Sei sulla pagina 1di 24

LA LINGUA LATINA DEL MEDIOEVO

Author(s): GIOVANNI CREMASCHI


Source: Aevum, Anno 31, Fasc. 5/6 (SETTEMBRE - DICEMBRE 1957), pp. 415-437
Published by: Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore
Stable URL: http://www.jstor.org/stable/20859067 .
Accessed: 15/06/2014 12:30

Your use of the JSTOR archive indicates your acceptance of the Terms & Conditions of Use, available at .
http://www.jstor.org/page/info/about/policies/terms.jsp

.
JSTOR is a not-for-profit service that helps scholars, researchers, and students discover, use, and build upon a wide range of
content in a trusted digital archive. We use information technology and tools to increase productivity and facilitate new forms
of scholarship. For more information about JSTOR, please contact support@jstor.org.

Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore is collaborating with JSTOR to
digitize, preserve and extend access to Aevum.

http://www.jstor.org

This content downloaded from 185.2.32.46 on Sun, 15 Jun 2014 12:30:26 PM


All use subject to JSTOR Terms and Conditions
GIOVANNICREMASCHI

LA LINGUA LATINADEL MEDIOEVO *

Novantatre anni ormai aveva Cassiodoro; e un giorno, nella grande


abbazia di Vivarium, ai suoi monaci esponeva ancora un piano di lavo
ro. Ma il discorso del venerato vegliardo venne bruscamente interrotto:
?Monachi mei subito clamare coeperunt: Quid prodest cognoscere nos
vel quae antiqui fecerunt, vel ea quae sagacitas vestra addenda curavit
nosse diligenter, si, quern ad modum ea scribere debeamus, omnimodis
ignoremus? Nec in voce nostra possumus reddere, quod in scriptura
nostra comprehendere non valemus ? (1).
Con simpatico candore questi monaci conclamano che non sanno in
nessun modo, omnimodis, ne pronunciare ne scrivere un buon latino;
per insegnarglielo il vecchio maestro riprende la penna e compone il
trattato De orthographia, estratto da dodici grammatici, greci e latini,
da Anneo Cornuto a Prisciano. E questa, delPanno 583 circa, fu l'ul
tima fatica di Cassiodoro, sollecitata dalla preoccupazione di salvare
con il latino la cultura antica (2).

* Testo della al corso di ? Latino medievale* alia cui cattedra, recen


prolusione
temente istituita presso la Facolta di Magistero delPUniversita cattolica del S. Cuore,
D. Giovanni Gremaschi, vincitore nel concorso di ? Storia della letteratura latina me
dievale ? bandito dall'Universita di Roma, e stato chiamato con voto unanime. (N. d. R.).
(1) L'episodio e le parole soprariferite si leggono nella prefazione al De ortho
graphia (Keil, Grammatici Latini, VII, 1, p. 143). Che Cassiodoro compilasse il De or
thographia a 93 anni, ce l'assicura lui stesso in quella medesima prefazione cosi: ad
amantissimos orthographos discutiendos anno aetatis meae nonagesimo tertio perveni
(Keil, ivi, p. 144); e che la compilazione avvenisse nel 583 circa, risulta dal fatto che la
vita di Cassiodoro si delimita approssimativamente tra il 583 come data di morte e
il 490 come data di nascita (cfr. M. Manitius, Gesch. der lat. Literatur des Mittelalters,
Miinchen, 1911, I, p. 36; Schanz-Hosius-Kruger, Gesch. der rom. Literatur, Miinchen,
1920, 4, 2, pp. 92-94; e per il De orthographia, come ultima opera, pp. 105 s.). II signi
ficato delPepisodio per riguardo alia evoluzione del latino fu messo in evidenza gia da
A. Marigo, II volgarismo alle della latina del medioeuo - L'? auctoritas
origini lingua
divina*, in ? Studi Medievali*, 13, 1940, pp. 136-37. Ma il problema e la necessita di
restaurare l'ortografia erano presenti a Cassiodoro al della
gia tempo composizione
delle Institutiones, cioe tra Panno 551 e il 562 (cfr. Schanz-Hosius-Kruger, ivi, p. 104,
e il relativo delle Institutiones si pu6 in Keil,
passo leggere ivi, p. 210; nel Keil perd
si leggono solo Excerpta ex duobus libris Institutionum).
(2) Goscienza di crisi, tragico senso della fine, ansia di sottrarre alPincombente
barbarie e di trasmettere il piu, possibile della cultura tradizionale e stimolano
ispirano

This content downloaded from 185.2.32.46 on Sun, 15 Jun 2014 12:30:26 PM


All use subject to JSTOR Terms and Conditions
416 O. CREMASCHI

Tale preoccupazione ha premuto con urgenza sempre piu grave


sullo spirito del maestro ansioso per quelle generazioni minacciate dal
la barbarie: gli ha ispirato il progetto, subito fallito, di una scuola teo
logica a Roma sul modello di quelle di Alessandria e di Nisibe; gli ha
ispirato la fondazione di quel suo monachesimo eminentemente intel
lettuale (1). Fu effimera la sua opera; ma ne e restato Pesempio assai
fecondo, presto e durante tutto il medioevo. Nei monasteri penetra
piu largamente l'amore alia cultura; e in questo senso tosto si muove
animosa e assai benefica Fattivita benedettina. Sono restati gli scritti
di Cassiodoro, e pure di essi, presto e durante tutto il medioevo, e fe
condo Pinsegnamento; particolarmente delle Institutiones divinarum
et saecularium lectionum, con quel loro piano di studi fondato sulle
arti liberali a base solidamente e subordinato, come
grammaticale,
stadio culturale alia conoscenza della Bibbia e della pa
preparatorio,
tristica (2).
Cassiodoro ? come Boezio ? e rampollo ormai lontano di quella
aristocrazia romana che, durante i secoli IV e V, con sentimento pa
triottico ha coltivato e promosso gli studi, e al Vangelo con irosa osti
lita ha opposto i capolavori letterari delParte pagana, rinnovati con
edizioni, nel tentativo di arrestare il tempo; ma
intelligenti disperato
il senso storico e la fede a Cassiodoro hanno appreso che Pantico pa
trimonio e salvabile nella sostanza, solo in auanto innestabile nella
nuova ben alta; e salvabile nella forma, soltanto a ser
spirituality piu
vizio e decoro della cultura meravigliosamente inaugurata dagli scrit
tori cristiani, e in misura da Ambrogio, Gerolamo e
incomparabile

l'attivita intellettuale dei dotti del sec. VI, e particolarmente di Boezio e Cassiodoro
che del prezioso sono gli ultimi eredi: in proposito cfr. A. Viscardi, Boezio
patrimonio
e la conservazione e la trasmissione delVeredita. del pensiero antico, in I Goti in Occi
? Settimane di studio del Centro italiano di studi sul
dente. Problemi, III, vol. delle
l'alto medioevo?, Spoleto, 1956, pp. 323-24.
(1) Del di una scuola teologica a Roma, concordato con papa Agapito
progetto
fa. 535-36), e del suo fallimento a causa delle guerre in Italia, ci informa Cassiodoro
stesso nella delle sue Institutiones leugere nella ediz. critica a
prefazione (si possono
cura di R. A. B. Mynors, Oxford, 1937; oppure in Migne, P. L., 70, col. 1105), le qttali
sarebbero appunto nate come rimed io alia mancata scuola. Per il carattere eminente
mente intellettuale del monachesimo fondato da Cassiodoro si pu6 vedere P. De La
briolle, in Storia delta Chiesa dalle oriaini ai qiorni nostri, sotto la dire
Cassiodoro,
zione di A. Fliche e V. Martin, trad, di A. Pietro Frutaz, Torino, 1941, vol. 4, pp. 563
66; Idem, Histoire de la UttSrature chritienne, Paris, 3a ediz., 1947, II, pp. 786-791.
(In generale su Cassiodoro, oltre le opere sopracitate, e di notevole utilita per abbon
danza di notizie documentarie U. Moricca, Storia della letteratura latina cristiana,
Torino, 1932-34, III, 2, pp. 1308-1361; J. De Ghellinck, LitUratnre latine an mouen Ape,
1939, vol. I, parla in particolare di Cassiodoro a pp. 20-22, ma anche passim
Paris,
frequentemente con dotti e opportuni accostamenti e richiami. E tutto il volumetto
del De Ghellinck e assai utile per tutto l'argomento da noi qui trattato; purtroppo
auesta Littirature latine manca di indice analitico e di riferimenti bibliografici).
per6
(2) Circa l'influenza esercitata da Cassiodoro, con il suo esempio e con i suoi scrit
ti; in particolare circa l'influenza esercitata su regole e sulle attivita intellettuali di
altre istituzioni monastiche si veda, oltre il Moricca, op. cz7., p. 359, e il De Ghellinck,
op. cit.y p. 15. anche G. Funaioli, Lineamenti di una storia della filologia attraverso i
secoli in Studi di letteratura antica, Bologna, 1946, I, pp. 239-40,

This content downloaded from 185.2.32.46 on Sun, 15 Jun 2014 12:30:26 PM


All use subject to JSTOR Terms and Conditions
LA LINOUA LATINA DEL NEDIOEVO 417

Agostino, con quel loro cristiano umanesimo di accordo e fusione dei


valori antichi e nuovi (1).
In tale spirito secondo l'indirizzo didattico di Cassiodoro in Euro
pa rifiorira la cultura e si creera il latino medievale nelle scuole risor
te per la riforma carolingia, dopo la squallida decadenza dei secoli
VII e VIII.
Che la decadenza fosse incominciata, dimostrano quelle parole dei
monaci a Cassiodoro: in particolare esse documentano quanto sotto
l'aspetto fonetico, e per conseguenza anche morfologico, si fosse allon
tanato il latino popolare dal latino dotto, il latino parlato dal latino
letterario; quelle parole confermano anche cio che si deduce dalla
molteplicita e qualita di elementi popolari che si incontrano in scritti
del sec. V, come ad es. nella Peregrinatio Egeriae ad loca sancta dei
primi decenni; poi nella Historia Francorum di Gregorio di Tours del
sec. VI, come, se pure in evidenza molto minore, nella Regola di san
Benedetto (2).
La differenziazione del latino parlato dal latino letterario e fatto
antico nella storia della latinita: esso risale ai tempi della seconda
guerra punica, quando i Romani in contatto piu diretto e intenso con
la cultura greca comprendono il valore di una espressione linguistica
mente accurata e si formano una lingua ufficiale d'apparato, che as
surge presto a strumento di letteratura (3).
La letteratura diventa tosto esempio e norma di lingua colta, e
insieme oggetto e norma di insegnamento scolastico: la scuola, dive

e l'attivita culturale del patriziato romano nei sec. IV


(1) Circa gli atteggiamenti
e V, ?levatosi a baluardo contro i cristiani e barbari? e seguendo un ? indirizzo che
in Cassiodoro ha il suo apice?, cfr. Funaioli, op. cit., pp. 238-39, oltre quanto per
ciascun autore si pu6 leggere in M. Schanz, Gesch. der rom. Literatur, Muenchen, 1914, 4,
a cura di Schanz-Hosius-Kruger
1, per gli scrittori del sec. IV, e nel citato volume per
il sec. V. Circa, Tumanesimo cristiano dei padri e scrittori eoclesiastici dei sec. IV e
V cfr. C Mohrmann, L'itude de la latiniU chre'tienne. Conference donnee a PInstitut
de linguistique de PUniversit? de Paris le 5 mai 1951, pubblicata con bibliografia a Paris,
Klincksieck, 1955, pp. 19-35. (Nello stesso opuscolo sono raccolti due altri studi, che
verranno in seguito citati: Les formes du latin dit ? vulgaire?. Essai de chronnlogie
et de systemation de Vlpoque augusteenne aux langues romanes,pp. 1-15; Le dualisme
de la latinite medievale9 pp. 37-54)*
(2) Sulla decadenza del latino nel sec. VI cfr. F. Lot, A quelle ipoque a-t-on
cesse" de parler latin?, ?Archivum latinitatis Medii Aevi?, VI (1931), pp. 109-113;
G. Devoto, Storia della lingua di Roma, Bologna, 1944, pp. 339-40. Nel Lot notevole
e la recisa, polemica affermazione che difettoso fu anche il latino di S. Gregorio
Magno perche la corruzione ortografica, che si riscontra nei codici anteriori alia rina
scita carolingia, si deve imputare all'autore e non agli scrivani, come vogliono altri,
ad es. il Marigo, I. c, p. 137. In particolare per la Peregrinatio Egeriae (e gli studi
piu recenti sulla sua latinita) cfr. K. Vossler, Einfhiirung ins Vulgarlatein, herausg.
u. bearbeitet von H. Schmek, 1954, p. 60; per la Historia Francorum, ivi,
Miinchen,
pp. 70-71; per la Regola di S. Benedetto, cfr. E. Franceschini, La questione della
Regola di S. Benedetto, ? Aevum ?? 1956, 3, pp. 213-238, dove si mettono a punto i pro
blemi relativi; cfr. anche K. Strecker, Introduction a Vetude du latin medievale, trad,
par P. van de Woestijne, Lille, 1948, pp. 17-19.
(3) Cfr. Devoto, op, cit., pp. 139-144; M. Marouzeau, Formation du latin UtUraire,
Paris, 1949.

This content downloaded from 185.2.32.46 on Sun, 15 Jun 2014 12:30:26 PM


All use subject to JSTOR Terms and Conditions
418 O. CREMASCHI

nuta cosi fucina e veicolo di lingua colta e letteraria, costituisce una


tradizione costante e uniforme in tutto il mondo latino. Vengono per
tanto a coesistere le due forme linguistiche, il latino colto letterario e
il latino popolare inseparabili, or piu or meno vicine Tuna al
parlato,
Paltra secondo le condizioni storiche; e in un rapporto di concordia di
scorsy come su un piano dialettico di tesi e di antitesi, ininterrottamente
Tuna influenza l'altra. E tal dualismo e proprio la ragione della loro
vitalita: il latino letterario, grave e lento per il suo spirito normativo
e tradizionalistico, preserva dalla dissoluzione il sermo vulgaris, fre
nandone l'evoluzione fonetica e la contaminazione morfologica attra
verso neologismi ed esotismi; il sermo vulgaris, vivace e agile per na
turale spontaneita e intenso dinamismo, premendo sul latino letterario,
ne impedisce il cristallizzarsi in lingua sorpassata, artificiale, morta (1).
Cosi sussistono le due forme finche l'insegnamento tradizionale sus
siste; al declinare di questo, si rallenta la tensione fra quelle e ne cresce
la divergenza: il sermo vulgaris accelera il suo processo evolutivo e il
latino letterario si avvia sulla china della decadenza e della sopravvi
venza erudita.
Questo avvio incomincia con la dislocazione della capitale del
l'impero a Costantinopoli: fu veramente un colpo al cuore della lati
nita, anche Nel secolo V le invasioni barbariche e
linguisticamente.
il tramonto latino d'Occidente ebbero conseguenze sem
poi dell'impero
pre piu profonde nel campo culturale, come in quello politico e reli

gioso: le varie membra dell'impero sono avulse dalla testa; l'antica


Romania comincia a decomporsi politicamente e linguisticamente. E
incomincia l'isolamento in conseguenza la cultura e la lingua
regionale:
prenderanno poi a conflgurarsi con vicende diverse nelle diverse regio
ni (2).
Prescindiamo dal considerare le vicende della latinita nell'Oriente:
ne sappiamo ben poco; sappiamo pero che durante il secolo VI il latino
si spense rapidamente, e nella seconda meta era ignorato alia stessa
corte imperiale (3).
Rapido il tramonto del latino anche nell'Africa del Nord, letteraria
mente tanto feconda negli ultimi tempi della classicita. Quella provincia
piu che le altre e scorsa dai barbari; e dalla meta del secolo V dominata
dai Vandali: le scuole pubbliche l'insegnamento e trasmes
scompaiono,
so da maestri privati, sempre meno numerosi. II latino, cessata l'influen
za di Roma, vi e tanto piu minacciato anche dalle lingue indigene,
punica e berbera, sempre vive e usate dalla massa della popolazione
nei comuni rapporti della vita; la lingua latina anche nei suoi piu rino
mati autori dei sec. V e VI, che pur segnano una ripresa delle lettere,

(1) Cfr. Mohrmann, Les du latin dit ? vulgare?..., pp. 1-3.


formes
(2) Cfr. Lot, L c, pp. 135-36; Devoto, op. cit.f pp, 343-349; De Ghellinck, op. cit, I,
pp. 9-10.
(3) Cfr. Lot, /. c, pp. 112-13; H. Ziliacus, Zum Kampf der Weltsprachen in ostro
mischen Reich, Helsingfors, 1935, pp. 33-38.

This content downloaded from 185.2.32.46 on Sun, 15 Jun 2014 12:30:26 PM


All use subject to JSTOR Terms and Conditions
LA LINGUA LATINA DEL MEDIOEVO 419

si rivela mediocre o addirittura ignara della morfologia e della sintassi


tradizionale. Per la conquista araba (642-670) dalla meta del sec. VII
l'Africa e separata per sempre dalla civilta latina e cristiana (1).
Anche nella Gallia l'invasione barbarica all'inizio del sec. V (a. 409)
infligge un colpo durissimo alia latinita: le numerose e fiorenti scuole
pubbliche sono travolte nella catastrofe, cosicche pare che le genera
zioni educate da Ausonio 395 ca) siano state le ultime a godere del
sistema scolastico normale, distinto nei tre gradi sotto il ludi magister,
il grammaticus e il rhetor. Tuttavia, pur ridotta, continua l'antica tra
dizione della lingua letteraria: ancora per due secoli alle scuole pub
bliche si sostituiscono scuole private di maestri che insegnano a gio
vani provenienti per lo piu dalla aristocrazia gallo-romana, che con
serva il patrimonio classico come mezzo di resistenza patriottica alia
barbaric La classe colta pero viene a costituire una ristretta mi
noranza (2). Si capiscono quindi le lamentele di san Cesario di
Aries (f 542) e di san Gregorio di Tours (538-594), rispettivamente nella
prima e nella seconda meta del sec. VI: il primo si rammarica di tro
varsi in quella sua metropoli, la ? Roma ?, in contatto con ric
gallica
chi commercianti della Provenza che non sanno ne leggere ne scrivere;
il secondo lo stato miserevole degli studi, le arti liberali tra
deplora
scurate, le persone colte non comprese, e accusa lacune nella sua stessa
formazione e retorica (3). Ciononostante in Gallia, an
grammaticale

non poteva esser capito da tutti i fedeli, se parlava nella


(1) Ma gia sant'Agostino
con la quale ci sono tramandati i suoi sermoni: il latino era in uso soltanto
lingua
tra la popolazione delle classi superiori e medie nelle citta dell'Africa proconsolare,
della Bizacena e della Numidia; nella Mauritania, superficialmente romanizzata, si era
conservato, almeno I'idioma libico, per convenzione chiamato berbero. Gli
parzialmente,
idiomi e nel corso dei sec. IV e V, tra la plebe, e nelle cam
indigeni, punico berbero,
pagne particolarmente, prevalsero tanto che il latino non vi era piii capito: cfr. Lot, ivi,
pp. 109, 122-124, 135; P. De Labriolle, Histoire de la litterature, cit., II, pp. 769-773;
De Ghellinck, op. cit., pp. 40-43; M. I. Marrou, Storia delVeducazione nelVantichita,
trad, di U. Masi, Roma, 1950, pp. 453-54.
(2) Lot, ivi, pp. 99-101; 128-29; Mohrmann, Les formes du latin..., pp. 12-13; Mar
rou, op. cit., pp. 450-53 (dell'organizzazione della scuola romana distinta nei tre gradi,
il Marrou parla alle pp. 353-383).
(3) Lot, ivi, pp. 107-8; per S. Gesario, Schanz-Hosius-Kruger, op. cit., pp. 556-564;
per S. Gregorio di Tours, Manitius, op. cit., pp. 216-223; per ambedue gli scrittori, De
Ghellinck, ivi, pp. 12; 43-45; De Labriolle, Histoire de la litterature..., cit., II,
pp. 773-776, 791-798. Per i lamenti di S. Cesario si veda alia citata p. 12 del De
Ghellinck; di S. Gregorio di Tours vale la pena di riferire testualmente le espressioni
vivacissime: Historia Francorum, prima (M.GJH., Scriptores rerum Merovin
praefatio
gicarum, t. I, curante B. Krusch, Hannover, 1937, editio altera, p. 1) ? Decedente atque
immo potius ab urbibus Gallicanis liberalium cultura litterarum, cum nonnuU
pereunte
lae res gererentur vet rectae vet inprobae.... nec repperire (sic) possit quisquam peritus
aut metrico versu:
dialectica in arte grammaticus qui haec aut" stilo prosaico depingeret
ingemescebant saepius dicentes: Vae diebus nostris, quia periit studium lit
plerique
terarum a nobis, nec reperitur rethor in populis qui gesta praesentia promulgare possit in
a nostris miratus sum
paginis " ". Ista enim et his similia iugiter intuens... fari plerumque
rethorem rusticum multi"*. Per le
quia. Philosophantem intellegunt pauci, loquentem
lacune della propria istruzione cosi si scusa san Gregorio : Liber primus (ivi, p. 3): ? Sed
prius veniam legentibus praecor si aut in litteris aut in sillabis grammaticam artem

This content downloaded from 185.2.32.46 on Sun, 15 Jun 2014 12:30:26 PM


All use subject to JSTOR Terms and Conditions
420 G. CREMASCHI

cora per tutto il sec. VI, la latinita conserva i suoi contatti col passato
classico: alia classicita appartengono ancora gli scrittori di tal secolo,
Gregorio di Tours come Venanzio Fortunato, il quale pero ha rice
vuto la sua formazione a Ravenna (1).
In Italia le condizioni si mantengono piu favorevoli alia continua
zione della latinita: le scorrerie e il saccheggio di Roma ad opera di
Alarico (410) e di Genserico (455) sono violenti e disastrosi, ma sono
meteore; poi la dominazione degli Ostrogoti e piuttosto di stimolo alia
tradizione culturale classica. Sussistono le istituzioni scolastiche an
tiche: secondoil sistema romano, maestri laici impartiscono Pinsegna
mento fondatosulla letteratura prof ana in centri di vivace attivita:
emergono Milano, Ravenna, Roma (2). Quivi si ripetono i successi delle
Declamationes di Seneca alPinizio delPimpero: chierici, nobili e po
polani per quattro giorni nelPaprile del 554 affollano la basilica di
S. Pietro in vinculis ad ascoltare la lettura del poema cristiano di Ara
tore; al foro Traiano in pubbliche adunate solenni si declamano Virgi
lio e i ?moderni?, al dire di Venanzio Fortunato (3).
Anche nella penisola iberica Pambiente si conserva relativamente
favorevole alia cultura, sopratutto dopo la conversione dei dominato
ri Visigoti: le lettere latine nel sec. VI hanno una fioritura particolare
che si spinge dentro i primi decenni del sec. VII, culminando nella per
sonality e nella produzione di Isidoro di Siviglia (f636), al quale e
generalmente attribuito Ponore di chiudere la storia della letteratura
latina antica (4).
E veramente la cultura antica prima del tramonto lascia sulPoriz
zonte i suoi ultimi bagliori in quel VI secolo, che fu grande. Gli uo
mini piu rappresentativi di questo tempo, Boezio, Cassiodoro, Grego
rio Magno, Isidoro di Siviglia per la loro origine e per la loro forma
zione appartengono al mondo antico, e hanno chiara e viva coscienza
del compito di trasmetterne Peredita nella nuova spirituality del cri
stianesimo: essi fissano le linee spirituali e indicano i materiali del
futuro edificio medievale (5).
excessero de qua adplene non sum inbutusv. (Si vedono in Manitius, op. cit., pp. 217-18
altre testimonianze in proposito).
(1) Mohrmann, Les formes du latin..., pp. 12-13.
(2) Lot, ivi, pp. 110-112; Marrou, op. cit., pp. 454-56; De Ghellinck, ivi, pp. 10-11;
Mohrmann, Les formes du latin..., p. 14.
(3) De Ghellinck, op. cit., pp. 10-11; Venanzio Fortunato parla di tali declama
zioni nel Carm. Ill, 18-78 (Ediz. Leo e Krusch, in M.G.H., Auct. Antiq., IV, p. 70): ? Vix
modo tarn nitido pomposa poemata cultu-audit Traiano Roma verenda foro ?; e Carm. VII,
8, 25: ? aut Maro Traiano lectus in Urbe foro ?; per le letture del De actibus Apostolorum
di Aratore cfr. anche Fr. J. E. Raby, A History of christian-latin poetry from the be
ginnings to the clos of the middle ages, Oxford, 1953, pp. 118-19.
(4) Lot, ivi, pp. 109-110; De Ghellinck, op. cit., pp. 11; De Labriolle, Histoire
de la litterature..., cit., II, pp. 818-823. II Lot,, ivi, p. 110, afferma che Isidoro di
Siviglia ben si merita Tonore, attribuitogli generalmente, di chiudere, per convenzione,
Pantichita; pero Schanz-Hosius-Kruger, op. cit., pur chiudendo la trattazione della
storia letteraria di Roma con la fine del sec. VI, non trattano di Isidoro di Siviglia.
(5) De Ghellinck, op. cit., pp. 13-29.

This content downloaded from 185.2.32.46 on Sun, 15 Jun 2014 12:30:26 PM


All use subject to JSTOR Terms and Conditions
LA LINGUALATINADEL MEDIOEVO 421

.vr. ja,
"TV"W W

I sec. VII e VIII segnano la fase acuta della crisi linguistica nei
paesi latini delPEuropa^il fattore decisivo e Faffievolimento estremo
e anche la rottura della tradizione scolastica antica.
Alia rottura si arriva in Francia. Ivi alFinizio del sec. VII Fin
segnamento tradizionale e scomparso: sopravvivono povere scuole
presso le chiese cattedrali o nei principali borghi. La lettura, la scrit
tura, il computo, lo studio del Nuovo Testamento, il canto ecclesiastico
sono le materie delPinsegnamento, ridotto al minimo indispensabile
per Pesercizio del ministero ecclesiastico (1).
In Italia invece, anche dopo la invasione dei Longobardi, Finse
gnamento di tipo antico, professato da laici in pubbliche scuole, non
scompare del tutto nei maggiori centri, come a Milano e Roma, e in
alcune citta costiere, come a Ravenna, Salerno, Napoli; ma le comuni
cazioni, difficili e rare gia negli ultimi tempi delPimpero, per le inva
sioni e sotto il dominio dei barbari diventano sempre piu difficili fino
ad essere del tutto interrotte. In tal modo Finfluenza sia delle scuole
pubbliche sia delle scuole dei monasteri superstiti, in cui Pinsegna
mento continua con indirizzo classico, resta assai debole e ristretta,
anche quando i Longobardi convertiti verso la fine del sec. VII favori
scono positivamente l'istruzione e fondano la scuola di corte a Pavia (2).
Analoghe a quelle dellTtalia devono essere, per quanto sappiamo,
le condizioni delle scuole e della cultura nella Spagna visigotica fino
alPinvasione araba del 711 (3).
Ma sia nella Spagna sia in Italia, come in Francia, per la istruzio
ne non si sente piu interesse spirituale e morale, e neanche materiale.
Durante la formazione e retorica era indispen
Pimpero grammaticale
sabile a chiunque voleva ottenere un posto nella amministrazione dello
stato: alle scuole percio accorrevano anche i figli delle classi medie e
povere. La aristocrazia sapeva poi che un componimento ben tornito
o un solenne panegirico poteva portare alle dignita piu alte. Sotto i
barbari invece, se i Romani nei sec. VII e VIII entrano nelle corti, de
vono il favore dei padroni ad altri meriti che ad una composizione in
latino. Non che i barbari pensino mai a soffocare la cultura; anzi essi
stessi pretendono di scrivere in latino classico, se pure con tentativi

ivi, p. 138; Marrou, op. cit., pp. 452-53; Mohrmann, Les formes du latin...,
(1) Lot,
12-13: resta sempre fondamentale M. Roger, Uenseignement des lettres
pp. sulFargomento
d'Ausone a Alcuin. Introduction a Vhistoire des e"coles carolingiennes, Pa
classique
ris, 1905.
(2) Lot, ivi, pp. 135, 138; Marrou, op. cit., pp. 456-458; Mohrmann, Les formes du

latin..., p. 14.
(3) De Ghellinck, op. cit., p. 11: poterono soprawivere e agire le antiche tradi
zioni scolastiche sotto la
anche dominazione visigotica per la inferiorita numerica degli
jnvasori, presto convertiti al cristianesimo e assoggettati agli istituti giuridici
poi
romani: prova ne e inoltre la scarsissima influenza della lingua visigotica che ha la
sciato solo un centinaio circa di parole nel lessico neolatino spagnolo.

This content downloaded from 185.2.32.46 on Sun, 15 Jun 2014 12:30:26 PM


All use subject to JSTOR Terms and Conditions
422 O. CREMASCHl

assai maldestri e goffi; ma alia forza principalmente riservano il loro


culto i barbari. Inoltre per imatrimoni tra romani e barbari le razze
si confondono; i costumi ci gusti dei barbari, piu forti, finiscono col
prevalere. L'aristocrazia nuova o vecchia supe^stite non cessa di impa
rare a leggere e scrivere; ma l'istruzione si arresta dentro limiti molto
angusti, e comunque non arriva alia creazione letteraria in latino. Scorn
pare cosi il latino classico anche dalla classe sociale che piu a lungo e
rimasta fedele alia tradizione (1).
E scompare pure dalPalto clero, perche i vescovi e i prelati, per
tradizione quasi generale e costante nei secoli precedenti, sono eletti
tra l'aristocrazia e tra i pubblici funzionari. Vescovi e prelati ora non
possono piu esser ne diventare letterati: tali non possono uscire dalle
scuole; tali non possono essere nella vita. Le esigenze della vita concreta
allontanano l'alto clero dalla conoscenza e dalla pratica del latino tra
dizionale. Molteplici occupazioni assorbono l'attivita dei vescovi: oltre
le cure propriamente spirituali, c'e l'amministrazione dei beni eccle
siastici che via via crescono; c'e l'assistenza ai poveri e a tutti quelli in
qualsiasi modo sofferenti e bisognosi, che guardano al vescovo come al
protettore e al benefattore per diritto e per dovere. Ad ogni istante poi
il vescovo pud esser chiamato alia corte del monarca barbaro e con
vertito. Nel suo palazzo il vescovo e circondato dai chierici e dai laici
della sua guardia; e necessariamente anche qui, come nei rapporti pa
storali col popolo, deve usare la lingua volgare. In sinodi e concili i
vescovi certamente si sforzano di comunicare in latino; ma nei primi
decenni del sec. VII sinodi e concili si fanno sempre piu rari, e non se
ne celebrano piu nel sec. VIII fino alia restaurazione carolingia. Quindi
fatalmente l'alto clero perde l'uso del buon latino. E quanto di latino
pud sapere il prete di campagna, appena capace di dir la messa che
capisce solo a meta? Quanto posson saperne i chierici minori, il cui
studio si ferma ai piu elementari rudimenta?
Buono si dovrebbe conservare il latino liturgico: i suoi testi ven
gono dalla buona antichita e si trasmettono immutati con religioso
scrupolo. Ma come si pronunzia e come si scrive anche questo sacro la
tino? Si puo capire da alcuni sacramentari, anteriori alia riforma caro
lingia: essi presentano una grafia stupefacentemente barbara e rivelano
una pronuncia che doveva differire ben poco da quella del volgare (2).
Barbara lingua, qual'e quella dei documenti pubblici e piu impor
tant^ come editti e diplomi regii, come leggi e formule, testi redatti
da cancellarii e notarii, che per lo piu son chierici; barbara lingua, co
me quella dei manoscritti di vite di santi, di cronache, di frammenti
di lettere, in cui e un formicolio di errori di ogni genere: e lo sfacelo
della ortografia, della morfologia, della sintassi latina (3). Per molto

(1) Lot, ivi, pp. 99-101; De Ghellinck, op. cit., pp. 75-76.
(2) Lot, ivi, pp. 142-144.
(3) Lot, ivi, pp. 138-141; De Ghellinck, op. cit., pp. 12-13.

This content downloaded from 185.2.32.46 on Sun, 15 Jun 2014 12:30:26 PM


All use subject to JSTOR Terms and Conditions
LA LINGUA LATINA DEL MEDIOEVO 423

tempo tali testi si sono creduti redatti in lingua volutamente volgare


o almeno senza la minima preoccupazione letteraria; supposizione del
tutto errata, perche quegli scrittori hanno la pretesa di scrivere in lin
gua distinta da quella parlata; come Gregorio di Tours, come Venanzio
Fortunato, un cancelliere merovingico, longobardo o visigotico, si sforza
di seguire la tradizione secolare (1).
Gli e che la rottura o l'affievolimento delPinsegnamento classico
lascia il latino popolare libero e autonomo nella sua evoluzione: quel
poco latino appreso a quelle povere scuole non ha la forza di resistere
alia lingua parlata; i testi latini si infarciscono di elementi volgari. Cio
si constata in Francia piu che al di qua dei Pirenei e delle Alpi, dove
la rottura con la tradizione classica non e stata mai completa: dovunque
pero nella pronuncia e nella scrittura e la barbaric
E per la restaurazione del latino la riforma carolingia incomin
cera dall'ortografia, come ha fatto Cassiodoro nel suo tentativo di ar
restarne la decadenza.

# * *

Nel 781 Carlo Magno, diretto a Roma per celebrarvi la Pasqua,


sosta a Parma e quivi si incontra con l'anglosassone Alcuino in viaggio
verso la patria dopo una missione presso il papa Adriano I. Gia da
due anni si conoscono il re dei Franchi e il monaco di York: questi
ha fatto visita a Carlo nel suo palazzo reale durante una peregrina
zione a Roma. Ma l'incontro del 781 e decisivo: ? suasionibus et pre
cibus ?, Alcuino e indotto a stabilirsi poi a corte. Vi trova Paolo Dia
cono, ospite da quello stesso anno 781, Paolino di Aquileia dal 776, Pie
tro da Pisa dal 774. Questi dotti italiani han gia dato mano all'opera di
restaurazione voluta dal re; ma nella scuola palatina e nella corte la
personality piu influente diventa subito Alcuino, e della sua impronta
sara segnata nello spirito e nel metodo la riforma carolingia (2).
Si verifica qui uno dei paradossi non infrequenti nella storia: la
lingua genuina e la tradizione latina vengono restituite all'Europa in
misura preponderante da paesi di lingua assai diversa dal latino,
dalla Britannia e dallTrlanda, e piu da quest'ultima, che in nessun
modo mai e appartenuta alia Romania.
E' noto infatti che nella Britannia inferiore sono arrivati i Roma
ni: la conquista, invano tentata da Cesare, e compiuta dall'imperatore
Claudio. Ma la romanizzazione fu difficile, lenta, contrastata da sol

(1) Lot, ivi, pp. 106-107; Mohrmann, Les formes du latin..., pp. 2, 12-13.
e il
(2) Per le date e i particolari qui riferiti cfr. Lot., ivi, 144-46; poi il Manitius
Db Ghellinck nelle bio-bibliografie dei dotti sopraricordati; per Alcuino e fondamentale
la Vita Alcuini, edizione di Arndt, in M.GM., SS., XV, pars I, pp. 182-197); l'incontro
tra Alcuino e Carlomagno a Parma e le parole si leggono a p. 190.
sopracitate

This content downloaded from 185.2.32.46 on Sun, 15 Jun 2014 12:30:26 PM


All use subject to JSTOR Terms and Conditions
424 0. CREMASCHI

levazioni interne e da invasioni anehe dopo la costruzione della gran


diosa difesa del Vallum MadrianL E non fu completa mai: il latino
non riusci a soppiantare il celtico, lingua indigena (1).
Poi, al principio del sec. V, le legioni romane devono ritirarsi dal
Pisola per difendere il continente dai barbari invasori; e sulla Britan
nia si riversano gli Angli e i Sassoni. La lingua latina e la fede cri
stiana ? penetratavi gia dal sec. Ill ? si racchiudono in pochi mo
nastery oasi nel deserto della barbarie, che resistono ai ripetuti assalti
degli invasori. Ma presto nella Britannia la civilta e la cultura latina
ritornano dall'Irlanda (2).
Gli Scotti d'Irlanda, iniziati al Vangelo all'inizio del sec. V, de
cisamente poi verso la meta dello stesso secolo sono organizzati in
comunita cristiana da san Patrizio, il quale come strumento di diffu
sione e consolidamento della religione novella si serve del monachi
smo raccolto in monasteri, sia per uomini sia per donne, fiorenti e
? e tutti animati
grandiosi chiamati civil at es ?, da gran fervore di
attivita intellettuale negli studi sacri e profani. Sono questi monaci
che per primi si dedicano alia conversione degli Anglosassoni della
Britannia (3). Poi nel 597, guidati dal monaco Agostino, arrivano an
ehe i missionari romani, inviati da san Gregorio Magno, seguiti da
altri nel corso del sec. VII, alia fine del quale anche tra gli Anglosas
soni il paganesimo e pienamente sconfitto, se non del tutto scomparso.
Fra questi missionari romani ci sono anche dotti maestri che portano
fra gli insulari il sistema scolastico antico fondato sull'insegnamento
profano: la tradizione scolastica scottica, di origine e prevalenza cri
stiana, si fonde cosi con quella romana, e sotto tale duplice influenza
tra gli Anglosassoni si organizzano e si moltiplicano i monasteri per
ambo i sessi, in nobile emulazione per disciplina e attivita, focolai
di studi e di apostolato (4).
Apostolato di fede e insieme di cultura, caratteristica soprattutto
dei monaci irlandesi, per i quali il gusto della peregrinatio pro Chri
sto diventa una seconda natura. Spiriti curiosi e avidi di istruirsi,

(1) Circa la romanizzazione della Britannia fino a Domiziano ci informa Tacito nel
De Agricola; per i provvedimenti di Adriano intesi ad assicurare il possesso della Bri
tannia, cfr. R. Paribeni, Ultalia imperiale, Milano, 1938, pp. 335-56; per la sopravvivenza
del celtico, cfr. Lot, ivi, p. 135.
(2) Una comunita cristiana saldamente organizzata esisteva nelle provincie bretoni
orientali all'inizio del sec. IV: cfr. J. Zeiller, Storia della Chiesa..., cit., Torino, 1938,
I, pp. 130-31; per l'abbandono della Britannia da parte delle milizie romane, e le vicende
della cristianita e della lingua latina, alia invasione dei Sassoni e degli Angli, cfr. P. De
Labriolle, Storia della Chiesa..., Torino, 1941, IV, pp. 379-80.
(3) L'Irlanda in seguito alia evangelizzazione compiuta da S. Patrizio, diventa
insula sanctorum et doctorumi> e seminario di apostoli: cfr. P. De Labriolle, ivi, pp.
383-85; per le scuole monastiche ivi subito sorte, cfr. Marrou, op. cit., pp. 450-51.
(4) Circa la missione guidata dal monaco Agostino e l'opera dei suoi successori
?
eminenti particolarmente per dottrina abate di Nisida e il
Adriano, presso Napoli,
monaco Teodoro di Tarso ? cfr. R. Aigrain, Storia della Chiesa..., Torino, 1945, V, pp.
289-336.

This content downloaded from 185.2.32.46 on Sun, 15 Jun 2014 12:30:26 PM


All use subject to JSTOR Terms and Conditions
LA LINGUALATINADEL MEDIOEVO

insieme uniscono la passione del viaggiare e del ricercare le tracce


della cultura antica: intrepidi migratori e missionari, asceti e rifor
matori, grammatici e poeti nello stesso tempo, percorrono tutte le gran
di vie del continente; tra le popolazioni ignoranti passano in frotte
rumorose, spettacolo di stupore, sovente di ammirazione, talvolta di
diffidenza; e tra la gente convertita o rieducata alia fede e alia disci
plina cristiana con lo stupefacente ricordo della loro tonsura ? testa
rasa tutta, all'infuori di una striscia di capelli sulla fronte a guisa di
mezza corona ?, e con quello raccapricciante delle loro macerazioni,
lasciano un'alta idea del loro sapere e della loro rubesta santita; la
sciano anche i loro monasteri, come a Luxeuil, Lorsch, Fontaines, San
Gallo, Bobbio, che segneranno le tappe di tanti altri erranti cavalieri
della fede e della cultura fino a medioevo avanzato. E proprio a que
ste fondazioni, sparse un po' dappertutto, si deve il risvegliarsi di aspi
razioni e movimenti verso un miglioramento intellettuale al di qua
della Manica (1).
Dagli Anglosassoni esce, insieme con numerosi altri, il piu grande
missionario del medioevo, san Bonifacio, l'apostolo della Germania.
Egli lascia dietro di se le posizioni conquistate da monaci galli, aqui
tani, franchi, scotti; coadiuvato da uno stuolo di altri monaci an
glosassoni, insignito della piu ampia autorita dal Pontefice, soste
nuto dal favore di Carlo Martello e poi dei figli Pipino e Carlomanno,
stabilisce saldamente tra quei barbari la fede, consacrata dal suo mar
tirio (2). E con la fede diffonde il latino tra i Germani; i quali, anco
ra primitivi e con una letteratura rudimentale espressa in pochi canti
guerreschi, di fronte alia meravigliosa ricchezza della latinita, restano
dapprima stupefatti, poi irresistibilmente attratti, quindi avidi assimi
latori; e si impossessano del latino con quella disciplina di metodo, di
precisione, di compiutezza, che e caratteristica del loro temperamento.
Fulda, centro e simbolo della Germania cristiana e latina, entro lo
spazio di due generazioni crea una scuola tra le piu feconde d'Europa
con una biblioteca tra le piu ricche del tempo: a continuar l'opera della
riforma carolingia mandera maestri come Eginardo e Rabano Mauro,
il ?primus Germaniae? (3). La riforma carolingia non
praeceptor

il carattere e Papostolato di fede e di cultura dei monaci irlandesi, cfr.


(1) Circa
circa le strane usanze, le asperrime penitenze, la
De Ghellinck, op. cit.f pp. 29-31;
i riti religiosi, la peregrinatio pro Christo e le fondazioni monastiche cfr. De
tonsura,
Labriolle e Aigrain nelle per un miglioramento intellettuale anche
pagine sopracitate;
in Italia rinfluenza dei monaci irlandesi-anglosassoni, cfr. Lot, ivi, p. 146.
per
142-152; De Ghellinck, op. cit., 32-37; Aigrain, Storia
(2) Manitius, op. cit., pp.
della Chiesa..., V, pp. 556-63. Sugli Irlandesi, particolarmente nei rapporti col continente,
cfr. B. Bischoff, // monachesimo irlandese nei suoi rapporti col continente, ne II mo
nachesimo nell'alto medioevo e la formazione della civilta occidentale, vol. IV delle
? Settimane di Studio del Gentro italiano di studi sull'alto medioevo?, Spoleto, 1957,
pp. 121-138.
storici e bibliografia sull'attivita culturale latina in Germania da E.
(3) Cenni
in Storia della Chiesa..., Torino, 1948, VI, pp. 311 ss.; circa
Amman, Vepoca carolingia,
e il modo della latinizzazione dei Germani, cfr. E. Franceschini, Vepo
l'importanza

- Anno XXXI - 28
Aevum

This content downloaded from 185.2.32.46 on Sun, 15 Jun 2014 12:30:26 PM


All use subject to JSTOR Terms and Conditions
426 0. CREMASCHI

sarebbe stata possibile ne in paese franco ne altrove senza l'opera di


Bonifacio e degli insulari in genere: imonaci e missionari scotti e an
glosassoni ne hanno stabib'to i necessari presupposti con una prepa
razione remota e piii o meno diretta.
Tra i Germani il latino arriva come lingua importata, si impara
come lingua morta, si insegna e si trasmette come lingua dotta degli
strati superiori della societa, accanto alia lingua nazionale pure essa
sempre coltivata. Tra i Germani il latino si trova pertanto nelle stesse
condizioni che tra gli insulari, principali loro maestri; il latino degli
insulari pero ha un carattere di omogeneita raro tra i germanici,
perche quelli hanno attinto il loro latino attraverso un contatto di
retto con la lingua viva e corrente della tarda latinita cristiana, que
sti invece da fonti varie, di cui alcune gia inquinate. Analogo anche
l'orientamento cuiturale dei germanici e degli insulari: lo studio del
latino programmaticamente e subordinato ad un fine essenzialmente
ecclesiastico, cioe alia retta e piena comprensione della Scrittura e
dei Padri della Chiesa. Per conseguenza, anche se nei piani scolasti
ci e contemplato l'insegnamento di tutte le arti liberali, lo studio in
misura prevalente e piu particolareggiata e dedicate alia grammatical
questa del resto e esigenza la piu ovvia per gente che impara un idio
ma straniero e la piu vantagiosa per una societa civile in formazione.
Ed e interessante notare come degli insulari, sia di quelli che consu
mano la vita nelFinsegnamento e nell'attivita letteraria, sia di quelli
che si consumano nell'apostolato, l'interesse e la mentalita gramma
tical siano legge comune. Ne sono di esempio le personality, per di
verso aspetto piu eminenti, prodotte dalla prodigiosa vitalita della
tradizione irlandese-anglosassone, Beda e Bonifacio: il primo lascia
? e tra esse un De co
una serie di opere pedagogiche orthographia,
me il trattato di Cassiodoro ?, frutto del suo insegnamento fondamen
talmente grammaticale; al secondo, cui l'insegnamento e un'opera di
assai fortunata valgono il titolo di Grammaticus Germa
grammatica
nicus, il senso di esattezza non meno che la sollecitu
grammaticale,
dine pastorale, si rivolta appena che un prete ignorante usi una forma
difettosa nella amministrazione dei sacramenti; l'uno e l'altro fino alia
fine della vita conservano il culto delle arti liberali, la pratica del la
tino corretto, l'attitudine alia versificazione prosodicamente esatta.
E nello studio e nell'insegnamento i maestri insulari attingono ai
ai piu antichi: a Giuliano di
grammatici piu noti, dai contemporanei
Isidore di Siviglia, Prisciano, Diomede, Carisio, Donato: fra
Toledo,

II vol. delle ? Set


in Problemi comuni delVEuropa post-carolingia,
pea post-carolingia,
timane di studio del Centro italiano di studi sull'alto medioevo ?, Spoleto, 1955, p. 314;
op. cit., pp. 288-302; De Ghellinck, op. cit, pp. 102-104
per Rabano Mauro, Manitius,
in particolare, e frequentemente passim quando tratta di generi letterari, scuole, biblio
teche...; Funaioli, op. cit., p. 242; per Eginardo, cfr. Manitius, op. cit., pp. 639-646;
154-155 e passim; Idem, p. 53, per la latinita eel
De Ghellinck, op. cit., pp. 101-102;
tico-germanica.

This content downloaded from 185.2.32.46 on Sun, 15 Jun 2014 12:30:26 PM


All use subject to JSTOR Terms and Conditions
LA LINGUALATINADEL MEDIOEVO 427

tutti pero, con superiority senza confronto, dominano Donato e Pri


sciano. ?Est grammatica magistra verborum, ornatrix humani gene
ris... quae est videlicet origo et fundamentum liberalium litterarum ?,
ha scritto Gassiodoro: e gli insulari hanno salvato e poi trasmesso al
medioevo la correttezza della lingua, proprio attraverso il culto delle
arti liberali e sopratutto sull'appoggio della attivita grammatical;
essi hanno cosi anche creato quelia scuola di insegnamento specifica
mente cristiano, della quale Cassiodoro lamenta la mancanza nel
proemio alle sue Institutiones (1).
Gli insulari non solo fanno fiorire la lingua con una correttezza
sconosciuta sul continente; ma i piu provveduti la parlano e la scri
vono con tal padronanza e tal gusto da dar l'illusione del classicismo
antico. E difatti anche gli Anglosassoni, malgrado qualche riserva di
Beda i dei maestri scotti dimostrano una
per monaci, sulFesempio
viva simpatia verso la cultura classica. E pure in tale apertura di sim

gli insulari si muovono sulla linea dello spirito


patia verso i classici,
di Siviglia e Gregorio Ma
di Cassiodoro: egli infatti, se come Isidoro
teoria alia cultura un valore di mezzo e una
gno in assegna profana
funzione introduttiva studi sacri, piu di ogni altro si dimostra
agli
verso gli auctores.
aperto con simpatia
ricercano sul continente o trascrivo
E degli auctores gli insulari
no i codici: come Benedetto (628-690) dai cinque suoi pelle
Biscopo
a Roma ritorna carico di libri, gli abati e i monaci non ritor
grinaggi e
nano mai al monastero senza un prezioso bottino di manoscritti;
le loro biblioteche. E negli scriptoria i testi
sono fieri di arricchirne
con tale ricchezza di lettere e con si originale ornamen
si trascrivono
una vera capacita e compiacenza artistica (2).
tazione da dimostrare
Cosi per Fopera degli Scotti e degli Anglosassoni, fedeli piu che
? con e anche da Boezio ?, il
altri all'impulso dato da Cassiodoro

si leggono la prima in Variae, IX,


(1) Le definizioni della grammatica sopra citate
nelle Institutiones (Praefatio secundi libri,
21 (Mignb, P.L.y 69, col. 787), la seconda
di Cassiodoro per la mancanza di una scuola spe
il lamento
Keil, iui, p. 213). Circa de la latiniti midie
cristiana in Occidente, cfr. Mohrmann, Le dualisme
cificatamente
il testo, che e Pinizio delle Institutiones. Mar
si riporta anche
vale..., pp. 46-47, dove non ha
nota come realmente la cristianita occidentale saputo
rou, op. cit.} pp. 411 ss.,
una scuola specificamente cristiana.
organizzare e anglosassone in
e stato detto circa la latinita irlandese
(2) Per quanto sopra
cfr. De Ghejllinck, op. cit.y pp. 71-79; Mohrmann, Les formes du latin..., pp. 2-3;
genere,
Le dualisme de la latinite' m&di&vale..., pp. 41-42. In particolare per Boni
Mohrmann,
Beda cfr. De cit.f a pp. 32-37,
facio si veda pid sopra; per Ghellinck, op. particolarmente
la influenza di Beda durante
ma assai frequentemente passim per importantissima
tutto il medioevo (il Funaioli, op. cif., p. 241, definisce Beda ? precettore per eccellenza
cfr. Manitius, per Giuliano di Toledo cfr. Manitius, pp.
del Medio Evo?); pp. 70-87;
che YArs grammatica di Giuliano fu imme
129-133; il De Ghellinck, pp. 52-53, nota
cfr. Aigrain, Storia della
diatamente conosciuta in Inghilterra; per Benedetto Biscopo,
In particolare circa Parte della miniatura presso gli Irlandesi,
C4hiesa..., V, pp. 336-37.
Cfr. F. Masai, // monachismo irlandese nei suot rapporti col continente (arte) ne JZ
monachesimo nelValto medioevo e la formazione della civiltd occidentale, cit., pp.
139-163.

This content downloaded from 185.2.32.46 on Sun, 15 Jun 2014 12:30:26 PM


All use subject to JSTOR Terms and Conditions
428 C. CREMASCHI

tinente eredita ancora i quadri generali della cultura classica, i suoi


metodi e, pur con riserve di esigenza religiosa, i principali risultati:
le scuole del continente si modellano largamente sul tipo anglosassone,
prodotto della duplice influenza irlandese e romana. Bisogna rifarsi
a queste scuole precarolinge per comprendere la latinita medievale
ricostituita dalla riforma carolingia: in quelle scuole si fondano
i principi da cui la latinita medievale e ispirata, si scoprono le sorgen
ti da cui e alimentata, si incontrano i modelli secondo i quali e di
retta (1).
Alia corte di Carlo Magno i dotti italiani e il visigotico Teodolfo
d'Orleans da una parte, e dall'altra Alcuino e i doctissimi magistri
scotti Clemente, Dungalo, Dicuil, Joseph rappresentano le due cor
renti a cui attinge il monarca franco per il compimento della sua vi
gorosa iniziativa: i primi sono i campioni della tradizione romana
classica; altri della tradizione sopratutto cristiana, ispirata alia
gli
Bibbia e alia patristica. Ma questa seconda corrente si vede prevalere
nella concezione e negli inizi della restaurazione carolingia (2).
E fin dai disegni e dai tentativi di Pipino il Breve: egli agli inizi
del suo regno con provvedimenti riguardanti immediatamente l'orto
metter fine alia situazione caotica della latina,
grafia cerca di lingua
e si propone il rinnovamento intellettuale come premessa indispensa
ble alia riforma del clero. E' lo stesso ideale di Bonifacio, l'apostolo
continua del padre. II famoso
della Germania (3). Carlo Magno Popera
De Scholis, che si pud considerare la magna charta della
capitolare
riforma carolingia, si ispira al De schematibus et tropis di Beda: in
fatti Carlo Magno afferma la necessita di conoscere ?la grammatica,
i tropi e le figure di parola e di pensiero per comprendere i misteri
della santa Scrittura?; afferma anche che un clero senza istruzione
? e incapace di conoscere la legge di Dio e di predicarla al popolo ? (4).

V enseignemente des lettres clas


(1) De Ghellinck, op. cit., pp. 78-79; M. Roger,
siques .., gik citato.
della riforma in genere e dei dotti che
(2 Cfr. Lot, iui, pp. 144-147; carolingia
l'attuaiono tratta con visione d'insieme De Ghellinck, op. cit., pp. 84-100 (il Manitius
tratta dei dotti alia corte di Carlo dei principi e dei caratteri
separatamente Magno);
della riforma carolingia fa cenni la Mohrmann, Les formes du latin..., pp. 2-3; Le dua
lisme de la latinite..., pp. 46-47.
(3) Lot, iui, pp. 144-45; De Ghellinck, op. cit., p. 84; Mohrmann, Les formes du la
esser lo stesso l'ideale di S. Bonifacio e di Pipino il
tin..., pp. 3, 13. Come potesse
Breve, si spiega ricordando i rapporti di stima reciproca e di collaborazione fra PApo
stolo della Germania e il re dei Franchi: e circa tali rapporti cfr. Aigrain, Storia delta
Chiesa...., V, pp. 377-80 e passim.
(4) Cfr. De Ghellinck, op. cit., pp. 76 e 85. Ecco i testi delle prescrizioni di Carlo
in M. G. H., Legum sectio, II, Capitularia regum Francorum, t. I, ed. A. Bo
Magno,
retius, p. 46, paragr. 16: ? Quicumque autem a suo episcopo frequenter admonitus de
sua scientia, ut discere curet, facere neglexerit, procul dubio et ab officio remoueatur
ct ecclesiam quam tenet amittat, quia ignorantes legem Dei earn aliis annuntiare et prae~
dicare non possunt?; dalla Karoli epistola de litteris colendis. 780-800 (iui,, p. 79): ? Qua
mobrem hortamur uos litterarum studia non solum non negligere, uerum etiam hu
millima et Deo placita intentione ad hoc certatim discere ut facilius et rectius diui

This content downloaded from 185.2.32.46 on Sun, 15 Jun 2014 12:30:26 PM


All use subject to JSTOR Terms and Conditions
LA LINOUA LATINA DEL MEDIOEVO 429

Lo spirito geniale di Carlo Magno non si protende affatto sugli oriz


zonti radiosi delPumanesimo letterario; si ferma su un programma
di insegnamento primario a base grammaticale.
E grammaticale e in prevalenza Pattivita dei dotti nella scuola
palatina, come la loro preparazione e le loro attitudini: e Alcuino e
grammatico per tutta la vita, come Beda, come Cassiodoro (1). E come
Beda e come Cassiodoro, i maestri della scuola palatina riassumono e
commentano le grammatiche antiche, e attingono soprattutto a Donato
e a Prisciano; e anche riassumono e commentano Popera di Marziano
Capella, ristabilendo cosi in pieno il culto delle arti liberali. Ma proprio
in tale attivita scolastica, intesa a restaurare la lingua, la superiorita
degli insulari e determinante, perche essi soli dispongono del latino
corretto: attinto alia corrente della viva latinita si e trasmesso nelle
loro scuole senza esser corrotto dalla parlata popolare di un latino
sempre piu degenere, come e avvenuto sul continente (2).
DalPinsieme di questi elementi risulta come la posizione di Alcui
no a corte e stata veramente di ? primo ministro dell'istruzione
quella
pubblica ?, o meglio, quella di un ? primo ministro intellettuale ?, giac
che Pattivita e direttrice del monaco anglosassone si e
oganizzatrice
estesa oltre il campo strettamente scolastico (3). E se modesta appare
nei suoi intenti e nei suoi programmi Popera da lui diretta sotto Carlo
Magno, e percio anche piu geniale: essa fonda le solide basi del pro
gresso e dei risultati immediati e duraturi dopo la scomparsa dei pro
motori, sotto i successori dell'imperatore fino all'800. In questa seconda
fase della ? Rinascenza ?, piu ricca e brillante per classiche
carolingia
efflorescenze letterarie, si raccolgono i meravigliosi frutti di quelle
umili fatiche iniziali. E cosi in quel secolo IX sono solidamente poste

narum scripturarum mysteria valeatis penetrare. Cum autem in sacris paginis schemata,
his similia inserta nulli dubium ea unusquisque
tropi et coetera inveniantur, est, quod
tanto citius spiritualiter intelligit quanto prius in litterarum magisterio in
legens
structus sit?.
(1) Dalla produzione grammaticale di Alcuino qui e opportune- notare il De or"
il quale essendo dedicato a Carlo Magno, presumibilmente fu composto
thographia,
alia corte per Pattuazione del programma di restaurazione del buon latino: fonte ne
e Cassiodoro, insieme con Beda e Prisciano. Quindi, come Cassiodoro scrisse il trattato
per arrestare la decadenza del latino, Alcuino lo scrisse per avviarne la restaurazione.
Del De di Alcuino la piu recente edizione e quella di Aldo Marsili, (in
orthographia
Aedibus V. Lischi et filiorum, Pisis, 1952): ma gravi riserve ne ha fatto nella recen
sione E. Franceschini (?Aevum?, 1955, 3, pp. 284-285).
(2) Cfr. De Ghellinck, op. cit., pp. 77; 89; 133-35; 137-38; Mohrmann, Le dualisme
de la latinite..., pp. 41-42. Contro la reazione all'opinione tradizionale ? que les Irian
dais ont et les sauveurs des lettres latines et grecques? scrive, giudicando in senso
positivo Papporto degli insulari, E. Faral, Les conditions genirales de la production
littiraire en Europe Occidentale pendant les IXeme et Xeme siecles in Problemi co
muni delVEuropa post-carolingia..., cit., pp. 252-55: Rdle des Irlandais et de Anglo
saxons.
(3) II Manitius, op. cit., p. 274, chiama Alcuino ?geistlicher Minister? di Carlo
Magno; Pespressione ? primo ministro intellettuale? e del Guizot, secondo il De Ghel
linck, iui, p. 92.

This content downloaded from 185.2.32.46 on Sun, 15 Jun 2014 12:30:26 PM


All use subject to JSTOR Terms and Conditions
430 O. CREMASCH!

le fondamenta della nuova Europa: sono riaperte le sorgenti della


cultura medioevale, che in fondo sono appunto le sorgenti della nostra
civilta occidentale. E come strumento per lo sviluppo e la trasmissione
di tale cultura e civilta e creato il latino medioevale (1).
Ed e un latino rimesso a nuovo: ortografia corretta, lessico monda
to, rispetto della morfologia e della sintassi, cura della composizione,
ordine nella forma e nelle idee. E' un latino essenzialmente dotto: si
impara e si trasmette nelle scuole, risorte e rivolte di nuovo al passato
paleocristiano e classico per continuarne la tradizione letteraria.
II nuovo latino, quindi, non e piu una lingua viva; ma non e nean
che una lingua morta, come sara il latino degli umanisti, imitazione
del latino classico dotta e servile, salve le lodevoli eccezioni: pur fun
zionando da lingua dotta e letteraria, il latino medievale continua ad

(1) L'ambiente storico creato dalla riforma carolingia e presentato dal Faral nel
citato studio Les conditions generates de la production litte'raire..., (v. pag. prec, n. 2): ma
il giudizio circa i principi e il carattere e gli effetti dell'opera di Carlo Magno invest*
il cosidetto ? problema del rinascimento carolino ?, affrontato e discusso con profonda
dottrina nella prima settimana di studio (dal 26 marzo alFl aprile 1953) del ? Centro
italiano di studi sull'alto medioevo ? di Spoleto. Trattarono il problema P. Lehmann e
A. Monteverdi (le relazioni occupano rispettivamente pp. 309-358 e 359-372 nella rela
tiva pubblicazione, Spoleto, 1954), giungendo a soluzioni addirittura opposte: per il
Lehmann il movimento culturale carolino e una vera ?Rinascenza? perche dell'an
tico avrebbe risvegliato non solo aspetti e forme, ma anche lo spirito; per il Monteverdi
invece e una restaurazione di aspetti classici con forme e sopratutto nello spirito
? ? ? il termine
cristiano, per cui afferma il Monteverdi di "Rinascimento*" appli
cato al movimento culturale carolino sembra ?
arbitrario?, onde, continua il Mon
teverdi ? se appaia o dannoso
impossibile sradicare la inveterata denominazione, si
dovrebbe dire almeno ?il cosidetto rinascimento carolino? (p. 372). II nostro parere
concorda con, il giudizio del Monteverdi: gia si e premesso et piu avanti (risolvendo il
problema del criterio col quale si deve valutare il latino medievale) si ripetera che il
movimento culturale carolino mira e giunge alia restaurazione delP? umanesimo cri
stiano ? degli scrittori e Padri della Chiesa dei sec. IV e V, secondo e l'in
Pesempio
dirizzo di Cassiodoro sopratutto. A tal giudizio per altro si e giunti seguendo princi
palmente la Mohrmann per la quale ?La renaissance (? Cette soi-disant
carolingienne
renaissance ?: Les formes du latin..., p. 3) itait surtout une
carolingienne re"forme de I'en
seignement, un retour a la tradition de Vdcole antique, baste sur la culture profane ?, per
che tale rinascenza ? quand on la compare aux autres mouuements elle est
humanistes,
bien modeste ? (Le dualisme de la latiniti..., pp. 46 e 48). E questa e pure la visione
chiara del De Ghellinck, op. cit., pp. 84-87, per il quale la denominazione di ?Re
naissance Carolingienne ? si dovrebbe all'attivita culturale alia morte
applicare seguita
di Carlo Magno (tesi accettata anche da Francois L. Ganshof nel suo intervento nella
discussione seguita alia relazione Monteverdi: p. pur avvertendo in genere: ? mais
" 372),
il ne faut pas que le terme des renaissance ", nous trompe sur son vrai caractere ?, p. 85.
Ugualmente non ci possiamo sul vero carattere delle altre
ingannare ?renaissances?
medievali (quella ottoniana, del sec. XII), alle quali,
quella per tradizione si continua
ad applicare tale denominazione in senso come si parla
puramente analogico, ad es.
di romanticismo di Omero e di Dante o di altri poeti, chiaramente che il
intendendo
?Romanticismo ? e ben altra cosa essenzialmente e storicamente; Fuso cosi legittima,
come tanti altri, anche termini
questi (che il Monteverdi vorrebbe aboliti, pp. 369-372,
mentre il Ganshof, pp. 375-76, crede innocuo e anzi comodo e utile continuare ad usare).
La discussione sul carattere della ?Renaissance Caroline? e viva da come
tempo, si
pud vedere in Strecker, op. cit., pp. 19-20. Comunque l'importanza di Carlo
delFopera
Magno per Favvenire delFEuropa e della civilta occidentale e tale che G. Falco, La
santa romana repubblica, Milano, intitola La
1954, fondazione d'Europa il capitolo
(pp. 182-212) dedicato a Carlo Magno.

This content downloaded from 185.2.32.46 on Sun, 15 Jun 2014 12:30:26 PM


All use subject to JSTOR Terms and Conditions
LA LINOUALATINADEL MEDIOEVO 431

evolversi con duttilita in corrispondenza con le esigenze della vita in


tellettuale. E' una lingua universale: e serve di veicolo a tutte le idee
e le creazioni e conoscenze
fantastiche, alle esperienze piu varie e piu
lontane: trasmesse o dalPOriente greco, slavo, siriaco, arabo e spesso
dalle estreme Indie; o dalle regioni celtiche del Nord, dalla Spagna
e dalla Sicilia mussulmana. Per questa sua natura e con tale sua azio
ne cosmopolitica il nuovo latino assicura e consolida la formazione
della mentalita medievale e l'unita spirituale dell'Europa. Universale
la lingua, universale anche la letteratura che essa produce tra Cas
siodoro e Dante: una letteratura ponderosa e curiosa, di stampo sco
lastico come la lingua, erudita quindi incomparabilmente piu che ar
listica; pero nonostante il suo gusto per l'imitazione e Tabbondanza
di opere didascaliche, e pure animata da certa linfa vitale e da una
certa forza creatrice in pagine di sorprendente freschezza, particolar
mente nel campo della poesia ritmica (1).
II nuovo latino rivela subito la scomparsa vulgaris e la del sermo
nascita delle lingue romanze: agli studiosi e
agli indotti, confrontata
con questo latino di formazione libresca, si
manifesta lingua tutta
diversa la comune parlata popolare. In essa
alPinizio del secolo IX
appare pienamente compiuta la lunghissima insensibile serie di cam
biamenti fonetici, morfologici, sintattici e semantici, dei quali nes
suna generazione attraverso i secoli ha avuto coscienza: e la consta
tazione, la consapevolezza quasi improvvisa che e nata e vive gia una
lingua italiana, portoghese,
francese, spagnola... (2). E sulla culla delle
nuove lingue veglia il latino medievale, ne guida i primi passi e du
rante il loro sviluppo esercita continuamente una considerevole in
fluenza: si stabilisce tra queste e il latino medievale un rapporto di
mutue reazioni, come tra le lingue celtiche-germaniche e il latino
gia
tra esse importato. E gli studi comparati vanno sempre piu rivelando

(1) Lot, ivt, pp. 148-152; De Ghellinck, op. cit., pp. 7-8, 182-86; Mohrmann, Les
formes du latin..., pp. 13-14; Le dualisme de la latinite..., p. 46.
(2) La che la lingua la ?rustica romana lingua? e tutta
consapevolezza parlata,
diversa dalla lingua latina restaurata, per la Francia e documentata, come e noto, dal
cap. 17 del Concilium Turonense dell'813 (M. G. H., Concilia, II, 288): ? Visum est una
nimitati nostrae ut quilibet episcopus habeat omelias continentes necessarias ammonU
Hones, quibus subiecti erudiantur... Et ut easdem omelias quisque aperte transferre
sludeat in rusticam romanam linguam aut Thiotiscam, quo facilius cuncti possint in
tellegere quae dicuntur. Gfr. Dag Norberg, Sgntaktische Forschungen, Upsala, 1943,
Les latin..., p. 13, E i primi documenti del francese sono
p. 16; Mohrmann, formes du
i noti di Strasburgo dell'842. Si possono comodamente leggere i testi, con
giuramenti
spiegazione e bibliografia copiosa, in A. Monteverdi, Manuale di avviamento agli studi
Per lTtalia la coscienza di rottura tra lingua vol
romanzi, Milano, 1952, pp. 150-154.
gare e lingua latina sarebbe documentata (secondo la Mohrmann, Les formes du latin...,
p. 15) dalPepitaffio del papa Gregorio V del 999: Usus francisca, vulgari et voce latina
instituit populos eloquio triplici; e il documento piu antico del nostro volgare, che e
anche ? il piu antico di tutti, in tutta la Romania ?, sarebbe YIndovinello Veronese,
del sec. VIII-IX, seguito dalle Formule testimoniali campane, a. 960-963 (Monteverdi,
Manuale..., pp. 130-135, per i testi, la discussione e la bibliografia; sulla interpretazione
delYIndovinello scrive recentemente G. Presa, Su Vlndovinello Veronese, ?Aevum?,
1957, 3, pp. 241-252).

This content downloaded from 185.2.32.46 on Sun, 15 Jun 2014 12:30:26 PM


All use subject to JSTOR Terms and Conditions
432 O. CREMASCHI

contatti larghi e profondi tra la latinita medievale e le letterature na


zionali nella comunanza di soggetti, di materie e di idee, di norme e
procedimenti stilistici nella prosa e nella poesia. E mentre il latino
medievale declina, le lingue nazionali crescono in vigore e vitalita;
ma sempre continuano ad alimentarsi dei tesori trasmessi dalla tra
montata latinita medievale (1).

# # #

In questa vasta foresta


vergine della latinita medievale pochi an
cora sono i pionieri addentratisi, forniti degli strumenti tecnici, e ag
guerriti per Pesplorazione scientifica; nessuna meraviglia quindi se
insoluti tuttora si presentano problemi anche fondamentali. Eccone
uno: questo latino medievale e lingua viva o lingua morta?
Ed ecco, a modo d'esempio, due risposte di medievalisti senza
dubbio tra i piu autorevoli, di un grande maestro e del suo grande
discepolo: risposte Tuna contraria alPaltra, ambedue curiose e di gu
sto diversamente pittoresco. II dottissimo fondatore della filologia me
diolatina Ludwig Traube, morendo nel 1907, lascia scritto che il la
tino medievale e lingua morta e tuttavia in continuo mutamento e
sviluppo, come un cadavere cui crescono unghie e capelli secondo cer
te superstizioni popolari... (2). Riferendosi alia definizione del maestro,
strana per certa contraddizione interna e per la similitudine, Paolo
Lehmann nel 1941 scrive: ? Se e lecito da parte mia azzardare e pre
sentare una nuova similitudine, vorrei paragonare la lingua latina
medievale forse a quegli animali che sono sempre piii incalzati e ser
rati dentro ristretti limiti e infine muoiono; oppure agli animali in
gabbia, i quali vengono addomesticati e non hanno piii la liberta di
sviluppare pienamente e di far uso di tutte le loro facolta, soltanto
vengono ammaestrati a diversi giochi di prestigio; talvolta pero si
impennano e dimostrano la loro ereditaria bellezza, la forza e il pia
cere di vivere ? (3). Quindi per il Lehmann il latino medievale e lin

(1) De Ghellinck, op. cit., pp. 8; 185-86; Mohrmann, Les formes du latin..., p. 4;
Vitude de la latinite chrdtienne..., p. 34; in generate: E. Gurtius, Europaische Litera
tur und lateinisch.es Mittelalters, Bern, 1954, 2a ediz. (in francese: La litterature euro
pienne et le moyen dge latin, trad, di Jean Brejoux, Paris,, 1956). In particolare per
l'influsso del latino medievale sulla lingua e letteratura italiana, cfr. A. Schiaffini,
Tradizione e poesia. Nella prosa dfarte italiana dalla latinitd medievale a G. Boccaccio,
Roma, 1943; Idem, Momenti di storia della lingua italiana, Roma, 1953, e particolar
mente lo studio degli Avviamenti della prosa del sec. XIII, pp. 70-89.
(2) Vorlesungen und Abhandlungen, herausg. von Fr. Boll, II, Miinchen, 1911, p.
44; ?Die beste Gharakteristik der lateinischen Sprache des Mittelalters ist vielleicht
ein Bild, das ich einmal gelesen habe. In diesem Bilde wurde die lateinische Sprache
als das, was sie ist, als eine tote bezeichnet; aber wie nach dem Glauben des Volkes
Haare und Nagel des toten Menschen noch weiter wachsen, so meine, man auch an
dieser toten Sprache noch eine gewisse Weiterbildung zu spiiren?.
(3) Erforschung des Mittelalters, Leipzig, 1941, p. 64.

This content downloaded from 185.2.32.46 on Sun, 15 Jun 2014 12:30:26 PM


All use subject to JSTOR Terms and Conditions
LA LINOUALATINADEL NEDIOEVO 433

gua viva, ma in condizioni invidiabili neanche per ... animali feroci.


In verita il latino medievale e linguisticamente un fenomeno tale che
non quadra nelle comuni categorie; e non soddisfano del tutto nep
pure definizioni di filologi quali lo Strecker e il Lofstedt che del latino
medievale sottolineano il carattere di lingua viva come continuazione
storicamente evoluta della tarda latinita classica; neanche soddisfa
no definizioni di altri dotti che mettono in evidenza Faspetto linguistico
? vivente ? in opposizione a quello ?letterario ?, o viceversa (1). II la
tino medievale non si puo definire lingua viva nel senso stretto della
parola, perche non e lingua corrente di una comunita etnica di sog
getti parlanti; ed e trasmessa nelle scuole in paesi diversi che hanno
proprie lingue nazionali. E tuttavia il latino medievale presenta dei
tratti caratteristici di lingua viva per evoluzione sintattica, imprestiti,
neologismi, insomma per certa spontanea alterabilita; ed e innega
bile che esso raggiunge anche un certo grado di autonomia. Ma e al
trettanto innegabile che il latino medievale resta intimamente legato
all'antichita cristiana e prof ana; ed e per questo aspetto assai vicino
alia lingua letteraria. Ma neppure si puo dire lingua letteraria nel senso
comune della parola, perche gli manca il vivaio alimentatore della lin
gua comunemente parlata.
A cogliere la realta singolare di questo latino appaiono piu pun
tuali e felici il concetto e l'espressione di Cristina Mohrmann, secon
do la quale il latino del medioevo e la lingua della ? respublica cleri
corum?. E' la collettivita degli intellettuali dell'Occidente europeo,
unificata al disopra di ogni frontiera di nazionalita e di stato da comu
ne tradizione di fede e di cultura, che fa da agente della latinita me
dievale. Come strumento di comunicazione tra una elite di intellettuali,
latino e in prevalenza ? come lingua dotta tra
questo lingua dotta;
smessa nelle scuole, in primo luogo e lingua scritta, secondariamente
e lingua parlata? (2).
Un secondo problema, piu importante dal lato pratico, e questo:
con quale criterio si devono valutare i testi del latino medievale?
La critica in genere, sia in opere di carattere generale sia in studi
particolari, come il recente e molto interessante del Curtius sulla lette
ratura europea e il mediolatino, come i dotti panorami di storia lette
raria del De Ghellinck, e ancorata tuttora alia norma del Traube, per
il quale la produzione mediolatina e da giudicarsi in termini e misura
di classicita (3). II criterio del Traube poggia sul principio che gli scrit
tori medievali si siano prefissi come modelli gli autori classici. Ma
manca d'appoggio nella realta storica: non solo non
questo principio
entra il classicismo come elemento fondamentale e universale nella

(1) Le diverse opinioni di varii linguisti e filologi si possono vedere in Mohrmann,


Le dualisme de la latinite midievale..., pp. 37-41.
(2) Mohrmann, Le dualisme de la latinite..., pp. 43-44.
(3) Vorlesungen und Abhandlungen, II, p. 140.

This content downloaded from 185.2.32.46 on Sun, 15 Jun 2014 12:30:26 PM


All use subject to JSTOR Terms and Conditions
434 O. CREMASCHI

cultura medievale, ma ne e escluso come pura imitazione passiva. I me


dievali infatti hanno chiara coscienza che il loro mondo e essenzial
mente diverso e per certi aspetti opposto al mondo classico e che, da
questo, soltanto determinati elementi di cultura e d'arte possano essere
accolti per il progresso e la perfezione della spirituality in atto. Questo
e ancora l'ideale delPumanesimo cristiano dei Padri occidentali dei
sec. IV e V, che indica la selezione e Puso dei materiali della classicita
per la costruzione e Pornamento delPedificio della civilta cristiana;
e il piano e Pindirizzo di Cassiodoro perfezionato in Calabria, mentre
nell'Irlanda san Colombano in lungo poema in versi adonici raccoman
da insieme la lettura degli antichi poeti e dei Padri della Chiesa; e il
programma di Carlo Magno e Alcuino che ristabiliscono Paccordo tra
Peredita del passato e le esigenze della societa medievale; e la forza
ispiratrice di tutta la serie di ? rinascenze ? che segnano le vicende della
cultura medievale; e Paspirazione intima degli spiriti piu umanistici
del medioevo.
Per gli umanisti medievali, come ad es. Lupo di Ferrieres del
sec. IX, e Gerberto d'Aurillac del sec. X, il latino e un elemento vivo
del loro proprio mondo, e per cio stesso, logicamente inconciliabile
con un rigoroso normativismo di servile imitazione classica; deve esse
re lo strumento vivo e autonomo, il fedele e abile interprete del pen
siero e della vita medievale, liberamente attinto alle due correnti della
latinita classica e cristiana, attualisticamente aperto anche a neologi
smi e ad imprestiti dalle lingue nazionali, che in certo modo costitui
scono il sostrato del latino medievale.
Pertanto e la capacita di essere Pattuale strumento autonomo e li
bero della mentalita medievale che sembra essere il giusto criterio di
valutazione linguistica e stilistica del latino medievale; il quale riusci
ra ad esser strumento siffatto quando si presenti come nuova unita
organica, risultante dalla fusione dei suoi elementi costitutivi, natural
mente pur confluenti in misura varia dall'una e dall'altra fonte.
E nel corso della sua storia appunto la latinita medievale riflette
seiisibilmente lo sforzo lento e penoso verso la conquista della sua idea
le unita linguistica, che per la maggior parte degli autori appare rag
giunta soltanto nel secolo XII e fino verso la meta del XIII. Ed e qui
Papogeo della latinita medievale. La quale, per il resto della sua storia,
resta caratterizzata da un'antinomia tra la scuola e la vita, le due sor
genti della
lingua; perche la scuola, ricostituita secondo Pantico indi
rizzo grammaticale e retorico, e sempre polarizzata verso Pelemento
classico; la vita, satura di cristianesimo, nutrita soprattutto dalla litur
gia, respira nell'atmosfera biblica e patristica (1).
E il medioevo ha consapevolezza di tal dualismo; e tal consapevo
lezza si vede farsi piu sensibile proprio nei periodi di crisi linguistica:

(1) Mohrmann, Le dualisme de la latiniU..., pp. 44-50.

This content downloaded from 185.2.32.46 on Sun, 15 Jun 2014 12:30:26 PM


All use subject to JSTOR Terms and Conditions
LA LINGUA LATINA DEL MEDIOEVO 435

nella prima meta del sec. VI sail Cesario d'Aries, subito nella seconda
meta Cassiodoro e poi san Gregorio Magno denunciano il dissidio fra
due auctoritates che dominano il latino: Yauctoritas diuina della Scrit
tura e Yauctoritas humana di Donato, rappresentante dei grammati
ci (1). All'inizio del secolo IX, proprio al manifestarsi dei primi risul
tati della riforma carolingia, Smaragdo, abate di S. Michele nelPalta
Mosa, afferma che certi termini e costrutti, condannati dalla tradi
zione scolastica, ? divinarum auctoritate (2);
scripturarum probantur?
nel secolo XI altri grammatici dichiarano di non voler seguir Donato,
talvolta, perche trovano ?fortiorem in divinis Scripturis auctorita
tem? (3).
E tal dualismo ha costituito la debolezza organica del latino me
dievale: da qui il disgregamento e la sproporzione dei suoi elementi
costitutivi, che emergono ora Puno piu dell'altro. Ora prevale Pelemento
classico, attinto dai grammatici soprattutto; ora Pelemento cristiano
per influenza della Bibbia, dei Padri, dei testi liturgici; ora il latino vol
gare insinuatosi dalla parlata corrente o derivato dai testi modello come
dagli scrittori ecclesiastici sempre di tendenze popolari anche i piu
orientati verso la tradizione classica; soprattutto dalla Scrittura nel
testo della Volgata e piu ancora in quello delle versioni latine pregero
nimiane, aperte con la massima liberta a modi morfologicamente e sin
tatticamente piu audaci, a neologismi lessicali e semasiologici, ad eso
tismi greci ed ebraici. L'estrema varieta linguistica e poi accresciuta
dalle differenziazioni regionali per influenza sia dei superstrati bar
bari prima, sia delle lingue romanze poi, sia di quelle nazionali cel
tiche e germaniche. E per aver il panorama completo si aggiungano
le particolarita cromatiche di scrittori dotati, capaci di maneggiare
la lingua con padronanza e senso d'arte in uno stile personale (4).
Ecco percio, a titolo d'esempio e limitatamente al campo letterario,
farcisi incontro verso la meta del secolo VII il latino formicolante di

(1) Lot, im\ p. 142, e Marigo, I. c, pp. 139-40 per san Cesario e san Gregorio Ma
gno; per Cassiodoro ecco un passo delle Institutiones, (composte, come si disse, tra il
551 e il 562) nel quale si rivela il contrasto tra la grammatica e la sacra auctoritas
(Keil, ivi, p. 211. Ex Institutionibus divinarum lectionum, c. XV): ? casus vero nominum
exceptis monoptotis, declinationesque verborum, quae defectiva non sunt, totasque
partes orationis, ubi tamen sacra non impugnat auctoritas, considera diligenter suis
que locis aptata custodi?. Anche le denominazioni, e non solo, i concetti, di auctoritas
divina e auctoritas humana si possono dire da Cassiodoro.
ispirate
(2) J. Leclercq, Smaragde et la grammaire chretienne, ?Revue du moyen age la
tin*, IV, 1948, pp. 15 ss. (le parole di Smaragdo sopra citate si leggono a p. 19).
(3) C. Thurot, Notices et Extraits de divers mss. latins pour servir a Vhistoire des
doctrines grammaticales, in Not. et Ext. des mss. de la Bibl. imper..., Paris,, 1874, ci
tato dal Marigo, I. c, p. 140.
(4) Per il latino cristiano e la sua influenza nella formazione del latino medie
vale,, cfr. Marigo, I. c, e Mohrmann, Vitude de la latiniie chretienne gia citato; per la
varieta del latino medievale, cfr. E. Franceschini, Limiti e compiti di una nuova disci
plina..., estratto da: ? Annuario della Universita Cattolica del Sacro Cuore ?, anno acca
demico 1938, Milano, 1932, pp. 64-65; Strecker, op. cit, pp. 15-19.

This content downloaded from 185.2.32.46 on Sun, 15 Jun 2014 12:30:26 PM


All use subject to JSTOR Terms and Conditions
436 C. CREMASCHI

volgarismi nella cronaca dello pseudo-Fredegario, e nella seconda meta


del sec. XIII fra Salimbene da Parma con quella sua cronaca deliziosa
per la verve spumeggiante, tutta moderna, ma di movenza squisitamen
te volgare nella frase che di latino ha solo le parole e le locuzioni (1);
ecco la versificazione ritmica delPeta merovingica, barbara e audace
nella lingua e nel metro, seguita dalle composizioni compassate per
classica gravita delPeta carolingia (2); ecco Rabano Mauro nella prima
meta del sec. IX che ricalca i suoi modelli, in particolare sant'Agostino,
e scrive in una lingua che sa di museo, inattuale e senza vita; ecco nella
stessa epoca Eginardo con la sua Vita Caroli, lodata per classica purez
za di lingua, ma freddo calco di Svetonio; ecco due artisti e antagonisti
del sec. XII: san Bernardo che ha assimilato i Padri e la Scrittura cosi
intimamente da esprimersi in termini ed espressioni per lo piu bibliche,
fuse in piena coesione organica, con viva ed efficace potenza di stile per
sonalissimo; Pietro Abelardo che con altrettanta forza e vivacita nella
sua prosa dialettica e mordente maneggia una lingua di essenza clas
sica, fusa mirabilmente con elementi cristiani cosi da richiamare im
inediatamente Fumanesimo patristico del sec. IV-V, Seneca insieme
con san Gerolamo (3).
E' sempre valida, dunque, Faffermazione del Traube: ?Non esiste
un latino medievale, non ci sara neanche un vocabolario e una gram
matica di latino medievale (4). Anche al di la delle inevitabili partico
larita stilistiche personali, il latino medievale non si presenta come un
tutto unico e compatto, e per conseguenza ogni autore e ogni documen
to, quasi, deve essere studiato a se. Da una tal varieta appunto, risulta
Fimportanza preminente dello studio linguistico della latinita medie

(1) II Chronicum dello pseudo-Fredegario si pud leggere nella edizione di Br. Krusch,
Scriptores rerum Merovingicarum, II, 18-168; su di esso cfr. Manitius, op. cit., pp. 223-227;
per Salimbene, v. la Cronica, a cura di F. Bernini, Bari, Laterza, 1942, 2 voll.; e sull'au
tore e sulFopera cfr. G. Bertoni, II Duecento, Milano, 1939, pp. 259-261.
(2) Per la poesia ritmica delPeta merovingica, cfr. Dag Norberg, La podsie latine
rythmique du haut moyen dge, Stockolm, 1954; per la poesia delPeta carolingia cfr.
Db Ghellinck, op. cit.9 le pp. 169-171 del capitolo podsie et versification; inoltre si pud
vedere per i singoli poeti sia nello stesso De Ghellinck sia nel Manitius: cosi per Eginar
do e Rabano Mauro, di cui si viene a parlare nel testo.
(3) Per S. Bernardo e Pietro Abelardo, cfr. Mohrmann, Le dualisme de latiniti...,
pp. 50-51 e anche Le style de Saint Bernard della stessa Mohrmann in S. Bernardo. Pub
blicazione commemorativa nelPVIII centenario della morte, Milano, ? Vita e Pensiero >,
1954, pp. 166-184; nel medesimo volume delinea la posizione antagonistica di S. Bernar
do e di Abelardo, E. Franceschini, San Bernardo nel suo secolo, pp. 14-29.
(4) In Vorlesungen... cit., II, p. 78: ? Es gibt kein Mittelalterliches Latein, es wird
auch kein Worterbuch uno! keine Grammatik desselben geben ?. Cfr. anche E. France
schini, Limiti e compiti di una nuova-disciplina..., p. 65. Anche Gustavo Vinay, Lingua,
retorica, letteratura mediolatina (e il testo della prolusione al corso di Lingua e lette
ratura medievale presso la Facolta di lettere della Universita di Roma per Panno ac
cademico 1955-56, in ? Cultura neolatina ?, 1955, 3, pp. 181-193) dimostra brillantemente
e con acutezza la necessity di un particolare studio per la penetrazione di
linguistica
questo ?latino che si atteggia variamente secondo i tempi, le scuole, le capacita indi
viduali, i contenuti politic^ giuridici, filosofici, e cosi via*
liturgici, teologici, (p. 183).

This content downloaded from 185.2.32.46 on Sun, 15 Jun 2014 12:30:26 PM


All use subject to JSTOR Terms and Conditions
LA LINGUALATINADEL MEDIOEVO 437

vale; e tanto piu grave appare tale importanza quando si richiami


che questa latinita e ancora un continente pressoche inesplorato; quan
do si pensi alia necessita di pubblicare il ponderosissimo materiale
ancora sepolto nelle grandi e piccole biblioteche delPEuropa; quando
si pensi alia indispensabilita di testi critici, perche gli storici vi possano
condurre gli studi preliminari alia costruzione di una sicura storia let
teraria della latinita medievale (1).

(1) E' omessa la parte finale, perche di pura circostanza, di questa prolusione che
intiera si pud leggere nello ?Annuario della Universita Gattolica del Sacro Cuore* in
corso di stampa.

This content downloaded from 185.2.32.46 on Sun, 15 Jun 2014 12:30:26 PM


All use subject to JSTOR Terms and Conditions

Potrebbero piacerti anche