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SILVA ET FLUMEN
L’alimentazione tra
Monferrato e Oltregiogo
Lo sposo rapito
Filippo Mazzei ad
Ovada. Riverberi della
Guerra d’Indipendenza
Nordamericana
Note iconologiche
sugli affreschi ovadesi della
Parrocchiale dell’Assunta
Il nostro paesaggio
agrario
Ovada, il restauro
di Palazzo Spinola
I 40 anni della
Biblioteca Civica
La contessa di Castiglione
e i suoi parenti ovadesi
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SILVA ET FLUMEN
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“Dacci oggi il nostro pane quoti- più facile bersaglio per carestie e malat- lievitazione. In alcune pitture tombali
diano...” recita la preghiera. Il pane che tie presenti in modo endemico in comu- (2500 a.C.) si può vedere che acqua e fa-
viene qui invocato risponde a due esi- nità ristrette e stanziali. In cambio la rina venivano impastate e cotte in stampi
genze: quella spirituale, in quanto cibo possibilità di poter far conto su scorte ali- sovrapposti, messi poi in forno. Secondo
dell’ anima, e quella esistenziale e terrena mentari, attraverso prodotti essiccati e fa- Ateneo, gli Egizi erano in grado di ci-
in quanto alimento di ogni giorno. Allo rine raffinate, unitamente alla situazione mentarsi in 72 diversi tipi di pane.(2)
stesso tempo l’invocazione definisce in stanziale, provocò un netto incremento Anche gli Assiri ci hanno lasciato te-
maniera incisiva la necessità e l’ univer- demografico, condizione imprescindibile stimonianza delle loro esperienze di pani-
salità del pane a cui viene riconosciuta per la nascita delle prime civiltà. ficazione. Risulta che preparassero una
un’importanza vitale. E così è stato fin La panificazione fu, in ogni caso, tra- focaccia spessa messa in vasi precedente-
dalla preistoria. guardo non facile. Infatti, macinati i semi mente scaldati sulle braci; dopo di che i
Si è comunemente ritenuto, fino ad con macine più o meno rudimentali, si vasi erano sigillati ermeticamente e posti
epoca recente, che la panificazione o, al- doveva impastare la farina, farla lievitare in buche scavate nel terreno, secondo un
meno, l’uso di semi macinati potesse es- in modo corretto (né troppo, né troppo tipo di cottura ancora esistente in area
sere fatta risalire all’ età neolitica (10.000 poco), lavorare la pasta, ridurla in pa- mediterranea.
a.C.) quando l’uomo passò dal nomadi- gnotte, infornare e far cuocere. La cottura Con i Greci entrò in uso il forno a
smo alla sedentarietà, dalla caccia e dalla come la lievitazione è sempre stata ope- legna con apertura anteriore. Il pane quo-
raccolta dei frutti spontanei all’agricol- razione laboriosa e, non a caso, fin dal- tidiano era soprattutto pane d’orzo e il
tura. Forse non fu proprio così e il pas- l’inizio la cottura è stata affidata a degli pane di frumento, più ricercato, era riser-
saggio fu più lento e graduale con anti- operai specializzati. vato alle festività.
cipazioni e contaminazioni tra i due pe- Probabilmente i passaggi per giun- I Romani passarono con qualche dif-
riodi. Recenti scavi archeologici effet- gere alla panificazione vera e propria fu- ficoltà dalle pappe di cereali al pane lie-
tuati nella regione del Mugello, nel rono graduali. Certo le pappe e le zuppe vitato, in quanto nella lievitazione veniva
comune di Bilancino, hanno portato alla richiedevano minore abilità, come anche riscontrato un senso di corruzione. Carat-
luce due pietre di arenaria che, a prima i focaccini non lievitati cotti o sotto la ce- teristica della loro alimentazione fu la
vista, sembravano due pietre comuni ma nere o su pietre calde. puls (specie di polenta), considerata
poi si sono rivelate essere le parti costi- Furono gli Egizi a far diventare la pa- piatto tipico nei primi secoli della Repub-
tuenti di una rudimentale macina e di un nificazione un’arte e a loro la leggenda blica e apprezzata da Catone come segno
macinello; inoltre l’analisi degli amidi attribuisce il merito di aver scoperto la di morigeratezza di fronte al pane lievi-
trovati sulle pietre ha svelato che la tato, visto come una forzatura
pianta usata per fare la farina era la delle naturalità degli alimenti.
tifa palustre. (Pianta diffusa nelle Nonostante le remore cato-
zone dove l’acqua ristagna, in dia- niane il pane si affermò a tal
letto monferrino chiamata tuddro). punto che, nel 30 a.C, a Roma
Questo a dimostrazione che già nel erano presenti ben 329 panette-
paleolitico superiore, circa 30.000 rie, gestite però non da Romani
anni fa, l’uomo era capace di ridurre ma da Galli e Greci!
a farina le radici di una pianta per Ciò che per i Romani poteva
preparare una zuppa ricca di carboi- sembrare un’abitudine censura-
drati o l’ impasto di una galletta nu- bile, per gli Ebrei fu severo di-
triente.(1) vieto religioso.
La possibilità di conservare la fa- Infatti il popolo ebraico nella
rina e di trasportarla con facilità per- non lievitazione riconobbe e ri-
mise di sopravvivere in mancanza di conosce un segno di purezza.(3)
cacciagione o in periodi con clima Caduto l’Impero Romano,
sfavorevole. Il passaggio dalla caccia passati gli sconvolgimenti delle
all’agricoltura e all’allevamento orde barbariche, con l’instaura-
comportò cambiamenti nella strut- zione del Feudalesimo la panifi-
tura fisica dell’uomo che, cacciando cazione venne controllata da
meno o per niente e mangiando precise norme emesse dal feuda-
meno carne, perse vigore e si rese tario, dal signore locale e poi dal
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Alla pag. precedente, In basso, il fornaio e il giovane Alla pag. seguente, fin dai primordi
una rivendita di pane garzone in epoca medievale della civiltà contadina i pittori
in una miniatura hanno riservano un’attenzione
di un codice medievale particolare alla fienagione
e alla falciatura delle messi.
Comune, autorità che avevano il precipuo diversi) ben triturati: farro, orzo, sorgo, a casa per pura curiosità. La crisi agricola
compito di regolamentare la panifica- miglio, panìco, frumento. Molto diffuse del XVI secolo obbligò ad una revisione
zione, come si desume anche da Statuti a Roma nel periodo monarchico e nei dei pregiudizi popolari facendo del mais
Comunali e Bandi Campestri che ci sono primi secoli della Repubblica si chiama- coltura dominante. Nel XVIII secolo con
stati tramandati. vano puls o pulmentum. I semi preferiti l’incremento demografico, che richiedeva
Vari tipi di pane per le puls erano quelli di farro (da cui la maggior produzione agricola si decise di
I pani nella tradizione italiana sono parola farina) e la puls era il cibo del investire su questo prodotto, che cresceva
circa 250, con moltissime varianti locali, fante romano. Per secoli cibo caratteri- velocemente, era poco bisognoso di cure, e
difficilmente catalogabili. Si distinguono stico, veniva preparato quotidianamente dava un’ottima resa.
oltre che per la forma, per il tipo di cot- e costituiva la base di piatti che potevano I grandi proprietari terrieri decisero di
tura, di quantità e qualità degli ingre- essere completati con legumi, verdure, destinare grandi superfici alla coltiva-
dienti, per la qualità della farina: di grano pesci, formaggio. Anche gli Etruschi eb- zione del mais, che divenne cibo quoti-
duro, di grano tenero, di mais, di semola bero come nutrimento base polente costi- diano per i lavoratori della terra.
di grano, di segale, di orzo, di castagne. tuite da farina di miglio o di farro Contrariamente ai cereali che si dimostra-
Nei periodi di carestia, soprattutto nelle chiamate clusinae pultes. rono molto versatili, il mais conobbe
classi marginali fu molto diffuso il pane L’abitudine alla puls o pulmentum (5) quasi una monocultura, nelle zone mon-
di mistura che vedeva l’uso di semi di continuò per tutto il Medio Evo. In con- tane e pedemontane dell’Italia Settentrio-
graminacee, di ghiande, di radici, di so- trapposizione alle mense feudali, ricche nale. Una alimentazione praticamente
stanze varie, assai poco sostanziose, ma di cacciagione e di proteine animali le basata solo sulla polenta portò alla diffu-
in grado di generare un senso di momen- puls furono la via di scampo delle classi sione di una grave malattia quale la pel-
tanea sazietà. rurali con l’uso di cereali minori quali lagra.(6)
Molti pani vedono l’aggiunta di olio, miglio, orzo, segale, farro. La pute o put è un tipo di polenta più
olive, mosto, frutta, semi, strutto, ciccioli, Con la scoperta dell’America ci fu liquida della tradizionale e con diversi in-
pomodori, burro, uvetta… l’introduzione del mais (chiamato in dia- gredienti vegetali. Diffusa un tempo sia
Impossibile elencare i tipi di pane in letto monferrino melia o meria da millet, in Monferrato che nell’Oltregiogo Ligure
base alla forma. I più comuni da noi: pa- termine con cui veniva definito il miglio), è nata, con molta probabilità, dalla fu-
gnotta, biova, ciabatta, filone, micca, (4) introduzione che fu lenta e faticosa in sione tra una tradizionale zuppa di ver-
michetta, libretto, rosetta, cagnolino, quanto ci fu diffidenza verso la possibilità dura, che affonda le radici nelle zuppe
treccia, ciambella, pane in cassetta, pan di farne alimento per gli uomini, usandolo medievali, eredi della puls romana e la
carrè… solo come foraggio per gli animali. Se ne farina di mais. La pute consiste in una
Un tipo particolare di pane sono i coltivava qualche pianta nell’orto davanti normale minestra vegetale basata su ca-
grissini, il cui nome deriva da grissa, che volo nero, patate, carote, sedano o, in
indicava un antico pane piemontese di estate, fagioli, fagiolini, zucchini. Una
forma allungata. E poi c’è il pane di pasta volta che la verdura è cotta si aggiunge la
dura, all’olio, al latte, all’ acqua. farina di mais e si fa cuocere ancora una
Come si può desumere da questo mezz’ora. Quando il tutto è ridotto a
elenco sommario la diversificazione è crema, il piatto è pronto e si mangia col
massima. Segno di creatività, di adatta- cucchiaio pur non essendo una minestra.
mento all’ambiente, di intelligente rispo- La focaccia
sta ad una domanda diffusa ed esigente Con semi macinati finemente, acqua,
tipica delle società affluenti. giusta lievitazione, cottura precisa nei
tempi e nei modi, con l’aggiunta di con-
La puls, la polenta e la pute (o put) dimenti particolari possiamo passare da
Prima di giungere alla panificazione, una focaccia intesa come puro cibo di so-
l’uomo primitivo si è cimentato in pravvivenza ad una in grado di suscitare
un’operazione certamente più semplice, un notevole piacere gustativo. La focac-
quella di mettere i semi delle graminacee cia a base di cereali più o meno nobili,
in acqua dopo averli pestati e poi cuo- presente già in epoca preistorica, la ritro-
cerli. In quel modo nacque la polenta. viamo sulle mense di Fenici, Greci, Ro-
Fino alla scoperta dell’America, le po- mani, Cartaginesi. La focaccia, che
lente consistevano in pappe di semi (i più deriva etimologicamente da focus, in
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Alla pag. seguente, incisione
settecentesca di una panetteria;
sullo sfondo il fornaio sforna
con la classica pala di legno il
pane giunto a cottura.
duta. Il mulino ad acqua ebbe grande dif- gionata. Le pagnotte erano posate sul oggettivi lo danno gli atti notarili (7). In-
fusione nel Medioevo e continuò ad es- piano del forno con l’ apposita pala, abba- fatti:
sere molto diffuso laddove la presenza di stanza distanti l’una dall’altra da non at- 11 Ottobre 1283: Giovanni di Altare
risorse idriche rendeva possibile svilup- taccarsi durante la cottura. Appena cotto, prende a prestito 7 staia di frumento 26
pare forza motrice. il pane veniva deposto su assi di legno o Ottobre.
Nelle zone appenniniche e preappen- su tavole per permettere un raffredda- 1283: Josius de Ovada prende in pre-
niniche fu un sistema molto sfruttato an- mento graduale. Secondo una tradizione stito un tot di frumento da presbyter
cora in tempi relativamente recenti per consolidata in campagna una famiglia pa- Pietro de Ovada.
macinare castagne, orzo, frumento, mais, nificava una volta alla settimana, salvo 9 Novembre 1283: Guglielmo de Ca-
segale. La raffinatezza della farina dipen- casi speciali come il pane di segale in stagneto prende a mutuo da Giovanni di
deva dalla porosità della pietra molitoria: montagna, cotto una o due volte l’anno. Altare 5 staia di frumento.
quanto più porosa era la pietra tanto più Per chi non aveva il forno domestico 5 Dicembre 1283: Oberto e Bertolino
grossolana era la farina. (questo valeva per quasi tutti quelli che da Voltri acquistano da Pietro Schiavina
Le ruote a pala, che facevano girare le abitavano in un centro abitato) c’era il di Ovada un tot di frumento per 4 geno-
macine grazie all’energia dell’acqua in- forno che coceva per la comunità. Succe- vini.
canalata, per molto tempo furono di deva, in questo caso, che per riconoscere 27 Gennaio 1284: Il rettore della
legno e, solo ai primi dell’ 800, con lo il proprio pane si usassero marchi o segni Chiesa di Santa Maria di Ovada prende a
sviluppo della metallurgia, divennero di particolari di riconoscimento, fatti sulle prestito da Bertone de Nigro 3 staia di
ferro. micche di pane. In caso di errori involon- frumento.
Un tipo di mulini straordinari furono tari il fornaio preferiva compensare con 5 Gennaio 1288: Giovanni di Altare
quelli natanti sul Po, costituiti da due bar- una pagnotta per evitare guai maggiori. acquista da Pietro Dente di Ovada un tot
coni (sandoni) appaiati che costituivano Nel Medioevo prevalse la panifica- di frumento.
il mulino mentre la ruota a pala pescava zione controllata dal feudatario o dagli 20 Gennaio 1288: Enrico Gioia di
tra i due barconi e sfruttava l’energia Amministratori del Comune. Con Ovada fa testamento e lascia alle mona-
della corrente. Il mulino risaliva la cor- l’affermazione dei liberi Comuni sorsero che di Bano 1 staio di grano in remis-
rente grazie ai cavalli che lo trainavano le corporazioni dei fornai, che tendevano sione dei propri peccati.
dalle sponde. (Riccardo Bacchelli, Il mu- a salvaguardare i diritti della categoria e 9 Gennaio 1288: Giovanni di Altare
lino del Po). Con l’ elettricità tutto si è ne stabilivano il codice di comporta- acquista da Enricuccio de Sena 12 moggi
semplificato ma anche omologato e si mento. In età moderna con l’avvento dei di frumento.
sono smarrite le peculiarità territoriali, a forni elettrici e delle impastatrici la pani- 12 Aprile 1288: Guglielmo de Cam-
parte qualche caso isolato di mulino a ficazione si è industrializzata e i forni a pis prende in prestito da Mino de Sena un
pietra che esiste tuttora. legna sono stati sostituiti dai forni ra- tot di frumento per 39 genovini.
Il forno 13 Ottobre 1288: Guaiacio Frascara
dianti mentre l’introduzione dei lieviti ha
Originariamente il forno fu all’interno di Ovada prende a prestito da Pietro
semplificato la prima e difficile fase della
dell’abitazione poi si preferì costruirlo al- Schiavina 10 staia di frumento.
panificazione, vale a dire la giusta e natu-
l’esterno o in appositi edifici per evitare 25 Novembre 1288: Nicola di Ma-
rale lievitazione.
il pericolo di incendi domestici. Nella ca- sone acquista da Montano Casio un tot
mera di cottura si faceva fuoco e poi si Ad Ovada, in Monferrato di frumento per 4 lire e quattro soldi di
riunivano ai lati del forno le braci men- e nell’ Oltregiogo genovini.
tre, centralmente, venivano messe le Le osservazioni che seguono, che ri- 25 Novembre 1288: Giovannino Ala-
forme dei pani a cuocere sulla pietra arro- guardano la città di Ovada e i territori li- mandro di Ovada acquista da Pietro di
ventata. Situazione che si è perpetuata mitrofi possono essere considerate un Pavia un certo quantitativo di frumento
per secoli con gli stessi ritmi e le stesse paradigma significativo, se pur con forti per lire 7 e soldi 10 di genovini.
modalità. La base (platea) a forma ellit- ellissi temporali e spaziali, di quelle che 5 Febbraio 1289: la badessa di S.
tica era di arenaria mentre la volta era in furono la coltivazione dei cereali e la suc- Maria di Banno si fa fare un mutuo di 25
mattoni stuccati con il gesso, piuttosto cessiva panificazione, tenuto conto sia lire di genovini per acquistare grano.
bassa per non disperdere il calore. Le delle caratteristiche del clima e del ter- 11 Gennaio 1289: Guido de Barbarino
porte del forno erano di ferro. reno sia, e ancor più, degli aspetti antro- di Ovada acquista da Ugaccio di Chiavari
L’accensione avveniva con ramaglia e pici e politici che spesso hanno avuto la un certo quantitativo di grano che pa-
stecchi perché capaci di fuoco vivo e di prevalenza sulla nuda cultura materiale. gherà ad Agosto.
raggiungere alte temperature poi mante- Per quel che attiene al Medioevo un 11 Febbraio 1289: Martino de Botono
nute costanti da legna grossa e ben sta- valido supporto alla conoscenza dei dati e Lorenzo de Gilio prendono a mutuo da
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A lato, giovani operaie della
manifattura Brizzolesi in un
campo di granturco.
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A lato, il taglio delle messi
sulle sponde dell’Orba in una
foto di Leo Pola degli anni ‘50
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A lato, il capiente calderone di
rame con la polenta che ogni
anno, come da tradizione,
viene preparata in piazza a
Molare, sta per essere versata
sul tavolato e servita a tutti i
presenti con un pezzo
di baccalà (Foto Leo Pola).
ziale che risulta dagli esempi precedenti
si ha il senso, al di là del valore simbo-
lico, della profonda, sostanziale, vitale e
imprescindibile necessità del pane mate-
riale quotidiano.
Quelli della Costa.
Più ottimista e sereno (perché scritto a
posteriori) il racconto sintetico della si- bisogno alimentare. Tra queste la predi- gere alla polenta gli aminoacidi mancanti.
tuazione della Comunità Costese (13) che lezione è andata ai cereali e, soprattutto, Per notizie in loco vedi Della pellagra e dei
pellagrosi del comune di Morsasco del dott.
così descrive, per sommi capi, il tipo e la al frumento. Quella scelta di migliaia di
Ivaldi di E. G. Rapetti in Urbs, silva et flumen,
qualità dell’alimentazione contadina del anni fa persiste tuttora: siamo figli del- Anno XXI, n 2 .Giugno 2008.
luogo tra la seconda metà dell’800 e i l’uomo della pietra e il bimbo di san Luca 7
P. Toniolo - E. Podestà, I Cartulari del no-
primi 50 anni del ‘900: col suo gustoso focaccino rappresenta taio Giacomo di Santa Savina (1283-1288) Sto-
“… Si ricordano tra i cibi consumati tutti noi, neolitici del terzo millennio! ria e vita del Borgo di Ovada, in Memorie dell’
in occasione della festa patronale della Accademia Urbense, Ovada,1991.
8
Madonna della Neve la focaccia con lo Note Società Storica del Novese “NoviNostra”
1
ALICE VIGNA, In Italia già 30.000 anni fa (a cura di), Statuti di Ovada del 1327, Ovada
zucchero sopra e una buonissima torta 1989.
si cucinavano cereali, in «Corriere della Sera»,
di mandorle con la cannella. I giorni fe- 10/11/2011 9
Il farro è una pianta erbacea, chiamata
riali erano molto più parchi con il con- 2
Ateneo, scrittore nato nella città di Nau- anche spelta. Anche quando si affermò il fru-
sumo di polenta, fagioli, ceci, castagne, crati, vissuto tra il II e il III secolo d.C. Ricor- mento, il farro rimase sempre il cibo dei poveri.
pane nero, latte. Il pasto della sera era dato in particolare per la sua opera I Molto usato nel Rinascimento ha conosciuto, in
deipnosofisti o Dotti a banchetto. seguito, un periodo di decadenza; attualmente,
sempre a base di polenta. 3
La Pasqua ebraica bandisce ogni forma di però, è stato rivalutato in cucina e nella panifi-
Ricordando il periodo infausto della pasta lievitata. Nell’Esodo viene detto: Si man- cazione per il gusto caratteristico e la legge-
seconda guerra mondiale si ricorda an- gino gli azzimi per 7 giorni; non si veda nulla di rezza. Il farro in semi è ideale per le zuppe.
cora il pane nero che si ritirava con la fermentato presso di te, né alcun lievito per tutto 10
A causa di un fungo, che poteva essere
tessera che, di fatto, serviva a razionarlo il tuo territorio. E quel giorno spiegherai questa contenuto nella segale, o segala, che serviva per
in base al numero di bocche da sfamare cosa a tuo figlio dicendo: Si fa così per tutto la panificazione, si poteva sviluppare il fuoco
in ogni famiglia.” quello che il Signore fece per me, quando uscii di sant’ Antonio o ergotismo ( ergot , in francese,
dall’ Egitto… Osserva questo statuto di anno in vuol dire sperone che è un po’ la forma del
Non molto dissimile risulta, riferito anno. fungo infestante), erroneamente confuso con
sostanzialmente allo stesso periodo, il re- 4
Mica è un termine latino che significa bri- l’herpes zoster. L’ergotismo causato da un
soconto sull’alimentazione contadina e ciola. Per sineddoche il termine, con il raddop- fungo, contenente sostanze allucinogene, por-
pastorale degli abitanti di Cavanne di Ol- pio della consonante, passato ad indicare la tava alla carbonizzazione degli arti e colpiva il
bicella che ricordano (Ai Gavonne, na’ pagnotta intera. sistema nervoso centrale. I frati Antoniani tenta-
5
vota. s.d.): “Alle Cavanne, in Estate, si Si chiamava pulmentarium, la zuppa a base rono di curare la malattia, che aveva un esito per
di cereali e di legumi, condita con olio e lardo (a lo più fatale, con un unguento a base di grasso di
mangiavano minestrone, insalata, for-
seconda se il giorno era di magro, o meno) che maiale. Meno pericoloso l’ herpes zoster causato
maggette e, in Inverno, polenta e casta- veniva data ai pellegrini, che sostavano nei con- dal virus della varicella infantile. La confusione
gne. venti durante il Medioevo. In questo modo si tra le due patologie è nata dall’aver attribuito lo
Poco lontano a San Luca in una me- evitava l’ uso della carne che avrebbe potuto su- stesso termine, fuoco di sant’ Antonio, ad en-
moria, riferita agli anni ’30 del secolo scitare inopportuni appetiti sessuali. trambe.
6
scorso, si ricorda, che quando un ragaz- In Italia la pellagra si diffuse fra il XVIII e 11
E. Podestà, Documenti per la storia del-
il XIX secolo, quasi esclusivamente nelle zone l’Oltregiogo monferrino in Memorie dell’ Acca-
zino faceva la prima comunione, c’era il
settentrionali della penisola. Si manifestava con demia Urbense, Ovada, 2000.
pasto della festa che consisteva in “un desquamazione e perdita della pelle, colpiva il 12
G. Gaino, Cremolino nella storia, Scuola
uovo duro, un pezzetto di focaccino e sistema nervoso centrale e aveva esito funesto. tipografica San Giuseppe, Asti 1941.
poi …a pascolare.” (Vedi il romanzo di Sebastiano Vassalli, Marco 13
L. Repetto (a cura di) Quelli della Costa.
Curiosamente questo excursus su ce- e Mattio Ed. Einaudi). Quaderno di cultura religiosa e popolare,
reali ed affini si conclude con la storia di Nella seconda metà del 1800 in Veneto il Ovada s.d.
30% dei contadini ne era colpito. Se ne cerca-
un focaccino così come era iniziata. Su
rono con molto impegno le cause ma solo nel
30.000 piante che potevano essere scelte 1900 si scoprì che era l’alimentazione squili-
per l’alimentazione l’uomo del neolitico brata, quasi esclusivamente a base di polenta a
ne ha privilegiato poche decine che tut- causarla e non il mais in quanto tale. Quindi si
tora coprono da sole gran parte del fab- doveva riequilibrare l’ alimentazione e aggiun-
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Lo sposo rapito
di Paola Piana Toniolo
Che la faccenda1 fosse piuttosto seria vanti al Vicario Vescovile mons. Nicolò Pallazzo dell’Archara”, oggi Lercaro2,
non c’era alcun dubbio, ma che dovesse Dogliani, il quale lo aveva visto ben de- tralasciando le pubblicazioni e, visto che
andare a finire in quel modo! Un figlio terminato a sposarsi, se pur un po’ intimi- si era in Avvento, “ogni pompa di nozze
che si ribellava al padre e alla famiglia dito e pallido. et accompagnamento alla casa”, come gli
per sposare la ragazza amata, anche se di Il rev. Ruscone, intanto, a nome del era stato espressamente richiesto dal gio-
ceto inferiore, in fondo non presentava signor Tribone aveva presentato una let- vane, che evidentemente – aveva certo
nulla di veramente drammatico, anche se tera nella quale si affermava che mai il pensato il buon Vicario – voleva dare alla
la situazione era piuttosto insolita, ma la Felice aveva inteso sposare la Maria e cerimonia un carattere privato e sotto
famiglia in questione era addirittura non era affatto vero che avesse contratto tono, anche per non irritare oltre modo il
quella dei Tribone, una delle principali con lei “sponsalia de futuro”, cioè un fi- padre.
della città di Ovada, e la ragazza era una danzamento ufficiale o una promessa di Ma poi era successo il patatrac: Fi-
certa Maria Montobbio, non solo di mo- matrimonio. Per fuggire tale donzella, lippo Tribone, fratello del Felice, aveva
desti natali e orfana di padre, ma anche tempo addietro, si era rifugiato a Genova fatto irruzione nella cappella, con degli
un po’ chiacchierata. e dopo qualche mese, sempre per evi- uomini armati, proprio nel momento de-
No, i Tribone non volevano nel loro tarla, aveva addirittura progettato di farsi cisivo delle nozze ed aveva portato via
parentado siffatta donzella, fornita in più frate domenicano. Mai il padre avrebbe con la forza lo sposo.
di un fratello, il capitano Andrea Montob- dato il consenso a simile matrimonio, Era un sacrilegio già l’entrare in
bio, “bandito capitale” dalla Repubblica consenso non richiesto forse dal diritto, chiesa con le armi, interrompere così una
Genovese e al servizio, come vedremo, ma certo dal vivere civile, dall’onestà e cerimonia religiosa era poi un vero af-
dei Guasco, personaggi assai pericolosi. dalla filiale reverenza. E via così, batti e fronto alla sacralità della Chiesa. Logico
L’operazione matrimonio aveva ribatti! dunque che si aprisse un processo contro
preso comunque avvio nell’autunno del Ma il Vicario alla fine aveva preso Filippo Tribone, e di conseguenza contro
1663 con le prime lettere inviate in Curia una decisione a favore dei due giovani e il di lui padre, che lo aveva certo soste-
dal giovane Tribone per le pratiche uffi- aveva ordinato all’arciprete di Ovada, nuto, se non obbligato a tale comporta-
ciali, i certificati di stato libero, le auto- don Gasparo Grandi, di andare a cele- mento.
rizzazioni al matrimonio, ma quando si brare il matrimonio “nella capella del E l’arciprete? Si diceva che avesse ri-
era resa evidente e insuperabile tardato la cerimonia, era forse
la contrapposizione tra le due colluso con i Tribone? Anche su
parti si era passati alla nomina di lui era opportuno indagare,
dei procuratori, il signor Guido tanto più che il capitano Mon-
Blesi per il giovane Felice tobbio lanciava minacce contro
Maria, il reverendo don Tom- tutti, e soprattutto contro il sa-
maso Ruscone per il padre, cerdote, e non era un tipo da sot-
Giovanni Vincenzo Tribone. tovalutare, anche perché aveva
Da una parte si affermava l’appoggio di Carlo Guasco, dei
che l’opposizione del padre, Guasco di Bisio3, il quale aveva
come quella di chiunque altro, scritto al Vescovo già il 22 di-
non poteva impedire in alcun cembre, il giorno seguente al
modo il matrimonio, “non es- fattaccio, assicurando anche
sendo questo contratto depen- l’interessamento del signor Vi-
dente da altra volontà che dalla cegerente di Alessandria.
propria”, cioè da quella del Fe- Lo stesso giorno 22 scriveva
lice e della Maria; dall’altra si in Curia anche Filippo Tribone,
ribatteva che il giovane era vio- assumendosi le responsabilità,
lentato a sposare la Maria e che ma precisando che, per evitare
una volontà violentata non si l’assalto, sarebbe stato suffi-
poteva chiamare volontà. ciente ascoltare senza preven-
Fra una contrapposizione e zioni le opposizioni presentate
l’altra si era arrivati a dicembre. dal padre al Tribunale Vescovile,
Il giovane era stato anche invi- perché quel matrimonio era un
tato a presentarsi ad Acqui da- atto di violenza contro la libera
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A lato, la torre di Capriata in
una immagine tratta dalla guida
Paesi e Castelli del Monferrato
di G.B. Rossi 1901).
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A lato, Le illustrazioni
a corredo dell’articolo sono
di G.B. Galizzi e sono tratte da
una bella edizione de I Pro-
messi Sposi, edita a Bergamo
nel 1929.
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In basso, la torre del Castello
Lercaro, villa patrizia risalente
al 1586.
gli era andato incontro con alcuni famigli far paura solo a guardarli, lo avevano ac- costì anche Filippo, che aveva chiesto di
e, presolo per mano, lo aveva invitato ad compagnato “per strade inusitate” fino vedere il fratello. Gli sgherri avevano
entrare. Appena nel cortile però “si alle porte di Acqui, ma in città lo aveva cercato di impedirlo, tenendo Felice nelle
chiuse di balleno la porta” ed egli vide al- scortato solo uno di essi. Passando la stanze del piano superiore, ma questo ne
cuni uomini armati e minacciosi. notte in una osteria, aveva avuto occa- aveva riconosciuto la voce e si era preci-
Ohimè, era stato ingannato e impri- sione di parlare con diverse persone che pitato quasi forzando le porte. Aveva
gionato! Ed ecco farsi avanti la Maria avevano tutte cercato di sconsigliargli avuto perciò la possibilità di fargli inten-
Montobbio, “con vezzi e carezze puta- quel matrimonio, ma non era rimasto un dere con poche parole la situazione e
nesche”. minuto solo con loro. Aveva sperato di l’altro gli aveva promesso di liberarlo
Due giorni dopo, alla sera, era arri- poter fuggire dalla finestra dell’osteria o l’indomani. Così, arrivato l’arciprete, Fe-
vato il capitano, il quale gli aveva detto almeno di incontrare qualcuno cui poter lice Maria lo aveva convinto con delle
chiaro e tondo che, se avesse sposato sua affidare una richiesta d’aiuto per i fami- scuse a rimandare la funzione al giorno
sorella, gli “sarebbe stato per sempre ot- liari, il signor Olmi, per esempio, un seguente, promettendo di mandargli un
timo parente”, appoggiandolo anche per- amico di casa, ma aveva scoperto che era cavallo per alleviargli la fatica del se-
ché non fosse diseredato dal padre, in ancor più amico del Montobbio. condo viaggio.
caso contrario si preparasse a morire. Così aveva fatto la sua comparsa da- All’imbrunire era arrivato il Montob-
Neppure la fuga lo avrebbe salvato! vanti al Vicario senza farsi scappare pa- bio, il quale, saputo che il matrimonio
Conscio della situazione in cui si tro- rola sulla sua vera situazione e con i non era stato ancora celebrato, si era infu-
vava ed impaurito al massimo, il giovane bravacci di scorta era tornato a Capriata e riato con tutti e soprattutto con l’arciprete
aveva risposto che era disposto ad obbe- poi a palazzo Lercaro. e voleva che si recassero la sera stessa a
dire. Poi era tornato da lui don Gastaldo Si era arrivati infine al matrimonio. Capriata, per andare l’indomani ad Acqui
per rinforzare quella decisione con mille L’arciprete di Ovada, appena ricevuta direttamente dal Vescovo.
discorsi, ma lui era ben consapevole che la licenza da Acqui, si era recato al pa- Era stato il Felice a calmare il capi-
sposare una “putana”, figlia e sorella di lazzo con il reverendo don Paolo Scarsi tano, assicurandolo di avere la certezza
“putane”, sarebbe stato un disonore gran- ed il chierico Lanzavecchia per eseguire che l’arciprete sarebbe tornato il giorno
dissimo per lui stesso e per la famiglia, immediatamente gli ordini. seguente e tutto si sarebbe risolto. Il
tanto più che non si sentiva di dovere Poche ore prima, però, si era recato Montobbio allora gli aveva fatto prendere
nulla ad una donna che non era certo carta e penna e lo aveva costretto a scri-
stato lui a violare per primo. Ma vista la vere di propria mano all’arciprete di ve-
situazione in cui si trovava…. E il prete nire a Lercaro al più presto, subito al
gli aveva fatto firmare alcuni fogli in mattino, per celebrare quel benedetto
bianco. matrimonio. Questa volta voleva essere
Per un mese intero egli era stato pri- presente anche lui!
gioniero nel palazzo. Solo una volta gli Così il giorno di San Tommaso da-
era stato concesso di uscire a caccia, vanti al portone del palazzo si erano
ma assieme al già noto Gaspare Buffa e trovati l’arciprete Grandi, don Paolo
con diversi uomini armati, che gli face- Scarsi, Filippo Tribone, l’alfiere Al-
vano una guardia stringente. berto Rossi e Giorgio Mazza. Era stata
Poi il Montobbio lo aveva portato proprio lei, la Maria, a vedere il gruppo
con sé a Capriata, dove lo aveva tenuto ed a gridare di non aprire, poi era scesa
in casa sua alcuni giorni, per farlo poi in cortile e, dopo molte discussioni,
partire per Acqui, dove avrebbe dovuto aveva permesso l’ingresso solo ai due
presentarsi di persona al Tribunale Ve- sacerdoti, a Filippo e al Mazza, obbli-
scovile e chiedere ufficialmente gando l’alfiere, forse armato?, ad allon-
l’autorizzazione al matrimonio. Ma tanarsi.
stesse ben attento a quanto faceva o di- Mentre l’arciprete si recava in cap-
ceva, perché il Montobbio era pronto a pella per prepararsi, Filippo era riuscito
farlo ammazzare o rinchiudere “in con un cenno a rassicurare il fratello, il
qualche scamuzzone con ferri e ceppi”, quale, subito dopo, aveva dichiarato al-
come un prigioniero di guerra. l’arciprete, presenti don Scarsi e Gior-
I suoi carcerieri, quattro tipacci da gio Mazza, che egli non voleva sposare
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Il mattino del 19 aprile 1775, alcune ed equipaggiate rispetto a quella canaglia monti Allegheny ed il Mississippi.
compagnie di fucilieri, tratte da vari reg- in armi che, dopo avere abbandonato gli In questo contesto si inseriscono le vi-
gimenti di Sua Maestà britannica opera- attrezzi agricoli, aveva osato assalire un cende di Filippo Mazzei (5), personaggio
tivi sulla costa atlantica nordamericana, reparto costituito da soldati appartenenti noto negli Stati Uniti per i suoi legami
uscirono - al rullo dei tamburi - da Con- ad alcuni dei più prestigiosi reggimenti con le principali figure dell’indipendenza
cord, villaggio del Massachusetts, dove del Royal Army.(3) americana come Beniamino Franklin,
avevano eseguito un meticoloso rastrel- Questo scontro, a lungo paventato dai Thomas Jefferson, Thomas e John
lamento poiché, secondo delazioni, in Governatori inglesi che avevano avuto Adams, James Madison, James Monroe
questo insediamento i coloniali avevano modo di constatare il continuo deteriora- e lo stesso Giorgio Washington. Anzi la
creato alcuni depositi di armi e muni- mento dei rapporti tra i residenti delle 13 cultura americana lo considera comune-
zioni. Però la spedizione era risultata in- colonie nordamericane con la madrepa- mente uno dei padri della Dichiarazione
fruttuosa in quanto i patrioti, avvertiti tria, segnò l’inizio della guerra d’Indipendenza del 4 luglio 1776 in
nottetempo dell’imminente arrivo delle d’indipendenza i cui prodromi si protrae- quanto Thomas Jefferson, nel redigerla,
truppe inglesi, avevano nascosto altrove vano, tra alterne vicende, dalla fine della vi traspose gli ideali del Mazzei. Emble-
gli armamenti. Quindi l’operazione si era Guerra dei Sette Anni (1756 - 63).(4) matico il suo principio di eguaglianza
ingloriosamente limitata all’incendio di Situazione radicatasi alla conclusione “Tutti gli uomini sono per natura egual-
alcuni depositi appena svuotati ed ora le dei quel conflitto e dovuta in buona parte mente liberi ed indipendenti” parafrasati
compagnie, impeccabili nelle loro giubbe ai complessi problemi organizzativi, am- dal Jefferson nel preambolo della Dichia-
rosse e buffetterie bianche, marciavano ministrativi e militari gravanti sulla Gran razione d’Indipendenza in “all men are
per rientrare a Boston tra le sicure paliz- Bretagna che, uscita vittoriosa, si era an- created equal”.
zate del forte alla confluenza del Charles nessa il Canada francese, la Florida e vir- Circostanza alla quale va aggiunta
e del Mystic da cui erano uscite la sera tualmente il territorio compreso tra i l’attiva partecipazione di questo fioren-
precedente. tino come volontario nei primi
Ma all’altezza del North giorni della guerra d’indipendenza
Bridge, il ponte in legno sul fiume nonché il suo concorso a sostegno
Concord alla periferia nord-occi- economico dei patrioti che com-
dentale del centro omonimo, si batterono tra le file dell’esercito
udirono le prime scariche di fuci- coloniale.
leria e apparvero i minutemen (1) – Popolarità confermata da molti
i coloniali nei loro sbrindellati studi, imperniati sulla sua figura,
abiti da lavoro – che, senza farsi fioriti nel corso delle celebrazioni
intimorire da quella lunga linea per il bicentenario della rivolu-
rossa, perfettamente inquadrata zione americana e dal privilegio di
come sfilasse in parata, blocca- essere commemorato, nel 1980,
rono il ponte. Il combattimento fu dalle Poste statunitensi ed italiane
sanguinoso (2) ma gli inglesi – in- con l’emissione di francobolli in
gaggiata una mischia furibonda – occasione del 250° anniversario
riuscirono ad attraversare la strut- della sua nascita.
tura sul corso d’acqua e a ripie- Tuttavia, in Italia rimane una
gare confusamente su Boston personalità poco nota mentre è
subendo ulteriori attacchi nel riat- considerato un particolare trascu-
traversare Lexington – ove già si rabile il suo soggiorno in Ovada
erano verificati alcuni scontri a presso l’aristocratica famiglia
fuoco - e altre località minori poi- Maineri Celesia nel corso del
ché le voci della loro debacle si quale sicuramente incontrò –
erano diffuse rapidamente di vil- come era sua inveterata abitudine
laggio in villaggio. ogni qualvolta sostasse per un
L’esito del combattimento rese certo tempo in una località - i no-
palese la possibilità di battere le tabili locali come i Botta-Adorno,
truppe inglesi nonostante queste gli Spinola, i Buffa, gli Oddini o
fossero meglio addestrate, armate gli Scassi.
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pendio da medico di bordo partì col ca- ma la sorella ed il cognato, padroni di Palazzo Delfino negli anni Venti del se-
pitano Wilson per la capitale britannica casa, e molti altri villeggianti circonvi- colo scorso.
ove giunse il 2 marzo successivo. cini, avendo inteso cosa era questo signor Particolarmente apprezzabile doveva
Quivi, dopo un iniziale periodo irto di Filippo venuto inaspettatamente nella essere anche la compagnia della dotta si-
difficoltà economiche, alle quali sopperì città di Giano, ànno detto, che vogliono gnora Dorotea Mallet Celesia, familiar-
come insegnante di italiano, grazie alla anch’essi vederlo, e godere della sua con- mente chiamata Dolly o Dorothy, figlia
sua naturale intraprendenza riuscì ad in- versazione; ed io sono rimasto prigio- di David Mallet – uno dei più grandi
trodursi nell’alta società, a frequentare niero, senza speranza di uscirne, se ella poeti e drammaturghi scozzesi del Sette-
letterati e musicisti italiani e ad iniziare non viene a liberarmi. Confidando nella cento – particolarmente versata nel tra-
una lucrosa attività commerciale di pro- sua amicizia spedisco un’uomo con un durre Voltaire, nello scrivere poemi come
dotti alimentari con l’Italia. muletto a Voltri, dove il latore di questa Indolence (1772), o come animatrice di
Tra le numerose personalità cono- l’accompagnerà; e quando avrà veduto la un salotto letterario nel quale si radicò e
sciute legò in modo particolare con Giu- strada, ne tirerà la conseguenza, che chi trovò linfa vitale quel gruppo di illumini-
seppe Baretti e Pietro Paolo Celesia. Il le à mandato il muletto, invece di un ca- sti e arcadici ovadesi tra i quali spiccava
primo, di carattere irrequieto e combat- vallo, dev’essere un vero amico.” Ignazio Benedetto Buffa che nel 1783
tivo come il Mazzei, era di origini mon- Quindi al Mazzei, per poter rinverdire fonderà l’Accademia Urbense.(7)
ferrine ed aveva ottenuto, nel 1742, la le frequentazioni londinesi, non rimase Ma purtroppo, per indifferibili motivi
nomina ad economo delle nuove fortifi- altra alternativa che mettersi in viaggio di famiglia, dovette interrompere il sog-
cazioni di Cuneo molto probabilmente per la capitale dell’Alto Monferrato. Rag- giorno e rinunciare, con gran dispiacere,
grazie ai buoni uffici di suo padre Luca giunse Voltri con un’imbarcazione e alla piacevole compagnia dei coniugi Ce-
Antonio, architetto militare sabaudo. Ma quivi trovò ad attenderlo un accompagna- lesia, dei Maineri, dei Buffa, degli Oddini
ben presto, morto il genitore, era emi- tore con un mulo. Ma la strada, colle- e del Botta. Di quest’ultimo si ricordò in
grato in Inghilterra ove, vista l’estrema gante il centro abitato costiero col passo modo particolare nelle sue memorie nar-
facilità con la quale imparava lingue e del Turchino e la Valle Stura, era talmente rando che il Marchese (8) gli aveva chie-
dialetti, aveva lavorato con successo alla malagevole e cosparsa di buche [solo nei sto alcuni consigli per la propria salute:
stesura del dizionario italiano-inglese primi anni dell’Ottocento verrà aperta
(pubblicato nel 1760) per poi rientrare in una vera carrozzabile] che il Mazzei, non
Italia ove darà vita ai fogli della Frusta fidandosi della sua cavalcatura, preferì “Stiedi a Ovada 3 giorni, e vi sarei
Letteraria.(6) raggiunse Ovada a piedi. stato volentieri anche 3 settimane; se non
L’accoglienza da parte di Pietro Paolo avessi dovuto andare a soccorrere mia
Il Celesia(7) invece si trovava a Lon-
Celesia, di sua moglie Dorothy, di sua so- madre. Oltre alla società degli ottimi co-
dra come ministro [ambasciatore] della
rella e del di lei marito, Maineri, e dei no- niugi Celesia, era piacevole anche quella
Repubblica di Genova da alcuni anni. Era
tabili ovadesi fu talmente calorosa che il della sorella e del cognato dell’amico,
un giovane intelligentissimo colpito a 13
Mazzei avrebbe voluto fermarsi in quel- come pure altri villeggianti. In quell’oc-
anni di età dal vaiolo che gli aveva sfigu-
l’accogliente palazzo di contrada Cap- casione conobbi il marchese Botta, capo
rato il volto e lo aveva mantenuto piccolo
puccini [oggi sede della Biblioteca Civica della famiglia, molto vecchio, il quale
ed ingobbito. In compenso era una per-
e dell’Accademia Urbense in piazza Ce- (mostrandomi le gambe, che erano assai
sona molto amabile con la quale il nostro
reseto angolo Via Cairoli] perlomeno al- enfiate) mi pregò di dire, che ne stava
Mazzei aveva stretto una profonda amici-
cune settimane. Proponimenti condivi- molto meglio, al suo fratello maresciallo,
zia tanto che, nel 1760, in occasione di
sibili poiché all’epoca questo fabbricato, allora capo della reggenza in Toscana, su-
un viaggio in Italia lo andò a cercare
eretto nella seconda metà del Seicento, bentrato al conte di Richecourt, che se
presso la sua residenza a Genova. Ma
era una pregevole costruzione di quattro n’era tornato in Lorena, sua patria.” (pag
quivi era presente solo Gianbattista Ce-
piani circondata da rigogliosi giardini e, a 192 op. cit.).
lesia, padre di Pietro Paolo, mentre il fi-
glio si trovava in Ovada, ospite della conferma del rango dei proprietari, do-
tata, al piano nobile, di un grande salone Rientrato a Londra, riprese i contatti
sorella andata in sposa ad un Maineri.
per i ricevimenti e, a piano terreno, di una con i circoli politici e con gli agenti delle
Gianbattista Celesia informò immediata-
sobria cappella gravata dell’obbligo di al- colonie inglesi nordamericane risalenti al
mente il figlio dell’arrivo dell’amico da
cune messe aperte al pubblico. Luogo di 1767 quando in Inghilterra aveva cono-
Londra e questi, lieto per la notizia, così
devozione ristrutturato e sconsacrato a sciuto lo scienziato Beniamino Franklin
rispose:
fine Ottocento quando Palazzo Maineri e Thomas Adams, futuro membro del
“Appena letta la lettera di mio padre passò in proprietà del Comune che lo Congresso Continentale e del Senato
volevo partire per venire ad abbracciarla, adibì a propria sede sino all’acquisto di della Virginia.(9)
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Alla pag., a lato,
Palazzo Maineri – Spinola,
sede della Biblioteca Civica,
in una bella inquadratura
di Francesco Rebuffo.
blematico del giovane schiavo nero Jona- presso i responsabili delle politiche estere speratamente, facendo leva su attestati e
than Strong di cui tutta la capitale inglese di alcuni paesi europei come la Francia dichiarazioni delle sue eminenti amicizie
aveva parlato. Quest’ultimo - proveniente nell’ottica di stabilire scambi commer- tra i patrioti nordamericani, un rimborso
dalle Barbados - appena sbarcato a Lon- ciali di prodotti agricoli statunitensi in per le spese sostenute in Europa.
dra era stato picchiato a sangue dal suo cambio di realizzazioni delle industrie Il Consiglio si riunì il 10 giugno 1784
padrone, per motivi rimasti sempre in- manifatturiere europee. Contatti suppor- e stabilì che gli fossero liquidati 600 luigi
comprensibili, e abbandonato in fin di tati anche da argomentazioni secondo le all’anno per il periodo intercorrente tra
vita sulla pubblica via. Solo il provviden- quali i coloni americani non si erano ri- 10 giugno 1784 e 8 gennaio 1779 scagio-
ziale intervento di un caritatevole medico bellati alla monarchia inglese, creando nandolo contestualmente dal parziale fal-
che si occupava degli indigenti londinesi quindi un pericoloso precedente eversivo, limento della missione imputabile a
unito ad una lunga degenza gli avevano ma si erano solamente ripresi quella li- cause indipendenti dalla sua condotta.
salvata la vita. Ma due anni dopo il gio- bertà di decisione che i Padri Pellegrini Pertanto gli furono liquidati, per i 5
vane ex schiavo aveva incontrato, casual- (13) avevano detenuto sino dalle origini anni e 3 mesi nei quali aveva esplicato il
mente, in una strada di Londra, il suo della colonizzazione del continente nord mandato per la causa indipendentista nor-
vecchio padrone che ne aveva reclamato americano e di cui i governi inglesi si damericana, 3.150 luigi.
immediatamente la proprietà, lo aveva erano appropriati trasferendo progressi- Dopo avere fondato a Richmond, il 15
sequestrato e lo aveva messo in vendita. vamente la giurisdizione sui territori della giugno 1784, con alcuni amici la Consti-
Ma Granville Sharp, filantropo famoso costa orientale nordamericana alla dirette tutional Socierty tesa a consolidare la li-
per le sue campagne contro la schiavitù e dipendenze della Corona inglese. bertà appena conquistata, si trasferì a
fratello del medico che aveva salvato la Ne erano lampanti esempi: i Naviga- Parigi al seguito di Jefferson, nominato
vita al poveretto, aveva portato il caso in tion Acts, atti legislativi - varati dal 1651 ambasciatore, per conto del quale compì
tribunale ed era riuscito a fargli restituire - tesi a limitare l’attracco del naviglio diverse missioni in Olanda. Sempre in
la libertà. estero presso tutti i porti britannici, com- Parigi, nel 1788, Mazzei pubblicò i quat-
Nel 1779 il governatore della Virgi- presi quelli coloniali, al fine di alimen- tro volumi delle Recherches Historiques
nia, Patrick Henry, mandò in missione in tare il commercio nazionale inglese a et Politiques sur les Etats-Unis de
Europa il Mazzei in cerca di prestiti in discapito delle nazioni concorrenti; il l’Amerique Septentrionale e poco dopo
denaro o merci per sostenere l’attività del Quarterin Act che poneva a carico delle ottenne la nomina ad agente del re di Po-
nuovo esercito americano, il Continental Colonie americane il costo di accaser- lonia Stanislao Augusto Poniatowsky.
Army, che aveva iniziato a costituirsi mare e mantenere i soldati britannici o Monarca che conobbe personalmente a
dopo il 17 giugno 1775 quando il Con- l’imposizione di imposte sullo zucchero Varsavia, nel 1791 ove assunse la cittadi-
gresso aveva designato Giorgio Washin- o sulla carta (Sugar Act e Stamp Act) . Di- nanza polacca e contribuì alla stesura
gton quale comandante in capo della sposizioni che culminarono col cosi detto della Costituzione di quel Regno. Ma, nel
futura struttura militare sino ad allora Tea Act del 1773, legge che dava alla corso della permanenza nella capitale po-
praticamente basata sui soli minutemen. Compagnia delle Indie la possibilità di lacca, avendo intuito come imminente
Gli venne assegnata una prima dota- vendere tè nelle colonie britanniche nor- l’invasione russa della Polonia, aveva la-
zione di 1.000 sterline e pertanto partì per damericane senza l’obbligo di pagare sciato quel paese per stabilirsi definitiva-
il Vecchio Continente ma nel corso del tasse o dazi al Regno Unito con grave mente a Pisa. Però, rimasto nuovamente
trasferimento verso il porto d’imbarco, danno economico per la concorrenza. senza una fonte di reddito, nel 1802, de-
accortosi di essere pedinato, riuscì a di- Pertanto, il 16 dicembre 1773, numerosi cise di recarsi a S. Pietroburgo per solle-
struggere le lettere credenziali prima di coloniali, travestiti da indiani Mohawk, citare direttamente dalla corte zarista il
essere arrestato dagli Inglesi. Imprigio- assalirono tre navi inglesi cariche di tè, pagamento della pensione polacca di cui
nato per un certo periodo a New York, all’ancora nel porto di Boston, e getta- era titolare. Lo Zar Alessandro I lo rice-
solo dopo molteplici traversie, riuscì a rono a mare il carico originando vette, ascoltò le sue ragioni, si accollò il
raggiungere Parigi nel 1880 da dove ini- l’episodio noto come il “Boston tea debito della corte polacca e gli offrì una
ziò una serie di peregrinazioni per racco- party”. liquidazione di 8.000 rubli ma il Mazzei
gliere fondi per il neonato Esercito Tuttavia, per sua stessa ammissione, optò per una pensione di 1.200 che gli
statunitense. Tra l’altro, tornato a Ge- la mancanza delle lettere patenti rilascia- avrebbe consentito di condurre un
nova, ritrovò Paolo Celesia e verosimil- tegli dal Congresso e di cui si era sbaraz- dignitoso tenore di vita in Toscana. Il 4
mente tramite l’amico chiese fondi per zato nell’imminenza dell’arresto creò settembre 1802, nel timore di essere sor-
sostenere la lotta indipendentista anche non pochi problemi e pertanto rientrò in preso durante il viaggio da nevicate, la-
alla famiglie ovadesi più facoltose. Virginia. Quivi, a fronte delle sue so- sciò sollecitamente il territorio russo,
Attività estesa anche ad alti livelli stanze fortemente depauperate, chiese di- attraversò la Prussia, la Baviera ed il Ti-
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A lato, i francobolli dedicati a
Filippo Mazzei diffusi dalle
poste italiane e statunitensi
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V. L’Indole espansiva e generosa del- nora inedita, che qui si presenta corrobora glio 1831, fu ordinato sacerdote ed asse-
l’artista ovadese si accattivò la simpatia più quanto suggerito. Riguarda un unico corri- gnato per qualche anno nelle Scuole Pie di
ampia, e strinse rapporti d’amicizia - più o spondente, eppure rappresenta uno spira- Chiavari. Dall’aprica città dell’Entella era
meno profonda conforme la comunanza di glio indiscutibile di più articolato inviato a Carcare «nell’autunno del ‘40 a
temperamento e di ideale - con moltissimi, panorama. D’altra parte P. Atanasio Canata prendere stanza in questo paese da lui ap-
tanto nel borgo natio, quanto nella capitale non fu insegnante qualunque, bensì fra i più pellato sua seconda patria e per 27 anni
subalpina e a Milano: città dove in preva- eminenti dell’Ottocento nell’Ordine suo e […] vi appare sotto i vari aspetti di mae-
lenza visse. Pur consistendo in un mero non solo. Non ostante la modestia, godette stro, di letterato, di sacerdote, di religioso»
elenco, consentirà di formarsi un’idea di vasta e meritata fama, vuoi per lo stuolo (69) Amantissimo dell’Ordine, fedelissimo
meno fumosa palesare i nomi di alcune rag- di allievi memori ed entusiasti del docente ai doveri di religioso, di profondi sensi pa-
guardevoli persone con cui fu in contatto, (61), vuoi per illustri estimatori fra cui si an- triottici, studioso profondo e poliedrico, po-
che lo stimarono, che lo ammirarono. Ap- novera un Vincenzo Gioberti (62), un Nic- liglotta, P. Canata fu straordinario
partengono al mondo musicale e teatrale, colò Tommaseo (63) un Pietro Giuria (64)’ educatore (70), come peraltro s’arguisce dal-
letterario, pubblicistico e politico: Ugo vuoi per la concorde ammirazione di con- l’aurea biografia pedagogica del santo Fon-
Bassi, Luigi Grillo, Ernesto Di Pietro, Pie- fratelli e biografi (65) datore (71).
tro Alfieri, Francesco Regli, C.A. Vecchi, P. Canata, nato a Lerici ml 25 marzo Codesta valenza va tenuta presente nel
Francesco Guidi, Federico Leoni, Emilio 1811, era stato allievo dei missionari vin- considerare la produzione drammatica di
Ferrari, Giuseppe Saracco, Angelo Broffe- cenziani, nondimeno desiderò entrare nel- lui: egli sopraintendeva all’accademia di
rio, Lorenzo Valerio, Francesco Domenico l’ordine calasanziano grazie al compagno fine anno ed alle altre manifestazioni di vita
Guerrazzi, Valentino Chiala, Giulio Car- di studio Girolamo Mongiardini (66) ova- collegiale. Quasi tutte le tredici tragedie e i
cano, Raimondo Bucheron, Gustavo Mo- dese, futuro sacerdote, che tanto decantava nove drammi composti si rapportano al-
dena, Francesco Testore, Biagio Garanti, le Scuole Pie da poco aperte nel borgo l’ambiente scolastico in concreto, vale a
Pompeo di Campello, il conte Pinelli, il ba- natio, con religiosi valenti quanto affabili. dire rappresentabile con pochi mezzi e da
rone Gautier di Confiengo, Ercole Conti, L’animo sensibile di P. Atanasio conservò attori non professionisti, valido sotto
Vittorio Piccarolo, Benedetto Cairoli (57) e un ricordo di quel periodo, in particolare l’aspetto pedagogico, ineccepibile sotto
via dicendo. del P. Daneri (67), rettore del Collegio vin- quello morale, religioso e civile. Le esi-
Di sentimenti patriottici, «sostenitore cenziano in Sarzana e visitato con indici- genze pratiche s’avvertono ancor più nelle
per intimo convincimento d’ogni liberale bile emozione dopo trent’anni di assenza sei commedie, tutte pervase da sinceri sen-
istituzione» (58) onorando ad un tempo reli- (68). Il Mongiardini - la congettura è plau- timenti, vibranti di passione propria
gione, patria, arti e lettere, si lamentava «di sibile - presentò al Rebbora P. Canata. d’animo giovanile (72).
non poter prendere parte nei giorni italici Il ventenne lericino indossata l’assise Dal sodalizio col P. Atanasio il Rebbora
alle battaglie popolari se non sussidiando scolopica e professato in Genova il 20 lu- apprese molto, senza dubbio: fu guida, mo-
ed intanto quasi settimanalmente invia dello, conforto, confidente colloquio.
al Bertani a Genova somme di denaro» Le lettere - va da se - svelano qualche
(59). Molte sue partiture sono ispirate al lato appena dell’amicizia, ma suffi-
senso patriottico «tanto che la figlia di ciente per formarcene un’idea più
Giuseppe Garibaldi consola a Caprera completa ed articolata. Essa è testimo-
il vecchio padre suonando sul cembalo niata, e reiteratamente, in pubblico: ve-
il suo spartito che è la poesia Stabat dansi le ventun ottave concepite per la
mater degli italiani di Ferrari, da lui or- precoce morte della moglie Clemen-
nato di melodiche ed appassionate tina (73), assai apprezzate, tanto da de-
note» (60). finire l’autore «fra i migliori poeti
Gli amici più sicuri, di antica data, italiani viventi» (74), nonché dediche al
costante riferimento, pronti sempre al Canata e versi dello stesso richiesti e
consiglio sapiente e all’appoggio disin- musicati dall’Ovadese.
teressato furono i Padri Scolopi, anti-
chi maestri o già compagni di scuola. VI. Fra gli altri temi presenti nel
Anche sotto l’aspetto culturale: è noto- carteggio offerto in appendice segna-
rio come nei secoli passati le località liamo qualche spunto, foriero di ulte-
che ospitarono le Scuole Pie conob- riore approfondimento. Tacendo
bero un più ampio tasso di alfabetizza- prevedibili apporti per la biografia reb-
zione ed un focolaio di attività boriana - di non esiguo conto - affio-
culturali. rano parecchi amici del compositore,
La corrispondenza rebboriana, fi- illustri o meno, talora menzionati con
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Alla pag. precedente, Nella pag. a lato, il Collegio
Padre Atanasio Canata, delle Scuole Pie di Carcare in
insegnante di Goffredo Mameli una cartolina promozionale
e dinamico Rettore del Collegio dell’Istituto
di Carcare.
un nomignolo, indizio di lunga familiarità, Amicizia profonda quella testimoniata …(81) dietro le quinte Cavour e Rattazzi
come del pari parecchie allusioni criptiche, dai nostri documenti epistolari, capace di stringa la mano a quelle, tuttoché in appa-
non sempre decifrabili. discernere l’essenziale dall’opinabile, con- renza faccian le viste di osteggiarlo. E di
Particolarmente avvertibile la preoccu- corde nella sostanza, non necessariamente ciò basti, giacché sono in fine di pagina.
pazione, un poco ansiosa invero, nei con- in una strategia politica (76) o metodologica. Godo tu abbia trovato non ingiuste le
fronti del figlio Paolino: egli aveva Segue il testo delle missive superstiti in- mie opposizioni al tuo Cirillo (82) e che il
proseguito gli studi all’università di Torino, dirizzate dal Rebbora al Canata (77), tra- mio debole parere non ti sia spiaciuto. Io
sosteneva gli esami sorretto dal pensiero e scritte in modo integro e fedele: Si sono tel confesso in fatto di simili libri giudico
dalle preghiere della famiglia e degli amici sciolte le poche abbreviature e collocata in più col cuore che collo sguardo e se, imme-
e nell’agosto 1860 coronava il corso con la esordio la data. Lo stato conservativo è di- desimandomi coll’autore nello scopo, lo
discussione della tesi di laurea (Cfr. lettere screto, l’inchiostro relativamente acido, scritto mi commuove e mi strappa abbon-
VII e VIII). poco accurata e poco perspicua la grafia. danti lagrime, questo è per me tale racco-
Le nozze poi della matura sorella (let- mandazione che me lo rende al sommo
tera III) fino allora convivente con Antonio, simpatico. Di rimanente tienti molto del
lo deludono ed irritano: sia per perdere una LE LETTERE
giudizio del Giuria (83) competentissimo ad
amorosa presenza familiare, sia per i sotter- I hoc sotto ogni rispetto, e che mi rende un
fugi con cui si svolsero i preparativi delle pocolino orgoglioso d’aver toccato in sua
nozze, l’occulta opera di persuasione al Ovada, 3 luglio 1857 compagnia l’unisono.
nuovo stato e nel contempo le proteste di Canata mio Carissimo, Le notizie di Chiarello mi sono pure
voler continuare a vivere con lui (75). Ricevo la tua senza data, timbrata però dolcissime e per la migliorata salute del no-
L’animo dell’artista ovadese - estroso, il 1 corrente e ti rispondo a volo di penna vello Bernardo, e per la grazia che a Fra
sensibile, religioso - fa intuire quanto certi ipso facto per timore che me ne manchi il Gomito (84) ha inspirato e ch’io vedrò e per
fatti od atteggiamenti, per altri di lieve en- tempo domani, stante che sono lì lì per re- tempo volentieri.
tità, lo dovessero impressionare e ferire. carmi in campagna e piantarvi il mio quar- Fra breve tutti vi rifarete delle lunghe
Dalla morte di D. Girolamo Mongiardini tiere generale.... dopo un’assenza di ben
fatiche. Al primo, ma che al crescit eundo
che lo lasciò affranto trova sollievo met- sedici giorni testé passati alla Capitale. Oh
(85) ed al bersagliere stagionato degli atrj
tendo in musica i versi Alla morte del Ca- quanto sono dolente di non averti preve-
scolareschi (86) presenti mille e mille ri-
nata (lettera IV); dalle contumelie subite in nuto come il 12 giugno io mi sarei trovato
a Torino!.., e tanto più perché in tal con- spetti, né dimentichi il P. Damezzano (87)
Ovada perfino da chi fu da lui beneficato
giuntura io sarei forse riuscito a pescare una che a questo punto più dite godrà in vedere
(lettera VIII) trova consolazione nella pro-
qualche persona acconcia ad appoggiare il tuo vivajo più di stoffa matematica che
fonda spiritualità. La natura sensibile gusta
oltremodo anche la gioia ed il rapporto quanto mi chiedi e desideri. Che dirti!! I poetica. Troppo lungo sarebbe parlarti del
amicale: «miglior alter ego dite non saprei pochi miei amici o sono artisti o deputati, nostro collegio, che non cammina bene, al-
ove pescarlo», confida con eteroclito lin- ma di quelli proprio dell’estrema sinistra, lontanata la crittogama del Merezini (vedi
guaggio a P. Atanasio (lettera VI). epperò dei primi pezzi di legno, dei secondi se io m’ingannava, malgrado le smentite di
Le notizie musicali concernono quasi in siffatta bisogna (e princip[alm]ente in questo Rettore (88) che tardi provò io aveva
sempre la Galleria classica, conclusa nella questi momenti) protezione troppo poco ragione), benché minato eternamente dai
primavera del 1859, vigilia della seconda desiderabile nell’int[erighi] in che si tro- progressisti in erba (89).
guerra per l’Indipendenza italiana: lo rileva vano con quei falsi liberali che tu tanto pa- Circa la mia famiglia bene, compreso
il sentimento patriottico del compositore. venti. Paolino (90) che prima deI 15 corrente spero
La collezione sacra, impressa in Milano, T’assicuro che oltremodo mi dispiace di avrà subito il suo esame. Ti prego di racco-
era invece terminata nel 1847 (lettera V), questo tuo serio pensiero e che se sapessi mandarlo caldamente all’unico Datore del-
vigilia della prima guerra per l’Indipen- trovar modo di [l]evarti d’impiccio, mi vi l’intelligenza, perché abbia a prepararlo a
denza. Apprendiamo particolari sulla scelta adopererei davvero con tutto l’impegno. Io dovere.., dopo tanti sacrifizi! Di Mongiar-
dei testi, i contatti con gli autori, talune sol- credo che il nostro Buffa (78) sarebbe adat- dini (91) benone. Ora a me.
lecitazioni agli stessi, il concorde gradi- tato a ciò ma, come sai, io non tengo seco In questa ultima volata a Torino (donde
mento, la IV serie con le poesie morali ed il lui relazione di sorta dietro intendenze an- rimpatrierò il 28 giugno) ho corretto ed as-
Florilegio dei versi in vernacolo. tiche e recenti, che troppo lungo sarebbe sistito alla pubblicazione di n. 10 pezzi con-
Non manca qualche sprazzo di giudizio enumerarti. tenzioso Galli (92). E qui ti notifico d’aver
sulle opere letterarie del Canata; evidente- A scanso di giri viziosi ti dico che se hai colto al balzo un’occasione propizia che mi
mente per avvenire la discussione viva qualche amico provato in Torino (e il P. Bri- si porgeva per Firenze, per ispedire alla Di-
voce, non perché il Rebbora fosse digiuno zio (79) ... (80) sarà bene rivolgersi proprio a rezione del giornale “L’Arte” (93) un esem-
di letteratura e di stilistica o perché vedesse lui, fidente che il vecchio ordine conserva plare de’ pezzi finor venuti alla luce, nella
soltanto le proprie cose. sempre quasi intera l’antica possanza …, fiducia che colà, nel paese famoso ove eb-
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mi dia forza, perché io possa uscire a salva- bellissime note poste in fine della tua dolce Al P. Garassini (124) un milione di baci.
mento da questo pelago (112) cui, per non Elegia a me intitolata, e ciò perché s’intese Se camperò, nella serie sacra ho intenzione
iscoppiare d’affanno, mi sono apposta lan- come tu forse stia scrivendo alcuni cenni illustrare qualche mio numero di sì caro
ciato siccome unica tavola di conforto e di biografici del E Daneri (117). Se ciò è vero, nome (125); così anch’io avrò i miei Daneri
balsamo per mezzo a tanti crepacuori che credo che ‘sta lettera possa riuscirti non di- e De Antici, consolazione unica che mi
opprimono il sempre tuo aff.mo scara, essendo piuttosto interessante per renda forte a superare tanti infortuni!
A. Rebbora quanto riguarda il De Antici, seconda A. R.
anima del suo corpo e appalesando non Perdonami! non rileggo: mi manca il
III
solo l’ottimo cuore del E Daneri, eziandio tempo e son convulso.
Ovada, 19 Dicembre 1858 verso i discepoli lontani, ma ancora il suo
Amico Carissimo, IV.
valore nello stile lapidario e in qual conto
Fin da quando ricevetti l’ultima cara tenesse l’egregio De Antici ecc. Col consi- Ovada, 6 Gennaio 1859
tua. io stava attendendo un’occasione pro- glio pure di D. Mongiardini ho barrato Caro Canata,
pizia per costi, che mi si fece sperare dal P. quello che non può interessare alcuno. colla solita furia, un dispaccio semite-
Cereseto. Stassera sono avvertito che do- Aggiungo una moneta pel P. Ighina (118) legrafico (suona mezzodì: è imminente la
mattina va a presentarsi. Ed io a rompicollo rinvenuta la scorsa settimana al mio San partenza del corriere) per norificarti col più
ti scrivo e la colgo al balzo per inviarti il Michele (119) sotto terra, ed a questo propo- profondo cordoglio come ier sera, verso le
pacco pervenutomi colla diligenza e la- sito ti prego di chiedere al predetto caro 9, il comune amico spirasse la sua bel-
sciato intero dietro quanto mi scrivevi ecc. Padre se ha ricevuto un’altra moneta che io l’anima santamente nelle mani del Signore,
Così potrai emendare questi esemplari e gli inviava in ottobre p.p., col mezzo del P che volle certo nell’odierno festeggiamento
spedirmene alcuni dell’edizione corretta. Rosselli (120), quale portava da un lato: AT- averlo seco in Paradiso. Forse da questo
giusta il cortese cenno che me ne fai. TICUS SECUNDUS PONTIFEX MAXIMUS S.C. Padre Rettore avrete costà più parricolareg-
Godo della nuova Elegia che hai scritto. DALL’ALTRO: CLAUDIUS CAESAR AUGUSTUS, giari dettagli della santa morte di questo
Viva il tuo genio! Unisco all’anzidetto un con una torre (121). Mi farai favore dirmene caro che proprio s’addormentò nel sonno
altro pacco contenente vari pezzi di musica con comodo qualcosa ed occorrendo richie- del giusto in tutta l’estensione del termine.
con cui potrai completare i primi quattro derne conto al P. Rosselli in Savona. Perdonami ho concertato pe’ funerali ecc…
poeti ed avere all’uopo per un’accademia Ed eccomi (122) in fin di pagina senza te ne avviso apposta oggi perché possiate
seria altri cinque numi (Foscolo, Chiabrera, nemmeno poter rivedere le male scritte, ché unire le vostre alle nostre preci a suffragio
Parini. Alfieri) compreso lo scherzo del Fu- stammi sul groppone l’incubo di chi aspetta del compianto amico.
sinato (113) che va a cappello per esilarare la presente. Ergo un: buone feste! in musica Io gli lessi giorni sono quel brano del-
di chiusa l’uditorio. Confido che il tuo buon e di comunion cattolica... Ora non ho tempo l’ultima lettera che il riguardava e
cuore vorrà accogliere benignamente que- dirti le terribili prove di dolore che mi tor- m’incombensava di ringraziarti di tutto ecc.
sto povero mio dono. mentano per una sciagura di nuovo genere Dio non volle esaudire le preghiere nostre,
Dacché non ti scrissi, suppongo sarai che va a colpire la mia povera famiglia. Oh, perché gli tardava premiarlo con liberarlo
stato ragguagliato degli alti e bassi, de’ pe- questo è troppo! Ti basti (e ciò in confi- di questo mondaccio.
ricoli corsi, delle ansie e delle speranze che denza) che mia sorella a quarantadue anni Io ho ricevuto e per tempo il tuo bellis-
provammo pel caso di Mongiardini. Da tre dopo mille proteste, antiche e nuove, di simo Carme (126) che, ti confesso, mi piac-
giorni pare che di bel nuovo si presenti una viver meco, adorata com’era e fu sempre que attraendo, e trovai degno di stare
calma alquanto sentita, ma ti cerrezzo (114) ..., sobillata con tradimento sotterraneo da accanto a quel del Pindemonti (127), sia per
che temo... temo forte di perdere l’unico un pessimo uomo ... era senza dirmi nulla la bellezza e novità del concetto che
amico vero che in Ovada io m’abbia, (anche adesso, che tutto il paese sa e cono- l’informa, sia per la condotta e sostenu-
l’unico cui potessi stringer la mano senza sce essersi concluso il matrimonio) .. con rezza con cui lo trattasti.
sentire crampi di funesto presentimento - e un viso di ingenuità continuando a stare in Siccome poi non posso dividere teco il
ciò ben inteso lasciando da parte i cari PP. casa, sta attendendo il momento di abban- consiglio di musicare quelle strofe che tu
Scolopi (il P Rettore in ispecie, mio dilettis- donarmi .. e così privarmi non solo d’un ponesti in bocca de’ miei cari estinti (e ciò
simo amico.), siccome quelli che possono forte interesse, ma cagionandomi l’...(123) di perché parmi illogico far cantare da vivi,
da un momento all’altro mutare di ubica- perdere la sua persona che mi fu sempre ciò che solo s’addice ad anime passate al-
zione. E qui, finché la cosa è calda, ti av- [d’]aiuto e conforto supremo . .. A questo l’altro mondo e già esultanti in Cielo), così
verto che D.M. (115) giorni sono, sentendosi colpo, ti giuro che non posso reggere, avuto ho pensato in quella vece di musicare a suo
assai male, fra le altre incombenze riguardo al modo tenuto in questo sciagu- tempo quello squarcio: Bello il dì della
m’accollava quella di cercare fra le sue rato affare ... usando meco il più schifoso morte! ecc. del tuo carme, siccome stu-
carte e spedirti l’autografo - che pur tradimento, tutto io sapendo da estranei, pendo, vero e tanto confacente allo stato del
t’accludo - di quell’angelo di virtù (116), alla nulla da chi sarebbe stato un dovere infor- mio cuore..., tanto più dopo aver presen-
cui onoranza tu meritatamente dedicavi le marmi almeno. Prega per me! ziato a quest’ultima malattia ed alla morte
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A lato, Antonio Rebbora in una
litografia del Perrin di metà
Ottocento.
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suo tempo, te lo raccomando, e al giorno e la notte. Se cessasse il soffio rivo- e riuscii a cavarmene non so come procu-
P. Rettore. luzionario, abilmente sfruttato da Cavour, rando di trovare un pensiero melodico con-
sta certo che tornerebbe come i1 Cibrario facente al tema e d’individuare una
VII.
(152) collaboratore effettivo del giornale con condotta d’andamento non monotono che
Ovada, 2 Luglio 1860, a sera tarda cui amoreggiò ne’ primi anni della sua vita forse non dispiacerà. Ora sta nell’editore: a
Canata mio Carissimo parlamentare. suo tempo lo sentirò.
buon per te che la lontananza e i1 non Le parole Italia e Libertà per quel vol- È tutto pel meglio. La rifrittura di tali
esservi strada ferrata per Carcare (147) ti sal- pone e compagnia cantante, non sono altro concetti in versi anacreontici, per avventura
vano da’ miei artigli, ben peggiori - credilo che bandiere (come ben disse Guerrazzi) non avrebbe uguagliato la bellezza de’ mu-
- di quelli che sfoderano gli sparvieri grifa- per far entrare di contrabbando i1 basti- sicati come desideravi. Ho fatto a modo
gni che fanno il molinella sul capo delle co- mento e le mercanzie sospette in porto. E mio. Dal brano ho stralciato alcuni versi per
lombe che sai. Sì, buon per te, ché di ciò basti quest’antifona, perché se avessi non riuscire soverchiamente prolisso. Ve-
nemmanco la Pentecoste ti avrebbe scan- ad entrare in questo torbido pelago, sarei drai. Questo lavoro io compiva in abbozzo,
sata la fine da te temuta di Santo Stefano. come Michelini (153) interminabile. proprio nel dì che mi visitava co’ tuoi sa-
Dopo tante ansie, dopo i1 lungo expectans Dal rimanente, avendo io a varie per- luti i1 Cereseto, reduce di costi. Mi fu di
expectavi (148), venirmi fuori con improv- sone del ministero parlato fuor de’ denti buon augurio: Oh se sapessi! I1 dì di Pen-
viso grido di disperazione, e infiltrami nel- circa que’ soprusi fatti dal Casati (154) ad al- tecoste (156), quando tu mi scrivevi, celebra-
l’ossa un brivido siffatto da dovermi buttare cuni de’ tuoi correligiosi, sai che mi disse vansi gli sponsali di mia nipote Torielli (157)
a letto colle convulsioni. «Era un cretino, che farci?». Altri poi mi fe- Claretta sorella del Giacomino ora in Car-
«Ho smesso il pensiero di comporre cero comprendere che tale manovra sleale care. Fui pregato all’ improvviso d’un so-
strofe per musica; hai promesso endecasil- adoperata contro preti e frati è unicamente netto ed io buttai giù un quattordici strofe di
labi e tali restino: non compongo più versi a fine di distrarre l’opinione pubblica dal decenarj doppi, inspirata da Garibaldi e col
elegiaci di sorta o …». Dopo tante pro- marcio della questione e farsi tenere da’ presentimento nel cuore di quella vittoria
messe, anzi dopo i1 tuo suggerimento, fi- gonzi per democratici; ciò che è certo si è di Palermo (158), con allusioni ecc; insomma
nire con un tiro di questa natura! che i battesimi di rivoluzionario per reli- una cosa non de comunis che fu applaudita,
Misericordia! è un proclama secco secco quia dati dall’Armonia a Cavour, lo fanno che risentiva de’ Vespri, deIl’Etna, di pa-
alla Garibaldi e tu pure, parmi, risenta del ringalluzzire e le fregatine di mano non recchi miei amici là combattenti ecc. Strofe
progresso de’ tempi rivoluzionarj! E dopo sono mai così sollucherate come quando si che al Cereseto non dispiacquero, anzi
tale mazzata, come se ancor fosse poco, mi vede paragonato a’ democratici più salienti, l’avrebbe voluta copiare. E rotto i1 ghiac-
vieni alla Bresciani (149) a darmi una pugna- malgrado e per quanto giusta, vera e san- cio, anche un’altra poesia di circostanza ho
lata al cuore con quel: «Voi, voi democra- guinosa riesca talvolta la polemica del Mar- trinciato, tutte due però con fisionomia al
tici avete i1 torto (con quel che segue), gotti. E di ciò satis prati bibere (155). tutto nuova. A suo tempo te le farò vedere
mettendomi enfaticamente a fascio con si- Oh potessi volare costi per un sol per sentire i1 tuo parere.
mile generica classe, che tu certo squader- giorno! metto pegno che tu mi daresti ra- Bada che dal P. Rettore carissimo avrai
nandola con l’occhiolino di Margotti (150) gione su tutta la linea e che ti aprirei gli una girata di commissione pel mio Paolino,
non conosci per bene e di quante sfumature occhi per modo da renderti come traso- mi raccomando! Io, vedi, ci vedo in tutto
essa sia composta. gnato Ora, bando alle celie, a noi. M’è coll’occhialino del Bossuet, non solo nelle
Tu hai un mondo di ragioni circa quanto dolce poterti notificare che nell’ultimo cose domestiche, ma anche ne’ grandiosi
mi scrivi sull’istruzione pubblica ed io sono mese ho ultimato i cinque pezzi mancanti avvenimenti in cui versiamo (159), il digitus
teco all’unisono, come teco in parecchie della Galleria (in totale numeri 56) com- Dei (160) c’entra sicuramente. Tutti abbiamo
altre questioni; ma credi tu che se fossero al preso i tuoi endecasillabi, quali tutti mi pe- peccati da purgare, dicono le donnicciole,
potere uomini del mio colore si comporte- savano sul cuore come macigno. Presi e dicon bene. Ma quel digitus che imbriglia
rebbero similmente? T’inganneresti a par- cinque, i più indiavolati per genere diverso i1 mare farà a suo tempo quello che la carta
tito. Sulla mia bandiera sta: libertà ed uno perché sestetto con cori grandioso mancante a me impone: Fin qui, dirà. Ed io
d’insegnamento, tolleranza e libertà per oltre modo. Ed io ti assicuro che dopo i1 ti- ti dico: basta. Perdona il tutto tuo.
tutti, ma chi rompe paga e moralità e reli- more forte di non avere né lena, né vita per A. Rebbora
gione siccome cimasa dell’epigrafe. il compiere tutta la collezione vagheggiata, io Tante cose al Signor Gambarotta (161)
guaio sta che la democrazia degli odierni mi sento adesso proprio come i1 Boiardo, Perdona! non ho ripassato.
governanti e accoliti può rassomigliarsi a quando trovava il suo famoso nome di Ro-
que’ di Soulloque e soci, ed è soltanto l’Ar- domonte. Se vuoi provare due tocchi di VIII.
monia (151) che mettendo tutti a mucchio campana puoi farlo, tanto più che i1 tuo in Ovada. 9 Agosto 1860
con evidente malizia pone Cavour a livello cauda venenum mi pose proprio nel mag- Canata dilettissimo,
di Garibaldi e Mazzini, mentre tra quello e giore sgomento, stante le lunghe sospen- e sempre colle consolazioni scarse e
questi corre la differenza che passa tra i1 sioni, la larghezza de’ concetti, il metro ecc. rare un intreccio d’un mondo di dolori. Ier
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sera tornava da Genova dove ho accompa- del venerato P Rettore hanno certo coope- d’alcuni individui e malevoli gratis, ma
gnato il 7 moglie e figlio per passarvi pochi rato al fortunato evento. Eccoti le righe del persino da parenti del vostro Cereseto, per
dì di ricreazione, e stamani mi arriva la cara Paolino: «Torino, Ore 5, 2 agosto. L’esame una opera buona da me fatta, interpretata a
tua che mi trova proprio coll’anima e col benone; ho da pensare alla laurea; è tardi, il rovescio con mala fede inaudita, di cui il P.
cuore acconcio per divider e sentire tutto lo resto a domani». E questa laurea, oggi mi Marcenaro (166) conosce l’intera storia e la
strazio che provava l’amico in quest’ultimi avverte, la prenderà l’undici corrente, po- mia delicata, illibata innocenza. Tranquillo
giorni e nel tempo istesso far pro del con- sdomani. Epperò ti scrivo anche subito per però nella coscienza, coll’aiuto di Dio,
forto di tante riflessioni giustissime, onde rinnovarti le mie suppliche in tempo utile, sfido imperturbabile siffatte nequizie e non
infioravi il racconto della perdita di quel- onde tu voglia usarmi la carità col P Ret- le curo, sperando cadranno come molte
l’angelo sì caro… tore d’implorarmi il complemento d’una altre Prega Dio a darmi forza a sopportare
Sotto l’impressione e l’impulso delle la- grazia sì segnalata. È l’unica raccomanda- con rassegnazione. Addio. Tuo
grime che mi strappasti larghe e amaris- zione a cui ebbi sempre ricorso, a Dio solo, A. Rebbora
sime. non so tenermi dallo scriverti subito dopo quella famosa che, prima ed ultima,
queste poche righe, anche per provarti co- rivolgeva a uomini nel ‘55… in Genova, e NOTE
m’io sia commosso profondamente dalle che fidandomi del P. Cereseto (163) poco 57. Esule dalla Lombardia, il Cairoli fu
vicende che ti colpirono, dispiacente al mancò non tornasse fatalissima al figlio, ri- ospite di GB. Torrielli, sindaco di Ovada nel pa-
sommo di non poterti riuscire d’alcun refri- masto quindi in tale stato da disperare della lazzo della Contrada dei Cappuccini (oggi via
gerio nella mia lontananza che tanto pur sua salute… dietro un colpo sì duro e ina- Cairoli), mai dimenticò l’ospitalità del Torielli,
m’addolora. Fra un continuo martirio, spettato. né il Rebbora - ignoro se conosciuto in questa
anche il padre di mia moglie perse testé il Perdonami questo sfuggitomi richiamo occasione - tant’è vero «che inseguendo
suo primogenito che studiava il quarto anno di memoria: che Dio tutti perdoni, come li l’austriaca fuga fra il turbine delle nevi alpine
di legge, e lo perse com’io il caro France- ho io perdonati. Dunque su ciò siamo in- ruba un momento al poco dormire per scrivergli
sco. Era il suo braccio dritto. lunghissima lettera» (A.N. MILANO, cit., p. 14).
tesi. La preghiera d’un cuore come i1 tuo e
58. Francesco Regli, Dizionario biografico
E prima di tutto ti dirò che il 2 corrente del P. Rettore mi fa molto sperare, e ve ne dei più celebri poeti ed artisti melodrammatici,
fino alla dimane all’ora dell’arrivo postale, anticipo i miei più cordiali ringraziamenti. tragici e comici..., Torino, E. Dalmazzo, 1860, p.
fu anche per me un giorno de’ più terribili Io finisco perché debbo spedire una 440.
ch’abbia mai provato. Ti basti: alle tre po- forte somma ad hoc, affollato come sono di 59. A.N. MILANO, cit., p. 13.
meridiane di detto giorno cominciava mille altre cose che oggi mi disturbano. 60. IBIDEM, p. 14. Codesta notizia risulta in-
l’esame primo del mio Paolino, per cui Orbene, Carissimo, su consoliamoci en- tima e curiosa, ignota alle memorie della stessa
tutto il giorno io colle figlie, moglie, sorella trambi nello sfogo confidente de’ nostri do- figlia Clelia e alle più accurate biografie del Niz-
passammo pregando i1 Signore con grande lori .. e lasciamo tutto nelle mani di chi zardo. Anche autorevoli studiosi consultati dallo
fiducia e principalmente in quell’ore, seb- scrivente non ne sanno alcunché. Il nome del
veglia su noi. Ogni giorno che passa è pur
Rebbora non compare neppure nell’amplissima
bene fra il tormento di quell’ansia mortale troppo vero, un avviso, un lume ci viene bibliografia garibaldina del Campanella.
che tu puoi ben indovinare, trattandosi d’un presentato a nostra guida e sempre più ri- 61. Basti la menzione di Giuseppe Cesare
figlio carissimo, stanco da un lavoro im- conosco vero e consolante tuo: Bello è ‘il Abba, il quale lo ricorda nelle Noterelle di uno
menso, timido per natura, del rigore dì della morte! da me musicato con tanta dei Mille, Bologna, Zanichelli, 1880, p. 219. Cfr,
estremo adoperato oggidì in simili bisogne passione e che fra pochi giorni porterò a la nota 7.
ecc.. di tante mie cure e spese grandi soste- Torino all’editore. 62. Cfr. G. BALSAMO CRIVELLI, V Gioberti e
nute e temendo, pur troppo, che Dio nella Leggerò stassera il tuo programma e gli Scolopi. in «Risorgimento italiano», XI-XII,
sua giustizia non mi credesse degno di tanta son sicuro di trovarlo al solito degno del tuo 1919.
consolazione, ragion per cui ripeteva più 63. Cfr. LUIGI LEONCINI, Brevi cenni intorno
nome e della rinomanza che gode codesto
alla vita e agli scritti del P A. Canata, Genova,
volte: Quoniam si voluissem sacrificium sì idrofobamente invidiato collegio. Beati tip. Armanino, 1893, pp. 20-21.
(162) rassegnato e parato a tutto. Oh giorno! qui persecutionem patiuntur (164) ecc. Co- 64. Cfr. ANDREA BERTOLOTTO, Della vita e
oh combinazione stranissima. Tu pure in raggio! Dio non abbandona mai nessuno. delle opere di Pietro Giuria, Savona, A. Ricci,
quell’ore pativi dolori incredibili, solo ad- Io pure, vedi, son fatto segno ad ogni ma- 1880, passim.
dolciti dalla speranza anzi certezza che niera di persecuzione propter iustitiam (165), 65. GIOVANNI BATTISTA GARASSINI, Cenni
quella ottima tua penitente dovesse fra vivendo ritirato, come sepolto..., eppure ca- storici di un amico, in «Rassegna Nazionale»,
breve trovarsi colà dove non si muore. lunnie ciniche nemmeno credute da miei Firenze, 1895; GIUSEPPE TASCA, Un educatore
Se non che, alla dimane io ebbi una riga modello, in «Ieri e oggi», Genova, III, 1928, pp.
stessi nemici, vengono con istudiata mala-
266 - 269; ORESTE BARDELLINI, Atanasio Ca-
a mo’ di dispaccio del Paolino che mi for- fede ad amareggiarmi la vita da chi persino nata, La Spezia, tip. Moderna, 1929: Il Risorgi-
zava a benedire Iddio e a versare un dilu- mi dovrebbe riconoscenza ed invece desi- mento Italiano, Milano, Vallardi, 1930, sub voce
vio di lagrime di tenerezza e di dera forse che i1 sepolto in casa non basta, (di Francesco Poggi).
riconoscenza. Il Signore ci aveva fatta la e vorrebbemi morto. Oh, quante infamie 66. Sarà menzionato nelle lettere I, III e IV.
grazia, e dico ci perché le tue e le preghiere avrei da narrarti, non solo patite per parte 67. Menzionato nella lettera III.
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68. L. LEONCINI, Brevi cenni, cit., passim. 80. Due o tre parole di non univoca decifra- Filicaia: Galleria, serie III, 30.
69. FRANCESCO MARSILIO, Orazione funebre zione, 103. Veramente il n. 34 musica un sonetto
del P Atanasio Canata celebrata in Carcare... il 81 Una parola poco decifrabile; il “vecchio di Gian Battista Marino.
XXIX maggio MDCCCLXVIII, Savona, Berto- ordine” va inteso in senso politico. 104. Due parole d’incerta lettura.
lotto, 1868, p. XIII. 82 A. Canata, San Cirillo martire, Tragedia 105. I versi richiesti saranno dello scolopio
70. Ricorda un suo allievo: «soltanto chi ad uso dei collegi. Savona, Miralta, 1857. Francesco Pizzorno (Genova, 181 5-68).
ebbe la fortuna di essere scolaro del Canata può 83. Pietro Giuria (Savona, 1816-76) patriota 106. Alessandro Manzoni (1785-1873), Ce-
indovinare il segreto di tanta rispondenza di e letterato allora stimatissimo. Fu amico di Sil- sare Arici (1782-1836), Giuseppe Borghi (1790-
stima, di affetti tra discepoli e maestro. Per lui la vio Pellico, fra gli altri, ed in rapporto con Fede- 1847), Pietro Giuria (cfr. nota 83), Niccolò
scuola era il centro della sua vita, delle sue gioie rico Colla, Luigi Cadorna, Ercole Ricotti, Tommaseo (1802-74). Gian Battista Niccolini
come dei suoi dolori. Nel mezzo dei suoi alunni Lorenzo Valerio, Angelo Brofferio ecc. Savona (1782-1861).
era felice: tutto brio, tutto operosità. Non mai e Genova (era docente all’ateneo genovese) gli 107. Giulio Carcano (1812-82) scrittore ru-
stanco, il campanello che annunziava il termine hanno dedicato tre busti ed un monumento. sticale assai letto, insieme con la coetanea Cate-
degli esercizi scolastici era sempre importuno. 84. Evidente soprannome che fa intuire rina Percoto e con Francesco Dall’Ongaro.
Questi sentimenti e modificazioni interne sa- l’affiatamento dei corrispondenti, come le suc- 108. Galleria.serie II, 17.
peva così bene trasformare nelle anime dei gio- cessive allusioni criptiche. 109. Allude all’accademia tradizionale nella
vani discepoli da rendere loro le ore della scuola 85. P. VERGILIUS, Aeneis, IV, 175. didattica dei collegi calasanziani che quell’anno
le più belle e desiderabili della giornata»: L. LE- 86. L’usciere o bidello, forse. fu edita: Saggio che davano de’ loro studi gli
ONCINI, Brevi cenni, cit. 87. Stefano Damezzano (Genova, 1815 - alunni del Collegio delle Scuole Pie in Carcare
71. A. CANATA, L’educatore cattolico se- Carcare,1888), vestì l’abito calasanziano nel l’anno scolastico MDCCCL VIII,Torino, GB.
condo lo spirito di S. Giuseppe Calasanzio, Sa- 1838, valentissimo docente di matematica, fi- Paravia. 1858. Il saggio di musica fu diretto dal
vona, Sambolino,1848; II ediz. Firenze, tip. sica, amantissimo dell’ordine suo: Religiosi maestro della Banda collegiale Paolo Luigi
Calasanziana, 1887 è preceduta dalla Vita del- Scholarum Piarun, cit., pp. 140-142. Gambarotta.
l’autore composta da L. LEONCINI, pp. V-XXXV. 88. Superiore del Collegio di Ovada era al- 110. L’allievo Giovanni Battista Cereseto di
72. Cfr. GIOVANNI OBERTI, Il P. A. Canata ed lora P Stefano Marcenaro (1822-87) per il quale Ovada, il quale nell’Accademia recitò il “tratte-
il suo tempo, in «Ieri e oggi», Genova, Il. 1927, si cfr.: Religiosi Scholarum Piarum, cit. pp. 166- nimento accademico” Fede e poesia (Saggio che
pp. 39 - 41. 173. davano, cit., pp. 13-25). Fra gli altri interventi
73. E CANATA, Ad Antonio Rebbora cui la 89. Allude forse a qualche contestazione dei ricordiamo i versi l’Arte italiana recitati dall’al-
gloria nell’itala melopea, le gioie della costante collegiali. lievo Cristoforo Musso di Genova (ibidem, pp.
amicizia, le patrie e domestiche speranze fune- 90. Paolino Rebbora. 31-38), il poemetto La festa del Corpo del Si-
stava l’immaturo fine della tanto buona con- 91 D. Girolamo Mongiardini, grande amico gnore in un villaggio dell’allievo Filippo Leale
sorte Clementina Compalati, in «Rivista del Rebbora, morto il 5 gennaio 1859: cfr. let- di Calizzano (ibidem, pp. 39-46), Impressioni
contemporanea», Torino, Il, vol. III, fase. 22, tere III e IV. religiose, versi dello stesso (ibidem, pp. 47-51),
giugno 1855, pp. 707-712 (L’elegia, formata di 92 Identificabile in Andrea Galli (Ur- il sonetto Ad un angioletto scolpito dal Barto-
ventun ottave, è datata 21 ottobre 1845). bino,1807-Venezia, 1878) compositore. Cfr. AL- lini (ibidem p. 51).
74. L. LEONCINI, Vita ..., cit., p. XXI. BERTO BASSO, Dizionario enciclopedico, cit., III, 111. Rettore delle Scuole Pie di Cancare era
75. Questa è, almeno. la campana di Anto- 1986, p. 102. allora P. Giovanni Battista Garassini. negli anni
nio, che ovviamente non poté mantenere indi- 93. L’Arte, giornale letterario, artistico, tea- 1842-48 e 1851-89. Cfr. Religiosi Scholarum
viso il patrimonio ereditato dai genitori. trale, fondato in Firenze l’anno 1851 e vissuto Piarum. cit., pp.l00-l14; G. NUVOLONÌ, Il P. G.B.
76. Di fatto le osservazioni politiche di cui per otto anni, fino al 1858 (periodico assai raro). Garassini, cenni storici, Firenze, tip. Calasan-
alla lettera VII ostendono che la visuale politica 94. L’ultima parte della parola fu strappata ziana, 1895. DOMENICO SARTORE. Il P Garassini,
degli amici non collimasse del tutto. nell’aprire la missiva. Le integrazioni seguenti Savona, 1913; G.L. BRUZZONE, G.B. Garassini,
77. Conservate nell’Archivio Provincializio sono imputabili alla medesima causa. taggiasco della diaspora. in Provincia di Impe-
delle Scuole Pie liguri, fascicolo “A. Canata”, 95. Una lunga parola d’incerta lettura. ria, XI, S4, ottobre 1992, pp. 31-32.
Le lettere mi furono segnalate - molti anni or 96 Giovanni Borlasca (Gavi, 1806 - Ovada, 112. Cfr. Dante Alighieri, Inferno, 1,23.
sono - dal carissimo P. Angelo Ausenda. 1872) vestì l’abito calasanziano nel 1830, mae- 113. Arnaldo Fusinato (1817-88) autore di
78. Gian Domenico Buffa (Ovada, 1818 - stro elementare amatissimo per molte genera- liriche patriottiche, apprezzate anche nelle
Torino, 1858) allievo delle Scuole Piedi Carcare, zioni di ovadesi. Cfr. Religiosi Scholarum Scuole Pie.
laureato in legge all’Università di Torino, nel Piarum, cit., pp. 83-85. 114. Certezzo: scilicet assicuro.
1848 fondò con Terenzio Mamiani La Lega 97 Precisazione interessante e che spiega 115. Mongiardini
d’Italia, deputato solerte ed altruista, si dimise come gli spartiti più adoperati siano andati per- 116. Con verosimiglianza intende la prima
per protesta quando fu approvata la legge contro duti per l’usura. moglie.
gli ordini religiosi. 98. Galleria, serie Il, 25. 117. Forse E Atanasio non ebbe tempo di al-
79. Paolo Brixio (Poggio di San Remo, 1802 99. Alla morte, sonetto di Vincenzo Monti; lestire codesta vita. Va precisato inoltre che i re-
- Genova, 1874) vestì l’abito calasanziano nel Galleria, serie III, 35. pertori a stampa dei religiosi scolopi non
1821, docente a Chiavari, Carcare e Finale, Cfr,: 100. Breve parola d’incerta lettura. ricordano nessun P. Daneri, giacchè non può
Religiosi Schoiarum Piarum qui provinciae Li- 101. Il primo lutto alluso è quello per la con- identificarsi nel fratello Bernardo Daneri (1702-
guri et Pedemontanae ab anno 1800 ad annum sorte Clementina, il secondo per il figlio France- 80); Religiosi Scholarum Piarum qui Provinciae
1850 ascripti fuerunt, Flonentiae, ex Off Cala- sco. Liguri et Pedemontanae ab anno 1701 ad an-
sanctiana, 1926, pp. 27-28. 102. La Provvidenza, sonetto di Vincenzo nnum 1750 adscriptifuerunt, vol. II, Florentiae,
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ex officina Calasancriana, 1901, p.84. 134. Così nel testo, per Biagio Caranti (Sez- 150. Giacomo Margotti (San Remo, 1832 -
118. Filippo Ighina (Calizzano, 1821-Car- zadio, 1839 - Roma 1891) forse. Torino, 1887) allievo della prestigiosa Accade-
care, 1876) vestì l’abito calasanziano nel 1838, 135. Ossia a cappella, senza accompagna- mia di Superga, sacerdote, attivissimo giornali-
paleontologo e naturalista. Cfr.Religiosi Schola- mento strumentale. sta polemico ed agguerrito. Il suo epitaffio
rum Piarum, 1926, cit., pp. 38-40; Damiano Ca- 136. I1 23 aprile 1859 -ci permettiamo di recita, fra l’altro, che Don Margotti affermò i1
sati, P. F Ighina delle Scuole Pie, illustre rammentare- L’Austria aveva dato l’ultimatum vero anche se scomodo e avviò molti nel cam-
scienziato, Savona, Editrice Liguria, 1969. al Piemonte, facendo precipitare la situazione; mino della giustizia. Si rinvia alla recente mono-
119. Podere del Maestro Rebbora. il 27 aprile erano insorte Toscana e Massa Car- grafia: MARIO MACCHI, Giacomo Margotti e i1
120. Anche questo padre, avendo lasciato rara, il 4 giugno si combatteva la battaglia di dramma del Risorgimento italiano, edizioni
l’ordine delle Scuole Pie per ridursi a sacerdote Magenta ecc. Raggio di Sole, 1982.
secolare, non è menzionato nei repertori a 137. Periodico pressoché introvabile e co- 151. Non “L’Armonia” di cui alla lettera V,
stampa dei religiosi. munque sconosciuto alle principali biblioteche bensì “L’Armonia della religione colla civiltà”,
121 La raccolta delle monete romane messa italiane e straniere. quotidiano fondato a Torino nel 1848 e porta-
insieme da P. Ighina è andata parzialmente per- 138. “L’Armonia. Organo della riforma mu- voce dei cattolici intransigenti. Nel 1863 la te-
duta, nei pezzi più preziosi: cfr. Diccionario en- sicale in Italia. Giornale di scienze, lettere. arti, stata divenne Unità cattolica.
ciclopedico escolapio. Vol. Il, Salamanca, teatri, concerti e varietà”, periodico fondato in 152. Luigi Cibrario (Torino, 1802 -
ediciones Calasancias, 1983, pp. 293-294. Firenze nel 1856 e vissuto fino al 1859. Trebiolo,1870) politico e storico, forse un po’
122. Due parole d’incerta lettura. 139. “I1 Pirata. Giornale di letteratura, va- troppo obliato.
123. Una parola d’incerta lettura. rietà e teatri”, periodico fondato a Torino nel 153. Giovanni Battista Michelini (Cuneo,
124. Giovanni Battista Garassini (Taggia, 1834 da Francesco Regli e fra i più completi del 1798-1879) conte, patriota e deputato. Cfr. TE-
1815-Cancare,1894), di cui alla nota 111, vesti tempo, nel proprio settore. Usciva due volte la LESFORO SARTI, II parlamento subalpina e na-
l’abito calasanziano nel 1833, docente, provin- settimana. zionale, Terni, Tip.. Industriale, 1890. sub voce.
ciale della Liguria, ideatore del Collegio di Cor- 140. “II Diritto”, quotidiano fondato a To- 154. Il conte Gabrio Casati (1798-1873) po-
nigliano Ligure, oggi rimasto l’unico aperto rino nel 1854 da Annibale Marazio, poi traslato litico, ministro dell’istruzione del Regno sardo
dell’intera Ligunia. a Roma, autorevole portavoce della Sinistra mo- nel biennio 1859-60, autore della legge sul-
125. La serie IV non comprende testi del E derata. l’istruzione che porta i1 suo nome.
Garassini, che pure compose molti versi e stava 141. “I1 Courrier franco-italien. Journal 155. P VIRGILIUS, Bucolicon, III, 111 (verso
pubblicando la silloge: G.B. GARASSINI, Alcuni hebdomadaire non politique”, fondato a Parigi e .. grammatica deformati).
versi del mio salterio, Torino, Paravia, 18S9. nel 1856 da alcuni esuli italiani, diretto da Gia- 156 2 Maggio 1860
126. Identificabile nei versi La morte: (Gal- cinto Carini e vissuto fino al 1860, anno del- 157. La famiglia Torrielli, assai nota in
leria, serie IV, 12). l’unificazione italiana. Ovada, diede fra gli altri il sacerdote Agostino,
127. Ippolito Pindemonte (1753-1828); qui 142. Galleria, serie Il, 25.
il sindaco Giovanni Battista, Ferdinando che co-
allude al poemetto di lui I cimiteri. L’argomento 143. Oltre alla S. Cirillo, di cui alla nota 82,
struì il teatro ecc. Cfr.: MAURIZIO PARENTI. Vie,
era allora alla moda e ci permettiamo di segna- e Gionata. Tragedia per uso dei collegi, Torino,
strade e piazze della nostra Ovada, Ovada, Ac-
larne uno edito dallo scrivente: G.L. BRUZZONE, Chirio & Mina, 1847, le tragedie canatiane ve-
cademia Urbense, 1992, ad indicem.
Un’elegia cimiteriale inedita di Pietro Isola dranno la luce molti anni dopo: Nicanore, Chia-
158. Allude all’insurrezione di Palermo e
(1785-1873), in «La Rassegna della letteratura vari, tip. Ligure, 1878; Giaccardo, missionario
alla battaglia del 27-30 maggio precedenti.
italiana», 1991, pp. 117-129, martire in Cocincina, San Benigno Canavese,
159. Jacques Bénigne Bossuet (1627-1704),
128. Nei rimasugli di tempo liberi dal- tip. Salesiana, 1888; Tragedie, Torino, Sale-
quale autore del Discours sur l’bistoire univer-
l’esplemento dei doveri di religioso e di docente. siana. 1888 (contiene cinque tragedie in versi:
selle.
E Atanasio studiava e scriveva di continuo in di- Severino Boezio, Roknedino, Mosarte, Saladino,
160. Cfr. Exodus VIII, 19.
versi generi letterari: dalla lirica, alla tragedia, Arrigo degli Alerami); Jacopo da S. A gara.
161. Identificato con quello di cui alla nota
dall’agiografia a saggi pedagogici, a manualetti Dramma, Savona,Bertolotto, 1892.
109.
ascetico-devozionali. 144. 24 aprile.
162. Psalmus L,17.
129. Cfr. lettera III. 145. Così nel testo, per Racca, cui succes-
163. P. Cereseto era rettore del Convitto Na-
130. Enrico Parodi (Ovada,1829 - Mi- sero Giudici & Strada.
zionale in Genova.
lano,1882) vestì l’abito calasanziano nel 1845. 146. La morte di Béranger di Angelo Brof-
164. S.Matheus,V 10.
maestro elementare a Finale e a Savona, poi ret- ferio, Galleria, appendice, 5. alla stessa serie ap- 165. Ibidem.
tore e preside delle scuole in Ovada: Religiosi partengono i pezzi menzionati poco sotto. 166 Stefano Marcenaro (Voltri, 1822- Sa-
Scolalarom Piarom, cit., p. 183. 147. La strada ferrata passa propriamente vona,1887) vestì l’abito calasanziano nel 1841,
131. Trattasi dell’appendice alla Galleria per Carcare, ma oggi non c’è più la stazione o docente e superiore nei collegi della provincia
classica: vedasi studio propedeutico. fermata: essa tuttavia fu aperta soltanto nel ligure, grande educatore e santo religioso: Reli-
132. Angelo Brofferio (Castelnuovo Calcea, 1874. Cfr. NELLO CERISOLA, Storia di Savona, giosi Schorarum Piarum, cit., pp. 166-173.
1802 - Locarno,1866), di cui alla nota 83, lette- Savona, Editrice Liguria, 1982, pp. 463-479.
rato e politico della Sinistra storica; Giuseppe 148. Expectans expectavi Dominum, et in-
Giusti (Monsummano, 1809-50). tendit mihi: Psalmus XXXIX,1.
133. Vincenzo Filicaia (1642-1707), già 149. Allude al celebre gesuita e letterato An-
menzionato nella lettera II, abbandonò del tutto tonio Bresciani (1798-1862) coraggioso anti-
il marinismo, volto alla ricerca del buon gusto e conformista, più ricco di meriti di quanto oggi
della misura. non gli siano riconosciuti.
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Nelle sere dei venerdì del luglio 2011, tamente, avrà proposto il suo repertorio, celebrazione della Canonizzazione av-
in occasione della manifestazione ma ricordiamo che fu preoccupazione verrà a conclusione dei lavori stessi, nel-
“Chiese aperte”, chi si fosse trovato in del Consiglio della Fabbriceria appro- l’agosto 18686 .
Piazza Assunta avrebbe potuto entrare vare in corso d’opera la esecuzione. Anzi Un fervore, dunque, di cui si deve es-
nella nostra parrocchiale. nel leggerne i verbali si capisce quanta sere consapevoli durante la visita alla
La sapiente illuminazione offriva la lungimiranza e quanta intelligenza usas- chiesa.
piacevole visione degli affreschi delle sero nell’amministrare le “cose” della La chiesa è intitolata alla Assunzione
volte e del presbiterio che richiamavano chiesa, tanto che è possibile individuare di Maria e a San Gaudenzio come la
l’interesse tutto per loro e nella penom- un filo logico denso di significati devo- parrocchiale precedente, quella entro le
bra si poteva passeggiare a naso in su per zionali che racchiude tutta l’opera a fre- mura (ora Loggia di San Sebastiano), e
farsi guidare dalla curiosità. sco e l’organizzazione degli spazi. quindi si imponevano storie di vita ma-
L’atmosfera ovattata che si poteva go- Non bisogna dimenticare, poi, che la riana.
dere, mentre fuori era il trambusto della partecipazione del popolo alla decora- Appena entrati, ci colpisce la volta
festa, aggiungeva sicuramente un sottile zione della chiesa fu vissuta in un mo- della navata centrale con i quattro episodi
piacere allo spirito, che aumentava la mento singolare della vita di Ovada, della vita di Maria: Visitazione, Adora-
sensazione di pace e conforto. perché in quegli anni Paolo della Croce zione dei Magi, Presentazione al Tempio,
L’occasione mi aveva aiutato a diven- diventava Beato e poi Santo e gli Ovadesi Ritrovamento di Gesù fra i dottori e poi,
tare pellegrina in un luogo di culto, ma si sentirono coinvolti spiritualmente e nella zona absidale, l’ Assunzione al
anche pellegrina del tempo e a percepire praticamente, con preghiere e proces- cielo.
la meraviglia e la soddisfazione di essere sioni, ma anche feste. Si nota subito che manca l’Annun-
in una casa del Signore grandiosa e Nel 1853 infatti Paolo della Croce è ciazione, ma l’episodio era oggetto di
degna. iscritto da Papa Pio IX al catalogo dei culto nell’Oratorio appunto della An-
Gli affreschi sono di Pietro Ivaldi che, Beati e si fa strada la decisione di dedi- nunziata, nella vicina via San Paolo, la
con l’aiuto del fratello Tomaso, li eseguì cargli un altare della parrocchiale. Nel cui decorazione a fresco risale a metà Ot-
negli anni 1866 -681. 1858 l’altare è pronto e nel 1865 si affida tocento7 .
I pittori si impegnarono a finire la decorazione della cappella ai fratelli Per questo, credo che, nella necessità
l’opera senza interruzioni entro due anni2 Ivaldi. di una ripartizione degli spazi della volta,
, offrendoci un lavoro, ordinato in modo Nel frattempo l’iter di canonizzazione si sia rinunciato proprio a quell’episodio:
organico, di cui è possibile seguire con procede con rapidità e il 29 giugno del infatti il fedele locale e anche chi fosse
chiarezza il significato religioso. 1867 Paolo della Croce è proclamato giunto in città per il mercato, aveva
Spesso si parla del valore pittorico, santo, proprio nel pieno dei lavori di de- l’opportunità comunque di contemplare
dello stile, delle influenze delle opere ar- corazione dell’intera chiesa, tanto che la tale Mistero.
tistiche, ma non dell’impatto spirituale Sì, perchè Annunciazione, Visitazione,
che avevano e hanno su chi si disponga a Nascita di Gesù, Presentazione al Tem-
leggerle. pio e Ritrovamento di Gesù nel Tempio
Nel caso della nostra parrocchiale è sono i 5 Misteri Gaudiosi del Rosario, in
interessante il fatto che la decorazione è questa maniera presentati come un itine-
stata chiesta dal popolo, proposta dal pit- rario di fede sui quali poter meditare.
tore, approvata dalla Fabbriceria3 e Erano le scene che illustravano in
quindi è viva espressione di “una comu- modo vivo e duraturo gli episodi salienti
nità di credenti ”4 e questa omogeneità della Fede ed erano le prediche che ne
decorativa si coglie immediatamente. chiarivano i concetti, spesso aiutati dalle
Dal momento che il modo di operare immagini, che chissà quante volte saranno
di Pietro Ivaldi era quello di usare “sa- state additate dal predicatore capace.
pientemente pochi cartoni per molti per- Le scene, infatti, raccontano con chia-
sonaggi; cartoni che con qualche variante rezza la vita della Vergine e di Gesù sino
potevano assumere sembianze diverse” o alla sua adolescenza e sono sostenute dai
“essere voltati sul lato destro o sinistro” cammei con i profeti che si trovano
5
, molte scene, utilizzate nelle chiese da lungo la navata centrale, fra gli ornati che
lui affrescate, così come molte figure, si decorano le pareti, in corrispondenza
trovano ripetute anche qui; il pittore, cer- delle colonne.
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Alla pag. precedente, navata centrale Nella pag. a lato, schema del tempio
della Parrocchiale dell’Assunta con l’indicazione della disposizione
e S. Gaudenzio degli affreschi
Il Nuovo Testamento trova le sue ra- messa che si concretizza già per la Madre anime e persone nelle quali immedesi-
dici nel Vecchio e così partendo dall’in- di Gesù. marsi e attraverso le quali sperare nella
gresso e guardando verso la navata di Lo Spirito Santo con i suoi raggi illu- Resurrezione.
sinistra si susseguono Abdias, Amos, Ioel, mina per noi, ci chiarisce, la presenza di- Cristo, dopo la morte in croce, vince
Geremia, mentre guardando verso la na- vina nelle tre persone della Trinità, la morte, discende nel Limbo per liberare
vata di destra si vedono Iosea, Ezechiel, festante per la presenza della Vergine in- le anime dei giusti che hanno creduto nel
Daniel, Isaia. coronata Regina degli Angeli e dei Santi8 Cristo venturo e sale con loro in Paradiso.
Sono i 4 profeti maggiori, Isaia, Gere- . La meditazione è quindi sul nostro
mia, Ezechiele, Daniele, con altri minori, La decorazione concretizza in imma- tempo terreno, angustiato dalla presenza
i quali tutti hanno profetizzato l’arrivo gine non solo l’episodio della Assunzione del male e della morte.
del Messia. che è titolo della parrocchiale, ma anche Ecco allora la speranza, anzi la cer-
quella finestra del cielo che si apre ad tezza cui affidarsi: la difesa ad oltranza
Proseguendo sino al transetto, lo ogni Messa e, mediante il sacrificio in- di San Michele e l’abbraccio di Cristo.
sguardo sale verso il presbiterio e appare cruento del Cristo durante l’Offertorio, ci Le scene sono distribuite sulle volte
la scena della Assunzione della Vergine fa partecipi, ancora imperfetti, della gioia in modo tale che, dalla navata centrale, si
ben distribuita fra la parete dell’abside, e della perfezione del Paradiso e ci ri- vedano da una parte gli angeli e dall’al-
dove gli apostoli, in cerchio attorno alla corda che anche noi siamo destinati alla tra le anime del Limbo, in una sorta di
tomba vuota, hanno gesti di meraviglia, resurrezione. simmetria, mentre le due figure principali
alzano lo sguardo e ci invitano a fare al- si pongono al centro con gesti che si ri-
trettanto; il catino absidale, in cui incon- Un tale cammino di ascensione e di specchiano.
triamo la Madonna che sale verso l’alto, meraviglia ci guida adesso verso le deco- C’è ancora da aggiungere qualcosa su
e la cupola del presbiterio, sopra l’altar razioni delle volte dei transetti, vale a dire San Michele, per capire meglio il filo che
maggiore, in cui Dio Padre, Cristo e i le cappelle che precedono il presbiterio. unisce la decorazione di questa zona.
Santi ne aspettano l’arrivo pronti ad in- A sinistra c’è San Michele, che com- San Michele “combatte lo spirito di
coronarla sotto la raggiera della Spirito batte e vince il male con un drappello di superbia e di ambizione, che fu il peccato
Santo, che si staglia al centro della scena. angeli. originale sia per gli Angeli, sia per gli uo-
Sequenza cinematografica, pensata L’arcangelo è citato sia nel Vecchio mini. E superbia e ambizione si vincono
anche perché dal sagrato, chi guarda at- che nel Nuovo Testamento. E’ il principe con umiltà”11.
traverso il portale centrale abbia la totale degli angeli che nel “mezzo della indeci- Ora “l’umiltà porta l’amore ... senza
visione della Assunta e sia invitato ad en- sione degli Angeli durante la prova, ri- l’umiltà, l’Io occupa tutto lo spazio di-
trare. suonò...”9 con il grido “Chi è come Dio?” sponibile, e non vede l’altro se non come
(nell’affresco c’è infatti la scritta in la- oggetto e come nemico”12. Si dirà che
Al centro del presbiterio si erge
tino: “Quis, ut Deus?”) e si gettò contro questa è una definizione troppo moderna,
l’altare maggiore con il Santissimo sor-
montato dalla Croce che svetta alta sopra Lucifero” con pieno riconoscimento della ma anche San Paolo della Croce diceva
il ciborio e indica il centro figurativo del- sovranità di Dio...e ... alla fine dei tempi, “L’umiltà è il fondamento della stessa
l’affresco sovrastante, quello della Inco- per ordine di Maria, sua Regina, ancora fede” 13 e consigliava “ami sempre più la
ronazione della Vergine, dove lo Spirito lo (Lucifero) collocherà agli antipodi di virtù fondamentale, cioè l’umiltà di cuo-
Santo, sotto forma di colomba, irradia la Dio. Michele rimarrà sulla terra dall’ini- re”14: allora ecco l’ arcangelo che aderisce
luce divina ed effonde i suoi doni sopra zio alla fine del combattimento”10 contro con umiltà a Dio, rappresentato qui non
l’officiante. il male. solo per la grande devozione di cui, dagli
Questa corrispondenza di immagini è Nel transetto di destra incontriamo il albori del cristianesimo, è stato oggetto,
come una sacra conversazione cui assiste Cristo redentore, vincitore della morte. ma anche per ricordare che, senza una
il fedele. Affresco ahimè rovinato dall’umidità, adesione per amore a Dio, non è possi-
La croce e l’altare si stagliano davanti che ha al centro la figura del Cristo vin- bile far strada nella via della perfezione.
alla tomba vuota a indicare come solo cente, che si staglia contro il cielo attra- Via che ha bisogno e che chiede aiuto alle
grazie alla morte di Cristo sia stata possi- verso lo squarcio di una caverna. Alle virtù. Ed infatti, a chiusura della decora-
bile la Resurrezione e la Assunzione della basi della volta le anime del Limbo, atto- zione dei transetti, accanto alle finestre,
Madonna. nite, avanzano con titubanza. Un popolo difficili da distinguere ad occhio nudo per
Quella tomba vuota è conferma di ciò di pastori, di gente semplice, senza quei gli effetti della luce, ecco quattro figure
che avverrà anche a noi e le rose piovute costumi all’orientale con i quali di solito di donna, le quattro virtù cardinali: Tem-
dal cielo emanano il profumo di una pro- si rappresentavano gli Ebrei, quindi peranza (che travasa acqua da una
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E i Misteri dolorosi?
Se consideriamo l’insieme degli
edifici religiosi di Ovada li possiamo
trovare negli oratori di San Giovanni e
della Annunziata, raffigurati in alcune
tele di maggiore o minore importanza
artistica, che raccontano il Calvario e
la morte di Cristo.
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Nella pag. a lato,
Madonna della Misericordia,
soffitto dell’altare
dei ss. Crispino e Crispiniano
Tutti e 15 i Misteri poi, come già tutti noi, ma anche all’officiante, se con- manda alla scritta “Ecce agnus Dei” e
detto, sono raffigurati attorno alla statua sideriamo le parole di San Paolo della prefigura la Passione di Cristo, argo-
della Madonna del Rosario nell’altare la- Croce “i sacerdoti non devono andare in mento della volta successiva, quella de-
terale della Chiesa di San Domenico e i Paradiso da soli”21. dicata a San Paolo della Croce.
simboli della Passione di Cristo sono Alzando lo sguardo, accanto alle fine- Il fedele poteva visitare l’oratorio di
nella scena con la Gloria di San Paolo stre i tre patroni di Ovada e San Gauden- San Giovanni, accanto alla Loggia di San
della Croce, mistico della Passione, nel zio seduti in atti di meditazione, Sebastiano, e ammirare sia le due casse
voltino della cappella a lui dedicata. accompagnano le preghiere dei presbi- processionali con il Battesimo di Cristo
Senza dimenticare che, per seguire le teri. Li incontreremo ancora a lato degli (di Luigi Fasce) e la Decollazione del
immagini degli affreschi, noi stessi ab- altari del transetto e nella cappella dei pa- Santo (di Anton Maria Maragliano), sia
biamo percorso una croce e ora ci tro- troni22. la volta con la Gloria di San Giovanni
viamo più o meno al centro del transetto La decorazione delle navate laterali Battista29 e quindi in parrocchia si sce-
sotto la cupola. curata dai fratelli Ivaldi è sicuramente glie un altro episodio: quello della pre-
Il Muto amava la comunicazione quella relativa alle volte, che racchiu- dica di San Giovanni in cui il santo,
semplice e diretta ed era apprezzato dai dono gli altari e lo spazio antistante, con- vestito con la tradizionale pelle di
parroci “ per l’estrema piacevolezza del siderato come una cappella. Alcune agnello, coperta da un mantello, parla ai
risultato finale”18 . La sua pittura quindi Società delle arti e dei mestieri curavano presenti con una gestualità che ricorda il
si accordava alla scelta dei religiosi, che gli altari loro affidati e “dedicati ai Santi San Giovannino di Leonardo.
sembra non abbiano voluto calcare nella protettori delle Società stesse”23. Le cappelle successive sono dedicate
rappresentazione del dolore e abbiano Bisogna ricordare, a proposito della ai Santi Protettori di Ovada30.
preferito immagini rasserenanti, edifi- dedicazione di tali altari laterali, che al- Quella di sinistra ai protettori antichi:
canti, secondo quella indicazione di San cuni sono stati affidati senza problemi San Sebastiano, San Rocco e San Gia-
Paolo della Croce, generalmente consi- alle società, mentre altri hanno subito dei cinto, quella di destra a San Paolo della
derato un santo duro e severo, che ricorda cambiamenti nel tempo per varie ra- Croce, il santo autoctono canonizzato nel
che “Alle anime bisogna far animo e co- gioni24. 1867 31, che diventerà Confessore Com-
raggio e farle camminare con confidenza Allo stato attuale è in qualche modo patrono della città nel 187032 .
in Dio, altrimenti non fanno mai cam- possibile individuare una sorta di Questa fu la prima cappella decorata
mino nella via della perfezione”19 . schema, se si considerano gli altari sim- dai fratelli Ivaldi e l’entusiasmo che su-
metricamente , cioè appaiando una cap- scitò negli Ovadesi è stato una delle ra-
Ma proseguiamo la nostra visita. pella di destra con la sua corrispondente gioni per cui si decise di affidare proprio
Alle pareti affianco all’altare, tro- di sinistra. a questi pittori la totale decorazione della
viamo due belle scene con Gesù fra i fan- chiesa33 .
ciulli e Gesù con Marta e Maria, le Ritorniamo allora all’ingresso della Nel voltino osserviamo la Gloria di
sorelle di Lazzaro: scene di conforto, di navata di sinistra. Qui incontriamo la San Paolo della Croce, attorniato da an-
incontro fraterno. Cappella dedicata alla Madonna di Lour- geli che mostrano i segni della Passione
Dà coraggio un Dio, che si fa avvici- des che ha nella lunetta e nella volta im- di Cristo. Il medaglione è sorretto da tre
nare dai bambini e dice siate come loro, magini della Apparizione e del Santuario. profeti e il re David, che hanno dei carti-
innocenti e capaci di totale affidamento E’ la cappella più recente, infatti risale gli con versetti della Bibbia con
o, se vogliamo, che ricorda ai suoi pastori al 190025. Prima, facendo riferimento al l’annuncio del sacrificio del Messia.
che i fedeli devono essere guidati e con- verbale del Consiglio dei Fabbriceri del In basso a sinistra Geremia dice: “Ego
fortati come i fanciulli. 1834, era dedicata a Santa Lucia e affi- quasi agnus mansuetus qui portatur ad
Dà confidenza un Dio, che invita a data alla Società dei Fabbri 26. victimam” 34;
coltivare l’amicizia e gli affetti fami- Nel voltino si dice si potesse vedere in alto a sinistra Zaccaria chiede:
gliari, che trova conforto nel far visita al- Gesù che scaccia i mercanti dal Tempio, “Quid sunt plagae istae in medio ma-
l’amico Lazzaro e alla sua famiglia, ma opera del Muto, ora coperta. nuum tuarum?”35 ;
che, nella conversazione con Marta e Nella navata di destra, invece, la cap- in alto a destra Davide dice: “Operuit
Maria, sprona alla scelta spirituale. Ri- pella, ora dedicata alla Divina Misericor- confusio facet meam”36 ;
cordate? Qui Cristo sta dicendo”Marta, dia, un tempo era il battistero27 , e ha nel in basso a destra Isaia dice: “Non est
Marta, ti affanni e ti agiti per troppe voltino una bella scena con San Gio- ei species neque decor”37 .
cose... Maria ha scelto la parte migliore vanni che annuncia Gesù come Agnello L’altra navatella, con l’altare intito-
che non le sarà tolta” 20. Cristo parla a di Dio28. L’agnello in primo piano ri- lato ai santi protettori antichi, ha per de-
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A lato,
scena con l’apostolo Matteo
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A lato, Maria Assunta in Cielo: af-
fresco della lunetta dell’abside; fra
i molti artisti che hanno dipinto
questo tema l’Ivaldi sembra essersi
ispirato alla celebre Assunzione dei
Frari di Venezia del Tiziano
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Alla pagine precedenti: 1. Adora- Elisabetta; 6. Gloria di S. Paolo 12. Apostoli al sepolcro vuoto di
zione dei Magi; 2. presentazione della Croce; 7. Angeli musicanti; Maria; 13. Gesù frai fanciulli; 14.
di Gesù al Tempio; 3. Gesù fra i seguono i quattro Evangelisti iden- Gesù a Betania viene onorato
dottori nella sinagoga; 4. Predi- tificati dai loro simboli: 8. San dalla Maddalena; 15. S. Gauden-
zione della distruzione del Tem- Luca, 9. San Marco, 10 San Mat- zio; 16. S. Rocco
pio; 5 Visita di Maria a S. teo, 11 San Giovanni; alla pag 272: In basso, Gesù insegna ai discepoli
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A lato,
dialogo tra Gesù
e la Samaritana
presso il pozzo di
Giacobbe
e San Sebastiano
In basso,
San Giacinto
50.
P. F. FI-
NETTI, Storia
evangelica, cit., p.
116
51.
R. CAMIL-
LERI, Quotidiano
Avvenire, rubrica: Il
Santo del giorno.
52.
Bibliotheca
Sanctorum Istituto
Giovanni XXIII
32. della Pontificia
P. BAVAZZANO, Gli Ovadesi e il culto
Università lateranense, Città Nuova editrice,
di San Paolo della Croce, cit., p. 28.
33. Roma, 1966, vol. VII, alla voce: Sant’Isidoro
Vedi nota n. 3
34. l’agricoltore.
La Sacra Bibbia, Geremia, 11-19. :“Ero 53.
Interessante potrebbe risultare il con-
come un agnello condotto al macello”.
35. fronto con la decorazione dell’Oratorio dei Buo-
La Sacra Bibbia, Zaccaria, 13-6. :“Che
nomini di San Martino a Firenze, riproposto da
sono quelle ferite sulle tue mani?”.
36. L. SEBREGONDI, Le buone azioni dei Buono-
La Sacra Bibbia, David, Salmo 69- 8 ,
mini, in «Art e Dossier», gennaio 2012, p. 70 e
nell’affresco segnata 68, secondo la Vulgata di
segg..
Clemente VIII “E la vergogna ricopre il mio 54.
HALL’S Dictionary cit., alla voce :
viso”.
37. Joseph.
La Sacra Bibbia, Isaia, 53- 2: “Non ha 55.
HALL’S Dictionary cit.,alla voce: Four
amabile aspetto né prestanza”.
38. Evangelists.
La Sacra Bibbia, tradotta dai testi origi- 56.
A.P.O. Fald. 22, Reg. I, Verbale delle De-
nali a cura dei professori di sacra scrittura
libere 1806- 1856, doc : Accettata la proposta
O.F.M. Sotto la direzione del Rev. P. Bonaven-
fatta dall’illustrissimo Sig. Marchese Spinola
tura Mariani, Milano, 1964. Nota a p. 1824.
39. per la costruzione degli altari, 14 aprile 1831,
Padre F. FINETTI, Storia evangelica cit.,
p.107.
p. 387. 57.
A. LAGUZZI, Ovada cit., p. 41.
40. Enciclopedia italiana, Istituto della Enci- 58.
HALL’S Dictionary cit., alla voce: David.
clopedia italiana fondato da G. Treccani, Roma, 59.
HALL’S Dictionary cit., alla voce: Ceci-
ed. 2005, alle voci: San Rocco e San Sebastiano.
lia.
41. HALL’S Dictionary cit., alla voce: Hy- 60.
D. STEIDL-RAST, S: LEBELL, La mu-
acinth.
sica del silenzio. Viaggio attraverso le ore del
42. G. SUBBRERO, Ovada a metà 800: un
giorno. Chiavari 2010, p. 17 e segg.
borgo agricolo e commerciale, in “Urbs”, 61.
A. LAGUZZI, Ovada cit., p. 43.
marzo 2011. p. 13. 62.
43. E. F. FALDI, Tommaso Reggio arcive-
P. BAVAZZANO, Notizie sulla Parroc-
scovo di Genova, Genova, 1971, p. 6.
chiale di Ovada nel bicentenario della sua dedi-
63. I. MONTANELLI, L’Italia giacobina e
cazione (1801- 2001), in “Urbs”, marzo 2002,
carbonara, Milano, 1972, p. 78.
p. 52 e segg. 64.
44. A.P.O. Fald. 44, fg. 1, Feste di San Na-
G..ODDINI, La Chiesa Parrocchiale di
poleone. Avviso dell’Arcivescovo di Milano di
Ovada, cit., p.13.
45 istituzione festa assieme a S.M. Assunta Patrona
. P. BAVAZZANO, Notizie sulla Parroc-
delle Gallie, 6 luglio 1806: e V. MESSORI e R.
chiale di Ovada nel Bicentenario della dedica-
CAMILLERI, Gli occhi di Maria, Milano,
zione, cit. p. 52.
46. 2007, p. 254 e segg.
G. MERIANA, La Liguria dei Santuari,
M.G. MONTALTO, Pietro Ivaldi cit., p. 21.
Genova, 1993, p. 54 e p 170.
47. Il mio grazie alla carissima amica Paola Piana
L. BARBA, Affreschi ed edicole votive ad
Toniolo che ha la pazienza di correggermi e in-
Ovada, in “Urbs”, marzo 2012, p. 33 e segg.
48. segnarmi.
Biblioteca Parrocchiale di Ovada, Appen-
dix Missarum, quae propriae in diacesi (sic)
Aquensi celebrantur. In “Missale Romanorum
ex decreto sacrosanti concilii tridentinum resti-
tutum Pio V Pont. MAX. jussu editum, et Cle-
mentis VIII primum, nunc denuo Urbani papae
octavi actoritate recognitum. Antuerpiae ex of-
ficina Plantimaria Balthazaris Moreti
M.DCCII.”
49.
GIOVANNI, Vangelo, 4 -1,42.
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La grave crisi che stiamo vivendo è un po’ indietro con la memoria, anche dita della Biodiversità dei viventi, grande
nata da una economia virtuale molto più solo 25 – 30 anni, ci accorgiamo dei no- dispendio energetico, aumento del traf-
grande di quella reale ed è cresciuta spa- tevoli cambiamenti portati dall’espan- fico veicolare con i relativi disagi e inqui-
ventosamente per gli effetti della specula- sione edilizia. Proviamo anche queste namenti che implica, impermeabilità dei
zione finanziaria. Siamo in un brutto sensazioni impressionanti comparando la suoli con alterazione degli assetti idrau-
labirinto, ma come la Storia ci insegna visione di vecchie fotografie e di cartine lici superficiali e sotterranei, la riduzione
una “crisi” è sempre una crisi di civiltà e topografiche con le recenti fotografie sa- delle capacità di assorbimento e smalti-
cultura. E questa volta occorre fare i conti tellitari o anche con quello che vediamo mento delle immissioni civili e industriali
con le conseguenze dello sviluppo inso- direttamente oggi. (aumento degli scarichi fognari e loro de-
stenibile di tante attività umane, causa di C’è stata una grande dispersione sul purazione, aumento della produzione di
tristi risvolti sociali e di degrado ambien- territorio di insediamenti produttivi e re- rifiuti vari), l’aumento iperbolico del
tale. sidenziali, spesso inutili e assurdi (in pia- consumo di acqua potabile (gli acque-
Uno degli esempi più concreti nura: mega zone lottizzate subito dotti devono essere continuamente poten-
di questa crescita incosciente è perimetrate da muretti di cemento e da ziati, c’è ormai una ricerca continua di
l’URBANIZZAZIONE INCONTROLLATA che, strade asfaltate, senza sapere a priori nuove sorgenti, si pensa di costruire
priva di qualità formali e funzionali, si è quale impresa o ditta occuperà quel de- dighe...).
dilagata nel paesaggio italiano in questi terminato lotto e costruirà il capannone, Tutto questo è avvenuto e avviene con
ultimi decenni. L’avanzare del cemento e cosa essa produrrà e quanti posti di la- maggiori costi economici e sociali.
dell’asfalto, spesso caratterizzato dalla voro porterà (!?); sulle colline: estesi vil- L’iniziale vantaggio degli oneri di urba-
speculazione edilizia, ha già compro- laggi turistici con residenze occupate nizzazione incassati dai Comuni è poi
messo, e in modo irreversibile, molto fer- soltanto due mesi all’anno!). quasi sempre superato dalle spese che i
tile suolo agricolo, potenziale produttore Le conseguenze ambientali di questa Comuni stessi devono affrontare per for-
di alimenti e di buon cibo italiano. E im- urbanizzazione sono sotto gli occhi di nire i nuovi servizi alla nuova edilizia e
portiamo dall’estero più del 20% delle tutti: perdita di suolo agrario fertile, di- per arginare gli inconvenienti ambientali
nostre derrate alimentari! Per il grano struzione degli habitat naturali con per- che sono arrivati in seguito a questi nuovi
l’Italia importa vergognosa- insediamenti.
mente il 45% della quantità che Alcuni ricercatori urbanisti
gli occorre... Tutto questo incide (BATTISTI C., ROMANO B.,
sensibilmente sulla nostra bilan- PAOLINELLI G. 2007), hanno
cia commerciale. introdotto il cosiddetto “Indice
Forse mai come adesso oc- di Rischio Insediativo”, valu-
corre riconsiderare l’importanza tato secondo criteri legati alle
dell’Agricoltura. Essa è sempre componenti geomorfologiche
stata la base della cultura e della e idrogeologiche, e dalla riela-
nostra stessa civiltà. Tra l’altro borazione di modelli su questo
non è una semplice coincidenza rischio, hanno purtroppo di-
che le parole cultura, coltiva- mostrato come si potrà giun-
zione e naturalmente Agricol- gere in qualche decennio alla
tura abbiano in comune le saturazione ambientale di
stesse radici etimologiche. molte pianure.
Non dovrebbe passare molto Molto eloquente, anche se
tempo che nel computo della provocatoria, è la frase del
ricchezza di una nazione, oltre prof. Salvatore Settis: In Italia
al PIL andranno inseriti altri in- si vive troppo di edilizia incon-
dicatori di benessere e in primis: trollata e si rischia di morire
il paesaggio agrario con i suoi di edilizia! Non pensiamo al
corretti agroecosistemi, la di- bene comune e alle future ge-
sponibilità di acqua pulita e la nerazioni!
varietà biologica dei viventi Dopo secoli, quello che noi
(BIODIVERSITÀ). consideriamo il paesaggio tra-
Il consumo di suolo dizionale italiano, derivante da
Quando osserviamo da una una evoluzione tra attività
altura il nostro territorio e il pae- umane e natura, sta scompa-
saggio circostante e viaggiamo rendo e al riguardo l’atten-
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1 Reg. Pobiano di Cassinelle (gen. 2009): ruzzo (ott. 2009): ecco un buon esempio sinelle (gen. 2009): un incantevole alto-
un vigneto d’inverno. 2 Olmo Gentile di vigneti del Monferrato gradito agli piano ancora oggi coltivato a cereali, vi-
(dic. 2008): la neve evidenzia i terrazza- ispettori dell’UNESCO. 4 piana di Castel- gneto e foraggiere e con presenza di fossi
menti della Langa astigiana. Oggi qui il ferro di Predosa (gen. 2009): i filari di e filari di alberi. 6 cascina Battura loca-
vento marino, la natura del terreno e le gelsi costituiscono una delle forme della lità Termo (sett. 2006): prati pascolo e
erbe aromatiche influiscono sulla qualità “piantata padana” consociata alle col- sullo sfondo il versante ovest del monte
del latte prodotto dalle capre... così può ture di cereali e di foraggi. Le foglie di Colma. 7 cascina Merigo di Capanne di
nascere l’eccellenza della “robiola di questo albero erano poi il cibo dei bruchi Marcarolo (nov. 2010): caratteristico
Roccaverano”. 3 da Bazzana a Momba- del Baco da seta... 5 reg. Pobiano di Cas- complesso architettonico. 8 cascina Mo-
del mondo rurale, il cui sviluppo può as- pio avveniva per alcune specie di Uccelli, FICA – ECOTIPI o RAZZE LOCALI – CULTI-
sicurare oltre alla produzione di alimenti, il cui soprannumero poteva danneggiare VAR:
la tutela della natura e dei paesaggi agrari il raccolto delle uve e di altre frutta. Nel Qualsiasi forma vivente è il risultato
europei. contempo era assicurata la presenza degli di una lenta e costante evoluzione natu-
Il paesaggio CULTURALE o paesag- Insetti impollinatori dei fiori e la preda- rale, avvenuta generazione dopo genera-
gio agrario storico zione degli insetti parassiti da parte di zione, nel corso dei millenni e anche in
Paesaggi culturali o paesaggi storici altre specie di Uccelli... tempi ancora più lunghi.
indicati dall’UNESCO sono in genere rap- Nei campi coltivati c’era il reticolo La trasformazione degli esseri viventi
presentati da aree rurali in cui l’assetto dei fossi con acqua che garantiva la pre- si è sempre realizzata per successive mu-
strutturale e tipologico delle coltivazioni, senza degli Anfibi (rane, rospi) molto im- tazioni genetiche spontanee; ognuna di
le modalità di utilizzo dei prodotti e portanti negli equilibri ecosistemici. queste mutazioni ha subito il vaglio dei
l’architettura dei manufatti rendono que- Lo sfalcio dei prati e dei pascoli crea meccanismi della selezione naturale.
sti paesaggi unici e riconoscibili. Questi condizioni ottimali per la sosta degli Uc- Soltanto le mutazioni funzionali al
paesaggi culturali sono quindi una bella celli migratori e le praterie submontane mantenimento degli equilibri biologici
testimonianza della profonda conoscenza sono aree ad elevata diversità floristica sono state mantenute e quindi sono en-
che l’uomo aveva del sistema naturale, in (api miele) e per il loro mantenimento è trate a far parte dei caratteri stabiliti di un
cui si è inserito utilizzando la maggior necessario un taglio estivo e il pascolo determinato organismo vivente; tutte le
parte delle risorse naturali. Pascolo e tardo estivo ed autunnale di pecore o di altre sono state automaticamente elimi-
transumanza, selezione delle varie razze vacche. nate.
degli animali utili (bovini, equini, capre, Molte ricerche hanno dimostrato una Le mutazioni artificiali, indotte me-
pecore), conoscenza e utilizzo pratico dei ricchezza di specie di farfalle lungo gli diante manipolazione genetica, non
vari stadi degli ecosistemi agrari, rota- ecotoni tra coltivi e boschi o nei prati pa- hanno ancora subito alcuna selezione na-
zione delle colture tra le specie migliora- scolo submontani [ECOTONO è la zona di turale e quindi la loro introduzione nei
trici e consumatrici della fertilità dei contatto e di transizione tra due ecosi- delicati equilibri naturali potrebbe deter-
terreni, concimazione naturale organica stemi diversi]. minare sconvolgimenti difficili da preve-
che mantenendo e rinnovando la fertilità L’uomo ha quindi favorito in questi dere.
dei suoli permetteva di iniziare un nuovo paesaggi agrari molte forme di organismi Ogni forma vivente possiede un ge-
ciclo agroecosistemico, tecniche di pota- viventi già presenti e più diffuse che negli noma specifico che la differenzia da tutte
tura delle piante da frutto, selezione delle stessi ambienti naturali. le altre. Però dal punto di vista genetico
cultivar di piante più adatte alle caratte- Non va dimenticata poi la ricchezza non esiste un unico tipo (o razza) di grano
ristiche ambientali e più resistenti alle fi- di CULTIVAR presenti nei paesaggi cultu- o di altra specie vegetale o animale, ma ci
topatie e anche in base alla qualità più rali, cultivar di piante da frutto o di se- sono centinaia di tipi... ognuno dei quali
desiderata dei frutti. menti o tuberi o bulbi di altre piante è importante per il mantenimento delle
Secondo gli Ecologi i paesaggi cultu- alimentari, che oggi non sono inserite catene alimentari e soprattutto per au-
rali si possono definire come quelle aree nella gran parte delle catene commerciali mentare la VARIABILITÀ GENETICA INFRA-
agricole dove le attività dell’uomo e i dell’Agroindustria; queste cultivar sono SPECIFICA. E questa esistenza di varietà
processi ambientali hanno creato modelli un patrimonio per la Banca Genetica per differenti di ogni specie di vegetale e di
e sistemi di grande diversità ed eteroge- future varietà da utilizzare e sono anche animale rappresenta una garanzia nel
neità del paesaggio con meccanismi di assicurazione contro malattie epidemiche caso siano colpite da qualche evento dan-
retroazione attiva (feed-back) che gover- perchè erano state selezionate per la resi- noso (stress ambientali, attacco di paras-
nano la presenza, la distribuzione e stenza ad esse. siti o altre patologie).
l’abbondanza di molte specie di viventi. Particolare significato hanno poi la I nostri antenati con secoli di lavoro e
In essi c’è propriamente una grande Bio- selezione e la presenza di razze di animali di attenta osservazione hanno “domesti-
diversità di ecosistemi e di specie (in pro- domestici (bovini, ovini, ecc.) che carat- cato” e selezionato molte specie di vege-
posito teniamo presente che l’UNESCO terizzavano ogni area geografica italiana. tali e animali adattandole ai bisogni
aveva proclamato il 2010 come anno in- Molte di queste razze di animali sono in dell’uomo, cosicché un gran numero di
ternazionale della BIODIVERSITÀ). grado di utilizzare in maniera ottimale le ECOTIPI (o RAZZE) e di CULTIVAR si sono
Nei frutteti e nei vigneti la presenza risorse che non sono state direttamente venuti a differenziare e a specializzare
delle siepi e di altri alberi come i salici utilizzate dall’uomo, con grande adatta- nei diversi areali, diventando caratteri-
viminali e anche di piccoli appezzamenti mento ambientale e locale sono quindi in stica di quel determinato luogo. E cia-
boschivi, permetteva la vita di tante spe- grado di alimentarsi sufficientemente e di scuno di questi tipi ha qualità specifica in
cie di viventi con sviluppo efficace delle crescere abbastanza bene anche in aree quanto a esigenze nutritizie, adattamenti
catene alimentari e quindi autocontrollo agricole marginali. ambientali a quel luogo, resistenza alle
predatorio ecosistemico come ad esem- BIODIVERSITÀ GENETICA INFRASPECI- malattie e utilizzo (produzione di frutti di
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glioni di Capanne (nov. 2010): castagno
(Da A. Peano, Politecnico di Torino) da frutto varietà “rossina”. 9 strada del
Termo, Costa d’Ovada, cappelletta della
Salve (gen. 2009): c’era molta religiosità
nel mondo rurale, quando si riceveva una
grazia o si era avuta una buona annata
agraria si erigevano cappelle votive.(Le
didascalie proseguono a pagina 280)
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10 Il mulino di Olbicella (gen. 2006): muretto in pietra arenaria costruito nel di Tiglieto (marz. 2007 e giu. 2003): in
funzionava con le acque sapientemente 1985 da Renzo Canepa e dalla cognata questa monumentale conca dell’Alta Val
convogliate dal bric dei Gorrei, in quanto Franca Pesce. 13 abergo restaurato della Orba il tempo si è fermato... c’è molta
è situato 50 m. sopra il livello dell’Orba. cascina S. Rocco, strada del monte Colma fertilità. I campi coltivati sono divisi da
11 loc. Case Vecchie tra Mantovana e (apr. 2011). 14 Valle di S. Remigio, Parodi regolari fossati di irrigazione, filari di al-
Carpeneto (ott. 2009): si è appena semi- Lig. (giu. 2012): un bell’esempio di mo- beri, presenza di mulini e di aberghi.
nato il grano. 12 cascina Ortosano (del saico tra le colture a rotazione di grano e
Bersò) di Ovada (sett. 2012): splendido foraggi, con estesi vigneti. 15 e 16 Badia
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Cenni storici e che anche “le ville diventano palazzoni del sottotetto e le murature a livello del
Palazzo Spinola fu costruito accanto serrati e chiusi” Nel 1921 avvenne la cornicione rendevano di fatto disagevole
alla quattrocentesca chiesa di S.Maria vendita del palazzo da parte del marchese l’agibilità dell’ultimo piano dove sono
delle Grazie, oggi. S. Domenico, su un Ugo Spinola ai padri Scolpi attuali pro- collocate le abitazioni dei padri.
lato della omonima piazza. Non si cono- prietari che continuano fin da allora a Il degrado dei prospetti riscontrato a
scono documenti dai quali si possa de- svolgere un preziosissimo apostolato nel ponteggi montati si è rivelato anche peg-
durre una precisa datazione del palazzo, campo educativo formativo per la locale giore di quanto ipotizzato in fase proget-
ma, secondo alcune voci e una carta di gioventù. tuale soprattutto nelle zone della parte
confini di G.B. Massarotti (1648), si do- Il restauro alta degli stessi. Si riscontravano porzioni
vrebbe risalire alla seconda metà del I vasti restauri di palazzo Spinola, rea- di intonaco dilavate fino all’apparizione
XVII sec. Palazzo Spinola si impone lizzati negli anni 2011-12 hanno coin- della tessitura muraria sottostante, dovute
come un volume chiuso, ben squadrato, volto le coperture e i prospetti a perdite dai canali di gronda (o man-
compatto, con il fronte ritmato dal grandi dell’immobile e sono stati intrapresi gra- canza dei medesimi), che avevano cau-
finestroni del piano nobile compreso tra zie anche ad un contributo reso disponi- sato vie preferenziali di dilavamento che
due ordini di mezzanini. Così come ci è bile dalla Fondazione CARIGE (Cassa di avevano eroso in profondità sugli into-
giunto, il palazzo ricalca un modello di Risparmio di Genova e Imperia ) e dalla naci. Il prospetto sul retro nella parte alta
ville genovesi del ‘600 che in quel secolo Fondazione CRT (Cassa di Risparmio di aveva perduto buona parte dell’arenino di
risentivano ancora dell’impostazione Torino) finitura lasciando apparire la raddrizza-
alessiana nel volume cubico e negli spazi Il tetto ormai da anni era in stato di tura sottostante in fase anch’essa di sfari-
interni. Il Labò conclude riferendosi al- avanzato e pericoloso degrado anche namento con estesa apparizione di sali
l’ambiente genovese dice che col Sei- strutturale tanto che le infiltrazioni igroscopici.
cento “l’architettura di villa scompare” d’acqua interessavano la maggior parte Earno presenti numerose pezze di in-
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tonaco realizzate in malta cementizia che, tone di ingresso anch’essa realizzata ad fettuato quindi il totale lavaggio delle
a causa della scarsa traspirabilità e rigi- affresco su cui si trova la presenza di ri- facciate a bassa pressione per eliminare i
dezza del materiale, hanno dato luogo coloritura forse risalente al subentro degli residui polverosi delle precedenti lavora-
alla comparsa di tracce di umido e estese Scolopi agli Spinola. zioni La fase successiva ha visto la realiz-
cavillature e crepe. La parte basamentale Interventi eseguiti zazione delle nuove parti di intonaco in
dei prospetti era stata realizzata con inap- Considerando che l’intonaco più re- malta a base calce con granulometria del-
propriate cartelle in cemento ad imitare cente ormai storicizzato è per la maggior l’inerte simile a quella esistente.
un rivestimento lapideo. parte della superfici in buono stato e che La coloritura è stata effettuata con
I prospetti erano attraversati da nume- al di sotto di esso non è nota l’estensione tinte ai silicati pervia stesa di una prepa-
rosi cablaggi e tubazioni di vario genere di quello originario, si è optato per con- razione del medesimo materiale di spes-
che ne deturpavano la leggibilità. Si ri- servare il più recente intonaco laddove sore più consistente che permette di
scontrava infine un notevole degrado per possibile rifacendone le parti ormai irre- ottenere un fondo più uniforme e traspi-
umidità di risalita, usura e vetustà delle cuperabili. Tale approccio è stato peral- rante. Questo tipo di tinta garantisce una
pilastrate in pietra arenaria del portone tro confermato dal primo sopralluogo maggiore durevolezza, una notevole te-
principale e delle finestre ad esso affian- con la Soprintendenza che ha confermato nacia pur permettendo di ottenere effetti
cate che si collocano in prossimità del essere giusto l’orientamento assunto, velati che conferiscono un aspetto finale
terreno. volto a mantenere e restaurare l’intonaco molto simile alle tinte a calce. I colori le
Si è potuto rilevare che l’originaria fi- più esterno che copre parti della fase pre- tonalità e le velatura utilizzate sono state
nitura delle superfici dei prospetti, di cui cedente che con grande probabilità è concordate con la Soprintendenza previa
sopravvivono varie parti, si trova sotto quella originaria e non deve essere per- effettuazione di apposita campionatura.
l’intonaco di cui si è detto, ed aveva una duta. La zona basamentale è stata protetta
finitura costituita da un sottile strato in Sono stati demoliti innanzitutto le con una zoccolatura in lastre di pietra di
pasta di calce priva di inerti tinteggiata in parti di intonaco cementizie evitando di luserna con adeguato distacco dal muro
colore molto chiaro (bianco appena pig- danneggiare eccessivamente quelle adia- retrostante, protette in sommità da un
mentato verso il beige) sul quale furono centi in buono stato. Si è quindi effettuato bordo dello stesso materiale La superfi-
realizzate a fresco delle decorazioni che un trattamento antivegetativo di tutte le cie del materiale è lasciata grezza come
si leggono ancora in molti punti. Quella superfici che presentavano l’apparizione si trova comunemente in molti palazzi di
meglio conservata si trova sopra il por- di vegetazione minore ed alghe. Si è ef- Ovada..
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A pag. 281, vista del prospetto Alla pag. precedente, vista del pro- In questa pag., sotto, dettaglio
Sud su P.zza S. Domenico spetto Sud su P. zza S. Domenico. delle finiture del cornicione
Si nota al centro l’originario restaurato e delle orditure
stemma della Famiglia Spinola, lignee del nuovo tetto
poi trasformato con i simboli in basso, dettaglio dello
dei Padri Scolopi zoccolo in pietra di Luserna, e
del davanzale della finestra in
arenaria locale
La parti in pietra
più deteriorate delle pi-
lastrate del portone
d’ingresso e delle fine-
stre ad esso affiancate
in gran parte sbricio-
late, sono state sosti-
tuite con nuove della
medesima pietra arena-
ria cavata nei dintorni
di Ovada.
Conclusione
Ovada è il classico
esempio di città di di-
mensioni contenute che
riesce a garantire ai
suoi abitanti un note-
vole grado di vivibilità,
grazie anche all’offerta,
nonostante la presente
crisi, di opportunità la-
vorative in un’ampia
varietà di settori. La
qualità del costruito
esistente, la sua tutela e
il suo restauro, sia che
si tratti dei più notevoli
monumenti o dell’edi-
lizia di base, è un ele-
mento qualificante che
contribuisce ad accre-
scere la vivibilità di un
insediamento e la sua
attrattiva . L’intervento
su palazzo Spinola si
inserisce in tale conte-
sto e costituisce un
piccolo esempio di
come sia possibile ri-
qualificare una piccola
porzione di città tra-
mite un’operazione
pensata anche nei det-
tagli, contestualizzata e
realizzata da personale
qualificato.
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A pag. 284, una rappresentazione Alla pag. precedente, la grande Nella pag. a lato, una cantina
del XVII secolo di un giullare russo scena della Fontana medievale tratta dalla copertina
da Wikipedia L’enciclopedia libera della Giovinezza affrescata dei Camina Burana nell’edizione
nella Sala Baronale del complesso Mondo Antiquo
del Castello della Manta. sotto la direzione
di Bettina Hoffmann.
sint joculatores, Goliardi, seu bufones, cosciotto di carne nell’altra, in groppa ad tera inviata dal cistercense a papa Inno-
declarantes, quod si per annum illam un lupo o ad un porco simboleggianti la cenzo II, Abelardo era definito spregiati-
artem diffamatoriam exercuerint, omni pulsione bulimica che, al pari degli altri vamente come “novello Golia”. Da
privilegio ecclesiastico sint nudati, et vizi, sospinge inesorabilmente l’anima Walter Map (De nugis curialium I, 24)
etiam temporaliter gravati, si moniti non verso le fauci spalancate del leviatano in- sappiamo che, in questa lettera, letta ad
destiterint [“Ordiniamo inoltre che i chie- fernale. Silvestro Giraldo di Cambrai, nel alta voce alla tavola di Thomas Becket
rici non facciano i giullari, i goliardi ov- suo Speculum Ecclesiae, 4, 16, è forse il (arcivescovo di Canterbury ai tempi di re
vero i buffoni, dichiarando che, qualora primo a delineare una connessione tra Enrico II Plantageneto), si diceva espres-
abbiano esercitato per un anno quell’arte “Golia” e “gola”: Parasitus quidam - egli samente quod magister Petrus instar
diffamatoria, siano spogliati di ogni privi- racconta infatti - Golias nomine, nostris Golie superbus esset [“che il maestro Pie-
legio ecclesiastico, ed anche temporal- diebus gulositate pariter et dicacitate fa- tro fosse superbo alla stregua di Golia”].
mente puniti, se, ammoniti, non mosissimus, qui Gulias melius, quia Ma i seguaci di Abelardo, che non cela-
desisteranno”]. Ai goliardi erano pure im- gulae et crapulae per omnia deditus, dici vano la loro ostilità verso San Bernardo e
pedite le questue e si invitavano espressa- potuit, litteratus tamen affatim, sed nec i Cistercensi, in segno di sfida fecero di
mente i sacerdoti a non permettere loro bene morigeratus, nec disciplinis infor- quel nome ingiurioso la loro bandiera e
di predicare né in chiesa né all’aperto e matus, in Papam et curiam Romanam si proclamarono appunto “goliardi”.
nemmeno di passare di porta in porta a carmina famosa pluries et plurima, tam Questi clerici ribaldi [...] de familia
offrire indulgenze. In particolare il con- metrica quam rythmica, non minus impu- Goliae si divertivano a comporre versus
cilio di Treviri del 1227 prescrisse ai sa- denter quam imprudenter evomuit [“Un ridiculos ed erano famosi per i loro in-
cerdoti di non consentire a trutannos parassita di nome Golia, famigerato ai ganni e per i loro ricatti, soprattutto nei
[“mendicanti simulati”], aut vagos scho- giorni nostri non meno per la golosità che riguardi delle donne più sprovvedute,
lares, aut goliardos di cantare versus per la mordacità, il quale si sarebbe po- tanto che Alain Chartier nel suo poema
super Sanctus, Agnus Dei, in Missis vel tuto chiamare più appropriatamente intitolato La belle dame sans mercy af-
in divinis Officiis - cosa peraltro vietata Gulia, giacché in ogni occasione si ab- ferma che Faulx amoureux au temps qui
dal canone - per non scandalizzare bandona alla gola e alla crapula, tuttavia court / servent tous de Goliardie [“Al
l’uditorio (et scandalizantur homines au- abbastanza istruito, se pur non certo un giorno d’oggi i falsi amanti / son tutti al
dientes). modello di virtù né informato a buoni servizio di Goliardia”]. In una poesia di
principi, con impudenza non minore del- Guglielmo della Torre si legge: Se gar-
2 - Un po’ di etimologia. Anteriore ai l’imprudenza più volte vomitò carmi dan et an paor / dels lairos et des tri-
Carmina Burana è comunque un ano- scandalosi a iosa, tanto metrici quanto rit- chors, / an des fals galliadors las domnas
nimo poema satirico del XII secolo, di mici, contro il Papa e la curia di Roma”]. [“Si guardano ed han paura / dei ladri e
chiara impronta goliardica, che porta il ti- Non tutti, però, concordano sulla de- dei truffatori, / ma anche dei falsi goliardi
tolo di Apocalipsis Goliae. Pubblicato nel rivazione di goliardus da Golias (e da le donne”]. Gouliardise divenne sino-
1928 da Karl Strecker, esso si presenta gula). Soprattutto in area anglosassone, nimo di “mordacità” e di “canzonatura”.
come una parodia dell’Apocalisse gio- dove prima E. G. Fichtner [The Etymo- Nei concili di Tours e di Sens si pre-
vannea che chiude il Nuovo Testamento. logy of Goliard, in “Neophilologus” 51 scrisse ai vescovi di far tosare e radere i
Ma chi si celava sotto lo pseudonimo di (1967), pp. 230-237], poi A. G. Rigg goliardi ita quod non remaneat in eis ton-
Golia? Con precisione non sappiamo. Sì, [Golias and Other Pseudonyms, in “Studi sura clericalis. E gli studenti universitari
certo, Golia è il noto gigante biblico medievali”, n. s., 18.1 (1977), pp. 65- tardarono a scrollarsi di dosso
sconfitto e ucciso da Davide: un perso- 109] e infine J. Mann [Giraldus Cam- l’infamante nomea, anche se, col tempo e
naggio che, per la sua tracotanza, nell’im- brensis and the Goliards, in “Journal of soprattutto col venir meno dei clerici va-
maginario medievale divenne un’ipostasi Celtic Studies” 3 (1981), pp. 31-39] gantes, a seguito dell’istituzionalizza-
del demonio. Ma sul termine goliardus hanno convincentemente dimostrato zione degli atenei e della stabilizzazione
influì l’assonanza, fin troppo facile, tra l’indipendenza dei due termini. Ma pro- degli insegnanti, dell’antica ribalderia so-
Golia e gula (“gola”), favorendo una in- prio quest’ultimo studioso ha ricordato pravvissero solo vaghe tracce. Goliardia
terpretatio nominis che dei goliardi met- [J. Mann, La poesia satirica e goliardica, passò quindi a designare la spensierata al-
teva chiaramente in risalto (e in cattiva in G. Cavallo, C. Leonardi, E. Menestò legria che suole accompagnare la giova-
luce) la voracità e, in particolare, (a cura di), “Lo spazio letterario del Me- nile stagione degli studi universitari e
l’inclinazione alla crapula e all’ubria- dioevo. I. Il Medioevo latino”, vol. I, “La degli amori, secondo quanto professa
chezza. La gola era infatti uno dei vizi ca- tradizione del testo”, t. II, Roma 1993, l’inno internazionale dei goliardi: Gau-
pitali, rappresentato negli affreschi gotici pp. 73-109] un’osservazione di Gaston deamus igitur juvenes dum sumus. / Post
e tardogotici come un giovane e obeso Paris, che nel 1889 aveva richiamato iucundam iuventutem, / post molestam
paesano o come una prosperosa ragazza l’attenzione sui difficili rapporti tra San senectutem, / nos habebit humus [“Siamo
con una caraffa di vino in una mano e un Bernardo e Pietro Abelardo. In una let- giovani: godiamo! / Dopo la gaia giovi-
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si diceva appunto
bejannare o bejan-
nizzare.
Numerosi furono
gli interventi delle
autorità per elimi-
nare o almeno limi-
tare il fenomeno.
Negli Statuti medie-
vali dell’Accademia
Viennese ad un certo
punto si legge: Item
quod nullus praesu-
mat supervenientes
novos, quos Beanos
vocant, indebitis qui-
buscumque exactio-
nibus gravare, aut
nezza / e la sgradevole vecchiezza / fini- tutt’un’altra storia. Il tema della goliardia aliis iniuriis aut contumeliis molestare
remo nella terra”]... affiora, se mai, in toni nostalgici, nella [“Nessuno inoltre presuma di aggravare
A lungo andare, via via che il con- commedia Addio, giovinezza! (1911) di gli ultimi arrivati, che chiamano Beani,
trollo della vita universitaria da parte Sandro Camasio e Nino Oxilia, nonché di indebite esazioni di qualsivoglia ge-
delle autorità sia politiche che religiose si nella popolare canzone Piemontesina nere o molestarli con altre ingiurie o con-
fece più stringente, dell’intemperanza bella, ma, poiché nulla vi permane del- tumelie”]. E negli Statuti dell’Università
d’un tempo ben poco sopravvisse: si ebbe l’aria scanzonata ed eslege delle origini, di Tolosa del 1401: Ordinamus quod
tutt’al più qualche occasionale rigurgito bisogna ammettere che, anche in questi amodo, cum contingat aliquem de novo
di débauche, qualche circoscritto episo- casi, siamo di fronte a un’ombra o a intrare ac recipi in collegio praedicto,
dio di ribellione, mentre la scurrilis dica- un’eco appena di quello che veramente pro suo novo ingressu, sive nomine Be-
citas si ridusse a innocuo sberleffo, a fu. jauni, aut pro suo principio lecturae, aut
parodia coprolalica, a scherzo (magari di 3 - La spupillazione dei “beani”. In disputationis, aut alio quaesito colore,
cattivo gusto) più ozioso che oltraggioso, epoca moderna gli studenti universitari non tallietur [“Ordiniamo che d’ora in
con abuso a volte del latino declinato in presero a riunirsi in accademie, ma già in avanti, qualora accada che qualcuno entri
chiave maccheronica. Ne proponiamo un precedenza essi si raggruppavano in as- per la prima volta e sia accolto nell’Uni-
esempio: Quo usque tandem, Catilina, / sociazioni a carattere iniziatico, per acce- versità, non venga sottoposto a taglie per
pulieris culum cum carta velina? / Car- dere alle quali i novizi dovevano il suo nuovo ingresso ovvero a titolo di
tam velinam si rumpabis, / ditum in sottostare a vari rituali, talora scherzosi, matricola, o per la sua prima lezione o
culum penetrabis. In questo caso, non non di rado anche umilianti. Le matri- per la sua prima disputa o sotto qualsiasi
serve tradurre. Le parolacce, del resto, cole, dette con voce gallica bejaunes, da altro pretesto”]. A Parigi - ma si può pen-
non erano privilegio esclusivo degli sco- bec-jaune, “becco-giallo”, quale hanno sare, senza tema di sbagliare, anche al-
lari, se è vero che - a quanto si legge nel- aviculae quae nondum e nido evolarunt trove - la matricola (o beano) al suo
l’anonima Ligue des nobles et des prêtres [gli uccelletti che non sono ancora volati primo ingresso nell’università veniva
contre les peuples et les rois, Paris 1820, via dal nido”], erano spesso sottoposte a fatta oggetto di scherzi, talora piuttosto
t. I, p. 179 - già nel Cinquecento i giovani gravosi e incresciosi taglieggiamenti: a pesanti, “battezzata” con l’acqua, lordata
signori assuefatti à la fétardise (all’infin- pagare cioè il bejaunium o bejannum: lo o cosparsa di strame o di altra materia. E
gardaggine) dès qu’ils sont néz, c’est-à- scotto dell’ammissione. Così, ad esem- le insolenze si sprecavano tam in capi-
dire, qu’ils apprennent à parler, ils sont à pio, a Parigi; così a Vienna. La defini- tulo, in dormitorio, in parvis scholis, in
l’école de gouliardie et des viles paroles. zione di beanus era per così dire iscritta jardinis, quam ubiubi, et tam de die quam
Bisognerà aspettare i moti rivoluzionari nell’acrostico da cui il nome derivava: de nocte. In alcuni collegi si eleggeva ad-
del 1820-21, del 1831 e, soprattutto quelli Beanus Est Animal Nesciens Vitam Stu- dirittura uno quem Abbatem Bejanorum
del 1848 per vedere riemergere, questa diosorum. E, stando al Du Cange, Novel- vocabant.
volta in forma agonisticamente positiva, lum scholasticum quem Bejanum Naturalmente si cercò di porre un
lo spirito ribelle dei goliardi. Di cui qual- vocabant, recipere, in socium admittere freno agli eccessi, vietando espressa-
cuno ravvisa l’impronta anche nel Ses- [“accogliere, ammettere tra i soci lo sco- mente rituali iniziatici del genere: per
santotto. Ma questa, almeno per noi, è laro novello che chiamavano Bejanum”] quemcumque modum ludi, vel per que-
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Sotto, un quadro di Dosso Dossi.
cumque tactum mediatum vel immedia- frequentare l’università di Pavia. E pro- tea, moglie di Antonio Tarta), Bartolo-
tum aquae, straminis, vel alterius rei. Si prio da Pavia ci perviene il curioso docu- meo (nato e battezzato il 28 gennaio
finiva nondimeno per tollerare o conce- mento - una vera e propria rarità - che 1653: padrino fu Domenico di Giovanni
dere qualcosa: la matricola era tenuta ad pubblichiamo; si tratta del “privilegio” Canegalli di Sarezzano e madrina Augu-
offrire un piccolo obolo oppure un mode- che attesta la “spupillazione”, avvenuta sta Maria, moglie dell’orsarese Giacomo
sto pranzo (unam moderatam refectio- nel 1678, di un giovane orsarese di buona Vacca). Seguirono il 21 maggio 1657
nem) ai suoi conterranei (illis de sua famiglia: Giacomo Monteggio. Giovanni Battista, tenuto a battesimo il
natione). In tal modo otteneva l’eman- giorno seguente da Angelo Torre e da
cipazione o - secondo il lessico del- 4 - Il “privilegio” di Giacomo Mon- donna Susanna, moglie del medico Gio-
l’epoca - la “spupillazione”. Una volta teggio di Orsara. Giacomo - stando alle vanni Torre, rivaltesi entrambi, e il 12 no-
“pelata”, alla matricola veniva rilasciata notizie che abbiamo raccolto nell’Archi- vembre 1659 Francesca Maria, che fu
una pergamena che attestava l’avvenuto vio Vescovile di Acqui - era nato a Orsara battezzata solo il 28 novembre, scortata
pagamento per impedire che altri studenti il 31 agosto 1654 dal signor Antonino e al sacro fonte dallo zio don Simone Mon-
anziani pretendessero da lei ulteriori pre- da donna Orsolina (o Ursina), originari di teggio, arciprete di Sarezzano (diocesi di
stazioni. Ebbene, queste pergamene, re- Gavazzana, in diocesi di Tortona, e fu Tortona).
datte in un latino ora ampolloso ora battezzato il 2 settembre dallo zio don Con tutta probabilità Antonino si era
maccheronico e talvolta infarcito di ame- Giovanni Battista Monteggio, dal 1644 trasferito nel Monferrato al seguito del
nità, erano gli antenati dei più recenti prevosto di Orsara. Fu suo padrino fratello, parroco di Orsara, che in tanti
“papiri”, corredati di disegni sconci, stro- l’illustre medico rivaltese Giovanni della anni di cura aveva saputo guadagnarsi la
fette triviali o frasi ironiche, che, fino a Torre, madrina donna Eleonora, moglie stima e l’affetto della popolazione, al
qualche anno fa, costituivano il lasciapas- di Angelo della Torre. Era il quintogenito, punto che, alla sua morte (14 giugno
sare o il salvacondotto delle matricole in quanto prima di lui Orsolina aveva 1673), gli agenti della comunità, a nome
universitarie. Nel Veneto, in particolare a dato alla luce Beatrice (nata l’11 febbraio di tutti i parrocchiani e confortati anche
Padova e Vicenza, sopravvive la tradi- 1646 e battezzata il 16 dello stesso mese), dall’espresso sostegno del marchese
zione di affiggere in città, per festeggiare Rosina Bernardina (nata il 31 marzo Paolo Vincenzo Ferrari, dominus loci,
i nuovi laureati, i cosiddetti “papiri di lau- 1647 e portata al sacro fonte il 3 aprile di supplicarono il vescovo di Acqui di chia-
rea” che ne immortalano in modo scher- quell’anno), Jacobina (che fu battezzata mare a succedergli il fratello don Simone,
zoso e non di rado “spinto” le gesta alla nascita, il 13 giugno 1650, dall’oste- lui pure “di ottimi costumi”. Cosa che
goliardiche. trica Maria, moglie di Lorenzo Ricci, per monsignor Bicuti si affrettò a fare, forse
Ordinariamente la matricola era con- imminente pericolo di vita, ma ricevette anche confidando nella preparazione cul-
siderata minus quam merdam. Lo stu- il nome il 18 giugno, suscepta dallo zio turale di don Simone, che era dottore.
dente del secondo anno era detto don Simone Monteggio e da donna Doro- Non ebbe a pentirsene, in quanto il nuovo
“fagiolo” (flatulentissimus famelicus tol-
leratus sed necessarius faseolus); quello
del terzo era invece una collenda co-
lumna, quello del quarto un nobilis antia-
nus. Al vertice stavano il divinus
laureandus e gli studenti fuori ruolo (si-
derei extracursus). Questa gerarchia, con
le relative distinzioni e denominazioni, si
è andata via via definendo in epoca mo-
derna, ma in realtà ben poco sappiamo
della vita associativa universitaria tra
Cinque e Settecento. Della goliardia, che
certamente continuò, sia pure in sordina,
il suo corso o la sua deriva esistenziale, ci
sfugge l’evoluzione, seppure da docu-
menti notarili o da altre testimonianze in-
dirette traspaiano informazioni che
confermano la persistenza della classica
triade - la donna, la taverna e il dado -
quale croce e delizia degli studenti di
questo periodo. I giovani monferrini,
salvo rare eccezioni, erano obbligati a
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A lato, un papiro rilasciato dal
Pontefice massimo
dell’ Università di Padova.
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Sit cum qua tota nocte iocare potes infastidire l’uditorio. / Gioca alla
Ars vero decanum [?] iam B... nobilis immo morra biscottini e offelle / e bevi più
Quam longe reliquis clarior est iterum bicchieri di vin bianco / senza versare
Nobilis hanc artem debet scolaris amare all’oste alcun denaro / e tanto meno
Quaeritur in nobis ut pretiosa satis alle puttane: tutto / allo scolaro è con-
Hac oculi fiunt clari morbusque vitatur tra gli scolari di questa inclita cittadi- sentito. Molla / sgrugnoni a chi ti
Gallicus, et pestes, coetera quaeque fugat nanza che vivono in questo almo Ginna- sgrida: ogni parola / esige infatti sette
Ad pontem vadas, videas et saepe Ticinum sio. E Noi pertanto abbiamo ritenuto di pugni in cambio. / Ai villani da’ calci,
Omnibus atque vijs B... viva grides. accogliere, in quanto giusta, questa ri- baci invece / alle belle fanciulle e senza
Per calles fructus comedas quicumque placebunt chiesta, non dovendosi negare l’assenso, indugio / manda le brutte alla malora. A
Nec sit respectus nam haec bizaria placet. bensì dimostrarsi favorevoli, a chi tua / disposizione sempre sia una donna,
Verbaque spurca potes semper profferre bravando avanza giuste richieste. Lo iscriviamo / se una donna desideri con cui / tutta la
Et compellando semper ubique Bacum dunque, previa debita spupillazione dallo notte sollazzarti: invero / la bùggera è ben
Componas bellos cantus allegrus, et arma stesso liberalissimamente fatta, tra gli arte da decani, / arte nobile ed anzi di
Dispares, subito sed caricare redi. scolari della predetta cittadinanza e gran lunga / più delle altre apprezzata e
Pupillis toccare potes, vultumque, culumque come tale lo nominiamo e vogliamo che dunque deve / quest’arte amare il nobile
Et dare bochino baccia mille potes da tutti quanti e singolarmente sia consi- scolaro. / Tra noi si cerca come assai pre-
Sic scolaris eris tanto de nomine dignus derato e ordiniamo che sia onorato, di- ziosa: / chiari si fanno, grazie ad essa, gli
Debitus atque tibi sic tribuetur honor. chiarandolo provetto e concedendogli occhi / e dal morbo francese si rifugge, /
more solito tutti i privilegi senz’alcuna essa caccia le pesti e ogni altro male. /
Quod si ut supra dictum est se gerat ulteriore restrizione, aggiungendo anzi Va’ spesso al ponte e visita il Ticino, /
sciat se lauream gloriae consequturum quanto altro è possibile. Lo esortiamo, grida Viva la bùggera per tutte / le vie e
tam hic, quam ubique locorum; Illi autem anzi gli prescriviamo che, per l’onore cammin facendo mangia tutti / senza ri-
mandamus ut debeat residere in hac alma della nostra cittadinanza sia sempre guardo i frutti a te graditi: / è questa, in-
universitate debitis studiorum tempori- pronto e disposto a non permettere che fatti, bizzarria che piace. / E puoi
bus, et multo magis si consiliarius erit, ne venga sminuita la giurisdizione, ma bravando proferire ognora / parole spor-
cum dedecus sit scolarem scolas non fre- s’impegni ad ampliarla, e perché più vo- che e sempre in ogni dove / apostrofando
quentare, quod in tantae indolis iuvene lentieri a questo si dedichi, e spontanea- Bacco allegramente / bei canti intona e
non credimus, de quibus omnibus a Can- mente, gli concediamo il conseguente scarica le armi, / ma subito ritorna a cari-
cellario nostro hoc ei sequens dari iussi- privilegio secondo ecc., e gli concediamo carle. / Puoi toccare ai fanciulli e volto e
mus privilegium; In quorum omnium la facoltà di portare ogni tipo di arma, culo / e mille baci dare alle boccucce /
fidem etc. Datum ex Regio Ticinensi non solo qui, ma per ogni dove, così che loro, così sarai scolaro degno / di tanto
Gymnasio die decima quarta mensis fruisca appieno di tutte le libertà, le esen- nome e così ben potrai / d’onore avere il
Martij hora iuridica anni millesimi sex- zioni, favori e grazie di cui fanno ed debito tributo.
centesimi septuagesimi octavi etc. hanno potuto fare uso gli scolari di que-
sta nostra inclita cittadinanza ecc. E sappia che, se farà come si è detto
Johannes Andreas Rubeus sopra, conseguirà la laurea della gloria
Cancellarius. Porti il pugnale, le pistole, schioppi / tanto qui che in ogni altro luogo. Gli rac-
lunghi e corti e le armi che desidera / comandiamo però di risiedere in questa
Privilegio del signor Giacomo Mon- giorno e notte, rompendo e testa ed ossa alma università nei tempi debiti degli
teggio dell’oppido di Orsara
/ fino al midollo agli sbirri restìi / ad ob- studi e molto più se sarà consigliere,
Noi Nicolao Vecchio, massimo con- bedire a quanto prescriviamo. / Dorma il giacché è di disdoro per gli scolari non
sigliere dell’inclita cittadinanza ales- mattino fino a quando suona / la campana frequentare le scuole, cosa che non rite-
sandrina e monferrina ecc. e degusti ogni mattino / succo di vite. Ed niamo credibile in un giovane di indole
al tuo ingresso in scuola / con gran fra- sì buona, e relativamente a tutte queste
Il bellissimo ed amatissimo signor casso sbraiterai dapprima / e poi ripete- cose abbiamo ordinato al nostro cancel-
Giacomo Montigio dell’oppido di Or- rai Viva la bùggera / ed i sodali ad una liere di dargli questo conseguente privile-
sara, di stirpe illustre, di virtù eccellente voce Evviva / ripeteranno, acché punto gio. In fede di tutto ciò ecc. Dato dal
e degno d’ogni onore tanto per la bel- non scemi / a sì degna arte il conveniente Regio Ginnasio Ticinese il 14 marzo
lezza del corpo quanto per diverse altre onore. / Quando poi da gran seguito scor- 1678, in ora di udienza ecc. Il cancelliere
prerogative e qualità d’ingegno, deside- tati / giungeranno i dottori, d’ognun Giovanni Andrea Rossi.
rando essere scolaro di medicina in que- d’essi / ripeterai i nomi applaudendo / fe-
sto almo Ginnasio Ticinese, venne da noi stoso, salvo subito gridare / Abbasso,
pregando instantemente di ammetterlo acché lezione troppo lunga / non abbia a
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Quando la contessa di Castiglione il curiosità e di mistero. Cavour infatti scri- cui era più legata era una antica torre che
15 gennaio 1894 si trasferì a rue Cambon veva di aver arruolato la Contessa e in gli Oldoini possedevano vicino al mare
14, il generale Louis Estancelin, l’antico una lettera a Costantino Nigra “ Se noial- “Il Torretto”. Tanto aveva pianto e fatto
innamorato, l’unico a restarle fedele, la tri facessimo per noi, cioè per il nostro moine, che la nonna, la “Rapallina
rimproverò di essersi seppellita in una to- personale interesse, quello che stiamo fa- vecia”, un Natale le aveva fatto trovare
paia. Si faceva portare i pasti in camera cendo per l’Italia, saremmo delle belle l’atto di donazione del torrino sul cami-
dal ristoratore sottostante che le aveva af- birbe, anzi i peggiori porcaccioni del netto.
fittato l’appartamento, non vedeva più mondo. Ne conviene caro Nigra?” (Maz- La villa degli Oldoini era dotata di un
nessuno ed aveva fasciato di nero tutti gli zucchelli) grande parco digradante fino al mare che
specchi e le fotografie e i dipinti che si Ed alla cugina scriveva: “…… riu- Virginia chiamava la “sua montagna”.
era fatta fare dai pittori e dai fotografi più scite, cara cugina. Usate tutti i mezzi che Quando i militari glielo espropriarono
prestigiosi di Parigi. vi pare, ma riuscite.” (Pettenati). Nicchia per completare la costruzione dell’Arse-
I giornali francesi non le risparmia- era stata “arruolata” alla causa piemon- nale militare, Virginia intraprese una
vano cattiverie dozzinali e lei cercò, in tese da Cavour e Vittorio Emanuele attra- lunga battaglia legale che, nonostante le
una intervista a L’Evénement, di ristabi- verso i buoni uffici dello zio, il generale sue amicizie, perse e contribuì a dissan-
lire la verità. Perché soffermarsi sulla sua Cigala, che lei chiamava affettuosamente, guare le sue risorse economiche.
decadenza ed offendere chi aveva servito alla genovese, “Barba Cigala”. Fu proprio nel 1853, a Spezia, che
la propria patria e un po’ anche la Fran- Cigala era zio di Francesco, marito di Virginia a soli diciassette anni conobbe il
cia? Virginia, Francesco Verasis Asinari Conte marito Francesco Verasis, conte di Casti-
Virginia voleva solo il silenzio e di Castiglione e di Costigliole-Tinella, glione, perché la Regina Maria Adelaide
l’oblio, mettere in luce sì la sua parte nei Grande Scudiere e Direttore delle Reali aveva bisogno di fare bagni di mare e la
fatti del 1859 e del 1860, ma negava de- Scuderie, cugino germano della moglie corte sabauda si trasferì sul Golfo spez-
cisamente di essere stata l’amante di Na- del generale Enrico Morozzo della Rocca zino. Virginia giovanissima e bellissima
poleone III, di Vittorio Emanuele, che, nella sua biografia a proposito della era al centro dell’attenzione e in capo a
Rothschild, Poniatowski, Nigra ed infi- tragica morte di Francesco durante il cor- pochi mesi si ritrovò, contessa a Torino,
niti altri. Ma la “Divina Contessa” è stata teo dei Principi Reali in occasione del ammirata da tutta la città che contava!
davvero determinante nell’entrata in matrimonio del Principe Amedeo il 30 Torino fu il trampolino di lancio per
guerra della Francia a fianco del Pie- maggio 1868, scriveva: “Il Conte Fran- la giovane contessa, anche se la parteci-
monte contro il gigante austriaco nella se- cesco era il marito della bella Marchesina pazione alle feste portò praticamente alla
conda Guerra d’Indipendenza? Oldoini, che tanto fece parlare di sé du- rovina il marito. Probabilmente per of-
Gli storici su questo punto non sono rante il secondo Impero e della quale era frire ai coniugi Verasis la possibilità di
d’accordo. Chi nega decisamente il suo ancora innamorato, quantunque da parec- rimettere in ordine le finanze del Conte
ruolo di avvenente spia al servizio di Ca- chi anni ne vivesse diviso.” Virginia si Francesco, che avevano subito un duro
vour, altri lo ammette. Senz’altro la mi- trovò così a venticinque vedova con un colpo a seguito della frequentazione della
steriosa sparizione delle sue carte, i furti figlio piccolo e ormai tagliata fuori dalla Corte Sabauda e delle perdite al gioco,
su commissione per distruggere le mis- Corte Imperiale. Rimaneva comunque Cavour propose alla cugina di recarsi a
sive più compromettenti, hanno giocato l’amante di Vittorio Emanuele! Parigi dove, grazie alla sua bellezza ed
un ruolo importante nell’avvolgere di mi- Nicchia dunque per gli intimi: sembra alla sua intraprendenza, poteva conqui-
stero la sua figura. che il soprannome, glielo avesse trovato stare l’Imperatore alla causa Risorgimen-
Molto è stato scritto sull’amante del- nientemeno che Massimo D’Azeglio, che tale.
l’imperatore, sulla donna più bella del l’aveva conosciuta fanciulla a Firenze, Negli ultimi mesi di vita, dopo aver
suo tempo, che si presentava ai balli sfi- nella casa dei nonni materni, i Lamporec- tentato invano di mettere ordine e di pub-
dando la palese ostilità dell’imperatrice chi, ed era rimasto colpito dal suo fa- blicare le sue memorie, Virginia riempì
Eugenia, a volte con vestiti trasparenti scino. Nel palazzo fiorentino di Ranieri con la sua calligrafia divenuta indecifra-
che poco lasciavano all’immaginazione, Lamporecchi, nonno e tutore di Virginia, bile alcuni foglietti del suo taccuino e
altre volte in abito monacale che le la- erano di casa i Bonaparte che abitavano precisò le sue ultime volontà: “senza
sciava scoperto il viso bellissimo. un’ala del suo palazzo. (Grillandi) fiori, né candele, né croci” voleva essere
Senz’altro all’epoca della pace di Però Virginia era innamorata della te- sepolta con ai piedi i suoi fedelissimi ca-
Plombieres li aveva tutti ai suoi piedi, nuta di Spezia, da cui venivano gli Ol- gnolini, Casino e Sanduga, e per meglio
Napoleone, Vittorio Emanuele. Cavour, doini: la famiglia del padre di Virginia, il fissare la volontà di non lasciare eredi
lontano cugino, l’aveva indotta a trasfe- marchese Filippo Oldoini, per gli spez- elencò i nomi di coloro che non dove-
rirsi a Parigi e Costantino Nigra era stato zini “Rapalin”, la nonna, era “Rapalina a vano assolutamente entrare in possesso
molto abile a presentarla nel posti giusti vecia” e di conseguenza, Nicchia era “ à dei suoi beni: no Oldoini, no Rapallini,
e a far crescere attorno a lei un alone di Rapalina”. Il luogo della sua infanzia a no Lamporecchi, no Castiglione, no Co-
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Alla pag. a lato, Michele Gordigiani,
ritratto di Virginia Oldoini, contessa
di Castiglione (1862)
stigliole, no Asinari, no Verasis. Fatalità nel 1800, lasciò ingenti beni alla Parroc- schi e tre femmine.
volle che dimenticasse i Tribone, lonta- chia di Ovada.” Nel 1619 a seguito dei disordini che
nissimi parenti degli Oldoini, così a loro La stessa notizia è ripresa dall’Otto- si sono verificati in Ovada la Repubblica
andò la cospicua eredità in immobili e nello che racconta che le più importanti genovese invia il commissario Cornelio
gioielli. famiglie ovadesi, come i Tribone, risie- De Ferrari ed il 3 febbraio viene ratifi-
Ed i Tribone, “parenti-serpenti”, di- devano nel rione Voltegna e dipingevano cato con una solenne cerimonia nella
sattesero tutte le sue volontà: la camicia il loro stemma sulla facciata della casa. Chiesa dell’Annunziata da tutti i capi fami-
da notte di Compiègne nella notte fatale Anche i Tribone come le famiglie più glia di Ovada un accordo per sedare i tu-
del 1857, i suoi gioielli, tutto venne importanti avevano il proprio “blasone”, multi, portare la calma e, in definitiva, poter
messo all’asta, alla Casa d’Aste presso l’uso infatti dello stemma in quel tempo governare la città. Fra i 231 capi famiglia
l’Hotel Drouot, dal 26 al 29 giugno 1900, non era riservato solo alle famiglie nobili, abbiamo tre Tribone: Alessandro, Filippo e
mentre le sue lettere, per volere delle au- ma moltissime famiglie borghesi nei se- Giovanni Vincenzo (Borsari G 2).
torità francesi ed italiane, vennero bru- coli XIV – XV avevano iniziato a fare Non mi risulta che i Tribone siano no-
ciate continuando pertanto ad alimentare uso di un blasone imitando gli aristocra- bili e non sono riportati fra le famiglie
per oltre un secolo il mistero sul loro con- tici. che nel 1528 vennero ascritte negli Alber-
tenuto. L’arma dei Tribone, “ troncato, nel 1° ghi della Repubblica genovese: sono sen-
Altre furono rubate: due volte la con- d’azzurro all’aquila di nero, nel 2° di z’altro fra le famiglie che contano ad
tessa denunciò furti nelle sue residenze a rosso al bue al naturale” è anche dise- Ovada.
Spezia: nel 1890 e nel 1892, ignoti pene- gnata nel manoscritto di padre Bernar- Se scorriamo gli atti della parrocchia
trarono nella sua villa e portarono via o dino Barboro. Assunta di Ovada ci rendiamo conto che
bruciarono sul posto lettere autografe di Negli atti del notaio G. Antonio De in molti documenti nel 1600 e nel 1700 i
Vittorio Emanuele, di Napoleone III, di Ferrari Buzalino vengono citati più volte Tribone facevano precedere i loro nomi
Cavour e persino del papa Pio IX. Alcuni Antonio, Bartolomeo, Corrado e Giorgio dalla “D”: ad esempio nel settembre 1695
anni dopo la morte della contessa, nel Tribone, fra il 1463 ed il 1464 ora come muore Antonia moglie di D. Filippo Tri-
1901, alcune cose rubate in quell’occa- testimoni in atti, ora come parti attive, lo- boni, nel 1742 la Nobil Donna Rosa, fi-
sione vennero ritrovate in casa di tale catari o venditori, a volte semplicemente glia di D. Giovanni Vincenzo Triboni
Vergassola, ex cameriera della Contessa, perché i loro terreni sono confinanti con sposa Filippo Plana del fu Antonio; an-
che venne condannata con i suoi com- quelli di altre persone citate in atti. cora nel 1824 muore ad Ovada Donna
plici. Anzi il 29 aprile 1463 Nicolò Balbo Aloisia, della città di Genova, figlia di
Gli unici ad avere pietà della Contessa di Voltaggio, ma abitante ad Ovada, af- Giuseppe Tribone.
furono due poeti, Robert de Montesquiou fitta a Giorgio Tribono di Ovada la terza Attorno alla metà del Settecento i Tri-
che venuto in possesso della fatale cami- parte della vigna in località Piazzollo che bone si trasferiscono a Genova. Infatti
cia di Compiègne, la chiuse in un’urna di gli è stata venduta da Corrado Tribono, scorrendo gli atti di battesimo della Par-
cristallo e d’oro, ed un altro poeta rima- fratello di Giorgio; il contratto è valido rocchia Assunta di Ovada si osserva che
sto ignoto che scrisse: per un anno e come canone dovranno es- fra il 1750 ed il 1840 non si registrano na-
“… Voleva essere insieme imperatrice sere consegnati a Nicolò otto barili di scite nella famiglia Tribone, poi dal 1840
e regina or la bellezza si incrina e il te- vino, quando lo stesso sarà clarum, niti- al 1860 riprendono.
nero cuore ne geme. ….. un attimo solo. dum et recissum! Dal Catasto Napoleonico del 1790,
La Morte distende il suo negro mantello Il contratto verrà rinnovato l’anno conservato alla Biblioteca Civica di
e il viso che fu così bello conosce successivo alle medesime condizioni, ma Ovada risulta che i fratelli Franco Ago-
l’oltraggio più forte.” la consegna del vino dovrà essere effet- stino, Tommaso e Giuseppe, Canonico,
tuata dalla prossima festa di San Martino sono figli del fu Vincenzo, hanno nume-
I Tribone; parenti serpenti? in avanti su richiesta di Nicolò. rose proprietà ad Ovada, ma vivono tutti
Il 2 ottobre 1464 Corrado e Giorgio a Genova.
Ma chi erano i Tribone? Si tratta sen- sono fra i firmatari del giuramento di fe- A Don Giuseppe Tribone, canonico
z’altro di una delle più importanti e delle deltà a Francesco Sforza, Duca di Mi- della Chiesa metropolitana di Genova,
più antiche famiglie ovadesi, già docu- lano, sottoscritto dagli uomini di Ovada e San Lorenzo, nel 1818 vennero rimbor-
mentate in epoca medioevale. di Rossiglione. sate dal Comune di Ovada le spese per
Borsari a proposito dei Tribone cita Nella “Descrizione delle Anime della una missione a Genova; lo stesso cano-
testualmente “…Casato non più presente Podesteria di Ovada” effettuata fra il 27 nico nell’ottobre 1837 in occasione della
nella nostra città. Possedevano terreni e ed il 31 agosto 1607 risultano due fami- Festa di N.S. della Salute compose un so-
case nell’antico rione Voltegna, dove una glie Tribone nel Borgo di dentro: Giorgio netto alla Madonna conservato nell’Ora-
casa porta ancora affrescato il loro Tribone con moglie, tre figli ed un nipote, torio della Confraternita dell’Annunziata
stemma. Un canonico Tribone, vissuto Michele Tribone con moglie tre figli ma- o dei “turchini” dal colore delle cappe in-
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Famiglia Tribone
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Qualche flash sulla mostra Omaggio dedicati a Resecco, visibili nel salottino conosciuto a Giacomo Gastaldo che oltre
a Franco Resecco per ricordare alcuni predisposto allo scopo, e realizzati attin- alla parte organizzativa e preparativa
momenti significativi che l’hanno carat- gendo il materiale documentario dalla vi- della mostra ne ha seguito personalmente
terizzata e per esprimere la nostra viva ri- deofototeca dell’Accademia. ogni fase logistica durante le tre setti-
conoscenza a tutti coloro che, a vario La mostra è stata visitata da un buon mane di apertura.
titolo, ne hanno consentito l’allestimento numero di scolaresche accompagnate dai L’Accademia non ha voluto che si di-
e lo svolgimento nel corso delle tre setti- rispettivi insegnanti a cui plaudiamo per menticasse Franco Resecco poeta e il 26
mane di apertura. aver accostato i giovani all’opera del no- ottobre alle ore 21, si è tenuta nell’ampia
Quando abbiamo deciso di esporre stro pittore. É stato un vero piacere con- sala della Loggia e in mezzo alle sue opere
parte delle opere dell’indimenticabile arti- statare come la vitalità esuberante dei una piacevole serata all’insegna del dia-
sta ovadese, uno dei fondatori della nostra ragazzi posta a contatto dei quadri di Re- letto. Sono intervenuti e hanno recitato pro-
associazione culturale, non avevamo secco si sia mutata in una sentita parteci- prie composizioni in vernacolo Arturo
dubbi che la manifestazione avrebbe ri- pazione, quasi in uno stupore inatteso di Vercellino per Cassinelle - Bandita e Mario
chiamato e incuriosito quanti a Resecco fronte alla forza espressiva, che le varie Tambussa per Capriata. Si sono cimentati
hanno voluto bene come persona e per ciò opere esposte erano in grado di trasmet- con successo nell’arduo idioma anche due
che ha saputo rappresentare attraverso la tere all’attento osservatore. giovani che rappresentano un po’ il futuro
sua vena pittorica e vernacolare. Ma la Lo stesso esprimiamo il nostro plauso della tradizione dialettale delle nostre val-
buona riuscita dell’iniziativa è andata ben agli accompagnatori dei Ragazzi di San late: Riccardo Basso di Silvano d’Orba, fi-
oltre le aspettative e se tale risultato non ci Domenico e dello Zainetto; ai bambini di glio del compianto poeta e storico Sergio, e
ha sorpreso ci ha effettivamente toccato. Cammin facendo, all’AISM (Ass. Malati Alessio Olivieri di Ovada. Franco Pesce,
Già all’apertura il calore della gente di sclerosi multipla - Gruppo di Ovada) che per l’occasione ha rispolverato il suo a
verso una figura così popolare si è tangi- per aver visitato la mostra con i vari plomb di presentatore, ha brillantemente
bilmente manifestato in termini di parte- gruppi, grazie all’opera di coordinamento condotto la serata che è stata per noi filmata
cipazione. Dopo il saluto dell’Assessore svolta da Michele Rolla. da Daniela Gastaldo e fotografata da Re-
alla Cultura del Comune di Ovada M° Una menzione particolare per la colla- nato Gastaldo.
Gianni Olivieri è stata la volta degli in- borazione data in fase di allestimento, Se l’Accademia e gli altri organizzatori
terventi illustrativi del prof. Arturo Ver- prima, durante e dopo, e per la presenza non possono, quindi, che essere soddisfatti
cellino, che della mostra è stato il costante ed attiva nel corso della mostra, per l’omaggio tributato dalla Città al grande
curatore, di padre Rinaldo Resecco che va fatta a Silvio Pernigotti che ha vera- artista ovadese, per noi per i quali Franco è
ha ringraziato tutti e ricordato con affetto mente onorato la memoria di un caro stato prima di ogni altra cosa un vero a caro
filiale alcune tappe artistiche e di vita di amico come Resecco con il quale ha col- amico la soddisfazione di ritrovarlo nelle
papà Franco; quindi ha concluso l’ing. laborato in passato all’allestimento di sue opere è stata cento volte maggiore
Alessandro Laguzzi che ha evidenziato tante personali. Lo stesso impegno va ri- Ciao Franco
quante energie abbiano concorso alla riu-
scita della mostra e quanto slancio di par-
tecipazione sia venuto dalle famiglie che
con grande liberalità hanno messo a di-
sposizione oltre la metà delle opere espo-
ste. La cerimonia è stata filmata da Flavio
Rolla, foto di Renato Gastaldo.
Ad ogni apertura, sia nei giorni feriali
che festivi, è stato un continuo via vai di
visitatori e, dell’affluenza e dell’interesse
dimostrato, ne fanno fede le firme sul
quaderno posto all’ingresso della mostra,
fitto anche di incoraggianti annotazioni Padre
lasciate dalle oltre 3000 persone interve- Rinaldo,
nute. figlio
del pittore,
Molto apprezzato il catalogo andato
con alcuni
letteralmente a ruba fino ad esaurimento
studenti
delle copie e altrettanto graditi i filmati
universitari
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La valigia era ormai logora ma la trat- gen. Eisenhower, comandante in capo curo come la teleferica in quanto il teatro
tava con ogni cura poiché recava gli in- delle Forze alleate anglo-americane. La di guerra era prevalentemente montano.
confondibili segni delle pazienti ed abili richiesta è stata accolta. Conseguen- Tuttavia la permanenza in questa spe-
riparazioni che suo padre aveva eseguito temente, ogni atto di ostilità contro le cialità era stata di breve durata poiché,
nel corso degli anni. forze anglo-americane deve cessare da nel 1940, la speditiva campagna sulle
Il contenuto era vario: alcuni oggetti parte delle forze italiane in ogni luogo. Alpi Occidentali – apertasi il 10 giugno e
di vestiario ed una serie di disegni ese- Esse, però, reagiranno ad eventuali at- chiusa il 25 dello stesso mese dall’armi-
guiti a matita o a carboncino che in ge- tacchi da qualsiasi altra provenienza.” stizio firmato a Roma a Villa Incisa -
nere ritraevano commilitoni o rispec- In buona sostanza il proclama la- aveva portato all’occupazione della Pro-
chiavano paesaggi provenzali, terre bat- sciava in balia di se stessi decine di mi- venza da parte delle truppe italiane della
tute dal mistral, il vento di nord-ovest, gliaia di soldati italiani braccati dai IV Armata e conseguentemente quel bat-
che avevano ispirato i capolavori di Cé- tedeschi poiché l’uscita dal conflitto, su- taglione del Genio, tralasciati gli impianti
zanne, Gauguin e Van Gogh. bodorata dall’alleato che aveva predispo- teleferici, veniva utilizzato per la costru-
Ma ora, giunto ad una casa colonica sto adeguate contromisure per occupare zione di bunker e casematte. Molte di
tra radi pini marittimi, mandorli selvatici militarmente il territorio italiano, era nel- queste fortificazioni, ubicate non solo in
e campi di lavanda che nei giorni se- l’aria da tempo. aperta campagna o in corrispondenza di
guenti gli avrebbero ricordato il profumo La vita militare di Franco Resecco, nodi stradali ma anche sulla costa pro-
della Provenza, Franco Resecco era co- era iniziata nel 1940 quando, come sol- venzale, erano camuffate come semplici
stretto ad abbandonare quel bagaglio a lui dato di leva, era giunto al 2° Reggimento case di campagna o innocue villette vi-
così caro ma divenuto ormai troppo in- Genio a Casale Monferrato e quivi era cino al mare decorate con tenui colori ed
gombrante. In tal modo avrebbe avuto stato assegnato al Battaglione Teleferisti. arricchite con qualche trompe l’oeil. Ap-
una chance in più nel cercare di rientrare Una specialità creata a Luglio del 1916 punto nel mascheramento di questi fab-
in Italia arrampicandosi pazientemente, per sopperire alle necessità di provvedere bricati si era specializzato il geniere
come un alpino, lungo quei sentieri adatti al rifornimento di viveri e munizioni alle Franco Resecco e, data l’abilità con cui
a caprioli e stambecchi che, attraverso le quote elevate con un mezzo rapido e si- li eseguiva, era stato trattenuto al reparto
Alpi Marittime, lo avrebbero riportato addetto a tali lavori evitandogli trasfe-
in patria senza utilizzare strade e passi rimenti in zone di guerra come il fronte
infestati dall’ex alleato tedesco pronto a russo o nordafricano. Ma il sopraggiun-
catturare i resti isolati di un esercito in gere dell’armistizio aveva interrotto
disfacimento. bruscamente quel tipo di attività e per-
Conseguenza di quanto avvenuto la tanto, dopo il caotico susseguirsi degli
sera di mercoledì 8 Settembre quando – avvenimenti che avevano portato al di-
alle 18.30 - Radio Algeri aveva diffuso sfacimento della IV Armata, si era
la notizia che il governo italiano aveva unito ad altri 24 commilitoni che, uti-
firmato l’armistizio con le Potenze Al- lizzando mezzi di fortuna, avevano
leate. Notizia confermata alle 19.45 dal preso la via del ritorno in patria.
generale Badoglio che – con un ritardo Scartata la litoranea Nizza – Venti-
di cinque giorni, dal momento in cui miglia perché ormai saldamente in
era stata siglata la tregua, trascorsi nel mano alla 305^ divisione di Fanteria te-
tentativo di escogitare provvedimenti desca che la controllava in modo rigo-
adeguati alla prevedibile reazione che roso, il gruppo aveva imboccato strade
ne sarebbe seguita - aveva letto, presso di campagna fuori mano e distanti dalle
la sede dell’EIAR in Via Asiago, il pro- grandi rotabili percorse da unità germa-
clama radiofonico che confermava niche sino a giungere ai primi contraf-
quella che in realtà era una resa incon- forti delle Alpi Marittime. Ma, nella
dizionata: prospettiva di dover affrontare le mu-
“Il Governo italiano, riconosciuta lattiere ed i sentieri che si inerpicavano
l’impossibilità di continuare l’impari sui monti, il Nostro si era visto co-
lotta contro la soverchiante potenza av- stretto ad abbandonare la valigia con
versaria, nell’intento di risparmiare ul- quei preziosi disegni che egli stesso
teriori e più gravi sciagure alla considerava “ ...eseguiti con impulso
Nazione, ha chiesto un armistizio al giovanile, prime prove formative di
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Alla pag. precedente,
Franco Resecco, autoritratto
del periodo bellico
A lato, Casa colonica della Badia
di Tiglieto (proprietà della
Famiglia Salvago Raggi).
In basso, Genieri del 2° Reggimento
(commilitoni di Franco)
d’Austria), “Il tragitto verso casa è ancora lungo
avevano e rischioso. Sono tempi terribili con i te-
proseguito deschi che ci danno continuamente la
verso Isola, caccia. Durante il viaggio in treno da
ultimo bor- Torino ad Alessandria alcuni genovesi
go alpino in travestiti da frati pregano con il breviario
territorio in mano; indossano calze e scarponi mi-
francese non litari che male si combinano con il saio e
lontano dal non ingannerebbero nessuno. Alcuni mi-
sovrastante litari tedeschi osservano nel corridoio la
valico del scena ma fanno finta di niente; forse
un’arte che mi ha sempre affascinato”. Colle della Lombarda a 2.350 metri di anche loro sono stufi di fare la guerra e
Sicché l’aveva lasciata in una casa di quota. Quivi si erano finalmente imbat- sperano di poter tornare presto a casa.
campagna (forse con la segreta speranza tuti nel primo cippo confinario dopo il Nei pressi di Castellazzo guado
di ritornare un giorno a recuperarla) poi- lungo vagare tra le montagne del versante l’Orba a piedi; dopo qualche ora di cam-
ché con quel peso non avrebbe potuto af- francese che era durato quasi un mese ed mino giungo in vista di Roccagrimalda e,
frontare il percorso montano mentre era aveva procurato una falcidia tra il gruppo alla cascina Colombara, vengo accolto
già affardellato da un pesante zaino e da originario: ventidue uomini avevano ri- da amici di famiglia. Mio padre Gio-
una coperta. nunciato per la stanchezza, il freddo e la vanni, di professione ciabattino, avvisato
Il gruppo aveva cominciato a girova-
gare attraverso le alture dell’Alta Pro- fame oppure si erano uniti a qualche nu- del mio arrivo si precipita ad abbrac-
venza evitando le fortificazioni che, a cleo di partigiani del Maquis, l’organiz- ciarmi.”
fine Seicento, il Vauban, utilizzando la zazione resistenziale francese. La situazione nell’Alto Monferrato
sua famosa basterne, inconsueta portan- Però i tre rimasti si erano rinfrancati era però alquanto difficoltosa poiché già
tina con lunghe stanghe anteriori e poste- quando ad un tratto, lungo la discesa dal mese di Agosto ’43 l’ LXXXVII
riori sorrette da due cavalli, aveva visitato dalla cresta spartiacque tra la Val Tinée e Corpo d’Armata tedesco stazionava
per adeguare l’antiquato sistema fortifi- la Valle Stura, avevano intravisto in lon- lungo la riviera ligure per concorrere al
catorio locale in funzione anti sabauda: tananza gli spalti del forte di Vinadio. Ag- contrasto di eventuali sbarchi alleati. Per-
Colmars Les Alpes, Seyne Les Alpes, Si- girarono quindi questa località e si tanto, alla notizia dell’armistizio, at-
steron ed Entreauvaux divenute ora va- diressero speditamente su Cuneo dove gli tuando i piani accuratamente predisposti
lide sedi per i distaccamenti della abitanti generosamente donarono loro nell’intento di disarmare le truppe ita-
Wehrmacht. Quindi, verosimilmente, i degli abiti civili che consentirono ai tre liane ed occupare il territorio del Regno
genieri avevano imboccato la Val Tinée genieri di sottrarsi alla cattura. non ancora in mano degli Alleati, il 9 set-
per puntare verso il Colle della Lombarda Infatti i cuneesi si erano abituati al so-
e scendere verso Vinadio sperando di non praggiungere di soldati italiani dal con-
incappare in qualche alpinjager di pattu- fine francese ed a questi cambi d’abito
glia oppure essere visti dalle sentinelle te- sicché non rifiutavano mai di aiutare gli
desche a guardia dei capisaldi della linea sbandati con capi di vestiario anche se
Maginot alpina o delle decine di posta- ancora in buono stato. D’altra parte
zioni, ridotte, casematte e batterie in ca- Cuneo può essere considerata la culla
verna che obbligavano a lunghi giri della Resistenza: già nel pomeriggio
invece di poter seguire il sentiero più dell’11 settembre ’43, tre giorni dopo
breve o sicuro per evitare di essere cattu- l’annunzio radiofonico dell’armistizio,
rati e spediti in un campo di concentra- una dozzina di civili erano partiti diretti
mento. verso la montagna e si erano installati
Giunti al valico che pone in comuni- presso il santuario della Madonna del
cazione l’alta Valle Tinée con il vallone Colletto a 1.300 metri di altitudine a ca-
del torrente Salso Moreno (denomina- vallo tra la Val Gesso e la Valle Stura.
zione data dai soldati spagnoli che si Ma lasciamo la descrizione dell’ul-
erano accampati nei pressi di quel passo tima parte di questa anabasi alle parole
nel 1744 diretti ad invadere il Piemonte di Franco Resecco raccolte in un articolo
durante la guerra di successione di Paolo Bavazzano pubblicato su URBS:
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Franco Resecco con alcuni
commilitoni fotografato su di
una spiaggia provenzale
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Due lettere ovadesi della Biblioteca economiche, formulava pensieri suicidi, chiunque fu scetticamente pagano». (6).
Nazionale di Firenze(1) vergate dallo e in versi!: Con rapidità forse eccessiva e non
Scolopio P. Leoncini per il Tommaseo Alcuno / in cielo in terra / amico equanime le lettere del Pratesi alterna-
riaprono il capitolo dei rapporti corsi fra agl’infelici / e rifugio non resta /altro che vano slanci e moti malevoli verso
l’Abba, i suoi maestri, Mario Pratesi e il il ferro, «il povero accecato... spiantato anche
Tommaseo, riportandoci a ore difficili per anche se al Tommaseo confessava (l3, lui... gli voglio molto bene perché non è
lo scrittore toscano e al seguito che il dal- X. 1864) pure non vorrei ancor morirvi. un gaudente... se egli non mi pagasse e
mata riscosse fra i Padri Calasanziani. Deluso dall’esperienza se io non fossi bisognoso di tutto, ne sop-
L’amicizia dell’Abba col Pratesi (e d’insegnamento al Collegio Cicognini di porterei pazientemente le impazienze e
con Giusti, Thouar, Barzellotti, Dal- Prato, egli aveva lasciato cadere la pro- gli sdegni.» (7)
l’Ongaro risaliva ai mesi del 1861 da lui posta dell’amico Abba di procurargli una Le trenta lire mensuali sono sprezzate
trascorsi a Pisa fra studenti, patrioti, in- cattedra al Collegio di Carcare, ove il ret- fra motivi d’urto o di attrito a certe parole
tellettuali, frequentando con religioso ri- tore ti avrebbe usato quei riguardi che si un po’ brusche del Tommaseo gli ho rispo-
spetto la casa del Mayer, custode di carte debbono alla tua cultura, e vivere in un sto con insolenza, scrive il Pratesi, pur se
foscoliane e padre di quell’Elisa presto piccolo villaggio ti potrebbe giovare (3). altrove definisce Tommaseo Venerabile…
mancata all’amore di Abba. Mentre Abba. dal Ponte Vecchio sa- per disperazione e pianto. E scriverà: gli
Cultore di canti popolari fin dal ‘60, liva all’Arco de’ Tintori a visitar Tomma- voglio bene perché ha sposato una donna
il P. Leoncini aveva contatti col Tomma- seo, Pratesi scontento, irritato, scriveva di popolo, povera, illetterata a segno di
seo (che aveva pubblicato a Venezia all’amico: «non trovo gioia, non trovo non saper leggere e ci trovò quanto gli ab-
Canti popolari corsi greci illirici nel ‘42) sorriso», lamentando l’assenza «d’una bisognava a confortar la sua cecità e una
e riscuoteva la gratitudine del Leoncini: compagna che avesse tollerato gli insulti vita logora di dolori».(8)
del mondo, che fosse educata a patire fin Il carteggio con Abba denuncia volu-
«per le povere Scuole Pie nella bella, dagli anni più teneri… amato da lei che bilità, turbamenti, permalosi timori, giu-
affettuosa tanto commemorazione dal m’importerebbe del mondo». (31 Gen- dizi ben lontani dall’Abba. stesso e dai
caro Padre Antonelli, e per le pietose naio 1867).(4) Padri Scolopi.
linee scritte in lode del carissimo Ab. Ca- Poco più tardi, premuto da guai eco- Quel però che Pratesi t’acque più a
rosio.» nomici, ribadiva: la sventura mi padro- lungo e ne motivò incertezze fu il senti-
neggia, mi annienta… la mia musa è la mento nato e nutrito nella casa dell’Arco
Già dal 1864 una lettera confidenziale fame… Solo nel luglio poteva alfine co- dei Tintori per Caterina, la figlia di Tom-
del P. Garassini riferiva al Tommaseo municare, pur fra motivi discordanti al- maseo, a lungo taciuto al padre. Pur se
sulle proprie fatiche di rettore e lodava i l’Abba (5): mancano espliciti cenni scritti alla pas-
benefici venuti dalle pagine dello scrit- «Ho trovato da lavorare presso Ni- sione, le cose dovettero proceder fra ten-
tore: all’educazione e alla religione no- colo Tommaseo, ma la fatica è grande, il sioni e attriti coll’irritabile dalmata, certo
stra santissima, preannunziando la visita frutto che ne traggo meschino. Il Tomma- in sospetto (o al corrente...).Vi fa palese
a Firenze d’un altro dotto Padre del Col- seo però è un uomo integro e mi sono di riferimento una lettera di scuse al Tom-
legio di Carcare al P. Matteo Ricci. Già qualche conforto le sue parole spesso af- maseo vergata il 14 Aprile 1868 dal Pra-
nel l861 il P. Canata, maestro di Abba, era fettuose e cordiali... pur col suo mali- tesi, pentito della sua malagrazia,
stato ad Ovada per conoscere novità di- gnare e inviperire contro il Foscolo e il incupito e scosso da sentimenti che lo tur-
dattiche e confortare d’un lutto recente il Leopardi, contro i quali non sa usare bano. Ma solo un mese dopo, l’11 mag-
musico Antonio Rebora. Forse il Canata maggior carità come quelli che gio, con evidente scarto di tono egli dava
stesso persuase l’Abba ad inviare la sua l’offendono in ciò che costituisce la sua notizia all’Abba della rottura (implicita
Canzone in morte di F. Nullo al Tomma- idea più intima». la manifestazione al Tommaseo di senti-
seo, per un giudizio: il dalmata forniva La quotidiana convivenza col Tom- menti e progetti):
infatti allo Scolopio elementi per una maseo non era serena; in poche settimane «Ho scritto al Tommaseo; m’ha rispo-
operetta(2) del Canata su S. Caterina da ne coglieva e circoscriveva l’ispirazione: sto che avessi compassione di lui e di me
Siena (lodata poi dall’arcivescovo di Ge- «il sentimento dell’arte si è così im- stesso, che pensassi che tanti immerita-
nova, Charvaz). medesimato alla fede. da formare in lui tamente soffrivano più di me e che sa-
Le vicende del Pratesi erano meno se- con la fede un’unica cosa. E l’arte che il peva quello che mi aveva detto... non gli
rene e positive: perduta dall’infanzia la Tommaseo è conformato a sentire profon- scrivessi, non avendo alcuno da cui farsi
madre, in urto col padre, scontento di sé, damente è quella cristiana; quindi egli leggere. Egli mi disse, se è destinato si
della propria salute e delle condizioni per sentimento cristiano prende in odio farà.. La colpa è mia, ma tu sai. Non mi
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accusare di debolezza». quelli personali sono celati nelle rinno- (5) 11 maggio 1867.
Forse Tommaseo non colse appieno vate condoglianze al vedovo Tommaseo, (6) Luglio 1867.
(7) Fine maggio 1868.
l’incupirsi dell’animo del Pratesi, i riaf- giacché Pratesi cerca di consolare e non
(8) 4 novembre 1866.
fioranti propositi suicidi, i dolorosi pen- tace un implicito rimprovero al dalmata, (9) Datata 19 maggio 1868.
sieri, in breve giro di giorni seguiti alla per aver tenuto presso di sé a consolar la (10) Datate rispettivamente 11 aprile 1873 e
rottura eccolo malato nella ragione, propria solitudine quasi forzando colei 15 dicembre 1873.
scosso nei nervi (come scriveva l’amico che piange a rimanerle vicino. La figura (11) I versi si riferiscono alla Chiesa fioren-
Cosci (9) all’Abba, consigliando di con- di Caterina vive dunque ancora sulla pa- tina di S. Miniato al Monte.
dur via Pratesi da Firenze); questi co- gina e la chiude; ma pare sfumata, tratte-
La mia Chiesa
nobbe il ricovero, seppur breve, nel- nuta appena nella memoria, nel 1
l’Ospedale dei pazzi, ove la presenza di rimpianto. Un sospiro, nulla più: Pratesi Più ch’à ogni tempio che la prece accoglie
quei malati come lava d’inferno mi lique- confessa che il nuovo ambiente gli ha in- che i derelitti mandano al Signor,
fece il cervello... segnato a ingaglioffirsi per sopravvi- a te, piccola chiesa, alle tue soglie
A sigillar lo sviluppo dell’episodio ci vere... . Ritroverà l’Abba; ma i Padri m’accosto pien di religione il cor
2
mancano ovviamente molte lettere degli Scolopi sono lontani…
In co’ del ponte semplice, modesta,
Scolopi; da Carcare e da Ovada dovettero e come mendica la tua vista appare,
partir pagine di cristiana pietà, inviti alla Note l’acqua che giù di sotto scorre lesta
rassegnazione: al Tommaseo era morta la (1) Oltre alle due del P. Leoncini, il fasci- sembra una prece eterna mormorare.
moglie Diamante; la figlia Caterina colo comprende sei lettere al Tommaseo: due del 3
P. Garassini (1864 e 1873) e quattro del Pratesi Niuno ti bada povera chiesetta,
Avrebbe poi preso il velo finendo in un
1868, 1871, 1873, 1873). non ti vien lo straniero a visitar,
convento francescano. (2) P ATANASIO CANATA, Vita e scuola di S. in mezzo alla città bassa , soletta
Nelle lettere del 1873 dei Padri Ga- Caterina da Siena, vol. 2, Torino, 1861. sembri piccola barca in mezzo al mar.
rassini e Leoncini(10) si parla infatti di (3) C’erano stati carteggi coi P.P. Carosio, 4
commenti evangelici ed opere religiose Canata e Faà di Bruno Pur come te non m’agita il maestoso
inviate dal Tommaseo e diffuse fra gli (4) 31 gennaio 1867. Le date e le citazioni tempio d’Arnolfo, che ‘1 suo genio alzò,
sono attinte all’Ediz. Naz. delle Opere di G.C. né quel di Pisa, solitario, ascoso
Scolopi; tramite l’Abba, il P. Canata po- ABBA, Brescia, Morcelliana, 1999, Epistolario, nella quiete d’un tempo che passo.
teva far giungere al Pratesi parole di cri- VIII, a cura di E. C’OSTA e L. CATTANEI. 5
stiano conforto (attendendo all’opera su Sull ‘imbrunir tra le tue sante mura
S. Caterina aveva mantenuto certo rap- vidi una volta un angelo pregar...
porti col Tommaseo). II tempo aveva so- Soli eravamo ... l’umile creatura
pito rancori e turbamenti, talché la Fea l’aer di luce intorno sfavillar.
tensione irritata pareva dissolversi. In una 6
Chiesetta all’ara tua, china la testa
lettera del settembre 1873 Pratesi si duole prega quel vecchio, afflitto peccator …
del lutto del Tommaseo e spinge il rap- 7
porto ben oltre le lodi del 1871 per il Prega per i deserti i travagliati
comportamento “italiano” di lui. Nel di- con verace umiltà raccolta in sé;
cembre riferisce da Viterbo condizioni e lei pregando per gli sventurati
scolastiche migliori rispetto a quelle di quella cortese prega anche per me.
8
Pavia, ma torna sulla propria solitudine Anima santa! ... .sempre in quell’ascoso
e, cautissimo, associa nel saluto a Cate- asilo d’orazion vi cela a ognun
rina il fratello di lei Girolamo. Non tutto chè quando il tuo gentil core pietoso,
è accaduto invano. Accompagna la lettera con Dio favella non ti vegga alcun!
da Viterbo una poesia inviata in copia al 9
Nota d’arpa lontana e di liuto
P. Leoncini ad Ovada: La mia chiesa (11).
non mi fa pianger, non mi scende al cor
Il dolore è stato assorbito, i ricordi di come, o chiesetta, il fievole saluto
Santa Fiora (paese natale), delle giornate che la tua sponda manda al dì che muor
giovanili e delle chiese fiorentine visitate 10
o custodi di piazze e colline sembrano Io l’odo .... da lontano ti rimiro
aver avuto la meglio. le prime stelle spuntano nel ciel...
con la luce che fugge il mio sospiro
La lettera prenatalizia del professore
ti mando... cala della notte il vel.
lontano serba solo richiami letterari:
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Le altre collaborazioni di Ubaldo ne fanno parte ma sono accomunati, di- gono narrati i famosi ultimi “cento
Arata. rettamente o indirettamente, a Giovac- giorni” di Napoleone Bonaparte, è diretto
Di minore interesse dal punto di vista chino Forzano (1883-1970). Si tratta di: da Forzano ma è già girato nei nuovi sta-
storico cinematografico sono le altre pro- Villafranca, Campo di maggio e La si- bilimenti Pisorno (nome generato dal-
duzioni a cui il nostro operatore collabora gnora Paradiso. l’unione dei toponimi Pisa e Livorno)
in questo periodo. Un periodo che si ri- Va anche premesso che sia in Villa- appena sorti nella zona litorale denomi-
vela molto intenso dal punto di vista la- franca che in Campo di maggio l’apporto nata Tirrenia. La società produttrice del
vorativo e che sembra non risentire della di Arata è minimo: per il primo i direttori film è il “Consorzio Vis” che il Forzano
crisi della casa di produzione di via Vejo. della fotografia risultano essere ben cin- ha fondato con Agnelli.
La nascita di piccole e medie imprese di que96 (insieme ad Arata hanno collaborato Anche La signora Paradiso, sotto la
produttori privati che sentono che il ci- Albertelli, Kuntze, Tiezzi e Vitrotti), per regia di Enrico Guazzoni (1876-1949), è
nema può diventare un affare grazie il secondo, con il ruolo di operatore97 (in- girato per gli interni negli stabilimenti di
anche agli aiuti di legge che nel frattempo sieme a Montuori e Brizzi, mentre per il Tirrenia. La riviera ligure è invece scelta
sono stati varati, ha sì anche portato alla ruolo di direttore della fotografia risul- per gli esterni. Per la fotografia, qui
crisi la Cines, ma anche aperto nuovi tano Albertelli, Tiezzi e Von Lagorio), gli l’Arata è responsabile unico. Una delle
orizzonti. Tra il 1931 e il 1935 numerosi vengono accreditate solo le scene della sue doti, che ho riscontrato dalle recen-
sono i provvedimenti sul credito cinema- battaglia di Waterloo. sioni dei critici dell’epoca, è di riuscire a
tografico: premi di qualità, premi e anti- Villafranca, diretto da Giovacchino fotografare paesaggi e luoghi turistici tra-
cipi sugli incassi, concessioni di mutui Forzano e tratto da un soggetto dello sformandoli in splendide sequenze, tanto
ai produttori che avranno ottenuto stesso con la collaborazione di Benito da risultarne degne di citazione.
l’approvazione del Ministero della Mussolini, racconta gli eventi storici tra il Le pellicole a cui il nostro operatore
Stampa e Propaganda. Quest’ultimo 1858 e il 1859 conclusisi con il trattato di collabora uscite nelle sale cinematografi-
provvedimento, datato novembre 1935, pace di Villafranca. Girato tra Torino e che tra il 1934 e il 1936 sono:
si rivelerà un ottimo sistema di controllo Valeggio sul Mincio (in provincia di Ve- Luci sommerse, diretto dal regista ci-
e di censura preventiva. rona), per gli interni si sfruttano gli stabi- leno Adelqui Millar (1891-1956) (alla fo-
La “Giuseppe Amato Italia” (GAI), la limenti Fert 2, riaperti proprio per tografia collabora anche Carlo Mon-
Manenti Film, la Produzione Capitani l’occasione, e per alcune scene anche i tuori), con Fosco Giachetti (1900-1974,
Film, il Consorzio ICAR solo alcune. palazzi storici del capoluogo piemontese in una delle sue prime apparizioni) e
Anche le nascite della Titanus e della Lux (Palazzo Reale, Palazzo Madama, Teatro Nelly Corradi (1914-1968, al suo se-
sono importanti, anche se inizieranno a Regio). Tramite questa produzione e condo film, ha esordito ne La signora di
produrre solo tra il 1937 e il 1938. È l’incontro di Forzano con l’industriale to- tutti).
molto probabile che a quest’ultima, la rinese Giovanni Agnelli nasceranno gli Frutto acerbo, una commedia diretta
Lux, si riferisca Ubaldo Arata nella let- studi Tirrenia-Pisorno98. da Carlo Ludovico Bragaglia con Nino
tera a Nino Natale Proto già precedente- Anche Campo di maggio, dove ven- Besozzi (1901-1971) e, al suo esordio sul
mente citata: grande schermo, la soubrette della cele-
«[...] Si dice che a Torino si riapre una bre compagnia di rivista dei fratelli
nuova casa cinematografica, anche noi Schwarz, Lotte Menas (una carriera che
speriamo in questo nuovo evento e nel cinema non avrà molta fortuna).
l’assicuro che se mi sarà possibile sapere La marcia nuziale, per la regia di
qualche cosa per poterlo mettere a posto Mario Bonnard, vede l’esordio di un’al-
farò del mio meglio per potere essere tra attrice, Kiki Palmer (1907-1949, al se-
utile in qualche cosa trattandosi di un colo Giulia Fogliata, che morirà suicida ,
concittadino94». è stata la madre adottiva del celebre at-
La lettera è del 10 novembre 1933 tore Renzo Palmer). Altri interpreti sono
mentre la “Compagnia Italiana Cinema- Tullio Carminati (1895-1971) e Assia
tografica Lux” viene fondata nel capo- Noris.
luogo piemontese il 21 febbraio 193495, L’albergo della felicità di Giuseppe
date e fatti che mi sembra possano con- Vittorio Sampieri, una commedia con
fermare questa mia supposizione. Turi Pandolfini (1883-1962) e Isa Pola.
Quelle a cui Arata collabora sono Lorenzino De Medici di Brignone,
quasi tutte produzioni che si avvalgono, ambientato nella Firenze rinascimentale,
attraverso l’uso degli stabilimenti cine- è una produzione della Manenti Film ot-
matografici di via Vejo, del contratto tra timamente curata, dalle scenografie ai co-
la Cines e gli Indipendenti. Solo tre non stumi. La fotografia di Arata valorizza
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Venerdì 21 settembre 2012 presso il alla sua gente. simo medico condotto e direttore del-
Ballon – Enoteca Regionale di Ovada e Favorito senz’altro, almeno inizial- l’Ospedale Civile Sant’Antonio.
del Monferrato di via Torino, a cura della mente, per essere stato un modesto colla- E, con il marito, che ha avuto impor-
Biblioteca Civica “Coniugi Ighina”, si è boratore di giornali, mi sono poi trovato, tanti incarichi del “ventennio”, ha certa-
svolto il Convegno Per una Biblioteca. man mano che il tempo passava, a fre- mente collaborato a portare avanti
L’iniziativa era volta a celebrare i 40 quentarla, e questo mi ha permesso di iniziative, più o meno del regime, come
anni di vita del centro culturale ovadese fare tesoro della sua esperienza, anche la realizzazione delle famose feste ven-
tenuto a battesimo nella primavera del negli impegni che ho avuto, nel corso demmiali, la costruzione della colonia
1972 dal senatore Franco Antonicelli. degli anni, cercando di non sfuggire ai estiva per i bambini di Pizzo di Gallo, di
Sono intervenuti il prof. Giovanni De suoi suggerimenti, alle sue osservazioni cui da anni non c’è più traccia, ma anche
Luna, storico, Camilla Salvago Raggi, (e queste non mancavano mai), che si tra- la costruzione del teatro Lux.
scrittrice, Lorenzo Bottero già Sindaco di sformavano, puntualmente, in un pre- Come si sa, la costante di allora, era
Ovada e Cinzia Robbiano, bibliotecaria. zioso aiuto. quella di costringere, muratori, lavoratori
Per l’interesse storico che riveste Un rapporto che ha avuto come cul- in genere, a prestare la loro opera quasi
pubblichiamo l’intervento di Lorenzo mine, la indicazione del sottoscritto, as- sempre non pagata, mentre gli impresari
Bottero il quale, oltre a ricordare le pre- sieme al compianto Marcello Venturi, di del momento, dovevano rinunciare a
messe che hanno portato alla apertura di essere suoi esecutori testamentari. quanto, a loro dovuto, per le prestazioni
una civica biblioteca in città, ha parlato Comunque, va detto subito, che Marie eseguite e per il materiale fornito.
dei coniugi Ighina ed in particolare della Ighina, era una donna dal carattere forte, Ma, al di la di queste anomalie, certa-
Signora Marie Minuto - Ighina che tanto anche molte volte testarda, ma si è sem- mente non giustificabili, la realtà è che
si è adoperata per la costituzione della pre adoperata nell’interesse della città e, Ovada è venuta ad avere il suo teatro, che
biblioteca stessa. sia ben chiaro, come succede a tutti quelli dopo i passaggi da O.N.D. ed E. N. A. L.,
*** che si danno da fare, anche lei, non le ha recentemente è divenuto finalmente
Prima di tutto, mi devo scusare per la indovinate tutte. Ma è certo che quando “Comunale”.
mia scarsa vena oratoria, che mi ha con- indispettiva qualcuno, la sua intenzione Ma, dopo il passato, con una attività
sigliato di proporvi una sorta di appunti, era sempre quella di tutelare gli interessi inquadrata nel regime, il dottor Ighina ed
forse poco congeniali, ad una cerimonia, della comunità, del pubblico, magari, e anche Marie, hanno poi saputo schierarsi,
come quella di oggi. Non so, però, andare necessariamente, a danno del singolo pri- immediatamente dalla parte di chi voleva
oltre. vato. eliminare il fascismo e ridare al Paese la
Ma vi confesso, che la proposta di ri- Sempre pronta, anche a tirarci le orec- libertà. E, non hanno tentennato, a fare la
cordare Marie Minuto Ighina, senza va- chie per scelte sbagliate - e dico tranquil- loro parte. Il medico, oltre a favorire il ri-
lutare, minimamente, da parte mia, se ne lamente - che in molti casi, col tempo, covero dei partigiani feriti in ospedale,
avessi titolo o meno, mi ha lusingato, e non ha poi avuto torto. molte volte è salito in montagna per cu-
mi sento onorato di poterlo fare oggi, in- Marie Ighina è nata nel 1906 ed è rare sul posto chi ne aveva bisogno. Nu-
tendiamoci, senza la pretesa di fare una morta nel 1982 a 76 anni, nel 1926 aveva merosi i suoi viaggi notturni, come
biografia, ma di evidenziare, anche con sposato il dottor Eraldo Ighina, amatis- raccontava Eugenio Androne che, a quel
semplici note, le molteplice ini- tempo, svolgeva servizio di taxi.
ziative che, nel corso della vita, Degno di nota, è stato
ha portato avanti, ed i suggeri- l’intervento del dottor Ighina, a
menti che ha saputo dare, eviden- Lerma, quando, con tempestività,
temente, non solo a me. prestò le sue cure a un partigiano
E per questo, ringrazio la Ci- sovietico, ferito gravemente, cure
vica Biblioteca, che mi ha dato che salvarono la vita al giovane.
questa possibilità. Per questo nel maggio del 1961,
E questa piacevole opportu- due mesi prima della sua morte,
nità, naturalmente, si affianca, al- ricevette ufficialmente, nella sala
l’onore che ho avuto per molti del Municipio di Ovada, una at-
anni, di esserle vicino in molte testazione della Associazione
circostanze, di discutere ed af- dell’URSS “Guerra e Patria”.
frontare, con lei, problemi, di Come è noto, Marie Ighina,
contribuire a realizzare propositi era cugina di Sandro Pertini, ed
ed iniziative, sempre con lo scopo il rapporto che aveva con lui,
primario, che la guidava, quello anche attraverso la signora Carla,
di essere utile alla sua città, ed consorte del Presidente, gli per-
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mentre Villa Gabrieli avrebbe dovuto es- Nella notte fra il 29 e il 30 settembre
sere utilizzata come pinacoteca. Ma si è si è spento nella sua casa di Ge-Corni-
anche resa conto che, con quanto rappre- gliano il Prof. Emilio Costa che fu fra i
sentavano le risorse, che avrebbe lasciato fondatori nel 1957 dell’Accademia Ur-
al Comune, queste non erano sufficienti. bense e ne divenne il primo presidente.
E, la sua intenzione, era, infatti di lasciare Va detto che nel 2003 era stato colpito
l’intero patrimonio all’ente pubblico, da un ictus e, nonostante le cure riabilita-
senza decurtarlo di beni che sono andati tive prestategli, non si era più ripreso
ad altri eredi. Ma non ha fatto in tempo a dalla paresi che lo aveva colpito al lato
rifare il testamento, come mi aveva ripe- destro immobilizzandolo su di una sedia
tutamente annunciato. a rotelle ed impedendogli di fatto ogni at-
Ma oltre a questo proposito non con- tività. Anche la voce stentorea di oratore
cretizzato che aveva la cara Marie, c’è brillante ed appassionato, che oltre ai
anche quella della azienda di sperimen- suoi studi aveva contribuito a farlo cono-
tazione agricola per la quale avrebbe do- scere in tutta la Liguria durante convegni
vuto essere utilizzato il suo terreno e commemorazioni ufficiali di perso-
agricolo di Tagliolo. Era forse, per diversi naggi risorgimentali, si era ridotta ad un
motivi, un proposito fantasioso, ma biso- sussurro articolato a fatica; solo la mente
sura dell’uomo.
gna dare atto alla giusta sua intuizione, se rimaneva lucida e questo faceva semmai
«A futura memoria...
poi abbiamo visto la Regione, allestire aumentare la sua pena e l’aveva indotto
All’ing. Alessandro Laguzzi, Presi-
l’azienda sperimentale della Cannona di ad esprimere il desiderio di una fine ra-
dente Accademia Urbense e Direttore Ri-
Carpeneto. pida che lo liberasse da quello stato che
vista Urbs.
Superfluo, da parte mia, ricordare il di giorno in giorno gli era sempre più in-
Caro Sandro ti voglio esprimere al-
legame che ha avuto con la Biblioteca Ci- sopportabile.
cune mie ferme volontà. Se io ho scritto
vica, i 5000 libri del marito, donati as- Se grande era il valore di Emilio come
molto l’ho fatto soltanto per mio piacere
sieme allo studio, ad altri volumi, ai quali studioso la sua modestia lo era ancor di
e non intendo che a me si attribuiscano
sono da aggiungere, quelli arrivati tramite più, in occasione di una delle tante visite,
elogi o quant’altro. Desidero che semmai
Pertini. che in quel primo periodo del suo male
nella rivista che tu dirigi sia pubblicata la
Proprio per le conoscenze che Marie gli facevamo, ritornando sul tema della
seguente notizia:
Ighina aveva non ha tralasciato di cogliere morte che gli era sempre presente, volle
E’ mancato Emilio Costa studioso
l’occasione di essere a fianco del Comune darci indicazioni dettandoci uno scritto,
del Risorgimento Italiano e del Movi-
e delle Associazioni locali, come quella che Paolo Bavazzano ha consevato e che
mento Operaio, il quale ha lasciato
del suo interessamento per l’acquisizione credo utile riportare perché ci da la mi-
molti contributi scientifici, alcuni dei
del terreno antistante la caserma dei Cara-
quali possono essere definiti fonda-
binieri, di fronte ad una burocrazia che che avevano un cane o un gatto ammalato,
mentali. La nostra rivista diffonde
coinvolgeva Prefettura, Intendenza di Fi- sapevano, che rivolgendosi a lei, potevano
questa notizia desiderata dallo scom-
nanza, Ministero delle Finanze e Dema- avere a disposizione gratuitamente i me-
parso.
nio. Si è interessata per la utilizzazione dicinali adeguati per la cura del loro ani-
Caro Sandro scusa se ti ho portato via
dello Sferisterio Comunale, quando il male. Non va nemmeno dimenticato
un po’ di tempo ma quello che ti ho det-
complesso sportivo. era ancora metà di l’interessamento che ha ripetutamente
tato è la mia ferma convinzione. Saluti a
proprietà di privati ed ha contribuito a por- avuto per Aldo Mazzarello di Mornese, un
tutti.
tare avanti la battaglia a fianco dell’allora personaggio conosciuto da tutti, che, con
Genova, 14 Luglio 2005.
Circolo ENAL, perché il Teatro Lux pas- non pochi sacrifici, ha dedicato buona
Emilio Costa.»
sasse in proprietà agli ovadesi che, come parte della sua vita proprio agli animali.
Avevo già avuto notizia di questa suo
lei giustamente insisteva, lo avevano co- Forse gli appunti che vi ho proposto,
qualità infatti, durante una cena sociale
struito. Ed a proposito è nota la insistenza, possono essere stati sollecitati anche da
del nostro sodalizio a cui partecipava il
che naturalmente tramite Pertini, l’ha por- elementi un po’ retorici.
Prof. Geo Pistarino, quest’ultimo ci
tato avanti, anche con l’allora ministro Me ne scuso.
aveva raccontato che, anni prima, quando
Adolfo Sarti, ma senza risultato, a parte le Ma credo, che la “Signora Ighina”,
ricopriva l’incarico di Preside di Facoltà,
benevoli parole. come era conosciuta comunemente da
in vista della costituzione della cattedra
Ancora un cenno della attività di que- tutti, al di là del cospicuo lascito al Co-
di Storia del Risorgimento si era rivolto a
sta donna va rivolto alla attenzione che mune, quindi alla collettività ovadese,
Emilio ritenendolo il più adatto a quel-
aveva per gli animali e quando non abbia tutti i titoli per trovare il suo inseri-
c’erano ancora associazioni, gli ovadesi mento, nella storia della nostra Comunità. (l’articolo prosegue a pag. 310 in basso)
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La scomparsa di Emilio Costa (a fine dino (né dimenticò, in due saggi , Barto- Universale” di Genova - Sampierdarena
settembre) ci rimanda alla doverosa lomeo Marchelli e Gerolamo Airenta mi- (l85l). Da quello studio nacque il volume
quanto ardua rievocazione delle sue fati- liti della sua terra fra i Mille, con una - monografico sull’Armirotti, primo de-
che e iniziative di storico, di maestro, di continuità che fa luce sul rigore e sulla putato - operaio, affiancato da alcune
organizzatore, di amico. E subito, come passione dello studioso. voci sul Dizionario dei Liguri che ancora
legata alle sue origini e al suo prediletto Costa si aprì e spaziò sul giornalismo non è oggi completo. Del resto ben due
terreno d’indagine propone la sua figura e sulla cultura ligure di quei tempi, scri- edizioni (1971 e 2001/2003) della Biblio-
come fondatore e presidente dell’Acca- vendo e promuovendo convegni sul grafia dell’età del Risorgimento in onore;
demia Urbense, nel lontano 1957. Nato Padre Spotorno, sull’Alizeri, sul Ceva- di A. M. Ghisalberti non racchiudono
nel 1931 appena ventenne già rivelava sco, sul Canale fino alle più recenti pa- tutte le segnalazioni dell’opera di Costa
nella ricerca di carte e volumi rari la sua gine su Pietro Sbarbaro, Mameli, Barrili, e delle fatiche da lui durate per la Com-
scelta culturale. E presto, per approfon- Abba, scrutando i fondi archivisti del missione per l’edizione degli scritti di
dire i temi prediletti dei suoi studi, decise Museo genovese del Risorgimento Mazzini seguite a quella del Menghini.
di non separarsi dalla Scuola Media “Vol- (Erede, Pareto, Balbi Piovera, Türr, Ce- Emilio Costa aprì il raggio dei suoi in-
ta”di Cornigliano, sebbene vantasse doti lesia) per l’edizione degli scritti di Maz- teressi storiografici alle sedi e agli uomini
e titoli per la carriera docente; ma la cat- zini. Più tardi Costa fu chiamato a curare della Liguria risorgimentale, dagli Sco-
tedra degna di lui, di Storia del Risorgi- i carteggi del primo volume dell’epi- lopi di Carcare alle vicende post napoleo-
mento, manca ancor oggi nell’Ateneo stolario di G .C..Abba, patrocinato dal niche di Savona e del suo Dipartimento,
genovese. Ministero dei Beni Culturali. Poteva ba- fino alla figura e all’opera di Giuseppe
Ma c’erano le Carte-Buffa, c’era stare? Presidente della Sez. Genovese Biancheri, documentata in ben due con-
Ovada, c’era la Casa Mazzini a Genova: dell’Istituto Storico del Risorgimento, vegni a Ventimiglia, presenti Autorità e
e vi si volse e dedicò per tutta la vita. Le Costa puntò sul giornalismo mazziniano Ministri: a Levante dai moti lunigianensi
carte dell’Archivio dell’ovadese Dome- e operaio, del Savi, del Boccardo, vol- passava al mazziniano sarzanese Vittorio
nico Buffa rivelarono a Costa il ruolo di gendosi naturaliter alle società operaie di Berghini, aprendo la via agli studiosi lo-
primo piano di quel politico dalle riforme mutuo soccorso, con un volume di fonti, cali come la rivista ovadese «Urbs» fa-
del Regno di Sardegna al biennio rivolu- L’universo della solidarietà che partiva ceva da tempo in quell’area e accoglieva
zionario l848-49, seguito da un’intensa dai primi tentativi associazionistici alla discepoli e colleghi del fondatore, aperto
attività politica a Genova e in Parla- vera storia del mutuo soccorso, muo- con severo eppur disinvolto giudizio
mento, nei rapporti diretti con Cavour e vendo dalla “Società di Mutuo Soccorso anche alla cultura letteraria.
con Michelangelo Ca- Proprio un volume di
stelli nonché con nume- poeti liguri, appena apparso
rosi “esponenti dell’eli- e subito discusso (l957) ci
te culturale e liberale fece conoscere e ci avvi-
della penisola”, come cinò, nel breve tempo d’un
scrisse l’amica e col- viaggio Savona – Corni-
lega Bianca Montale. gliano. Nacque così con
Se si pensa che i car- Emilio un rapporto che
teggi or citati del Buffa univa la stima alla confi-
videro 1a stampa negli denza, la sua voracità di let-
anni sessanta del nostro tore al mio bisogno di
secolo ad opera di Emi- maestri e di sodali. E ogni
lio Costa (in tre volumi occasione allargava i campi
fitti d’annotazioni), si d’indagine, di conoscenza,
può avere l’idea della di concordanza..
sua dedizione rigorosa, Le sue iniziative “lan-
delle vie aperte agli stu- ciavano” giovani studiosi,
diosi per penetrar la vita ma attingevano a “maestri”
del regno sardo in ore del rango di Ghisalberti.
rivoluzionarie. Ne fu Della Peruta,Galante Gar-
prova il successivo vo- rone, Morelli, Spadolini,
lume sui primi moti di Talamo, Venturi e porta-
Lunigiana, che avvici- vano sulle pagine di Urbs
narono Costa al mondo Pistarino, Bausola, Bianca
mazziniano e garibal- Montale e letterati vicini al
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Alla pag. precedente, Ovada 1961, Emilio
Costa commemora il Centenario
dell’Unità d’Italia
A lato, Ovada 2002, premiazione del prof.
Costa per i suoi studi Risorgimentali
A pag. 308, Ovada 2002, Emilio Costa
interviene al Convegno in memoria
di Adriano Bausola
cuore e alla sua sensibilità.
Per noi colleghi e discepoli (e laure-
andi !) che lo visitavamo al suo letto di
dolore (che tenne, immobilizzato per
quasi otto anni) la conversazione non lan-
guiva mai attraverso date, memorie,
versi, riviste il magistero di Emilio non
aveva soste, con una modestia pari solo
alla sua memoria instancabile.
Per mesi parecchi di noi annotarono di essere presente. Solo dopo la premia- Volle a tutti i costi coinvolgerci con le sue
sotto dettatura quanto Costa ambiva fosse zione di Franco, cogliendolo completa- iniziative. Partecipammo così al conve-
consegnato a storici, a riviste, agli uomini mente impreparato. Lo mettemmo di gno organizzato dalla Società Universale
del Vittoriano: dopo la collaborazione al- fronte al fatto compiuto. Si commosse e di Sampierdarena sulle Società Operaie, e
l’Antologia fiorentina, venne quella col- gli fece piacere che a consegnargli la Me- l’anno dopo a Savona, al Priamar sui
l’editore Olschki. Eppure, in tutta la sua daglia d’oro del Millenario fosse il sin- primi mazziniani di Liguria con una re-
opera, si ravvisava una costante fedeltà ai daco della nostra cittadina, Vincenzo lazione su Carlo Cattaneo della Volta,
temi più antichi, unitamente ad una mo- Robbiano. marchese di Belforte dalla Carboneria
destia esemplare: quand’ebbi l’incarico Ma il premio si tradusse per Lui in un alla Giovine Italia. Queste esperienze ci
di proporgli la chiamata ad una presti- rinnovato proposito di impegno di studi, spronarono ad uscire dal nostro orticello
giosa accademia, mi guardò corrucciato, a noi rimane il ricordo di quei momenti e a rappresentare Ovada in un ambito più
rimandandomi duramente ad una sua di festa trascorsi insieme e della sua com- vasto Purtroppo di lì a poco l’ictus Lo do-
norma etica: far cammino da solo, con le mozione. veva colpire e iniziò una lunga riabilita-
proprie forze. Era un uomo di studi, li Con la scomparsa di Emilio Costa zione che però non dette i benefici
serviva, non se ne serviva. l’Accademia Urbense perde il suo nume sperati. Poi la lunga notte in cui il suo spi-
Ci ha lasciato il 28 settembre,senza tutelare, colui che con il suo esempio di rito forte si ribellava al corpo esausto in
mai negarsi alle visita, deciso nei cenni studioso, con la sua attività di presidente una lotta che non dava speranze, ma il
alla Sua fine e al silenzio chiesto, dopo di aveva indicato ai giovani, che nel 1986 suo insegnamento non è venuto meno.
essa, a parenti ed amici, con la massima fondarono la rivista URBS, la via per il La grande mostra che lo scorso anno
sobrietà di riti. Fui l’ultimo a parlargli. rinnovamento dell’associazione. Negli l’Accademia Urbense ha organizzato per
Sollecitato dagli amici, ne tradisco qui, anni successivi il suo incoraggiamento i 150 anni dell’Unità d’Italia: Viva
ora, la volontà di silenzio post mortem, non era mancato e, nel 1991, quando il l'Itölia, lveve ra brètta. Ovada e
espressa con animo di cristiano antico ed convegno storico: San Quintino di Spi- l'Ovadese nel Risorgimento, che tanto
autentica. Ma non mi fa ombra lo scrivere gno, Acqui Terme e Ovada: un millena- successo a riscosso sia fra gli Ovadesi sia
di lui e della sua opera: doveroso come la rio. Fondazioni religiose ed assetto fra gli appassionati, rieccheggiava quella
testimonianza, doloroso come la perdita, demo-territoriale dell’Alto Monferrato organizzata 40 anni prima proprio da
per tutti noi. nei secoli X e XIII celebrò il millenario Emilio Costa: Ovada come era, che seb-
Emilio Costa ci ha lasciato cittadino, e due giorni vennero dedicati bene fosse stata allestita con povertà di
ad Ovada e alla sua storia, Emilio inter- mezzi lasciò un ottimo ricordo.
l’incarico, ma aveva ricevuto un rifiuto venne di persona con una relazione su Ora la lotta si è acquietata e Emilio ha
garbato, ma insormontabile. L’uomo che Domenico Buffa. Da allora i rapporti con trovato finalmente la pace. A noi rimane
conosceva così bene le figure del Risor- Lui si intensificarono ed iniziò a collabo- solo il dolore di aver perso un amico e la
gimento Ligure, che aveva illustrato in rare alla rivista. Fu però nel dicembre del consapevolezza di essere più soli, ma rin-
decine di convegni, riteneva di essere 2002, in occasione del convegno indetto noviamo il nostro impegno perché i temi
inadeguato a trattare l’argomento nelle dall’Accademia in memorie di Adriano che gli erano così cari non siano abbando-
aule universitarie. Bausola che Egli partecipò di persona, nati continueremo nel nostro lavoro sen-
L’Accademia voleva dargli un ricono- trascinando con se l’amica Bianca Mon- tendolo, come sempre, al nostro fianco.
scimento per i suoi studi su Domenico tale e due ricercatrici del Mazziniano: Alessandro Laguzzi
Buffa e l’Ovada dell’800 ma la sua innata Lara Piccardo e Liliana Bertuzzi, contri-
modestia era di ostacolo. Dovemmo ri- buendo così alla piena riuscita di quel É intenzione della redazione ricordare
correre ad uno strattagemma Lo invi- momento. Fu un periodo questo di la figura di Emilio Costa con un numero
tammo al pranzo in onore di Franco grande intesa e numerose volte andammo monografico a Lui dedicato; si pregano gli
Resecco che veniva premiato per la sua a trovarlo nella sua casa di Cornigliano studiosi che vorranno aderire a comuni-
lunga attività di artista. Contento per tornando sempre carichi di libri, giornali care l’adesione alla redazione.
l’onore reso all’amico si fece un dovere e documenti per la nostra biblioteca.
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Le manifestazioni per la pace mi sem- pace, sono costretto a vederle da vicino, maggiore consapevolezza individuale, o
bravano un tempo un po’ patetiche; qual- perché volente o nolente ci sono stato tirato non inducano invece un generale svacca-
che volta magari ipocrite, ma sostanzial- dentro. E da dentro le cose appaiono di- mento. Non è difficile immaginare la rispo-
mente innocue. Devo confessare che le se- verse, nel senso che sono peggio. Intanto la sta. Sono fermamente convinto che il far
guivo in genere con scarso interesse, anche necessità di contatti con il comitato promo- male le cose sia sempre peggio del non
se venti e passa anni fa ho persino parteci- tore ti porta ad avere sentore di tutti i latenti farle, e che la stessa coscienza che ci induce
pato ad una delle prime marce da Perugia - ma mica tanto - conflitti ideologici e dei a pensare che qualcosa va fatto debba
ad Assisi, trascinandomi appresso tre o contrasti personali che stanno dietro un’or- anche imporci di farlo come meglio pos-
quattro sventurati studenti. In quell’occa- ganizzazione di questo tipo, delle conse- siamo. Ciascuno ha il diritto di desiderare
sione coprimmo a piedi, per la mia solita guenti mediazioni alchemiche che devono la pace, ma ogni diritto postula dei doveri,
sbadata buona fede, l’intero percorso (a dif- essere operate e dell’inevitabile appiatti- e il primo dovere in questo caso è quello di
ferenza degli altri marciatori, che affronta- mento di ogni posizione o interpretazione essere seri con se stessi e con il bene desi-
vano solo l’ultimo tratto - e già questo vuoi originale sulla banalità degli slogan più o derato; di sapere, cioè, che cosa veramente
dire qualcosa). In verità era stato più un meno ufficiali. La verità è che parole si vuole.
pretesto per scappar di casa che il frutto di d’ordine generiche e fumose come “la pace Ed è qui che torna in ballo l’assunto di
un’adesione convinta, e infatti non ascol- senza se e senza ma” finiscono per mettere base, e mi gioco definitivamente la reputa-
tammo gli oratori - anche perché arri- assieme, oltre ai succitati nuovi soggetti so- zione. Desiderare la pace per sé e per gli
vammo mezza giornata dopo - e nemmeno ciali, la più improbabile accozzaglia di mo- altri è legittimo e sacrosanto, ci manche-
ricordo chi ci fosse (forse Aldo Capitini). tivazioni, di provenienze, di modi e di scopi rebbe altro. Non mi azzardo a aggiungere
Le stesse manifestazioni hanno invece co- che si possa immaginare. Raccolgono ve- che è anche naturale, perché in effetti non
minciato a infastidirmi da quando si sono tero-comunisti, gruppi parrocchiali, buddi- lo è. In natura la legge è quella della com-
infoltite di studenti in magno, di ragazzine sti nostrani, frequentatori di centri sociali, petizione, e la competizione è conflitto. Ma
tetragone alla storia e alla geografia, di di monasteri, di mercatini biologici e di or- a dispetto degli eco-integralisti non sempre
sbandieratori professionisti e di saltimban- ganizzazioni ambientaliste, oltre natural- ciò che è naturale è meglio di ciò che è
chi di passaggio. Mi riferisco naturalmente mente agli assessori e ai rappresentanti di frutto di artificio, del prodotto culturale. Il
alle manifestazioni nostrane, perché rico- partito e a tutti quelli che non possono man- desiderio di pace è un frutto della cultura, e
nosco che altre, ad esempio quelle ameri- care perché le assenze si notano. Gente che della volontà umana che le sta dietro. Pace
cane dei tempi del Vietnam, un senso ed un non ha assolutamente niente in comune, se in terra agli uomini di buona volontà recita
effetto pratico lo hanno avuto, soprattutto non il telefonino, e che ha visioni del il vangelo, declassandola un po’ a regalo da
perché si accompagnavano ad attività di re- mondo - quando ce l’ha - totalmente con- carta-Bennet. La versione corretta do-
sistenza alla guerra più concrete, boicot- trastanti e inconciliabili. Ben venga allora vrebbe suonare invece “dagli” uomini di
taggi, diserzioni, controinformazione, ecc... la pace, dirà qualcuno, se ha il potere di buona volontà. La pace può venire solo dal
Da noi, in assenza di conflitti che ci vedes- mettere d’accordo tante teste diverse! Un concorso delle buone volontà di tutti uo-
sero impegnati in ruoli diversi da quello del accidente. Quale accordo? Su cosa debba mini. Il problema è che non tutti gli uomini
portamazze, il pacifismo da corteo è sem- essere la pace e su come la si possa otte- questa volontà ce l’hanno altrettanto buona.
pre stato dapprima smaccatamente parti- nere? Basta vedere quante bandiere e inse- Alcuni ne hanno un po’ meno, altri sono
giano e unilaterale, sotto l’egida del gne di ogni sorta di appartenenza e di proprio stronzi, geneticamente malvagi. E
vecchio pci, poi è diventato il terreno di militanza colorano il corteo per rendersi occorre partire da questo dato di fatto, e
gioco dei radicali e da ultimo ha ridato una conto del paradosso. Le guerre si fanno non fingere di ignorarlo, se davvero si vuoi
chance di presenza politica alla Chiesa o proprio al seguito delle bandiere, si fanno realizzare quel poco di pace che già sarebbe
alle varie chiese più o meno new age che si quando ciascun individuo rinuncia a pen- auspicabile, e che non c’è. All’atto pratico
stanno diffondendo nel paese. È anche esi- sare e a partecipare a titolo personale, e si questo significa una cosa molto semplice:
stito, a onor del vero, un pacifismo d’élite, intruppa al seguito di uno stendardo. volere la pace non implica adottare sempre
quello appunto originario della Perugia - Quando accetta che in luogo del “ci sono e soltanto la resa incondizionata come
Assisi, cui va riconosciuta se non altro la anch’io”, mescolato e disperso in mezzo a forma di lotta. Significa volere davvero la
coerenza e il purtroppo vano tentativo di tutti gli altri, ma proprio per questo unito soluzione pacifica e dare all’antagonista
sottrarsi all’abbraccio dei partiti: ma è cosa ad essi, si dica “ci siamo anche noi”, rico- l’opportunità di capirne i vantaggi, ma es-
de passato, di poche personalità forgiate tra noscibili, visibili, distinti, fieri magari di sere anche preparati a scontrarsi con un te-
l’altro proprio dall’ultima guerra mondiale, aver ottenuto la prima fila e il primo piano stone e a ridurlo all’impotenza. Per
e di peso specifico, oltreché politico, deci- televisivo. È vero, un corteo senza bandiere rimanere in tema evangelico, se ho capito
samente modesto. Non è un giudizio inge- non fa colore: ma se il problema è questo, bene il personaggio e lo spirito che lo
neroso, ma una considerazione realistica: allora sono molto meglio le sfilate del car- anima, quando Gesù ci invita a porgere
un conto è la stima per gli uomini, un altro nevale. Quello che sto dicendo potrà appa- l’altra guancia intende dire che non dob-
l’apprezzamento delle loro idee. A mio giu- rire superficiale e cinico, e non nego che un biamo lasciarci andare ad una reazione
dizio infatti il problema del pacifismo non po’ lo sia. Ma non vorrei essere frainteso. istintiva e rabbiosa, ma concedere al nostro
concerne solo la ricaduta pratica, ma lo Non sto mettendo in dubbio la legittimità avversario il tempo di realizzare che si sta
stesso assunto di partenza. E qui vado a del manifestare a favore della pace: sto solo comportando male e magari di pentirsi: che
cacciarmi nei guai. chiedendomi se un certo tipo di manifesta- dobbiamo insomma contare sino a dieci,
Vediamo di procedere con ordine. Di- zioni universalistiche, forzatamente unita- come mi raccomandavano i miei genitori.
cevo di come si vedono di lontano le cose. rie e a loro modo integraliste, producano Non dice però che dobbiamo offrirci come
Oggi, in occasione della locale marcia della qualche risultato, almeno a livello di una pungiball per i suoi allenamenti al male.
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Quindi, se davvero voglio la pace offro arriva alla stessa conclusione, e cioè che problema vero è per l’appunto
l’altra guancia, ma se vedo che l’amico ci questa guerra non s’ha da fare. Ma non mi l’autoperpetuazione della crescita, allora
ha provato gusto alla prima e si prepara a sembrano indifferenti i percorsi e i modi at- vanno studiate ed adottate strategie di con-
colpire nuovamente lo prevengo e lo dis- traverso i quali ad essa si perviene, perché tenimento e di rovesciamento di questo
suado, e conto sino a dieci quando è lungo quei modi sono parte integrante del convin- dominio, ed elaborate proposte realistica-
per terra, come io interpretavo la raccoman- cimento che deve animarci. mente alternative alla progressione illimi-
dazione. Questo ci porta su un terreno mi- Questo convincimento si fonda sulla tata. E l’unico modo per essere realisti,
nato, lo capisco bene, lungo una strada che consapevolezza che il problema non è in re- rispetto a questo, è accettare l’idea che ridu-
parrebbe condurre sino alle guerre preven- altà rappresentato dalla guerra, questa o zione dello sviluppo non significa soltanto
tive. Non è affatto così io sono più ottimi- altre che siano, ma da un progetto strate- più equa redistribuzione significa proprio
sta rispetto agli uomini di quanto lo siano i gico globale, di controllo del mondo intero regressione del livello di benessere, o al-
teorici della resa incondizionata (che è la e delle sue risorse, che si esplica nelle meno di quello che qui da noi chiamiamo
maniera più brusca ma anche più esplicita forme più disparate e capillari, e del quale così. Non è sufficiente pensare che se le ri-
per definire la “pace senza se e senza ma”): la guerra è solo uno dei momenti più appa- sorse fossero distribuite in modo meno
non credo nella loro bontà, ma credo nel riscenti, ma certamente non il più efficace e scandaloso si ovvierebbe al problema della
loro buon senso, o almeno nel fatto che la nemmeno il più distruttivo, e gli USA stessi fame: occorre rendersi conto che tra quelli
maggioranza lo possieda, e preferisca fin sono alla fin fine solo pedine, come noi. Ci che beneficiano dello scandalo ci siamo co-
dove è possibile evitare il conflitto, se non sono bombardamenti effettuati con armi munque anche noi, e che dobbiamo assal-
altro per una rispettabilissima paura. Ma fin ben più intelligenti di quelle del Pentagono, tare il palazzo d’inverno non per spartire le
dove è dignitosamente possibile, e non martellamenti più subdoli ma altrettanto suppellettili o ricavarne dei mini apparta-
oltre. Quindi rifiuto a priori di perdere devastanti, dei quali sono vittime i nostri menti, ma per liquidare quella forma di po-
tempo con chi rilegge la storia ipotizzando corpi e i nostri cervelli, e quando dico no- tere e sottrarci al suo dominio.
miracolosi approcci di pace ad Hitler (non stri mi riferisco a sei miliardi e passa di es- Tradotto in termini concreti, tutto que-
me lo sto inventando, è una delle posizioni seri umani, ma soprattutto a quel miliardo sto significa ad esempio auto limitazione
presenti in questa manifestazione: e d’altro che la guerra crederà di averla vinta. In re- nei consumi di ogni tipo, praticata a partire
canto era anche quella di certo pacifismo an- altà “questa” guerra noi la perdiamo tutti i magari dalla sottrazione al nuovo e capil-
glosassone alla Bertrand Russell) e ritiene giorni, nel momento in cui consideriamo lare strumentario della sorveglianza (ban-
per l’oggi sempre e comunque non solo pos- come ineluttabile e irrinunciabile, o addi- comat, carte di credito, telepass, carte
sibile, ma addirittura senza alternative, la rittura esportabile, un certo standard di vita, premio, telefonini, utenze le più svariate,
mediazione. Questo non ha più niente a che un certo livello di benessere; conseguente- ecc...), il che consentirebbe almeno la spa-
vedere col pacifismo, questa è idiozia. mente, lo si voglia o no, accettiamo che la rizione progressiva dagli schermi radar
Forse sto forzando i toni, ma non tollero nostra esistenza di produttori e di consuma- delle centrali di controllo, o attraverso il ri-
che vengano ridotte a pagliacciate le poche tori sia risucchiata nel processo di autono- fiuto di ogni forma di spettacolarizzazione
idee serie che ancora sopravvivono. Il paci- mizzazione di quelli che un tempo erano gli del proprio agire, individuale e collettivo (il
fismo serio non ha niente a che fare natural- strumenti del sogno occidentale, la scienza che ribalta la logica della visibilità sulla
mente con le mode, ma nemmeno con le e la tecnica, divenuti oggi valori autorefe- quale si fondano queste marce e l’intero
posizioni assiomatiche né con le profes- renziali nel segno di una crescita illimitata. agire politico della odierna sinistra, nelle
sioni religiose o ideologiche: nasce da una L’aspetto più tragico di questa guerra, e in- sue componenti moderate come, in maniera
disposizione di carattere, ma per crescere sieme il più paradossale, è costituito dal solo in apparenza diversa, in quelle movi-
deve nutrirsi di conoscenza storica e di con- fatto che gli attaccati e le loro milizie, le si- mentiste o autonomistiche, dietro l’ipocrita
sapevole realismo biologico. Funziona, se nistre internazionali, non hanno nemmeno assunto che o si gioca questo gioco o si
correttamente usato, come strumento: perde ancora individuato il vero nemico, e conti- scompare - come se sparire significasse
ogni possibilità di azione concreta quando nuano a battersi soltanto contro le forze au- solo “non apparire”). Significa anche, ad
diventa uno scopo. Proviamo ad applicare siliarie, i frombolieri del capitale, senza esempio, capire che optando per il consumo
queste distinzioni alla situazione attuale, rendersi conto che i colpi veri arrivano equo o solidale o per quello biologico si
quella che ci ha indotti a mobilitarci. C’è dalle artiglierie di quella che ancora viene compie una scelta lodevolissima ma non si
differenza tra l’affermare che la guerra non considerata la neutralità del Progresso. risolve il problema, perché questo sposta
ha mai risolto i conflitti e il sostenere che Prevengo la vostra obbiezione. Il modo soltanto l’ordine dei fattori, senza cambiare
“questa” guerra non ha altra motivazione se migliore per non affrontare un problema è il risultato. Non è questione di consumare
non l’egemonia economica e strategica sempre stato quello di non considerarlo il papaya non trattata o commercializzata da
degli Stati Uniti, così come tante altre che vero problema, e di risalire tanto a monte reti alternative, ma se sia proprio necessa-
l’hanno preceduta nel secolo scorso. Nel da perdere di vista ogni possibilità pratica rio consumare papaya o qualsivoglia altro
primo caso non si ritiene mai giustificata di azione. Non è questo che intendo fare. prodotto messo in circolo e imposto dalla
alcuna azione militare, sia pure di risposta Intendo parlare di strategie che mi sem- globalizzazione. Perché in questo modo la
ad una aggressione o di resistenza, e si met- brano più efficaci e più serie rispetto alle pretesa, peraltro legittima, di mangiare cose
tono sullo stesso piano gli aggrediti e gli marce per la pace, o almeno rispetto a più genuine e di respirare un’aria più pulita
aggressori, fornendo pretesti al sarcasmo quelle marce per la pace che possono di- rischia di tradursi in un ulteriore elemento
degli opinionisti di regime: nel secondo si ventare grandi momenti di aggregazione e di spinta alla autonomizzazione dello svi-
smonta l’apparato di condizionamento del- di visibilità, ma rischiano di rimanere per- luppo, se prescinde dalla necessità di eman-
l’opinione pubblica mondiale montato fettamente fini a se stessi. Se il problema ciparsi dallo stesso: tale pretesa riposa
dagli USA sull’attacco alle Twin Towers, si non è questa specifica guerra, che pure c’è infatti pur sempre sul convincimento che la
fa opera di controinformazione e magari si e per carità va in ogni modo osteggiata, se crescita scientifico-tecnologica sarà in
insinua qualche dubbio anche nelle co- il problema non è neppure l’imperialismo grado di consentirci anche questo lusso, di
scienze più lobotomizzate dal martella- americano, che pure c’è e si fa sentire ed è mangiare tutti e meglio producendo e in-
mento televisivo. Certo, nella sostanza, proconsole dell’impero della crescita, e quinando meno. Significa anche rendersi fi-
rispetto a questo particolare momento, si quindi va combattuto con ogni mezzo, se il nalmente conto che in quest’ottica la lotte
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connesse alla dinamica dei rapporti di pro- a misura d’uomo, nel rispetto quasi reli-
duzione, quelle per intenderci in difesa del- gioso della natura. Rimettere la natura al
l’occupazione e delle conquiste sociali e centro del discorso vuol dire rinunciare a
sindacali, sono lotte di retroguardia, sem- ogni hybris, ad ogni volontà di potenza e, di
plici operazioni di disturbo, marginali e ir- conseguenza, a ogni insana sfida che rischi
rilevanti rispetto al vero conflitto, e di affrettare l’apocalisse. Di cui già si av-
comunque ancora interne alla logica dello vertono inquietanti presagi.
sviluppo illimitato. Le contraddizioni sono L’ideale umano di Repetto non è dun-
ormai evidenti, esplodono ogni volta che a que il superuomo faustiano, bensì l’umile
confrontarsi sono le esigenze dell’occupa- “ricamatore della Terra”, il contadino che
zione e quelle della salvaguardia ambien- vive in un rapporto simbiotico e solidale
tale, e nascono dall’ostinazione ad con la natura. Mentre il primo, spinto da
interpretare a misura d’uomo un sistema di una forsennata libido dominandi, non si av-
crescita che da un pezzo si è dato parame- vede di essere una semplice mosca coc-
tri diversi, nei quali l’uomo non rientra più ranno liscia, ironizzando anche sulle malin- chiera o, meglio ancora, un apprendista
come fine e a breve non rientrerà nemmeno coniche sfilate multicolori, ma addirittura stregone inetto a governare le “forze
come mezzo. si sentiranno più tranquilli per la prossima oscure” da lui stesso evocate, il secondo ha
Magari parrà che io stia auspicando un occasione, che non tarderà a presentarsi: un sacrale rispetto della natura, da cui di-
nuovo ascetismo, o una scelta savonaro- mentre sarebbe forse bastato identificare pende non meno di tutta la “bella d’erbe fa-
liana, ma le cose non stanno affatto così. due o tre multinazionali colluse col settore miglia e di animali” che lo circonda; e
Non è in questione un ritorno al medioevo delle armi, con quello del petrolio, con le poiché sa che la natura tende costantemente
o all’età preindustriale, sto parlando solo di sponsorizzazioni del presidente americano all’omeostasi e pertanto nei suoi moti è im-
freno alla crescita, e quindi indubbiamente o con i suoi affari, cioè in pratica tutte, e prevedibile e talora - se è lecito giudicarla
anche di una regressione, ma solo ad un li- lanciare campagne internazionali di boicot- con criteri che non sono i suoi - anche “cru-
vello di consumi che appare oggi, per cia- taggio dei loro prodotti nei settori più paci- dele”, per premunirsi si stringe, leopardia-
scuno di noi, anche prescindendo dagli fici di consumo, per creare anche nel fronte namente, “in solidal catena” con i suoi
yacht o dagli elicotteri o dalle ferrari dei più dei guerrafondai qualche spaccatura e qual- simili, “porgendo / valida e pronta ed aspet-
accreditati servi della crescita, assoluta- che interessato ripensamento. Avrebbe po- tando aita / negli alterni perigli e nelle an-
mente assurdo. E mi rendo anche conto che tuto essere il primo piccione, e in caso di gosce / della guerra comune”. Tornare alla
non basta praticare questo stile di vita, ma risultati positivi si sarebbe trascinato ap- natura, in fondo, significa tornare alla co-
occorre diffonderlo, propagandarlo: non presso anche il secondo, lo smaschera- munità, che è sì fatta di uomini (e dagli uo-
per questo credo tuttavia che sia necessario mento cioè della coazione al ciclo mini), ma, per certi versi, è anch’essa
piegarsi all’obbligo della visibilità. Pos- produzione-consumo come atto di guerra, “naturale”. Ognuno di noi, venendo al
siamo anzi cominciar proprio di qui a libe- e dell’intero sistema di sviluppo che su essa mondo, se la ritrova, a prescindere da ogni
rarci, boicottando ogni apparizione si fonda come nemico. scelta, al pari dei propri genitori, del lin-
televisiva. Ci sono altri mezzi, quello radio- guaggio che - per dirla con Heidegger - “ci
fonico ad esempio, che per l’esiguità dei Recensioni parla” ancor prima che ne prendiamo co-
costi possono essere gestiti in proprio, e scienza. La comunità è “un tutto, la cui por-
magari creare già di per sé un diverso stile GIANNI REPETTO, Per non morire di tata eccede quella delle parti: solidarietà e
comunicativo, ma sono lasciati oggi in deculturazione. Materiali per un territo- aiuto reciproco vi si sviluppano dal con-
mano ai venditori di canzonette, o peggio rio, Tipografia Pesce, Ovada 2011 cetto di bene comune, non distribuito
ancora al Vaticano e ai radicali. Non si Per anni Gianni Repetto ha diretto in ugualmente fra tutti, ma di cui si gode su-
tratta quindi di rifiutare la tecnica, ma di modo creativo, con grande competenza e bito, prima della spartizione” (Alain de Be-
scongiurarne l’autocratico dominio, di evi- passione, il Parco Naturale di Capanne di noist). È insomma l’insieme delle
tare di essere fagocitati nel vortice della sua Marcarolo, cercando non solo di salvaguar- consuetudini e delle attitudini che sono in-
autoreferenzialità, e di sfruttarne quindi gli darne e valorizzarne il patrimonio naturali- scindibilmente legate a un luogo partico-
strumenti più maneggevoli e meno perico- stico, ma anche di recuperarne, per così dire lare, a uno spazio geografico circoscritto,
losi. Gli appelli per le grandi manifesta- e per quanto possibile, la storia e la cultura. di qualche omogeneità, e per ciò stesso di-
zioni, per le occasioni di incontro, di Da un lato, infatti, ha promosso la tutela verse, sia pure per sfumature a volte imper-
disobbedienza, di opposizione, possono della biodiversità, salvando dall’estinzione cettibili, da quelle delle comunità limitrofe.
passare di lì. E se l’affluenza sarà minore, “le varietà storiche della frutta coltivata sui È il cibo che mangiamo, l’aria che respi-
se andranno persi quelli che avrebbero par- nostri monti prima del grande esodo degli riamo; sono i luoghi e le persone che
tecipato per potersi rivedere, tanto di gua- anni ’60”; dall’altro, mediante la pubblica- danno, effettivamente ed affettivamente,
dagnato, È ora di liberarsi di questa zione di un atlante toponomastico e varie senso e colore alla nostra esistenza. Modelli
ossessione dei numeri, e della riduzione indagini di tipo storico e linguistico, ha culturali, luoghi dell’anima che segnano ed
della democrazia a scontro di cifre. contribuito a sensibilizzare l’opinione pub- orientano i nostri destini.
E questa guerra, allora? lasciamo che si blica sulla necessità vitale di preservare Ebbene, anche le comunità muoiono,
faccia? Francamente, sono convinto che la l’identità di un territorio: operazione, que- anche le culture che esse esprimono. Un
faranno comunque, anche se manifestas- sta, tutt’altro che facile, che passa attra- po’ a causa della globalizzazione e del pen-
simo in venticinque milioni. E che sia as- verso l’amorosa difesa delle radici e delle siero unico che - al pari della notte hege-
surdo, e anche colpevolmente ingenuo, tradizioni locali, a cominciare dalla lingua liana - tende a sopprimere tutte le dif-
pensare che i governi e i poteri non possano (un tempo) parlata in loco, dal dialetto, ferenze, omologando mentalità e culture;
non tener conto delle cifre della mobilita- dalle memorie e dalle storie delle singole un po’ per la forza d’inerzia che ci induce
zione. Sai quanto gliene può fregare dei no- comunità. Alla base di queste iniziative c’è ad assecondare passivamente l’economi-
stri slogan, quando sono certi di averci in ovviamente una fede profonda e convinta cismo imperante. Adorno ha dimostrato
mano col ricatto del “benessere”. Credo nella “civiltà rurale”, nel “mondo conta- come, tramite l’ideologia dell’industria cul-
anzi che in questo modo non solo la passe- dino”, visti come modelli di vita autentica, turale, l’adattamento abbia ormai preso il
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posto della coscienza. La mentalità comune ralezza e una certa dovizia di particolari.
oggi comporta infatti l’adattamento, sen- Nondimeno, quella che dalle prime pa-
z’alcuna riflessione, a ciò che immediata- gine potrebbe sembrare solo un leggero ed
mente è, nella sua potenza, nella sua edulcorato racconto della propria vita è in
onnipresenza. Col risultato - messo in evi- effetti una autobiografia, quanto mai scru-
denza da Marcuse - che “le persone si rico-
noscono nelle loro merci; trovano la loro polosa e ponderata, aperta – per la prima
anima nella loro automobile, nel giradischi volta – al ricordo della madre e dei fratelli.
ad alta fedeltà, nella casa a due livelli, nel- E, come lei stessa ammette, “ Nessuno dice
l’attrezzatura della cucina”. Completa- mai tutto di sé. C’è sempre qualcosa che,
mente alienate o, per meglio dire, coscientemente o meno, ha preferito tener
anestetizzate dal sistema, esse non riescono nascosto. Ma, state pur certi, quel qualcosa
più a distinguere in maniera critica fra biso- ad un certo punto salterà fuori”. Que-
gni “veri” e bisogni “falsi”. Ne risulta una st’ opera è stata appunto l’occasione per
sorta di “inferno vellutato”, “un’euforia raccontare di quella parte della famiglia
frammezzo all’infelicità”: un’euforia che Lo strumento ideale per rendere possibile
nasce dal bisogno di “rilassarsi, di diver- materna, tenuta sempre in ombra, sebbene
questa impresa è l’affabulazione: un’affa- la Mamma – sapientemente mascherata –
tirsi, di comportarsi e di consumare in ac-
bulazione che prima di diventare letteraria, affiori nelle sue opere precedenti come: Pa-
cordo con gli annunci pubblicitari, di amare
prima quindi di tradursi in scrittura, sia, co- radiso Bugiardo, L’ora blu, Prima o poi.
e odiare ciò che altri amano e odiano”.
m’era in origine, oralità: logos (parola) ca-
L’uomo a una dimensione è il frutto dell’in- Il racconto si radica nei primi anni del-
pace di farsi mythos (racconto esemplare).
naturale appiattimento indotto dalla società l’educazione scolastica con l’immancabile
industriale avanzata, dove gli individui Una comunità, potremmo anzi dire una ci-
viltà, vive nella sua lingua, attraverso la – in una famiglia blasonata – istitutrice di
sono numeri, anzi atomi fungibili, asserra- lingua inglese e risale lungo gli anni verso
gliati come monadi senza porte e senza fi- forza della sua parola. Repetto, che ne è ben
consapevole, nell’ultima sezione di questo la singolare situazione di trovarsi investita
nestre nella loro ovattata disperazione. E le
comunità si dissolvono così in agglomerati volume, dopo aver dato spazio alla storia e – in giovanissima età – della responsabilità
sociali indifferenziati, senza storia, senza alla memoria, dopo aver discettato sul- e del titolo di marchesa.
memoria, senza identità. Senza bellezza, l’identità, sulle cause della sua crisi e sui Tra l’altro l’Autrice non omette di ri-
verrebbe da aggiungere. Così si muore: di possibili rimedi, si lascia andare, con il tra- vangare la figura di suo padre Paris e, ine-
deculturazione. sporto che gli conosciamo, ad alcune me- luttabilmente, la spiacevole situazione (per
Preso atto di questa realtà, material- morabili esemplificazioni, raccontando l’epoca) che lo vedeva convivere con una
mente, per esperienza diretta, prima ancora “storie di vigna” e suggestioni d’infanzia in
donna che, non avendo ottenuto il divorzio
che per via teoretica, Repetto si è subito at- una lingua screziata di dialettalismi, che
però, memore della lezione verghiana, del dal primo marito, non aveva potuto convo-
tivato per impedire la catastrofe. Una volta lare a giuste nozze come allora era prassi.
individuate le cause dello sfacelo, si è pre- dialetto serba più che altro l’intonazione, la
cadenza, l’impronta orale. A questo ri- Seguono le nozze della giovane Mar-
murato di escogitare gli antidoti necessari
guardo proprio “Storie di vigna”, un brano chesa con un ufficiale di Marina dal tragico
per invertire la tendenza. Sul piano con-
creto non resta che (ri)partire dalla natura, di teatro (di parola) che, rifacendosi ai modi destino; la breve vedovanza e le nozze con
dal recupero e dalla valorizzazione dell’am- e ai temi della “veglia”, dà voce a una co- Marcello Venturi col quale dividerà gli anni
biente rurale, che non va considerato come munità di parlanti e recupera una “coralità” più felici ed intensi della sua vita di scrit-
un insieme di risorse da sfruttare - come fi- forse mai più sperimentata dopo Goldoni (e trice.
nora si è fatto - in maniera a volte dissen- ci riferiamo a Le baruffe chiozzotte o, me- Nello stesso tempo, forse senza che
nata. E poi aiutare gli agricoltori rimasti a glio ancora, ad Una delle ultime sere di car- l’Autrice ne abbia pienamente contezza,
presidiare il territorio, a produrre biologi- nevale), ci sembra particolarmente inte-
l’opera è un quadro quanto mai aperto sulla
camente, senza intralciarli con pastoie bu- ressante e passibile di ulteriori sviluppi. Chi
vivrà, vedrà. vita di una grande famiglia, nobile ed
rocratiche. Trasformare l’economia (conta- agiata, del Novecento che scorre tra palazzi
dina) di sussistenza in “multispecializza- Carlo Prosperi
nobiliari, ville, vaste proprietà agricole e ri-
zione di nicchia”. Non lasciar morire
cevimenti. Inevitabili quindi i richiami alle
l’artigianato locale. Valorizzare il disagio,
“senza farsi incantare dalla sirena delle in- CAMILLA SALVAGO RAGGI, Memorie im- importanti figure dei Salvago Raggi: il bis-
frastrutture che non sono mai fatte per i proprie, maria pacini fazzi editore, 2012, nonno Paris, il nonno Giuseppe, nonna Ca-
paesani, ma per coloro che dopo aver rapi- Mario Canepa, raffinato narratore di milla, nonna Menotti e così via.
nato il piano vogliono mettere a soqquadro fatti fuori dell’ordinario, già da tempo mi Il volume si chiude con una ricetta da
anche la montagna”. Incrementare la demo- aveva raccontato di come Camilla Salvago cucina ed un commento che attenua la se-
crazia, incoraggiando le forme dirette di Raggi, per un curioso intreccio di circo- rietà degli argomenti trattati: Non so, forse
partecipazione... stanze al limite dell’incredibile, avrebbe non si dovrebbe finire un libro con una ri-
Ma queste misure non sarebbero che potuto andare in sposa a Ronald Reagan, il cetta? Ma questo non è un libro, è un pot-
palliativi inefficaci se dietro non ci fosse un futuro Presidente degli Stati Uniti, “rubare” pourri di cose che non legano tra di loro,
recupero, appunto, della memoria storica e la dignità di first lady a Nancy ed installarsi come una maionese impazzita. Ecco: per
una convinta riappropriazione delle proprie
alla Casa Bianca. una che in cucina combina solo disastri, il
radici. L’identità, cioè la tradizione vivente,
di una comunità non si riacquista se non at- Ma la succosa vicenda che sarà oggetto, titolo giusto potrebbe esser questo: una ma-
traverso un atto d’amore, una condivisione specialmente tra il pubblico femminile, di ionese impazzita!
di intenti, uno slancio appassionato che ne infiniti commenti salottieri è ormai di pub- Pier Giorgio Fassino
rimetta in circolo i miti fondanti e ridia blico dominio poiché l’Autrice di Memorie
smalto e nerbo all’immaginario collettivo. improprie la racconta con la massima natu-
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