sua vita, accettò di trasferirsi in Tur- da carico inglese, un certo Wilson, che gli
cui raccoglierà fondi per sostenere chia compiendo il primo di una serie in- offerse un passaggio per Londra a condi-
l’esercito indipendentista. terminabile di viaggi che lo avrebbero zioni moilto favorevoli. Poiché Smirne
Come egli stesso ci racconta era nato visto spingersi in diverse parti d’Europa sembrava ormai troppo angusta per il suo
nel 1730 a Poggio a Caiano, vicino a Fi- e d’America svolgendo le attività più di- carattere sempre desideroso di nuovi
renze, in una famiglia benestante che lo sparate. orizzonti, il Mazzei sciolse la società col
avviò agli studi di medicina presso Nel 1752 lasciò la Toscana e compì il dottor Salinas ed impiegò tutto il denaro
l’Ospedale fiorentino di S.Maria Nuova viaggio, apparentemente più di piacere di cui disponeva per acquistare oppio e
da cui forse venne allontanato. Tuttavia a per l’avventura che di lavoro - via terra - frutta secca che avrebbe potuto vendere
Livorno, ove si era trasferito, iniziò la con il medico Salinas ed un figlio di co- a prezzi assai vantaggiosi a Londra. Im-
professione di medico “........quantunque stui verso il Medio Oriente: raggiunse barcò le mercanzie e fruendo dello sti-
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246 Alla pag., seguente,


la splendida Tenuta di Monticello
(dal 1987 patrimonio dell’UNESCO)
progettata dallo stesso Thomas Jefferson,
Presidente e amico intimo
di Filippo Mazzei.

pendio da medico di bordo partì col ca- ma la sorella ed il cognato, padroni di Palazzo Delfino negli anni Venti del se-
pitano Wilson per la capitale britannica casa, e molti altri villeggianti circonvi- colo scorso.
ove giunse il 2 marzo successivo. cini, avendo inteso cosa era questo signor Particolarmente apprezzabile doveva
Quivi, dopo un iniziale periodo irto di Filippo venuto inaspettatamente nella essere anche la compagnia della dotta si-
difficoltà economiche, alle quali sopperì città di Giano, ànno detto, che vogliono gnora Dorotea Mallet Celesia, familiar-
come insegnante di italiano, grazie alla anch’essi vederlo, e godere della sua con- mente chiamata Dolly o Dorothy, figlia
sua naturale intraprendenza riuscì ad in- versazione; ed io sono rimasto prigio- di David Mallet – uno dei più grandi
trodursi nell’alta società, a frequentare niero, senza speranza di uscirne, se ella poeti e drammaturghi scozzesi del Sette-
letterati e musicisti italiani e ad iniziare non viene a liberarmi. Confidando nella cento – particolarmente versata nel tra-
una lucrosa attività commerciale di pro- sua amicizia spedisco un’uomo con un durre Voltaire, nello scrivere poemi come
dotti alimentari con l’Italia. muletto a Voltri, dove il latore di questa Indolence (1772), o come animatrice di
Tra le numerose personalità cono- l’accompagnerà; e quando avrà veduto la un salotto letterario nel quale si radicò e
sciute legò in modo particolare con Giu- strada, ne tirerà la conseguenza, che chi trovò linfa vitale quel gruppo di illumini-
seppe Baretti e Pietro Paolo Celesia. Il le à mandato il muletto, invece di un ca- sti e arcadici ovadesi tra i quali spiccava
primo, di carattere irrequieto e combat- vallo, dev’essere un vero amico.” Ignazio Benedetto Buffa che nel 1783
tivo come il Mazzei, era di origini mon- Quindi al Mazzei, per poter rinverdire fonderà l’Accademia Urbense.(7)
ferrine ed aveva ottenuto, nel 1742, la le frequentazioni londinesi, non rimase Ma purtroppo, per indifferibili motivi
nomina ad economo delle nuove fortifi- altra alternativa che mettersi in viaggio di famiglia, dovette interrompere il sog-
cazioni di Cuneo molto probabilmente per la capitale dell’Alto Monferrato. Rag- giorno e rinunciare, con gran dispiacere,
grazie ai buoni uffici di suo padre Luca giunse Voltri con un’imbarcazione e alla piacevole compagnia dei coniugi Ce-
Antonio, architetto militare sabaudo. Ma quivi trovò ad attenderlo un accompagna- lesia, dei Maineri, dei Buffa, degli Oddini
ben presto, morto il genitore, era emi- tore con un mulo. Ma la strada, colle- e del Botta. Di quest’ultimo si ricordò in
grato in Inghilterra ove, vista l’estrema gante il centro abitato costiero col passo modo particolare nelle sue memorie nar-
facilità con la quale imparava lingue e del Turchino e la Valle Stura, era talmente rando che il Marchese (8) gli aveva chie-
dialetti, aveva lavorato con successo alla malagevole e cosparsa di buche [solo nei sto alcuni consigli per la propria salute:
stesura del dizionario italiano-inglese primi anni dell’Ottocento verrà aperta
(pubblicato nel 1760) per poi rientrare in una vera carrozzabile] che il Mazzei, non
Italia ove darà vita ai fogli della Frusta fidandosi della sua cavalcatura, preferì “Stiedi a Ovada 3 giorni, e vi sarei
Letteraria.(6) raggiunse Ovada a piedi. stato volentieri anche 3 settimane; se non
L’accoglienza da parte di Pietro Paolo avessi dovuto andare a soccorrere mia
Il Celesia(7) invece si trovava a Lon-
Celesia, di sua moglie Dorothy, di sua so- madre. Oltre alla società degli ottimi co-
dra come ministro [ambasciatore] della
rella e del di lei marito, Maineri, e dei no- niugi Celesia, era piacevole anche quella
Repubblica di Genova da alcuni anni. Era
tabili ovadesi fu talmente calorosa che il della sorella e del cognato dell’amico,
un giovane intelligentissimo colpito a 13
Mazzei avrebbe voluto fermarsi in quel- come pure altri villeggianti. In quell’oc-
anni di età dal vaiolo che gli aveva sfigu-
l’accogliente palazzo di contrada Cap- casione conobbi il marchese Botta, capo
rato il volto e lo aveva mantenuto piccolo
puccini [oggi sede della Biblioteca Civica della famiglia, molto vecchio, il quale
ed ingobbito. In compenso era una per-
e dell’Accademia Urbense in piazza Ce- (mostrandomi le gambe, che erano assai
sona molto amabile con la quale il nostro
reseto angolo Via Cairoli] perlomeno al- enfiate) mi pregò di dire, che ne stava
Mazzei aveva stretto una profonda amici-
cune settimane. Proponimenti condivi- molto meglio, al suo fratello maresciallo,
zia tanto che, nel 1760, in occasione di
sibili poiché all’epoca questo fabbricato, allora capo della reggenza in Toscana, su-
un viaggio in Italia lo andò a cercare
eretto nella seconda metà del Seicento, bentrato al conte di Richecourt, che se
presso la sua residenza a Genova. Ma
era una pregevole costruzione di quattro n’era tornato in Lorena, sua patria.” (pag
quivi era presente solo Gianbattista Ce-
piani circondata da rigogliosi giardini e, a 192 op. cit.).
lesia, padre di Pietro Paolo, mentre il fi-
glio si trovava in Ovada, ospite della conferma del rango dei proprietari, do-
tata, al piano nobile, di un grande salone Rientrato a Londra, riprese i contatti
sorella andata in sposa ad un Maineri.
per i ricevimenti e, a piano terreno, di una con i circoli politici e con gli agenti delle
Gianbattista Celesia informò immediata-
sobria cappella gravata dell’obbligo di al- colonie inglesi nordamericane risalenti al
mente il figlio dell’arrivo dell’amico da
cune messe aperte al pubblico. Luogo di 1767 quando in Inghilterra aveva cono-
Londra e questi, lieto per la notizia, così
devozione ristrutturato e sconsacrato a sciuto lo scienziato Beniamino Franklin
rispose:
fine Ottocento quando Palazzo Maineri e Thomas Adams, futuro membro del
“Appena letta la lettera di mio padre passò in proprietà del Comune che lo Congresso Continentale e del Senato
volevo partire per venire ad abbracciarla, adibì a propria sede sino all’acquisto di della Virginia.(9)
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ordinarne un capo al sarto piemontese


che si trovò sommerso da ordinazioni
provenienti anche dai ricchi proprietari
terrieri della contea che non vollero es-
sere da meno.
Le amichevoli frequentazioni con
questi virginiani ebbero riflessi anche
sulla sua vita privata poiché, su consiglio
di Thomas Adams, il Mazzei avanzò la
richiesta ad un giudice di pace per essere
naturalizzato cittadino americano e, sem-
Queste amicizie unite al suo abituale italiano e, come da accordi precedente-
pre spinto dall’amico, sposò la vedova
spirito di avventura lo spinsero a trasfe- mente intercorsi nella capitale britannica,
Martin. Matrimonio infelice che darà ori-
rirsi, nel 1773, nella colonia virginiana aveva ottenuto 5.000 acri di terreno agri-
gine ad una intricatissima serie di vicende
per iniziare una nuova attività in agricol- colo dal Consiglio locale perché il Maz-
destinate a concludersi solo con la morte
tura. Pertanto, dopo avere pubblicato, tre zei potesse impiantare delle vigne. Pur-
prematura della Martin.
mesi prima della partenza, un avviso di troppo questa superficie era suddivisa in
Sempre più stringente diventò la col-
questo suo proposito sulla London Ga- vari lotti di terreno alquanto distanti tra
zette, per avvisare i propri creditori e de- loro per cui la loro coltivazione sarebbe laborazione col Jefferson quando inizia-
bitori, vendette le proprietà che posse- stata problematica. Pertanto, dapprima il rono a pubblicare un foglio per
deva in Londra e quindi raggiunse Li- Mazzei partì con Thomas Adams per denunciare lo stato in cui versava la colo-
vorno per reclutare contadini esperti, be- Norfolk ove acquistò un brigantino da nia e propugnarono il reclutamento in
stiame, attrezzi agricoli e sementi. Il 180 tonnellate per spedire a Livorno un tutte le contee di compagnie di volontari
reclutamento degli agricoltori, nono- carico di grano, alcuni daini e varie spe- conosciute come Independent companies
stante i buoni uffici del granduca Leo- cie di uccelli per il granduca Leopoldo, nelle quali i due amici, Jefferson e Maz-
poldo, diede magri risultati e lo seguirono quindi - sempre in compagnia del fidatis- zei, si arruolarono come soldati semplici
solamente un genovese, due lucchesi di simo Adams - si mise in viaggio per rag- nonostante fossero stati loro offerti i
cui uno con moglie e figlia, ed un gio- giungere, nella contea di Albemarle, la gradi da ufficiali. Occasione per legarsi
vane sarto piemontese adatto anche ai la- residenza di Jefferson (11) , con l’intento con una profonda amicizia ad un altro
vori casalinghi. di conoscerlo personalmente ed ottenere grande patriota: James Madison, desti-
La compagine, di cui faceva parte qualche consiglio utile per l’acquisto di nato a divenire il quarto presidente degli
anche Madame Martin - una vedova con una proprietà terriera. Proposito conclu- Stati Uniti (13).
una giovane figlia al seguito che il No- sosi felicemente poiché Jefferson lo Ma non deve passare in secondo
stro non aveva avuto il coraggio di ab- spinse ad acquistare un terreno di 400 piano la sua attività letteraria in quanto
bandonare a Londra - si imbarcò a Livor- acri, con annessa casa colonica, confi- scrisse articoli per le gazzette virginiane
no il 2 settembre 1773 e giunse in Virgi- nante con “Monticello”la prestigiosa resi- attraverso le quali propugnò, verso il
nia alla foce del James, nella baia di Che- denza del politico virginiano. Anzi il 1776, un piano di governo basato sul suf-
sapeake, nel Novembre successivo. Il futuro terzo presidente degli Stati Uniti fragio censitario, sul principio della rap-
veliero risalì il Powhatan – denomina- donò al Mazzei un terreno di 2.000 acri presentanza proporzionale della popo-
zioe indigena del James – per un lungo che, uniti a quelli acquistati, diedero ori- lazione, sul divieto di esercitare cariche
tratto sino a mollare le ancore in una in- gine ad una discreta tenuta che presen- pubbliche per più di due anni, sulla
senatura fluviale non lontana dall’inse- tava una parte di terreni in pianura, con guerra ingiusta condotta dagli Inglesi
diamento fortificato di Williamsburg. un rustico adatto ai contadini recente- contro i pellerossa. Condusse anche una
Quivi conobbe Giorgio Washington (pag. mente giunti dalla Toscana, ed una parte campagna contro la schiavitù ma limitan-
345 op. cit.) e Samuel Griffin (10) e poté estesa su di una vicina collina sulla som- dosi solamente ad una blanda presa di po-
riabbracciare Thomas Adams: frequenta- mità della quale il Mazzeì farà erigere sizione volta a proibire ulteriori sbarchi
zioni che da sole possono spiegare lo una villa che battezzerà col nome di di schiavi provenienti dall’Africa o da
stretto legame del Mazzei con la lotta per “Colle”. altri territori.
l’indipendenza delle colonie britanniche Dal canto suo Jefferson copiò alcuni Atteggiamento quasi inspiegabile in
in Nord America. Tra l’altro Thomas attrezzi agricoli di origine toscana e ap- un fervente combattente per la libertà in
Adams – dopo il rientro da Londra - non prezzò tanto il taglio della giubba da cac- quanto, essendosi stabilito in Londra sino
si era risparmiato in favore dell’amico cia indossata dal Mazzei che non esitò ad dal 1756, non poteva ignorare il caso em-
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Alla pag., a lato,
Palazzo Maineri – Spinola,
sede della Biblioteca Civica,
in una bella inquadratura
di Francesco Rebuffo.

blematico del giovane schiavo nero Jona- presso i responsabili delle politiche estere speratamente, facendo leva su attestati e
than Strong di cui tutta la capitale inglese di alcuni paesi europei come la Francia dichiarazioni delle sue eminenti amicizie
aveva parlato. Quest’ultimo - proveniente nell’ottica di stabilire scambi commer- tra i patrioti nordamericani, un rimborso
dalle Barbados - appena sbarcato a Lon- ciali di prodotti agricoli statunitensi in per le spese sostenute in Europa.
dra era stato picchiato a sangue dal suo cambio di realizzazioni delle industrie Il Consiglio si riunì il 10 giugno 1784
padrone, per motivi rimasti sempre in- manifatturiere europee. Contatti suppor- e stabilì che gli fossero liquidati 600 luigi
comprensibili, e abbandonato in fin di tati anche da argomentazioni secondo le all’anno per il periodo intercorrente tra
vita sulla pubblica via. Solo il provviden- quali i coloni americani non si erano ri- 10 giugno 1784 e 8 gennaio 1779 scagio-
ziale intervento di un caritatevole medico bellati alla monarchia inglese, creando nandolo contestualmente dal parziale fal-
che si occupava degli indigenti londinesi quindi un pericoloso precedente eversivo, limento della missione imputabile a
unito ad una lunga degenza gli avevano ma si erano solamente ripresi quella li- cause indipendenti dalla sua condotta.
salvata la vita. Ma due anni dopo il gio- bertà di decisione che i Padri Pellegrini Pertanto gli furono liquidati, per i 5
vane ex schiavo aveva incontrato, casual- (13) avevano detenuto sino dalle origini anni e 3 mesi nei quali aveva esplicato il
mente, in una strada di Londra, il suo della colonizzazione del continente nord mandato per la causa indipendentista nor-
vecchio padrone che ne aveva reclamato americano e di cui i governi inglesi si damericana, 3.150 luigi.
immediatamente la proprietà, lo aveva erano appropriati trasferendo progressi- Dopo avere fondato a Richmond, il 15
sequestrato e lo aveva messo in vendita. vamente la giurisdizione sui territori della giugno 1784, con alcuni amici la Consti-
Ma Granville Sharp, filantropo famoso costa orientale nordamericana alla dirette tutional Socierty tesa a consolidare la li-
per le sue campagne contro la schiavitù e dipendenze della Corona inglese. bertà appena conquistata, si trasferì a
fratello del medico che aveva salvato la Ne erano lampanti esempi: i Naviga- Parigi al seguito di Jefferson, nominato
vita al poveretto, aveva portato il caso in tion Acts, atti legislativi - varati dal 1651 ambasciatore, per conto del quale compì
tribunale ed era riuscito a fargli restituire - tesi a limitare l’attracco del naviglio diverse missioni in Olanda. Sempre in
la libertà. estero presso tutti i porti britannici, com- Parigi, nel 1788, Mazzei pubblicò i quat-
Nel 1779 il governatore della Virgi- presi quelli coloniali, al fine di alimen- tro volumi delle Recherches Historiques
nia, Patrick Henry, mandò in missione in tare il commercio nazionale inglese a et Politiques sur les Etats-Unis de
Europa il Mazzei in cerca di prestiti in discapito delle nazioni concorrenti; il l’Amerique Septentrionale e poco dopo
denaro o merci per sostenere l’attività del Quarterin Act che poneva a carico delle ottenne la nomina ad agente del re di Po-
nuovo esercito americano, il Continental Colonie americane il costo di accaser- lonia Stanislao Augusto Poniatowsky.
Army, che aveva iniziato a costituirsi mare e mantenere i soldati britannici o Monarca che conobbe personalmente a
dopo il 17 giugno 1775 quando il Con- l’imposizione di imposte sullo zucchero Varsavia, nel 1791 ove assunse la cittadi-
gresso aveva designato Giorgio Washin- o sulla carta (Sugar Act e Stamp Act) . Di- nanza polacca e contribuì alla stesura
gton quale comandante in capo della sposizioni che culminarono col cosi detto della Costituzione di quel Regno. Ma, nel
futura struttura militare sino ad allora Tea Act del 1773, legge che dava alla corso della permanenza nella capitale po-
praticamente basata sui soli minutemen. Compagnia delle Indie la possibilità di lacca, avendo intuito come imminente
Gli venne assegnata una prima dota- vendere tè nelle colonie britanniche nor- l’invasione russa della Polonia, aveva la-
zione di 1.000 sterline e pertanto partì per damericane senza l’obbligo di pagare sciato quel paese per stabilirsi definitiva-
il Vecchio Continente ma nel corso del tasse o dazi al Regno Unito con grave mente a Pisa. Però, rimasto nuovamente
trasferimento verso il porto d’imbarco, danno economico per la concorrenza. senza una fonte di reddito, nel 1802, de-
accortosi di essere pedinato, riuscì a di- Pertanto, il 16 dicembre 1773, numerosi cise di recarsi a S. Pietroburgo per solle-
struggere le lettere credenziali prima di coloniali, travestiti da indiani Mohawk, citare direttamente dalla corte zarista il
essere arrestato dagli Inglesi. Imprigio- assalirono tre navi inglesi cariche di tè, pagamento della pensione polacca di cui
nato per un certo periodo a New York, all’ancora nel porto di Boston, e getta- era titolare. Lo Zar Alessandro I lo rice-
solo dopo molteplici traversie, riuscì a rono a mare il carico originando vette, ascoltò le sue ragioni, si accollò il
raggiungere Parigi nel 1880 da dove ini- l’episodio noto come il “Boston tea debito della corte polacca e gli offrì una
ziò una serie di peregrinazioni per racco- party”. liquidazione di 8.000 rubli ma il Mazzei
gliere fondi per il neonato Esercito Tuttavia, per sua stessa ammissione, optò per una pensione di 1.200 che gli
statunitense. Tra l’altro, tornato a Ge- la mancanza delle lettere patenti rilascia- avrebbe consentito di condurre un
nova, ritrovò Paolo Celesia e verosimil- tegli dal Congresso e di cui si era sbaraz- dignitoso tenore di vita in Toscana. Il 4
mente tramite l’amico chiese fondi per zato nell’imminenza dell’arresto creò settembre 1802, nel timore di essere sor-
sostenere la lotta indipendentista anche non pochi problemi e pertanto rientrò in preso durante il viaggio da nevicate, la-
alla famiglie ovadesi più facoltose. Virginia. Quivi, a fronte delle sue so- sciò sollecitamente il territorio russo,
Attività estesa anche ad alti livelli stanze fortemente depauperate, chiese di- attraversò la Prussia, la Baviera ed il Ti-
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sciuzko, eroe polacco della guerra


d’Indipendenza americana, alti dignitari
della corte polacca in esilio o letterati
come Vittorio Alfieri.
Continuò anche a scrivere saggi come
Riflessioni sui mali provenienti dalla
questua e sui mezzi di evitarli oppure Ri-
flessioni sulla natura della moneta e del
cambio in cui, nella veste di economista,
criticava l’eccessivo valore dato alla mo-
neta cartacea ed ai titoli di credito.
Morì a Pisa nel 1816 ma già tre anni
prima, chiudendo le sue memorie con un
supplemento intitolato: Osservazioni
sulla proposta di legge per regolare in
Virginia la navigazione dei bastimenti
marittimi, esprimeva un concetto che può
essere portato ad emblema della sua vita
di combattente per la libertà: “La tiran-
nia è spesso il frutto di una vergognosa
imperdonabile indolenza.”
Annotazioni
(1) Minutemen: nome dato ai membri della
Milizia delle Colonie Americane che dovevano
essere pronti al combattimento nel giro di un mi-
nuto dopo avere interrotto la loro consueta atti-
vità lavorativa. Dal 1774, il Congresso
Provinciale del Massachusetts raccomandò che
tutte le milizie costituissero delle minute com-
panies, unità sottoposte ad un addestramento ag-
giuntivo e composte da uomini scelti per
rolo raggiungendo Milano. Le sue me- stinata a morire per una grave malattia, affidabilità ed entusiasmo.
(2) Battaglia di Concord-Lexington: gli In-
morie sorvolano i dettagli del viaggio per che, poco prima del decesso, lo convinse
glesi riportarono 73 morti, 174 feriti e 53 di-
quanto riguarda la tratta Milano – Ge- a convolare a nozze con una loro giovane spersi mentre i coloniali riportarono 49 morti,
nova per cui non sappiamo - con sicu- governante di Fivizzano, Antonia Antoni, 39 feriti e 5 dispersi.
rezza - se sostò, anche in questa che gli darà la sua unica figlia, Elisabetta. (3) La partecipazione agli scontri di Con-
occasione, in Ovada. Però è certo che si Nozze rese possibili grazie all’interessa- cord e Lexington è rivendicata da diversi Reggi-
trattenne per quindici giorni con l’antico menti inglesi, presenti in Massachusetts, che
mento dell’amico Thomas Jefferson che
concorsero – fornendo aliquote di personale –
amico Paolo Celesia, reduce da Madrid gli procurò, con molta celerità, un certifi- alla costituzione del reparto operante il 19 aprile
ove, sino al 1797, aveva svolto le fun- cato di morte della prima moglie, la si- 1775: 4th (King’s Own) Regiment of Foot; 10th
zioni di ambasciatore. gnora Martin. (Lincolnshire) Regiment of Foot; 18th Royal
Il viaggio in Russia fu l’ultimo com- Tuttavia questa sua improvvisa dedi- Irish Regiment; 43rd (Monmouthshire) Regi-
piuto da questo cosmopolita che, rien- zione all’autobiografia e ai lavori agricoli ment of Foot; 47th (Lancashire) Regiment of
trato nella città toscana, si adattò a Foot e 52nd (Oxfordshire) Regiment of Foot.
non cambiarono certamente lo stile di (4) Guerra dei Sette Anni: il conflitto si
condurre una vita più stabile: riordinò do- vita di questo uomo di mondo che iniziò svolse tra il 1756 ed il 1763 e coinvolse una coa-
cumenti e il materiale d’archivio in suo a frequentare assiduamente il “Caffè del- lizione composta da Austria, Francia, Russia,
possesso; procedette alla stesura delle l’Ussero”, tuttora esistente in Lungarno Polonia e Svezia contro la Gran Bretagna e
proprie memorie e si diede alla coltiva- Pacinotti, da molti ritenuto -a quei tempi- Prussia. Le operazioni si svolsero non solo in
zione di un piccolo podere per cui amava la sede di una loggia massonica. Del tutto Europa ma anche nelle varie parti del globo ove
definirsi “Pippo l’Ortolano”. le potenze europee avevano possedimenti colo-
coerenti col personaggio sono poi le fre- niali. La conquista dell’intero Quebec (Sett.
Sul piano affettivo convisse, a Pisa, quentazioni e i contatti epistolari tenuti 1759) e la presa di Montreal (1760) segnò
qualche tempo con Josephine Vuy , gio- con personalità del calibro di Pasquale l’abbandono definitivo di quei territori da parte
vane savoiarda conosciuta a Parigi e de- Paoli, eroe dell’indipendenza corsa, Ko- della Francia, l’inizio della assoluta preminenza
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A lato, i francobolli dedicati a
Filippo Mazzei diffusi dalle
poste italiane e statunitensi

nel 1746, durante la Guerra di Successione


d’Austria, fu governatore di Genova sino all’in-
surrezione popolare contro gli austriaci inne-
scata dal gesto di Balilla. Successivamente, dalla
Corte viennese ebbe vari incarichi diplomatici a
Madrid, a Bruxelles e quale Commissario Impe-
riale a Firenze presso il Granduca Pietro Leo-
poldo di Lorena, figlio dell’Imperatrice Maria
Teresa d’Austria. :
(9) Thomas Adams: politico e abile uomo
coloniale britannica ed il definitivo imporsi della
d’affari, nacque in Virginia nella Contea di New
Prussia come potenza europea. Kent nel 1730. Si recò in Inghilterra nel 1762 ed Bibliografia
(5) Filippo Mazzei: nacque a Poggio a Ca- a Londra iniziò un’attività mercantile grazie alla Filippo Mazzei, PEREGRINAZIONI, Me-
iano, presso Firenze, il 25 dicembre 1730 da Do- quale ebbe modo di conoscere Filippo Mazzei. morie della Vita e delle Peregrinazioni del fio-
menico ed Elisabetta del Conte. Morì a Pisa il Rientrato in Virginia prima del maggio 1774, lo rentino Filippo Mazzei con documenti storici
19 marzo 1816 ove si era ritirato a vita privata. stesso anno venne eletto presidente del New sulle sue missioni politiche come agente degli
(6) Frusta Letteraria: periodico quindicinale Kent County Committee of Safety. Quindi fece Stati Uniti d’America e del Re Stanislao di Po-
di critica letteraria diretto da Giuseppe Baretti parte del Congresso Continentale dal 1778 al lonia –
(Torino, 24 aprile 1719 – Londra 5 maggio 1779 e del Senato della Virginia dal 1783 al Volume I – Tipografia della Svizzera Ita-
1789) ed ispirato ai giornali inglesi; venne pub- 1786. Decedette nella tenuta “Cowpasture” in liana – Lugano 1845 – conservato c/o Library
blicato in Venezia tra il 1763 ed il 1765. Su tale Virginia – contea di Augusta – nell’Agosto del of the University of Michigan –Ann Arbor - A
pubblicazione il Baretti, sotto lo pseudonimo di 1788. (“The Virginia Magazine of History and 401766 – 203 M 48.
Aristarco Scannabue, un soldato a riposo e Biography” – Vol. 22 – n. 4 Oct. 1914 pag. 379 Volume II – Tipografia della Svizzera Ita-
uomo esperto di mondo, contrastò i libri perversi – e Letters of Richard Adams to Thomas Adams liana – Lugano 1846 – conservato c/o National
ed i loro autori responsabili della decadenza mo- conservate nella Collection of the Virginia His- Bibliothec – Wien – 88 F 52 – 63822 – B. [Que-
rale e civile del popolo italiano. torical Society). sto volume contiene anche un supplemento che
(7) Dorothea Mallet Celesia (1738 – Parigi, (10) Samuel Griffin: (Richmond County riporta alcune lettere scambiate con eminenti
27.4.1786), aveva conosciuto, in Londra, Pietro 1746 – 3 novembre 1810) grande patriota della personaggi ed un breve trattato intitolato Osser-
Paolo Celesia e lo aveva sposato il 23.3.1758 Guerra d’Indipendenza americana: avvocato, vazioni sulla proposta di legge per regolare in
nonostante l’opposizione di una precedente politico, colonnello del Continental Army, aiu- Virginia la navigazione dei bastimenti marit-
amante di Pietro Paolo che lo aveva trascinato in tante di campo del generale Charles Lee, rappre- timi]
tribunale con una causa dalla quale il Celesia ne sentante della Virginia alla U.S. House of
E. Tortarolo, MAZZEI Filippo, in Dizionario
era uscito vittorioso. Suo padre, il grande poeta Representatives e sindaco di Williamsburg
Biografico degli Italiani – Edizioni Istituto En-
e drammaturgo scozzese David Mallet (Mal- (1779 – 1780) -.
ciclopedia Italiana fondata da G. Treccani -
loch) [Edimburgo, 1705 – 1765], noto sopra- (11) Thomas Jefferson: (Shadwell, 13 aprile
Volume 72 – Roma 2009.
tutto per Life of Lord Bacon (1740), 1743 – Charlottesville, 4 luglio 1826) politico,
S. Botta, CELESIA, Pietro Paolo, in Dizio-
trasferendosi dalla Scozia a Londra, aveva mo- scienziato e architetto virginiano, fu il principale
nario Biografico degli Italiani – Edizioni Istituto
dificato il proprio cognome dallo scozzese Mal- autore della “Dichiarazoione d’Indipendenza”
Enciclopedia Italiana fondata da . Treccani – Vo-
loch nell’inglese Mallet. Il marito Pietro Paolo del 4 Luglio 1776. Seguace del pensiero illumi-
nista, fu fautore di uno stato laico e liberale. lume 23 – Roma 1979.
Celesia (Genova, 1° ottobre 1732 – 12 gennaio Albert Goodwin (a cura), Storia del Mondo
1806) era nato in una facoltosa famiglia di mer- Come architetto progettò diverse opere come il
Campidoglio di Richmpond, il campus dell’Uni- moderno – le Rivoluzioni d’America e di Fran-
canti iscritta dal 1748 nel Libro d’oro della no- cia (1763 – 1793) – Ediz. Cambridge Univer-
versità della Virginia, di cui fu un ardente propu-
biltà genovese ( senza possibilità di estendere il sity Press – Volume VIII – Aldo Garzanti
gnatore, e della sua villa a Monticello.
titolo ai figli nati prima dell’iscrizione all’albo Editore sas – Milano 1969.
(12) James Madison: (Port Conway, 16
nobiliare). Compì gli studi presso il seminario G. Oddini, Il Fondo Archivistico BOTTA
marzo 1751 – Port Conway , 28 giugno 1836)
arcivescovile di Pisa e il locale Studio di giuri- ADORNO dell’Accademia Urbense, in URBS –
alto esponente, insieme a Thomas Jefferson, del
sprudenza ove riuscirà a divenire insegnante in anno XVIII – n. 1 – Aprile 2005 – pag. 55.
Repubblican Party (designato dagli storici come
un corso di diritto civile. Il 13 settembre 1755 partito democratico-repubblicano) divenne il 4° P. Bavazzano – G. Oddini, Palazzo Maineri-
venne nominato ambasciatore della Repubblica presidente degli Stati Uniti (1819 – 1817). Come Spinola, in URBS – anno III – n. 2 – Luglio
genovese a Londra dalla quale si fece richiamare Segretario di Stato di Jefferson, supervisionò 1990 pag. 48.
in patria nel 1759 per poi rientrare in diploma- l’acquisto della Louisiana che raddoppiò il ter- Per eventuali approfondimenti si segnalano:
zia accettando come sede Madrid. Dopo alcuni ritorio della nazione. Paolo Bernardini, Magnifici e re. Le corrispon-
soggiorni all’estero tra i quali Parigi, rientrò in (13) Padri Pellegrini: sono considerati i denze di Pietro Paolo Celesia dalla Corte di
Genova ove ebbe diversi incarichi dalla Munici- primi colonizzatori europei del Nord-America Spagna 1784 – 1788. – Genova, Civico Istituto
palità per poi divenire presidente del Circonda- in quanto, sbarcati il 21 novembre 1620 sulle Colombiano, 1994.
rio di Genova (1805). Napoleone in persona lo coste del Massachusetts, fondarono Plymouth e Stefano Giannini, La Repubblica di Genova
decorò della Legion d’onore. diedero inizio al flusso migratorio che, nel corso nella corrispondenza diplomatica di Pier Paolo
(8) Marchese Botta Adorno: il casato Botta- dei decenni, avrebbe assunto un aspetto massic- Celesia. Tesi di laurea presso l’Università di Ge-
Adorno ebbe origine dalle nozze (1508) di Mad- cio. Infatti prima dello sbarco di queste 102 per- nova a.a. 1990 -91 – Relatore prof. S. Rotta.
dalena Adorno con il marchese Luigi Botta di sone di fede cristiana puritana, i precedenti Elisa Bianco, Indolence, Dorothea Mallet
Pavia. Il personaggio più noto di tale Famiglia è insediamenti erano stati unicamente di natura Celesia, Tesi di laurea presso l’Università del-
il maresciallo Antoniotto (1688 – 1774) il quale, governativa e militare. l’Insubria (Como).
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Antonio Rebbora, lettere a P. Atanasio Canata


di Gian Luigi Bruzzone

V. L’Indole espansiva e generosa del- nora inedita, che qui si presenta corrobora glio 1831, fu ordinato sacerdote ed asse-
l’artista ovadese si accattivò la simpatia più quanto suggerito. Riguarda un unico corri- gnato per qualche anno nelle Scuole Pie di
ampia, e strinse rapporti d’amicizia - più o spondente, eppure rappresenta uno spira- Chiavari. Dall’aprica città dell’Entella era
meno profonda conforme la comunanza di glio indiscutibile di più articolato inviato a Carcare «nell’autunno del ‘40 a
temperamento e di ideale - con moltissimi, panorama. D’altra parte P. Atanasio Canata prendere stanza in questo paese da lui ap-
tanto nel borgo natio, quanto nella capitale non fu insegnante qualunque, bensì fra i più pellato sua seconda patria e per 27 anni
subalpina e a Milano: città dove in preva- eminenti dell’Ottocento nell’Ordine suo e […] vi appare sotto i vari aspetti di mae-
lenza visse. Pur consistendo in un mero non solo. Non ostante la modestia, godette stro, di letterato, di sacerdote, di religioso»
elenco, consentirà di formarsi un’idea di vasta e meritata fama, vuoi per lo stuolo (69) Amantissimo dell’Ordine, fedelissimo
meno fumosa palesare i nomi di alcune rag- di allievi memori ed entusiasti del docente ai doveri di religioso, di profondi sensi pa-
guardevoli persone con cui fu in contatto, (61), vuoi per illustri estimatori fra cui si an- triottici, studioso profondo e poliedrico, po-
che lo stimarono, che lo ammirarono. Ap- novera un Vincenzo Gioberti (62), un Nic- liglotta, P. Canata fu straordinario
partengono al mondo musicale e teatrale, colò Tommaseo (63) un Pietro Giuria (64)’ educatore (70), come peraltro s’arguisce dal-
letterario, pubblicistico e politico: Ugo vuoi per la concorde ammirazione di con- l’aurea biografia pedagogica del santo Fon-
Bassi, Luigi Grillo, Ernesto Di Pietro, Pie- fratelli e biografi (65) datore (71).
tro Alfieri, Francesco Regli, C.A. Vecchi, P. Canata, nato a Lerici ml 25 marzo Codesta valenza va tenuta presente nel
Francesco Guidi, Federico Leoni, Emilio 1811, era stato allievo dei missionari vin- considerare la produzione drammatica di
Ferrari, Giuseppe Saracco, Angelo Broffe- cenziani, nondimeno desiderò entrare nel- lui: egli sopraintendeva all’accademia di
rio, Lorenzo Valerio, Francesco Domenico l’ordine calasanziano grazie al compagno fine anno ed alle altre manifestazioni di vita
Guerrazzi, Valentino Chiala, Giulio Car- di studio Girolamo Mongiardini (66) ova- collegiale. Quasi tutte le tredici tragedie e i
cano, Raimondo Bucheron, Gustavo Mo- dese, futuro sacerdote, che tanto decantava nove drammi composti si rapportano al-
dena, Francesco Testore, Biagio Garanti, le Scuole Pie da poco aperte nel borgo l’ambiente scolastico in concreto, vale a
Pompeo di Campello, il conte Pinelli, il ba- natio, con religiosi valenti quanto affabili. dire rappresentabile con pochi mezzi e da
rone Gautier di Confiengo, Ercole Conti, L’animo sensibile di P. Atanasio conservò attori non professionisti, valido sotto
Vittorio Piccarolo, Benedetto Cairoli (57) e un ricordo di quel periodo, in particolare l’aspetto pedagogico, ineccepibile sotto
via dicendo. del P. Daneri (67), rettore del Collegio vin- quello morale, religioso e civile. Le esi-
Di sentimenti patriottici, «sostenitore cenziano in Sarzana e visitato con indici- genze pratiche s’avvertono ancor più nelle
per intimo convincimento d’ogni liberale bile emozione dopo trent’anni di assenza sei commedie, tutte pervase da sinceri sen-
istituzione» (58) onorando ad un tempo reli- (68). Il Mongiardini - la congettura è plau- timenti, vibranti di passione propria
gione, patria, arti e lettere, si lamentava «di sibile - presentò al Rebbora P. Canata. d’animo giovanile (72).
non poter prendere parte nei giorni italici Il ventenne lericino indossata l’assise Dal sodalizio col P. Atanasio il Rebbora
alle battaglie popolari se non sussidiando scolopica e professato in Genova il 20 lu- apprese molto, senza dubbio: fu guida, mo-
ed intanto quasi settimanalmente invia dello, conforto, confidente colloquio.
al Bertani a Genova somme di denaro» Le lettere - va da se - svelano qualche
(59). Molte sue partiture sono ispirate al lato appena dell’amicizia, ma suffi-
senso patriottico «tanto che la figlia di ciente per formarcene un’idea più
Giuseppe Garibaldi consola a Caprera completa ed articolata. Essa è testimo-
il vecchio padre suonando sul cembalo niata, e reiteratamente, in pubblico: ve-
il suo spartito che è la poesia Stabat dansi le ventun ottave concepite per la
mater degli italiani di Ferrari, da lui or- precoce morte della moglie Clemen-
nato di melodiche ed appassionate tina (73), assai apprezzate, tanto da de-
note» (60). finire l’autore «fra i migliori poeti
Gli amici più sicuri, di antica data, italiani viventi» (74), nonché dediche al
costante riferimento, pronti sempre al Canata e versi dello stesso richiesti e
consiglio sapiente e all’appoggio disin- musicati dall’Ovadese.
teressato furono i Padri Scolopi, anti-
chi maestri o già compagni di scuola. VI. Fra gli altri temi presenti nel
Anche sotto l’aspetto culturale: è noto- carteggio offerto in appendice segna-
rio come nei secoli passati le località liamo qualche spunto, foriero di ulte-
che ospitarono le Scuole Pie conob- riore approfondimento. Tacendo
bero un più ampio tasso di alfabetizza- prevedibili apporti per la biografia reb-
zione ed un focolaio di attività boriana - di non esiguo conto - affio-
culturali. rano parecchi amici del compositore,
La corrispondenza rebboriana, fi- illustri o meno, talora menzionati con
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Alla pag. precedente, Nella pag. a lato, il Collegio
Padre Atanasio Canata, delle Scuole Pie di Carcare in
insegnante di Goffredo Mameli una cartolina promozionale
e dinamico Rettore del Collegio dell’Istituto
di Carcare.

un nomignolo, indizio di lunga familiarità, Amicizia profonda quella testimoniata …(81) dietro le quinte Cavour e Rattazzi
come del pari parecchie allusioni criptiche, dai nostri documenti epistolari, capace di stringa la mano a quelle, tuttoché in appa-
non sempre decifrabili. discernere l’essenziale dall’opinabile, con- renza faccian le viste di osteggiarlo. E di
Particolarmente avvertibile la preoccu- corde nella sostanza, non necessariamente ciò basti, giacché sono in fine di pagina.
pazione, un poco ansiosa invero, nei con- in una strategia politica (76) o metodologica. Godo tu abbia trovato non ingiuste le
fronti del figlio Paolino: egli aveva Segue il testo delle missive superstiti in- mie opposizioni al tuo Cirillo (82) e che il
proseguito gli studi all’università di Torino, dirizzate dal Rebbora al Canata (77), tra- mio debole parere non ti sia spiaciuto. Io
sosteneva gli esami sorretto dal pensiero e scritte in modo integro e fedele: Si sono tel confesso in fatto di simili libri giudico
dalle preghiere della famiglia e degli amici sciolte le poche abbreviature e collocata in più col cuore che collo sguardo e se, imme-
e nell’agosto 1860 coronava il corso con la esordio la data. Lo stato conservativo è di- desimandomi coll’autore nello scopo, lo
discussione della tesi di laurea (Cfr. lettere screto, l’inchiostro relativamente acido, scritto mi commuove e mi strappa abbon-
VII e VIII). poco accurata e poco perspicua la grafia. danti lagrime, questo è per me tale racco-
Le nozze poi della matura sorella (let- mandazione che me lo rende al sommo
tera III) fino allora convivente con Antonio, simpatico. Di rimanente tienti molto del
lo deludono ed irritano: sia per perdere una LE LETTERE
giudizio del Giuria (83) competentissimo ad
amorosa presenza familiare, sia per i sotter- I hoc sotto ogni rispetto, e che mi rende un
fugi con cui si svolsero i preparativi delle pocolino orgoglioso d’aver toccato in sua
nozze, l’occulta opera di persuasione al Ovada, 3 luglio 1857 compagnia l’unisono.
nuovo stato e nel contempo le proteste di Canata mio Carissimo, Le notizie di Chiarello mi sono pure
voler continuare a vivere con lui (75). Ricevo la tua senza data, timbrata però dolcissime e per la migliorata salute del no-
L’animo dell’artista ovadese - estroso, il 1 corrente e ti rispondo a volo di penna vello Bernardo, e per la grazia che a Fra
sensibile, religioso - fa intuire quanto certi ipso facto per timore che me ne manchi il Gomito (84) ha inspirato e ch’io vedrò e per
fatti od atteggiamenti, per altri di lieve en- tempo domani, stante che sono lì lì per re- tempo volentieri.
tità, lo dovessero impressionare e ferire. carmi in campagna e piantarvi il mio quar- Fra breve tutti vi rifarete delle lunghe
Dalla morte di D. Girolamo Mongiardini tiere generale.... dopo un’assenza di ben
fatiche. Al primo, ma che al crescit eundo
che lo lasciò affranto trova sollievo met- sedici giorni testé passati alla Capitale. Oh
(85) ed al bersagliere stagionato degli atrj
tendo in musica i versi Alla morte del Ca- quanto sono dolente di non averti preve-
scolareschi (86) presenti mille e mille ri-
nata (lettera IV); dalle contumelie subite in nuto come il 12 giugno io mi sarei trovato
a Torino!.., e tanto più perché in tal con- spetti, né dimentichi il P. Damezzano (87)
Ovada perfino da chi fu da lui beneficato
giuntura io sarei forse riuscito a pescare una che a questo punto più dite godrà in vedere
(lettera VIII) trova consolazione nella pro-
qualche persona acconcia ad appoggiare il tuo vivajo più di stoffa matematica che
fonda spiritualità. La natura sensibile gusta
oltremodo anche la gioia ed il rapporto quanto mi chiedi e desideri. Che dirti!! I poetica. Troppo lungo sarebbe parlarti del
amicale: «miglior alter ego dite non saprei pochi miei amici o sono artisti o deputati, nostro collegio, che non cammina bene, al-
ove pescarlo», confida con eteroclito lin- ma di quelli proprio dell’estrema sinistra, lontanata la crittogama del Merezini (vedi
guaggio a P. Atanasio (lettera VI). epperò dei primi pezzi di legno, dei secondi se io m’ingannava, malgrado le smentite di
Le notizie musicali concernono quasi in siffatta bisogna (e princip[alm]ente in questo Rettore (88) che tardi provò io aveva
sempre la Galleria classica, conclusa nella questi momenti) protezione troppo poco ragione), benché minato eternamente dai
primavera del 1859, vigilia della seconda desiderabile nell’int[erighi] in che si tro- progressisti in erba (89).
guerra per l’Indipendenza italiana: lo rileva vano con quei falsi liberali che tu tanto pa- Circa la mia famiglia bene, compreso
il sentimento patriottico del compositore. venti. Paolino (90) che prima deI 15 corrente spero
La collezione sacra, impressa in Milano, T’assicuro che oltremodo mi dispiace di avrà subito il suo esame. Ti prego di racco-
era invece terminata nel 1847 (lettera V), questo tuo serio pensiero e che se sapessi mandarlo caldamente all’unico Datore del-
vigilia della prima guerra per l’Indipen- trovar modo di [l]evarti d’impiccio, mi vi l’intelligenza, perché abbia a prepararlo a
denza. Apprendiamo particolari sulla scelta adopererei davvero con tutto l’impegno. Io dovere.., dopo tanti sacrifizi! Di Mongiar-
dei testi, i contatti con gli autori, talune sol- credo che il nostro Buffa (78) sarebbe adat- dini (91) benone. Ora a me.
lecitazioni agli stessi, il concorde gradi- tato a ciò ma, come sai, io non tengo seco In questa ultima volata a Torino (donde
mento, la IV serie con le poesie morali ed il lui relazione di sorta dietro intendenze an- rimpatrierò il 28 giugno) ho corretto ed as-
Florilegio dei versi in vernacolo. tiche e recenti, che troppo lungo sarebbe sistito alla pubblicazione di n. 10 pezzi con-
Non manca qualche sprazzo di giudizio enumerarti. tenzioso Galli (92). E qui ti notifico d’aver
sulle opere letterarie del Canata; evidente- A scanso di giri viziosi ti dico che se hai colto al balzo un’occasione propizia che mi
mente per avvenire la discussione viva qualche amico provato in Torino (e il P. Bri- si porgeva per Firenze, per ispedire alla Di-
voce, non perché il Rebbora fosse digiuno zio (79) ... (80) sarà bene rivolgersi proprio a rezione del giornale “L’Arte” (93) un esem-
di letteratura e di stilistica o perché vedesse lui, fidente che il vecchio ordine conserva plare de’ pezzi finor venuti alla luce, nella
soltanto le proprie cose. sempre quasi intera l’antica possanza …, fiducia che colà, nel paese famoso ove eb-
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del 37 - quel Brindisi al pubblico che il si-


gnor Gazeria Bianchi dopo un anno e più
di promesse ancor non mi consegnò; cosa
che in confidenza mi fece risolvere di rivol-
germi ad altri ad hoc, anzi ho portato sopra
dite le mie viste, seppure ti cricca
l’argomento, locchè temo assai.
Tratterebbesi d’un ringraziamento al
pubblico da cantarsi a terzetto dalla prima
donna, dal primo tenore e dal basso bari-
tono d’una compagnia melodrammatica in
bero culla i principali nostri poeti, trovar mancare (97). E duolmi in primis di non po- fine d’una stagione teatrale: mi capisci, un
possono per avventura grazia speciale e terti spedire Le furie di Saul (98) che però complimento in versi sentito, appoggiante
meglio che altrove venir preso il nobile mi riserbo a inviarti appena andrò a Torino. come s’addice a chi deve molta gratitudine
scopo da me vagheggiato. Tra i presenti riceverai le ultime mie ad un pubblico. Sarebbero due strofettine
Se mai qualche tuo amico fiorentino de- quattro pubblicazioni - e tu vedrai il n. 35 - rimate assieme da potersi cantare da tutti e
siderasse comperare la mia galleria poetico doppio esemplare, uno più elegante perché tre i cantanti in un andante, più un’altra
- musicale e se tu avessi occasione di scri- tu possa serbarlo separato come picciol ri- strofa in metro diverso e di vivace colorito
vergli, indirizzalo all’ufficio di detto gior- cordo di amicizia e riconoscenza (99). Le per l’allegro di chiusa, varia e bene intrec-
nale, ch’io alla cieca prescelsi, al solo difficoltà che presentava questo grandioso ciata da cantarsi pure assieme in tre.
suono del titolo..., senza ch’io mi com ... sonetto (per ogni verso), non mi distolsero In caso... pensaci in queste vacanze e se
(94) manchi alcuno della collaborazione, dal musicarlo, siccome quello che unica- il credi accontentami. Quanto all’autore,
nemmeno il periodico stesso. [Ma] in que- mente quadravami di tanto Pietro, tanto più siccome non sarebbe tema di Canata, così
sta materia io mi son fatalista e lascio che le che null’altro potrei trovare d’... (100) al mio potrei lasciare in nome o appiccicarvi un
[cose] camminino (se il vogliono) di per sé. scopo. N.N. (105)
In Torino già qualche giornale pronun- Il giudizio della stampa fu favorevolis- E qui, giacché sono in materia, avrei un
ziò un assai lusinghiero giudizio anche di simo, tuttoché per la natura del componi- tiro ...: vedi se cammino col crescit eundo.
questi ultimi pezzi . ed io perché fin d’ora mento io dovessi tenermi al severo ed al Ti avverto che ho fissato d’aggiungere alla
tu possa formarti un’idea retta del mio la- grave e, per cagione del verso, allo spez- Galleria una serie speciale di brevi poesie
voro ti accludo oggi (95) l’indice di bozza zato. E tal sonetto io prescelsi eziandio per religiose e morali di Manzoni, Arici, Bor-
testé pubblicato con qualche aggiunta ivi la caratteristica confacente alla mia attuale ghi, Maria Reppetti, Giuria, Tommaseo,
pagina innestata… posizione. Capellini. Nicolini ( ecc., epperò ti pre-
Perdona le male scritte!. Perdonami, io In circostanza luttuosa di morte tu hai vengo che aspetto una cosa tua, perché vo-
mi trovo nel caso tuo, non ho più testa a ri- voluto la prima volta (101) significarmi il tuo glio il tuo caro nome figuri nella lista.
leggere e forse sarà troppo tardi per impo- affetto. In quest’anno in cui per la terza Poche strofette sentimentali - siamo intesi -
starli. Ho cominciato troppo tardi e non so [volta] venne il mio cuore squarciato da ciò con tuo comodo. Poco nella lista. Poco
se sia con il caso, del meglio tardi .. con consimile sventura. parvemi non disdice- prima di mandarti, ebbi incitamento dal Ce-
quel che segue. vole una scelta siffatta. A dire il vero io reseto a fare tal giunta e. se posso, spero
Tuo aff.mo A. Rebbora pensava intitolarti il sonetto di Filicaia (102), compiere il voto.
ma non essendo ancora inciso, ed anche Dal Signor Carcano (107) ho ricevuto jeri
II
perché il tuo numero potesse andare in una compitissima lettera pel n. 33 dedicata-
Ovada, 25 Agosto 1858 compagnia del 34 che abbraccia il nome gli..., cara doppiamente perché approva la
Canata mio Carissimo, d’un amico comune (103), ho creduto bene scelta per me fatta delle poesie in ogni ge-
dal P. Borlasca (96) gentilissimo udrai la assicurarmi una stretta di mano pronta e nere, ch’ei chiama benissimo ispirata. Parte
continuazione delle strazianti mie sciagure! conte[m]poranea di due fra miei più diletti di quest’elogio lo divido con te che mi hai
Dall’ultimo ottobre (il crederesti?) non pas- consolatori. Via, perdonami dell’ardimento suggerito ottimi consigli, in proposito del-
sai più una notte tranquilla. Colgo di tutta e della libertà che mi presi. l’Alfieri e del Redi (108) ecc..
fretta quest’occasione per farti tenere pa- L’ultima tua - tel confesso - mi fu dav- Ti ringrazio del programma della vostra
recchi pezzi della mia Galleria quei pochi vero di dolce conforto, tanto più che mi ria- solennità scolastica (109): ottimamente! al
che al momento trovomi avere, dolentis- nimò a continuare il mio .. (104) caro Cereseto (che dovea esser mio scolaro
simo di essere sprovvisto principalmente di Ti basti sapere che tutti i pezzi che tro- di pianoforte) tante congratulazioni! (110)
quelli che, in grazia di poesie più musica- vansi nell’indice (i già pubblicati sono 33 Un bacio poi, cordialissimo e rispettoso, al
bili, sono di maggior effetto e che senza av- numeri), compreso l’Album, sono ultimati tanto amato P. Rettore (111), e mille saluti a
vedermene dietro molte richieste - mi vedo e vari in corso di stampa. ad eccezione però tutti di cotesta ieratica famiglia. Prega Dio
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mi dia forza, perché io possa uscire a salva- bellissime note poste in fine della tua dolce Al P. Garassini (124) un milione di baci.
mento da questo pelago (112) cui, per non Elegia a me intitolata, e ciò perché s’intese Se camperò, nella serie sacra ho intenzione
iscoppiare d’affanno, mi sono apposta lan- come tu forse stia scrivendo alcuni cenni illustrare qualche mio numero di sì caro
ciato siccome unica tavola di conforto e di biografici del E Daneri (117). Se ciò è vero, nome (125); così anch’io avrò i miei Daneri
balsamo per mezzo a tanti crepacuori che credo che ‘sta lettera possa riuscirti non di- e De Antici, consolazione unica che mi
opprimono il sempre tuo aff.mo scara, essendo piuttosto interessante per renda forte a superare tanti infortuni!
A. Rebbora quanto riguarda il De Antici, seconda A. R.
anima del suo corpo e appalesando non Perdonami! non rileggo: mi manca il
III
solo l’ottimo cuore del E Daneri, eziandio tempo e son convulso.
Ovada, 19 Dicembre 1858 verso i discepoli lontani, ma ancora il suo
Amico Carissimo, IV.
valore nello stile lapidario e in qual conto
Fin da quando ricevetti l’ultima cara tenesse l’egregio De Antici ecc. Col consi- Ovada, 6 Gennaio 1859
tua. io stava attendendo un’occasione pro- glio pure di D. Mongiardini ho barrato Caro Canata,
pizia per costi, che mi si fece sperare dal P. quello che non può interessare alcuno. colla solita furia, un dispaccio semite-
Cereseto. Stassera sono avvertito che do- Aggiungo una moneta pel P. Ighina (118) legrafico (suona mezzodì: è imminente la
mattina va a presentarsi. Ed io a rompicollo rinvenuta la scorsa settimana al mio San partenza del corriere) per norificarti col più
ti scrivo e la colgo al balzo per inviarti il Michele (119) sotto terra, ed a questo propo- profondo cordoglio come ier sera, verso le
pacco pervenutomi colla diligenza e la- sito ti prego di chiedere al predetto caro 9, il comune amico spirasse la sua bel-
sciato intero dietro quanto mi scrivevi ecc. Padre se ha ricevuto un’altra moneta che io l’anima santamente nelle mani del Signore,
Così potrai emendare questi esemplari e gli inviava in ottobre p.p., col mezzo del P che volle certo nell’odierno festeggiamento
spedirmene alcuni dell’edizione corretta. Rosselli (120), quale portava da un lato: AT- averlo seco in Paradiso. Forse da questo
giusta il cortese cenno che me ne fai. TICUS SECUNDUS PONTIFEX MAXIMUS S.C. Padre Rettore avrete costà più parricolareg-
Godo della nuova Elegia che hai scritto. DALL’ALTRO: CLAUDIUS CAESAR AUGUSTUS, giari dettagli della santa morte di questo
Viva il tuo genio! Unisco all’anzidetto un con una torre (121). Mi farai favore dirmene caro che proprio s’addormentò nel sonno
altro pacco contenente vari pezzi di musica con comodo qualcosa ed occorrendo richie- del giusto in tutta l’estensione del termine.
con cui potrai completare i primi quattro derne conto al P. Rosselli in Savona. Perdonami ho concertato pe’ funerali ecc…
poeti ed avere all’uopo per un’accademia Ed eccomi (122) in fin di pagina senza te ne avviso apposta oggi perché possiate
seria altri cinque numi (Foscolo, Chiabrera, nemmeno poter rivedere le male scritte, ché unire le vostre alle nostre preci a suffragio
Parini. Alfieri) compreso lo scherzo del Fu- stammi sul groppone l’incubo di chi aspetta del compianto amico.
sinato (113) che va a cappello per esilarare la presente. Ergo un: buone feste! in musica Io gli lessi giorni sono quel brano del-
di chiusa l’uditorio. Confido che il tuo buon e di comunion cattolica... Ora non ho tempo l’ultima lettera che il riguardava e
cuore vorrà accogliere benignamente que- dirti le terribili prove di dolore che mi tor- m’incombensava di ringraziarti di tutto ecc.
sto povero mio dono. mentano per una sciagura di nuovo genere Dio non volle esaudire le preghiere nostre,
Dacché non ti scrissi, suppongo sarai che va a colpire la mia povera famiglia. Oh, perché gli tardava premiarlo con liberarlo
stato ragguagliato degli alti e bassi, de’ pe- questo è troppo! Ti basti (e ciò in confi- di questo mondaccio.
ricoli corsi, delle ansie e delle speranze che denza) che mia sorella a quarantadue anni Io ho ricevuto e per tempo il tuo bellis-
provammo pel caso di Mongiardini. Da tre dopo mille proteste, antiche e nuove, di simo Carme (126) che, ti confesso, mi piac-
giorni pare che di bel nuovo si presenti una viver meco, adorata com’era e fu sempre que attraendo, e trovai degno di stare
calma alquanto sentita, ma ti cerrezzo (114) ..., sobillata con tradimento sotterraneo da accanto a quel del Pindemonti (127), sia per
che temo... temo forte di perdere l’unico un pessimo uomo ... era senza dirmi nulla la bellezza e novità del concetto che
amico vero che in Ovada io m’abbia, (anche adesso, che tutto il paese sa e cono- l’informa, sia per la condotta e sostenu-
l’unico cui potessi stringer la mano senza sce essersi concluso il matrimonio) .. con rezza con cui lo trattasti.
sentire crampi di funesto presentimento - e un viso di ingenuità continuando a stare in Siccome poi non posso dividere teco il
ciò ben inteso lasciando da parte i cari PP. casa, sta attendendo il momento di abban- consiglio di musicare quelle strofe che tu
Scolopi (il P Rettore in ispecie, mio dilettis- donarmi .. e così privarmi non solo d’un ponesti in bocca de’ miei cari estinti (e ciò
simo amico.), siccome quelli che possono forte interesse, ma cagionandomi l’...(123) di perché parmi illogico far cantare da vivi,
da un momento all’altro mutare di ubica- perdere la sua persona che mi fu sempre ciò che solo s’addice ad anime passate al-
zione. E qui, finché la cosa è calda, ti av- [d’]aiuto e conforto supremo . .. A questo l’altro mondo e già esultanti in Cielo), così
verto che D.M. (115) giorni sono, sentendosi colpo, ti giuro che non posso reggere, avuto ho pensato in quella vece di musicare a suo
assai male, fra le altre incombenze riguardo al modo tenuto in questo sciagu- tempo quello squarcio: Bello il dì della
m’accollava quella di cercare fra le sue rato affare ... usando meco il più schifoso morte! ecc. del tuo carme, siccome stu-
carte e spedirti l’autografo - che pur tradimento, tutto io sapendo da estranei, pendo, vero e tanto confacente allo stato del
t’accludo - di quell’angelo di virtù (116), alla nulla da chi sarebbe stato un dovere infor- mio cuore..., tanto più dopo aver presen-
cui onoranza tu meritatamente dedicavi le marmi almeno. Prega per me! ziato a quest’ultima malattia ed alla morte
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A lato, Antonio Rebbora in una
litografia del Perrin di metà
Ottocento.

preziosa del troppo caro D.M. PS. I1 Béranger (146) fu trovato da


Quanto alla storia della sorella, Brofferio stesso ed altri: è pezzo che
sta pur sicuro che io mi comporterò abbraccia i1 buffo, iI serio, i1 patetico,
con quella calma dignitosa che già da i1 grave, i1 satirico in endecasillabi,
varj mesi avea adottato e che non pizzicando d’attualità: fu eseguito in
potrà dar pretesto di sorta a’ miei mi molte conversazioni a Torino. Oh po-
capisci. Pregami pazienza! Il caro tessi tu farlo eseguire!
D.M. si dolse ripetutamente di non I Buratin, La Giustizia di sto
potere. inchiodato a letto, stornare od mondo, Lo smargiasso son cose inge-
almeno mitigare il colpo che mi sta nue anche per ragazzi.
sopra.
Oh Carcare! quanto ti bramo vi-
VI.
cina! Avrei proprio bisogno di pas-
sare qualche giorno in codesti recessi Torino, 10 Maggio 1860
ed in braccio alla tua cordiale amici- Carissimo
zia (ma forse ti disturberei nei tuoi Come ti promisi, ti scrivo dalla ca-
lavori) (128). Per ora addio! le lagrime pitale e ti mando quattro numeri del
coro da eseguirsi a voci nude (135) all’in-
mi impediscono di più oltre continuare. Florilegio (quarta serie) nel cui frontespi-
gresso d’un camposanto la sera del 2 no-
Addio. Un bacio affettuoso e rispettoso al P. zio troverai i1 tuo nome che dovetti forza-
vembre: è genere nuovo, e arditissimo.
Rettore tamente registrarvi fin d’ora in aspettazione
Sebbene al dì d’oggi non si badi che
Affmo tuo sempre sempre delle strofe. Così come vedi, il Pri-
alla musica delle bajonette e dei treni delle
A.R. mus (Dante) ed ultimus, con quel che
PS. quel di comunion cattolica è frase artiglierie (136), pure ebbi il conforto non in- segue, è al tuo indirizzo. Questi numeri fa-
sperato di vedere parecchi giornali giudi- vorirai presentarli a mio nome al tanto caro
sfuggitami (129) al solito e da me già adope-
care nei termini più lusinghieri il mio P. Garassini, pregandolo di perdonarmi se
rata per altro, per indicare che tu dovessi
lavoro. Ti basti che la Fenice di Venezia ho avuto l’arditezza d’intitolarglieli per
partecipare a tutti i miei fausti auguri. Per-
donami l’oscurità .. Un bacio a tre miei cari (137) e l’Armonia di Firenze (138) ne tenne dargli, se non altro, un attestato della mia
compatrioti. parole assai vantaggiosamente, per tacere stima ed affetto cordialissimi che gli porto.
de’ nostri Il Pirata (139). Il Diritto (140), ecc. Con miglior occasione ed a suo tempo
V. Anche il Courrier Franco-Italien di Parigi manderò poi a te intero i1 florilegio. Qua-
Ovada. 27 Aprile 1859 (141) pubblicò un articolo dolcissimo sulla lora in codesto collegio ed in Savona si de-
Carissimo mia Galleria, toccando specialmente delle siderasse da’ piccoli convittori acquistarne
di tutta fretta colgo l’occasione del P. Furie di Saul (142) e del concertato colà ese- qualche esemplare de’ numeri suddetti, te-
Parodi (130) che recasi a Savona, per farti te- guito nello scorso gennaio. Ma di ciò basti. nendone io parecchi, potrai farmene avver-
nere gli ultimi tre numeri pubblicati, cui E le tue tragedie? (143) tito e te li invierò per la via d’Acqui a metà
unisco l’Album de’ dialetti (131), sebbene Il dì di Pasqua (144) mi riuscì graditis- prezzo del segnato sul frontespizio.
sia merce poco confacente al tuo palato, sima l’improvvisata fattami da codesto P. L’editore me ne lascia in deposito un quin-
merce però che vuol essere trattata per non Garassini. Corpo di tutte le bombe che dici esemplari onde all’uopo valermene.
lasciare intentato alcun genere di musica. vanno a lanciarsi fra pochi dì … gli è un ec- Scusami presso i1 P Rettore carissimo
Ad eseguir questo abbisogna tenere la can- cellente sceltissimo mazzo di fiori di Para- se non gli scrivo una riga d’accompa-
zone prima di Brofferio, interamente al pari diso … Favorirai recapitargli l’accluso gnatura! Son sulle mezze per recarmi in
dello scherzo del Giusti (132). Troverai nei viglietto, e me lo bacerai caramente! Ovada e mi manca affatto il tempo, per
primi il sonetto del Filicaja (133) per intito- Termino perché sono come fuori di me farlo come vorrebbe iI mio cuore.
larlo al Cavalier Carranti (134), quale mi per gli avvenimenti che stanno per com- Conclusione. Mandami le strofe appena
diede ripetute prove di vera amicizia e con piersi. Come nello scorcio del ‘47 ultimai il puoi. Se no musicherò gli endecasillabi
cui mi trovai all’unissono circa la scelta del (profeta!) la Collezione sacra in Milano, che intendi dedicare alla memoria de’ miei
brano che intendo musicare dell’ultimo tuo così testé per così dire mi liberai dalla pre- e tuoi cari congiunti perduti.
Carme elegiaco e inserire nella quarta sente, e fu fortuna perché anche poco dopo Ciao con tutta l’anima. Tuo ora e sem-
Serie, tutta di poesie sacro-morali. Nell’ul- moriva l’editore mio amico signor Stracca pre aff.mo
tima quaresima passammo assieme parec- (145) Di rimanente io spero bene e da quanto A. Rebbora
chi giorni in Torino..., e ti saluta [vedo] le cose cammineranno benone. Noi, Mi raccomando! indovina e rappresen-
cordialmente. A quest’ora temo sia irregi- come voi, siamo nell’olio e non .. poco. tami a dovere: miglior alter ego di te non
mentato in Ivrea. Scrivimi ed ama i1 sempre tuo aff.mo saprei ove pescarlo. Pregate perché i1 mio
Ti raccomando in particolar modo il Rebbora Paolino possa superare l’esame di laurea a
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suo tempo, te lo raccomando, e al giorno e la notte. Se cessasse il soffio rivo- e riuscii a cavarmene non so come procu-
P. Rettore. luzionario, abilmente sfruttato da Cavour, rando di trovare un pensiero melodico con-
sta certo che tornerebbe come i1 Cibrario facente al tema e d’individuare una
VII.
(152) collaboratore effettivo del giornale con condotta d’andamento non monotono che
Ovada, 2 Luglio 1860, a sera tarda cui amoreggiò ne’ primi anni della sua vita forse non dispiacerà. Ora sta nell’editore: a
Canata mio Carissimo parlamentare. suo tempo lo sentirò.
buon per te che la lontananza e i1 non Le parole Italia e Libertà per quel vol- È tutto pel meglio. La rifrittura di tali
esservi strada ferrata per Carcare (147) ti sal- pone e compagnia cantante, non sono altro concetti in versi anacreontici, per avventura
vano da’ miei artigli, ben peggiori - credilo che bandiere (come ben disse Guerrazzi) non avrebbe uguagliato la bellezza de’ mu-
- di quelli che sfoderano gli sparvieri grifa- per far entrare di contrabbando i1 basti- sicati come desideravi. Ho fatto a modo
gni che fanno il molinella sul capo delle co- mento e le mercanzie sospette in porto. E mio. Dal brano ho stralciato alcuni versi per
lombe che sai. Sì, buon per te, ché di ciò basti quest’antifona, perché se avessi non riuscire soverchiamente prolisso. Ve-
nemmanco la Pentecoste ti avrebbe scan- ad entrare in questo torbido pelago, sarei drai. Questo lavoro io compiva in abbozzo,
sata la fine da te temuta di Santo Stefano. come Michelini (153) interminabile. proprio nel dì che mi visitava co’ tuoi sa-
Dopo tante ansie, dopo i1 lungo expectans Dal rimanente, avendo io a varie per- luti i1 Cereseto, reduce di costi. Mi fu di
expectavi (148), venirmi fuori con improv- sone del ministero parlato fuor de’ denti buon augurio: Oh se sapessi! I1 dì di Pen-
viso grido di disperazione, e infiltrami nel- circa que’ soprusi fatti dal Casati (154) ad al- tecoste (156), quando tu mi scrivevi, celebra-
l’ossa un brivido siffatto da dovermi buttare cuni de’ tuoi correligiosi, sai che mi disse vansi gli sponsali di mia nipote Torielli (157)
a letto colle convulsioni. «Era un cretino, che farci?». Altri poi mi fe- Claretta sorella del Giacomino ora in Car-
«Ho smesso il pensiero di comporre cero comprendere che tale manovra sleale care. Fui pregato all’ improvviso d’un so-
strofe per musica; hai promesso endecasil- adoperata contro preti e frati è unicamente netto ed io buttai giù un quattordici strofe di
labi e tali restino: non compongo più versi a fine di distrarre l’opinione pubblica dal decenarj doppi, inspirata da Garibaldi e col
elegiaci di sorta o …». Dopo tante pro- marcio della questione e farsi tenere da’ presentimento nel cuore di quella vittoria
messe, anzi dopo i1 tuo suggerimento, fi- gonzi per democratici; ciò che è certo si è di Palermo (158), con allusioni ecc; insomma
nire con un tiro di questa natura! che i battesimi di rivoluzionario per reli- una cosa non de comunis che fu applaudita,
Misericordia! è un proclama secco secco quia dati dall’Armonia a Cavour, lo fanno che risentiva de’ Vespri, deIl’Etna, di pa-
alla Garibaldi e tu pure, parmi, risenta del ringalluzzire e le fregatine di mano non recchi miei amici là combattenti ecc. Strofe
progresso de’ tempi rivoluzionarj! E dopo sono mai così sollucherate come quando si che al Cereseto non dispiacquero, anzi
tale mazzata, come se ancor fosse poco, mi vede paragonato a’ democratici più salienti, l’avrebbe voluta copiare. E rotto i1 ghiac-
vieni alla Bresciani (149) a darmi una pugna- malgrado e per quanto giusta, vera e san- cio, anche un’altra poesia di circostanza ho
lata al cuore con quel: «Voi, voi democra- guinosa riesca talvolta la polemica del Mar- trinciato, tutte due però con fisionomia al
tici avete i1 torto (con quel che segue), gotti. E di ciò satis prati bibere (155). tutto nuova. A suo tempo te le farò vedere
mettendomi enfaticamente a fascio con si- Oh potessi volare costi per un sol per sentire i1 tuo parere.
mile generica classe, che tu certo squader- giorno! metto pegno che tu mi daresti ra- Bada che dal P. Rettore carissimo avrai
nandola con l’occhiolino di Margotti (150) gione su tutta la linea e che ti aprirei gli una girata di commissione pel mio Paolino,
non conosci per bene e di quante sfumature occhi per modo da renderti come traso- mi raccomando! Io, vedi, ci vedo in tutto
essa sia composta. gnato Ora, bando alle celie, a noi. M’è coll’occhialino del Bossuet, non solo nelle
Tu hai un mondo di ragioni circa quanto dolce poterti notificare che nell’ultimo cose domestiche, ma anche ne’ grandiosi
mi scrivi sull’istruzione pubblica ed io sono mese ho ultimato i cinque pezzi mancanti avvenimenti in cui versiamo (159), il digitus
teco all’unisono, come teco in parecchie della Galleria (in totale numeri 56) com- Dei (160) c’entra sicuramente. Tutti abbiamo
altre questioni; ma credi tu che se fossero al preso i tuoi endecasillabi, quali tutti mi pe- peccati da purgare, dicono le donnicciole,
potere uomini del mio colore si comporte- savano sul cuore come macigno. Presi e dicon bene. Ma quel digitus che imbriglia
rebbero similmente? T’inganneresti a par- cinque, i più indiavolati per genere diverso i1 mare farà a suo tempo quello che la carta
tito. Sulla mia bandiera sta: libertà ed uno perché sestetto con cori grandioso mancante a me impone: Fin qui, dirà. Ed io
d’insegnamento, tolleranza e libertà per oltre modo. Ed io ti assicuro che dopo i1 ti- ti dico: basta. Perdona il tutto tuo.
tutti, ma chi rompe paga e moralità e reli- more forte di non avere né lena, né vita per A. Rebbora
gione siccome cimasa dell’epigrafe. il compiere tutta la collezione vagheggiata, io Tante cose al Signor Gambarotta (161)
guaio sta che la democrazia degli odierni mi sento adesso proprio come i1 Boiardo, Perdona! non ho ripassato.
governanti e accoliti può rassomigliarsi a quando trovava il suo famoso nome di Ro-
que’ di Soulloque e soci, ed è soltanto l’Ar- domonte. Se vuoi provare due tocchi di VIII.
monia (151) che mettendo tutti a mucchio campana puoi farlo, tanto più che i1 tuo in Ovada. 9 Agosto 1860
con evidente malizia pone Cavour a livello cauda venenum mi pose proprio nel mag- Canata dilettissimo,
di Garibaldi e Mazzini, mentre tra quello e giore sgomento, stante le lunghe sospen- e sempre colle consolazioni scarse e
questi corre la differenza che passa tra i1 sioni, la larghezza de’ concetti, il metro ecc. rare un intreccio d’un mondo di dolori. Ier
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sera tornava da Genova dove ho accompa- del venerato P Rettore hanno certo coope- d’alcuni individui e malevoli gratis, ma
gnato il 7 moglie e figlio per passarvi pochi rato al fortunato evento. Eccoti le righe del persino da parenti del vostro Cereseto, per
dì di ricreazione, e stamani mi arriva la cara Paolino: «Torino, Ore 5, 2 agosto. L’esame una opera buona da me fatta, interpretata a
tua che mi trova proprio coll’anima e col benone; ho da pensare alla laurea; è tardi, il rovescio con mala fede inaudita, di cui il P.
cuore acconcio per divider e sentire tutto lo resto a domani». E questa laurea, oggi mi Marcenaro (166) conosce l’intera storia e la
strazio che provava l’amico in quest’ultimi avverte, la prenderà l’undici corrente, po- mia delicata, illibata innocenza. Tranquillo
giorni e nel tempo istesso far pro del con- sdomani. Epperò ti scrivo anche subito per però nella coscienza, coll’aiuto di Dio,
forto di tante riflessioni giustissime, onde rinnovarti le mie suppliche in tempo utile, sfido imperturbabile siffatte nequizie e non
infioravi il racconto della perdita di quel- onde tu voglia usarmi la carità col P Ret- le curo, sperando cadranno come molte
l’angelo sì caro… tore d’implorarmi il complemento d’una altre Prega Dio a darmi forza a sopportare
Sotto l’impressione e l’impulso delle la- grazia sì segnalata. È l’unica raccomanda- con rassegnazione. Addio. Tuo
grime che mi strappasti larghe e amaris- zione a cui ebbi sempre ricorso, a Dio solo, A. Rebbora
sime. non so tenermi dallo scriverti subito dopo quella famosa che, prima ed ultima,
queste poche righe, anche per provarti co- rivolgeva a uomini nel ‘55… in Genova, e NOTE
m’io sia commosso profondamente dalle che fidandomi del P. Cereseto (163) poco 57. Esule dalla Lombardia, il Cairoli fu
vicende che ti colpirono, dispiacente al mancò non tornasse fatalissima al figlio, ri- ospite di GB. Torrielli, sindaco di Ovada nel pa-
sommo di non poterti riuscire d’alcun refri- masto quindi in tale stato da disperare della lazzo della Contrada dei Cappuccini (oggi via
gerio nella mia lontananza che tanto pur sua salute… dietro un colpo sì duro e ina- Cairoli), mai dimenticò l’ospitalità del Torielli,
m’addolora. Fra un continuo martirio, spettato. né il Rebbora - ignoro se conosciuto in questa
anche il padre di mia moglie perse testé il Perdonami questo sfuggitomi richiamo occasione - tant’è vero «che inseguendo
suo primogenito che studiava il quarto anno di memoria: che Dio tutti perdoni, come li l’austriaca fuga fra il turbine delle nevi alpine
di legge, e lo perse com’io il caro France- ho io perdonati. Dunque su ciò siamo in- ruba un momento al poco dormire per scrivergli
sco. Era il suo braccio dritto. lunghissima lettera» (A.N. MILANO, cit., p. 14).
tesi. La preghiera d’un cuore come i1 tuo e
58. Francesco Regli, Dizionario biografico
E prima di tutto ti dirò che il 2 corrente del P. Rettore mi fa molto sperare, e ve ne dei più celebri poeti ed artisti melodrammatici,
fino alla dimane all’ora dell’arrivo postale, anticipo i miei più cordiali ringraziamenti. tragici e comici..., Torino, E. Dalmazzo, 1860, p.
fu anche per me un giorno de’ più terribili Io finisco perché debbo spedire una 440.
ch’abbia mai provato. Ti basti: alle tre po- forte somma ad hoc, affollato come sono di 59. A.N. MILANO, cit., p. 13.
meridiane di detto giorno cominciava mille altre cose che oggi mi disturbano. 60. IBIDEM, p. 14. Codesta notizia risulta in-
l’esame primo del mio Paolino, per cui Orbene, Carissimo, su consoliamoci en- tima e curiosa, ignota alle memorie della stessa
tutto il giorno io colle figlie, moglie, sorella trambi nello sfogo confidente de’ nostri do- figlia Clelia e alle più accurate biografie del Niz-
passammo pregando i1 Signore con grande lori .. e lasciamo tutto nelle mani di chi zardo. Anche autorevoli studiosi consultati dallo
fiducia e principalmente in quell’ore, seb- scrivente non ne sanno alcunché. Il nome del
veglia su noi. Ogni giorno che passa è pur
Rebbora non compare neppure nell’amplissima
bene fra il tormento di quell’ansia mortale troppo vero, un avviso, un lume ci viene bibliografia garibaldina del Campanella.
che tu puoi ben indovinare, trattandosi d’un presentato a nostra guida e sempre più ri- 61. Basti la menzione di Giuseppe Cesare
figlio carissimo, stanco da un lavoro im- conosco vero e consolante tuo: Bello è ‘il Abba, il quale lo ricorda nelle Noterelle di uno
menso, timido per natura, del rigore dì della morte! da me musicato con tanta dei Mille, Bologna, Zanichelli, 1880, p. 219. Cfr,
estremo adoperato oggidì in simili bisogne passione e che fra pochi giorni porterò a la nota 7.
ecc.. di tante mie cure e spese grandi soste- Torino all’editore. 62. Cfr. G. BALSAMO CRIVELLI, V Gioberti e
nute e temendo, pur troppo, che Dio nella Leggerò stassera il tuo programma e gli Scolopi. in «Risorgimento italiano», XI-XII,
sua giustizia non mi credesse degno di tanta son sicuro di trovarlo al solito degno del tuo 1919.
consolazione, ragion per cui ripeteva più 63. Cfr. LUIGI LEONCINI, Brevi cenni intorno
nome e della rinomanza che gode codesto
alla vita e agli scritti del P A. Canata, Genova,
volte: Quoniam si voluissem sacrificium sì idrofobamente invidiato collegio. Beati tip. Armanino, 1893, pp. 20-21.
(162) rassegnato e parato a tutto. Oh giorno! qui persecutionem patiuntur (164) ecc. Co- 64. Cfr. ANDREA BERTOLOTTO, Della vita e
oh combinazione stranissima. Tu pure in raggio! Dio non abbandona mai nessuno. delle opere di Pietro Giuria, Savona, A. Ricci,
quell’ore pativi dolori incredibili, solo ad- Io pure, vedi, son fatto segno ad ogni ma- 1880, passim.
dolciti dalla speranza anzi certezza che niera di persecuzione propter iustitiam (165), 65. GIOVANNI BATTISTA GARASSINI, Cenni
quella ottima tua penitente dovesse fra vivendo ritirato, come sepolto..., eppure ca- storici di un amico, in «Rassegna Nazionale»,
breve trovarsi colà dove non si muore. lunnie ciniche nemmeno credute da miei Firenze, 1895; GIUSEPPE TASCA, Un educatore
Se non che, alla dimane io ebbi una riga modello, in «Ieri e oggi», Genova, III, 1928, pp.
stessi nemici, vengono con istudiata mala-
266 - 269; ORESTE BARDELLINI, Atanasio Ca-
a mo’ di dispaccio del Paolino che mi for- fede ad amareggiarmi la vita da chi persino nata, La Spezia, tip. Moderna, 1929: Il Risorgi-
zava a benedire Iddio e a versare un dilu- mi dovrebbe riconoscenza ed invece desi- mento Italiano, Milano, Vallardi, 1930, sub voce
vio di lagrime di tenerezza e di dera forse che i1 sepolto in casa non basta, (di Francesco Poggi).
riconoscenza. Il Signore ci aveva fatta la e vorrebbemi morto. Oh, quante infamie 66. Sarà menzionato nelle lettere I, III e IV.
grazia, e dico ci perché le tue e le preghiere avrei da narrarti, non solo patite per parte 67. Menzionato nella lettera III.
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68. L. LEONCINI, Brevi cenni, cit., passim. 80. Due o tre parole di non univoca decifra- Filicaia: Galleria, serie III, 30.
69. FRANCESCO MARSILIO, Orazione funebre zione, 103. Veramente il n. 34 musica un sonetto
del P Atanasio Canata celebrata in Carcare... il 81 Una parola poco decifrabile; il “vecchio di Gian Battista Marino.
XXIX maggio MDCCCLXVIII, Savona, Berto- ordine” va inteso in senso politico. 104. Due parole d’incerta lettura.
lotto, 1868, p. XIII. 82 A. Canata, San Cirillo martire, Tragedia 105. I versi richiesti saranno dello scolopio
70. Ricorda un suo allievo: «soltanto chi ad uso dei collegi. Savona, Miralta, 1857. Francesco Pizzorno (Genova, 181 5-68).
ebbe la fortuna di essere scolaro del Canata può 83. Pietro Giuria (Savona, 1816-76) patriota 106. Alessandro Manzoni (1785-1873), Ce-
indovinare il segreto di tanta rispondenza di e letterato allora stimatissimo. Fu amico di Sil- sare Arici (1782-1836), Giuseppe Borghi (1790-
stima, di affetti tra discepoli e maestro. Per lui la vio Pellico, fra gli altri, ed in rapporto con Fede- 1847), Pietro Giuria (cfr. nota 83), Niccolò
scuola era il centro della sua vita, delle sue gioie rico Colla, Luigi Cadorna, Ercole Ricotti, Tommaseo (1802-74). Gian Battista Niccolini
come dei suoi dolori. Nel mezzo dei suoi alunni Lorenzo Valerio, Angelo Brofferio ecc. Savona (1782-1861).
era felice: tutto brio, tutto operosità. Non mai e Genova (era docente all’ateneo genovese) gli 107. Giulio Carcano (1812-82) scrittore ru-
stanco, il campanello che annunziava il termine hanno dedicato tre busti ed un monumento. sticale assai letto, insieme con la coetanea Cate-
degli esercizi scolastici era sempre importuno. 84. Evidente soprannome che fa intuire rina Percoto e con Francesco Dall’Ongaro.
Questi sentimenti e modificazioni interne sa- l’affiatamento dei corrispondenti, come le suc- 108. Galleria.serie II, 17.
peva così bene trasformare nelle anime dei gio- cessive allusioni criptiche. 109. Allude all’accademia tradizionale nella
vani discepoli da rendere loro le ore della scuola 85. P. VERGILIUS, Aeneis, IV, 175. didattica dei collegi calasanziani che quell’anno
le più belle e desiderabili della giornata»: L. LE- 86. L’usciere o bidello, forse. fu edita: Saggio che davano de’ loro studi gli
ONCINI, Brevi cenni, cit. 87. Stefano Damezzano (Genova, 1815 - alunni del Collegio delle Scuole Pie in Carcare
71. A. CANATA, L’educatore cattolico se- Carcare,1888), vestì l’abito calasanziano nel l’anno scolastico MDCCCL VIII,Torino, GB.
condo lo spirito di S. Giuseppe Calasanzio, Sa- 1838, valentissimo docente di matematica, fi- Paravia. 1858. Il saggio di musica fu diretto dal
vona, Sambolino,1848; II ediz. Firenze, tip. sica, amantissimo dell’ordine suo: Religiosi maestro della Banda collegiale Paolo Luigi
Calasanziana, 1887 è preceduta dalla Vita del- Scholarum Piarun, cit., pp. 140-142. Gambarotta.
l’autore composta da L. LEONCINI, pp. V-XXXV. 88. Superiore del Collegio di Ovada era al- 110. L’allievo Giovanni Battista Cereseto di
72. Cfr. GIOVANNI OBERTI, Il P. A. Canata ed lora P Stefano Marcenaro (1822-87) per il quale Ovada, il quale nell’Accademia recitò il “tratte-
il suo tempo, in «Ieri e oggi», Genova, Il. 1927, si cfr.: Religiosi Scholarum Piarum, cit. pp. 166- nimento accademico” Fede e poesia (Saggio che
pp. 39 - 41. 173. davano, cit., pp. 13-25). Fra gli altri interventi
73. E CANATA, Ad Antonio Rebbora cui la 89. Allude forse a qualche contestazione dei ricordiamo i versi l’Arte italiana recitati dall’al-
gloria nell’itala melopea, le gioie della costante collegiali. lievo Cristoforo Musso di Genova (ibidem, pp.
amicizia, le patrie e domestiche speranze fune- 90. Paolino Rebbora. 31-38), il poemetto La festa del Corpo del Si-
stava l’immaturo fine della tanto buona con- 91 D. Girolamo Mongiardini, grande amico gnore in un villaggio dell’allievo Filippo Leale
sorte Clementina Compalati, in «Rivista del Rebbora, morto il 5 gennaio 1859: cfr. let- di Calizzano (ibidem, pp. 39-46), Impressioni
contemporanea», Torino, Il, vol. III, fase. 22, tere III e IV. religiose, versi dello stesso (ibidem, pp. 47-51),
giugno 1855, pp. 707-712 (L’elegia, formata di 92 Identificabile in Andrea Galli (Ur- il sonetto Ad un angioletto scolpito dal Barto-
ventun ottave, è datata 21 ottobre 1845). bino,1807-Venezia, 1878) compositore. Cfr. AL- lini (ibidem p. 51).
74. L. LEONCINI, Vita ..., cit., p. XXI. BERTO BASSO, Dizionario enciclopedico, cit., III, 111. Rettore delle Scuole Pie di Cancare era
75. Questa è, almeno. la campana di Anto- 1986, p. 102. allora P. Giovanni Battista Garassini. negli anni
nio, che ovviamente non poté mantenere indi- 93. L’Arte, giornale letterario, artistico, tea- 1842-48 e 1851-89. Cfr. Religiosi Scholarum
viso il patrimonio ereditato dai genitori. trale, fondato in Firenze l’anno 1851 e vissuto Piarum. cit., pp.l00-l14; G. NUVOLONÌ, Il P. G.B.
76. Di fatto le osservazioni politiche di cui per otto anni, fino al 1858 (periodico assai raro). Garassini, cenni storici, Firenze, tip. Calasan-
alla lettera VII ostendono che la visuale politica 94. L’ultima parte della parola fu strappata ziana, 1895. DOMENICO SARTORE. Il P Garassini,
degli amici non collimasse del tutto. nell’aprire la missiva. Le integrazioni seguenti Savona, 1913; G.L. BRUZZONE, G.B. Garassini,
77. Conservate nell’Archivio Provincializio sono imputabili alla medesima causa. taggiasco della diaspora. in Provincia di Impe-
delle Scuole Pie liguri, fascicolo “A. Canata”, 95. Una lunga parola d’incerta lettura. ria, XI, S4, ottobre 1992, pp. 31-32.
Le lettere mi furono segnalate - molti anni or 96 Giovanni Borlasca (Gavi, 1806 - Ovada, 112. Cfr. Dante Alighieri, Inferno, 1,23.
sono - dal carissimo P. Angelo Ausenda. 1872) vestì l’abito calasanziano nel 1830, mae- 113. Arnaldo Fusinato (1817-88) autore di
78. Gian Domenico Buffa (Ovada, 1818 - stro elementare amatissimo per molte genera- liriche patriottiche, apprezzate anche nelle
Torino, 1858) allievo delle Scuole Piedi Carcare, zioni di ovadesi. Cfr. Religiosi Scholarum Scuole Pie.
laureato in legge all’Università di Torino, nel Piarum, cit., pp. 83-85. 114. Certezzo: scilicet assicuro.
1848 fondò con Terenzio Mamiani La Lega 97 Precisazione interessante e che spiega 115. Mongiardini
d’Italia, deputato solerte ed altruista, si dimise come gli spartiti più adoperati siano andati per- 116. Con verosimiglianza intende la prima
per protesta quando fu approvata la legge contro duti per l’usura. moglie.
gli ordini religiosi. 98. Galleria, serie Il, 25. 117. Forse E Atanasio non ebbe tempo di al-
79. Paolo Brixio (Poggio di San Remo, 1802 99. Alla morte, sonetto di Vincenzo Monti; lestire codesta vita. Va precisato inoltre che i re-
- Genova, 1874) vestì l’abito calasanziano nel Galleria, serie III, 35. pertori a stampa dei religiosi scolopi non
1821, docente a Chiavari, Carcare e Finale, Cfr,: 100. Breve parola d’incerta lettura. ricordano nessun P. Daneri, giacchè non può
Religiosi Schoiarum Piarum qui provinciae Li- 101. Il primo lutto alluso è quello per la con- identificarsi nel fratello Bernardo Daneri (1702-
guri et Pedemontanae ab anno 1800 ad annum sorte Clementina, il secondo per il figlio France- 80); Religiosi Scholarum Piarum qui Provinciae
1850 ascripti fuerunt, Flonentiae, ex Off Cala- sco. Liguri et Pedemontanae ab anno 1701 ad an-
sanctiana, 1926, pp. 27-28. 102. La Provvidenza, sonetto di Vincenzo nnum 1750 adscriptifuerunt, vol. II, Florentiae,
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ex officina Calasancriana, 1901, p.84. 134. Così nel testo, per Biagio Caranti (Sez- 150. Giacomo Margotti (San Remo, 1832 -
118. Filippo Ighina (Calizzano, 1821-Car- zadio, 1839 - Roma 1891) forse. Torino, 1887) allievo della prestigiosa Accade-
care, 1876) vestì l’abito calasanziano nel 1838, 135. Ossia a cappella, senza accompagna- mia di Superga, sacerdote, attivissimo giornali-
paleontologo e naturalista. Cfr.Religiosi Schola- mento strumentale. sta polemico ed agguerrito. Il suo epitaffio
rum Piarum, 1926, cit., pp. 38-40; Damiano Ca- 136. I1 23 aprile 1859 -ci permettiamo di recita, fra l’altro, che Don Margotti affermò i1
sati, P. F Ighina delle Scuole Pie, illustre rammentare- L’Austria aveva dato l’ultimatum vero anche se scomodo e avviò molti nel cam-
scienziato, Savona, Editrice Liguria, 1969. al Piemonte, facendo precipitare la situazione; mino della giustizia. Si rinvia alla recente mono-
119. Podere del Maestro Rebbora. il 27 aprile erano insorte Toscana e Massa Car- grafia: MARIO MACCHI, Giacomo Margotti e i1
120. Anche questo padre, avendo lasciato rara, il 4 giugno si combatteva la battaglia di dramma del Risorgimento italiano, edizioni
l’ordine delle Scuole Pie per ridursi a sacerdote Magenta ecc. Raggio di Sole, 1982.
secolare, non è menzionato nei repertori a 137. Periodico pressoché introvabile e co- 151. Non “L’Armonia” di cui alla lettera V,
stampa dei religiosi. munque sconosciuto alle principali biblioteche bensì “L’Armonia della religione colla civiltà”,
121 La raccolta delle monete romane messa italiane e straniere. quotidiano fondato a Torino nel 1848 e porta-
insieme da P. Ighina è andata parzialmente per- 138. “L’Armonia. Organo della riforma mu- voce dei cattolici intransigenti. Nel 1863 la te-
duta, nei pezzi più preziosi: cfr. Diccionario en- sicale in Italia. Giornale di scienze, lettere. arti, stata divenne Unità cattolica.
ciclopedico escolapio. Vol. Il, Salamanca, teatri, concerti e varietà”, periodico fondato in 152. Luigi Cibrario (Torino, 1802 -
ediciones Calasancias, 1983, pp. 293-294. Firenze nel 1856 e vissuto fino al 1859. Trebiolo,1870) politico e storico, forse un po’
122. Due parole d’incerta lettura. 139. “I1 Pirata. Giornale di letteratura, va- troppo obliato.
123. Una parola d’incerta lettura. rietà e teatri”, periodico fondato a Torino nel 153. Giovanni Battista Michelini (Cuneo,
124. Giovanni Battista Garassini (Taggia, 1834 da Francesco Regli e fra i più completi del 1798-1879) conte, patriota e deputato. Cfr. TE-
1815-Cancare,1894), di cui alla nota 111, vesti tempo, nel proprio settore. Usciva due volte la LESFORO SARTI, II parlamento subalpina e na-
l’abito calasanziano nel 1833, docente, provin- settimana. zionale, Terni, Tip.. Industriale, 1890. sub voce.
ciale della Liguria, ideatore del Collegio di Cor- 140. “II Diritto”, quotidiano fondato a To- 154. Il conte Gabrio Casati (1798-1873) po-
nigliano Ligure, oggi rimasto l’unico aperto rino nel 1854 da Annibale Marazio, poi traslato litico, ministro dell’istruzione del Regno sardo
dell’intera Ligunia. a Roma, autorevole portavoce della Sinistra mo- nel biennio 1859-60, autore della legge sul-
125. La serie IV non comprende testi del E derata. l’istruzione che porta i1 suo nome.
Garassini, che pure compose molti versi e stava 141. “I1 Courrier franco-italien. Journal 155. P VIRGILIUS, Bucolicon, III, 111 (verso
pubblicando la silloge: G.B. GARASSINI, Alcuni hebdomadaire non politique”, fondato a Parigi e .. grammatica deformati).
versi del mio salterio, Torino, Paravia, 18S9. nel 1856 da alcuni esuli italiani, diretto da Gia- 156 2 Maggio 1860
126. Identificabile nei versi La morte: (Gal- cinto Carini e vissuto fino al 1860, anno del- 157. La famiglia Torrielli, assai nota in
leria, serie IV, 12). l’unificazione italiana. Ovada, diede fra gli altri il sacerdote Agostino,
127. Ippolito Pindemonte (1753-1828); qui 142. Galleria, serie Il, 25.
il sindaco Giovanni Battista, Ferdinando che co-
allude al poemetto di lui I cimiteri. L’argomento 143. Oltre alla S. Cirillo, di cui alla nota 82,
struì il teatro ecc. Cfr.: MAURIZIO PARENTI. Vie,
era allora alla moda e ci permettiamo di segna- e Gionata. Tragedia per uso dei collegi, Torino,
strade e piazze della nostra Ovada, Ovada, Ac-
larne uno edito dallo scrivente: G.L. BRUZZONE, Chirio & Mina, 1847, le tragedie canatiane ve-
cademia Urbense, 1992, ad indicem.
Un’elegia cimiteriale inedita di Pietro Isola dranno la luce molti anni dopo: Nicanore, Chia-
158. Allude all’insurrezione di Palermo e
(1785-1873), in «La Rassegna della letteratura vari, tip. Ligure, 1878; Giaccardo, missionario
alla battaglia del 27-30 maggio precedenti.
italiana», 1991, pp. 117-129, martire in Cocincina, San Benigno Canavese,
159. Jacques Bénigne Bossuet (1627-1704),
128. Nei rimasugli di tempo liberi dal- tip. Salesiana, 1888; Tragedie, Torino, Sale-
quale autore del Discours sur l’bistoire univer-
l’esplemento dei doveri di religioso e di docente. siana. 1888 (contiene cinque tragedie in versi:
selle.
E Atanasio studiava e scriveva di continuo in di- Severino Boezio, Roknedino, Mosarte, Saladino,
160. Cfr. Exodus VIII, 19.
versi generi letterari: dalla lirica, alla tragedia, Arrigo degli Alerami); Jacopo da S. A gara.
161. Identificato con quello di cui alla nota
dall’agiografia a saggi pedagogici, a manualetti Dramma, Savona,Bertolotto, 1892.
109.
ascetico-devozionali. 144. 24 aprile.
162. Psalmus L,17.
129. Cfr. lettera III. 145. Così nel testo, per Racca, cui succes-
163. P. Cereseto era rettore del Convitto Na-
130. Enrico Parodi (Ovada,1829 - Mi- sero Giudici & Strada.
zionale in Genova.
lano,1882) vestì l’abito calasanziano nel 1845. 146. La morte di Béranger di Angelo Brof-
164. S.Matheus,V 10.
maestro elementare a Finale e a Savona, poi ret- ferio, Galleria, appendice, 5. alla stessa serie ap- 165. Ibidem.
tore e preside delle scuole in Ovada: Religiosi partengono i pezzi menzionati poco sotto. 166 Stefano Marcenaro (Voltri, 1822- Sa-
Scolalarom Piarom, cit., p. 183. 147. La strada ferrata passa propriamente vona,1887) vestì l’abito calasanziano nel 1841,
131. Trattasi dell’appendice alla Galleria per Carcare, ma oggi non c’è più la stazione o docente e superiore nei collegi della provincia
classica: vedasi studio propedeutico. fermata: essa tuttavia fu aperta soltanto nel ligure, grande educatore e santo religioso: Reli-
132. Angelo Brofferio (Castelnuovo Calcea, 1874. Cfr. NELLO CERISOLA, Storia di Savona, giosi Schorarum Piarum, cit., pp. 166-173.
1802 - Locarno,1866), di cui alla nota 83, lette- Savona, Editrice Liguria, 1982, pp. 463-479.
rato e politico della Sinistra storica; Giuseppe 148. Expectans expectavi Dominum, et in-
Giusti (Monsummano, 1809-50). tendit mihi: Psalmus XXXIX,1.
133. Vincenzo Filicaia (1642-1707), già 149. Allude al celebre gesuita e letterato An-
menzionato nella lettera II, abbandonò del tutto tonio Bresciani (1798-1862) coraggioso anti-
il marinismo, volto alla ricerca del buon gusto e conformista, più ricco di meriti di quanto oggi
della misura. non gli siano riconosciuti.
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Grillano luogo del mio cuore


di Agostino Sciutto †

Grillanum: locus mei cordis


Urbe mea quondam raeda profectus, amici, per-
veni in pagum vitiferis nitidum collibus et silvis vi-
ridem lymphisque micantem et sursum leviter
progrediente via. Prodiit et campus, quo athletas
ludere pilam vidi iactantes alterutraque vice.
Hic ecclesiola est sanctis dicata patronis Naza- Un giorno, partito in carrozza dalla mia città, o amici,
giunsi in un borgo ricco di colline ricoperte di viti, verde
rio et Celso, martyrio nitidis, quam procul exstan-
di boschi e palpitante di fonti, mentre la strada procedeva
tem campanae conspicis alta turri floriconis dolcemente verso l’alto.
imperitante iugis. Comparve un campo nel quale vidi degli atleti che gio-
Indigenae seduli convivia laeta parabant quae cavano a palla mentre la lanciavano a turno, reciproca-
mente.
aedis vespere erant tunc celebranda aditu. Et silice In questo luogo una chiesetta era stata dedicata ai pa-
obtectis muris domus exstat amoena iuxta eccle- troni Nazario e Celso, gloriosi per il martirio, e, da un’alta
siolam, clara super ceteras, qua sculptas lapides si- torre dominante cime ricoperte di fiori, la vedevi ergersi
in lontananza verso la campana.
mulacra et picta quotannis praebet amans artis
Laboriosi abitanti preparavano allegri convivi che al-
optima praemia avens. lora si dovevano festeggiare di sera, sul sagrato della
Virginis aediculam statui spectare venustam chiesa.
laeto animo pedibus altius adgrediens, et natura E, vicino alla chiesetta, c’era un’incantevole dimora
dalle pareti ricoperte di pietra, che si distingueva dalle
loci rapuit gratissima circum, convolvit pectus lim- altre, nella quale, ogni anno, esponeva sculture di marmo,
pida summa quies; hic rosas redolet violasque lim- statue e dipinti un amante dell’arte che ambiva a splendidi
pidus aer caela dum findunt lucida garrulae aves. premi.
Mentre a piedi salivo più in alto (lungo la collina), mi
Quare corde meo, dulci commotus amore, sin-
fermai a contemplare la graziosa chiesetta della Vergine
ceram sensi surgere sponte precem: “Virgo dulcis, con animo lieto e la natura gradevolissima del luogo mi
summo quam monte precamur, misericors nostro trascinò a zonzo, una quiete pura e perfetta (mi) avvolse il
praesidio venias, ne obruat hoc caelum nox nubila cuore, là l’aria limpida profumava le rose e le viole, men-
tre uccelli canterini fendevano il cielo limpido.
nec tenebrosa: pax, ut sol nunc est, sic homini ni- Per questo, dal mio cuore, mosso da una dolce tene-
teat.” rezza, sentii sgorgare spontaneamente una preghiera: “Ver-
Sole micante alto, discessi lentus ab illa pace gine dolce, che preghiamo dall’alto monte, vieni
compassionevole in nostro aiuto, la notte oscura e le tene-
loci insignis, arboribus viridis, Grillanum longo
bre non inondino questo cielo: la pace, come il sole che
iam tempore nomen habentis, Guardia dum supe- c’è adesso, così risplenda sull’uomo!”
rum nominat indigena. Mentre il sole brillava alto, discesi lentamente dalla
Felix pergratus memoro, semper memorabo pace di quel luogo straordinario, dalle piante verdeggianti,
che da tanto tempo ormai porta il nome di Grillano, men-
haec loca quae inhaerent corde meo iugiter. Angu- tre la popolazione chiama Guardia quello posto più in alto.
lus hic penitus iam pectore inhaeret amatus: hanc Felice, riconoscente mi ricordo e sempre mi ricorderò
oasim pacis, perpetue o semper pacis insulam vi- di questi luoghi che si sono impressi immediatamente nel
mio cuore. Questo angolo remoto ormai si è scolpito pro-
deam! fondamente nell’animo: possa eternamente e per sempre
contemplare questa oasi di pace, quest’isola di pace.
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Gli affreschi della Parrocchiale di Ovada,


note iconologiche
di Aurora Petrucci Tabbò

Nelle sere dei venerdì del luglio 2011, tamente, avrà proposto il suo repertorio, celebrazione della Canonizzazione av-
in occasione della manifestazione ma ricordiamo che fu preoccupazione verrà a conclusione dei lavori stessi, nel-
“Chiese aperte”, chi si fosse trovato in del Consiglio della Fabbriceria appro- l’agosto 18686 .
Piazza Assunta avrebbe potuto entrare vare in corso d’opera la esecuzione. Anzi Un fervore, dunque, di cui si deve es-
nella nostra parrocchiale. nel leggerne i verbali si capisce quanta sere consapevoli durante la visita alla
La sapiente illuminazione offriva la lungimiranza e quanta intelligenza usas- chiesa.
piacevole visione degli affreschi delle sero nell’amministrare le “cose” della La chiesa è intitolata alla Assunzione
volte e del presbiterio che richiamavano chiesa, tanto che è possibile individuare di Maria e a San Gaudenzio come la
l’interesse tutto per loro e nella penom- un filo logico denso di significati devo- parrocchiale precedente, quella entro le
bra si poteva passeggiare a naso in su per zionali che racchiude tutta l’opera a fre- mura (ora Loggia di San Sebastiano), e
farsi guidare dalla curiosità. sco e l’organizzazione degli spazi. quindi si imponevano storie di vita ma-
L’atmosfera ovattata che si poteva go- Non bisogna dimenticare, poi, che la riana.
dere, mentre fuori era il trambusto della partecipazione del popolo alla decora- Appena entrati, ci colpisce la volta
festa, aggiungeva sicuramente un sottile zione della chiesa fu vissuta in un mo- della navata centrale con i quattro episodi
piacere allo spirito, che aumentava la mento singolare della vita di Ovada, della vita di Maria: Visitazione, Adora-
sensazione di pace e conforto. perché in quegli anni Paolo della Croce zione dei Magi, Presentazione al Tempio,
L’occasione mi aveva aiutato a diven- diventava Beato e poi Santo e gli Ovadesi Ritrovamento di Gesù fra i dottori e poi,
tare pellegrina in un luogo di culto, ma si sentirono coinvolti spiritualmente e nella zona absidale, l’ Assunzione al
anche pellegrina del tempo e a percepire praticamente, con preghiere e proces- cielo.
la meraviglia e la soddisfazione di essere sioni, ma anche feste. Si nota subito che manca l’Annun-
in una casa del Signore grandiosa e Nel 1853 infatti Paolo della Croce è ciazione, ma l’episodio era oggetto di
degna. iscritto da Papa Pio IX al catalogo dei culto nell’Oratorio appunto della An-
Gli affreschi sono di Pietro Ivaldi che, Beati e si fa strada la decisione di dedi- nunziata, nella vicina via San Paolo, la
con l’aiuto del fratello Tomaso, li eseguì cargli un altare della parrocchiale. Nel cui decorazione a fresco risale a metà Ot-
negli anni 1866 -681. 1858 l’altare è pronto e nel 1865 si affida tocento7 .
I pittori si impegnarono a finire la decorazione della cappella ai fratelli Per questo, credo che, nella necessità
l’opera senza interruzioni entro due anni2 Ivaldi. di una ripartizione degli spazi della volta,
, offrendoci un lavoro, ordinato in modo Nel frattempo l’iter di canonizzazione si sia rinunciato proprio a quell’episodio:
organico, di cui è possibile seguire con procede con rapidità e il 29 giugno del infatti il fedele locale e anche chi fosse
chiarezza il significato religioso. 1867 Paolo della Croce è proclamato giunto in città per il mercato, aveva
Spesso si parla del valore pittorico, santo, proprio nel pieno dei lavori di de- l’opportunità comunque di contemplare
dello stile, delle influenze delle opere ar- corazione dell’intera chiesa, tanto che la tale Mistero.
tistiche, ma non dell’impatto spirituale Sì, perchè Annunciazione, Visitazione,
che avevano e hanno su chi si disponga a Nascita di Gesù, Presentazione al Tem-
leggerle. pio e Ritrovamento di Gesù nel Tempio
Nel caso della nostra parrocchiale è sono i 5 Misteri Gaudiosi del Rosario, in
interessante il fatto che la decorazione è questa maniera presentati come un itine-
stata chiesta dal popolo, proposta dal pit- rario di fede sui quali poter meditare.
tore, approvata dalla Fabbriceria3 e Erano le scene che illustravano in
quindi è viva espressione di “una comu- modo vivo e duraturo gli episodi salienti
nità di credenti ”4 e questa omogeneità della Fede ed erano le prediche che ne
decorativa si coglie immediatamente. chiarivano i concetti, spesso aiutati dalle
Dal momento che il modo di operare immagini, che chissà quante volte saranno
di Pietro Ivaldi era quello di usare “sa- state additate dal predicatore capace.
pientemente pochi cartoni per molti per- Le scene, infatti, raccontano con chia-
sonaggi; cartoni che con qualche variante rezza la vita della Vergine e di Gesù sino
potevano assumere sembianze diverse” o alla sua adolescenza e sono sostenute dai
“essere voltati sul lato destro o sinistro” cammei con i profeti che si trovano
5
, molte scene, utilizzate nelle chiese da lungo la navata centrale, fra gli ornati che
lui affrescate, così come molte figure, si decorano le pareti, in corrispondenza
trovano ripetute anche qui; il pittore, cer- delle colonne.
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Alla pag. precedente, navata centrale Nella pag. a lato, schema del tempio
della Parrocchiale dell’Assunta con l’indicazione della disposizione
e S. Gaudenzio degli affreschi

Il Nuovo Testamento trova le sue ra- messa che si concretizza già per la Madre anime e persone nelle quali immedesi-
dici nel Vecchio e così partendo dall’in- di Gesù. marsi e attraverso le quali sperare nella
gresso e guardando verso la navata di Lo Spirito Santo con i suoi raggi illu- Resurrezione.
sinistra si susseguono Abdias, Amos, Ioel, mina per noi, ci chiarisce, la presenza di- Cristo, dopo la morte in croce, vince
Geremia, mentre guardando verso la na- vina nelle tre persone della Trinità, la morte, discende nel Limbo per liberare
vata di destra si vedono Iosea, Ezechiel, festante per la presenza della Vergine in- le anime dei giusti che hanno creduto nel
Daniel, Isaia. coronata Regina degli Angeli e dei Santi8 Cristo venturo e sale con loro in Paradiso.
Sono i 4 profeti maggiori, Isaia, Gere- . La meditazione è quindi sul nostro
mia, Ezechiele, Daniele, con altri minori, La decorazione concretizza in imma- tempo terreno, angustiato dalla presenza
i quali tutti hanno profetizzato l’arrivo gine non solo l’episodio della Assunzione del male e della morte.
del Messia. che è titolo della parrocchiale, ma anche Ecco allora la speranza, anzi la cer-
quella finestra del cielo che si apre ad tezza cui affidarsi: la difesa ad oltranza
Proseguendo sino al transetto, lo ogni Messa e, mediante il sacrificio in- di San Michele e l’abbraccio di Cristo.
sguardo sale verso il presbiterio e appare cruento del Cristo durante l’Offertorio, ci Le scene sono distribuite sulle volte
la scena della Assunzione della Vergine fa partecipi, ancora imperfetti, della gioia in modo tale che, dalla navata centrale, si
ben distribuita fra la parete dell’abside, e della perfezione del Paradiso e ci ri- vedano da una parte gli angeli e dall’al-
dove gli apostoli, in cerchio attorno alla corda che anche noi siamo destinati alla tra le anime del Limbo, in una sorta di
tomba vuota, hanno gesti di meraviglia, resurrezione. simmetria, mentre le due figure principali
alzano lo sguardo e ci invitano a fare al- si pongono al centro con gesti che si ri-
trettanto; il catino absidale, in cui incon- Un tale cammino di ascensione e di specchiano.
triamo la Madonna che sale verso l’alto, meraviglia ci guida adesso verso le deco- C’è ancora da aggiungere qualcosa su
e la cupola del presbiterio, sopra l’altar razioni delle volte dei transetti, vale a dire San Michele, per capire meglio il filo che
maggiore, in cui Dio Padre, Cristo e i le cappelle che precedono il presbiterio. unisce la decorazione di questa zona.
Santi ne aspettano l’arrivo pronti ad in- A sinistra c’è San Michele, che com- San Michele “combatte lo spirito di
coronarla sotto la raggiera della Spirito batte e vince il male con un drappello di superbia e di ambizione, che fu il peccato
Santo, che si staglia al centro della scena. angeli. originale sia per gli Angeli, sia per gli uo-
Sequenza cinematografica, pensata L’arcangelo è citato sia nel Vecchio mini. E superbia e ambizione si vincono
anche perché dal sagrato, chi guarda at- che nel Nuovo Testamento. E’ il principe con umiltà”11.
traverso il portale centrale abbia la totale degli angeli che nel “mezzo della indeci- Ora “l’umiltà porta l’amore ... senza
visione della Assunta e sia invitato ad en- sione degli Angeli durante la prova, ri- l’umiltà, l’Io occupa tutto lo spazio di-
trare. suonò...”9 con il grido “Chi è come Dio?” sponibile, e non vede l’altro se non come
(nell’affresco c’è infatti la scritta in la- oggetto e come nemico”12. Si dirà che
Al centro del presbiterio si erge
tino: “Quis, ut Deus?”) e si gettò contro questa è una definizione troppo moderna,
l’altare maggiore con il Santissimo sor-
montato dalla Croce che svetta alta sopra Lucifero” con pieno riconoscimento della ma anche San Paolo della Croce diceva
il ciborio e indica il centro figurativo del- sovranità di Dio...e ... alla fine dei tempi, “L’umiltà è il fondamento della stessa
l’affresco sovrastante, quello della Inco- per ordine di Maria, sua Regina, ancora fede” 13 e consigliava “ami sempre più la
ronazione della Vergine, dove lo Spirito lo (Lucifero) collocherà agli antipodi di virtù fondamentale, cioè l’umiltà di cuo-
Santo, sotto forma di colomba, irradia la Dio. Michele rimarrà sulla terra dall’ini- re”14: allora ecco l’ arcangelo che aderisce
luce divina ed effonde i suoi doni sopra zio alla fine del combattimento”10 contro con umiltà a Dio, rappresentato qui non
l’officiante. il male. solo per la grande devozione di cui, dagli
Questa corrispondenza di immagini è Nel transetto di destra incontriamo il albori del cristianesimo, è stato oggetto,
come una sacra conversazione cui assiste Cristo redentore, vincitore della morte. ma anche per ricordare che, senza una
il fedele. Affresco ahimè rovinato dall’umidità, adesione per amore a Dio, non è possi-
La croce e l’altare si stagliano davanti che ha al centro la figura del Cristo vin- bile far strada nella via della perfezione.
alla tomba vuota a indicare come solo cente, che si staglia contro il cielo attra- Via che ha bisogno e che chiede aiuto alle
grazie alla morte di Cristo sia stata possi- verso lo squarcio di una caverna. Alle virtù. Ed infatti, a chiusura della decora-
bile la Resurrezione e la Assunzione della basi della volta le anime del Limbo, atto- zione dei transetti, accanto alle finestre,
Madonna. nite, avanzano con titubanza. Un popolo difficili da distinguere ad occhio nudo per
Quella tomba vuota è conferma di ciò di pastori, di gente semplice, senza quei gli effetti della luce, ecco quattro figure
che avverrà anche a noi e le rose piovute costumi all’orientale con i quali di solito di donna, le quattro virtù cardinali: Tem-
dal cielo emanano il profumo di una pro- si rappresentavano gli Ebrei, quindi peranza (che travasa acqua da una
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brocca all’altra e l’acqua spegne le


passioni), Prudenza (con lo specchio
per vedere come si è realmente e il
serpente che agisce con prudenza),
Giustizia (con la bilancia della impar-
zialità), Fortezza (con accanto il leone
simbolo di coraggio)15.

Nei transetti e nell’abside abbiamo


dunque scoperto un percorso educativo
alla virtù e alla speranza assieme ai
temi dei Misteri Gloriosi del Rosario:
La Resurrezione di Cristo e La sua
Ascesa in cielo e La Assunzione e In-
coronazione della Vergine. Manca La
discesa della Spirito Santo, episodio
fondante della Chiesa, ma che, di-
scorso già accennato, è raffigurato
nella volta dell’Oratorio dell’Annun-
ziata.
La possibilità di individuare nelle
chiese ovadesi la raffigurazione dei
Misteri conferma la particolare devo-
zione della città alla preghiera mariana.
A questo proposito è importante ri-
cordare il forte legame che Ovada ha
avuto con l’ordine dei Domenicani,
tanto che lo Stemma della città com-
prende la Stella a otto punte di San Do-
menico e San Giacinto, anche lui
domenicano, ne è il patrono16.
Ricordiamo, infatti, che tale ordine
ha contribuito in modo notevole sia
alla definizione dei Misteri del Santo
Rosario, sia alla diffusione di questa
fondamentale preghiera alla Vergine 17.
Non a caso, proprio nella nostra chiesa
detta di San Domenico (officiata oggi
dai Padri Scolopi), c’è l’altare dedicato
alla Madonna del Rosario con tutti e
quindici i Misteri raffigurati a raggiera
attorno alla statua della Vergine.

E i Misteri dolorosi?
Se consideriamo l’insieme degli
edifici religiosi di Ovada li possiamo
trovare negli oratori di San Giovanni e
della Annunziata, raffigurati in alcune
tele di maggiore o minore importanza
artistica, che raccontano il Calvario e
la morte di Cristo.
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Nella pag. a lato,
Madonna della Misericordia,
soffitto dell’altare
dei ss. Crispino e Crispiniano

Tutti e 15 i Misteri poi, come già tutti noi, ma anche all’officiante, se con- manda alla scritta “Ecce agnus Dei” e
detto, sono raffigurati attorno alla statua sideriamo le parole di San Paolo della prefigura la Passione di Cristo, argo-
della Madonna del Rosario nell’altare la- Croce “i sacerdoti non devono andare in mento della volta successiva, quella de-
terale della Chiesa di San Domenico e i Paradiso da soli”21. dicata a San Paolo della Croce.
simboli della Passione di Cristo sono Alzando lo sguardo, accanto alle fine- Il fedele poteva visitare l’oratorio di
nella scena con la Gloria di San Paolo stre i tre patroni di Ovada e San Gauden- San Giovanni, accanto alla Loggia di San
della Croce, mistico della Passione, nel zio seduti in atti di meditazione, Sebastiano, e ammirare sia le due casse
voltino della cappella a lui dedicata. accompagnano le preghiere dei presbi- processionali con il Battesimo di Cristo
Senza dimenticare che, per seguire le teri. Li incontreremo ancora a lato degli (di Luigi Fasce) e la Decollazione del
immagini degli affreschi, noi stessi ab- altari del transetto e nella cappella dei pa- Santo (di Anton Maria Maragliano), sia
biamo percorso una croce e ora ci tro- troni22. la volta con la Gloria di San Giovanni
viamo più o meno al centro del transetto La decorazione delle navate laterali Battista29 e quindi in parrocchia si sce-
sotto la cupola. curata dai fratelli Ivaldi è sicuramente glie un altro episodio: quello della pre-
Il Muto amava la comunicazione quella relativa alle volte, che racchiu- dica di San Giovanni in cui il santo,
semplice e diretta ed era apprezzato dai dono gli altari e lo spazio antistante, con- vestito con la tradizionale pelle di
parroci “ per l’estrema piacevolezza del siderato come una cappella. Alcune agnello, coperta da un mantello, parla ai
risultato finale”18 . La sua pittura quindi Società delle arti e dei mestieri curavano presenti con una gestualità che ricorda il
si accordava alla scelta dei religiosi, che gli altari loro affidati e “dedicati ai Santi San Giovannino di Leonardo.
sembra non abbiano voluto calcare nella protettori delle Società stesse”23. Le cappelle successive sono dedicate
rappresentazione del dolore e abbiano Bisogna ricordare, a proposito della ai Santi Protettori di Ovada30.
preferito immagini rasserenanti, edifi- dedicazione di tali altari laterali, che al- Quella di sinistra ai protettori antichi:
canti, secondo quella indicazione di San cuni sono stati affidati senza problemi San Sebastiano, San Rocco e San Gia-
Paolo della Croce, generalmente consi- alle società, mentre altri hanno subito dei cinto, quella di destra a San Paolo della
derato un santo duro e severo, che ricorda cambiamenti nel tempo per varie ra- Croce, il santo autoctono canonizzato nel
che “Alle anime bisogna far animo e co- gioni24. 1867 31, che diventerà Confessore Com-
raggio e farle camminare con confidenza Allo stato attuale è in qualche modo patrono della città nel 187032 .
in Dio, altrimenti non fanno mai cam- possibile individuare una sorta di Questa fu la prima cappella decorata
mino nella via della perfezione”19 . schema, se si considerano gli altari sim- dai fratelli Ivaldi e l’entusiasmo che su-
metricamente , cioè appaiando una cap- scitò negli Ovadesi è stato una delle ra-
Ma proseguiamo la nostra visita. pella di destra con la sua corrispondente gioni per cui si decise di affidare proprio
Alle pareti affianco all’altare, tro- di sinistra. a questi pittori la totale decorazione della
viamo due belle scene con Gesù fra i fan- chiesa33 .
ciulli e Gesù con Marta e Maria, le Ritorniamo allora all’ingresso della Nel voltino osserviamo la Gloria di
sorelle di Lazzaro: scene di conforto, di navata di sinistra. Qui incontriamo la San Paolo della Croce, attorniato da an-
incontro fraterno. Cappella dedicata alla Madonna di Lour- geli che mostrano i segni della Passione
Dà coraggio un Dio, che si fa avvici- des che ha nella lunetta e nella volta im- di Cristo. Il medaglione è sorretto da tre
nare dai bambini e dice siate come loro, magini della Apparizione e del Santuario. profeti e il re David, che hanno dei carti-
innocenti e capaci di totale affidamento E’ la cappella più recente, infatti risale gli con versetti della Bibbia con
o, se vogliamo, che ricorda ai suoi pastori al 190025. Prima, facendo riferimento al l’annuncio del sacrificio del Messia.
che i fedeli devono essere guidati e con- verbale del Consiglio dei Fabbriceri del In basso a sinistra Geremia dice: “Ego
fortati come i fanciulli. 1834, era dedicata a Santa Lucia e affi- quasi agnus mansuetus qui portatur ad
Dà confidenza un Dio, che invita a data alla Società dei Fabbri 26. victimam” 34;
coltivare l’amicizia e gli affetti fami- Nel voltino si dice si potesse vedere in alto a sinistra Zaccaria chiede:
gliari, che trova conforto nel far visita al- Gesù che scaccia i mercanti dal Tempio, “Quid sunt plagae istae in medio ma-
l’amico Lazzaro e alla sua famiglia, ma opera del Muto, ora coperta. nuum tuarum?”35 ;
che, nella conversazione con Marta e Nella navata di destra, invece, la cap- in alto a destra Davide dice: “Operuit
Maria, sprona alla scelta spirituale. Ri- pella, ora dedicata alla Divina Misericor- confusio facet meam”36 ;
cordate? Qui Cristo sta dicendo”Marta, dia, un tempo era il battistero27 , e ha nel in basso a destra Isaia dice: “Non est
Marta, ti affanni e ti agiti per troppe voltino una bella scena con San Gio- ei species neque decor”37 .
cose... Maria ha scelto la parte migliore vanni che annuncia Gesù come Agnello L’altra navatella, con l’altare intito-
che non le sarà tolta” 20. Cristo parla a di Dio28. L’agnello in primo piano ri- lato ai santi protettori antichi, ha per de-
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corazione nella volta Gesù che annuncia


la distruzione del Tempio e di Gerusa-
lemme, immagine sostenuta dai quattro
dottori dalla Chiesa: Sant’Agostino, San
Gerolamo, Sant’Ambrogio e San Grego-
rio, a sottolineare l’importanza del tema,
scena che si accordava con la Cacciata
dei mercanti dal Tempio sostituita con la
veduta di Lourdes nella cappella prece-
dente, ma che è comunque un argomento
impegnativo e insolito.
Lo si definisce escatologico, perché
riferito alle ultime cose, come la fine di
Gerusalemme e la fine del mondo38 . Per meliga, castagne, uva, gelso per donna della Misericordia47 . Il culto do-
capire la scelta potrebbe essere utile sen- l’allevamento dei bachi da seta e aveva veva essere particolarmente sentito, tanto
tire cosa dicesse a proposito il predica- filande, falegnamerie, botteghe di fabbri che fu recepito dalla Diocesi acquese che,
tore di metà 800: ferrai, sarti, calzolai, locande, osterie e in una Appendice delle Messe inserite in
“O Gerusalemme ascolta quello che mercati settimanali e fiere annuali 42: lo- un Messale del 1702, dedica il 18 Marzo
piangendo Gesù ti dice...Oh se tu volessi gica la devozione ai santi protettori delle festa e messa alla Madonna della Miseri-
conoscere...il tuo vero bene, e ciò che può proprie attività. cordia48 .
solo recarti in seno sicura pace, oh che San Crispino e Crispiano sono onorati Una richiesta di buona volontà, di
pena, che mali, che orrenda sciagura sa- nella cappella che era affidata alla Pia So- pace, di concordia civile, per chi in que-
resti pur anche in tempo di allontanare, e cietà dei calzolai, Sant’Omobono in ste zone di confine subiva la storia e che
distornar dal tuo capo! Ma tu chiudi gli quella della Società dei sarti e i nego- si accorda con il bel medaglione con
occhi colpevoli di non vedere. Ah ben zianti, contesa con i fabbriferrai 43, men- Gesù che parla alla Samaritana che si
vegg’io non lontani i funesti dì che i tuoi tre i filatorieri avevano la cappella poi trova di rimpetto, nell’altra volta.
nemici ti circonderanno e stringeran tutta dedicata a San Paolo della Croce 44. Ricordiamo l’episodio49: Gesù si
di duro assedio, ti ridurran da ogni parte La decorazione della volta sopra ferma al pozzo di Giacobbe e chiede
ad estreme angustie, gitteranno a terra te l’altare dei calzolai rappresenta la Ma- acqua ad una Samaritana. Assurdo allora
colle rovine, e i figli tuoi colle stragi, e donna della Misericordia a richiamare il che un Giudeo si rivolgesse a un Samari-
non lasceranno in te pietra su pietra. E quadro votivo dove essa 45 è assieme ai tano considerato scismatico, che un
tutto ciò, perché tu, città sciagurata, non santi Crispino e Crispiano. Rabbi come Cristo a una donna. Ma ciò
avrai voluto riconoscere, e usare in tuo Questo particolare culto della Vergine che è importante è il dialogo fra loro e
pro il tempo grazioso in che il tuo Si- arriva da Savona, dove si venera successivamente con alcuni degli apo-
gnore, viene a visitarti e a offrirti scampo l’apparizione avvenuta nel 1536 ad un stoli e l’annuncio di una nuova chiesa
e salvezza.”39 contadino, Antonio Botta, cui lascia un spirituale. Dice infatti Gesù: “Ma viene
Se consideriamo che i Santi Seba- messaggio chiarissimo: “ Misericordia, l’ora, anzi è venuta, in cui i veri adoratori
stiano e Rocco erano invocati a protettori non giustizia”. Una tale richiesta si inse- adoreranno il Padre in spirito e verità”.
contro la peste 40 e San Giacinto aveva risce nella storia di quella città. Nel 1528 “Ma che adunque ci vuol dir Gesù
salvato addirittura l’ostensorio e la statua infatti Genova aveva aggredito Savona e Cristo dicendo che bisogna adorar Dio in
della Vergine dai Tartari 41, Ovada, colpita ne aveva interrato il porto. Da un episo- ispirito e verità?” si chiedeva il nostro
dalle epidemie di peste e colera, da eser- dio così grave per l’economia della zona predicatore del 1850.”Iddio non gradisce,
citi nemici, che l’avevano invasa sino a avrebbe potuto scaturire la vendetta. In né accetta quell’onor che dalle labbra gli
non tanti anni prima, poteva ricordare in seguito alla apparizione invece si ritrovò viene, mentre da lui il nostro cuore è lon-
quell’episodio di un Cristo ammonitore, la pace e anche la forza per una rinascita. tano ... No, se la nostra giustizia e santità
la caducità della vita. Potere e popolo ebbero così come obbiet- non sarà migliore della giustizia e santità
Ancora un passo avanti e troviamo gli tivo la costruzione di un santuario che di- tutta apparente ed esterna degl’ipocriti,
altari dedicati ai Santi protettori delle So- venne presidio della città 46. scribi e farisei, no non ci sarà dato di en-
cietà artigiane della città. Significativo, a questo proposito, che trar nel regno de’ Cieli ... ”50.
A metà 800 Ovada era un borgo agri- parecchie edicole votive che si trovano in Ecco, in questa fervente richiesta di
colo e commerciale che produceva grano, Ovada siano dedicate proprio alla Ma- un “buon comportamento” sta forse la ra-
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A lato,
scena con l’apostolo Matteo

gione di un tale episodio come decora-


zione della cappella dedicata a San-
t’Omobono, santo che ha messo in
pratica la carità predicata da Cristo in
tutta la sua vita.
Egli era un commerciante di Cremona
che aveva assistito, raccolto, aiutato po-
veri e bambini e portato pace fra i liti-
giosi, tanto da essere gratificato dal papa
Innocenzo III dell’appellativo di “Vir pa-
cificus”51 .
La serie successiva di cappelle ri- Considerando che l’iconografia del a sinistra San Rocco con il cointestatario
guarda, da un lato San Isidoro Santo è limitata all’infanzia di Gesù e alla della parrocchia, San Gaudenzio e a de-
l’Agricolore e la Società degli agricoltori, Vergine Maria54 e quindi era già stata uti- stra San Sebastiano e San Giacinto.
dall’altra San Giuseppe e la Pia Società lizzata nella decorazione della navata I quattro evangelisti Matteo, Marco,
degli Agonizzanti. centrale, la scelta per la decorazione del Luca e Giovanni, pilastri della Chiesa
Un Santo contadino e un Santo fale- voltino è caduta su Lo sposalizio della universale, sono invece nei pennacchi di
gname: le occupazioni della campagna. Vergine. La scena permetteva di richia- raccordo che sostengono la cupola.
Gli agricoltori non potevano mancare mare il miracolo del giglio fiorito, con un Rivolgendoci verso l’uscita ripercor-
data l’importanza del lavoro dei campi in riferimento al famoso quadro di Raffa- rendo la navata centrale e alzando lo
questa zona e il loro Santo è un santo spa- ello, e sicuramente si adattava allo stile sguardo verso l’alto sulla controfacciata,
gnolo, famoso per l’aiuto che ha sempre rasserenante del Muto. ecco, accanto all’organo, David che
distribuito, in vita e in santità, a chi lavo- Qui la meditazione è sulla famiglia. suona l’arpa 58 , Santa Cecilia che suona
rava nei campi52. Ricordare, sull’esempio della Sacra fami- un organo59 nell’arco Angeli che cantano
Forse è per questo che nella lunetta glia e del loro stare insieme, che le gioie e suonano strumenti a fiato, a ricordarci
sopra l’altare hanno voluto un paesaggio e i dolori della vita si affrontano meglio come la musica sia mezzo efficace di pre-
con l’arcobaleno che simbolicamente è uniti nei legami familiari e chiedendo ghiera. Questi angeli non sono solo deco-
segno della pace fra Dio e gli uomini Loro aiuto e gaudio. rativi, formano un coro, perchè è “l’intera
dopo il Diluvio, ma che, per i fedeli di al- La scena è sostenuta da quattro figure comunità che canta” con loro. Infatti “ciò
lora, ricordava che finita la buona pioggia che si possono con una certa tranquillità che conta non è il cantare, ma la canzone,
ritorna il sereno, quindi tutto ciò di cui individuare come gli evangelisti, anche quella risposta che trascende
abbisognano i campi per fruttificare. se sono rappresentati senza i loro segni l’individuo...”.
Nella volta, poi, attorniata da angeli con distintivi. Non a caso “La regola di San Bene-
cesti di frutta ancora allusivi, c’è una E’ una deduzione che si basa, sia sulla detto...ricorda ai monaci che ogni volta
scena che è stata variamente interpretata, osservazione delle figure, sia sulla consi- che cantano, lo fanno in presenza dei cori
ma che, a mio avviso, si riferisce al- derazione che le storie della Sacra Fami- degli angeli”. Ecco allora l’importanza
l’Aiuto del santo nel pagamento di quelle glia sono raccontate nei Vangeli, sia del canto che dall’Antico Testamento, ai
decime o corvè o tasse che sempre hanno perché sono spesso abbinati ai quattro Pro- grandi Santi, alla Messa, amplifica la no-
preoccupato la vita del contadino di so- feti e ai quattro Dottori della Chiesa nelle stra preghiera: “... il canto ci chiama fuori
lito fittavolo.53 decorazioni di lunette e pennacchi55 . dal tempo cronologico,...verso un eterno
La cappella di fronte è dedicata a San Siamo di nuovo giunti al transetto, “ora” che non è tempo” 60 .
Giuseppe ed era affidata alla Pia Società dove abbiamo due altari che fece allestire Un vecchio parroco genovese quando
degli Agonizzanti. la famiglia Spinola56, di cui uno, dedicato ci chiedeva di cantare durante la Messa
La tela sull’altare rappresenta a Santa Teresa, ha lo stemma della fami- diceva sempre “ e ricordate che chi canta,
l’agonia di san Giuseppe assistito da glia, e l’altro di fronte, oggi con il fonte prega tre volte!”
Gesù e dalla Vergine. Nessuno fra gli uo- battesimale, ha la statua della Assunta, Sopra i portali laterali, i veri sosteni-
mini è morto con migliore assistenza spi- che nella vecchia parrocchiale era sull’al- tori materiali di tutta l’impresa, effigiati a
rituale, nessun Santo, meglio di lui, tar maggiore 57. busto marmoreo: i parroci Gio. Guido
poteva aiutare ed essere di conforto in Incorniciano questi due altari le Perrando e Francesco Compalati61 .
quel momento che non possiamo allonta- grandi figure, quasi telamoni, dei Santi Se si rivedono le date di edificazione
nare. Protettori, sostegno della chiesa ovadese: e di decorazione di questo monumento
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A lato, Maria Assunta in Cielo: af-
fresco della lunetta dell’abside; fra
i molti artisti che hanno dipinto
questo tema l’Ivaldi sembra essersi
ispirato alla celebre Assunzione dei
Frari di Venezia del Tiziano

antica: la presenza divina si accompagna


alla palese testimonianza del lavoro del-
l’uomo.
In questo caso poi si mescolano il ri-
cordo di uomini i cui nomi sono spesso
conservati nei documenti dell’archivio
parrocchiale: dai maggiorenti che hanno
deciso, sino ai muratori che hanno tra-
sportato calcina e mattoni; con
l’ammirazione per la scelta di una deco-
dobbiamo inchinarci al coraggio, alla gnificativo esempio è ricordare come a razione così puntuale, articolata, resa par-
perseveranza di chi lo ha voluto e di tutti partire dal 1806 in tutte le chiese del- lante dallo stile del Muto che proprio a
quelli che, anche con pochi importanti l’Impero e quindi anche qui a Ovada, la causa del suo handicap sapeva raccontare
spiccioli, hanno partecipato. festa del 15 agosto, quella della Assunta, in modo espressivo e chiaro. 65
Spesso capita di leggere qualche data fosse affiancata da un San Napoleone, in
storica e di ragionare in termini di antico effetti mai esistito, perché quella era la Poca favilla gran fiamma secon-
o recente e di conseguenza di interessante data di nascita dell’imperatore64. da.(Par. I-34)
o meno, perché in questa nostra Italia ab- Non a caso le cappelle e gli altari sono Note
biamo testimonianze artistiche così insi- stati eretti a partire dagli anni 1814 -1818 1. R. ALLOISIO, Gli affreschi della Chiesa
gni e così antiche che cose dell’Otto- con la caduta di Bonaparte e la Restaura- Parrocchiale di Ovada, in
cento ci sembrano da poco. zione. AA.VV. “La Parrocchiale d’ Ovada” , 2. Ovada,
In questo caso sarà bene fare atten- Se sotto la furia napoleonica sia il Pie- 1990, pp 69-79; e G. ODDINI, La chiesa par-
zione a cosa significa quest’opera, so- monte, sia Genova sono annesse alla rocchiale di Ovada dedicata a Santa Maria As-
sunta e San Gaudenzio vescovo e martire, in
prattutto pensando alla volontà e alla Francia, con il Congresso di Vienna, “Urbs”, Ottobre 1987, p.13.
partecipazione popolare. Ovada, come Genova e i suoi domini, 2. ARCHIVIO PARROCCHIALE DI
Quando entrate in chiesa dalla porta passano ai Savoia. La storia continua, ma OVADA ( d’ora in poi A.P.O.) Convenzione con
laterale di sinistra, sulla balaustra della i legami non sono più quelli di un tempo la Fabbriceria per la pittura dell’interno della
cappella dedicata alla Madonna di Lour- e si guarda in altre direzioni. chiesa con i pittori Pietro e Tommaso Ivaldi, in
Fald. 41, Fasc. 8.
des, trovate una legenda con le indica- Comunque, ricordiamolo ancora, gli 3.
A.P.O. doc: Progetto per la pittura della
zioni salienti sulla Chiesa: date e misure. anni in cui si lavora agli affreschi sono Chiesa parrocchiale 9 Agosto 1865, Fald. 22,
Indicazioni essenziali e stringate, ma quelli che intercorrono fra la proclama- Reg. 3 dei Verbali 1856- 1870, p. 225; e “Crea-
sulla quali è bene riflettere. zione del Regno d’Italia e la presa di zione di un Comitato per la dipintura, (…) al
La chiesa è stata edificata a partire dal Roma, con tutto quello che hanno com- medesimo le elemosine raccolte in Chiesa e
fuori”,15 Agosto 1865, Fald.22, Reg. 3, p. 27.
1771 e nel 1797 è stata aperta al culto. portato per i singoli, eppure le famiglie 4.
A. BAUSOLA, Introduzione, in AA.VV.
Ovada allora apparteneva alla Re- ovadesi partecipano con entusiasmo alle “La parrocchiale ” cit., p. 9.
pubblica genovese, ma proprio nel 1797 vicende della loro chiesa e ne sostengono 5.
M. G. MONTALTO, Pietro Ivaldi (Toleto
vien dato alle fiamme pubblicamente il le spese nonostante le difficoltà dei 1810-Acqui Terme 1885) : disabilità e arte nel
Libro d’oro del patriziato ed è proclamata tempi, aiutati certo dal fervore suscitato contesto della cultura artistica ottocentesca, in
“Percorsi e immagini nell’arte di Pietro Ivaldi Il
la Repubblica Democratica Ligure 62. dalle vicende relative alla santificazione Muto di Toleto”a cura di Enrico Ivaldi, Acqui
Quelli, ricordiamolo, sono gli anni dei di Paolo della Croce, come già accen- Terme 2010, p. 30.
Lumi che sfociano nella Rivoluzione nato. 6
P. BAVAZZANO, Gli Ovadesi e il culto di
francese e nella età di Napoleone! Sembra quasi che il grande Santo San Paolo della Croce, in “Urbs”, Marzo
L’altar maggiore è consacrato il 26 lu- ovadese abbia scelto di diventare pa- 1994, pp. 29 e 30.
7.
A. LAGUZZI, Ovada, Guide dell’Acca-
glio 1801, cioè pochi giorni dopo il Con- trono, quando la sua terra e l’Italia ini- demia urbense, Ovada, 1999, p. 57.
cordato fra Napoleone e Pio VII63. ziavano la nuova storia con Roma 8.
I santi qui rappresentati non sono tutti ben
L’epoca napoleonica ha significato in- capitale per dare a questa terra ancora individuabili, ma certamente scelti con atten-
vasioni, passaggi di eserciti, spoliazioni, speranza. zione. Da destra, San Giovanni Battista, il Pre-
prigionia del papa, chiesa gallicana con- Da quella sera estiva queste e altre cursore, decollato da Erode mentre Gesù era
ancora in vita, si riconosce per l’abito e la croce
tro chiesa romana, abolizione degli ordini considerazioni mi accompagnano quando di verghe; accanto con molta probabilità San
religiosi e ancora guerre e richieste one- entro nella nostra parrocchiale, un po’ Giovanni Evangelista, perchè gli scritti apocrifi
rose, anche di uomini. Un piccolo, ma si- come quando si entra in una cattedrale da cui sono tratte le scene della Morte della Ver-
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Alla pagine precedenti: 1. Adora- Elisabetta; 6. Gloria di S. Paolo 12. Apostoli al sepolcro vuoto di
zione dei Magi; 2. presentazione della Croce; 7. Angeli musicanti; Maria; 13. Gesù frai fanciulli; 14.
di Gesù al Tempio; 3. Gesù fra i seguono i quattro Evangelisti iden- Gesù a Betania viene onorato
dottori nella sinagoga; 4. Predi- tificati dai loro simboli: 8. San dalla Maddalena; 15. S. Gauden-
zione della distruzione del Tem- Luca, 9. San Marco, 10 San Mat- zio; 16. S. Rocco
pio; 5 Visita di Maria a S. teo, 11 San Giovanni; alla pag 272: In basso, Gesù insegna ai discepoli

gine e della Assunzione sono attribuiti a lui. Più 17.


S. DE FIORES, S: DI MEO ( a cura di ), posto di quello di San Giacomo, 11 agosto 1853,
avanti il gruppo con Adamo ed Eva e presumi- in “Nuovo Dizionario di Mariologia”, alla voce p. 418; Supplica dei Sig. negozianti e Sarti del
bilmente Abele, perché il peccato originale da Rosario, Torino, Ed. Paoline, 1985. Borgo a sollecitare la costruzione di un altare a
18. Sant’Omobono e creazione di un altare a San
loro commesso è riscattato dal sacrificio di Cri- M. G. MONTALTO, Pietro Ivaldi cit., p.
sto. Si riconosce poi Mosè,figura preminente 27. Paolo della Croce, 27 novembre 1855, p. 447.
19. E ancora: A.P.O. Fald.22, Reg. II, Verbali
dell’Antico Testamento, prefigurazione di Cri- S. PAOLO della CROCE, Massime cit.,
sto, assieme a un gran sacerdote che potrebbe p. 14. 1842-1869: docc.: Per sentire i Sig. mercanti del
20. Borgo di Ovada se sarebbero interessati....di ri-
essere sia il fratello Aronne, capostipite del sa- LUCA, Vangelo, 10- 41,42.
21. cevere l’altare in questa Chiesa dedicato a San
cerdozio ereditario, sia Melchisedec, sacerdote S. PAOLO della CROCE, Massime cit.,
al tempo di Abramo per via del quale San Paolo p. 25. Giacomo invece di quello ove Eglino avrebbero
22. esposto il quadro di Sant’Omobono, 8 settem-
definisce Cristo, nella Lettera agli Ebrei (7. 1- Per chi voglia approfondire l’argomento
28), “sacerdote secondo l’ordine di Melchise- rimando a P. PIANA TONIOLO, Chiese e pa- bre 1853, p.. 44; Che l’altare di Sant’Omobono
dec”. Segue un gruppo di antichi fra i quali troni d’Ovada, in “Urbs”, marzo 2012, p.27 e venga eretto alla Cappella esistente in questa
dovrebbe essere Abramo, primo fra i grandi Pa- segg. Chiesa denominata della Speranza , 17 dicem-
23. bre 1855, p.. 81; Verbale di Deliberazione per
triarchi, raffigurato con i capelli bianchi e la A.BAUSOLA, Introduzione cit., p. 9.
24. accettare il dono di due quadri... , 5 settembre
barba fluente e ancora i re di Israele, Davide con Gli interventi della Fabbriceria si susse-
l’arpa, prefigurazione di Cristo e figlio di Jesse guono nel tempo, ecco un elenco che non vuole 1869, p. 272, verbale in cui si coglie occasione
dalla cui casa, secondo la profezia di Isaia, sa- essere esaustivo, ma indicativo. A.P.O. Fald. 22, per richiamare la “Società di Sant’Omobono “ e
rebbe nato il Messia, e Salomone, con vesti re- Reg.I, Verbale delle Delibere 1806- 1856: docc.: diffidarla perché non si prende cura dell’altare
gali e corona, che fece incoronare e sedere sul Per una Cappella a San Crispino e San Cri- ragione per cui si potrebbe erigere un nuovo al-
trono alla sua destra la madre Betsabea venuta a spiano a spese dei Calzolai, 3 gennaio 1816, p. tare dedicato alle anime Sante del Purgatorio.
25.
chiedergli una grazia e per questo è considerato 43; Accettata la proposizione fatta dall’Illustris- G. ODDINI, La Chiesa Parrocchiale di
prefigurazione della Incoronazione della Ver- simo Sig. Marchese Spinola per la costruzione Ovada, op.cit. , p. 11.
26.
degli altari, 14 aprile 1831, p. 107; Delibera- A.P.O. Fald 22, Reg. I, Libro delle Deli-
gine. Il gruppo successivo è costituito presumi-
zione riguardante li fabbri ferrai per l’altare per bere 1806-1856, Verbale del 17 Maggio 1834
bilmente da Gioacchino e Anna, genitori di
Santa Lucia, 17 maggio 1834, p. 116; Delibera- : Proposta accordata ai Fabbri di dedicare
Maria e ancora San Paolo e San Pietro figure de-
zione riguardante la Classe dei Mercanti e Sarti l’altare in fondo alla chiesa in faccia al Fonte
vozionali che si accompagnano alle immagini
ed altare di Sant’Omobono, 26 maggio 1834, p. Battesimale a Santa Lucia loro patrona, 17
della Vergine in trono perché fondatori della
119; Deliberazione riguardante la supplica del maggio 1834, p.117.
Chiesa: San Pietro apostolo degli Ebrei e San 27.
Sig, Michele Ivaldi per l’affrancazione del le- G. ODDINI, Visita Parrocchiale, in “ La
Paolo apostolo dei Gentili. Si nota subito come
gato per l’altare di sant’Omobono e quattro Parrocchiale di Ovada “, cit., p. 94.
molte figure appartengano all’Antico Testa- 28.
GIOVANNI, Vangelo, 1- 29
cerei, 5 marzo 1838, p. 193; Cappella di san
mento (le anime liberate dal Limbo rappresen- 29.
A. LAGUZZI, Ovada, cit., p. 53 e segg.
Giacinto e San Rocco. Revisione dei conti del
tate nella volta del transetto di destra) per dare 30.
Per chi voglia approfondire l’argomento:
tesoriere della Fabbrica, 19 agosto 1841, p.
continuità alla storia sacra, ma quelle visibili 246; Deliberazione per l’erezione dell’Altare di Paola Piana Toniolo, Chiese e patroni d’Ovada,
dalla navata sono la Santissima Trinità e i Santi Santa Lucia, 19 dicembre 1841, p. 248; Crea- in “Urbs”, marzo 2012, p.27 e segg.
del Nuovo Testamento proprio in una sorta di zione dell’altare di San Paolo (della Croce) al 31.
A. LAGUZZI, Ovada, cit., p. 60.
contrapposizione fra passato e futuro della
Chiesa. Non a caso la Beata Vergine Maria, San
Michele Arcangelo (raffigurato nella volta del
transetto di sinistra) San Giovanni Battista e i
santi Apostoli Pietro e Paolo sono chiamati a te-
stimoni delle nostre mancanze e intercessori per
noi presso il Padre nel Confiteor durante la
Santa Messa.
HALL’S Dictionary of Subjects and Sym-
bols in Art,, alle voci: Aaron, Abraham, David,
John the Evagelist, Moses, Solomon, Paul,
Peter, London, 1984.
9
. Padre A.SAPA, Angeli demoni e santi,
Carcare, 2009, p. 20 3 segg.
10.
Vedi nota n.9.
11.
Vedi nota n.9
12.
A. COMTE-SPONVILLE, Piccolo trat-
tato delle grandi virtù, Milano, 1996, p. 71.
13.
S. PAOLO della CROCE, Massime spi-
rituali, Ovada, 1994, p. 9.
14.
S. PAOLO della CROCE, Massime cit.,
p. 14.
15.
HALL ‘S Dictionary cit., ,alle voci: Tem-
perance, Prudence, Fortitude, Justice.
16.
A. LAGUZZI Ovada cit., p. 67
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A lato,
dialogo tra Gesù
e la Samaritana
presso il pozzo di
Giacobbe
e San Sebastiano

In basso,
San Giacinto

50.
P. F. FI-
NETTI, Storia
evangelica, cit., p.
116
51.
R. CAMIL-
LERI, Quotidiano
Avvenire, rubrica: Il
Santo del giorno.
52.
Bibliotheca
Sanctorum Istituto
Giovanni XXIII
32. della Pontificia
P. BAVAZZANO, Gli Ovadesi e il culto
Università lateranense, Città Nuova editrice,
di San Paolo della Croce, cit., p. 28.
33. Roma, 1966, vol. VII, alla voce: Sant’Isidoro
Vedi nota n. 3
34. l’agricoltore.
La Sacra Bibbia, Geremia, 11-19. :“Ero 53.
Interessante potrebbe risultare il con-
come un agnello condotto al macello”.
35. fronto con la decorazione dell’Oratorio dei Buo-
La Sacra Bibbia, Zaccaria, 13-6. :“Che
nomini di San Martino a Firenze, riproposto da
sono quelle ferite sulle tue mani?”.
36. L. SEBREGONDI, Le buone azioni dei Buono-
La Sacra Bibbia, David, Salmo 69- 8 ,
mini, in «Art e Dossier», gennaio 2012, p. 70 e
nell’affresco segnata 68, secondo la Vulgata di
segg..
Clemente VIII “E la vergogna ricopre il mio 54.
HALL’S Dictionary cit., alla voce :
viso”.
37. Joseph.
La Sacra Bibbia, Isaia, 53- 2: “Non ha 55.
HALL’S Dictionary cit.,alla voce: Four
amabile aspetto né prestanza”.
38. Evangelists.
La Sacra Bibbia, tradotta dai testi origi- 56.
A.P.O. Fald. 22, Reg. I, Verbale delle De-
nali a cura dei professori di sacra scrittura
libere 1806- 1856, doc : Accettata la proposta
O.F.M. Sotto la direzione del Rev. P. Bonaven-
fatta dall’illustrissimo Sig. Marchese Spinola
tura Mariani, Milano, 1964. Nota a p. 1824.
39. per la costruzione degli altari, 14 aprile 1831,
Padre F. FINETTI, Storia evangelica cit.,
p.107.
p. 387. 57.
A. LAGUZZI, Ovada cit., p. 41.
40. Enciclopedia italiana, Istituto della Enci- 58.
HALL’S Dictionary cit., alla voce: David.
clopedia italiana fondato da G. Treccani, Roma, 59.
HALL’S Dictionary cit., alla voce: Ceci-
ed. 2005, alle voci: San Rocco e San Sebastiano.
lia.
41. HALL’S Dictionary cit., alla voce: Hy- 60.
D. STEIDL-RAST, S: LEBELL, La mu-
acinth.
sica del silenzio. Viaggio attraverso le ore del
42. G. SUBBRERO, Ovada a metà 800: un
giorno. Chiavari 2010, p. 17 e segg.
borgo agricolo e commerciale, in “Urbs”, 61.
A. LAGUZZI, Ovada cit., p. 43.
marzo 2011. p. 13. 62.
43. E. F. FALDI, Tommaso Reggio arcive-
P. BAVAZZANO, Notizie sulla Parroc-
scovo di Genova, Genova, 1971, p. 6.
chiale di Ovada nel bicentenario della sua dedi-
63. I. MONTANELLI, L’Italia giacobina e
cazione (1801- 2001), in “Urbs”, marzo 2002,
carbonara, Milano, 1972, p. 78.
p. 52 e segg. 64.
44. A.P.O. Fald. 44, fg. 1, Feste di San Na-
G..ODDINI, La Chiesa Parrocchiale di
poleone. Avviso dell’Arcivescovo di Milano di
Ovada, cit., p.13.
45 istituzione festa assieme a S.M. Assunta Patrona
. P. BAVAZZANO, Notizie sulla Parroc-
delle Gallie, 6 luglio 1806: e V. MESSORI e R.
chiale di Ovada nel Bicentenario della dedica-
CAMILLERI, Gli occhi di Maria, Milano,
zione, cit. p. 52.
46. 2007, p. 254 e segg.
G. MERIANA, La Liguria dei Santuari,
M.G. MONTALTO, Pietro Ivaldi cit., p. 21.
Genova, 1993, p. 54 e p 170.
47. Il mio grazie alla carissima amica Paola Piana
L. BARBA, Affreschi ed edicole votive ad
Toniolo che ha la pazienza di correggermi e in-
Ovada, in “Urbs”, marzo 2012, p. 33 e segg.
48. segnarmi.
Biblioteca Parrocchiale di Ovada, Appen-
dix Missarum, quae propriae in diacesi (sic)
Aquensi celebrantur. In “Missale Romanorum
ex decreto sacrosanti concilii tridentinum resti-
tutum Pio V Pont. MAX. jussu editum, et Cle-
mentis VIII primum, nunc denuo Urbani papae
octavi actoritate recognitum. Antuerpiae ex of-
ficina Plantimaria Balthazaris Moreti
M.DCCII.”
49.
GIOVANNI, Vangelo, 4 -1,42.
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La Pro Loco ovadese dona all’Accademia Urbense


un quadro di Costantino Frixione (1828 -1902)
di Paolo Bavazzano
Il primo ottobre 2012 il Presidente Spinola, pastello, (34 x 50); ritratto di B. Perrando da Sassello con il quale man-
della Pro Loco di Ovada e dell’Ovadese bambino, olio su tela (17 x 23). coll. pri- tenne amicizia e contatti epistolari per
Antonio Rasore, per conto della Associa- vata; ritratto di padre G.B. Cereseto delle oltre quarant’anni. Nel periodo in cui il
zione che presiede, ha acquistato al mer- Scuole Pie, olio su tela, (43 x 53). Perrando fu rettore della Scuole Pie di
catino dell’antiquariato, in svolgimento Di Frixione è un Episodio della vita Ovada, (decennio 1840 – ‘50) il suo stu-
in città, un quadro del pittore ovadese di S. Paolo della Croce e un S. Paolo dio divenne il punto di riferimento delle
Costantino Frixione e lo ha donato al- della Croce e il fratello salvati dalle nuove speranze intellettuali dell’Ova-
l’Accademia Urbense. Si tratta di acque (1891), quest’ultimo discreto la- dese, in particolare ne furono assidui fre-
un’opera rappresentante i SS. Crispino e voro che ancora oggi adorna la sacrestia quentatori i fratelli Domenico e Ignazio
Crispiniano pervenuta al venditore da della Parrocchiale di Ovada (entrando a Buffa, Francesco Gilardini, il pittore
una famiglia di Pontecurone. L’olio mi- sinistra, parete destra). Ancora in Parroc- Ignazio Tosi e Frixione suo allievo.
sura cm. 65 x 78, e nella parte posteriore, chia si nota l’ovale rappresentate le Qualche considerazione sul quadro ri-
stampata nella tela in maiuscoletto, porta Anime Purganti all’altare dei SS. Cri- cevuto in dono dalla Pro Loco. Non sap-
la seguente dicitura: FRIXIONE COSTAN- spino e Crispiniano. piamo come sia finito a Pontecurone,
TINO – PINX OVADA 1882 – 16 MAG. Ha inoltre eseguito alcuni affreschi mentre per quanto riguarda i Santi in esso
Si tratta di una acquisizione significa- tuttora visibili in città: in via San Seba- rappresentati, Crispino e Crispiniano,
tiva perchè, oltre al piacere per tale ritro- stiano la Madonna della Misericordia e protettori dei calzolai, troviamo signifi-
vamento, ci offre l’occasione di rac- in via Lungo Stura Michele Oddini. la cativa testimonianza nella parrocchiale
cogliere alcuni dati sull’autore del qua- Madonna delle Rocche di Molare, lavori dell’Assunta di Ovada. Nel 1817, infatti
dro. Costantino Frixione fu allievo di del secondo Ottocento. Nella chiesa par- in essa veniva eretto a cura dei calzolai
Ignazio Tosi (1811 - 1861) che aveva rocchiale di Costa d’Ovada all’altare un altare, il terzo della navata sinistra, in-
avuto a sua volta come maestro Tom- della navata sinistra di Frixione notiamo titolato a detti Santi Martiri.
maso Cereseto (1775 - 1865), entrambi una Madonna del Rosario fra due Santi. La loro festa era solennemente cele-
ovadesi. Operò in Ovada e nei paesi limi- Ha scritto alcune biografie di ovadesi il- brata il 25 ottobre e, nel 1838, auspice il
trofi producendo lavori principalmente a lustri pubblicate su il foglio locale «Il parroco Bracco, i calzolai e ciabattini, gli
soggetto religioso. Corriere delle Valli Stura e Orba». É suo artigiani più numerosi del luogo, fonda-
Un suo affresco rappresentante San il profilo biografico del padre scolopio G. rono anche una Pia Società di Mutuo
Paolo della Croce si poteva os- Soccorso. L’altare è adorno del
servare ancora una trentina di quadro del Cereseto raffigurante
anni fa sulla facciata di una casa la Madonna della Misericordia
colonica (Ia cò d’Pinulu) demo- (18 marzo), con corona, che
lita per far posto alla strada di guarda dall’alto i Santi Protettori
circonvallazione che da Via Vol- della categoria. Prima che i fra-
tri immette in Via Cavour. Altri telli Ivaldi affrescassero le volte
suoi affreschi a tema religioso si della chiesa (si veda l’articolo a
notano tuttora sulle facciate di al- pag. 261) sulla volta dell’altare
cune cascine dell’Ovadese e la Frixione aveva eseguito un affre-
tradizione vuole che avesse sco poi cancellato, operazione in-
anche dipinto un affresco sulla dubbiamente sgradita all’autore il
facciata del Santuario di N. S. quale protestò vivacemente come
delle Rocche (Molare) sostituito attestano i documenti di fabbrice-
poi con l’immagine della Ma- ria.
donna che tuttora si vede. Ringraziamo ancora
É autore anche di alcuni ri- l’Associazione Pro Loco di
tratti. Cercando in archivio al- Ovada e dell’Ovadese per la sen-
cune notizie in merito si ricavano sibilità dimostrata e ci auguriamo
dal catalogo della mostra orga- di poter giungere, come in questo
nizzata dalla Accademia nel caso, a promuovere insieme ini-
1980 sulla pittura dell’800 nel- ziative volte a valorizzare sempre
l’Ovadese comprendente le se- più il patrimonio artistico e cultu-
guenti opere firmate dal rale della zona in cui entrambe le
Frixione: ritratto del prete Fran- associazioni operano.
cesco Nervi, pastello, (47 x 57;
ritratto del marchese Giacomo
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Un elogio al nostro paesaggio agrario


di Renzo Incaminato

La grave crisi che stiamo vivendo è un po’ indietro con la memoria, anche dita della Biodiversità dei viventi, grande
nata da una economia virtuale molto più solo 25 – 30 anni, ci accorgiamo dei no- dispendio energetico, aumento del traf-
grande di quella reale ed è cresciuta spa- tevoli cambiamenti portati dall’espan- fico veicolare con i relativi disagi e inqui-
ventosamente per gli effetti della specula- sione edilizia. Proviamo anche queste namenti che implica, impermeabilità dei
zione finanziaria. Siamo in un brutto sensazioni impressionanti comparando la suoli con alterazione degli assetti idrau-
labirinto, ma come la Storia ci insegna visione di vecchie fotografie e di cartine lici superficiali e sotterranei, la riduzione
una “crisi” è sempre una crisi di civiltà e topografiche con le recenti fotografie sa- delle capacità di assorbimento e smalti-
cultura. E questa volta occorre fare i conti tellitari o anche con quello che vediamo mento delle immissioni civili e industriali
con le conseguenze dello sviluppo inso- direttamente oggi. (aumento degli scarichi fognari e loro de-
stenibile di tante attività umane, causa di C’è stata una grande dispersione sul purazione, aumento della produzione di
tristi risvolti sociali e di degrado ambien- territorio di insediamenti produttivi e re- rifiuti vari), l’aumento iperbolico del
tale. sidenziali, spesso inutili e assurdi (in pia- consumo di acqua potabile (gli acque-
Uno degli esempi più concreti nura: mega zone lottizzate subito dotti devono essere continuamente poten-
di questa crescita incosciente è perimetrate da muretti di cemento e da ziati, c’è ormai una ricerca continua di
l’URBANIZZAZIONE INCONTROLLATA che, strade asfaltate, senza sapere a priori nuove sorgenti, si pensa di costruire
priva di qualità formali e funzionali, si è quale impresa o ditta occuperà quel de- dighe...).
dilagata nel paesaggio italiano in questi terminato lotto e costruirà il capannone, Tutto questo è avvenuto e avviene con
ultimi decenni. L’avanzare del cemento e cosa essa produrrà e quanti posti di la- maggiori costi economici e sociali.
dell’asfalto, spesso caratterizzato dalla voro porterà (!?); sulle colline: estesi vil- L’iniziale vantaggio degli oneri di urba-
speculazione edilizia, ha già compro- laggi turistici con residenze occupate nizzazione incassati dai Comuni è poi
messo, e in modo irreversibile, molto fer- soltanto due mesi all’anno!). quasi sempre superato dalle spese che i
tile suolo agricolo, potenziale produttore Le conseguenze ambientali di questa Comuni stessi devono affrontare per for-
di alimenti e di buon cibo italiano. E im- urbanizzazione sono sotto gli occhi di nire i nuovi servizi alla nuova edilizia e
portiamo dall’estero più del 20% delle tutti: perdita di suolo agrario fertile, di- per arginare gli inconvenienti ambientali
nostre derrate alimentari! Per il grano struzione degli habitat naturali con per- che sono arrivati in seguito a questi nuovi
l’Italia importa vergognosa- insediamenti.
mente il 45% della quantità che Alcuni ricercatori urbanisti
gli occorre... Tutto questo incide (BATTISTI C., ROMANO B.,
sensibilmente sulla nostra bilan- PAOLINELLI G. 2007), hanno
cia commerciale. introdotto il cosiddetto “Indice
Forse mai come adesso oc- di Rischio Insediativo”, valu-
corre riconsiderare l’importanza tato secondo criteri legati alle
dell’Agricoltura. Essa è sempre componenti geomorfologiche
stata la base della cultura e della e idrogeologiche, e dalla riela-
nostra stessa civiltà. Tra l’altro borazione di modelli su questo
non è una semplice coincidenza rischio, hanno purtroppo di-
che le parole cultura, coltiva- mostrato come si potrà giun-
zione e naturalmente Agricol- gere in qualche decennio alla
tura abbiano in comune le saturazione ambientale di
stesse radici etimologiche. molte pianure.
Non dovrebbe passare molto Molto eloquente, anche se
tempo che nel computo della provocatoria, è la frase del
ricchezza di una nazione, oltre prof. Salvatore Settis: In Italia
al PIL andranno inseriti altri in- si vive troppo di edilizia incon-
dicatori di benessere e in primis: trollata e si rischia di morire
il paesaggio agrario con i suoi di edilizia! Non pensiamo al
corretti agroecosistemi, la di- bene comune e alle future ge-
sponibilità di acqua pulita e la nerazioni!
varietà biologica dei viventi Dopo secoli, quello che noi
(BIODIVERSITÀ). consideriamo il paesaggio tra-
Il consumo di suolo dizionale italiano, derivante da
Quando osserviamo da una una evoluzione tra attività
altura il nostro territorio e il pae- umane e natura, sta scompa-
saggio circostante e viaggiamo rendo e al riguardo l’atten-
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Nella pag. a lato, ruderi


dell’acquedotto romano
di Acqui in un incisione
degli inizi del secolo XIX
a lato, panorama di Costa
d’Ovada in una cartolina
di Ernesto Maineri
dei primi anni del ‘900
ramente adatto all’uomo e
possa renderlo sano e felice”.
Verso la fine della sua esi-
stenza terrena, Lui, nato da fa-
miglia di antica nobiltà
feudale, che spesso vestiva da
contadino e coltivava con
loro, scrive nei suoi diari:
“L’errore principale nell’or-
ganizzazione della vita uma-
na, è tale che esclude la possi-
bilità di qualunque organizza-
zione nazionale della vita, è
che la vita agricola sia solo
una e la più bassa forma di
zione politica e gestionale è ancora ca- storiche, con il commento di opere lette- vita (...). L’agricoltura indica cosa è più
rente e irresponsabile. La legislazione rarie e artistiche (dipinti) che hanno ca- e cosa è meno necessario. Essa guida ra-
con i piani urbanistici comunali e la pia- ratterizzato la Storia d’Italia. zionalmente la vita. Bisogna toccare la
nificazione regionale e provinciale, con- Per Sereni l’ambiente rurale è quindi terra!” (2 e 17 Aprile 1906).
sente attraverso le varianti di “proseguire un documento storico che valorizza il pa- Naturalmente anche il nostro Sereni
in un certo senso” e poi ci sono sempre i trimonio culturale umano e i suoi rapporti tratta con una efficace analisi storica la
soliti procedimenti di aggiramento e di con la natura... e da questo equilibrato questione agraria nelle sue opere come Il
aggiustamento all’italiana... rapporto sono nati i bei paesaggi. Capitalismo nelle campagne (1860 -
Nel Luglio 2012 il Ministro delle Po- Ma chi operava in questa bella cam- 1900), Einaudi, Torino 1968 e La que-
litiche Agricole ha presentato un disegno pagna ha sempre fatto un lavoro faticoso stione agraria nella rinascita nazionale
di legge che vieta ai Comuni di usare i e incessante, spesso ostacolato dalle ca- italiana, Einaudi, Torino 1976.
fondi recuperati con gli oneri di urbaniz- lamità naturali, con tante crisi economi- Nonostante le dure lotte che i conta-
zazione per la spesa corrente e di modifi- che – agrarie. La classe contadina ha dini affrontarono nella Storia per ribel-
care (per almeno 10 anni) la destinazione sempre avuto una debolezza contrattuale larsi alla loro condizione servile, la
d’uso dei terreni dove siano stati erogati ed è stata sfruttata dalle altre caste sociali bellezza della campagna è andata avanti
aiuti di Stato o dalla Comunità Europea. che, di certo, non si abbassavano e non per secoli e secoli... fino all’avvento del-
Inoltre, sul modello dei land tedeschi, sudavano per curare la terra. Non ci sono l’era industriale in cui ci fu l’abbandono
verrà introdotta una limitazione massima stati tanti Cincinnato nella Storia. Lo delle colture soprattutto montane e colli-
sulla superficie agricola edificabile... stato di servitù della gleba del Medioevo, nari con la migrazione della forza lavoro
Il Paesaggio agrario e che in certi paesi (Russia) si è protratto nelle fabbriche delle città. L’agricoltura
Emilio Sereni, già nel 1961, nella sua sino all’800, è una delle tante vergogne stessa divenne industriale, con i suoi
opera Storia del paesaggio agrario ita- dell’umanità. I contratti di mezzadria o di aspetti positivi immediati (grandi rese
liano definisce il paesaggio agrario come conduzione con salariato non riportavano delle produzioni ottenute con l’uso di
“quella forma che l’uomo nel corso dei certo norme degne di un Diritto Civile. nuove varietà coltivate e miglioramento
secoli e delle sue attività produttive agri- Tutta la Storia dell’Agricoltura italiana è delle tecniche di lavorazione) e si è svi-
cole, imprime coscientemente e sistema- ricca di lotte e rivolte contadine, spesso luppata di più nelle comode pianure,
ticamente al paesaggio naturale” met- represse duramente... la povera classe mentre sulle colline si è abbastanza man-
tendo molto in correlazione le condizioni contadina ha sempre dovuto fare i conti tenuta la redditizia viticoltura.
ambientali (la geomorfologia e la pedo- con i ricchi proprietari latifondisti e Nel contempo l’UNESCO (United Na-
logia del suolo, il clima e le risorse idri- anche con il Capitalismo nelle campagne. tions Educational, Scientific and Cultu-
che) con l’organizzazione socio – Su queste ingiustizie si è alzata la ral Organization) ha voluto riconoscere
economica, i mezzi di produzione e la voce di Lev Tolstoi (1828 - 1910), uno l’importanza di certi paesaggi agrari che
cultura che aveva la popolazione in quel dei più potenti e suggestivi narratori del- sono l’espressione della cultura di un po-
momento storico. Descrive l’evoluzione l’umanità. Egli fu molto sensibile alla polo e ne ha raccomandato, a più riprese,
del paesaggio agrario e le varie tecniche condizione dei contadini e in molte sue nelle sue Convenzioni Internazionali, la
di coltivazione con cui l’uomo produceva opere sviluppò la tesi secondo cui “il la- conservazione e la loro valorizzazione.
alimenti attraverso una serie mirabile di voro agricolo è non solo doveroso per Nel 1994 anche il Comitato dei Ministri
osservazioni e considerazioni, eseguite tutti, ma anche l’unico che, se condotto del Consiglio Europeo ha recepito queste
anche dall’analisi dei documenti e fonti in condizioni di non sfruttamento, sia ve- indicazioni e ha caldeggiato l’importanza
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1 Reg. Pobiano di Cassinelle (gen. 2009): ruzzo (ott. 2009): ecco un buon esempio sinelle (gen. 2009): un incantevole alto-
un vigneto d’inverno. 2 Olmo Gentile di vigneti del Monferrato gradito agli piano ancora oggi coltivato a cereali, vi-
(dic. 2008): la neve evidenzia i terrazza- ispettori dell’UNESCO. 4 piana di Castel- gneto e foraggiere e con presenza di fossi
menti della Langa astigiana. Oggi qui il ferro di Predosa (gen. 2009): i filari di e filari di alberi. 6 cascina Battura loca-
vento marino, la natura del terreno e le gelsi costituiscono una delle forme della lità Termo (sett. 2006): prati pascolo e
erbe aromatiche influiscono sulla qualità “piantata padana” consociata alle col- sullo sfondo il versante ovest del monte
del latte prodotto dalle capre... così può ture di cereali e di foraggi. Le foglie di Colma. 7 cascina Merigo di Capanne di
nascere l’eccellenza della “robiola di questo albero erano poi il cibo dei bruchi Marcarolo (nov. 2010): caratteristico
Roccaverano”. 3 da Bazzana a Momba- del Baco da seta... 5 reg. Pobiano di Cas- complesso architettonico. 8 cascina Mo-
del mondo rurale, il cui sviluppo può as- pio avveniva per alcune specie di Uccelli, FICA – ECOTIPI o RAZZE LOCALI – CULTI-
sicurare oltre alla produzione di alimenti, il cui soprannumero poteva danneggiare VAR:
la tutela della natura e dei paesaggi agrari il raccolto delle uve e di altre frutta. Nel Qualsiasi forma vivente è il risultato
europei. contempo era assicurata la presenza degli di una lenta e costante evoluzione natu-
Il paesaggio CULTURALE o paesag- Insetti impollinatori dei fiori e la preda- rale, avvenuta generazione dopo genera-
gio agrario storico zione degli insetti parassiti da parte di zione, nel corso dei millenni e anche in
Paesaggi culturali o paesaggi storici altre specie di Uccelli... tempi ancora più lunghi.
indicati dall’UNESCO sono in genere rap- Nei campi coltivati c’era il reticolo La trasformazione degli esseri viventi
presentati da aree rurali in cui l’assetto dei fossi con acqua che garantiva la pre- si è sempre realizzata per successive mu-
strutturale e tipologico delle coltivazioni, senza degli Anfibi (rane, rospi) molto im- tazioni genetiche spontanee; ognuna di
le modalità di utilizzo dei prodotti e portanti negli equilibri ecosistemici. queste mutazioni ha subito il vaglio dei
l’architettura dei manufatti rendono que- Lo sfalcio dei prati e dei pascoli crea meccanismi della selezione naturale.
sti paesaggi unici e riconoscibili. Questi condizioni ottimali per la sosta degli Uc- Soltanto le mutazioni funzionali al
paesaggi culturali sono quindi una bella celli migratori e le praterie submontane mantenimento degli equilibri biologici
testimonianza della profonda conoscenza sono aree ad elevata diversità floristica sono state mantenute e quindi sono en-
che l’uomo aveva del sistema naturale, in (api miele) e per il loro mantenimento è trate a far parte dei caratteri stabiliti di un
cui si è inserito utilizzando la maggior necessario un taglio estivo e il pascolo determinato organismo vivente; tutte le
parte delle risorse naturali. Pascolo e tardo estivo ed autunnale di pecore o di altre sono state automaticamente elimi-
transumanza, selezione delle varie razze vacche. nate.
degli animali utili (bovini, equini, capre, Molte ricerche hanno dimostrato una Le mutazioni artificiali, indotte me-
pecore), conoscenza e utilizzo pratico dei ricchezza di specie di farfalle lungo gli diante manipolazione genetica, non
vari stadi degli ecosistemi agrari, rota- ecotoni tra coltivi e boschi o nei prati pa- hanno ancora subito alcuna selezione na-
zione delle colture tra le specie migliora- scolo submontani [ECOTONO è la zona di turale e quindi la loro introduzione nei
trici e consumatrici della fertilità dei contatto e di transizione tra due ecosi- delicati equilibri naturali potrebbe deter-
terreni, concimazione naturale organica stemi diversi]. minare sconvolgimenti difficili da preve-
che mantenendo e rinnovando la fertilità L’uomo ha quindi favorito in questi dere.
dei suoli permetteva di iniziare un nuovo paesaggi agrari molte forme di organismi Ogni forma vivente possiede un ge-
ciclo agroecosistemico, tecniche di pota- viventi già presenti e più diffuse che negli noma specifico che la differenzia da tutte
tura delle piante da frutto, selezione delle stessi ambienti naturali. le altre. Però dal punto di vista genetico
cultivar di piante più adatte alle caratte- Non va dimenticata poi la ricchezza non esiste un unico tipo (o razza) di grano
ristiche ambientali e più resistenti alle fi- di CULTIVAR presenti nei paesaggi cultu- o di altra specie vegetale o animale, ma ci
topatie e anche in base alla qualità più rali, cultivar di piante da frutto o di se- sono centinaia di tipi... ognuno dei quali
desiderata dei frutti. menti o tuberi o bulbi di altre piante è importante per il mantenimento delle
Secondo gli Ecologi i paesaggi cultu- alimentari, che oggi non sono inserite catene alimentari e soprattutto per au-
rali si possono definire come quelle aree nella gran parte delle catene commerciali mentare la VARIABILITÀ GENETICA INFRA-
agricole dove le attività dell’uomo e i dell’Agroindustria; queste cultivar sono SPECIFICA. E questa esistenza di varietà
processi ambientali hanno creato modelli un patrimonio per la Banca Genetica per differenti di ogni specie di vegetale e di
e sistemi di grande diversità ed eteroge- future varietà da utilizzare e sono anche animale rappresenta una garanzia nel
neità del paesaggio con meccanismi di assicurazione contro malattie epidemiche caso siano colpite da qualche evento dan-
retroazione attiva (feed-back) che gover- perchè erano state selezionate per la resi- noso (stress ambientali, attacco di paras-
nano la presenza, la distribuzione e stenza ad esse. siti o altre patologie).
l’abbondanza di molte specie di viventi. Particolare significato hanno poi la I nostri antenati con secoli di lavoro e
In essi c’è propriamente una grande Bio- selezione e la presenza di razze di animali di attenta osservazione hanno “domesti-
diversità di ecosistemi e di specie (in pro- domestici (bovini, ovini, ecc.) che carat- cato” e selezionato molte specie di vege-
posito teniamo presente che l’UNESCO terizzavano ogni area geografica italiana. tali e animali adattandole ai bisogni
aveva proclamato il 2010 come anno in- Molte di queste razze di animali sono in dell’uomo, cosicché un gran numero di
ternazionale della BIODIVERSITÀ). grado di utilizzare in maniera ottimale le ECOTIPI (o RAZZE) e di CULTIVAR si sono
Nei frutteti e nei vigneti la presenza risorse che non sono state direttamente venuti a differenziare e a specializzare
delle siepi e di altri alberi come i salici utilizzate dall’uomo, con grande adatta- nei diversi areali, diventando caratteri-
viminali e anche di piccoli appezzamenti mento ambientale e locale sono quindi in stica di quel determinato luogo. E cia-
boschivi, permetteva la vita di tante spe- grado di alimentarsi sufficientemente e di scuno di questi tipi ha qualità specifica in
cie di viventi con sviluppo efficace delle crescere abbastanza bene anche in aree quanto a esigenze nutritizie, adattamenti
catene alimentari e quindi autocontrollo agricole marginali. ambientali a quel luogo, resistenza alle
predatorio ecosistemico come ad esem- BIODIVERSITÀ GENETICA INFRASPECI- malattie e utilizzo (produzione di frutti di
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glioni di Capanne (nov. 2010): castagno
(Da A. Peano, Politecnico di Torino) da frutto varietà “rossina”. 9 strada del
Termo, Costa d’Ovada, cappelletta della
Salve (gen. 2009): c’era molta religiosità
nel mondo rurale, quando si riceveva una
grazia o si era avuta una buona annata
agraria si erigevano cappelle votive.(Le
didascalie proseguono a pagina 280)

limitata delle risorse e che gli ecosistemi,


gli habitat e le popolazioni naturali de-
vono essere conseguentemente protetti e
salvaguardati.
Da diversi anni il mondo accademico
della Scienze Agrarie e Paesaggistiche
lanciano allarmi e promuovono ricerche e
studi sull’Agricoltura sostenibile. Oc-
corre ricostruire un rapporto tra città e
campagne e le associazioni degli agricol-
tori affrontano già questi temi con inizia-
tive come: fattoria scuola, “orto in
pregio, quantità e qualità dei prodotti input di energia ausiliaria esterna al- condotta” delle classi scolastiche, le ca-
come ad esempio la qualità delle uve e il l’agro ecosistema e con costo molto ele- ratteristiche di un azienda agrobiologica,
vino tipico risultante o la qualità del latte vato a carico dell’ambiente: aumento disposizioni sulla limitazione dell’uso dei
necessaria per la produzione del formag- dell’azoto chimicamente reattivo nelle prodotti chimici, politiche di conversione
gio tipico, ecc.). É ovvio che questi eco- acque, inquinamento da diserbanti e da delle aziende verso un’Agricoltura più
tipi e cultivar sono portatori di un pesticidi nei terreni e nelle acque, residui naturale.
patrimonio genetico prezioso che deve di pesticidi negli alimenti, erosione gene- La nuova politica agricola del-
essere protetto dall’erosione gentica]. tica con perdita di tanti ecotipi e cultivar l’Unione Europea programmata per il
Con le pratiche agricole che si sono locali (Il 75% della varietà alimentari 2014 – 2020 renderà obbligatori e con
succedute e migliorate nel corso della presenti all’inizio del XX secolo sono aiuti finanziari interventi, che favori-
Storia l’uomo ha raggiunto una grande scomparse!), perdita di habitat e di Bio- scono la Biodiversità all’interno delle
conoscenza della trama della VITA e si è diversità con rottura degli ecosistemi aree agricole, come: ripristino e crea-
inserito nella Natura attuando il Metodo agronaturali, conseguenze della manipo- zione di filari di cespugli e piante tra i
Scientifico Sperimentale. lazione genetica artificiale, ecc. campi coltivati, ripristino ove è possibile
Il paesaggio agrario odierno Il paesaggio agrario della nostre pia- dei fossi e dei canali portatori d’acqua
Qua e là, nel nostro territorio, tro- nure è prevalentemente rappresentato circolante, creazione di aree umide e di
viamo ancora moltissimi tratti di paesag- dalle distese di monocolture come il mais laghetti...
gio agrario storico o culturale e alcuni di ibrido che sono forti consumatrici di C’è anche una cometa da seguire:
essi sono ancora meravigliosamente con- acqua, e questa viene captata abbondan- Terra Madre che è arrivata dal cielo ma è
dotti. Sono dei quadri affascinanti di temente dai fiumi e dai canali, e irrorata partita da un’idea del piemontese Carlin
grande valenza simbolica che ci trasmet- con robusti impianti a pioggia quasi gior- Petrini realizzatasi con il congresso di
tono forti valori emozionali – affettivi e nalmente. Se si esclude una parte recen- Torino il 23 ottobre 2008. É sorretta da
ammirazione per la vita laboriosa e per le temente destinate alla produzione di tanti protagonisti, tra cui 250 Università e
fatiche che facevano i nostri vecchi con- biocarburanti, le monoculture a mais centri di ricerca, con oltre 450 accade-
tadini per curare coscientemente la terra, sono mangimifici per mega allevamenti mici in tutto il mondo che si impegnano
mantenendo per se stessi e per i loro di- che avvengono in mega capannoni stalle a favorire la conservazione e il rafforza-
scendenti la funzionalità degli Agroecosi- dove, lì dentro, gli animali nascono, cre- mento di una produzione di cibo sosteni-
stemi. Sono il riflesso delle nostre radici scono, vivono, danno latte ed escono solo bile, attraverso la ricerca, l’educazione
e del mondo che abbiamo ereditato e per per essere macellati (!?). della società civile e la formazione degli
molto tempo trascurato ... Sono la media- Non pochi tratti di terreno agricolo di operatori...
zione tra presente e passato per farci “ve- pianura presentano anche la grande di- Poi c’è da chiedersi come mai da più
dere” il futuro. stesa dei pannelli fotovoltaici. di 30 anni, molte cascine e terreni delle
Verso la metà del secolo scorso iniziò La situazione migliora sulle nostre colline del Monferrato e delle Langhe
l’agricoltura “industriale”. Diminuì il nu- colline dove, nonostante le boscaglie sono state acquistate da cittadini stranieri
mero degli operatori agricoli ma aumen- d’invasione della vegetazione spontanea (Svizzeri, Tedeschi, Olandesi, ecc.) e le
tarono vistosamente le produzioni con la nei coltivi abbandonati, c’è sempre un conducono con criteri agrobiologici. E
combinazione tra l’introduzione di nuove mare di vigneti e si è incrementata la vi- non dimentichiamo che i molti turisti che
varietà e il miglioramento dei sistemi di ticoltura di qualità. vengono continuamente in Italia dichia-
coltivazione (macchine, fertilizzanti chi- Fortunatamente nell’opinione pub- rano di essere attratti dalla qualità enoga-
mici, antiparassitari, diserbanti). Però in blica e nelle varie Istituzioni sta cre- stronomica della nostra cucina, dalle città
molti casi la iperproduzione delle derrate scendo la consapevolezza che la Terra d’arte e anche dalla bellezza armoniosa
alimentari è stata ottenuta con un grande fornisce soltanto una quantità definita e della nostra campagna!
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10 Il mulino di Olbicella (gen. 2006): muretto in pietra arenaria costruito nel di Tiglieto (marz. 2007 e giu. 2003): in
funzionava con le acque sapientemente 1985 da Renzo Canepa e dalla cognata questa monumentale conca dell’Alta Val
convogliate dal bric dei Gorrei, in quanto Franca Pesce. 13 abergo restaurato della Orba il tempo si è fermato... c’è molta
è situato 50 m. sopra il livello dell’Orba. cascina S. Rocco, strada del monte Colma fertilità. I campi coltivati sono divisi da
11 loc. Case Vecchie tra Mantovana e (apr. 2011). 14 Valle di S. Remigio, Parodi regolari fossati di irrigazione, filari di al-
Carpeneto (ott. 2009): si è appena semi- Lig. (giu. 2012): un bell’esempio di mo- beri, presenza di mulini e di aberghi.
nato il grano. 12 cascina Ortosano (del saico tra le colture a rotazione di grano e
Bersò) di Ovada (sett. 2012): splendido foraggi, con estesi vigneti. 15 e 16 Badia

W. Goethe (1749-1832) fu incantato


dal nostro paesaggio agrario e nel suo Obiettivi di Terra Madre
Viaggio in Italia lo definì: “una seconda Dobbiamo riappropriarci del nostro cibo, Le lingue, le culture e le tradizioni
Natura, che opera a fini civili”. salvaguardare i nostri paesaggi e le cul- Tutelando le produzioni tradizionali le-
Abbiamo ancora suolo agricolo che ture che li animano. Con piccoli gesti, gate alla cultura locale e al territorio, as-
può produrre il cibo fra i più buoni del Terra Madre cammina verso un grande sicuriamo un futuro alla lingua, alle
mondo, non possiamo rovinarlo ulterior- obiettivo: garantire a tutti, anche alte ge- usanze, all’identità di ogni comunità.
mente con il cemento dell’urbanizza- nerazioni future, cibo di qualità. L’ambiente
zione selvaggia e speculativa e con le Cosa vuoi dire? Un cibo è di qualità se ri- L’agricoltura e la pesca sono strettamente
conseguenze dell’agricoltura chimica e
sponde a tre principi correlati, se è legate all’ambiente. Non possono essere
industriale.
“buono, pulito e giusto”. Buono: un cibo trattate come settori dell’economia, sog-
Emilio Sereni, prendendo spunto
quotidiano fresco e saporito che soddisfa getti alle leggi della domanda e dell’of-
dalla serie di affreschi allegorici “Del
buono e del cattivo governo” di A. Lo- i sensi e fa parte della nostra cultura lo- ferta. Dobbiamo far sì che la produzione
renzetti (1290-1348) nel Palazzo comu- cale; pulito: prodotto senza danneggiare alimentare elimini o riduca l’uso di so-
nale di Siena, ci trasmette una lezione: l’ambiente o la salute dell’uomo; giusto: stanze chi-miche, protegga la fertilità
quando c’è Buon Governo la società che garantisce ai produttori condizioni e della terra e i nostri ecosistemi idrogra-
umana è ricca di energie e di creatività, guadagni equi e ai consumatori prezzi ac- fici, elimini o riduca gli sprechi, pro-
c’è un rapporto equilibrato tra uomo e na- cessibili. Per raggiungere questi scopi, muova le fonti energetiche sostenibili.
tura, nascono così paesaggi ordinati e Terra Madre sostiene le economie lo- Un commercio equo
produttivi; quando invece ci sono de- cali mettendo in rete tutti gli attori La giustizia sociale e il commercio equo
grado culturale, crisi politiche ed econo- coinvolti. Promuovendo il cibo di qualità si possono realizzare attraverso un si-
miche abbiamo la distruzione del bel e le filiere corte. Terra Madre salva- stema produttivo che rispetti i produttori,
paesaggio ... guarda: garantendo loro un giusto guadagno e al
La biodiversità agricola e alimentare tempo stesso prezzi accessibili per i con-
Bibliografia Prediligendo le varietà e le razze locali, sumatori, rispettando la diversità cultu-
AA.VV, (2008) Riconquistare il paesaggio. La
adattate da secoli al territorio, limitiamo rale e le tradizioni. Una filiera alimentare
Convenzione Europea del Paesaggio e la conserva-
zione delle Biodiversità in Italia, MIUR Roma. i trattamenti chimici e partecipiamo alla breve è uno degli elementi chiave del-
AA.VV, (2010) Gli uomini e la Terra, Daniele salvaguardia dell’ambiente, della cultura l’agricoltura sostenibile. Le reti del cibo
Piazza ed. Torino. e dei sapori. locali limitano l’impatto ambientale gra-
C. BATTISTI, B. ROMANO (2007) Frammenta- La sovranità alimentare zie alla riduzione dei trasporti, valoriz-
zione e connettività, dalla analisi ecologica alla pia-
Tutti i popoli devono essere in condi- zano la produzione locale e contribuiscono
nificazione ambientale, Città Studi Roma.
F. CAPORALI, (1991) Ecologia per l’Agricoltura, zione di decidere quali cibi coltivare e a preservare la cultura alimentare di ogni
UTET Torino. come trasformarli. Riportare l’agricoltura regione. Inoltre, riducendo il numero di
A. FARINA, (2001) Ecologia del paesaggio, UTET ad una dimensione locale vuole dire ga- passaggi intermedi, è possibile ottenere
Torino. rantire un libero utilizzo della terra, spe- condizioni economiche eque sia per i pro-
G. GAZZERI, (1990) Tolstoi verde, A.I.I: Manca,
cialmente nei paesi in via di sviluppo, duttori sia per i consumatori.
Genova.
C. PETRINI, (2009) Terra Madre, Giunti, Firenze. dove il passaggio dall’agricoltura fami- I sapori
P.P. POGGIO, (1993) Il Paesaggio ovadese attra- liare alle monocolture per l’esportazione Privilegiare la filiera corta vuoi dire di-
verso i secoli in «Urbs», n. 1, 1993, Accademia Ur- compromette la sopravvivenza stessa rigere i propri acquisti verso prodotti fre-
bense, Ovada. delle comunità. schi, legati alla stagione e al territorio,
G. REPETTO, (2011) Per non morire di Decultu-
La produzione di piccola scala ricchi di sapore per il palato e per la
razione, Pesce, Ovada.
B. ROMANO, G. PAOLINELLI, (2007) Sostenere le economie locali vuoi dire mente, perché legati alla cucina e alla
L’interferenza insediativa nelle strutture ecosistemi- creare un’alternativa a un sistema iper- cultura locale.
che, modelli per la rete ecologica del Veneto, Can- produttivo che ha inquinato la terra e Le relazioni
gemi, Roma. l’acqua, distrutto l’identità culturale di in- In un’economia locale, si rinforzano i le-
E. SERENI, (1961) Storia del paesaggio agrario
tere popolazioni e ridotto drasticamente gami sul territorio e nascono relazioni di
italiano, Laterza, Bari.
S. SETTIS, (2010) Paesaggio, Costituzione, Ce- la biodiversità. La produzione alimentare fiducia tra produttori e consumatori. Il
mento, Einaudi, Torino. di piccola scala rispetta le culture locali e beneficio economico è immediato e si
E . si basa sulla saggezza delle comunità. moltiplicano le relazioni personali e so-
VIGNA, (2010), La società rurale e i suoi protagoni- ciali, un dato difficilmente quantificabile,
sti, Vento Largo, Alessandria.
ma altrettanto importante!
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Il restauro di Palazzo Spinola dei Padri Scolopi ad Ovada


Relazione tecnica inerente il restauro dei prospetti del palazzo
di Ugo Barani

Cenni storici e che anche “le ville diventano palazzoni del sottotetto e le murature a livello del
Palazzo Spinola fu costruito accanto serrati e chiusi” Nel 1921 avvenne la cornicione rendevano di fatto disagevole
alla quattrocentesca chiesa di S.Maria vendita del palazzo da parte del marchese l’agibilità dell’ultimo piano dove sono
delle Grazie, oggi. S. Domenico, su un Ugo Spinola ai padri Scolpi attuali pro- collocate le abitazioni dei padri.
lato della omonima piazza. Non si cono- prietari che continuano fin da allora a Il degrado dei prospetti riscontrato a
scono documenti dai quali si possa de- svolgere un preziosissimo apostolato nel ponteggi montati si è rivelato anche peg-
durre una precisa datazione del palazzo, campo educativo formativo per la locale giore di quanto ipotizzato in fase proget-
ma, secondo alcune voci e una carta di gioventù. tuale soprattutto nelle zone della parte
confini di G.B. Massarotti (1648), si do- Il restauro alta degli stessi. Si riscontravano porzioni
vrebbe risalire alla seconda metà del I vasti restauri di palazzo Spinola, rea- di intonaco dilavate fino all’apparizione
XVII sec. Palazzo Spinola si impone lizzati negli anni 2011-12 hanno coin- della tessitura muraria sottostante, dovute
come un volume chiuso, ben squadrato, volto le coperture e i prospetti a perdite dai canali di gronda (o man-
compatto, con il fronte ritmato dal grandi dell’immobile e sono stati intrapresi gra- canza dei medesimi), che avevano cau-
finestroni del piano nobile compreso tra zie anche ad un contributo reso disponi- sato vie preferenziali di dilavamento che
due ordini di mezzanini. Così come ci è bile dalla Fondazione CARIGE (Cassa di avevano eroso in profondità sugli into-
giunto, il palazzo ricalca un modello di Risparmio di Genova e Imperia ) e dalla naci. Il prospetto sul retro nella parte alta
ville genovesi del ‘600 che in quel secolo Fondazione CRT (Cassa di Risparmio di aveva perduto buona parte dell’arenino di
risentivano ancora dell’impostazione Torino) finitura lasciando apparire la raddrizza-
alessiana nel volume cubico e negli spazi Il tetto ormai da anni era in stato di tura sottostante in fase anch’essa di sfari-
interni. Il Labò conclude riferendosi al- avanzato e pericoloso degrado anche namento con estesa apparizione di sali
l’ambiente genovese dice che col Sei- strutturale tanto che le infiltrazioni igroscopici.
cento “l’architettura di villa scompare” d’acqua interessavano la maggior parte Earno presenti numerose pezze di in-
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tonaco realizzate in malta cementizia che, tone di ingresso anch’essa realizzata ad fettuato quindi il totale lavaggio delle
a causa della scarsa traspirabilità e rigi- affresco su cui si trova la presenza di ri- facciate a bassa pressione per eliminare i
dezza del materiale, hanno dato luogo coloritura forse risalente al subentro degli residui polverosi delle precedenti lavora-
alla comparsa di tracce di umido e estese Scolopi agli Spinola. zioni La fase successiva ha visto la realiz-
cavillature e crepe. La parte basamentale Interventi eseguiti zazione delle nuove parti di intonaco in
dei prospetti era stata realizzata con inap- Considerando che l’intonaco più re- malta a base calce con granulometria del-
propriate cartelle in cemento ad imitare cente ormai storicizzato è per la maggior l’inerte simile a quella esistente.
un rivestimento lapideo. parte della superfici in buono stato e che La coloritura è stata effettuata con
I prospetti erano attraversati da nume- al di sotto di esso non è nota l’estensione tinte ai silicati pervia stesa di una prepa-
rosi cablaggi e tubazioni di vario genere di quello originario, si è optato per con- razione del medesimo materiale di spes-
che ne deturpavano la leggibilità. Si ri- servare il più recente intonaco laddove sore più consistente che permette di
scontrava infine un notevole degrado per possibile rifacendone le parti ormai irre- ottenere un fondo più uniforme e traspi-
umidità di risalita, usura e vetustà delle cuperabili. Tale approccio è stato peral- rante. Questo tipo di tinta garantisce una
pilastrate in pietra arenaria del portone tro confermato dal primo sopralluogo maggiore durevolezza, una notevole te-
principale e delle finestre ad esso affian- con la Soprintendenza che ha confermato nacia pur permettendo di ottenere effetti
cate che si collocano in prossimità del essere giusto l’orientamento assunto, velati che conferiscono un aspetto finale
terreno. volto a mantenere e restaurare l’intonaco molto simile alle tinte a calce. I colori le
Si è potuto rilevare che l’originaria fi- più esterno che copre parti della fase pre- tonalità e le velatura utilizzate sono state
nitura delle superfici dei prospetti, di cui cedente che con grande probabilità è concordate con la Soprintendenza previa
sopravvivono varie parti, si trova sotto quella originaria e non deve essere per- effettuazione di apposita campionatura.
l’intonaco di cui si è detto, ed aveva una duta. La zona basamentale è stata protetta
finitura costituita da un sottile strato in Sono stati demoliti innanzitutto le con una zoccolatura in lastre di pietra di
pasta di calce priva di inerti tinteggiata in parti di intonaco cementizie evitando di luserna con adeguato distacco dal muro
colore molto chiaro (bianco appena pig- danneggiare eccessivamente quelle adia- retrostante, protette in sommità da un
mentato verso il beige) sul quale furono centi in buono stato. Si è quindi effettuato bordo dello stesso materiale La superfi-
realizzate a fresco delle decorazioni che un trattamento antivegetativo di tutte le cie del materiale è lasciata grezza come
si leggono ancora in molti punti. Quella superfici che presentavano l’apparizione si trova comunemente in molti palazzi di
meglio conservata si trova sopra il por- di vegetazione minore ed alghe. Si è ef- Ovada..
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A pag. 281, vista del prospetto Alla pag. precedente, vista del pro- In questa pag., sotto, dettaglio
Sud su P.zza S. Domenico spetto Sud su P. zza S. Domenico. delle finiture del cornicione
Si nota al centro l’originario restaurato e delle orditure
stemma della Famiglia Spinola, lignee del nuovo tetto
poi trasformato con i simboli in basso, dettaglio dello
dei Padri Scolopi zoccolo in pietra di Luserna, e
del davanzale della finestra in
arenaria locale

La parti in pietra
più deteriorate delle pi-
lastrate del portone
d’ingresso e delle fine-
stre ad esso affiancate
in gran parte sbricio-
late, sono state sosti-
tuite con nuove della
medesima pietra arena-
ria cavata nei dintorni
di Ovada.

Conclusione
Ovada è il classico
esempio di città di di-
mensioni contenute che
riesce a garantire ai
suoi abitanti un note-
vole grado di vivibilità,
grazie anche all’offerta,
nonostante la presente
crisi, di opportunità la-
vorative in un’ampia
varietà di settori. La
qualità del costruito
esistente, la sua tutela e
il suo restauro, sia che
si tratti dei più notevoli
monumenti o dell’edi-
lizia di base, è un ele-
mento qualificante che
contribuisce ad accre-
scere la vivibilità di un
insediamento e la sua
attrattiva . L’intervento
su palazzo Spinola si
inserisce in tale conte-
sto e costituisce un
piccolo esempio di
come sia possibile ri-
qualificare una piccola
porzione di città tra-
mite un’operazione
pensata anche nei det-
tagli, contestualizzata e
realizzata da personale
qualificato.
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Un esempio di “spupillazione” goliardica: il caso


dell’orsarese Giacomo Monteggio (14 marzo 1678)
di Carlo Prosperi
Chi erano i goliardi. Nel Glossarium cui Rolandino racconta della festa tenuta transfigurant corpora sua per turpes sal-
Latinum Gallicum citato dal Du Cange nel 1214 dai Trevigiani a Spineta. Qui tus et per turpes gestos, vel denudando se
leggiamo che Goliardi, bufones, jocula- essi eressero una sorta di fortezza che turpiter vel inducendo horribiles larvas,
tores iidem sunt [“Goliardi, buffoni e aveva per mura dei drappi di seta; a di- et omnes tales damnabiles sunt, nisi reli-
giullari sono la stessa cosa”]. In realtà fenderle erano duecento nobili donzelle, querint officia sua [“quelli che trasfor-
qualche differenza sussiste. “Lo giullare con corone d’oro al posto degli elmi e mano e contraffanno il proprio corpo con
- a quanto ne scrive Brunetto Latini nel vesti finemente ricamate invece delle co- turpi movenze e turpi gesti, o denudan-
Livres dou Trésor - si è quel che con- razze; dei giovani altrettanto riccamente dosi sconciamente o indossando orribili
versa con le genti con riso e con gioco e vestiti davano loro l’assalto con mela- maschere, e tutti costoro sono destinati
fa beffa di sé e della moglie e dei fi- rance, mele, pere, confetti, ampolle alla dannazione, a meno che non desi-
gliuoli; e non solamente di loro, ma d’acqua profumata e fiori. Compito pre- stano dalle loro prestazioni”]. Nella se-
eziandio degli altri uomini”. Oltre tutto cipuo degli joculatores era dunque quello conda rientravano qui nihil operantur,
joculatores era un termine generico, di rallegrare le brigate con giochi, canti, sed criminose agunt, non habentes cer-
come histriones e mimi. Nel novero rien- spettacoli di vario genere: tutto condito tum domicilium; sed sequuntur curias
travano anche quelli che praticavano gio- di facezie e lepidezze. magnatum et dicunt opprobria et ignomi-
chi speciali o suonavano con una certa L’arcivescovo di Canterbury Thomas nias de absentibus ut placeant aliis. Tales
maestria qualche strumento musicale. de Cabham, alla fine del XIII secolo, nel etiam damnabiles sunt, quia proihibet
Boncompagno da Signa ce ne fornisce un suo libro Summa poenitentiae distin- Apostolus cum talibus cibum sumere, et
elenco: violator, lirator, symphonator, zi- gueva i giullari in tre categorie: alla dicuntur tales scurrae vagi, quia ad nihil
tharedus, arpator e rotator. Ma erano prima appartenevano qui transformant et aliud utiles sunt nisi ad devorandum et
probabilmente dei maledicendum [“quelli
giullari anche quei mi- che non fanno nulla di
lites, qui dicuntur de utile, ma vivono da
curia di cui parla Sa- maudits, senza fissa di-
limbene nella sua mora e, bazzicando le
Chronica, se è vero corti signorili, sparlano
che tra i giochi predi- degli assenti, calunnian-
letti dai signori nel doli e oltraggiandoli,
Duecento vi era quello per divertire gli altri.
di “tener corte” o Anche costoro sono de-
“tener corte bandita” stinati all’inferno,
(curiam habere). In poiché l’Apostolo
quelle occasioni a proibi- sce di mangiare
corte si giocava, si con gente del genere.
danzava, si facevano Tali buffoni sono detti
tornei, corse di cavalli, vagabondi, poiché non
ci si divertiva al suono sono buoni che a divo-
di musici, alle esibi- rare e maledire”]. Della
zioni di cantimbanchi, terza categoria, infine,
giocolieri, buffoni, fanno parte quanti di-
ballerini di corda, spongono di instru-
istrioni. Cavalieri e menta musica ad
popolani, piccoli e delectandum homines
grandi indifferente- [“strumenti musicali per
mente, deposte le dilettare la gente”], e
armi, si davano ad ba- sono di due tipi: quelli
landum, ad bagordan- che sogliono frequen-
dum et cetera omnia tare publicas potationes
alia gaudia facien- et lascivas congregatio-
dum. Non di rado si nes, et cantant ibi diver-
dava vita a delle finte sas cantilenas ut
battaliolae, di cui pos- moveant homines ad la-
siamo farci un’idea sciviam [“pubbliche
leggendo le pagine in gozzoviglie e licenziose
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vale: Estuans intrinse-


cus ira vehementi / in
amaritudine loquor
mee menti. / Factus de
materia levis ele-
menti, / folio sum si-
milis, de quo ludunt
venti. // Cum sit enim
proprium viro sapienti
/ supra petram ponere
sedem fundamenti, /
stultus ego comparor
fluvio labenti / sub
eodem aere nunquam
permanenti. // Feror
ego veluti sine nauta
navis, / ut per vias
aeris vaga fertut avis.
/ Non me tenent vin-
cula, non me tenet
compagnie, e lì cantano sguaiate canzon- baldi tanto nei loro comportamenti clavis; / quero mei similes et adiungor
cine per indurre la gente alla dissolu- quanto nelle opere che andavano via via pravis. // Mihi cordis gravitas res videtur
tezza”] e quelli che cantano le gesta dei componendo finirono per essere assimi- gravis, / iocus est amabilis dulciorque
principi, le vite dei santi ed altrettali temi lati ai giullari. Emarginati e mal tollerati favis. / Quicquid Venus imperat, labor est
edificanti ut faciant solatia hominibus vel dalla società in cui vivevano, essi ne de- suavis, / que nunquam in cordibus habi-
in aegritudinibus suis vel in angustiis nunciavano con veemenza le magagne e tat ignavis. // Via lata gradior more iu-
[“per confortare la gente nelle sue angu- le contraddizioni, dai vizi del clero alla ventutis, / implico me viciis, immemor
stie e nelle sue afflizioni”]. Mentre i tristitia temporum. Ma, all’occorrenza, virtutis, / voluptatis avidus magis quam
primi sono anch’essi condannabili, i se- dalla satira violenta o ridanciana e dalle salutis, / mortuus in anima curam gero
condi bene possunt sustineri [si possono rampogne moralistiche non esitavano a cutis [“Ardendo in cuore d’ira veemente,
ben tollerare”] o sono, comunque, pres- trascorrere all’adulazione più smaccata / amareggiato parlo alla mia mente. / So-
soché discolpabili [vicini sunt excusa- nei riguardi dei nobili e dei potenti, di cui stanzïato di lievi elementi, / sembro una
tioni]. in fondo agognavano i favori e la prote- foglia in balìa dei venti. // E mentre è pro-
Il fenomeno dei giullari e degli zione. Orgogliosi della loro cultura, di- prio di chi ha savio zelo / le fondamenta
istrioni si riallacciava a una tradizione sprezzavano e deridevano i “villani”, ma sulla roccia porre, / io stolto assomiglio
che affondava le sue radici nel mondo nello stesso tempo ne condividevano a al rio che scorre / senza mai rispecchiar lo
classico, dove le figure dei mimi e dei pa- volte l’indigenza o più di loro si abbruti- stesso cielo. // Alla deriva vado come
rassiti, per tacere poi degli istrioni, ab- vano abbandonandosi senza ritegno ad nave / senza nocchiero, a mo’ di vago uc-
bondavano. E, nonostante gli anatemi una vita sregolata, all’insegna della cello / per l’aria, né mi tien catena o
della Chiesa e degli ecclesiasti, nono- “donna”, della “taverna” e del “dado”. chiave; / cerco i simili miei, trovo un bor-
stante le sanzioni comminate dalle auto- Ne fanno ampia e indubitabile fede i Car- dello. // L’austerità mi sembra cosa grave,
rità a vario titolo costituite, perdurò per mina Burana, considerati appunto la / amo lo scherzo, dolce più dei favi. / La
tutto il medioevo e oltre. I “goliardi” “Bibbia della goliardia medievale”. Si fatica di Venere è soave, / pure se impo-
sono invece collegati all’istituzione del- tratta - come è noto - di 315 testi poetici sta, il che non san gli ignavi. // Seguo nel-
l’università e sono fondamentalmente dei in latino e in tedesco medio-alto, compo- l’ampia via la gioventù, / nei vizi avvolto,
clerici vagantes, vale a dire degli studenti sti in area inglese e franco-germanica tra scordo la virtù, / più ghiotto di piacer che
che per esigenze culturali erano costretti il XII e il XIII secolo, ma ritrovati solo di salute, / morto di dentro, affino la mia
a spostarsi di città in città, da un ateneo nel 1801 (alcuni addirittura nel 1901) in cute”].
all’altro, per seguirvi i corsi tenuti dai un codice illustrato dell’abbazia benedet- La Chiesa cercò in vari modi di impe-
maestri più rinomati. Spesso, per soprav- tina di Benediktbeuren, l’antica Bura dire che i clerici vagantes si trasformas-
vivere, ricorrevano ad espedienti non Sancti Benedicti. sero in goliardi, minacciando anzitutto di
sempre leciti od erano costretti a cercarsi Nulla meglio della celebre Confessio privarli di ogni privilegio ecclesiastico.
un mecenate o un protettore. E proprio Goliae dell’Archipoeta di Colonia può il- Tra le disposizioni sinodali si legge in-
perché vagabondi, squattrinati e talora ri- lustrare la condizione del goliardo medie- fatti: Item praecipimus quod Clerici non
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A pag. 284, una rappresentazione Alla pag. precedente, la grande Nella pag. a lato, una cantina
del XVII secolo di un giullare russo scena della Fontana medievale tratta dalla copertina
da Wikipedia L’enciclopedia libera della Giovinezza affrescata dei Camina Burana nell’edizione
nella Sala Baronale del complesso Mondo Antiquo
del Castello della Manta. sotto la direzione
di Bettina Hoffmann.

sint joculatores, Goliardi, seu bufones, cosciotto di carne nell’altra, in groppa ad tera inviata dal cistercense a papa Inno-
declarantes, quod si per annum illam un lupo o ad un porco simboleggianti la cenzo II, Abelardo era definito spregiati-
artem diffamatoriam exercuerint, omni pulsione bulimica che, al pari degli altri vamente come “novello Golia”. Da
privilegio ecclesiastico sint nudati, et vizi, sospinge inesorabilmente l’anima Walter Map (De nugis curialium I, 24)
etiam temporaliter gravati, si moniti non verso le fauci spalancate del leviatano in- sappiamo che, in questa lettera, letta ad
destiterint [“Ordiniamo inoltre che i chie- fernale. Silvestro Giraldo di Cambrai, nel alta voce alla tavola di Thomas Becket
rici non facciano i giullari, i goliardi ov- suo Speculum Ecclesiae, 4, 16, è forse il (arcivescovo di Canterbury ai tempi di re
vero i buffoni, dichiarando che, qualora primo a delineare una connessione tra Enrico II Plantageneto), si diceva espres-
abbiano esercitato per un anno quell’arte “Golia” e “gola”: Parasitus quidam - egli samente quod magister Petrus instar
diffamatoria, siano spogliati di ogni privi- racconta infatti - Golias nomine, nostris Golie superbus esset [“che il maestro Pie-
legio ecclesiastico, ed anche temporal- diebus gulositate pariter et dicacitate fa- tro fosse superbo alla stregua di Golia”].
mente puniti, se, ammoniti, non mosissimus, qui Gulias melius, quia Ma i seguaci di Abelardo, che non cela-
desisteranno”]. Ai goliardi erano pure im- gulae et crapulae per omnia deditus, dici vano la loro ostilità verso San Bernardo e
pedite le questue e si invitavano espressa- potuit, litteratus tamen affatim, sed nec i Cistercensi, in segno di sfida fecero di
mente i sacerdoti a non permettere loro bene morigeratus, nec disciplinis infor- quel nome ingiurioso la loro bandiera e
di predicare né in chiesa né all’aperto e matus, in Papam et curiam Romanam si proclamarono appunto “goliardi”.
nemmeno di passare di porta in porta a carmina famosa pluries et plurima, tam Questi clerici ribaldi [...] de familia
offrire indulgenze. In particolare il con- metrica quam rythmica, non minus impu- Goliae si divertivano a comporre versus
cilio di Treviri del 1227 prescrisse ai sa- denter quam imprudenter evomuit [“Un ridiculos ed erano famosi per i loro in-
cerdoti di non consentire a trutannos parassita di nome Golia, famigerato ai ganni e per i loro ricatti, soprattutto nei
[“mendicanti simulati”], aut vagos scho- giorni nostri non meno per la golosità che riguardi delle donne più sprovvedute,
lares, aut goliardos di cantare versus per la mordacità, il quale si sarebbe po- tanto che Alain Chartier nel suo poema
super Sanctus, Agnus Dei, in Missis vel tuto chiamare più appropriatamente intitolato La belle dame sans mercy af-
in divinis Officiis - cosa peraltro vietata Gulia, giacché in ogni occasione si ab- ferma che Faulx amoureux au temps qui
dal canone - per non scandalizzare bandona alla gola e alla crapula, tuttavia court / servent tous de Goliardie [“Al
l’uditorio (et scandalizantur homines au- abbastanza istruito, se pur non certo un giorno d’oggi i falsi amanti / son tutti al
dientes). modello di virtù né informato a buoni servizio di Goliardia”]. In una poesia di
principi, con impudenza non minore del- Guglielmo della Torre si legge: Se gar-
2 - Un po’ di etimologia. Anteriore ai l’imprudenza più volte vomitò carmi dan et an paor / dels lairos et des tri-
Carmina Burana è comunque un ano- scandalosi a iosa, tanto metrici quanto rit- chors, / an des fals galliadors las domnas
nimo poema satirico del XII secolo, di mici, contro il Papa e la curia di Roma”]. [“Si guardano ed han paura / dei ladri e
chiara impronta goliardica, che porta il ti- Non tutti, però, concordano sulla de- dei truffatori, / ma anche dei falsi goliardi
tolo di Apocalipsis Goliae. Pubblicato nel rivazione di goliardus da Golias (e da le donne”]. Gouliardise divenne sino-
1928 da Karl Strecker, esso si presenta gula). Soprattutto in area anglosassone, nimo di “mordacità” e di “canzonatura”.
come una parodia dell’Apocalisse gio- dove prima E. G. Fichtner [The Etymo- Nei concili di Tours e di Sens si pre-
vannea che chiude il Nuovo Testamento. logy of Goliard, in “Neophilologus” 51 scrisse ai vescovi di far tosare e radere i
Ma chi si celava sotto lo pseudonimo di (1967), pp. 230-237], poi A. G. Rigg goliardi ita quod non remaneat in eis ton-
Golia? Con precisione non sappiamo. Sì, [Golias and Other Pseudonyms, in “Studi sura clericalis. E gli studenti universitari
certo, Golia è il noto gigante biblico medievali”, n. s., 18.1 (1977), pp. 65- tardarono a scrollarsi di dosso
sconfitto e ucciso da Davide: un perso- 109] e infine J. Mann [Giraldus Cam- l’infamante nomea, anche se, col tempo e
naggio che, per la sua tracotanza, nell’im- brensis and the Goliards, in “Journal of soprattutto col venir meno dei clerici va-
maginario medievale divenne un’ipostasi Celtic Studies” 3 (1981), pp. 31-39] gantes, a seguito dell’istituzionalizza-
del demonio. Ma sul termine goliardus hanno convincentemente dimostrato zione degli atenei e della stabilizzazione
influì l’assonanza, fin troppo facile, tra l’indipendenza dei due termini. Ma pro- degli insegnanti, dell’antica ribalderia so-
Golia e gula (“gola”), favorendo una in- prio quest’ultimo studioso ha ricordato pravvissero solo vaghe tracce. Goliardia
terpretatio nominis che dei goliardi met- [J. Mann, La poesia satirica e goliardica, passò quindi a designare la spensierata al-
teva chiaramente in risalto (e in cattiva in G. Cavallo, C. Leonardi, E. Menestò legria che suole accompagnare la giova-
luce) la voracità e, in particolare, (a cura di), “Lo spazio letterario del Me- nile stagione degli studi universitari e
l’inclinazione alla crapula e all’ubria- dioevo. I. Il Medioevo latino”, vol. I, “La degli amori, secondo quanto professa
chezza. La gola era infatti uno dei vizi ca- tradizione del testo”, t. II, Roma 1993, l’inno internazionale dei goliardi: Gau-
pitali, rappresentato negli affreschi gotici pp. 73-109] un’osservazione di Gaston deamus igitur juvenes dum sumus. / Post
e tardogotici come un giovane e obeso Paris, che nel 1889 aveva richiamato iucundam iuventutem, / post molestam
paesano o come una prosperosa ragazza l’attenzione sui difficili rapporti tra San senectutem, / nos habebit humus [“Siamo
con una caraffa di vino in una mano e un Bernardo e Pietro Abelardo. In una let- giovani: godiamo! / Dopo la gaia giovi-
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si diceva appunto
bejannare o bejan-
nizzare.
Numerosi furono
gli interventi delle
autorità per elimi-
nare o almeno limi-
tare il fenomeno.
Negli Statuti medie-
vali dell’Accademia
Viennese ad un certo
punto si legge: Item
quod nullus praesu-
mat supervenientes
novos, quos Beanos
vocant, indebitis qui-
buscumque exactio-
nibus gravare, aut
nezza / e la sgradevole vecchiezza / fini- tutt’un’altra storia. Il tema della goliardia aliis iniuriis aut contumeliis molestare
remo nella terra”]... affiora, se mai, in toni nostalgici, nella [“Nessuno inoltre presuma di aggravare
A lungo andare, via via che il con- commedia Addio, giovinezza! (1911) di gli ultimi arrivati, che chiamano Beani,
trollo della vita universitaria da parte Sandro Camasio e Nino Oxilia, nonché di indebite esazioni di qualsivoglia ge-
delle autorità sia politiche che religiose si nella popolare canzone Piemontesina nere o molestarli con altre ingiurie o con-
fece più stringente, dell’intemperanza bella, ma, poiché nulla vi permane del- tumelie”]. E negli Statuti dell’Università
d’un tempo ben poco sopravvisse: si ebbe l’aria scanzonata ed eslege delle origini, di Tolosa del 1401: Ordinamus quod
tutt’al più qualche occasionale rigurgito bisogna ammettere che, anche in questi amodo, cum contingat aliquem de novo
di débauche, qualche circoscritto episo- casi, siamo di fronte a un’ombra o a intrare ac recipi in collegio praedicto,
dio di ribellione, mentre la scurrilis dica- un’eco appena di quello che veramente pro suo novo ingressu, sive nomine Be-
citas si ridusse a innocuo sberleffo, a fu. jauni, aut pro suo principio lecturae, aut
parodia coprolalica, a scherzo (magari di 3 - La spupillazione dei “beani”. In disputationis, aut alio quaesito colore,
cattivo gusto) più ozioso che oltraggioso, epoca moderna gli studenti universitari non tallietur [“Ordiniamo che d’ora in
con abuso a volte del latino declinato in presero a riunirsi in accademie, ma già in avanti, qualora accada che qualcuno entri
chiave maccheronica. Ne proponiamo un precedenza essi si raggruppavano in as- per la prima volta e sia accolto nell’Uni-
esempio: Quo usque tandem, Catilina, / sociazioni a carattere iniziatico, per acce- versità, non venga sottoposto a taglie per
pulieris culum cum carta velina? / Car- dere alle quali i novizi dovevano il suo nuovo ingresso ovvero a titolo di
tam velinam si rumpabis, / ditum in sottostare a vari rituali, talora scherzosi, matricola, o per la sua prima lezione o
culum penetrabis. In questo caso, non non di rado anche umilianti. Le matri- per la sua prima disputa o sotto qualsiasi
serve tradurre. Le parolacce, del resto, cole, dette con voce gallica bejaunes, da altro pretesto”]. A Parigi - ma si può pen-
non erano privilegio esclusivo degli sco- bec-jaune, “becco-giallo”, quale hanno sare, senza tema di sbagliare, anche al-
lari, se è vero che - a quanto si legge nel- aviculae quae nondum e nido evolarunt trove - la matricola (o beano) al suo
l’anonima Ligue des nobles et des prêtres [gli uccelletti che non sono ancora volati primo ingresso nell’università veniva
contre les peuples et les rois, Paris 1820, via dal nido”], erano spesso sottoposte a fatta oggetto di scherzi, talora piuttosto
t. I, p. 179 - già nel Cinquecento i giovani gravosi e incresciosi taglieggiamenti: a pesanti, “battezzata” con l’acqua, lordata
signori assuefatti à la fétardise (all’infin- pagare cioè il bejaunium o bejannum: lo o cosparsa di strame o di altra materia. E
gardaggine) dès qu’ils sont néz, c’est-à- scotto dell’ammissione. Così, ad esem- le insolenze si sprecavano tam in capi-
dire, qu’ils apprennent à parler, ils sont à pio, a Parigi; così a Vienna. La defini- tulo, in dormitorio, in parvis scholis, in
l’école de gouliardie et des viles paroles. zione di beanus era per così dire iscritta jardinis, quam ubiubi, et tam de die quam
Bisognerà aspettare i moti rivoluzionari nell’acrostico da cui il nome derivava: de nocte. In alcuni collegi si eleggeva ad-
del 1820-21, del 1831 e, soprattutto quelli Beanus Est Animal Nesciens Vitam Stu- dirittura uno quem Abbatem Bejanorum
del 1848 per vedere riemergere, questa diosorum. E, stando al Du Cange, Novel- vocabant.
volta in forma agonisticamente positiva, lum scholasticum quem Bejanum Naturalmente si cercò di porre un
lo spirito ribelle dei goliardi. Di cui qual- vocabant, recipere, in socium admittere freno agli eccessi, vietando espressa-
cuno ravvisa l’impronta anche nel Ses- [“accogliere, ammettere tra i soci lo sco- mente rituali iniziatici del genere: per
santotto. Ma questa, almeno per noi, è laro novello che chiamavano Bejanum”] quemcumque modum ludi, vel per que-
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Sotto, un quadro di Dosso Dossi.

cumque tactum mediatum vel immedia- frequentare l’università di Pavia. E pro- tea, moglie di Antonio Tarta), Bartolo-
tum aquae, straminis, vel alterius rei. Si prio da Pavia ci perviene il curioso docu- meo (nato e battezzato il 28 gennaio
finiva nondimeno per tollerare o conce- mento - una vera e propria rarità - che 1653: padrino fu Domenico di Giovanni
dere qualcosa: la matricola era tenuta ad pubblichiamo; si tratta del “privilegio” Canegalli di Sarezzano e madrina Augu-
offrire un piccolo obolo oppure un mode- che attesta la “spupillazione”, avvenuta sta Maria, moglie dell’orsarese Giacomo
sto pranzo (unam moderatam refectio- nel 1678, di un giovane orsarese di buona Vacca). Seguirono il 21 maggio 1657
nem) ai suoi conterranei (illis de sua famiglia: Giacomo Monteggio. Giovanni Battista, tenuto a battesimo il
natione). In tal modo otteneva l’eman- giorno seguente da Angelo Torre e da
cipazione o - secondo il lessico del- 4 - Il “privilegio” di Giacomo Mon- donna Susanna, moglie del medico Gio-
l’epoca - la “spupillazione”. Una volta teggio di Orsara. Giacomo - stando alle vanni Torre, rivaltesi entrambi, e il 12 no-
“pelata”, alla matricola veniva rilasciata notizie che abbiamo raccolto nell’Archi- vembre 1659 Francesca Maria, che fu
una pergamena che attestava l’avvenuto vio Vescovile di Acqui - era nato a Orsara battezzata solo il 28 novembre, scortata
pagamento per impedire che altri studenti il 31 agosto 1654 dal signor Antonino e al sacro fonte dallo zio don Simone Mon-
anziani pretendessero da lei ulteriori pre- da donna Orsolina (o Ursina), originari di teggio, arciprete di Sarezzano (diocesi di
stazioni. Ebbene, queste pergamene, re- Gavazzana, in diocesi di Tortona, e fu Tortona).
datte in un latino ora ampolloso ora battezzato il 2 settembre dallo zio don Con tutta probabilità Antonino si era
maccheronico e talvolta infarcito di ame- Giovanni Battista Monteggio, dal 1644 trasferito nel Monferrato al seguito del
nità, erano gli antenati dei più recenti prevosto di Orsara. Fu suo padrino fratello, parroco di Orsara, che in tanti
“papiri”, corredati di disegni sconci, stro- l’illustre medico rivaltese Giovanni della anni di cura aveva saputo guadagnarsi la
fette triviali o frasi ironiche, che, fino a Torre, madrina donna Eleonora, moglie stima e l’affetto della popolazione, al
qualche anno fa, costituivano il lasciapas- di Angelo della Torre. Era il quintogenito, punto che, alla sua morte (14 giugno
sare o il salvacondotto delle matricole in quanto prima di lui Orsolina aveva 1673), gli agenti della comunità, a nome
universitarie. Nel Veneto, in particolare a dato alla luce Beatrice (nata l’11 febbraio di tutti i parrocchiani e confortati anche
Padova e Vicenza, sopravvive la tradi- 1646 e battezzata il 16 dello stesso mese), dall’espresso sostegno del marchese
zione di affiggere in città, per festeggiare Rosina Bernardina (nata il 31 marzo Paolo Vincenzo Ferrari, dominus loci,
i nuovi laureati, i cosiddetti “papiri di lau- 1647 e portata al sacro fonte il 3 aprile di supplicarono il vescovo di Acqui di chia-
rea” che ne immortalano in modo scher- quell’anno), Jacobina (che fu battezzata mare a succedergli il fratello don Simone,
zoso e non di rado “spinto” le gesta alla nascita, il 13 giugno 1650, dall’oste- lui pure “di ottimi costumi”. Cosa che
goliardiche. trica Maria, moglie di Lorenzo Ricci, per monsignor Bicuti si affrettò a fare, forse
Ordinariamente la matricola era con- imminente pericolo di vita, ma ricevette anche confidando nella preparazione cul-
siderata minus quam merdam. Lo stu- il nome il 18 giugno, suscepta dallo zio turale di don Simone, che era dottore.
dente del secondo anno era detto don Simone Monteggio e da donna Doro- Non ebbe a pentirsene, in quanto il nuovo
“fagiolo” (flatulentissimus famelicus tol-
leratus sed necessarius faseolus); quello
del terzo era invece una collenda co-
lumna, quello del quarto un nobilis antia-
nus. Al vertice stavano il divinus
laureandus e gli studenti fuori ruolo (si-
derei extracursus). Questa gerarchia, con
le relative distinzioni e denominazioni, si
è andata via via definendo in epoca mo-
derna, ma in realtà ben poco sappiamo
della vita associativa universitaria tra
Cinque e Settecento. Della goliardia, che
certamente continuò, sia pure in sordina,
il suo corso o la sua deriva esistenziale, ci
sfugge l’evoluzione, seppure da docu-
menti notarili o da altre testimonianze in-
dirette traspaiano informazioni che
confermano la persistenza della classica
triade - la donna, la taverna e il dado -
quale croce e delizia degli studenti di
questo periodo. I giovani monferrini,
salvo rare eccezioni, erano obbligati a
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A lato, un papiro rilasciato dal
Pontefice massimo
dell’ Università di Padova.

parroco proseguì, con zelo reli- degentes, admittamus; Quapropter


gioso e cristiana pietà, sulla linea Nos hanc requisitionem uti iustam
tracciata dal predecessore, così attendendam esse putavimus, cum
che i due fratelli Monteggio si di- iusta petenti non sit denegandus as-
stinsero, per esemplarità di co- sensus, immo prestandus favor;
stumi, nel panorama non sempre Illum itaque praecedente prius de-
consolante del clero acquese nel bita spupillatione ab ipso liberalis-
XVII secolo. sime facta, inter praedictae
Di Giacomo Monteggio non Nationis scolares recensemus et uti
abbiamo, per ora, altre notizie al- talem nominamus et ab omnibus et
l’infuori di quelle provenienti dal singulis haberi volumus et hono-
“privilegio” che pubblichiamo e rari iubemus, illumque provectum
che, data la natura scanzonata e declarando, nec non illi conce-
ironica del testo, andrà preso - dendo omnia privilegia more solito
come si suol dire - con le pinze. [nihil] amplius detrahentes, ast
Esso però documenta che a Pavia omnia si quae sunt superaddentes;
vi era una “colonia” di studenti Illum hortamur, immo praecipi-
alessandrini e monferrini, che co- mus, ut pro honore nostrae Natio-
stituivano una “nazione” (vale a nis sit semper paratus,
dire un gruppo cementato dalla co- finora, a dispetto delle nostre ricerche, promptusque, ne illius iurisdictio-
mune origine geografica) dotato di una non siamo riusciti a individuarlo. Trattan- nem minui sinat, sed ampliare studeat,
certa autonomia e non privo di organiz- dosi verosimilmente di una parola sdruc- utque sese in hoc libentius gerat, et
zazione né di spirito solidale. Immagi- ciola di tre sillabe, tale cioè da costituire ultro, sequens illi concedimus privile-
niamo che a Giacomo, rampollo di una un piede dattilico, avremmo potuto tra- gium prout ecc., Illique concedimus fa-
nobile famiglia dell’area tortonese, gio- durla con “fóttere”, ma, per esigenze me- cultatem arma quaeque deferendi, non
vassero, nella circostanza, l’esperienza e triche, abbiamo invece optato per il solum hic, sed ubique locorum, ita ut
le conoscenze dello zio, forse anch’egli deverbale “bùggera”, meno noto e meno omnibus libertatibus, exemptionibus, fa-
laureato a Pavia, ma certamente nel Gin- comune, fors’anche un tantino improprio, voribus et gratijs, quibus inclitae huius
nasio Ticinese poté contare sull’appoggio e tuttavia non privo di attestazioni lettera- nostrae Nationis scolares utuntur, et uti
e sull’amicizia dei suoi conterranei che là rie. Ci scusiamo se talune arditezze o cru- potuerunt plene fruatur etc.
studiavano e con un certo garbo aderi- dezze di linguaggio turberanno le menti
vano alla tradizione goliardica del luogo, Stilum, pistolas, s[c]lopos utriusque misurae
di taluno: non era nostra intenzione scan-
contribuendo a perpetuarla. Armaque, quae velit nocte dieque ferat
dalizzare. Il documento è quello che è e,
Il testo, che proponiamo sia nella Sbirris ossa caput rumpens ad usque medullam
per il resto, facciamo nostro il motto in-
veste linguistica originaria (un latino Si nostris iussis mox obedire nolint
glese dell’ordine della Giarrettiera: honi
ostentatamente enfatico nella parte in Usque ad campanam matutinis dormiat horis
soit qui mal y pense.
prosa, irriverente e scanzonato nella parte Ac omni mane de vite gustet aquam.
***
in versi, in distici elegiaci) sia in tradu- In scolam veniens sbragies, faciesque fracassum
Privilegium D[omini] Iacobi Mon-
zione, ci è stato fornito dall’amica Paola Et prius, ac repetas B... vivat Io.
tigij ex oppido Ursarie
Piana Toniolo (che ringraziamo); ne Vivat Io repetant concorda voce sodales
ignoriamo però la provenienza e di que- Nos Nicolaus Vechius Inclitae Na- Arti tam dignae ne minuatur honor
sto ci scusiamo con i nostri lettori. La sua tionis Alexandrinae Monferrinaeque Dum vero venient magna comitante caterva
autenticità è nondimeno fuori discussione Consiliarius Maximus etc. Doctores, repetas nomina quaeque sua
e non è da escludere che, leggendo que- Et plaudes iubilans sed statim grides abassum
ste righe, qualcuno si scopra in grado di Pulcherrimus et Amatissimus Ne aures fastidiat lectio longa nimis
darci ulteriori lumi. La traduzione è in d[ominus] Jacobus Montigius ex Oppido Ad murram biscottinos, seu ludas ofellas
genere letterale, ma, al posto degli esa- Ursariae Genere insignis, virtutibus ex- Et vini blanci pocula plura bibas
metri e dei pentametri originari, abbiamo cellens, omnique honore tam pro pulchri- Nec nummos umquam cauponi praebeas ullos
preferito ricorrere all’endecasillabo, che tudine corporis quam pro pluribus aliis Puttanisque minus omnia namque licent
ci è più familiare. Un vocabolo di cui il ingenij praerogativis et qualitatibus di- Scolari si qui sgrident infunde sgrognonos
testo latino, per ragioni di convenienza, gnus, cupiens in hoc almo Ticinensi Nam septem pugnos singula verba volunt
ci dà soltanto l’iniziale seguita tra tre Gymnasio medicinae scolaris esse ad nos Calcia Villanis, bellis da baccia puellis
puntini (B...) allude, in maniera abba- devenit exorans, ut inter huius in[c]litae Si bruttae mittas alla malora statim
stanza trasparente, all’atto sessuale, ma Nationis scolares in hoc almo Gymnasio Foemineum si quaeris sexum foemina presto
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A lato, il Castello Malaspina


ad Orsara in una foto di Peteranna
partecipante al Concorso
Fotografico dei Comuni Italiani,
edizione 2009.

Sit cum qua tota nocte iocare potes infastidire l’uditorio. / Gioca alla
Ars vero decanum [?] iam B... nobilis immo morra biscottini e offelle / e bevi più
Quam longe reliquis clarior est iterum bicchieri di vin bianco / senza versare
Nobilis hanc artem debet scolaris amare all’oste alcun denaro / e tanto meno
Quaeritur in nobis ut pretiosa satis alle puttane: tutto / allo scolaro è con-
Hac oculi fiunt clari morbusque vitatur tra gli scolari di questa inclita cittadi- sentito. Molla / sgrugnoni a chi ti
Gallicus, et pestes, coetera quaeque fugat nanza che vivono in questo almo Ginna- sgrida: ogni parola / esige infatti sette
Ad pontem vadas, videas et saepe Ticinum sio. E Noi pertanto abbiamo ritenuto di pugni in cambio. / Ai villani da’ calci,
Omnibus atque vijs B... viva grides. accogliere, in quanto giusta, questa ri- baci invece / alle belle fanciulle e senza
Per calles fructus comedas quicumque placebunt chiesta, non dovendosi negare l’assenso, indugio / manda le brutte alla malora. A
Nec sit respectus nam haec bizaria placet. bensì dimostrarsi favorevoli, a chi tua / disposizione sempre sia una donna,
Verbaque spurca potes semper profferre bravando avanza giuste richieste. Lo iscriviamo / se una donna desideri con cui / tutta la
Et compellando semper ubique Bacum dunque, previa debita spupillazione dallo notte sollazzarti: invero / la bùggera è ben
Componas bellos cantus allegrus, et arma stesso liberalissimamente fatta, tra gli arte da decani, / arte nobile ed anzi di
Dispares, subito sed caricare redi. scolari della predetta cittadinanza e gran lunga / più delle altre apprezzata e
Pupillis toccare potes, vultumque, culumque come tale lo nominiamo e vogliamo che dunque deve / quest’arte amare il nobile
Et dare bochino baccia mille potes da tutti quanti e singolarmente sia consi- scolaro. / Tra noi si cerca come assai pre-
Sic scolaris eris tanto de nomine dignus derato e ordiniamo che sia onorato, di- ziosa: / chiari si fanno, grazie ad essa, gli
Debitus atque tibi sic tribuetur honor. chiarandolo provetto e concedendogli occhi / e dal morbo francese si rifugge, /
more solito tutti i privilegi senz’alcuna essa caccia le pesti e ogni altro male. /
Quod si ut supra dictum est se gerat ulteriore restrizione, aggiungendo anzi Va’ spesso al ponte e visita il Ticino, /
sciat se lauream gloriae consequturum quanto altro è possibile. Lo esortiamo, grida Viva la bùggera per tutte / le vie e
tam hic, quam ubique locorum; Illi autem anzi gli prescriviamo che, per l’onore cammin facendo mangia tutti / senza ri-
mandamus ut debeat residere in hac alma della nostra cittadinanza sia sempre guardo i frutti a te graditi: / è questa, in-
universitate debitis studiorum tempori- pronto e disposto a non permettere che fatti, bizzarria che piace. / E puoi
bus, et multo magis si consiliarius erit, ne venga sminuita la giurisdizione, ma bravando proferire ognora / parole spor-
cum dedecus sit scolarem scolas non fre- s’impegni ad ampliarla, e perché più vo- che e sempre in ogni dove / apostrofando
quentare, quod in tantae indolis iuvene lentieri a questo si dedichi, e spontanea- Bacco allegramente / bei canti intona e
non credimus, de quibus omnibus a Can- mente, gli concediamo il conseguente scarica le armi, / ma subito ritorna a cari-
cellario nostro hoc ei sequens dari iussi- privilegio secondo ecc., e gli concediamo carle. / Puoi toccare ai fanciulli e volto e
mus privilegium; In quorum omnium la facoltà di portare ogni tipo di arma, culo / e mille baci dare alle boccucce /
fidem etc. Datum ex Regio Ticinensi non solo qui, ma per ogni dove, così che loro, così sarai scolaro degno / di tanto
Gymnasio die decima quarta mensis fruisca appieno di tutte le libertà, le esen- nome e così ben potrai / d’onore avere il
Martij hora iuridica anni millesimi sex- zioni, favori e grazie di cui fanno ed debito tributo.
centesimi septuagesimi octavi etc. hanno potuto fare uso gli scolari di que-
sta nostra inclita cittadinanza ecc. E sappia che, se farà come si è detto
Johannes Andreas Rubeus sopra, conseguirà la laurea della gloria
Cancellarius. Porti il pugnale, le pistole, schioppi / tanto qui che in ogni altro luogo. Gli rac-
lunghi e corti e le armi che desidera / comandiamo però di risiedere in questa
Privilegio del signor Giacomo Mon- giorno e notte, rompendo e testa ed ossa alma università nei tempi debiti degli
teggio dell’oppido di Orsara
/ fino al midollo agli sbirri restìi / ad ob- studi e molto più se sarà consigliere,
Noi Nicolao Vecchio, massimo con- bedire a quanto prescriviamo. / Dorma il giacché è di disdoro per gli scolari non
sigliere dell’inclita cittadinanza ales- mattino fino a quando suona / la campana frequentare le scuole, cosa che non rite-
sandrina e monferrina ecc. e degusti ogni mattino / succo di vite. Ed niamo credibile in un giovane di indole
al tuo ingresso in scuola / con gran fra- sì buona, e relativamente a tutte queste
Il bellissimo ed amatissimo signor casso sbraiterai dapprima / e poi ripete- cose abbiamo ordinato al nostro cancel-
Giacomo Montigio dell’oppido di Or- rai Viva la bùggera / ed i sodali ad una liere di dargli questo conseguente privile-
sara, di stirpe illustre, di virtù eccellente voce Evviva / ripeteranno, acché punto gio. In fede di tutto ciò ecc. Dato dal
e degno d’ogni onore tanto per la bel- non scemi / a sì degna arte il conveniente Regio Ginnasio Ticinese il 14 marzo
lezza del corpo quanto per diverse altre onore. / Quando poi da gran seguito scor- 1678, in ora di udienza ecc. Il cancelliere
prerogative e qualità d’ingegno, deside- tati / giungeranno i dottori, d’ognun Giovanni Andrea Rossi.
rando essere scolaro di medicina in que- d’essi / ripeterai i nomi applaudendo / fe-
sto almo Ginnasio Ticinese, venne da noi stoso, salvo subito gridare / Abbasso,
pregando instantemente di ammetterlo acché lezione troppo lunga / non abbia a
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Hanno origini ovadesi i Tribone “parenti serpenti”


della Contessa di Castiglione
di Mauro Molinari

Quando la contessa di Castiglione il curiosità e di mistero. Cavour infatti scri- cui era più legata era una antica torre che
15 gennaio 1894 si trasferì a rue Cambon veva di aver arruolato la Contessa e in gli Oldoini possedevano vicino al mare
14, il generale Louis Estancelin, l’antico una lettera a Costantino Nigra “ Se noial- “Il Torretto”. Tanto aveva pianto e fatto
innamorato, l’unico a restarle fedele, la tri facessimo per noi, cioè per il nostro moine, che la nonna, la “Rapallina
rimproverò di essersi seppellita in una to- personale interesse, quello che stiamo fa- vecia”, un Natale le aveva fatto trovare
paia. Si faceva portare i pasti in camera cendo per l’Italia, saremmo delle belle l’atto di donazione del torrino sul cami-
dal ristoratore sottostante che le aveva af- birbe, anzi i peggiori porcaccioni del netto.
fittato l’appartamento, non vedeva più mondo. Ne conviene caro Nigra?” (Maz- La villa degli Oldoini era dotata di un
nessuno ed aveva fasciato di nero tutti gli zucchelli) grande parco digradante fino al mare che
specchi e le fotografie e i dipinti che si Ed alla cugina scriveva: “…… riu- Virginia chiamava la “sua montagna”.
era fatta fare dai pittori e dai fotografi più scite, cara cugina. Usate tutti i mezzi che Quando i militari glielo espropriarono
prestigiosi di Parigi. vi pare, ma riuscite.” (Pettenati). Nicchia per completare la costruzione dell’Arse-
I giornali francesi non le risparmia- era stata “arruolata” alla causa piemon- nale militare, Virginia intraprese una
vano cattiverie dozzinali e lei cercò, in tese da Cavour e Vittorio Emanuele attra- lunga battaglia legale che, nonostante le
una intervista a L’Evénement, di ristabi- verso i buoni uffici dello zio, il generale sue amicizie, perse e contribuì a dissan-
lire la verità. Perché soffermarsi sulla sua Cigala, che lei chiamava affettuosamente, guare le sue risorse economiche.
decadenza ed offendere chi aveva servito alla genovese, “Barba Cigala”. Fu proprio nel 1853, a Spezia, che
la propria patria e un po’ anche la Fran- Cigala era zio di Francesco, marito di Virginia a soli diciassette anni conobbe il
cia? Virginia, Francesco Verasis Asinari Conte marito Francesco Verasis, conte di Casti-
Virginia voleva solo il silenzio e di Castiglione e di Costigliole-Tinella, glione, perché la Regina Maria Adelaide
l’oblio, mettere in luce sì la sua parte nei Grande Scudiere e Direttore delle Reali aveva bisogno di fare bagni di mare e la
fatti del 1859 e del 1860, ma negava de- Scuderie, cugino germano della moglie corte sabauda si trasferì sul Golfo spez-
cisamente di essere stata l’amante di Na- del generale Enrico Morozzo della Rocca zino. Virginia giovanissima e bellissima
poleone III, di Vittorio Emanuele, che, nella sua biografia a proposito della era al centro dell’attenzione e in capo a
Rothschild, Poniatowski, Nigra ed infi- tragica morte di Francesco durante il cor- pochi mesi si ritrovò, contessa a Torino,
niti altri. Ma la “Divina Contessa” è stata teo dei Principi Reali in occasione del ammirata da tutta la città che contava!
davvero determinante nell’entrata in matrimonio del Principe Amedeo il 30 Torino fu il trampolino di lancio per
guerra della Francia a fianco del Pie- maggio 1868, scriveva: “Il Conte Fran- la giovane contessa, anche se la parteci-
monte contro il gigante austriaco nella se- cesco era il marito della bella Marchesina pazione alle feste portò praticamente alla
conda Guerra d’Indipendenza? Oldoini, che tanto fece parlare di sé du- rovina il marito. Probabilmente per of-
Gli storici su questo punto non sono rante il secondo Impero e della quale era frire ai coniugi Verasis la possibilità di
d’accordo. Chi nega decisamente il suo ancora innamorato, quantunque da parec- rimettere in ordine le finanze del Conte
ruolo di avvenente spia al servizio di Ca- chi anni ne vivesse diviso.” Virginia si Francesco, che avevano subito un duro
vour, altri lo ammette. Senz’altro la mi- trovò così a venticinque vedova con un colpo a seguito della frequentazione della
steriosa sparizione delle sue carte, i furti figlio piccolo e ormai tagliata fuori dalla Corte Sabauda e delle perdite al gioco,
su commissione per distruggere le mis- Corte Imperiale. Rimaneva comunque Cavour propose alla cugina di recarsi a
sive più compromettenti, hanno giocato l’amante di Vittorio Emanuele! Parigi dove, grazie alla sua bellezza ed
un ruolo importante nell’avvolgere di mi- Nicchia dunque per gli intimi: sembra alla sua intraprendenza, poteva conqui-
stero la sua figura. che il soprannome, glielo avesse trovato stare l’Imperatore alla causa Risorgimen-
Molto è stato scritto sull’amante del- nientemeno che Massimo D’Azeglio, che tale.
l’imperatore, sulla donna più bella del l’aveva conosciuta fanciulla a Firenze, Negli ultimi mesi di vita, dopo aver
suo tempo, che si presentava ai balli sfi- nella casa dei nonni materni, i Lamporec- tentato invano di mettere ordine e di pub-
dando la palese ostilità dell’imperatrice chi, ed era rimasto colpito dal suo fa- blicare le sue memorie, Virginia riempì
Eugenia, a volte con vestiti trasparenti scino. Nel palazzo fiorentino di Ranieri con la sua calligrafia divenuta indecifra-
che poco lasciavano all’immaginazione, Lamporecchi, nonno e tutore di Virginia, bile alcuni foglietti del suo taccuino e
altre volte in abito monacale che le la- erano di casa i Bonaparte che abitavano precisò le sue ultime volontà: “senza
sciava scoperto il viso bellissimo. un’ala del suo palazzo. (Grillandi) fiori, né candele, né croci” voleva essere
Senz’altro all’epoca della pace di Però Virginia era innamorata della te- sepolta con ai piedi i suoi fedelissimi ca-
Plombieres li aveva tutti ai suoi piedi, nuta di Spezia, da cui venivano gli Ol- gnolini, Casino e Sanduga, e per meglio
Napoleone, Vittorio Emanuele. Cavour, doini: la famiglia del padre di Virginia, il fissare la volontà di non lasciare eredi
lontano cugino, l’aveva indotta a trasfe- marchese Filippo Oldoini, per gli spez- elencò i nomi di coloro che non dove-
rirsi a Parigi e Costantino Nigra era stato zini “Rapalin”, la nonna, era “Rapalina a vano assolutamente entrare in possesso
molto abile a presentarla nel posti giusti vecia” e di conseguenza, Nicchia era “ à dei suoi beni: no Oldoini, no Rapallini,
e a far crescere attorno a lei un alone di Rapalina”. Il luogo della sua infanzia a no Lamporecchi, no Castiglione, no Co-
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Alla pag. a lato, Michele Gordigiani,
ritratto di Virginia Oldoini, contessa
di Castiglione (1862)

stigliole, no Asinari, no Verasis. Fatalità nel 1800, lasciò ingenti beni alla Parroc- schi e tre femmine.
volle che dimenticasse i Tribone, lonta- chia di Ovada.” Nel 1619 a seguito dei disordini che
nissimi parenti degli Oldoini, così a loro La stessa notizia è ripresa dall’Otto- si sono verificati in Ovada la Repubblica
andò la cospicua eredità in immobili e nello che racconta che le più importanti genovese invia il commissario Cornelio
gioielli. famiglie ovadesi, come i Tribone, risie- De Ferrari ed il 3 febbraio viene ratifi-
Ed i Tribone, “parenti-serpenti”, di- devano nel rione Voltegna e dipingevano cato con una solenne cerimonia nella
sattesero tutte le sue volontà: la camicia il loro stemma sulla facciata della casa. Chiesa dell’Annunziata da tutti i capi fami-
da notte di Compiègne nella notte fatale Anche i Tribone come le famiglie più glia di Ovada un accordo per sedare i tu-
del 1857, i suoi gioielli, tutto venne importanti avevano il proprio “blasone”, multi, portare la calma e, in definitiva, poter
messo all’asta, alla Casa d’Aste presso l’uso infatti dello stemma in quel tempo governare la città. Fra i 231 capi famiglia
l’Hotel Drouot, dal 26 al 29 giugno 1900, non era riservato solo alle famiglie nobili, abbiamo tre Tribone: Alessandro, Filippo e
mentre le sue lettere, per volere delle au- ma moltissime famiglie borghesi nei se- Giovanni Vincenzo (Borsari G 2).
torità francesi ed italiane, vennero bru- coli XIV – XV avevano iniziato a fare Non mi risulta che i Tribone siano no-
ciate continuando pertanto ad alimentare uso di un blasone imitando gli aristocra- bili e non sono riportati fra le famiglie
per oltre un secolo il mistero sul loro con- tici. che nel 1528 vennero ascritte negli Alber-
tenuto. L’arma dei Tribone, “ troncato, nel 1° ghi della Repubblica genovese: sono sen-
Altre furono rubate: due volte la con- d’azzurro all’aquila di nero, nel 2° di z’altro fra le famiglie che contano ad
tessa denunciò furti nelle sue residenze a rosso al bue al naturale” è anche dise- Ovada.
Spezia: nel 1890 e nel 1892, ignoti pene- gnata nel manoscritto di padre Bernar- Se scorriamo gli atti della parrocchia
trarono nella sua villa e portarono via o dino Barboro. Assunta di Ovada ci rendiamo conto che
bruciarono sul posto lettere autografe di Negli atti del notaio G. Antonio De in molti documenti nel 1600 e nel 1700 i
Vittorio Emanuele, di Napoleone III, di Ferrari Buzalino vengono citati più volte Tribone facevano precedere i loro nomi
Cavour e persino del papa Pio IX. Alcuni Antonio, Bartolomeo, Corrado e Giorgio dalla “D”: ad esempio nel settembre 1695
anni dopo la morte della contessa, nel Tribone, fra il 1463 ed il 1464 ora come muore Antonia moglie di D. Filippo Tri-
1901, alcune cose rubate in quell’occa- testimoni in atti, ora come parti attive, lo- boni, nel 1742 la Nobil Donna Rosa, fi-
sione vennero ritrovate in casa di tale catari o venditori, a volte semplicemente glia di D. Giovanni Vincenzo Triboni
Vergassola, ex cameriera della Contessa, perché i loro terreni sono confinanti con sposa Filippo Plana del fu Antonio; an-
che venne condannata con i suoi com- quelli di altre persone citate in atti. cora nel 1824 muore ad Ovada Donna
plici. Anzi il 29 aprile 1463 Nicolò Balbo Aloisia, della città di Genova, figlia di
Gli unici ad avere pietà della Contessa di Voltaggio, ma abitante ad Ovada, af- Giuseppe Tribone.
furono due poeti, Robert de Montesquiou fitta a Giorgio Tribono di Ovada la terza Attorno alla metà del Settecento i Tri-
che venuto in possesso della fatale cami- parte della vigna in località Piazzollo che bone si trasferiscono a Genova. Infatti
cia di Compiègne, la chiuse in un’urna di gli è stata venduta da Corrado Tribono, scorrendo gli atti di battesimo della Par-
cristallo e d’oro, ed un altro poeta rima- fratello di Giorgio; il contratto è valido rocchia Assunta di Ovada si osserva che
sto ignoto che scrisse: per un anno e come canone dovranno es- fra il 1750 ed il 1840 non si registrano na-
“… Voleva essere insieme imperatrice sere consegnati a Nicolò otto barili di scite nella famiglia Tribone, poi dal 1840
e regina or la bellezza si incrina e il te- vino, quando lo stesso sarà clarum, niti- al 1860 riprendono.
nero cuore ne geme. ….. un attimo solo. dum et recissum! Dal Catasto Napoleonico del 1790,
La Morte distende il suo negro mantello Il contratto verrà rinnovato l’anno conservato alla Biblioteca Civica di
e il viso che fu così bello conosce successivo alle medesime condizioni, ma Ovada risulta che i fratelli Franco Ago-
l’oltraggio più forte.” la consegna del vino dovrà essere effet- stino, Tommaso e Giuseppe, Canonico,
tuata dalla prossima festa di San Martino sono figli del fu Vincenzo, hanno nume-
I Tribone; parenti serpenti? in avanti su richiesta di Nicolò. rose proprietà ad Ovada, ma vivono tutti
Il 2 ottobre 1464 Corrado e Giorgio a Genova.
Ma chi erano i Tribone? Si tratta sen- sono fra i firmatari del giuramento di fe- A Don Giuseppe Tribone, canonico
z’altro di una delle più importanti e delle deltà a Francesco Sforza, Duca di Mi- della Chiesa metropolitana di Genova,
più antiche famiglie ovadesi, già docu- lano, sottoscritto dagli uomini di Ovada e San Lorenzo, nel 1818 vennero rimbor-
mentate in epoca medioevale. di Rossiglione. sate dal Comune di Ovada le spese per
Borsari a proposito dei Tribone cita Nella “Descrizione delle Anime della una missione a Genova; lo stesso cano-
testualmente “…Casato non più presente Podesteria di Ovada” effettuata fra il 27 nico nell’ottobre 1837 in occasione della
nella nostra città. Possedevano terreni e ed il 31 agosto 1607 risultano due fami- Festa di N.S. della Salute compose un so-
case nell’antico rione Voltegna, dove una glie Tribone nel Borgo di dentro: Giorgio netto alla Madonna conservato nell’Ora-
casa porta ancora affrescato il loro Tribone con moglie, tre figli ed un nipote, torio della Confraternita dell’Annunziata
stemma. Un canonico Tribone, vissuto Michele Tribone con moglie tre figli ma- o dei “turchini” dal colore delle cappe in-
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dossate dai confratelli. sente locazione e condi-


E’ stato anche fra gli zioni è fatta inoltre me-
amministratori del Comune diante l’annuo fitto ossia
di Ovada perché nel 1827 pigione di lire nuove di Pie-
firma con il Sindaco Gio- monte novecento, quali il
vanni Pesci ed altri una sig. Conduttore suddetto
“Supplica al Re perché il promette e si obbliga di pa-
Comune sia rimesso sotto gare in due eguali rate ed a
la Giurisdizione del Senato semestri anticipati alla
di Genova”. (A.S.T. Serie suddetta signora Locatrice,
“Paesi per A-B Lettera O; oppure anche al marito di
Mazzo 7 fasc. 14 – 1827) essa sig. Gio Stefano Tri-
Don Giuseppe Tribone, bone il quale resta autoriz-
dai libri della Metropoli- zato ad esigere, e quitare
tana di San Lorenzo, morì ovvero anche a quello o
il 29 dicembre 1839, la- quelli che per parte dei
sciando i suoi beni alla Par- detti coniugi Tribone ed
rocchia dell’Assunta di altro di essi venisse indi-
Ovada. Scolopi, e propone come temporanea re- cato al suddetto signor
Dal Catasto Napoleonico del 1790 ri- sidenza della religiosa famiglia la Casa Conduttore.
sulta infatti che i fratelli Tribone possie- Rossi con cappella pubblica intitolata a Il suddetto fittavolo pagherà annual-
dono terreni, vigne, prati e case coloniche San Francesco da Paola, oppure casa mente numero quattro capponi non mi-
sia in località Manzolo che nella località Tribone anche essa con cappella; o il ca- nori in peso di libre dieci cadauno paio
“Sotto il Colzero” ed un palazzo con cor- stello Lercaro in campagna.” alli primi di Dicembre e numero quattro
tile in Borgo di dentro al n. 126. Probabil- Probabilmente il testamento del Ca- polastri non minori in peso di libre tre
mente è la stesso palazzo a cui accennano nonico Tribone ci permetterebbe di ca- cadauno paio in Agosto, e numero 6 don-
l’Ottonello e Borsari a proposito dello pire a chi ha lasciato i suoi beni. zine d’ova a tutto Aprile d’ogni anno.
stemma dei Tribone. Senz’altro alcune proprietà sono an- Anche i registri dei Censimenti del-
A questo proposito è interessante no- date ai nipoti, figli del fratello Tommaso l’Archivio del Comune di Genova ed il
tare che in Vico dell’Ancora esiste tuttora perché “…..L’anno del Signore mille otto fondo degli iscritti all’Università conser-
un palazzo in cattive condizioni con uno cento quarantuno ed alli 27 del mese di vato all’Archivio di Stato di Genova ci
stemma nobiliare di difficile lettura, Aprile in Genova. Per la presente pri- confermano che i Tribone residenti a Ge-
(quello dei Tribone?) mentre a pochi vata scrittura fatta in altrettanti originali nova hanno mantenuto forti legami con
metri di distanza in vico Rocca ne è stato quante sono le parti infrascritte contra- Ovada.
restaurato un altro riportando alla luce lo enti e da insinuarsi in caso di bisogno a Infatti fra i documenti di iscrizione al-
stesso stemma. Probabilmente si tratta spese della parte inosservante. La si- l’Università di Giovanni Vincenzo, figlio
dello stesso palazzo a cui accenna Gio- gnora Annetta Oldoini moglie del sig. di Giovanni Stefano e di Anna Oldoini,
vanni Carrara, Padre scolopio nelle sue Gio Stefano Tribone fu Tommaso, e da troviamo che è stato battezzato a San Lo-
memorie: questi a cautela debitamente autorizzata renzo proprio dallo zio Canonico: Giu-
“….17 agosto 1835. Il Provinciale P. ha dato e concesso al signor Giovanni seppe Tribone. Contrariamente alla
Lorenzo Isnardi manda da Torino una Battista Torrielli fu medico Biaggio di tradizione il ragazzo venne battezzato
circolare a tutti i religiosi della provin- Ovada assente, e per esso accettante il nel 1805 a quasi due anni: era infatti nato
cia in cui dà norme precise da seguire R.do D. Giuseppe suo fratello nella sua il 18 dicembre 1803! Al battesimo oltre
per l’infierire del colera, ed ordina ai ret- qualità di Procuratore generale, come da ai genitori Giovanni Stefano Tribone e
tori - atteso il dominante flagello - di non atto notarile Guala in data 1831. 11 Anna Oldoini del fu Filippo Maria sono è
permettere a nessuno dei padri di allon- Aprile debitamente insinuato il 28 stesso presenti i Padrini Tommaso Tribone del
tanarsi per qualsiasi motivo dalla casa in mese in Ovada n: 239 fol. 403 col diritto fu Giovanni Vincenzo, Margherita mo-
cui si trova. pagato di lire tre e centesimi 89 come da glie di Giacomo Montebruna e Camilla
Il 25 agosto il Sindaco di Ovada Mai- ricevuta Rossi, li seguenti descritti beni Rapallino, vedova di Filippo Oldoini.
nero informa con sua lettera il rettore P. posti tutti sul territorio di Ovada”. Anna Oldoini è pertanto la sorella del
Gerolamo Andrealli che per l’infierire Si tratta dei terreni, delle cascine e nonno di Virginia, Contessa Castiglione!
del colera il comandante della Provincia delle vigne di cui al Catasto Napoleonico Il Sindaco della Città di Genova, al-
ha scelto per il locale destinato a lazza- per cui il Torrielli si impegna a pagare ai l’atto dell’iscrizione di Vincenzo all’Uni-
retto il Convento e la Chiesa dei Padri coniugi Tribone un fitto annuo: “ La pre- versità, alla Scuola di Istituzioni Civili,
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294 A lato, ritratto di Virginia Ol-


doini, contessa di Castiglione,
al tempo dei suoi successi pa-
rigini

attesta il 27 novembre ria di Ovada, Tip. Olcese Genova


1822 che il padre Ste- 1978
fano è negoziante e lui e BORSARI G., Non solo Ovada
i figli vivono dei redditi 2° Volume Ovada 1997
della moglie, Anna Ol- CHIOMA G., La Contessa Vera-
doini, la quale possiede sis di Castiglione Ed. Tridente La
beni stabili per lire Spezia 1993
90.000 importate dalla DANESE O., La Rapallina Vir-
sua dote! ginia Oldoini Verasis Contessa di
In allegato ho cercato Angelo, Adelaide e Fanny, del fu Vin- Castiglione Ed. Luna
di ricostruire l’albero genealogico dei cenzo, Argentina del fu Filippo e Luigia, DE FEO Italo, Cavour L’uomo e l’opera,
Tribone, degli Oldoini, dei Verasis e dei Clementina e Maria del fu Tommaso. Mondadori Edit Milano 2011
Cavour ossia di una buona parte delle fa- Al momento della morte della Con- GATTO CHANU T., Le grandi donne del Pie-
miglie legate alla storia della magnifica tessa disattesero le sue ultime volontà e monte, Newton Compton Ed. Roma 2006
Contessa. misero all’asta i suoi gioielli, si trattava GRILLANDI M., La Contessa di Castiglione,
Ritornando ad Ovada, dall’esame di una vera e propria fortuna: fra i più Rusconi Libri Milano 1994
degli atti conservati nel fondo Università prestigiosi una goccia verde di smeraldo LANZA E., Confini e controversie nelle valli
ci rendiamo conto che sono numerosi i di oltre quaranta carati donatale dall’Im- dell’Orba e dello Stura dal XVIII ai giorni no-
discendenti dei Tribone, genovesi, che peratore valutato oltre centomila franchi stri Facoltà di Magistero Tesi di laurea 1965-66
ancora mantengono legami con Ovada. oro (De Feo), mentre un “vezzo” di cin- MARENCO G., Ricerche di geografia storica
Pietro Tribone, figlio di Giuseppe e di que giri di perle bianche e nere, 279 per nella Comunità di Ovada Facoltà di Magistero
Geronima Quartara, iscritto all’Univer- l’esattezza, pari a 3.838 carati, fu venduto Tesi laurea 1971-72
sità al corso di Legge, nell’ottobre 1843 all’asta per quattrocentomila franchi, MAZZUCCHELLI M. La Contessa di Casti-
durante le vacanze autunnali presenta una quando lo stipendio annuale di un mae- glione Dall’Oglio Edit. Milano 1962
dichiarazione del Parroco di Ovada, stro era di 450 lire! (Piano). MOROZZO DELLA ROCCA E. Autobiografia di
Padre Arata Giacomo, che attesta che ha Nel 1910 vendettero anche le sue pro- un veterano Zanichelli Bologna 1898
frequentato le funzioni Parrocchiali e i prietà immobiliari a Spezia dando avvio OTTONELLO E. Gli stemmi di Cittadinanza
Sacramenti. alla cosiddetta speculazione “Fondega” della Magnifica Comunità di Ovada Memorie
Anche il fratello David Pietro, che con la realizzazione di quattro palazzi in dell’Accademia Urbense N. 61 Ovada 2005
frequenta Teologia e diventerà prete, nel stile liberty da parte dell’architetto Vin- PETACCO A. L’amante dell’imperatore Mon-
1839 è suddiacono della Congregazione cenzo Bacigalupi nell’area del parco dadori Ed. Milano 2000
di Prè: l’Arcivescovo di Genova Mons. della Contessa! PETTENATI A. La belle des belles Vita di Vir-
Tadini scrive a Don Bracco della Parroc- Solo in tempi recenti i giardini nel- ginia Contessa di Castiglione NEOS Ed. Torino
chia di Ovada nell’agosto 1839 chieden- l’area antistante il Conservatorio Puccini PIANO PIERLUIGI “La drôle affaire” della
dogli conferma dell’assiduità di David della Spezia sono stati intitolati a Virginia vendita dell’archivio della Contessa di Casti-
nel frequentare la Chiesa, e nell’evitare Oldoini come un tardivo riconoscimento glione.
le cattive compagnie, ed il Parroco di della cittadinanza alla memoria della PODESTÀ E., Gli atti del notaio G.Antonio
Ovada nell’ottobre attesta che ha fre- Contessa che dal suo volontario esilio pa- De Ferrari Buzalino (1463-1464) Storia e vita
quentato “diligentissimo” (sic) la Parroc- rigino ricordava sempre con rimpianto il del borgo di Ovada nel secolo XV, Accademia
chia! suo joli golfe. Urbense Ovada 1994
Mi piace pensare che la Contessa Vir- RAPETTI BOVIO DELLA TORRE Lo “Stemma-
ginia quando in viaggio di nozze da Ge- Bibliografia rio Ovadese” di Bernardino Barboro sta in Atti
nova raggiunse per la prima volta Torino ARCHIVIO STATO GENOVA, Magistrato, La del Convegno di Studi di Storia Ovadese, Ovada
per andare a vivere nello splendido pa- Caratata Nova de Uvada 1682 2002, Memorie dell’Accademia Urbense Ovada
lazzo che il Conte Francesco aveva arre- ARCHIVIO STATO LA SPEZIA, Fondo Vecchio n. 53 - 2005
dato per lei, si sia fermata magari per una Catasto Urbano (Vol. 4 part. 739 e Vol. 27 part. VIARENGO A. Camillo Benso di Cavour Au-
breve sosta proprio ad Ovada, magari dai 5204, Atti Trapasso proprietà contessa – Eredi toritratto BUR Rizzoli Milano 2010
cugini Tribone: d’altra parte il viaggio da Tribone
Genova a Torino a quei tempi durava due BERTOLO B. Donne del Risorgimento Le
giorni! eroine invisibili dell’Unità d’Italia Ed. Ananke
Per concludere i Tribone, parenti ser- Torino 2011
penti, eredi della Contessa sono i discen- BEVERINI A. e Spagiari P., Virginia Oldoini
denti di Giovanni Stefano e di Anna Contessa di Castiglione, Luna Ed. Spezia 1999
Oldoini e precisamente i fratelli Paola, BORSARI G., Famiglie e persone nella sto-
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Famiglia Tribone

La Divina Contessa in un quadro


di E. Giaraud.
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Omaggio a Franco Resecco, cronaca della mostra


di Paolo Bavazzano

Qualche flash sulla mostra Omaggio dedicati a Resecco, visibili nel salottino conosciuto a Giacomo Gastaldo che oltre
a Franco Resecco per ricordare alcuni predisposto allo scopo, e realizzati attin- alla parte organizzativa e preparativa
momenti significativi che l’hanno carat- gendo il materiale documentario dalla vi- della mostra ne ha seguito personalmente
terizzata e per esprimere la nostra viva ri- deofototeca dell’Accademia. ogni fase logistica durante le tre setti-
conoscenza a tutti coloro che, a vario La mostra è stata visitata da un buon mane di apertura.
titolo, ne hanno consentito l’allestimento numero di scolaresche accompagnate dai L’Accademia non ha voluto che si di-
e lo svolgimento nel corso delle tre setti- rispettivi insegnanti a cui plaudiamo per menticasse Franco Resecco poeta e il 26
mane di apertura. aver accostato i giovani all’opera del no- ottobre alle ore 21, si è tenuta nell’ampia
Quando abbiamo deciso di esporre stro pittore. É stato un vero piacere con- sala della Loggia e in mezzo alle sue opere
parte delle opere dell’indimenticabile arti- statare come la vitalità esuberante dei una piacevole serata all’insegna del dia-
sta ovadese, uno dei fondatori della nostra ragazzi posta a contatto dei quadri di Re- letto. Sono intervenuti e hanno recitato pro-
associazione culturale, non avevamo secco si sia mutata in una sentita parteci- prie composizioni in vernacolo Arturo
dubbi che la manifestazione avrebbe ri- pazione, quasi in uno stupore inatteso di Vercellino per Cassinelle - Bandita e Mario
chiamato e incuriosito quanti a Resecco fronte alla forza espressiva, che le varie Tambussa per Capriata. Si sono cimentati
hanno voluto bene come persona e per ciò opere esposte erano in grado di trasmet- con successo nell’arduo idioma anche due
che ha saputo rappresentare attraverso la tere all’attento osservatore. giovani che rappresentano un po’ il futuro
sua vena pittorica e vernacolare. Ma la Lo stesso esprimiamo il nostro plauso della tradizione dialettale delle nostre val-
buona riuscita dell’iniziativa è andata ben agli accompagnatori dei Ragazzi di San late: Riccardo Basso di Silvano d’Orba, fi-
oltre le aspettative e se tale risultato non ci Domenico e dello Zainetto; ai bambini di glio del compianto poeta e storico Sergio, e
ha sorpreso ci ha effettivamente toccato. Cammin facendo, all’AISM (Ass. Malati Alessio Olivieri di Ovada. Franco Pesce,
Già all’apertura il calore della gente di sclerosi multipla - Gruppo di Ovada) che per l’occasione ha rispolverato il suo a
verso una figura così popolare si è tangi- per aver visitato la mostra con i vari plomb di presentatore, ha brillantemente
bilmente manifestato in termini di parte- gruppi, grazie all’opera di coordinamento condotto la serata che è stata per noi filmata
cipazione. Dopo il saluto dell’Assessore svolta da Michele Rolla. da Daniela Gastaldo e fotografata da Re-
alla Cultura del Comune di Ovada M° Una menzione particolare per la colla- nato Gastaldo.
Gianni Olivieri è stata la volta degli in- borazione data in fase di allestimento, Se l’Accademia e gli altri organizzatori
terventi illustrativi del prof. Arturo Ver- prima, durante e dopo, e per la presenza non possono, quindi, che essere soddisfatti
cellino, che della mostra è stato il costante ed attiva nel corso della mostra, per l’omaggio tributato dalla Città al grande
curatore, di padre Rinaldo Resecco che va fatta a Silvio Pernigotti che ha vera- artista ovadese, per noi per i quali Franco è
ha ringraziato tutti e ricordato con affetto mente onorato la memoria di un caro stato prima di ogni altra cosa un vero a caro
filiale alcune tappe artistiche e di vita di amico come Resecco con il quale ha col- amico la soddisfazione di ritrovarlo nelle
papà Franco; quindi ha concluso l’ing. laborato in passato all’allestimento di sue opere è stata cento volte maggiore
Alessandro Laguzzi che ha evidenziato tante personali. Lo stesso impegno va ri- Ciao Franco
quante energie abbiano concorso alla riu-
scita della mostra e quanto slancio di par-
tecipazione sia venuto dalle famiglie che
con grande liberalità hanno messo a di-
sposizione oltre la metà delle opere espo-
ste. La cerimonia è stata filmata da Flavio
Rolla, foto di Renato Gastaldo.
Ad ogni apertura, sia nei giorni feriali
che festivi, è stato un continuo via vai di
visitatori e, dell’affluenza e dell’interesse
dimostrato, ne fanno fede le firme sul
quaderno posto all’ingresso della mostra,
fitto anche di incoraggianti annotazioni Padre
lasciate dalle oltre 3000 persone interve- Rinaldo,
nute. figlio
del pittore,
Molto apprezzato il catalogo andato
con alcuni
letteralmente a ruba fino ad esaurimento
studenti
delle copie e altrettanto graditi i filmati
universitari
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Geniere e Partigiano. Un aspetto sconosciuto della vita


di Franco Resecco
di Pier Giorgio Fassino

La valigia era ormai logora ma la trat- gen. Eisenhower, comandante in capo curo come la teleferica in quanto il teatro
tava con ogni cura poiché recava gli in- delle Forze alleate anglo-americane. La di guerra era prevalentemente montano.
confondibili segni delle pazienti ed abili richiesta è stata accolta. Conseguen- Tuttavia la permanenza in questa spe-
riparazioni che suo padre aveva eseguito temente, ogni atto di ostilità contro le cialità era stata di breve durata poiché,
nel corso degli anni. forze anglo-americane deve cessare da nel 1940, la speditiva campagna sulle
Il contenuto era vario: alcuni oggetti parte delle forze italiane in ogni luogo. Alpi Occidentali – apertasi il 10 giugno e
di vestiario ed una serie di disegni ese- Esse, però, reagiranno ad eventuali at- chiusa il 25 dello stesso mese dall’armi-
guiti a matita o a carboncino che in ge- tacchi da qualsiasi altra provenienza.” stizio firmato a Roma a Villa Incisa -
nere ritraevano commilitoni o rispec- In buona sostanza il proclama la- aveva portato all’occupazione della Pro-
chiavano paesaggi provenzali, terre bat- sciava in balia di se stessi decine di mi- venza da parte delle truppe italiane della
tute dal mistral, il vento di nord-ovest, gliaia di soldati italiani braccati dai IV Armata e conseguentemente quel bat-
che avevano ispirato i capolavori di Cé- tedeschi poiché l’uscita dal conflitto, su- taglione del Genio, tralasciati gli impianti
zanne, Gauguin e Van Gogh. bodorata dall’alleato che aveva predispo- teleferici, veniva utilizzato per la costru-
Ma ora, giunto ad una casa colonica sto adeguate contromisure per occupare zione di bunker e casematte. Molte di
tra radi pini marittimi, mandorli selvatici militarmente il territorio italiano, era nel- queste fortificazioni, ubicate non solo in
e campi di lavanda che nei giorni se- l’aria da tempo. aperta campagna o in corrispondenza di
guenti gli avrebbero ricordato il profumo La vita militare di Franco Resecco, nodi stradali ma anche sulla costa pro-
della Provenza, Franco Resecco era co- era iniziata nel 1940 quando, come sol- venzale, erano camuffate come semplici
stretto ad abbandonare quel bagaglio a lui dato di leva, era giunto al 2° Reggimento case di campagna o innocue villette vi-
così caro ma divenuto ormai troppo in- Genio a Casale Monferrato e quivi era cino al mare decorate con tenui colori ed
gombrante. In tal modo avrebbe avuto stato assegnato al Battaglione Teleferisti. arricchite con qualche trompe l’oeil. Ap-
una chance in più nel cercare di rientrare Una specialità creata a Luglio del 1916 punto nel mascheramento di questi fab-
in Italia arrampicandosi pazientemente, per sopperire alle necessità di provvedere bricati si era specializzato il geniere
come un alpino, lungo quei sentieri adatti al rifornimento di viveri e munizioni alle Franco Resecco e, data l’abilità con cui
a caprioli e stambecchi che, attraverso le quote elevate con un mezzo rapido e si- li eseguiva, era stato trattenuto al reparto
Alpi Marittime, lo avrebbero riportato addetto a tali lavori evitandogli trasfe-
in patria senza utilizzare strade e passi rimenti in zone di guerra come il fronte
infestati dall’ex alleato tedesco pronto a russo o nordafricano. Ma il sopraggiun-
catturare i resti isolati di un esercito in gere dell’armistizio aveva interrotto
disfacimento. bruscamente quel tipo di attività e per-
Conseguenza di quanto avvenuto la tanto, dopo il caotico susseguirsi degli
sera di mercoledì 8 Settembre quando – avvenimenti che avevano portato al di-
alle 18.30 - Radio Algeri aveva diffuso sfacimento della IV Armata, si era
la notizia che il governo italiano aveva unito ad altri 24 commilitoni che, uti-
firmato l’armistizio con le Potenze Al- lizzando mezzi di fortuna, avevano
leate. Notizia confermata alle 19.45 dal preso la via del ritorno in patria.
generale Badoglio che – con un ritardo Scartata la litoranea Nizza – Venti-
di cinque giorni, dal momento in cui miglia perché ormai saldamente in
era stata siglata la tregua, trascorsi nel mano alla 305^ divisione di Fanteria te-
tentativo di escogitare provvedimenti desca che la controllava in modo rigo-
adeguati alla prevedibile reazione che roso, il gruppo aveva imboccato strade
ne sarebbe seguita - aveva letto, presso di campagna fuori mano e distanti dalle
la sede dell’EIAR in Via Asiago, il pro- grandi rotabili percorse da unità germa-
clama radiofonico che confermava niche sino a giungere ai primi contraf-
quella che in realtà era una resa incon- forti delle Alpi Marittime. Ma, nella
dizionata: prospettiva di dover affrontare le mu-
“Il Governo italiano, riconosciuta lattiere ed i sentieri che si inerpicavano
l’impossibilità di continuare l’impari sui monti, il Nostro si era visto co-
lotta contro la soverchiante potenza av- stretto ad abbandonare la valigia con
versaria, nell’intento di risparmiare ul- quei preziosi disegni che egli stesso
teriori e più gravi sciagure alla considerava “ ...eseguiti con impulso
Nazione, ha chiesto un armistizio al giovanile, prime prove formative di
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Alla pag. precedente,
Franco Resecco, autoritratto
del periodo bellico
A lato, Casa colonica della Badia
di Tiglieto (proprietà della
Famiglia Salvago Raggi).
In basso, Genieri del 2° Reggimento
(commilitoni di Franco)
d’Austria), “Il tragitto verso casa è ancora lungo
avevano e rischioso. Sono tempi terribili con i te-
proseguito deschi che ci danno continuamente la
verso Isola, caccia. Durante il viaggio in treno da
ultimo bor- Torino ad Alessandria alcuni genovesi
go alpino in travestiti da frati pregano con il breviario
territorio in mano; indossano calze e scarponi mi-
francese non litari che male si combinano con il saio e
lontano dal non ingannerebbero nessuno. Alcuni mi-
sovrastante litari tedeschi osservano nel corridoio la
valico del scena ma fanno finta di niente; forse
un’arte che mi ha sempre affascinato”. Colle della Lombarda a 2.350 metri di anche loro sono stufi di fare la guerra e
Sicché l’aveva lasciata in una casa di quota. Quivi si erano finalmente imbat- sperano di poter tornare presto a casa.
campagna (forse con la segreta speranza tuti nel primo cippo confinario dopo il Nei pressi di Castellazzo guado
di ritornare un giorno a recuperarla) poi- lungo vagare tra le montagne del versante l’Orba a piedi; dopo qualche ora di cam-
ché con quel peso non avrebbe potuto af- francese che era durato quasi un mese ed mino giungo in vista di Roccagrimalda e,
frontare il percorso montano mentre era aveva procurato una falcidia tra il gruppo alla cascina Colombara, vengo accolto
già affardellato da un pesante zaino e da originario: ventidue uomini avevano ri- da amici di famiglia. Mio padre Gio-
una coperta. nunciato per la stanchezza, il freddo e la vanni, di professione ciabattino, avvisato
Il gruppo aveva cominciato a girova-
gare attraverso le alture dell’Alta Pro- fame oppure si erano uniti a qualche nu- del mio arrivo si precipita ad abbrac-
venza evitando le fortificazioni che, a cleo di partigiani del Maquis, l’organiz- ciarmi.”
fine Seicento, il Vauban, utilizzando la zazione resistenziale francese. La situazione nell’Alto Monferrato
sua famosa basterne, inconsueta portan- Però i tre rimasti si erano rinfrancati era però alquanto difficoltosa poiché già
tina con lunghe stanghe anteriori e poste- quando ad un tratto, lungo la discesa dal mese di Agosto ’43 l’ LXXXVII
riori sorrette da due cavalli, aveva visitato dalla cresta spartiacque tra la Val Tinée e Corpo d’Armata tedesco stazionava
per adeguare l’antiquato sistema fortifi- la Valle Stura, avevano intravisto in lon- lungo la riviera ligure per concorrere al
catorio locale in funzione anti sabauda: tananza gli spalti del forte di Vinadio. Ag- contrasto di eventuali sbarchi alleati. Per-
Colmars Les Alpes, Seyne Les Alpes, Si- girarono quindi questa località e si tanto, alla notizia dell’armistizio, at-
steron ed Entreauvaux divenute ora va- diressero speditamente su Cuneo dove gli tuando i piani accuratamente predisposti
lide sedi per i distaccamenti della abitanti generosamente donarono loro nell’intento di disarmare le truppe ita-
Wehrmacht. Quindi, verosimilmente, i degli abiti civili che consentirono ai tre liane ed occupare il territorio del Regno
genieri avevano imboccato la Val Tinée genieri di sottrarsi alla cattura. non ancora in mano degli Alleati, il 9 set-
per puntare verso il Colle della Lombarda Infatti i cuneesi si erano abituati al so-
e scendere verso Vinadio sperando di non praggiungere di soldati italiani dal con-
incappare in qualche alpinjager di pattu- fine francese ed a questi cambi d’abito
glia oppure essere visti dalle sentinelle te- sicché non rifiutavano mai di aiutare gli
desche a guardia dei capisaldi della linea sbandati con capi di vestiario anche se
Maginot alpina o delle decine di posta- ancora in buono stato. D’altra parte
zioni, ridotte, casematte e batterie in ca- Cuneo può essere considerata la culla
verna che obbligavano a lunghi giri della Resistenza: già nel pomeriggio
invece di poter seguire il sentiero più dell’11 settembre ’43, tre giorni dopo
breve o sicuro per evitare di essere cattu- l’annunzio radiofonico dell’armistizio,
rati e spediti in un campo di concentra- una dozzina di civili erano partiti diretti
mento. verso la montagna e si erano installati
Giunti al valico che pone in comuni- presso il santuario della Madonna del
cazione l’alta Valle Tinée con il vallone Colletto a 1.300 metri di altitudine a ca-
del torrente Salso Moreno (denomina- vallo tra la Val Gesso e la Valle Stura.
zione data dai soldati spagnoli che si Ma lasciamo la descrizione dell’ul-
erano accampati nei pressi di quel passo tima parte di questa anabasi alle parole
nel 1744 diretti ad invadere il Piemonte di Franco Resecco raccolte in un articolo
durante la guerra di successione di Paolo Bavazzano pubblicato su URBS:
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Franco Resecco con alcuni
commilitoni fotografato su di
una spiaggia provenzale

tembre 1943 – poche ore dopo la mezza-


notte - lo Stato Maggiore dell’ LXXXVII
si era già installato nel castello di Ta-
gliolo mentre Ovada era stata occupata
poco dopo con un presidio accasermatosi
nell’edificio delle scuole elementari del-
l’attuale Piazza della Libertà e comando
nell’antico Palazzo Maineri in piazza Ce-
reseto.
Aveva così inizio anche nell’Ovadese
quella lotta partigiana a margine della
guerra che gli eserciti alleati conduce-
vano lungo la penisola per cacciare
l’occupante tedesco: i primi volenterosi
corsero a cercare armi e offrirono una glio da disegno, a carboncino, a penna, a suo. Poi ci perdiamo di vista e solo al-
larga solidarietà ai prigionieri di guerra matita grassa, a guazzo, le mie impres- cuni giorni dopo la Liberazione da Don
alleati, ai soldati sbandati, ai giovani che sioni prendendo spunto dall’antica Berto Ferrari, il cappellano dei parti-
rifiutavano il servizio militare per il ne- badia, dalla ferriera, dalle rocce e dalle giani, vengo a sapere che Oscar è stato
mico ed a uomini attratti dal nobile acque limpide del torrente. Trascorrono fucilato dai tedeschi perché qualcuno
ideale per la libertà. giorni indimenticabili. l’aveva tradito.
Quindi, sin dai primi giorni successivi La zona raccoglie numerosi parti- Non lo ho mai dimenticato e posso af-
all’armistizio, sui monti Tobbio, Porale e giani [sono gli uomini che formarono i fermare che molti lavori su tema della
Lanzone e attorno ai centri abitati di Mor- primi Distaccamenti d’assalto “Gari- Resistenza li ho eseguiti ispirandomi a
nese, Bosio e Voltaggio erano affluiti sol- baldi” da cui trassero origine le Brigate quei tempi difficili e alla sincera amicizia
dati sbandati, prigionieri di guerra inglesi che costituiranno la Divisione Mingo che ci legava. Questa è un po’ la storia
e russi, fuggiti dai vicini campi di prigio- ndr] e alcuni chiedono aiuto alla fami- che questi miei disegni racchiudono.”
nia ai Giovi o in Val Fontanabuona, ed i glia che mi dà ospitalità. E’ in tale occa- Dunque questo è il periodo che ha la-
primi volontari che avevano raggiunto le sione che conosco il comandante parti- sciato una traccia indelebile nell’iter for-
montagne incoraggiati dai Comitati di Li- giano Oscar. Una figura carismatica ca- mativo dell’artista e che ispirò le
berazione appena sorti. pace di farsi ubbidire, e all’occorrenza illustrazioni (1971) che corredano le poe-
Ma la costituzione delle prime forma- temere, da giovani un po’ sbandati che sie del partigiano Aldo Farina oppure le
zioni partigiane ovviamente non erano talvolta tralignano dalle buone regole di opere del ciclo resistenziale donate al Co-
sfuggite alla Guardia Nazionale Repub- comportamento. mune di Ovada: Al di là del filo spinato
blicana, organo di polizia della neocosti- Entriamo in confidenza e vedendo che ed Il martire (1969); Ai piedi dell’impic-
tuita Repubblica Sociale Italiana ed ai Oscar dimostra di apprezzare i miei la- cato (1978); Partigiani all’attacco
comandi delle SS tedesche che avevano vori gliene regalo alcuni. Parliamo a (1978); Partigiani dopo il combattimento
iniziato a contrastare questo movimento lungo di quello che si attende e si spera e L’anelito alla Libertà (1980).
popolare con duri rastrellamenti. debba avvenire: la fine della guerra. Tuttavia è consolante immaginare che
Questo il commento di Franco Re- Sono giorni di tensione e pericoli. Capita un domani emerga un qualcosa che con-
secco su quel periodo apparso sulla rivi- di incontrare sconosciuti ben vestiti che senta di ricostruire anche il periodo pro-
sta dell’Accademia Urbense: chiedono informazioni sui partigiani pro- venzale dell’artista sebbene, in questo
L’avventurosa odissea non è ancora mettendo in cambio somme di denaro. caso, la realtà sconfini nell’utopia: chissà
finita. Sono fra i tanti che giornalmente Allo stesso tempo si insinuano fra le file che un giorno, nel corso della ristruttura-
rischiano di cadere vittima di un rastrel- partigiane individui che non ispirano zione di un vetusto casale nelle campa-
lamento per rappresaglia da parte dei te- nessuna fiducia. C’è da prestare molta gne provenzali di Pierrefeu-du-Var o del
deschi; quindi occorre nascondersi bene. attenzione. Plan de Caussols venga rinvenuta una
Mio padre conosce una famiglia di con- Un giorno al comandante Oscar con- vecchia valigia, quasi sommersa da pol-
tadini nella piana di Tiglieto, vicino alla fido alcune perplessità circa il compor- vere e ragnatele, contenente disegni su
Badia e riesce ad accasarmi presso della tamento di uno del gruppo e lui mi carta – eseguiti con tratto sicuro a matita
brava gente. Incomincio di nuovo a dise- tranquillizza dicendomi di aver capito o carboncino - raffiguranti soldati e pae-
gnare; i luoghi sono famigliari e la tutto da tempo. Mi convinco che Oscar è saggi locali, datati tra il 1940 ed il 1943
guerra sembra lontana. Traduco sul fo- una persona coraggiosa e che sa il fatto e firmati dall’autore: Franco Resecco.
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Tommaseo e Pratesi: lettere da Ovada


di Luigi Cattanei

Due lettere ovadesi della Biblioteca economiche, formulava pensieri suicidi, chiunque fu scetticamente pagano». (6).
Nazionale di Firenze(1) vergate dallo e in versi!: Con rapidità forse eccessiva e non
Scolopio P. Leoncini per il Tommaseo Alcuno / in cielo in terra / amico equanime le lettere del Pratesi alterna-
riaprono il capitolo dei rapporti corsi fra agl’infelici / e rifugio non resta /altro che vano slanci e moti malevoli verso
l’Abba, i suoi maestri, Mario Pratesi e il il ferro, «il povero accecato... spiantato anche
Tommaseo, riportandoci a ore difficili per anche se al Tommaseo confessava (l3, lui... gli voglio molto bene perché non è
lo scrittore toscano e al seguito che il dal- X. 1864) pure non vorrei ancor morirvi. un gaudente... se egli non mi pagasse e
mata riscosse fra i Padri Calasanziani. Deluso dall’esperienza se io non fossi bisognoso di tutto, ne sop-
L’amicizia dell’Abba col Pratesi (e d’insegnamento al Collegio Cicognini di porterei pazientemente le impazienze e
con Giusti, Thouar, Barzellotti, Dal- Prato, egli aveva lasciato cadere la pro- gli sdegni.» (7)
l’Ongaro risaliva ai mesi del 1861 da lui posta dell’amico Abba di procurargli una Le trenta lire mensuali sono sprezzate
trascorsi a Pisa fra studenti, patrioti, in- cattedra al Collegio di Carcare, ove il ret- fra motivi d’urto o di attrito a certe parole
tellettuali, frequentando con religioso ri- tore ti avrebbe usato quei riguardi che si un po’ brusche del Tommaseo gli ho rispo-
spetto la casa del Mayer, custode di carte debbono alla tua cultura, e vivere in un sto con insolenza, scrive il Pratesi, pur se
foscoliane e padre di quell’Elisa presto piccolo villaggio ti potrebbe giovare (3). altrove definisce Tommaseo Venerabile…
mancata all’amore di Abba. Mentre Abba. dal Ponte Vecchio sa- per disperazione e pianto. E scriverà: gli
Cultore di canti popolari fin dal ‘60, liva all’Arco de’ Tintori a visitar Tomma- voglio bene perché ha sposato una donna
il P. Leoncini aveva contatti col Tomma- seo, Pratesi scontento, irritato, scriveva di popolo, povera, illetterata a segno di
seo (che aveva pubblicato a Venezia all’amico: «non trovo gioia, non trovo non saper leggere e ci trovò quanto gli ab-
Canti popolari corsi greci illirici nel ‘42) sorriso», lamentando l’assenza «d’una bisognava a confortar la sua cecità e una
e riscuoteva la gratitudine del Leoncini: compagna che avesse tollerato gli insulti vita logora di dolori».(8)
del mondo, che fosse educata a patire fin Il carteggio con Abba denuncia volu-
«per le povere Scuole Pie nella bella, dagli anni più teneri… amato da lei che bilità, turbamenti, permalosi timori, giu-
affettuosa tanto commemorazione dal m’importerebbe del mondo». (31 Gen- dizi ben lontani dall’Abba. stesso e dai
caro Padre Antonelli, e per le pietose naio 1867).(4) Padri Scolopi.
linee scritte in lode del carissimo Ab. Ca- Poco più tardi, premuto da guai eco- Quel però che Pratesi t’acque più a
rosio.» nomici, ribadiva: la sventura mi padro- lungo e ne motivò incertezze fu il senti-
neggia, mi annienta… la mia musa è la mento nato e nutrito nella casa dell’Arco
Già dal 1864 una lettera confidenziale fame… Solo nel luglio poteva alfine co- dei Tintori per Caterina, la figlia di Tom-
del P. Garassini riferiva al Tommaseo municare, pur fra motivi discordanti al- maseo, a lungo taciuto al padre. Pur se
sulle proprie fatiche di rettore e lodava i l’Abba (5): mancano espliciti cenni scritti alla pas-
benefici venuti dalle pagine dello scrit- «Ho trovato da lavorare presso Ni- sione, le cose dovettero proceder fra ten-
tore: all’educazione e alla religione no- colo Tommaseo, ma la fatica è grande, il sioni e attriti coll’irritabile dalmata, certo
stra santissima, preannunziando la visita frutto che ne traggo meschino. Il Tomma- in sospetto (o al corrente...).Vi fa palese
a Firenze d’un altro dotto Padre del Col- seo però è un uomo integro e mi sono di riferimento una lettera di scuse al Tom-
legio di Carcare al P. Matteo Ricci. Già qualche conforto le sue parole spesso af- maseo vergata il 14 Aprile 1868 dal Pra-
nel l861 il P. Canata, maestro di Abba, era fettuose e cordiali... pur col suo mali- tesi, pentito della sua malagrazia,
stato ad Ovada per conoscere novità di- gnare e inviperire contro il Foscolo e il incupito e scosso da sentimenti che lo tur-
dattiche e confortare d’un lutto recente il Leopardi, contro i quali non sa usare bano. Ma solo un mese dopo, l’11 mag-
musico Antonio Rebora. Forse il Canata maggior carità come quelli che gio, con evidente scarto di tono egli dava
stesso persuase l’Abba ad inviare la sua l’offendono in ciò che costituisce la sua notizia all’Abba della rottura (implicita
Canzone in morte di F. Nullo al Tomma- idea più intima». la manifestazione al Tommaseo di senti-
seo, per un giudizio: il dalmata forniva La quotidiana convivenza col Tom- menti e progetti):
infatti allo Scolopio elementi per una maseo non era serena; in poche settimane «Ho scritto al Tommaseo; m’ha rispo-
operetta(2) del Canata su S. Caterina da ne coglieva e circoscriveva l’ispirazione: sto che avessi compassione di lui e di me
Siena (lodata poi dall’arcivescovo di Ge- «il sentimento dell’arte si è così im- stesso, che pensassi che tanti immerita-
nova, Charvaz). medesimato alla fede. da formare in lui tamente soffrivano più di me e che sa-
Le vicende del Pratesi erano meno se- con la fede un’unica cosa. E l’arte che il peva quello che mi aveva detto... non gli
rene e positive: perduta dall’infanzia la Tommaseo è conformato a sentire profon- scrivessi, non avendo alcuno da cui farsi
madre, in urto col padre, scontento di sé, damente è quella cristiana; quindi egli leggere. Egli mi disse, se è destinato si
della propria salute e delle condizioni per sentimento cristiano prende in odio farà.. La colpa è mia, ma tu sai. Non mi
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In basso, Mario Pratesi


in una foto degli anni ‘70
dell’Ottocento

accusare di debolezza». quelli personali sono celati nelle rinno- (5) 11 maggio 1867.
Forse Tommaseo non colse appieno vate condoglianze al vedovo Tommaseo, (6) Luglio 1867.
(7) Fine maggio 1868.
l’incupirsi dell’animo del Pratesi, i riaf- giacché Pratesi cerca di consolare e non
(8) 4 novembre 1866.
fioranti propositi suicidi, i dolorosi pen- tace un implicito rimprovero al dalmata, (9) Datata 19 maggio 1868.
sieri, in breve giro di giorni seguiti alla per aver tenuto presso di sé a consolar la (10) Datate rispettivamente 11 aprile 1873 e
rottura eccolo malato nella ragione, propria solitudine quasi forzando colei 15 dicembre 1873.
scosso nei nervi (come scriveva l’amico che piange a rimanerle vicino. La figura (11) I versi si riferiscono alla Chiesa fioren-
Cosci (9) all’Abba, consigliando di con- di Caterina vive dunque ancora sulla pa- tina di S. Miniato al Monte.
dur via Pratesi da Firenze); questi co- gina e la chiude; ma pare sfumata, tratte-
La mia Chiesa
nobbe il ricovero, seppur breve, nel- nuta appena nella memoria, nel 1
l’Ospedale dei pazzi, ove la presenza di rimpianto. Un sospiro, nulla più: Pratesi Più ch’à ogni tempio che la prece accoglie
quei malati come lava d’inferno mi lique- confessa che il nuovo ambiente gli ha in- che i derelitti mandano al Signor,
fece il cervello... segnato a ingaglioffirsi per sopravvi- a te, piccola chiesa, alle tue soglie
A sigillar lo sviluppo dell’episodio ci vere... . Ritroverà l’Abba; ma i Padri m’accosto pien di religione il cor
2
mancano ovviamente molte lettere degli Scolopi sono lontani…
In co’ del ponte semplice, modesta,
Scolopi; da Carcare e da Ovada dovettero e come mendica la tua vista appare,
partir pagine di cristiana pietà, inviti alla Note l’acqua che giù di sotto scorre lesta
rassegnazione: al Tommaseo era morta la (1) Oltre alle due del P. Leoncini, il fasci- sembra una prece eterna mormorare.
moglie Diamante; la figlia Caterina colo comprende sei lettere al Tommaseo: due del 3
P. Garassini (1864 e 1873) e quattro del Pratesi Niuno ti bada povera chiesetta,
Avrebbe poi preso il velo finendo in un
1868, 1871, 1873, 1873). non ti vien lo straniero a visitar,
convento francescano. (2) P ATANASIO CANATA, Vita e scuola di S. in mezzo alla città bassa , soletta
Nelle lettere del 1873 dei Padri Ga- Caterina da Siena, vol. 2, Torino, 1861. sembri piccola barca in mezzo al mar.
rassini e Leoncini(10) si parla infatti di (3) C’erano stati carteggi coi P.P. Carosio, 4
commenti evangelici ed opere religiose Canata e Faà di Bruno Pur come te non m’agita il maestoso
inviate dal Tommaseo e diffuse fra gli (4) 31 gennaio 1867. Le date e le citazioni tempio d’Arnolfo, che ‘1 suo genio alzò,
sono attinte all’Ediz. Naz. delle Opere di G.C. né quel di Pisa, solitario, ascoso
Scolopi; tramite l’Abba, il P. Canata po- ABBA, Brescia, Morcelliana, 1999, Epistolario, nella quiete d’un tempo che passo.
teva far giungere al Pratesi parole di cri- VIII, a cura di E. C’OSTA e L. CATTANEI. 5
stiano conforto (attendendo all’opera su Sull ‘imbrunir tra le tue sante mura
S. Caterina aveva mantenuto certo rap- vidi una volta un angelo pregar...
porti col Tommaseo). II tempo aveva so- Soli eravamo ... l’umile creatura
pito rancori e turbamenti, talché la Fea l’aer di luce intorno sfavillar.
tensione irritata pareva dissolversi. In una 6
Chiesetta all’ara tua, china la testa
lettera del settembre 1873 Pratesi si duole prega quel vecchio, afflitto peccator …
del lutto del Tommaseo e spinge il rap- 7
porto ben oltre le lodi del 1871 per il Prega per i deserti i travagliati
comportamento “italiano” di lui. Nel di- con verace umiltà raccolta in sé;
cembre riferisce da Viterbo condizioni e lei pregando per gli sventurati
scolastiche migliori rispetto a quelle di quella cortese prega anche per me.
8
Pavia, ma torna sulla propria solitudine Anima santa! ... .sempre in quell’ascoso
e, cautissimo, associa nel saluto a Cate- asilo d’orazion vi cela a ognun
rina il fratello di lei Girolamo. Non tutto chè quando il tuo gentil core pietoso,
è accaduto invano. Accompagna la lettera con Dio favella non ti vegga alcun!
da Viterbo una poesia inviata in copia al 9
Nota d’arpa lontana e di liuto
P. Leoncini ad Ovada: La mia chiesa (11).
non mi fa pianger, non mi scende al cor
Il dolore è stato assorbito, i ricordi di come, o chiesetta, il fievole saluto
Santa Fiora (paese natale), delle giornate che la tua sponda manda al dì che muor
giovanili e delle chiese fiorentine visitate 10
o custodi di piazze e colline sembrano Io l’odo .... da lontano ti rimiro
aver avuto la meglio. le prime stelle spuntano nel ciel...
con la luce che fugge il mio sospiro
La lettera prenatalizia del professore
ti mando... cala della notte il vel.
lontano serba solo richiami letterari:
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302 Alla pag. a lato, Giosué Carducci,


circondato dagli amici, fotografato
durante una breve escursione,
Mario Pratesi è seduto, a sinistra,
immediatamente al suo fianco

Appendice: Le lettere preghiere, e se ho saputo raccomandarmele con IV


I calore: sono quindi pieno di speranza che vorrà A Nicolo Tommaseo
A Nicolò Tommaseo, Carcare, 12 Maggio scusare questa lamentazione, con cui venni a of- L’ultimo giorno dell’anno 1871
1864. ferirle i miei deboli omaggi di stima e di osse- Venerabile signor Tommaseo,
Egregio Signore quio. Io faccio voti per Lei: Dio sa se sono di
non avrei osato scrivere a V.s Signoria Ill.ma Riceva co’ miei gli ossequi di P. Canata del cuore. E mi perdoni se un altro voto m’esce dal
se il nostro Del Bono non mi avesse vinto colle quale spero presto spedirle un’ operetta sopra cuore. Possano i giovani italiani imitarla nella
ripetute istanze, e in ispezie ultimamente co- Sa.ta Caterina dr Siena, e mi creda di V.s Sig.a sentita del lavoro, nella dignità, nella Fede. Noi
piandomi in una sua le di lei preziose parole di Ill.ma e Ch.ma Dev.mo Servo GP. B. Garassini nel legger le cose Sue ci sentiamo nobilitati. Dio
ringraziamento per i sensi di stima e di affetto delle S.P. esaudisca le Sue preghiere.
che mi credetti in dovere di esprimerle per di lui Devoto Suo Mario Pratesi.
mezzo. II
Non le dissi con quale desiderio si leggono A Nicolo Tommaseo Carcare,19 maggio V
da me da questi Religiosi miei Confratelli le di 1873 A Nicolo Tommaseo
lei opere ed ogni più piccolo scritto o lettera si Egregio Signore, Ovada, 11 aprile 1873
trovi in giornali, che ci vengono in Collegio, rimando e V.s Signoria Ill.ma le schede coi Venerdì Santo
certi di scoprirvi sempre qualche utile docu- nomi dei sottoscrittori alla nuova edizione della Egregio Signore
mento di sapienza i di virtù civile o Religiosa. versione de’ Santi Evangeli col commento ecc Sia compiacente di mandare a chi le scrive
Ma a noi Scolopi incombe un dovere più sacro Ritardai perché sperava accrescere il nu- n° 5 copie dei Sancto Evangeli quando sarà fatta
oltre la stima e la devozione che le dobbiamo, mero de1 sottoscrittori, ma sono in un passetto la annunziata ristampa. Bramo di essere anno-
di pregare, cioè per la conservazione della di lei di campagna, e se non colgo l’occasione che mi verato fra coloro che compiranno il loro dovere
persona, dovere di gratitudine per l’amore che porge qualche forestiero o amico per aggregarlo, in due sole mandate.
porta al nostro sodalizio. E ne’ miei Confratelli mi è difficile assai accrescerlo. Permetta V.s Stimatissima ch’io mi valga
ha vicini degli affettuosi ammiratori della di lei Ho ancora qualche speranza su Parroci e dell’occasione per ringraziarla col cuore della
dottrina e virtù, non temo affermare che anche in Preti vicini, allievi e amici nostri, e vedendoli benevolenza da Lei sempre dimostrata per le Po-
questo, quasi incunabolo delle Scuole Pie (certo raccomanderò l’opera santamente benefica. vere Scuole Pie. Anche ultimamente, colla bella
in Liguria) benedetto in sugli inizi dalla pre- Mi perdonerà poi, egregio Signore, se con affettuosa tanto commemorazione del caro P.
senza dello stesso S. Fondatore dell’ordine, ha questa mia le invio un mio libretto, povera cosa Antonelli e nella lettera all’abate Carosio. Noi
cuori che la amano, e invocano dal Signore in- davvero né degna d’esserle presentata. Lo stam- Scolopi siamo pieni per lei di stima riconoscente
columità e ogni benedizione sopra la rispettabile pai trepidando, sebben confortato da amici e da ed anche di vero affetto, e non solo per il detto,
di Lei persona sopra la di Lei famiglia. uno scopo pio. Come a Dio piacque non fu di- ma principalmente per il gran bene che Ella ha
Nella povertà delle mie preghiere le pro- scaro a molti e antichi miei discepoli e allievi di fatto e fa co1 suoi scritti alla sana letteratura, al-
metto di ricordarla tutte le volte che celebrerò la questo Collegio, visitato in sul nascere dal Cala- l’educazione, alla Religione nostra santissima.
S. Messa, a Gesù Cristo: V/s Sig.a stima faccia sanzio. Il buon Gesù, morto oggi per tutti, gliene dia
altrettanto per me alle sue orazioni. Ho bisogno Lo riceva come segno di ossequio ricono- un premio degno, Le moltiplichi nell’anima il
tanto tanto del soccorso delle preghiere dei scente di uno Scolopio. Mi creda di V.s Sig.ia tesoro della sua pace e della preghiera, le renda
buoni, che mi sento raddoppiate le forze e il Ill.ma dev.mo servo leggero il peso degli anni e delle calamità, e vo-
buon volere, quando so che i buoni e gli amici P.G. B.Garassini d..S..P. glia concederle salute per lunghi anni a bene
miei pregano per me. Sono ormai ventidue anni della Sua amata Famiglia e a conforto nostro.
che sono a capo di questo Collegio (forse terza III Le debbo ancora un grazie affettuoso ed è
Casa dell’Ordine, prima, in Liguria) e se i tempi A Nicolò Tommaseo per quelle pietose linee scritte in lode del po-
corressero meno agitati e più propizi alle società Siena, 27 Settembre 1873 vero, carissimo Damasio alla vecchia Madre.
Religiose, avrei forse ottenuto dai moderatori Signor Nicolò, Dovendo, se Dio vorrà, sul finire del corr.te
dell’Istituto di ritirarmi, per la stanchezza e i La disgrazia che Lei con le cure dell’amor mese passare per Firenze, quanto sarei lieto se
diuturni incomodi, in quie te operosa, si, ma tale suo riuscì ad allontanare quasi forzando quella potessi stringerle la mano!
che mi concedesse un po’ di tempo a prepararmi che piange a rimanerle vicina, sento che l’ha Abbia i miei affettuosi rispetti e si compiac-
all’avvento del Signore. colpita. Dura battaglia contro la quale non var- cia tenermi quale mi è caro rivelarmi
La scarsezza crescente degli Individui Reli- rebbe essere forti com’Ella è, se non l’aiutasse la della S.V. Pregiatissima ed am.ma Devo.mo
giosi, il noviziato deposto da anni, obbliga tutti, Fede: ed Ella usa la sua virtù e col suo amore mi servo
anche i più provetti a tener ferma la mano al- riconferma sì nella Fede che le anime che si ac- Luigi Leoncini delle S.P..
l’aratro, nella viva fiducia che il Padrone della compagnarono con noi nell’esilio, rimarranno
messe mandi altri operai a rilevare gli invalidi. con noi eternamente su patria celeste. Ma VI
Già più volte ho pregato i miei Sup.ri col dimitte m’immagino il suo dolore. Ma già lo espresse A Nicolò Tommaseo
ergo me di Giobbe, pure debbo proseguire: nel- in tenerissimi versi che rimarranno. Mi perdoni Ovada, 15 dicembre 1873
l’arduo compito, fatto più scarso di conforti, e dunque se io piango con Lei e i suoi figliuoli. Stimat .mo Signore,
monco per tante ragioni che V.s Signoria Ill.ma Implora da Lei una benedizione ebbi giorni or sono le copie dei due Primi
ben conosce, fin che piaccia al Degnissimo il suo aff .mo dev.mo Vangeli, che tosto distribuii agli associati. Uni-
Iddio darmi un po’ di respiro antequam vadam Mario Pratesi. sco Lire 31,50 valore dei medesimi. Non feci
et non revertar. spese di riscossione. Aspettiamo con desiderio
Ella vede così se ho bisogno delle di Lei a suo tempo gli altri due. Esaurita questa edi-
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anzi in ventiquattr’ore mi trovo un altro da quel


che ero. Sono tornato gelido come un sepolcro.
Arrossisco d’essermi lasciato andare a piangere
in sua presenza. 0ra che non posso più piangere
riconosco quanta puerilità fanciullesca fosse in
quelle mie povere lagrime. Fui davvero una
femminetta cui per niente vengono i lucciconi.
Ma che vuole per poter vivere amando, cercai
d’aggrapparmi anche ai rovi e alle spine. Ma
ormai tutto è finito, e appongo alla disgrazia la
forza medesima che la pagliucola al vento. E la
disgrazia mi ha portato tanto innanzi, da farmi
persuaso di certe terribili verità che non
s’apprendon nei libri, ma. guai a chi 1’apprende!
Chi è malato ricorre al medico, e allo speziale,
ma vi son tali malanni pe’ quali il miglior rime-
dio si ritrova nella bottega di un armaiuolo.
Quando la cancrena è in una gamba, si ta-
glia. Ma quando è nell’anima e nel cervello, che
fare? Quando sentite che a forza di patir
v’inabissate che fare? Me lo dica lei che potè
volere e credere fortemente, e vincere nella vita.
Con questo io non voglio dirle che intenda ucci-
dermi ebbi sempre ripugnanza a tutto quello che
fa del chiasso,e vorrei partirmi da questo
mondo, silenzioso come una gocciola d’acqua,
ma quel che m’atterra è un’immagine di miseria
zione, quanto sarebbe accetta altra di più grosso vizio grande a non starle più attorno, e vidi a’ che io vidi a Pisa or tre anni..
formato, il doppio almeno della presente! suoi ordini altri che potevamo far meglio,e con Un pover’uomo dal molto accorarsi, era di-
Permetta Vs Signoria Preg.ma ch’io le dica più zelo servirla, potei liberamente ritrarrai, sod- venuto imbecille e la sua disgrazia era sollazzo
una parola tardiva ma sincera di ringraziamento, disfatto di compiacerla. E infatti pretendere che e passatempo degli onesti felici: lo chiamavano
a molta bontà usatami in luglio, sopportandomi Ella cieco d’occhi potesse continuare a valersi il Sor Pasquini. In gioventù aveva studiato filo-
alcune ore seco, parola di memoria ricono- di me, cieco d’anima e d’intelletto, era davvero sofia, e sempre ne ragionava da pazzo. Un
scente, che m’invita ad augurare di cuore a Lei un troppo pretendere. E passando la porta di giorno in un caffè gli diedero a bere, fra le risa
e alla Sua degna Famiglia sante e liete in Dio le casa Sua mi è parso che i suoi polmoni mandas- e gli scherni, dell’assenzio con della senapa, be-
vicine Feste e un felice fine con miglior princi- sero un gran respiro, come di persona che è riu- vanda più infernale di quella che i giudei die-
pio d’anno. scita a liberarsi, finalmente, d’una gran noia. Mi dero a Gesù Cristo. Io tolsi di là quel disgraziato
In quei giorni di fede pregherò Gesù Bam- spiace solo di non aver compreso alla prima. Ed al quale dissi parole che lui, benché folle, com-
bino ad arricchire V/s S. car.ma, del suo dono, a Ella ha avuto con me una pazienza propriamente prese. Orbene in quell’uomo io vedo (dié in un
inondarle l’anima ognor più della mite Sua infinita. Un altro m’avrebbe chiamato dopo tre pianto dirotto e mandò tali voci...) quel che di-
Luce, alla corporea dolorosamente perduta giorni dicendomi “bimbo,fatti prima accomo- verrò se non mi soccorre la morte. Che le pare
ampio compenso; a serbarle per lunghi anni in- dare la testa e poi ritorna”.. Ella invece sette non è tremenda l’ira di Dio? Ma è tempo che la
tera la salute preziosa e tanto spirito. mesi m’ha tollerato! Questa mia, adunque, non finisca. Scusi se l’ho tediata, forse scandalizza-
Le chieggo un favore. Si compiaccia di far ha altro scopo che quello di dirmele grato per ta: mi perdoni questa lettera disadorna. Io non
avere all’ottimo mio Confratello P. Mauro Ricci tanto grande bontà. Io l’ho servita alla peggio: ebbi né tempo né quiete d’apprendere il bello
l’unito biglietto. me ne perdoni, di servirla male non era certo la stile, ed ora sono un vecchio né più lo posso, e
Perdoni la libertà e m’abbia della S.V. Sti- mia intenzione. la mente - Ella.’pure lo ha detto - più non mi
mat. ma Dev.mo Servo Ed anche le ho risposto in maniera da addo- regge. E mentre le scrivo ho nel cranio la pas-
Luigi Leoncini delle Sc. Pie lorarla: le ho tolto anche il rispetto,e di questo sione di Gesù Cristo: i chiodi, le spine e la lan-
l’anima mi rimorde profondamente. Ma che cia. Veda dunque se eran possibili le eleganze.
VII vuole io son pieno dello mia propria meschinità, A questa lettera già non aspetto risposta, ché
A Niccolo Tommaseo de mio piccolo niente e chi ha coscienza d’esser non la merita. Io glielo scritta perché come pos-
Firenze, Via della Pace 9 meschino è intollerante e orgoglioso.. siamo abbandonare una condizione che per del
14 aprile 1868 Pure in quel mostrarmele insofferente era tempo ha riempito di qualche cosa la nostra vita,
Riverito Sig.Tommaseo un’altra ragione. Se Ella non m’avesse pagato, e e star zitti?
Fui spesso sul punto di scendere per l’ultima se io non fossi bisognoso di tutto, avrei in altra Saluti, ne la prego, Girolamo e gli altri di
volta le scale di casa sua, ma il dubbio che Ella maniera, creda, esercitati i miei uffici verso di sua famiglia e mi creda
potesse ciò attribuire a disamore e ad orgoglio lei . Né pensi che io mi sentissi umiliato d’ “aiu- Suo Dev.mo Mario Pratesi
mi obbligò a risalirle. Ma quando mi fé Ella tarla”.’
comprendere chiaramente che le avrei reso ser- Ma ora è inutile chiacchierare. Io son calmo,
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Il Cinema Italiano degli anni ‘30 e Ubaldo Arata


di Ivo Gaggero

Le altre collaborazioni di Ubaldo ne fanno parte ma sono accomunati, di- gono narrati i famosi ultimi “cento
Arata. rettamente o indirettamente, a Giovac- giorni” di Napoleone Bonaparte, è diretto
Di minore interesse dal punto di vista chino Forzano (1883-1970). Si tratta di: da Forzano ma è già girato nei nuovi sta-
storico cinematografico sono le altre pro- Villafranca, Campo di maggio e La si- bilimenti Pisorno (nome generato dal-
duzioni a cui il nostro operatore collabora gnora Paradiso. l’unione dei toponimi Pisa e Livorno)
in questo periodo. Un periodo che si ri- Va anche premesso che sia in Villa- appena sorti nella zona litorale denomi-
vela molto intenso dal punto di vista la- franca che in Campo di maggio l’apporto nata Tirrenia. La società produttrice del
vorativo e che sembra non risentire della di Arata è minimo: per il primo i direttori film è il “Consorzio Vis” che il Forzano
crisi della casa di produzione di via Vejo. della fotografia risultano essere ben cin- ha fondato con Agnelli.
La nascita di piccole e medie imprese di que96 (insieme ad Arata hanno collaborato Anche La signora Paradiso, sotto la
produttori privati che sentono che il ci- Albertelli, Kuntze, Tiezzi e Vitrotti), per regia di Enrico Guazzoni (1876-1949), è
nema può diventare un affare grazie il secondo, con il ruolo di operatore97 (in- girato per gli interni negli stabilimenti di
anche agli aiuti di legge che nel frattempo sieme a Montuori e Brizzi, mentre per il Tirrenia. La riviera ligure è invece scelta
sono stati varati, ha sì anche portato alla ruolo di direttore della fotografia risul- per gli esterni. Per la fotografia, qui
crisi la Cines, ma anche aperto nuovi tano Albertelli, Tiezzi e Von Lagorio), gli l’Arata è responsabile unico. Una delle
orizzonti. Tra il 1931 e il 1935 numerosi vengono accreditate solo le scene della sue doti, che ho riscontrato dalle recen-
sono i provvedimenti sul credito cinema- battaglia di Waterloo. sioni dei critici dell’epoca, è di riuscire a
tografico: premi di qualità, premi e anti- Villafranca, diretto da Giovacchino fotografare paesaggi e luoghi turistici tra-
cipi sugli incassi, concessioni di mutui Forzano e tratto da un soggetto dello sformandoli in splendide sequenze, tanto
ai produttori che avranno ottenuto stesso con la collaborazione di Benito da risultarne degne di citazione.
l’approvazione del Ministero della Mussolini, racconta gli eventi storici tra il Le pellicole a cui il nostro operatore
Stampa e Propaganda. Quest’ultimo 1858 e il 1859 conclusisi con il trattato di collabora uscite nelle sale cinematografi-
provvedimento, datato novembre 1935, pace di Villafranca. Girato tra Torino e che tra il 1934 e il 1936 sono:
si rivelerà un ottimo sistema di controllo Valeggio sul Mincio (in provincia di Ve- Luci sommerse, diretto dal regista ci-
e di censura preventiva. rona), per gli interni si sfruttano gli stabi- leno Adelqui Millar (1891-1956) (alla fo-
La “Giuseppe Amato Italia” (GAI), la limenti Fert 2, riaperti proprio per tografia collabora anche Carlo Mon-
Manenti Film, la Produzione Capitani l’occasione, e per alcune scene anche i tuori), con Fosco Giachetti (1900-1974,
Film, il Consorzio ICAR solo alcune. palazzi storici del capoluogo piemontese in una delle sue prime apparizioni) e
Anche le nascite della Titanus e della Lux (Palazzo Reale, Palazzo Madama, Teatro Nelly Corradi (1914-1968, al suo se-
sono importanti, anche se inizieranno a Regio). Tramite questa produzione e condo film, ha esordito ne La signora di
produrre solo tra il 1937 e il 1938. È l’incontro di Forzano con l’industriale to- tutti).
molto probabile che a quest’ultima, la rinese Giovanni Agnelli nasceranno gli Frutto acerbo, una commedia diretta
Lux, si riferisca Ubaldo Arata nella let- studi Tirrenia-Pisorno98. da Carlo Ludovico Bragaglia con Nino
tera a Nino Natale Proto già precedente- Anche Campo di maggio, dove ven- Besozzi (1901-1971) e, al suo esordio sul
mente citata: grande schermo, la soubrette della cele-
«[...] Si dice che a Torino si riapre una bre compagnia di rivista dei fratelli
nuova casa cinematografica, anche noi Schwarz, Lotte Menas (una carriera che
speriamo in questo nuovo evento e nel cinema non avrà molta fortuna).
l’assicuro che se mi sarà possibile sapere La marcia nuziale, per la regia di
qualche cosa per poterlo mettere a posto Mario Bonnard, vede l’esordio di un’al-
farò del mio meglio per potere essere tra attrice, Kiki Palmer (1907-1949, al se-
utile in qualche cosa trattandosi di un colo Giulia Fogliata, che morirà suicida ,
concittadino94». è stata la madre adottiva del celebre at-
La lettera è del 10 novembre 1933 tore Renzo Palmer). Altri interpreti sono
mentre la “Compagnia Italiana Cinema- Tullio Carminati (1895-1971) e Assia
tografica Lux” viene fondata nel capo- Noris.
luogo piemontese il 21 febbraio 193495, L’albergo della felicità di Giuseppe
date e fatti che mi sembra possano con- Vittorio Sampieri, una commedia con
fermare questa mia supposizione. Turi Pandolfini (1883-1962) e Isa Pola.
Quelle a cui Arata collabora sono Lorenzino De Medici di Brignone,
quasi tutte produzioni che si avvalgono, ambientato nella Firenze rinascimentale,
attraverso l’uso degli stabilimenti cine- è una produzione della Manenti Film ot-
matografici di via Vejo, del contratto tra timamente curata, dalle scenografie ai co-
la Cines e gli Indipendenti. Solo tre non stumi. La fotografia di Arata valorizza
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Alla pag. precedente,


Mario Pratesi in una foto
degli anni ‘70 dell’Ottocento

l’interpretazione, nell’unico film girato in


Italia, di Alessandro Moissi (1879-1935),
il celebre attore teatrale austriaco, di ma-
drelingua italiana e di origini albanesi,
che morirà di polmonite solo pochi mesi
dopo la fine delle riprese. Non da meno è
anche l’interpretazione di Camillo Pilotto
(1888-1963) (probabilmente la migliore
di tutta la sua lunga carriera).
Ginevra degli Almieri è un’altro film
in costume di Brignone, prodotto da Li-
borio Capitani e interpretato da Elsa Mer-
lini (1903-1983). Per ruolo maschile c’è «[...] Il film mi par fatto per veder di Cinecittà (29 gennaio 1936) sono ancora
l’esordio di Amedeo Nazzari (1907- sfruttare cinematograficamente la fama e oggi fonte di discussione tra gli storici di
1979). la valentia di Vasa Prihoda, il celebre cinema. L’origine dolosa dell’incendio
Arata cura la fotografia in altre due concertista di violino [...] Certo che il non è mai stata provata, ma come tutti gli
produzioni Capitani interpretate dal film [...] poteva in più di un momento affari edilizi resi possibili da poco chiari
“mattatore” Angelo Musco (1871-1937), commuovere, e invece ci lascia freddi. eventi devastanti, tra i quali il più getto-
che pur provenendo dal teatro dialettale [...] la stessa Isa Miranda, una delle no- nato è senza dubbio l’incendio, anche in
siciliano è uno degli attori di maggior stre attrici più interessanti e cinematogra- questo caso i misteri e i dubbi sono
successo (e dal maggior incasso) del ci- fiche, non riesce tuttavia a convincerci molti103. La nascita di Cinecittà e, succes-
nema italiano del primo decennio del so- pienamente, sebbene appaia qui fotogra- sivamente, quella della Scalera, una
noro99. fata con cura e comprensione partico- nuova casa cinematografica, fanno però
Nel Re di denari, diretto da Guazzoni, lari101». parte di un’altra storia che spero di po-
reinterpreta un suo cavallo di battaglia Riporto anche una testimonianza tervi raccontare.
teatrale, I Don, riuscendo ad adeguarlo al della stessa Isa Miranda che del film ri-
linguaggio cinematografico. corda:
Lo smemorato per la regia di Righelli «Dovevo girare una scena in italiano Note
è invece vagamente ispirato al caso di e subito dopo in tedesco. Ma il guaio era 94 Maria Coletti, Il cinema coloniale tra
cronaca Brunelli-Cenella100, noto anche che i due registi avevano entrambi idee propaganda e melò, in O. Caldiron, cit., pp. 354-
355.
come “lo smemorato di Collegno” (che personali, e la scena che era andata bene 95 Vincenzo Buccheri, La crisi della Cines
ispirerà anche il celebre film omonimo di per Alessandrini, non piaceva affatto a e il panorama produttivo, in O. Caldiron, cit., p.
Totò nel 1962). Di particolare interesse Rabenalt. Discutevano fino a perdere la 122.
(rilevato anche dalla critica dell’epoca) è voce, ma la conclusione era sempre 96 E. Lancia, R. Chiti, cit., p. 409.
l’esordio sullo schermo, malgrado già unica: cioè toccava a me mettere 97 Ivi, p. 57.
trentaquattrenne, dell’attrice teatrale d’accordo i due registi, recitando la scena 98 Lorenzo Cuccu, Tirrenia, progetti e re-
Paola Borboni (1900-1995). come la voleva ognuno di loro. La trage- altà, in O. Caldiron, cit., p. 138.
99 Ernesto G. Laura, La commedia e il co-
Una donna tra due mondi è invece dia di “una donna tra due mondi” mi mico, in O. Caldiron, cit., p. 319.
una produzione Astra film, girata negli sembrava niente in confronto a quella di 100 Ivi, p. 322.
stabilimenti Cines e realizzata in doppia una donna fra due registi102». 101 Recensione di Dino Falconi, “Il Popolo
versione, italiana e tedesca. Per la ver- Aldebaran e Ginevra degli Almieri sa- d’Italia”, 30 ottobre 1936, in E. Lancia, R. Chiti,
sione italiana la regia è di Goffredo Ales- ranno, in ordine temporale, le ultime pro- cit., p. 112.
sandrini (1904-1978), quella tedesca di duzioni girate sfruttando gli stabilimenti 102 Giovanni Spagnoletti, Registi stranieri
Arthur M. Rabenalt. La sceneggiatura è Cines. in Italia, in O. Caldiron, cit., pp. 269-270.
103 Ronnie Pizzo, cit., p. 12.
tratta da un romanzo e ci racconta la vi- L’incendio degli stabilimenti di Via
cenda di una giovane pianista corteggiata Vejo.
e contesa da due uomini: un violinista La notte tra il 25 e il 26 settembre
suo collega e un ricco maragià, al quale 1935 è l’ultima per gli stabilimenti cine-
ella rammenta la moglie scomparsa. In- matografici romani di via Vejo. Un
terpretato da Isa Miranda e dal celebre ’incendio gli ha parzialmente distrutti:
violinista cecoslovacco Vasa Prihoda non verranno più riaperti e saranno de-
(1900-1960). Il giudizio critico di Dario moliti poco dopo. Dalle ceneri della
Falconi su “Il Popolo d’Italia” non è Cines nasce Cinecittà: il rogo dei teatri
molto tenero: della Cines e la posa della prima pietra di
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Festeggiati i 40 anni della Biblioteca Coniugi Ighina


di Lorenzo Bottero

Venerdì 21 settembre 2012 presso il alla sua gente. simo medico condotto e direttore del-
Ballon – Enoteca Regionale di Ovada e Favorito senz’altro, almeno inizial- l’Ospedale Civile Sant’Antonio.
del Monferrato di via Torino, a cura della mente, per essere stato un modesto colla- E, con il marito, che ha avuto impor-
Biblioteca Civica “Coniugi Ighina”, si è boratore di giornali, mi sono poi trovato, tanti incarichi del “ventennio”, ha certa-
svolto il Convegno Per una Biblioteca. man mano che il tempo passava, a fre- mente collaborato a portare avanti
L’iniziativa era volta a celebrare i 40 quentarla, e questo mi ha permesso di iniziative, più o meno del regime, come
anni di vita del centro culturale ovadese fare tesoro della sua esperienza, anche la realizzazione delle famose feste ven-
tenuto a battesimo nella primavera del negli impegni che ho avuto, nel corso demmiali, la costruzione della colonia
1972 dal senatore Franco Antonicelli. degli anni, cercando di non sfuggire ai estiva per i bambini di Pizzo di Gallo, di
Sono intervenuti il prof. Giovanni De suoi suggerimenti, alle sue osservazioni cui da anni non c’è più traccia, ma anche
Luna, storico, Camilla Salvago Raggi, (e queste non mancavano mai), che si tra- la costruzione del teatro Lux.
scrittrice, Lorenzo Bottero già Sindaco di sformavano, puntualmente, in un pre- Come si sa, la costante di allora, era
Ovada e Cinzia Robbiano, bibliotecaria. zioso aiuto. quella di costringere, muratori, lavoratori
Per l’interesse storico che riveste Un rapporto che ha avuto come cul- in genere, a prestare la loro opera quasi
pubblichiamo l’intervento di Lorenzo mine, la indicazione del sottoscritto, as- sempre non pagata, mentre gli impresari
Bottero il quale, oltre a ricordare le pre- sieme al compianto Marcello Venturi, di del momento, dovevano rinunciare a
messe che hanno portato alla apertura di essere suoi esecutori testamentari. quanto, a loro dovuto, per le prestazioni
una civica biblioteca in città, ha parlato Comunque, va detto subito, che Marie eseguite e per il materiale fornito.
dei coniugi Ighina ed in particolare della Ighina, era una donna dal carattere forte, Ma, al di la di queste anomalie, certa-
Signora Marie Minuto - Ighina che tanto anche molte volte testarda, ma si è sem- mente non giustificabili, la realtà è che
si è adoperata per la costituzione della pre adoperata nell’interesse della città e, Ovada è venuta ad avere il suo teatro, che
biblioteca stessa. sia ben chiaro, come succede a tutti quelli dopo i passaggi da O.N.D. ed E. N. A. L.,
*** che si danno da fare, anche lei, non le ha recentemente è divenuto finalmente
Prima di tutto, mi devo scusare per la indovinate tutte. Ma è certo che quando “Comunale”.
mia scarsa vena oratoria, che mi ha con- indispettiva qualcuno, la sua intenzione Ma, dopo il passato, con una attività
sigliato di proporvi una sorta di appunti, era sempre quella di tutelare gli interessi inquadrata nel regime, il dottor Ighina ed
forse poco congeniali, ad una cerimonia, della comunità, del pubblico, magari, e anche Marie, hanno poi saputo schierarsi,
come quella di oggi. Non so, però, andare necessariamente, a danno del singolo pri- immediatamente dalla parte di chi voleva
oltre. vato. eliminare il fascismo e ridare al Paese la
Ma vi confesso, che la proposta di ri- Sempre pronta, anche a tirarci le orec- libertà. E, non hanno tentennato, a fare la
cordare Marie Minuto Ighina, senza va- chie per scelte sbagliate - e dico tranquil- loro parte. Il medico, oltre a favorire il ri-
lutare, minimamente, da parte mia, se ne lamente - che in molti casi, col tempo, covero dei partigiani feriti in ospedale,
avessi titolo o meno, mi ha lusingato, e non ha poi avuto torto. molte volte è salito in montagna per cu-
mi sento onorato di poterlo fare oggi, in- Marie Ighina è nata nel 1906 ed è rare sul posto chi ne aveva bisogno. Nu-
tendiamoci, senza la pretesa di fare una morta nel 1982 a 76 anni, nel 1926 aveva merosi i suoi viaggi notturni, come
biografia, ma di evidenziare, anche con sposato il dottor Eraldo Ighina, amatis- raccontava Eugenio Androne che, a quel
semplici note, le molteplice ini- tempo, svolgeva servizio di taxi.
ziative che, nel corso della vita, Degno di nota, è stato
ha portato avanti, ed i suggeri- l’intervento del dottor Ighina, a
menti che ha saputo dare, eviden- Lerma, quando, con tempestività,
temente, non solo a me. prestò le sue cure a un partigiano
E per questo, ringrazio la Ci- sovietico, ferito gravemente, cure
vica Biblioteca, che mi ha dato che salvarono la vita al giovane.
questa possibilità. Per questo nel maggio del 1961,
E questa piacevole opportu- due mesi prima della sua morte,
nità, naturalmente, si affianca, al- ricevette ufficialmente, nella sala
l’onore che ho avuto per molti del Municipio di Ovada, una at-
anni, di esserle vicino in molte testazione della Associazione
circostanze, di discutere ed af- dell’URSS “Guerra e Patria”.
frontare, con lei, problemi, di Come è noto, Marie Ighina,
contribuire a realizzare propositi era cugina di Sandro Pertini, ed
ed iniziative, sempre con lo scopo il rapporto che aveva con lui,
primario, che la guidava, quello anche attraverso la signora Carla,
di essere utile alla sua città, ed consorte del Presidente, gli per-
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metteva, con il loro tramite, di arri- con le Istituzioni, contro le nume-


vare, con più facilità, al complicato rose minacce che sono venute, nel
mondo burocratico ed anche ai Mi- corso degli anni. Ricordiamo: il
nistri della Repubblica sempre con frantoio di Lerma, la Cromium, la
l’obiettivo di risolvere problemi Mammut, e le minacce di altri inse-
delle gente, ed anche di Ammini- diamenti in valle Stura, ecc.
strazioni comunali. Ricordiamo a L’attenzione all’ambiente, alla
proposito l’intervento che ha favo- salvaguardia del verde e della na-
rito il tempestivo finanziamento per tura, che aveva Marie Ighina, si evi-
l’acquedotto di Tagliolo, per il quale denzia di riflesso, anche la netta
il compianto sindaco Antonio Bruz- posizione che assunse per la costru-
zone, gli ha manifestato, nel tempo, zione del nuovo ospedale, nell’area,
tanta riconoscenza. fra via Ruffini e via Carducci, atti-
Fra i suoi interventi va poi ricordato del decreto relativo all’importante rico- gua alla famosa Villa Gabrieli. Lei aveva
quello relativo al finanziamento per la noscimento, ora avvalorato dalla recente visto, come abbiamo visto anche noi,
edificazione del Romitorio di Masone, denominazione garantita. come nel corso degli anni, a causa di una
che resterà un punto di riferimento della Ma, nel quadro della valorizzazione edificazione selvaggia ed alla mancanza
Storia Partigiana delle nostre vallate, dell’importante prodotto delle nostre di una adeguata regolamentazione, molti
dove, oltre ad alcuni Martiri del Turchino terre, ha saputo collegare anche iniziative spazi verdi della città siano scomparsi per
ed al comandante delle Brigata Ligure - folcloristiche come è stata quella del lasciare il posto a grossi fabbricati. Ed a
Alessandrina, capitano Carlo Oddino, ri- “Carro del Dolcetto” che nel 1969 ha ot- proposito, nel 1977, ha redatto un docu-
posano anche personaggi della Resi- tenuto il primo premio alla sfilata della mento dove sono evidenziati tutti gli
stenza ovadese, come Giovanni Alloisio e festa vendemmiale di Torino. Ci sono poi spazi verdi, persi da Ovada e dagli Ova-
Ludovico Ravanetti. le Mostre del Dolcetto. Iniziate nel 1969 desi. Quindi l’esproprio del terreno per
“Ispettore onorario” della Soprinten- nel castello di Carpeneto, dove fu deter- una opera pubblica importante, come
denza, importanti e determinanti sono minate il contributo di Marie Ighina, l’ospedale, ha evitato il pericolo di un
stati, nel corso di tanti anni, i suoi inter- presso il marchese Chiavari, per avere a altro scempio, che non è da escludere, sa-
venti per salvaguardare il patrimonio sto- disposizione i suggestivi locali. Le Mo- rebbe potuto accadere, visto i precedenti.
rico ed artistico. Ed il suo interessamento, stre sono poi seguite negli altri castelli, Aver salvato Villa Gabrieli ed il suo
in questo settore, è andato ben oltre la no- Rocca Grimalda, Tagliolo, Montaldo per Parco, si collega successivamente ad
stra zona. Basta ricordare la Badia di Ti- poi essere trasferite ad Ovada, dove si un’altra decisione importante assunta dal
glieto, Santa Croce di Bosco Marengo, le sono svolte fino al 1989. Poi, come è Comune, e sollecitata da Italia Nostra e
mura di Pozzolo, ecc. noto, è scomparsa questa importate ini- dalla stessa Marie Ighina, che ha respinto
Presidente della Pro Loco di Ovada e ziativa. Non va dimenticata l’opera di la proposta di edificare anche in una parte
dell’Alto Monferrato, da ricordare la sua collegamento, che Marie Ighina era riu- del Parco delle Madri Pie, fatto che
apprezzata attività anche nell’Ente pro- scita ad avere, con i produttori di vino avrebbe ridotto lo spazio verde, con il
vinciale del Turismo, tanto che nel 1973, dell’Astigiano, e le varie organizzazioni, vantaggio, secondo la società propo-
gli venne assegnato “l’Oscar Provinciale e ricordo, a proposito, riunioni, già negli nente, della costruzione di una scuola
del Successo”, proprio per settore del tu- anni ’60, quando si iniziò a parlare delle materna, nel Borgo.
rismo. “Strade del vino”, la cui proposta uffi- Poi, grazie proprio anche alla risorse
Determinante, fu l’idea, e poi il con- ciale per una “Strada dell’Ovadese”, lasciate dalla Ighina, l’ex spazio delle
tributo concreto per le iniziative da parte venne lanciata in occasione della tavola Madri Pie è un parco pubblico e non po-
di Marie, nella realizzazione dei festeg- rotonda del 6 settembre 1969 proprio a teva avere intitolazione più appropriata
giamenti del “Millenario del Monferrato” Carpeneto. Nell’Albese e nell’Astigiano, che quella di Sandro Pertini. La validità
che coinvolsero, con successo, oltre nel corso degli anni. le “strade” vennero di questa scelta è ora evidente a tutti, sta
l’Ovadese, anche il Casalese. poi realizzate mentre noi, nell’Ovadese, nel successo di frequentazione che il
C’è poi da ricordare la sua opera per il ci siamo arrivati tanti anni dopo, con parco ha, soprattutto da parte dei bam-
riconoscimento della D.O.C. del vino l’Associazione Alto Monferrato. bini.
Dolcetto di Ovada. Soprattutto per l‘ope- Per Marie Ighina, tutti quelli che Ma parlando del nuovo ospedale,
ra di ricerca per la necessaria documenta- l’anno conosciuta lo sanno bene, era im- credo, valga la pena ricordare che nei
zione, ma ha sempre partecipato anche portante la salvaguarda dell’ambiente, ed propositi di Marie, c‘era anche quello
alle iniziative pubbliche e non, dei pro- a proposito è sempre stata alla testa di della acquisizione di Villa Oddini, dove,
duttori. Tutta una azione, che ha poi por- ogni sorta di iniziativa, di battaglia, di secondo lei, avrebbero dovuto essere al-
tato, il 1° settembre 1972, all’emissione lotta, collaborando in prima fila sempre lestiti gli uffici collegati all’ospedale
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Emilio Costa, ci ha lasciato


di Alessandro Laguzzi

mentre Villa Gabrieli avrebbe dovuto es- Nella notte fra il 29 e il 30 settembre
sere utilizzata come pinacoteca. Ma si è si è spento nella sua casa di Ge-Corni-
anche resa conto che, con quanto rappre- gliano il Prof. Emilio Costa che fu fra i
sentavano le risorse, che avrebbe lasciato fondatori nel 1957 dell’Accademia Ur-
al Comune, queste non erano sufficienti. bense e ne divenne il primo presidente.
E, la sua intenzione, era, infatti di lasciare Va detto che nel 2003 era stato colpito
l’intero patrimonio all’ente pubblico, da un ictus e, nonostante le cure riabilita-
senza decurtarlo di beni che sono andati tive prestategli, non si era più ripreso
ad altri eredi. Ma non ha fatto in tempo a dalla paresi che lo aveva colpito al lato
rifare il testamento, come mi aveva ripe- destro immobilizzandolo su di una sedia
tutamente annunciato. a rotelle ed impedendogli di fatto ogni at-
Ma oltre a questo proposito non con- tività. Anche la voce stentorea di oratore
cretizzato che aveva la cara Marie, c’è brillante ed appassionato, che oltre ai
anche quella della azienda di sperimen- suoi studi aveva contribuito a farlo cono-
tazione agricola per la quale avrebbe do- scere in tutta la Liguria durante convegni
vuto essere utilizzato il suo terreno e commemorazioni ufficiali di perso-
agricolo di Tagliolo. Era forse, per diversi naggi risorgimentali, si era ridotta ad un
motivi, un proposito fantasioso, ma biso- sussurro articolato a fatica; solo la mente
sura dell’uomo.
gna dare atto alla giusta sua intuizione, se rimaneva lucida e questo faceva semmai
«A futura memoria...
poi abbiamo visto la Regione, allestire aumentare la sua pena e l’aveva indotto
All’ing. Alessandro Laguzzi, Presi-
l’azienda sperimentale della Cannona di ad esprimere il desiderio di una fine ra-
dente Accademia Urbense e Direttore Ri-
Carpeneto. pida che lo liberasse da quello stato che
vista Urbs.
Superfluo, da parte mia, ricordare il di giorno in giorno gli era sempre più in-
Caro Sandro ti voglio esprimere al-
legame che ha avuto con la Biblioteca Ci- sopportabile.
cune mie ferme volontà. Se io ho scritto
vica, i 5000 libri del marito, donati as- Se grande era il valore di Emilio come
molto l’ho fatto soltanto per mio piacere
sieme allo studio, ad altri volumi, ai quali studioso la sua modestia lo era ancor di
e non intendo che a me si attribuiscano
sono da aggiungere, quelli arrivati tramite più, in occasione di una delle tante visite,
elogi o quant’altro. Desidero che semmai
Pertini. che in quel primo periodo del suo male
nella rivista che tu dirigi sia pubblicata la
Proprio per le conoscenze che Marie gli facevamo, ritornando sul tema della
seguente notizia:
Ighina aveva non ha tralasciato di cogliere morte che gli era sempre presente, volle
E’ mancato Emilio Costa studioso
l’occasione di essere a fianco del Comune darci indicazioni dettandoci uno scritto,
del Risorgimento Italiano e del Movi-
e delle Associazioni locali, come quella che Paolo Bavazzano ha consevato e che
mento Operaio, il quale ha lasciato
del suo interessamento per l’acquisizione credo utile riportare perché ci da la mi-
molti contributi scientifici, alcuni dei
del terreno antistante la caserma dei Cara-
quali possono essere definiti fonda-
binieri, di fronte ad una burocrazia che che avevano un cane o un gatto ammalato,
mentali. La nostra rivista diffonde
coinvolgeva Prefettura, Intendenza di Fi- sapevano, che rivolgendosi a lei, potevano
questa notizia desiderata dallo scom-
nanza, Ministero delle Finanze e Dema- avere a disposizione gratuitamente i me-
parso.
nio. Si è interessata per la utilizzazione dicinali adeguati per la cura del loro ani-
Caro Sandro scusa se ti ho portato via
dello Sferisterio Comunale, quando il male. Non va nemmeno dimenticato
un po’ di tempo ma quello che ti ho det-
complesso sportivo. era ancora metà di l’interessamento che ha ripetutamente
tato è la mia ferma convinzione. Saluti a
proprietà di privati ed ha contribuito a por- avuto per Aldo Mazzarello di Mornese, un
tutti.
tare avanti la battaglia a fianco dell’allora personaggio conosciuto da tutti, che, con
Genova, 14 Luglio 2005.
Circolo ENAL, perché il Teatro Lux pas- non pochi sacrifici, ha dedicato buona
Emilio Costa.»
sasse in proprietà agli ovadesi che, come parte della sua vita proprio agli animali.
Avevo già avuto notizia di questa suo
lei giustamente insisteva, lo avevano co- Forse gli appunti che vi ho proposto,
qualità infatti, durante una cena sociale
struito. Ed a proposito è nota la insistenza, possono essere stati sollecitati anche da
del nostro sodalizio a cui partecipava il
che naturalmente tramite Pertini, l’ha por- elementi un po’ retorici.
Prof. Geo Pistarino, quest’ultimo ci
tato avanti, anche con l’allora ministro Me ne scuso.
aveva raccontato che, anni prima, quando
Adolfo Sarti, ma senza risultato, a parte le Ma credo, che la “Signora Ighina”,
ricopriva l’incarico di Preside di Facoltà,
benevoli parole. come era conosciuta comunemente da
in vista della costituzione della cattedra
Ancora un cenno della attività di que- tutti, al di là del cospicuo lascito al Co-
di Storia del Risorgimento si era rivolto a
sta donna va rivolto alla attenzione che mune, quindi alla collettività ovadese,
Emilio ritenendolo il più adatto a quel-
aveva per gli animali e quando non abbia tutti i titoli per trovare il suo inseri-
c’erano ancora associazioni, gli ovadesi mento, nella storia della nostra Comunità. (l’articolo prosegue a pag. 310 in basso)
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In silenzio è scomparso Emilio Costa, primo presidente


dell’Accademia Urbense
di Luigi Cattanei

La scomparsa di Emilio Costa (a fine dino (né dimenticò, in due saggi , Barto- Universale” di Genova - Sampierdarena
settembre) ci rimanda alla doverosa lomeo Marchelli e Gerolamo Airenta mi- (l85l). Da quello studio nacque il volume
quanto ardua rievocazione delle sue fati- liti della sua terra fra i Mille, con una - monografico sull’Armirotti, primo de-
che e iniziative di storico, di maestro, di continuità che fa luce sul rigore e sulla putato - operaio, affiancato da alcune
organizzatore, di amico. E subito, come passione dello studioso. voci sul Dizionario dei Liguri che ancora
legata alle sue origini e al suo prediletto Costa si aprì e spaziò sul giornalismo non è oggi completo. Del resto ben due
terreno d’indagine propone la sua figura e sulla cultura ligure di quei tempi, scri- edizioni (1971 e 2001/2003) della Biblio-
come fondatore e presidente dell’Acca- vendo e promuovendo convegni sul grafia dell’età del Risorgimento in onore;
demia Urbense, nel lontano 1957. Nato Padre Spotorno, sull’Alizeri, sul Ceva- di A. M. Ghisalberti non racchiudono
nel 1931 appena ventenne già rivelava sco, sul Canale fino alle più recenti pa- tutte le segnalazioni dell’opera di Costa
nella ricerca di carte e volumi rari la sua gine su Pietro Sbarbaro, Mameli, Barrili, e delle fatiche da lui durate per la Com-
scelta culturale. E presto, per approfon- Abba, scrutando i fondi archivisti del missione per l’edizione degli scritti di
dire i temi prediletti dei suoi studi, decise Museo genovese del Risorgimento Mazzini seguite a quella del Menghini.
di non separarsi dalla Scuola Media “Vol- (Erede, Pareto, Balbi Piovera, Türr, Ce- Emilio Costa aprì il raggio dei suoi in-
ta”di Cornigliano, sebbene vantasse doti lesia) per l’edizione degli scritti di Maz- teressi storiografici alle sedi e agli uomini
e titoli per la carriera docente; ma la cat- zini. Più tardi Costa fu chiamato a curare della Liguria risorgimentale, dagli Sco-
tedra degna di lui, di Storia del Risorgi- i carteggi del primo volume dell’epi- lopi di Carcare alle vicende post napoleo-
mento, manca ancor oggi nell’Ateneo stolario di G .C..Abba, patrocinato dal niche di Savona e del suo Dipartimento,
genovese. Ministero dei Beni Culturali. Poteva ba- fino alla figura e all’opera di Giuseppe
Ma c’erano le Carte-Buffa, c’era stare? Presidente della Sez. Genovese Biancheri, documentata in ben due con-
Ovada, c’era la Casa Mazzini a Genova: dell’Istituto Storico del Risorgimento, vegni a Ventimiglia, presenti Autorità e
e vi si volse e dedicò per tutta la vita. Le Costa puntò sul giornalismo mazziniano Ministri: a Levante dai moti lunigianensi
carte dell’Archivio dell’ovadese Dome- e operaio, del Savi, del Boccardo, vol- passava al mazziniano sarzanese Vittorio
nico Buffa rivelarono a Costa il ruolo di gendosi naturaliter alle società operaie di Berghini, aprendo la via agli studiosi lo-
primo piano di quel politico dalle riforme mutuo soccorso, con un volume di fonti, cali come la rivista ovadese «Urbs» fa-
del Regno di Sardegna al biennio rivolu- L’universo della solidarietà che partiva ceva da tempo in quell’area e accoglieva
zionario l848-49, seguito da un’intensa dai primi tentativi associazionistici alla discepoli e colleghi del fondatore, aperto
attività politica a Genova e in Parla- vera storia del mutuo soccorso, muo- con severo eppur disinvolto giudizio
mento, nei rapporti diretti con Cavour e vendo dalla “Società di Mutuo Soccorso anche alla cultura letteraria.
con Michelangelo Ca- Proprio un volume di
stelli nonché con nume- poeti liguri, appena apparso
rosi “esponenti dell’eli- e subito discusso (l957) ci
te culturale e liberale fece conoscere e ci avvi-
della penisola”, come cinò, nel breve tempo d’un
scrisse l’amica e col- viaggio Savona – Corni-
lega Bianca Montale. gliano. Nacque così con
Se si pensa che i car- Emilio un rapporto che
teggi or citati del Buffa univa la stima alla confi-
videro 1a stampa negli denza, la sua voracità di let-
anni sessanta del nostro tore al mio bisogno di
secolo ad opera di Emi- maestri e di sodali. E ogni
lio Costa (in tre volumi occasione allargava i campi
fitti d’annotazioni), si d’indagine, di conoscenza,
può avere l’idea della di concordanza..
sua dedizione rigorosa, Le sue iniziative “lan-
delle vie aperte agli stu- ciavano” giovani studiosi,
diosi per penetrar la vita ma attingevano a “maestri”
del regno sardo in ore del rango di Ghisalberti.
rivoluzionarie. Ne fu Della Peruta,Galante Gar-
prova il successivo vo- rone, Morelli, Spadolini,
lume sui primi moti di Talamo, Venturi e porta-
Lunigiana, che avvici- vano sulle pagine di Urbs
narono Costa al mondo Pistarino, Bausola, Bianca
mazziniano e garibal- Montale e letterati vicini al
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Alla pag. precedente, Ovada 1961, Emilio
Costa commemora il Centenario
dell’Unità d’Italia
A lato, Ovada 2002, premiazione del prof.
Costa per i suoi studi Risorgimentali
A pag. 308, Ovada 2002, Emilio Costa
interviene al Convegno in memoria
di Adriano Bausola
cuore e alla sua sensibilità.
Per noi colleghi e discepoli (e laure-
andi !) che lo visitavamo al suo letto di
dolore (che tenne, immobilizzato per
quasi otto anni) la conversazione non lan-
guiva mai attraverso date, memorie,
versi, riviste il magistero di Emilio non
aveva soste, con una modestia pari solo
alla sua memoria instancabile.
Per mesi parecchi di noi annotarono di essere presente. Solo dopo la premia- Volle a tutti i costi coinvolgerci con le sue
sotto dettatura quanto Costa ambiva fosse zione di Franco, cogliendolo completa- iniziative. Partecipammo così al conve-
consegnato a storici, a riviste, agli uomini mente impreparato. Lo mettemmo di gno organizzato dalla Società Universale
del Vittoriano: dopo la collaborazione al- fronte al fatto compiuto. Si commosse e di Sampierdarena sulle Società Operaie, e
l’Antologia fiorentina, venne quella col- gli fece piacere che a consegnargli la Me- l’anno dopo a Savona, al Priamar sui
l’editore Olschki. Eppure, in tutta la sua daglia d’oro del Millenario fosse il sin- primi mazziniani di Liguria con una re-
opera, si ravvisava una costante fedeltà ai daco della nostra cittadina, Vincenzo lazione su Carlo Cattaneo della Volta,
temi più antichi, unitamente ad una mo- Robbiano. marchese di Belforte dalla Carboneria
destia esemplare: quand’ebbi l’incarico Ma il premio si tradusse per Lui in un alla Giovine Italia. Queste esperienze ci
di proporgli la chiamata ad una presti- rinnovato proposito di impegno di studi, spronarono ad uscire dal nostro orticello
giosa accademia, mi guardò corrucciato, a noi rimane il ricordo di quei momenti e a rappresentare Ovada in un ambito più
rimandandomi duramente ad una sua di festa trascorsi insieme e della sua com- vasto Purtroppo di lì a poco l’ictus Lo do-
norma etica: far cammino da solo, con le mozione. veva colpire e iniziò una lunga riabilita-
proprie forze. Era un uomo di studi, li Con la scomparsa di Emilio Costa zione che però non dette i benefici
serviva, non se ne serviva. l’Accademia Urbense perde il suo nume sperati. Poi la lunga notte in cui il suo spi-
Ci ha lasciato il 28 settembre,senza tutelare, colui che con il suo esempio di rito forte si ribellava al corpo esausto in
mai negarsi alle visita, deciso nei cenni studioso, con la sua attività di presidente una lotta che non dava speranze, ma il
alla Sua fine e al silenzio chiesto, dopo di aveva indicato ai giovani, che nel 1986 suo insegnamento non è venuto meno.
essa, a parenti ed amici, con la massima fondarono la rivista URBS, la via per il La grande mostra che lo scorso anno
sobrietà di riti. Fui l’ultimo a parlargli. rinnovamento dell’associazione. Negli l’Accademia Urbense ha organizzato per
Sollecitato dagli amici, ne tradisco qui, anni successivi il suo incoraggiamento i 150 anni dell’Unità d’Italia: Viva
ora, la volontà di silenzio post mortem, non era mancato e, nel 1991, quando il l'Itölia, lveve ra brètta. Ovada e
espressa con animo di cristiano antico ed convegno storico: San Quintino di Spi- l'Ovadese nel Risorgimento, che tanto
autentica. Ma non mi fa ombra lo scrivere gno, Acqui Terme e Ovada: un millena- successo a riscosso sia fra gli Ovadesi sia
di lui e della sua opera: doveroso come la rio. Fondazioni religiose ed assetto fra gli appassionati, rieccheggiava quella
testimonianza, doloroso come la perdita, demo-territoriale dell’Alto Monferrato organizzata 40 anni prima proprio da
per tutti noi. nei secoli X e XIII celebrò il millenario Emilio Costa: Ovada come era, che seb-
Emilio Costa ci ha lasciato cittadino, e due giorni vennero dedicati bene fosse stata allestita con povertà di
ad Ovada e alla sua storia, Emilio inter- mezzi lasciò un ottimo ricordo.
l’incarico, ma aveva ricevuto un rifiuto venne di persona con una relazione su Ora la lotta si è acquietata e Emilio ha
garbato, ma insormontabile. L’uomo che Domenico Buffa. Da allora i rapporti con trovato finalmente la pace. A noi rimane
conosceva così bene le figure del Risor- Lui si intensificarono ed iniziò a collabo- solo il dolore di aver perso un amico e la
gimento Ligure, che aveva illustrato in rare alla rivista. Fu però nel dicembre del consapevolezza di essere più soli, ma rin-
decine di convegni, riteneva di essere 2002, in occasione del convegno indetto noviamo il nostro impegno perché i temi
inadeguato a trattare l’argomento nelle dall’Accademia in memorie di Adriano che gli erano così cari non siano abbando-
aule universitarie. Bausola che Egli partecipò di persona, nati continueremo nel nostro lavoro sen-
L’Accademia voleva dargli un ricono- trascinando con se l’amica Bianca Mon- tendolo, come sempre, al nostro fianco.
scimento per i suoi studi su Domenico tale e due ricercatrici del Mazziniano: Alessandro Laguzzi
Buffa e l’Ovada dell’800 ma la sua innata Lara Piccardo e Liliana Bertuzzi, contri-
modestia era di ostacolo. Dovemmo ri- buendo così alla piena riuscita di quel É intenzione della redazione ricordare
correre ad uno strattagemma Lo invi- momento. Fu un periodo questo di la figura di Emilio Costa con un numero
tammo al pranzo in onore di Franco grande intesa e numerose volte andammo monografico a Lui dedicato; si pregano gli
Resecco che veniva premiato per la sua a trovarlo nella sua casa di Cornigliano studiosi che vorranno aderire a comuni-
lunga attività di artista. Contento per tornando sempre carichi di libri, giornali care l’adesione alla redazione.
l’onore reso all’amico si fece un dovere e documenti per la nostra biblioteca.
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Contare fino a dieci 311


Discorso sul pacifismo che avrei dovuto tenere ad un’assemblea di pacifisti,
ma che non ho pronunciato in quanto pacifista
di Paolo Repetto

Le manifestazioni per la pace mi sem- pace, sono costretto a vederle da vicino, maggiore consapevolezza individuale, o
bravano un tempo un po’ patetiche; qual- perché volente o nolente ci sono stato tirato non inducano invece un generale svacca-
che volta magari ipocrite, ma sostanzial- dentro. E da dentro le cose appaiono di- mento. Non è difficile immaginare la rispo-
mente innocue. Devo confessare che le se- verse, nel senso che sono peggio. Intanto la sta. Sono fermamente convinto che il far
guivo in genere con scarso interesse, anche necessità di contatti con il comitato promo- male le cose sia sempre peggio del non
se venti e passa anni fa ho persino parteci- tore ti porta ad avere sentore di tutti i latenti farle, e che la stessa coscienza che ci induce
pato ad una delle prime marce da Perugia - ma mica tanto - conflitti ideologici e dei a pensare che qualcosa va fatto debba
ad Assisi, trascinandomi appresso tre o contrasti personali che stanno dietro un’or- anche imporci di farlo come meglio pos-
quattro sventurati studenti. In quell’occa- ganizzazione di questo tipo, delle conse- siamo. Ciascuno ha il diritto di desiderare
sione coprimmo a piedi, per la mia solita guenti mediazioni alchemiche che devono la pace, ma ogni diritto postula dei doveri,
sbadata buona fede, l’intero percorso (a dif- essere operate e dell’inevitabile appiatti- e il primo dovere in questo caso è quello di
ferenza degli altri marciatori, che affronta- mento di ogni posizione o interpretazione essere seri con se stessi e con il bene desi-
vano solo l’ultimo tratto - e già questo vuoi originale sulla banalità degli slogan più o derato; di sapere, cioè, che cosa veramente
dire qualcosa). In verità era stato più un meno ufficiali. La verità è che parole si vuole.
pretesto per scappar di casa che il frutto di d’ordine generiche e fumose come “la pace Ed è qui che torna in ballo l’assunto di
un’adesione convinta, e infatti non ascol- senza se e senza ma” finiscono per mettere base, e mi gioco definitivamente la reputa-
tammo gli oratori - anche perché arri- assieme, oltre ai succitati nuovi soggetti so- zione. Desiderare la pace per sé e per gli
vammo mezza giornata dopo - e nemmeno ciali, la più improbabile accozzaglia di mo- altri è legittimo e sacrosanto, ci manche-
ricordo chi ci fosse (forse Aldo Capitini). tivazioni, di provenienze, di modi e di scopi rebbe altro. Non mi azzardo a aggiungere
Le stesse manifestazioni hanno invece co- che si possa immaginare. Raccolgono ve- che è anche naturale, perché in effetti non
minciato a infastidirmi da quando si sono tero-comunisti, gruppi parrocchiali, buddi- lo è. In natura la legge è quella della com-
infoltite di studenti in magno, di ragazzine sti nostrani, frequentatori di centri sociali, petizione, e la competizione è conflitto. Ma
tetragone alla storia e alla geografia, di di monasteri, di mercatini biologici e di or- a dispetto degli eco-integralisti non sempre
sbandieratori professionisti e di saltimban- ganizzazioni ambientaliste, oltre natural- ciò che è naturale è meglio di ciò che è
chi di passaggio. Mi riferisco naturalmente mente agli assessori e ai rappresentanti di frutto di artificio, del prodotto culturale. Il
alle manifestazioni nostrane, perché rico- partito e a tutti quelli che non possono man- desiderio di pace è un frutto della cultura, e
nosco che altre, ad esempio quelle ameri- care perché le assenze si notano. Gente che della volontà umana che le sta dietro. Pace
cane dei tempi del Vietnam, un senso ed un non ha assolutamente niente in comune, se in terra agli uomini di buona volontà recita
effetto pratico lo hanno avuto, soprattutto non il telefonino, e che ha visioni del il vangelo, declassandola un po’ a regalo da
perché si accompagnavano ad attività di re- mondo - quando ce l’ha - totalmente con- carta-Bennet. La versione corretta do-
sistenza alla guerra più concrete, boicot- trastanti e inconciliabili. Ben venga allora vrebbe suonare invece “dagli” uomini di
taggi, diserzioni, controinformazione, ecc... la pace, dirà qualcuno, se ha il potere di buona volontà. La pace può venire solo dal
Da noi, in assenza di conflitti che ci vedes- mettere d’accordo tante teste diverse! Un concorso delle buone volontà di tutti uo-
sero impegnati in ruoli diversi da quello del accidente. Quale accordo? Su cosa debba mini. Il problema è che non tutti gli uomini
portamazze, il pacifismo da corteo è sem- essere la pace e su come la si possa otte- questa volontà ce l’hanno altrettanto buona.
pre stato dapprima smaccatamente parti- nere? Basta vedere quante bandiere e inse- Alcuni ne hanno un po’ meno, altri sono
giano e unilaterale, sotto l’egida del gne di ogni sorta di appartenenza e di proprio stronzi, geneticamente malvagi. E
vecchio pci, poi è diventato il terreno di militanza colorano il corteo per rendersi occorre partire da questo dato di fatto, e
gioco dei radicali e da ultimo ha ridato una conto del paradosso. Le guerre si fanno non fingere di ignorarlo, se davvero si vuoi
chance di presenza politica alla Chiesa o proprio al seguito delle bandiere, si fanno realizzare quel poco di pace che già sarebbe
alle varie chiese più o meno new age che si quando ciascun individuo rinuncia a pen- auspicabile, e che non c’è. All’atto pratico
stanno diffondendo nel paese. È anche esi- sare e a partecipare a titolo personale, e si questo significa una cosa molto semplice:
stito, a onor del vero, un pacifismo d’élite, intruppa al seguito di uno stendardo. volere la pace non implica adottare sempre
quello appunto originario della Perugia - Quando accetta che in luogo del “ci sono e soltanto la resa incondizionata come
Assisi, cui va riconosciuta se non altro la anch’io”, mescolato e disperso in mezzo a forma di lotta. Significa volere davvero la
coerenza e il purtroppo vano tentativo di tutti gli altri, ma proprio per questo unito soluzione pacifica e dare all’antagonista
sottrarsi all’abbraccio dei partiti: ma è cosa ad essi, si dica “ci siamo anche noi”, rico- l’opportunità di capirne i vantaggi, ma es-
de passato, di poche personalità forgiate tra noscibili, visibili, distinti, fieri magari di sere anche preparati a scontrarsi con un te-
l’altro proprio dall’ultima guerra mondiale, aver ottenuto la prima fila e il primo piano stone e a ridurlo all’impotenza. Per
e di peso specifico, oltreché politico, deci- televisivo. È vero, un corteo senza bandiere rimanere in tema evangelico, se ho capito
samente modesto. Non è un giudizio inge- non fa colore: ma se il problema è questo, bene il personaggio e lo spirito che lo
neroso, ma una considerazione realistica: allora sono molto meglio le sfilate del car- anima, quando Gesù ci invita a porgere
un conto è la stima per gli uomini, un altro nevale. Quello che sto dicendo potrà appa- l’altra guancia intende dire che non dob-
l’apprezzamento delle loro idee. A mio giu- rire superficiale e cinico, e non nego che un biamo lasciarci andare ad una reazione
dizio infatti il problema del pacifismo non po’ lo sia. Ma non vorrei essere frainteso. istintiva e rabbiosa, ma concedere al nostro
concerne solo la ricaduta pratica, ma lo Non sto mettendo in dubbio la legittimità avversario il tempo di realizzare che si sta
stesso assunto di partenza. E qui vado a del manifestare a favore della pace: sto solo comportando male e magari di pentirsi: che
cacciarmi nei guai. chiedendomi se un certo tipo di manifesta- dobbiamo insomma contare sino a dieci,
Vediamo di procedere con ordine. Di- zioni universalistiche, forzatamente unita- come mi raccomandavano i miei genitori.
cevo di come si vedono di lontano le cose. rie e a loro modo integraliste, producano Non dice però che dobbiamo offrirci come
Oggi, in occasione della locale marcia della qualche risultato, almeno a livello di una pungiball per i suoi allenamenti al male.
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Quindi, se davvero voglio la pace offro arriva alla stessa conclusione, e cioè che problema vero è per l’appunto
l’altra guancia, ma se vedo che l’amico ci questa guerra non s’ha da fare. Ma non mi l’autoperpetuazione della crescita, allora
ha provato gusto alla prima e si prepara a sembrano indifferenti i percorsi e i modi at- vanno studiate ed adottate strategie di con-
colpire nuovamente lo prevengo e lo dis- traverso i quali ad essa si perviene, perché tenimento e di rovesciamento di questo
suado, e conto sino a dieci quando è lungo quei modi sono parte integrante del convin- dominio, ed elaborate proposte realistica-
per terra, come io interpretavo la raccoman- cimento che deve animarci. mente alternative alla progressione illimi-
dazione. Questo ci porta su un terreno mi- Questo convincimento si fonda sulla tata. E l’unico modo per essere realisti,
nato, lo capisco bene, lungo una strada che consapevolezza che il problema non è in re- rispetto a questo, è accettare l’idea che ridu-
parrebbe condurre sino alle guerre preven- altà rappresentato dalla guerra, questa o zione dello sviluppo non significa soltanto
tive. Non è affatto così io sono più ottimi- altre che siano, ma da un progetto strate- più equa redistribuzione significa proprio
sta rispetto agli uomini di quanto lo siano i gico globale, di controllo del mondo intero regressione del livello di benessere, o al-
teorici della resa incondizionata (che è la e delle sue risorse, che si esplica nelle meno di quello che qui da noi chiamiamo
maniera più brusca ma anche più esplicita forme più disparate e capillari, e del quale così. Non è sufficiente pensare che se le ri-
per definire la “pace senza se e senza ma”): la guerra è solo uno dei momenti più appa- sorse fossero distribuite in modo meno
non credo nella loro bontà, ma credo nel riscenti, ma certamente non il più efficace e scandaloso si ovvierebbe al problema della
loro buon senso, o almeno nel fatto che la nemmeno il più distruttivo, e gli USA stessi fame: occorre rendersi conto che tra quelli
maggioranza lo possieda, e preferisca fin sono alla fin fine solo pedine, come noi. Ci che beneficiano dello scandalo ci siamo co-
dove è possibile evitare il conflitto, se non sono bombardamenti effettuati con armi munque anche noi, e che dobbiamo assal-
altro per una rispettabilissima paura. Ma fin ben più intelligenti di quelle del Pentagono, tare il palazzo d’inverno non per spartire le
dove è dignitosamente possibile, e non martellamenti più subdoli ma altrettanto suppellettili o ricavarne dei mini apparta-
oltre. Quindi rifiuto a priori di perdere devastanti, dei quali sono vittime i nostri menti, ma per liquidare quella forma di po-
tempo con chi rilegge la storia ipotizzando corpi e i nostri cervelli, e quando dico no- tere e sottrarci al suo dominio.
miracolosi approcci di pace ad Hitler (non stri mi riferisco a sei miliardi e passa di es- Tradotto in termini concreti, tutto que-
me lo sto inventando, è una delle posizioni seri umani, ma soprattutto a quel miliardo sto significa ad esempio auto limitazione
presenti in questa manifestazione: e d’altro che la guerra crederà di averla vinta. In re- nei consumi di ogni tipo, praticata a partire
canto era anche quella di certo pacifismo an- altà “questa” guerra noi la perdiamo tutti i magari dalla sottrazione al nuovo e capil-
glosassone alla Bertrand Russell) e ritiene giorni, nel momento in cui consideriamo lare strumentario della sorveglianza (ban-
per l’oggi sempre e comunque non solo pos- come ineluttabile e irrinunciabile, o addi- comat, carte di credito, telepass, carte
sibile, ma addirittura senza alternative, la rittura esportabile, un certo standard di vita, premio, telefonini, utenze le più svariate,
mediazione. Questo non ha più niente a che un certo livello di benessere; conseguente- ecc...), il che consentirebbe almeno la spa-
vedere col pacifismo, questa è idiozia. mente, lo si voglia o no, accettiamo che la rizione progressiva dagli schermi radar
Forse sto forzando i toni, ma non tollero nostra esistenza di produttori e di consuma- delle centrali di controllo, o attraverso il ri-
che vengano ridotte a pagliacciate le poche tori sia risucchiata nel processo di autono- fiuto di ogni forma di spettacolarizzazione
idee serie che ancora sopravvivono. Il paci- mizzazione di quelli che un tempo erano gli del proprio agire, individuale e collettivo (il
fismo serio non ha niente a che fare natural- strumenti del sogno occidentale, la scienza che ribalta la logica della visibilità sulla
mente con le mode, ma nemmeno con le e la tecnica, divenuti oggi valori autorefe- quale si fondano queste marce e l’intero
posizioni assiomatiche né con le profes- renziali nel segno di una crescita illimitata. agire politico della odierna sinistra, nelle
sioni religiose o ideologiche: nasce da una L’aspetto più tragico di questa guerra, e in- sue componenti moderate come, in maniera
disposizione di carattere, ma per crescere sieme il più paradossale, è costituito dal solo in apparenza diversa, in quelle movi-
deve nutrirsi di conoscenza storica e di con- fatto che gli attaccati e le loro milizie, le si- mentiste o autonomistiche, dietro l’ipocrita
sapevole realismo biologico. Funziona, se nistre internazionali, non hanno nemmeno assunto che o si gioca questo gioco o si
correttamente usato, come strumento: perde ancora individuato il vero nemico, e conti- scompare - come se sparire significasse
ogni possibilità di azione concreta quando nuano a battersi soltanto contro le forze au- solo “non apparire”). Significa anche, ad
diventa uno scopo. Proviamo ad applicare siliarie, i frombolieri del capitale, senza esempio, capire che optando per il consumo
queste distinzioni alla situazione attuale, rendersi conto che i colpi veri arrivano equo o solidale o per quello biologico si
quella che ci ha indotti a mobilitarci. C’è dalle artiglierie di quella che ancora viene compie una scelta lodevolissima ma non si
differenza tra l’affermare che la guerra non considerata la neutralità del Progresso. risolve il problema, perché questo sposta
ha mai risolto i conflitti e il sostenere che Prevengo la vostra obbiezione. Il modo soltanto l’ordine dei fattori, senza cambiare
“questa” guerra non ha altra motivazione se migliore per non affrontare un problema è il risultato. Non è questione di consumare
non l’egemonia economica e strategica sempre stato quello di non considerarlo il papaya non trattata o commercializzata da
degli Stati Uniti, così come tante altre che vero problema, e di risalire tanto a monte reti alternative, ma se sia proprio necessa-
l’hanno preceduta nel secolo scorso. Nel da perdere di vista ogni possibilità pratica rio consumare papaya o qualsivoglia altro
primo caso non si ritiene mai giustificata di azione. Non è questo che intendo fare. prodotto messo in circolo e imposto dalla
alcuna azione militare, sia pure di risposta Intendo parlare di strategie che mi sem- globalizzazione. Perché in questo modo la
ad una aggressione o di resistenza, e si met- brano più efficaci e più serie rispetto alle pretesa, peraltro legittima, di mangiare cose
tono sullo stesso piano gli aggrediti e gli marce per la pace, o almeno rispetto a più genuine e di respirare un’aria più pulita
aggressori, fornendo pretesti al sarcasmo quelle marce per la pace che possono di- rischia di tradursi in un ulteriore elemento
degli opinionisti di regime: nel secondo si ventare grandi momenti di aggregazione e di spinta alla autonomizzazione dello svi-
smonta l’apparato di condizionamento del- di visibilità, ma rischiano di rimanere per- luppo, se prescinde dalla necessità di eman-
l’opinione pubblica mondiale montato fettamente fini a se stessi. Se il problema ciparsi dallo stesso: tale pretesa riposa
dagli USA sull’attacco alle Twin Towers, si non è questa specifica guerra, che pure c’è infatti pur sempre sul convincimento che la
fa opera di controinformazione e magari si e per carità va in ogni modo osteggiata, se crescita scientifico-tecnologica sarà in
insinua qualche dubbio anche nelle co- il problema non è neppure l’imperialismo grado di consentirci anche questo lusso, di
scienze più lobotomizzate dal martella- americano, che pure c’è e si fa sentire ed è mangiare tutti e meglio producendo e in-
mento televisivo. Certo, nella sostanza, proconsole dell’impero della crescita, e quinando meno. Significa anche rendersi fi-
rispetto a questo particolare momento, si quindi va combattuto con ogni mezzo, se il nalmente conto che in quest’ottica la lotte
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connesse alla dinamica dei rapporti di pro- a misura d’uomo, nel rispetto quasi reli-
duzione, quelle per intenderci in difesa del- gioso della natura. Rimettere la natura al
l’occupazione e delle conquiste sociali e centro del discorso vuol dire rinunciare a
sindacali, sono lotte di retroguardia, sem- ogni hybris, ad ogni volontà di potenza e, di
plici operazioni di disturbo, marginali e ir- conseguenza, a ogni insana sfida che rischi
rilevanti rispetto al vero conflitto, e di affrettare l’apocalisse. Di cui già si av-
comunque ancora interne alla logica dello vertono inquietanti presagi.
sviluppo illimitato. Le contraddizioni sono L’ideale umano di Repetto non è dun-
ormai evidenti, esplodono ogni volta che a que il superuomo faustiano, bensì l’umile
confrontarsi sono le esigenze dell’occupa- “ricamatore della Terra”, il contadino che
zione e quelle della salvaguardia ambien- vive in un rapporto simbiotico e solidale
tale, e nascono dall’ostinazione ad con la natura. Mentre il primo, spinto da
interpretare a misura d’uomo un sistema di una forsennata libido dominandi, non si av-
crescita che da un pezzo si è dato parame- vede di essere una semplice mosca coc-
tri diversi, nei quali l’uomo non rientra più ranno liscia, ironizzando anche sulle malin- chiera o, meglio ancora, un apprendista
come fine e a breve non rientrerà nemmeno coniche sfilate multicolori, ma addirittura stregone inetto a governare le “forze
come mezzo. si sentiranno più tranquilli per la prossima oscure” da lui stesso evocate, il secondo ha
Magari parrà che io stia auspicando un occasione, che non tarderà a presentarsi: un sacrale rispetto della natura, da cui di-
nuovo ascetismo, o una scelta savonaro- mentre sarebbe forse bastato identificare pende non meno di tutta la “bella d’erbe fa-
liana, ma le cose non stanno affatto così. due o tre multinazionali colluse col settore miglia e di animali” che lo circonda; e
Non è in questione un ritorno al medioevo delle armi, con quello del petrolio, con le poiché sa che la natura tende costantemente
o all’età preindustriale, sto parlando solo di sponsorizzazioni del presidente americano all’omeostasi e pertanto nei suoi moti è im-
freno alla crescita, e quindi indubbiamente o con i suoi affari, cioè in pratica tutte, e prevedibile e talora - se è lecito giudicarla
anche di una regressione, ma solo ad un li- lanciare campagne internazionali di boicot- con criteri che non sono i suoi - anche “cru-
vello di consumi che appare oggi, per cia- taggio dei loro prodotti nei settori più paci- dele”, per premunirsi si stringe, leopardia-
scuno di noi, anche prescindendo dagli fici di consumo, per creare anche nel fronte namente, “in solidal catena” con i suoi
yacht o dagli elicotteri o dalle ferrari dei più dei guerrafondai qualche spaccatura e qual- simili, “porgendo / valida e pronta ed aspet-
accreditati servi della crescita, assoluta- che interessato ripensamento. Avrebbe po- tando aita / negli alterni perigli e nelle an-
mente assurdo. E mi rendo anche conto che tuto essere il primo piccione, e in caso di gosce / della guerra comune”. Tornare alla
non basta praticare questo stile di vita, ma risultati positivi si sarebbe trascinato ap- natura, in fondo, significa tornare alla co-
occorre diffonderlo, propagandarlo: non presso anche il secondo, lo smaschera- munità, che è sì fatta di uomini (e dagli uo-
per questo credo tuttavia che sia necessario mento cioè della coazione al ciclo mini), ma, per certi versi, è anch’essa
piegarsi all’obbligo della visibilità. Pos- produzione-consumo come atto di guerra, “naturale”. Ognuno di noi, venendo al
siamo anzi cominciar proprio di qui a libe- e dell’intero sistema di sviluppo che su essa mondo, se la ritrova, a prescindere da ogni
rarci, boicottando ogni apparizione si fonda come nemico. scelta, al pari dei propri genitori, del lin-
televisiva. Ci sono altri mezzi, quello radio- guaggio che - per dirla con Heidegger - “ci
fonico ad esempio, che per l’esiguità dei Recensioni parla” ancor prima che ne prendiamo co-
costi possono essere gestiti in proprio, e scienza. La comunità è “un tutto, la cui por-
magari creare già di per sé un diverso stile GIANNI REPETTO, Per non morire di tata eccede quella delle parti: solidarietà e
comunicativo, ma sono lasciati oggi in deculturazione. Materiali per un territo- aiuto reciproco vi si sviluppano dal con-
mano ai venditori di canzonette, o peggio rio, Tipografia Pesce, Ovada 2011 cetto di bene comune, non distribuito
ancora al Vaticano e ai radicali. Non si Per anni Gianni Repetto ha diretto in ugualmente fra tutti, ma di cui si gode su-
tratta quindi di rifiutare la tecnica, ma di modo creativo, con grande competenza e bito, prima della spartizione” (Alain de Be-
scongiurarne l’autocratico dominio, di evi- passione, il Parco Naturale di Capanne di noist). È insomma l’insieme delle
tare di essere fagocitati nel vortice della sua Marcarolo, cercando non solo di salvaguar- consuetudini e delle attitudini che sono in-
autoreferenzialità, e di sfruttarne quindi gli darne e valorizzarne il patrimonio naturali- scindibilmente legate a un luogo partico-
strumenti più maneggevoli e meno perico- stico, ma anche di recuperarne, per così dire lare, a uno spazio geografico circoscritto,
losi. Gli appelli per le grandi manifesta- e per quanto possibile, la storia e la cultura. di qualche omogeneità, e per ciò stesso di-
zioni, per le occasioni di incontro, di Da un lato, infatti, ha promosso la tutela verse, sia pure per sfumature a volte imper-
disobbedienza, di opposizione, possono della biodiversità, salvando dall’estinzione cettibili, da quelle delle comunità limitrofe.
passare di lì. E se l’affluenza sarà minore, “le varietà storiche della frutta coltivata sui È il cibo che mangiamo, l’aria che respi-
se andranno persi quelli che avrebbero par- nostri monti prima del grande esodo degli riamo; sono i luoghi e le persone che
tecipato per potersi rivedere, tanto di gua- anni ’60”; dall’altro, mediante la pubblica- danno, effettivamente ed affettivamente,
dagnato, È ora di liberarsi di questa zione di un atlante toponomastico e varie senso e colore alla nostra esistenza. Modelli
ossessione dei numeri, e della riduzione indagini di tipo storico e linguistico, ha culturali, luoghi dell’anima che segnano ed
della democrazia a scontro di cifre. contribuito a sensibilizzare l’opinione pub- orientano i nostri destini.
E questa guerra, allora? lasciamo che si blica sulla necessità vitale di preservare Ebbene, anche le comunità muoiono,
faccia? Francamente, sono convinto che la l’identità di un territorio: operazione, que- anche le culture che esse esprimono. Un
faranno comunque, anche se manifestas- sta, tutt’altro che facile, che passa attra- po’ a causa della globalizzazione e del pen-
simo in venticinque milioni. E che sia as- verso l’amorosa difesa delle radici e delle siero unico che - al pari della notte hege-
surdo, e anche colpevolmente ingenuo, tradizioni locali, a cominciare dalla lingua liana - tende a sopprimere tutte le dif-
pensare che i governi e i poteri non possano (un tempo) parlata in loco, dal dialetto, ferenze, omologando mentalità e culture;
non tener conto delle cifre della mobilita- dalle memorie e dalle storie delle singole un po’ per la forza d’inerzia che ci induce
zione. Sai quanto gliene può fregare dei no- comunità. Alla base di queste iniziative c’è ad assecondare passivamente l’economi-
stri slogan, quando sono certi di averci in ovviamente una fede profonda e convinta cismo imperante. Adorno ha dimostrato
mano col ricatto del “benessere”. Credo nella “civiltà rurale”, nel “mondo conta- come, tramite l’ideologia dell’industria cul-
anzi che in questo modo non solo la passe- dino”, visti come modelli di vita autentica, turale, l’adattamento abbia ormai preso il
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posto della coscienza. La mentalità comune ralezza e una certa dovizia di particolari.
oggi comporta infatti l’adattamento, sen- Nondimeno, quella che dalle prime pa-
z’alcuna riflessione, a ciò che immediata- gine potrebbe sembrare solo un leggero ed
mente è, nella sua potenza, nella sua edulcorato racconto della propria vita è in
onnipresenza. Col risultato - messo in evi- effetti una autobiografia, quanto mai scru-
denza da Marcuse - che “le persone si rico-
noscono nelle loro merci; trovano la loro polosa e ponderata, aperta – per la prima
anima nella loro automobile, nel giradischi volta – al ricordo della madre e dei fratelli.
ad alta fedeltà, nella casa a due livelli, nel- E, come lei stessa ammette, “ Nessuno dice
l’attrezzatura della cucina”. Completa- mai tutto di sé. C’è sempre qualcosa che,
mente alienate o, per meglio dire, coscientemente o meno, ha preferito tener
anestetizzate dal sistema, esse non riescono nascosto. Ma, state pur certi, quel qualcosa
più a distinguere in maniera critica fra biso- ad un certo punto salterà fuori”. Que-
gni “veri” e bisogni “falsi”. Ne risulta una st’ opera è stata appunto l’occasione per
sorta di “inferno vellutato”, “un’euforia raccontare di quella parte della famiglia
frammezzo all’infelicità”: un’euforia che Lo strumento ideale per rendere possibile
nasce dal bisogno di “rilassarsi, di diver- materna, tenuta sempre in ombra, sebbene
questa impresa è l’affabulazione: un’affa- la Mamma – sapientemente mascherata –
tirsi, di comportarsi e di consumare in ac-
bulazione che prima di diventare letteraria, affiori nelle sue opere precedenti come: Pa-
cordo con gli annunci pubblicitari, di amare
prima quindi di tradursi in scrittura, sia, co- radiso Bugiardo, L’ora blu, Prima o poi.
e odiare ciò che altri amano e odiano”.
m’era in origine, oralità: logos (parola) ca-
L’uomo a una dimensione è il frutto dell’in- Il racconto si radica nei primi anni del-
pace di farsi mythos (racconto esemplare).
naturale appiattimento indotto dalla società l’educazione scolastica con l’immancabile
industriale avanzata, dove gli individui Una comunità, potremmo anzi dire una ci-
viltà, vive nella sua lingua, attraverso la – in una famiglia blasonata – istitutrice di
sono numeri, anzi atomi fungibili, asserra- lingua inglese e risale lungo gli anni verso
gliati come monadi senza porte e senza fi- forza della sua parola. Repetto, che ne è ben
consapevole, nell’ultima sezione di questo la singolare situazione di trovarsi investita
nestre nella loro ovattata disperazione. E le
comunità si dissolvono così in agglomerati volume, dopo aver dato spazio alla storia e – in giovanissima età – della responsabilità
sociali indifferenziati, senza storia, senza alla memoria, dopo aver discettato sul- e del titolo di marchesa.
memoria, senza identità. Senza bellezza, l’identità, sulle cause della sua crisi e sui Tra l’altro l’Autrice non omette di ri-
verrebbe da aggiungere. Così si muore: di possibili rimedi, si lascia andare, con il tra- vangare la figura di suo padre Paris e, ine-
deculturazione. sporto che gli conosciamo, ad alcune me- luttabilmente, la spiacevole situazione (per
Preso atto di questa realtà, material- morabili esemplificazioni, raccontando l’epoca) che lo vedeva convivere con una
mente, per esperienza diretta, prima ancora “storie di vigna” e suggestioni d’infanzia in
donna che, non avendo ottenuto il divorzio
che per via teoretica, Repetto si è subito at- una lingua screziata di dialettalismi, che
però, memore della lezione verghiana, del dal primo marito, non aveva potuto convo-
tivato per impedire la catastrofe. Una volta lare a giuste nozze come allora era prassi.
individuate le cause dello sfacelo, si è pre- dialetto serba più che altro l’intonazione, la
cadenza, l’impronta orale. A questo ri- Seguono le nozze della giovane Mar-
murato di escogitare gli antidoti necessari
guardo proprio “Storie di vigna”, un brano chesa con un ufficiale di Marina dal tragico
per invertire la tendenza. Sul piano con-
creto non resta che (ri)partire dalla natura, di teatro (di parola) che, rifacendosi ai modi destino; la breve vedovanza e le nozze con
dal recupero e dalla valorizzazione dell’am- e ai temi della “veglia”, dà voce a una co- Marcello Venturi col quale dividerà gli anni
biente rurale, che non va considerato come munità di parlanti e recupera una “coralità” più felici ed intensi della sua vita di scrit-
un insieme di risorse da sfruttare - come fi- forse mai più sperimentata dopo Goldoni (e trice.
nora si è fatto - in maniera a volte dissen- ci riferiamo a Le baruffe chiozzotte o, me- Nello stesso tempo, forse senza che
nata. E poi aiutare gli agricoltori rimasti a glio ancora, ad Una delle ultime sere di car- l’Autrice ne abbia pienamente contezza,
presidiare il territorio, a produrre biologi- nevale), ci sembra particolarmente inte-
l’opera è un quadro quanto mai aperto sulla
camente, senza intralciarli con pastoie bu- ressante e passibile di ulteriori sviluppi. Chi
vivrà, vedrà. vita di una grande famiglia, nobile ed
rocratiche. Trasformare l’economia (conta- agiata, del Novecento che scorre tra palazzi
dina) di sussistenza in “multispecializza- Carlo Prosperi
nobiliari, ville, vaste proprietà agricole e ri-
zione di nicchia”. Non lasciar morire
cevimenti. Inevitabili quindi i richiami alle
l’artigianato locale. Valorizzare il disagio,
“senza farsi incantare dalla sirena delle in- CAMILLA SALVAGO RAGGI, Memorie im- importanti figure dei Salvago Raggi: il bis-
frastrutture che non sono mai fatte per i proprie, maria pacini fazzi editore, 2012, nonno Paris, il nonno Giuseppe, nonna Ca-
paesani, ma per coloro che dopo aver rapi- Mario Canepa, raffinato narratore di milla, nonna Menotti e così via.
nato il piano vogliono mettere a soqquadro fatti fuori dell’ordinario, già da tempo mi Il volume si chiude con una ricetta da
anche la montagna”. Incrementare la demo- aveva raccontato di come Camilla Salvago cucina ed un commento che attenua la se-
crazia, incoraggiando le forme dirette di Raggi, per un curioso intreccio di circo- rietà degli argomenti trattati: Non so, forse
partecipazione... stanze al limite dell’incredibile, avrebbe non si dovrebbe finire un libro con una ri-
Ma queste misure non sarebbero che potuto andare in sposa a Ronald Reagan, il cetta? Ma questo non è un libro, è un pot-
palliativi inefficaci se dietro non ci fosse un futuro Presidente degli Stati Uniti, “rubare” pourri di cose che non legano tra di loro,
recupero, appunto, della memoria storica e la dignità di first lady a Nancy ed installarsi come una maionese impazzita. Ecco: per
una convinta riappropriazione delle proprie
alla Casa Bianca. una che in cucina combina solo disastri, il
radici. L’identità, cioè la tradizione vivente,
di una comunità non si riacquista se non at- Ma la succosa vicenda che sarà oggetto, titolo giusto potrebbe esser questo: una ma-
traverso un atto d’amore, una condivisione specialmente tra il pubblico femminile, di ionese impazzita!
di intenti, uno slancio appassionato che ne infiniti commenti salottieri è ormai di pub- Pier Giorgio Fassino
rimetta in circolo i miti fondanti e ridia blico dominio poiché l’Autrice di Memorie
smalto e nerbo all’immaginario collettivo. improprie la racconta con la massima natu-
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