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l'attivita intellettuale dei dotti del sec. VI, e particolarmente di Boezio e Cassiodoro
che del prezioso sono gli ultimi eredi: in proposito cfr. A. Viscardi, Boezio
patrimonio
e la conservazione e la trasmissione delVeredita. del pensiero antico, in I Goti in Occi
? Settimane di studio del Centro italiano di studi sul
dente. Problemi, III, vol. delle
l'alto medioevo?, Spoleto, 1956, pp. 323-24.
(1) Del di una scuola teologica a Roma, concordato con papa Agapito
progetto
fa. 535-36), e del suo fallimento a causa delle guerre in Italia, ci informa Cassiodoro
stesso nella delle sue Institutiones leugere nella ediz. critica a
prefazione (si possono
cura di R. A. B. Mynors, Oxford, 1937; oppure in Migne, P. L., 70, col. 1105), le qttali
sarebbero appunto nate come rimed io alia mancata scuola. Per il carattere eminente
mente intellettuale del monachesimo fondato da Cassiodoro si pu6 vedere P. De La
briolle, in Storia delta Chiesa dalle oriaini ai qiorni nostri, sotto la dire
Cassiodoro,
zione di A. Fliche e V. Martin, trad, di A. Pietro Frutaz, Torino, 1941, vol. 4, pp. 563
66; Idem, Histoire de la UttSrature chritienne, Paris, 3a ediz., 1947, II, pp. 786-791.
(In generale su Cassiodoro, oltre le opere sopracitate, e di notevole utilita per abbon
danza di notizie documentarie U. Moricca, Storia della letteratura latina cristiana,
Torino, 1932-34, III, 2, pp. 1308-1361; J. De Ghellinck, LitUratnre latine an mouen Ape,
1939, vol. I, parla in particolare di Cassiodoro a pp. 20-22, ma anche passim
Paris,
frequentemente con dotti e opportuni accostamenti e richiami. E tutto il volumetto
del De Ghellinck e assai utile per tutto l'argomento da noi qui trattato; purtroppo
auesta Littirature latine manca di indice analitico e di riferimenti bibliografici).
per6
(2) Circa l'influenza esercitata da Cassiodoro, con il suo esempio e con i suoi scrit
ti; in particolare circa l'influenza esercitata su regole e sulle attivita intellettuali di
altre istituzioni monastiche si veda, oltre il Moricca, op. cz7., p. 359, e il De Ghellinck,
op. cit.y p. 15. anche G. Funaioli, Lineamenti di una storia della filologia attraverso i
secoli in Studi di letteratura antica, Bologna, 1946, I, pp. 239-40,
cora per tutto il sec. VI, la latinita conserva i suoi contatti col passato
classico: alia classicita appartengono ancora gli scrittori di tal secolo,
Gregorio di Tours come Venanzio Fortunato, il quale pero ha rice
vuto la sua formazione a Ravenna (1).
In Italia le condizioni si mantengono piu favorevoli alia continua
zione della latinita: le scorrerie e il saccheggio di Roma ad opera di
Alarico (410) e di Genserico (455) sono violenti e disastrosi, ma sono
meteore; poi la dominazione degli Ostrogoti e piuttosto di stimolo alia
tradizione culturale classica. Sussistono le istituzioni scolastiche an
tiche: secondoil sistema romano, maestri laici impartiscono Pinsegna
mento fondatosulla letteratura prof ana in centri di vivace attivita:
emergono Milano, Ravenna, Roma (2). Quivi si ripetono i successi delle
Declamationes di Seneca alPinizio delPimpero: chierici, nobili e po
polani per quattro giorni nelPaprile del 554 affollano la basilica di
S. Pietro in vinculis ad ascoltare la lettura del poema cristiano di Ara
tore; al foro Traiano in pubbliche adunate solenni si declamano Virgi
lio e i ?moderni?, al dire di Venanzio Fortunato (3).
Anche nella penisola iberica Pambiente si conserva relativamente
favorevole alia cultura, sopratutto dopo la conversione dei dominato
ri Visigoti: le lettere latine nel sec. VI hanno una fioritura particolare
che si spinge dentro i primi decenni del sec. VII, culminando nella per
sonality e nella produzione di Isidoro di Siviglia (f636), al quale e
generalmente attribuito Ponore di chiudere la storia della letteratura
latina antica (4).
E veramente la cultura antica prima del tramonto lascia sulPoriz
zonte i suoi ultimi bagliori in quel VI secolo, che fu grande. Gli uo
mini piu rappresentativi di questo tempo, Boezio, Cassiodoro, Grego
rio Magno, Isidoro di Siviglia per la loro origine e per la loro forma
zione appartengono al mondo antico, e hanno chiara e viva coscienza
del compito di trasmetterne Peredita nella nuova spirituality del cri
stianesimo: essi fissano le linee spirituali e indicano i materiali del
futuro edificio medievale (5).
excessero de qua adplene non sum inbutusv. (Si vedono in Manitius, op. cit., pp. 217-18
altre testimonianze in proposito).
(1) Mohrmann, Les formes du latin..., pp. 12-13.
(2) Lot, ivi, pp. 110-112; Marrou, op. cit., pp. 454-56; De Ghellinck, ivi, pp. 10-11;
Mohrmann, Les formes du latin..., p. 14.
(3) De Ghellinck, op. cit., pp. 10-11; Venanzio Fortunato parla di tali declama
zioni nel Carm. Ill, 18-78 (Ediz. Leo e Krusch, in M.G.H., Auct. Antiq., IV, p. 70): ? Vix
modo tarn nitido pomposa poemata cultu-audit Traiano Roma verenda foro ?; e Carm. VII,
8, 25: ? aut Maro Traiano lectus in Urbe foro ?; per le letture del De actibus Apostolorum
di Aratore cfr. anche Fr. J. E. Raby, A History of christian-latin poetry from the be
ginnings to the clos of the middle ages, Oxford, 1953, pp. 118-19.
(4) Lot, ivi, pp. 109-110; De Ghellinck, op. cit., pp. 11; De Labriolle, Histoire
de la litterature..., cit., II, pp. 818-823. II Lot,, ivi, p. 110, afferma che Isidoro di
Siviglia ben si merita Tonore, attribuitogli generalmente, di chiudere, per convenzione,
Pantichita; pero Schanz-Hosius-Kruger, op. cit., pur chiudendo la trattazione della
storia letteraria di Roma con la fine del sec. VI, non trattano di Isidoro di Siviglia.
(5) De Ghellinck, op. cit., pp. 13-29.
.vr. ja,
"TV"W W
I sec. VII e VIII segnano la fase acuta della crisi linguistica nei
paesi latini delPEuropa^il fattore decisivo e Faffievolimento estremo
e anche la rottura della tradizione scolastica antica.
Alia rottura si arriva in Francia. Ivi alFinizio del sec. VII Fin
segnamento tradizionale e scomparso: sopravvivono povere scuole
presso le chiese cattedrali o nei principali borghi. La lettura, la scrit
tura, il computo, lo studio del Nuovo Testamento, il canto ecclesiastico
sono le materie delPinsegnamento, ridotto al minimo indispensabile
per Pesercizio del ministero ecclesiastico (1).
In Italia invece, anche dopo la invasione dei Longobardi, Finse
gnamento di tipo antico, professato da laici in pubbliche scuole, non
scompare del tutto nei maggiori centri, come a Milano e Roma, e in
alcune citta costiere, come a Ravenna, Salerno, Napoli; ma le comuni
cazioni, difficili e rare gia negli ultimi tempi delPimpero, per le inva
sioni e sotto il dominio dei barbari diventano sempre piu difficili fino
ad essere del tutto interrotte. In tal modo Finfluenza sia delle scuole
pubbliche sia delle scuole dei monasteri superstiti, in cui Pinsegna
mento continua con indirizzo classico, resta assai debole e ristretta,
anche quando i Longobardi convertiti verso la fine del sec. VII favori
scono positivamente l'istruzione e fondano la scuola di corte a Pavia (2).
Analoghe a quelle dellTtalia devono essere, per quanto sappiamo,
le condizioni delle scuole e della cultura nella Spagna visigotica fino
alPinvasione araba del 711 (3).
Ma sia nella Spagna sia in Italia, come in Francia, per la istruzio
ne non si sente piu interesse spirituale e morale, e neanche materiale.
Durante la formazione e retorica era indispen
Pimpero grammaticale
sabile a chiunque voleva ottenere un posto nella amministrazione dello
stato: alle scuole percio accorrevano anche i figli delle classi medie e
povere. La aristocrazia sapeva poi che un componimento ben tornito
o un solenne panegirico poteva portare alle dignita piu alte. Sotto i
barbari invece, se i Romani nei sec. VII e VIII entrano nelle corti, de
vono il favore dei padroni ad altri meriti che ad una composizione in
latino. Non che i barbari pensino mai a soffocare la cultura; anzi essi
stessi pretendono di scrivere in latino classico, se pure con tentativi
ivi, p. 138; Marrou, op. cit., pp. 452-53; Mohrmann, Les formes du latin...,
(1) Lot,
12-13: resta sempre fondamentale M. Roger, Uenseignement des lettres
pp. sulFargomento
d'Ausone a Alcuin. Introduction a Vhistoire des e"coles carolingiennes, Pa
classique
ris, 1905.
(2) Lot, ivi, pp. 135, 138; Marrou, op. cit., pp. 456-458; Mohrmann, Les formes du
latin..., p. 14.
(3) De Ghellinck, op. cit., p. 11: poterono soprawivere e agire le antiche tradi
zioni scolastiche sotto la
anche dominazione visigotica per la inferiorita numerica degli
jnvasori, presto convertiti al cristianesimo e assoggettati agli istituti giuridici
poi
romani: prova ne e inoltre la scarsissima influenza della lingua visigotica che ha la
sciato solo un centinaio circa di parole nel lessico neolatino spagnolo.
(1) Lot, ivi, pp. 99-101; De Ghellinck, op. cit., pp. 75-76.
(2) Lot, ivi, pp. 142-144.
(3) Lot, ivi, pp. 138-141; De Ghellinck, op. cit., pp. 12-13.
# * *
(1) Lot, ivi, pp. 106-107; Mohrmann, Les formes du latin..., pp. 2, 12-13.
e il
(2) Per le date e i particolari qui riferiti cfr. Lot., ivi, 144-46; poi il Manitius
Db Ghellinck nelle bio-bibliografie dei dotti sopraricordati; per Alcuino e fondamentale
la Vita Alcuini, edizione di Arndt, in M.GM., SS., XV, pars I, pp. 182-197); l'incontro
tra Alcuino e Carlomagno a Parma e le parole si leggono a p. 190.
sopracitate
(1) Circa la romanizzazione della Britannia fino a Domiziano ci informa Tacito nel
De Agricola; per i provvedimenti di Adriano intesi ad assicurare il possesso della Bri
tannia, cfr. R. Paribeni, Ultalia imperiale, Milano, 1938, pp. 335-56; per la sopravvivenza
del celtico, cfr. Lot, ivi, p. 135.
(2) Una comunita cristiana saldamente organizzata esisteva nelle provincie bretoni
orientali all'inizio del sec. IV: cfr. J. Zeiller, Storia della Chiesa..., cit., Torino, 1938,
I, pp. 130-31; per l'abbandono della Britannia da parte delle milizie romane, e le vicende
della cristianita e della lingua latina, alia invasione dei Sassoni e degli Angli, cfr. P. De
Labriolle, Storia della Chiesa..., Torino, 1941, IV, pp. 379-80.
(3) L'Irlanda in seguito alia evangelizzazione compiuta da S. Patrizio, diventa
insula sanctorum et doctorumi> e seminario di apostoli: cfr. P. De Labriolle, ivi, pp.
383-85; per le scuole monastiche ivi subito sorte, cfr. Marrou, op. cit., pp. 450-51.
(4) Circa la missione guidata dal monaco Agostino e l'opera dei suoi successori
?
eminenti particolarmente per dottrina abate di Nisida e il
Adriano, presso Napoli,
monaco Teodoro di Tarso ? cfr. R. Aigrain, Storia della Chiesa..., Torino, 1945, V, pp.
289-336.
- Anno XXXI - 28
Aevum
narum scripturarum mysteria valeatis penetrare. Cum autem in sacris paginis schemata,
his similia inserta nulli dubium ea unusquisque
tropi et coetera inveniantur, est, quod
tanto citius spiritualiter intelligit quanto prius in litterarum magisterio in
legens
structus sit?.
(1) Dalla produzione grammaticale di Alcuino qui e opportune- notare il De or"
il quale essendo dedicato a Carlo Magno, presumibilmente fu composto
thographia,
alia corte per Pattuazione del programma di restaurazione del buon latino: fonte ne
e Cassiodoro, insieme con Beda e Prisciano. Quindi, come Cassiodoro scrisse il trattato
per arrestare la decadenza del latino, Alcuino lo scrisse per avviarne la restaurazione.
Del De di Alcuino la piu recente edizione e quella di Aldo Marsili, (in
orthographia
Aedibus V. Lischi et filiorum, Pisis, 1952): ma gravi riserve ne ha fatto nella recen
sione E. Franceschini (?Aevum?, 1955, 3, pp. 284-285).
(2) Cfr. De Ghellinck, op. cit., pp. 77; 89; 133-35; 137-38; Mohrmann, Le dualisme
de la latinite..., pp. 41-42. Contro la reazione all'opinione tradizionale ? que les Irian
dais ont et les sauveurs des lettres latines et grecques? scrive, giudicando in senso
positivo Papporto degli insulari, E. Faral, Les conditions genirales de la production
littiraire en Europe Occidentale pendant les IXeme et Xeme siecles in Problemi co
muni delVEuropa post-carolingia..., cit., pp. 252-55: Rdle des Irlandais et de Anglo
saxons.
(3) II Manitius, op. cit., p. 274, chiama Alcuino ?geistlicher Minister? di Carlo
Magno; Pespressione ? primo ministro intellettuale? e del Guizot, secondo il De Ghel
linck, iui, p. 92.
(1) L'ambiente storico creato dalla riforma carolingia e presentato dal Faral nel
citato studio Les conditions generates de la production litte'raire..., (v. pag. prec, n. 2): ma
il giudizio circa i principi e il carattere e gli effetti dell'opera di Carlo Magno invest*
il cosidetto ? problema del rinascimento carolino ?, affrontato e discusso con profonda
dottrina nella prima settimana di studio (dal 26 marzo alFl aprile 1953) del ? Centro
italiano di studi sull'alto medioevo ? di Spoleto. Trattarono il problema P. Lehmann e
A. Monteverdi (le relazioni occupano rispettivamente pp. 309-358 e 359-372 nella rela
tiva pubblicazione, Spoleto, 1954), giungendo a soluzioni addirittura opposte: per il
Lehmann il movimento culturale carolino e una vera ?Rinascenza? perche dell'an
tico avrebbe risvegliato non solo aspetti e forme, ma anche lo spirito; per il Monteverdi
invece e una restaurazione di aspetti classici con forme e sopratutto nello spirito
? ? ? il termine
cristiano, per cui afferma il Monteverdi di "Rinascimento*" appli
cato al movimento culturale carolino sembra ?
arbitrario?, onde, continua il Mon
teverdi ? se appaia o dannoso
impossibile sradicare la inveterata denominazione, si
dovrebbe dire almeno ?il cosidetto rinascimento carolino? (p. 372). II nostro parere
concorda con, il giudizio del Monteverdi: gia si e premesso et piu avanti (risolvendo il
problema del criterio col quale si deve valutare il latino medievale) si ripetera che il
movimento culturale carolino mira e giunge alia restaurazione delP? umanesimo cri
stiano ? degli scrittori e Padri della Chiesa dei sec. IV e V, secondo e l'in
Pesempio
dirizzo di Cassiodoro sopratutto. A tal giudizio per altro si e giunti seguendo princi
palmente la Mohrmann per la quale ?La renaissance (? Cette soi-disant
carolingienne
renaissance ?: Les formes du latin..., p. 3) itait surtout une
carolingienne re"forme de I'en
seignement, un retour a la tradition de Vdcole antique, baste sur la culture profane ?, per
che tale rinascenza ? quand on la compare aux autres mouuements elle est
humanistes,
bien modeste ? (Le dualisme de la latiniti..., pp. 46 e 48). E questa e pure la visione
chiara del De Ghellinck, op. cit., pp. 84-87, per il quale la denominazione di ?Re
naissance Carolingienne ? si dovrebbe all'attivita culturale alia morte
applicare seguita
di Carlo Magno (tesi accettata anche da Francois L. Ganshof nel suo intervento nella
discussione seguita alia relazione Monteverdi: p. pur avvertendo in genere: ? mais
" 372),
il ne faut pas que le terme des renaissance ", nous trompe sur son vrai caractere ?, p. 85.
Ugualmente non ci possiamo sul vero carattere delle altre
ingannare ?renaissances?
medievali (quella ottoniana, del sec. XII), alle quali,
quella per tradizione si continua
ad applicare tale denominazione in senso come si parla
puramente analogico, ad es.
di romanticismo di Omero e di Dante o di altri poeti, chiaramente che il
intendendo
?Romanticismo ? e ben altra cosa essenzialmente e storicamente; Fuso cosi legittima,
come tanti altri, anche termini
questi (che il Monteverdi vorrebbe aboliti, pp. 369-372,
mentre il Ganshof, pp. 375-76, crede innocuo e anzi comodo e utile continuare ad usare).
La discussione sul carattere della ?Renaissance Caroline? e viva da come
tempo, si
pud vedere in Strecker, op. cit., pp. 19-20. Comunque l'importanza di Carlo
delFopera
Magno per Favvenire delFEuropa e della civilta occidentale e tale che G. Falco, La
santa romana repubblica, Milano, intitola La
1954, fondazione d'Europa il capitolo
(pp. 182-212) dedicato a Carlo Magno.
(1) Lot, ivt, pp. 148-152; De Ghellinck, op. cit., pp. 7-8, 182-86; Mohrmann, Les
formes du latin..., pp. 13-14; Le dualisme de la latinite..., p. 46.
(2) La che la lingua la ?rustica romana lingua? e tutta
consapevolezza parlata,
diversa dalla lingua latina restaurata, per la Francia e documentata, come e noto, dal
cap. 17 del Concilium Turonense dell'813 (M. G. H., Concilia, II, 288): ? Visum est una
nimitati nostrae ut quilibet episcopus habeat omelias continentes necessarias ammonU
Hones, quibus subiecti erudiantur... Et ut easdem omelias quisque aperte transferre
sludeat in rusticam romanam linguam aut Thiotiscam, quo facilius cuncti possint in
tellegere quae dicuntur. Gfr. Dag Norberg, Sgntaktische Forschungen, Upsala, 1943,
Les latin..., p. 13, E i primi documenti del francese sono
p. 16; Mohrmann, formes du
i noti di Strasburgo dell'842. Si possono comodamente leggere i testi, con
giuramenti
spiegazione e bibliografia copiosa, in A. Monteverdi, Manuale di avviamento agli studi
Per lTtalia la coscienza di rottura tra lingua vol
romanzi, Milano, 1952, pp. 150-154.
gare e lingua latina sarebbe documentata (secondo la Mohrmann, Les formes du latin...,
p. 15) dalPepitaffio del papa Gregorio V del 999: Usus francisca, vulgari et voce latina
instituit populos eloquio triplici; e il documento piu antico del nostro volgare, che e
anche ? il piu antico di tutti, in tutta la Romania ?, sarebbe YIndovinello Veronese,
del sec. VIII-IX, seguito dalle Formule testimoniali campane, a. 960-963 (Monteverdi,
Manuale..., pp. 130-135, per i testi, la discussione e la bibliografia; sulla interpretazione
delYIndovinello scrive recentemente G. Presa, Su Vlndovinello Veronese, ?Aevum?,
1957, 3, pp. 241-252).
# # #
(1) De Ghellinck, op. cit., pp. 8; 185-86; Mohrmann, Les formes du latin..., p. 4;
Vitude de la latinite chrdtienne..., p. 34; in generate: E. Gurtius, Europaische Litera
tur und lateinisch.es Mittelalters, Bern, 1954, 2a ediz. (in francese: La litterature euro
pienne et le moyen dge latin, trad, di Jean Brejoux, Paris,, 1956). In particolare per
l'influsso del latino medievale sulla lingua e letteratura italiana, cfr. A. Schiaffini,
Tradizione e poesia. Nella prosa dfarte italiana dalla latinitd medievale a G. Boccaccio,
Roma, 1943; Idem, Momenti di storia della lingua italiana, Roma, 1953, e particolar
mente lo studio degli Avviamenti della prosa del sec. XIII, pp. 70-89.
(2) Vorlesungen und Abhandlungen, herausg. von Fr. Boll, II, Miinchen, 1911, p.
44; ?Die beste Gharakteristik der lateinischen Sprache des Mittelalters ist vielleicht
ein Bild, das ich einmal gelesen habe. In diesem Bilde wurde die lateinische Sprache
als das, was sie ist, als eine tote bezeichnet; aber wie nach dem Glauben des Volkes
Haare und Nagel des toten Menschen noch weiter wachsen, so meine, man auch an
dieser toten Sprache noch eine gewisse Weiterbildung zu spiiren?.
(3) Erforschung des Mittelalters, Leipzig, 1941, p. 64.
nella prima meta del sec. VI sail Cesario d'Aries, subito nella seconda
meta Cassiodoro e poi san Gregorio Magno denunciano il dissidio fra
due auctoritates che dominano il latino: Yauctoritas diuina della Scrit
tura e Yauctoritas humana di Donato, rappresentante dei grammati
ci (1). All'inizio del secolo IX, proprio al manifestarsi dei primi risul
tati della riforma carolingia, Smaragdo, abate di S. Michele nelPalta
Mosa, afferma che certi termini e costrutti, condannati dalla tradi
zione scolastica, ? divinarum auctoritate (2);
scripturarum probantur?
nel secolo XI altri grammatici dichiarano di non voler seguir Donato,
talvolta, perche trovano ?fortiorem in divinis Scripturis auctorita
tem? (3).
E tal dualismo ha costituito la debolezza organica del latino me
dievale: da qui il disgregamento e la sproporzione dei suoi elementi
costitutivi, che emergono ora Puno piu dell'altro. Ora prevale Pelemento
classico, attinto dai grammatici soprattutto; ora Pelemento cristiano
per influenza della Bibbia, dei Padri, dei testi liturgici; ora il latino vol
gare insinuatosi dalla parlata corrente o derivato dai testi modello come
dagli scrittori ecclesiastici sempre di tendenze popolari anche i piu
orientati verso la tradizione classica; soprattutto dalla Scrittura nel
testo della Volgata e piu ancora in quello delle versioni latine pregero
nimiane, aperte con la massima liberta a modi morfologicamente e sin
tatticamente piu audaci, a neologismi lessicali e semasiologici, ad eso
tismi greci ed ebraici. L'estrema varieta linguistica e poi accresciuta
dalle differenziazioni regionali per influenza sia dei superstrati bar
bari prima, sia delle lingue romanze poi, sia di quelle nazionali cel
tiche e germaniche. E per aver il panorama completo si aggiungano
le particolarita cromatiche di scrittori dotati, capaci di maneggiare
la lingua con padronanza e senso d'arte in uno stile personale (4).
Ecco percio, a titolo d'esempio e limitatamente al campo letterario,
farcisi incontro verso la meta del secolo VII il latino formicolante di
(1) Lot, im\ p. 142, e Marigo, I. c, pp. 139-40 per san Cesario e san Gregorio Ma
gno; per Cassiodoro ecco un passo delle Institutiones, (composte, come si disse, tra il
551 e il 562) nel quale si rivela il contrasto tra la grammatica e la sacra auctoritas
(Keil, ivi, p. 211. Ex Institutionibus divinarum lectionum, c. XV): ? casus vero nominum
exceptis monoptotis, declinationesque verborum, quae defectiva non sunt, totasque
partes orationis, ubi tamen sacra non impugnat auctoritas, considera diligenter suis
que locis aptata custodi?. Anche le denominazioni, e non solo, i concetti, di auctoritas
divina e auctoritas humana si possono dire da Cassiodoro.
ispirate
(2) J. Leclercq, Smaragde et la grammaire chretienne, ?Revue du moyen age la
tin*, IV, 1948, pp. 15 ss. (le parole di Smaragdo sopra citate si leggono a p. 19).
(3) C. Thurot, Notices et Extraits de divers mss. latins pour servir a Vhistoire des
doctrines grammaticales, in Not. et Ext. des mss. de la Bibl. imper..., Paris,, 1874, ci
tato dal Marigo, I. c, p. 140.
(4) Per il latino cristiano e la sua influenza nella formazione del latino medie
vale,, cfr. Marigo, I. c, e Mohrmann, Vitude de la latiniie chretienne gia citato; per la
varieta del latino medievale, cfr. E. Franceschini, Limiti e compiti di una nuova disci
plina..., estratto da: ? Annuario della Universita Cattolica del Sacro Cuore ?, anno acca
demico 1938, Milano, 1932, pp. 64-65; Strecker, op. cit, pp. 15-19.
(1) II Chronicum dello pseudo-Fredegario si pud leggere nella edizione di Br. Krusch,
Scriptores rerum Merovingicarum, II, 18-168; su di esso cfr. Manitius, op. cit., pp. 223-227;
per Salimbene, v. la Cronica, a cura di F. Bernini, Bari, Laterza, 1942, 2 voll.; e sull'au
tore e sulFopera cfr. G. Bertoni, II Duecento, Milano, 1939, pp. 259-261.
(2) Per la poesia ritmica delPeta merovingica, cfr. Dag Norberg, La podsie latine
rythmique du haut moyen dge, Stockolm, 1954; per la poesia delPeta carolingia cfr.
Db Ghellinck, op. cit.9 le pp. 169-171 del capitolo podsie et versification; inoltre si pud
vedere per i singoli poeti sia nello stesso De Ghellinck sia nel Manitius: cosi per Eginar
do e Rabano Mauro, di cui si viene a parlare nel testo.
(3) Per S. Bernardo e Pietro Abelardo, cfr. Mohrmann, Le dualisme de latiniti...,
pp. 50-51 e anche Le style de Saint Bernard della stessa Mohrmann in S. Bernardo. Pub
blicazione commemorativa nelPVIII centenario della morte, Milano, ? Vita e Pensiero >,
1954, pp. 166-184; nel medesimo volume delinea la posizione antagonistica di S. Bernar
do e di Abelardo, E. Franceschini, San Bernardo nel suo secolo, pp. 14-29.
(4) In Vorlesungen... cit., II, p. 78: ? Es gibt kein Mittelalterliches Latein, es wird
auch kein Worterbuch uno! keine Grammatik desselben geben ?. Cfr. anche E. France
schini, Limiti e compiti di una nuova-disciplina..., p. 65. Anche Gustavo Vinay, Lingua,
retorica, letteratura mediolatina (e il testo della prolusione al corso di Lingua e lette
ratura medievale presso la Facolta di lettere della Universita di Roma per Panno ac
cademico 1955-56, in ? Cultura neolatina ?, 1955, 3, pp. 181-193) dimostra brillantemente
e con acutezza la necessity di un particolare studio per la penetrazione di
linguistica
questo ?latino che si atteggia variamente secondo i tempi, le scuole, le capacita indi
viduali, i contenuti politic^ giuridici, filosofici, e cosi via*
liturgici, teologici, (p. 183).
(1) E' omessa la parte finale, perche di pura circostanza, di questa prolusione che
intiera si pud leggere nello ?Annuario della Universita Gattolica del Sacro Cuore* in
corso di stampa.