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OUARTIERE DI PORTA CRUCIFERA
!..N AREZZO
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tt^»CùW
Questo primo numero di Coicitrone, per ora unico, ma mi
Guido
Raffaelli
detto "Ciuffino"
Capitano
Quartiere
auguro che altri ne seguano, è stato ideato per contribuire
a celebrare la vittoria delle due lance d'oro 86, dopo la
lunga astinenza di sei anni.
Vi troverete strambotti, e facezie ma anche documenti
storici, e anche inediti nonché argomentazioni impegnati-
ve. Non vorrei che il tono scherzoso di alcune pagine vi
portasse in inganno: Colcitrone, il cui nome onopatopei
co, cmì bene rappresenta il rione, spero
che possa diventare domani qualcosa di
più impegnativo: non solo cioè una
modesta cassa di risonanzadei fatti e fat-
terelli del quartiere ma anche un dibatti-
to su temi più grandi che lo riguardano e
che partendo dalla Giostra costituisca
un impegno più alto si da coinvolgere .

I'inùera città. Spero che ciò non rappre-


senti solo una intenzione ma possa, nel
tempo, concretizzarsi.
Intanto godiamoci questo numero unico,
che certamente vi piacerà al Eido, sem-
pre e comunque, di "Viva Colcitrone!!"
ll rettore

Presidente Aldo Verdelli


Rcttore Onorario Aurelio Raffaelli I

Il.ettorc Simone Occhini t


Vice Rettore Aldo Brune tti - Luigi Pelini
Segretario Paolo Piomboni
Camarlengo Luigi Cioni
Prouueditore Alberto Pellegrini
Capitano Guido Raffaelli
Magistrato Margherita Caporali
Consiglieri Roberto Baciocchi, M arcello Beoni,
Rolando Bonc ompagni, Gianfranco
Carboni, An§olo Cirinei, Paolo
Ciuppani,. Emilio Daoeri, Giuseppe Simone
Friscia, Lorenzo Laurcnzi, Giorgio Occhini
M a rmorini, Roberto M azzeschi, M ar- Rettore
cello Meoni, Fabio Nappini.
Sindaci Reuisori Maria Rita Pelini, Paolo Pellegrini,
dei conti Paolo Peruzzi.
Probiuiri: Don Pietro Bucaresti, Luciano Er-
colini, Ugo Morelli.
5tùrta
Ottaue del molto ret).mo signor Don Angelo Grazaini
Arcade Forzato di Arezzo col nome di Arsilio - 1761

Canto i pregi di Porta Colcitrone e del Quartiere che dà lei 'l ne*"
prende a disinganno di certe persone, il cui saper benché assai in alto
ascende, pur non uoglion conoscere o far buone le qualitadi onde il
luogo risplende.

E' di quattro porte cne


Colcitrone una at
11' Lolcttrone che dan l'in
t'tngresso tn
in La città clt
la cttta di
Arezzo, ma non già quella per cui uassi amorte da chi amal opre da
gran tempo auuezzo dié finalmente tra l'unghie alla corte. Porta che
chiaman per onta e disprezzo (nome da far paura al bau e all'orche)
la porta Fiorentina delle Forche.

Ma qui c'è tutto e fuoy della cittade a porta chiusa auui quanto è per
entro, e idere per beffe non accadè che Colcitrone è d'ogni benè ll
centro né a lui ponno eguagliarsi in dignitade quante contrade in la
città son dentro, ci corre quanto dal giorno alla notte o almen quanto
dai camici alle cotte.
{torie ffi{o*""fu
di Angiolo ClRlNEl

Se tutti sanno che il rosso e il uerde sono i colori di PORTA CRUCIFERA (o


COLCITRONE), in meno conoscono le figure che si uedono nel suo stemma ed
addirittura in pochi ne conoscono anche il significato.
Per supplirc a ciò, faremo ricorso all'araldica e alla storia aretina per la spiegazio-
ne simbolica e per un'interpretazione del perché dei colori e delle figare dello stem-
ma di Porta Crucifera.
. E' necessario premettere che il nome del quartiere di Porta Crucifera deriua, come
quello degli altri quartieri, da una porta della cinta muraria, quella "Crocifera" (detta
anche "Colcitrone", di incerta etimologia). La Porta Crocifera, a sua uolta acquisi
questo proprio nome perché dal luogo oue uenne aperta lo sgUardo era immediatamen-
te attratto dalla Chiesa di Santa Croce, distante poche decine di possi. E in oggi è
proprio questa millenaria chiesa la Parcocchia del Quartiere.
,,DI ROSSO E DI VERDE PARTITO, AL MONTE ALL'ITALIANA DI TRE
CIME, CIMATO DI CROCE LATINA, D'ORO, E A TRE TORRI D'ORO": questa la
definizione araldica; e, qui di seguito, la relatiua spiegazione. Scudo: a testa di caual-
lo, tollerato a ferro di uanga, in Arezzo la più antica foggia che si conosca; rosso:
indica spargimento di sangue in battaglia, audacia, ualore, fortezza, nobiltà cospicua e
dominio; uerde: simboleggia uittoria, onore, cortesia, ciuiltà, allegrezza, abbondanza,
amicizia; oro: è il più nobile metallo del blasone, simboleggia la forza, la fede, la
ricchezza, il comando; monte: emblema di possedimenti alpestri; croce: è pezza
onoreuole di primo ordinei torce: controssegno d'antica e cospicua nobiltà.
Passando ora a considerare lo stemma nei suoi colori e figure, appare chiaro come
il decrcto di assegnozione del 1932 abbia uoluto implicitamente riconoscere al Quar-
tiere di Porta Crucifera un primato per quanto concerne il tercitorio, sul quale si
eleuauano i nobili e possenti palazzi delle più illustri Famiglie aretine dei secoli XIII e
XIV. Oltre a ciò è da ricordare come diuerse di'queste Famiglie abbiano auuto la loro
origine dai monti del Casentino, tant'è che la storica e nobile uallata fu "assegnata" a
Porta Crucifera; a conualida di ciò basti rammentare che il quartiere ha la sede in quel
palazzetto che fu degli Alberti di Catenaia. I colori poi, sono tutta una sinfonia di
"uirtù" caualleresche che ben rispecchiano le "uirtù giostresche" del Quartiere.
Dal punto di uista storico, i colori del campo (rosso e uede), disposti però al con-
trario, erano i colori dello stemma ghibellino del Comune adottato in certi periodi del
XIV secolo durante i quali dominaua su Arezzo la signoriadei Tarlati da Pietramala.
La Croce (nelle diuerse foggie) oltre che "segno" della nostra religione, che in una
sfida cosi come il saracino ci sta proprto bene, è stato il simbolo comunale per pimo
e più a lungo usato: si uede (a foggia greca) nei "grossi", le monete qretine dei secoli
XIII e XIV; fu, quindi, d'oro in campo rosso.
Terminando questa interpretazione, non ci si può scordare del motto: "PIU'
ALTA E' LA CROCE, PIU' GRANDE E' LA GLORIA", che rammenta a tutti, col
significato, come le difficoltà e le proue della uita, una uolta superate, tanto più ci
suct
appaiuano ardue, mag§ormente ci hanno riseruato, e riserueranno, un futuro glorioso.
,(h\'orry
CAVALIERI RETTORE CAPITANO
* 7 l8l193l Casucci G. Battista Gabrielli Gino Bertelli Michele Coppelli Giovanni
781911932 Gallorini Donato Torrini Tripoli Paci Gino Luigi Perticucci
De Giudici
9/6/1935 GalloriniDonato Torrini Tlipoli Verani Cesare Vecoli Emilio
13/6/1937 Yannozzi Arturo Torrini T?ipoli Paci Gino Vecoli Emilio
' 7216 11938 Y annozzi Arturo Mugnai Azelio Brizzolari Gino Vecoli Emilio
3/6/1939 YannozziArturo Mugnai Azelio Fracassi Guglielmo Vecoli Emilio
7 l8ll949 Yannozzi Arturo Torrini Tripoli Fracassi Guglielmo Farsetti Vittorio
419 11949 Yannozzi Arturo Torrini Tripoli Fracassi Guglielmo Farsetti Vittorio
13/6/1951 Yutnozzi Arturo Torrini Ttipoli Tbnti Vincenzo Farsetti Vittorio
Morelli Antonio
1952
8l 6l Yannozzi Arturo Torrini Tripoli Paci Gino Farsetti Vittorio
7l9lL952 Yannozzi Arturo Torrini Tlipoli Paci Gino Farsetti Vittorio
6/9/1953 Yannozzi Arturo Torrini Tlipoli Paci Gino Farsetti Vittorio
5 19 11954 Y annozzi Arturo Gori Bruno Paci Gino Farsetti Vittorio
2191L956 Ywlr,ozziArturo Gallorini Donato Paci Gino Farsetti Vittorio
7 1911958 Yannozzi Arturo Gallorini Marino Gasperini Renato Dissennati Carlo
3/9/1966 LeoniFerdinando Fomica Marcello Raffaelli Aurelio Farsetti Vittorio
21917973 Zama Vittorio Tabanelli Gabriele Raffaelli Aurelio Raffaelli Guido
281811976 Capacci Mario Tabanelli Gabriele Morelli Antonio Raffaelli Guido
30/8/1980 Ricci Franco Tabanelli Gabriele Brunetti Aldò Raffaelli Guido
7 1911980 Ricci Franco Thbanelli Gabriele Brunetti Aldo Raffaelìi Guido
3U8/1986 Yannozzi Eugenio Filippetti Marco Simone Occhini Raffaelli Guido
7 19 11986 Yannozzi Eugenio' Filippetti Marco Simone Occhini Raffaelli Guido
* Porta Burgi

pe?"qé 2,2,?6 n
La prima Giostra di questo secolo fu quella corsa il 7 agosto 1931. Alla luce di quanto sarebbe poi avve-
nuto, certamente definibile una Giostra sui generis: basti dire infatti che parteciparono alla tenzone cinque
compagini rappresèntanti altrettanze zone cittacline (il Borgo, Colcitronè,'Saione, san Lorentino e Santo
§pirito) ed il premio che si contesero non era la r'lancia d'oro,, bensì unj bandiera con I'arme comùnate,
una ta.rga e una medaglia; 9li stessi costurni furono presi a noleggio così come capitarono. poitd
consiglio e il "Comitato,, decise ufficialmente che d'ora in poi taGiostra sarebbe itat, corsa r_'inverno
Oatfe iappieieÀ-
tanze dei quattro antichi Quartieri cittadini. si commise però un madornate erroie storico (che non fu il so-
lo) poicné in tutta la storia aretina si legge che i Quartieri si chiamavano.,eò.go, crucifera, oet Foro e
ed invece, lasciata nel cassetto Porta Burgi, apparve porta santtspiriio, che come euartiere
E :i:tll9l."1':
non e mar storicamente esistito. Comunque, dal 1932 i euartieri partecipanti al
stemma, colori e territorio: quelli che tutt'oggi vediamo e conosciamo e dà allora inSaiacino
eOOerà nome,
ogni Albo o nnnuario
ufficiale della Giostra del saracino quella prima vittoria di Porta Burgi e iàÀpr" figurata
Quartiere di Porta crucifera. Probabilmente cosi fu deciso partendo
fra queile del
considerazioàe Cnà, rtori""Éànìà,
il territorio di Porta Burgi fu quasi tutto assorbito, nelta'divisiònedallà
si*iÉiiu,-à" porta crucifera. Fu un
errore? Bi5ognerebbe dimostrarlo, e una volta fatto ciò correggerlo,--, nàn'aàn un altro errore,
sarebbe.quello di lasciare questa vittoria li da sé, a dimostrare éia cn'e non esiste ne stoiiJum"nt" come
punto di Vista della Giostra contemporanea. Bene farebbe, comrnque, ta Maglstratura Jne à"ì
del Saracino aà
istruire un "processo cittadino" per definire una votta per sempre ta questione à rimediare arrÈiràie,ieì

L
I
fu' un verdetto esemplare sarebbe quello che assegnasse la vittoria oi Èorta eurti
u.na condizione, peròr cambiare nome, in modo tàle che nelta storia aretina e

spirito' ma mai si ebbe un


a porta santo spirii".uo
duinoi anche nella Giostra
rientrasse quello di Porta di Bor9o. vero e, infatti, che dopo tre porte con tale'nome
si ebbe porta santo
Quartiere con tale nomà. Però, ieous sic sìantiÉrs,ì1utt'ossi ta vittoria cti porta
\ Burgi è la prima delle ventidue di porta Crucifera.
ca{Ét
Il uercle ch'è nei prati
il rosso ch'è nel cuore
questi sono i colori
del nostro Colcitrone

S'è sempre comandato


col torto e la ragione
noi siam di Colcitrone
noi siam di Colcitrone

Colomba uelenosa
Sento la nostalgia di Colcitrone
quando la spenni puzza
dove la gioventu io ho passafò
"buttino" della piazza non ti potrò scordare o Colcitrone
"buttino" della piazza
in quella casa scassata
ci sono vissuto
Con un piede con un piede
e ci voglio morir.
nella staffa
e quell'altro nella Giostra
O Colcitrone, o Colcitrone
la uittoria sarà nostra
tu sei il rione del "polvarone"
la uittoria sarà nostra.

Colore rosso e uerde Quando c'è il Saracin


ci fai soffrire
color che sempre spicca e tutti i nostri cuori
ci siamo presi a picca fai impazzire
ci siamo presi a picca ti voglio tanto bene o Colcitrone
ti prego non ci dar la delusione
Se non ui piace il rosso
cambiateci colore O Colcitrone, o Colcitrone
noi siam di Colcitrone tu sei il rione del "polvarone"
noi siam di Colcitrone

Stanotte a mezzanotte
A Arezzo a noi nessun ci può vedere
perché dicon di noi che siam briganti
è possato un aquilone
la verità è che noi siamo tanti
e, sotto c'era scritto e in culo andiamo a tutti quanti.
che uince il Colcitrone
O Colcitrone o Colcitrone
Alé rosso, oh oh! tu sei il rione del "polvarone".
Alé uerde. oh oh!
(sull'aia di "Romagna mia")
Le campane le campane della Pieue
suonan tutte suonan tutte
con ardore Colcitrone
Colcitrone del mio cuore
ti uogliamo uincitor
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..!.§

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ELrgenio ò un hel farttitto
Rurrlis»alttacatara IVlAdtO "§
la lancid,.è.tella stalla hlarco t: trn bel f1n li16
la lancig.i nelto.stalla. Batbaeia à la caualla
la kutcia è nella:italla
la lància ò nella stalli
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WèerusJ&... . di AIdo BRUNETTI

Quando Angiolino trouò in una soffitta punti, nessuno si rassegnaua. La buona


una bottiglia di uinsanto del 1980, come fata, euocata con rituali ed esorcismi,
Archimede esclamò: "Euuiua, è fatta! ci ha benignamente sorriso, indiriz-
Nel 1980 abbiamo fatto cappotto. zando le lance dei riuali in punteg-
Questo è un segno del destino". gi a noi fauoreuoli. E quando si è.tirata
E, naturalmente, la beuue tutta. da parte lasciando alla brauura uera il
La sera, a cena, poi, sembrauq di essere compito della uittoria, ci ha pensato il
ad un incontro di magia. "Abbiamo buon Marco da Narni a sistemare tutto.
uinto nel '56, nel '66 e nel '76. Siamo "E una!" Diceua Angiotino. "Per d,ome-
nell'86 e la lancia d'oro non può che nica prossima rifaremo tutto come
essere la no;tra". E giù fiaschi di quello questa uolta, stesso uestito, stesse mu-
buono! Chissà se Vannozzi e Filippetti tande, sfesso pranzo, sresso percorso,
hanno mai sospettato ghe dietro le sfesso rituale con le lance. Tutto uguale.
quinte ci fosse tutto questo. Di si- E sarà cappotto!"
curo qualcosa ha funzionato. La se- E cappotto fu. La buona fata, anco-
ra prima della Giostra An§olino, raccol- ra una uolta euocata, disse "stauolta
to in religioso silenzio, preparò il posto non mi scomodo. I maghi sono Eu-
per la nuoua lancia nella rastrelliera. E genio e Marco. Vinceranno da soli
tutti lo seguiuano con gli occh"i e con un ed io sarò li ad applaudirli".
tumulto nel cuore, fino all'esplosione del E fu cosi che la città si tinse di ros-
magico grido "ros-so uer-de, ros-so so - uerde.
uer-de". E nonostante quei miseri sei

Li onorevoli Messeri, Reggitori della Nobilissima Città di Arezzo, invitano tutti della Città e del
felicissimo contado, nobili e popolo, genùe di letùere e di toga, mercadanti et artieri di ogti arte,
al tomeamento della
GIOSTRA DEL SARACINO
che sarà corsa oggi, ad ora diciassetesima in Piazza Grande, a li ordini del Magnifico Maestro di
Campo, dai cavalieri dei Quartieri, contra un simulacro che finga tra li soldani di Babilionia,
d'Egitto o di Persia, la figura di Buratto, Re delle Indie, a confusione e ludibrio grandi di hrtti
gli infedeli nimici di Cristianità ed a maggior gloria et onore del Divo Donato, Patrono nostro
e del Contado, Imperatore di grazie et benedizioni.
Correranno li Cavalieri de Ii Quartieri di:
- Porta del Foro - Portaquando
Crucifera - Porta Sant'Andrea - Porta Santo Spirito.
1*1 Ad ora ventunesima si corre in nottuma.
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DOCUMENTO DEL 167 4

L'INVI'TTISSIMO, GLOBIOSTSSI.VO, E SEMPRE VITTOI IOSO

RE DELL'INDIE
BVRATTO D'AREZIA, DI
A'VALOROSI CAVALIERI TOSCANA, ET ALTRI'
ffi Enclrc Ia Fama in tutr'i fccoli con inccllante rimbornLo abbia fatto palefi all'Vniuerfo utto

lWiil*li1H::?1t;[:''itffi lil':,'.,:kx"g:,f*m';:rl*ff Hfi


csdutcvanlo
calda Stagionc a ricalcàidi-nuouo quefto memòrrllrJefu'ringo,douedall'alu'r"ri Per.mla
;i;r;;;:i;;",.,.h. per.ff., nor'm.n.hi.ro,chc lcrmidaErle , datl'lnuidia iftefia fi riuerifcc,e dam-
";illui ilAri,itr..n.orame non allettinodolccrnenteqli afperddinnte amoroÉSucrriera
vibrandoinhammatesaette dqg
che vibrandoinfiammatesactte I occhr,lenranrxf, nel merlelluto
dag iocchi,Grirannlc te mpo, c lotnlnunrr
medefiuro IemPo, Iommtnt
ualicri ardimcnto; ma piir vole ntiiri alpette rò llinconu'o delle vofue poie role lance' o Generofi Caua-
1i.,r d6167i.,;;r.h"ri.lroftro.uor.'ho Gmpr.fperinrcnrato annid'ar{ì I'grdiie ;come quclli,che u,ae-
tcl'origine da {uel bellicofo Cauallo, chc neliimt'refe di Gue rra non ha ceduto al Buccfalo d
Alcflan-
àr-' il.iffi;ì ;r;qr; a percuorerc l'imbraJci uo mio Scudo , che nella collantc mia volubilità,
onanro oiir i.l ,n.ro lo colpiret., tanto piir vi Gr.rnno acerbi i fieri colpi della poflcntc mia dclka:
i.l:t f.l.';;rì. i"uiio uoi , ,i Valorofi GJerricri ; ma s'alcun nobilc Peregrino {ènte infiammarfi a sì
onorato cimenro, u.ng. por.'. Àr p;*-p.d"l fr; iniuperabit coraggio, c"he le fuc pcrditc ancora fr-
illuftiatc. Dtruppclcnutlildì il'ttg$udt**tkcitùllrcatt'
raruro dal mio glciriolò nòmc
-----'=-;F;;;i.-s--{i,ii-aii,i,ir-o;,f r:-;i;7;,-,;F;*,a.

Oggi provar t'è forza, emPio


arrogante, che ver te sol,
verso i tartarei chiostri
un falso traditor volga le Piante,

6t+ih
e del suo sangue il tuo terreno inostri
Manda chi più t'aggrada, e solo
attendi da troPqo irata man,
piaghe mortali.
Oggi vedrai s'al nuovo cattlPo
ascendi, s'al tuo folle vantar
sian l'opre uguali Prendi Pur
Non più d'usati on'bri aure cortesi l'asta e fra tue stragi aPPrendi
spingon, o Arezzo, il Piede l'armi di un falso ardir
a' tuoi contorni quanto sian frali.
Sol quest'usbergo e rilucenti arnesi Ogni patto aborrisco, e da
premon le membra qui avante troqqo infiamma
a vendicar gli scorni. il mio cuor giusta vendetta,
I magnanimi Spirti a torto offesi, onde sol morte e gran ruina asPetta
lungi dal trionfar odian i giorni. N.on piit parole, ormai,
Con questo, del flagel Pilt grave vo'vendicarmi.
pondo, giuro atterrir, Al campo! Alla battaglia!
lliuro atterrare il mondo. A l'armi! A l'armi!
Verbale del Consiglio Comunale
per la Giostra del 1535

"Il sei agosto, uigilia della festa di San Donato, i magnifici Priori ed il loro ono-
reuole collegio, congregati insieme ed osseruato ciò ché deue osseruarsi, per loro le-
gittima deliberazione ottenuta con 26 faue nere nen ostanti tre bianche, hanno
deciso che nel giorno di domenica si giostri contro il Buratto, per un solo premio
di otto metri di raso poonazzo, e per questo hanno stanziato lire 25".
La frase "giostretur ad Burattum" ripetuta nell'indice del libro, nel margine del-
la pagina e nel testo, dimostra senza ombra di dubbio, per l'euidente dimestichezza
con questa espressione douuta certamente al suo frequente uso, che il Saracino, ad
Arezzo, era già stato corso.
Non si sa nulla inuece sull'euentuale esistenza di quartieri, porte o rioni, ma il
fatto che a soruegliare il buon andamento della giostra uenissero eletti otto cittadi-
ni, osserua il Girolami, fa supporre che essi rappresentassero, due per ciascuna, le
quattro porte cittadine, cosi come auueniua per gli otto magistrati.
Dunque su questa giostra contro il Saracino c'è una inoppugnabile documenta-
zione-
E' altrettanto certo che nell'anno il 1536, per la uisita ad Arezzo di
successiuo,
Alessandro de'Medici, si è corso ancora "ad Burattum et similia".
[ì«cci-\Énuti ,§l6er9rui-,$ri
Si riconosce subito la testa di Ieone nel
campo argenùeo attraversato da una ban- II loro sùemma ha il fondo oro athaver-
d,a azztwa con 3 sùelle d'oro che costi- sato da he bairde; nel XVII secolo fu
tuisce il loro sùemma. Di origine trecen- aggiunta una stella d'oro nella banda di
tesca, fu subit<i potente e cospicua Ea- mezzo. Di fazione guelfa, è stata fra le
zie.ai membri della Famiglia che eserci- piu antiche, nobili e potenti Famiglie
tavano con vero successo Ia mercatura. aretine. Esistente sin dall'anno Mille-ha
Accumularono immensi patrimoni, di- dato alla storia guerrieri, vescovi e abili
vennero nobili e tali si dimostrarono fi- politici. Si- può qui dire che la maggior
nanziando uno dei più grandi capolavori parte di ciò che in oggi è la nostra C-a1te-
della pittura di tutti i ùempi: la Storia drale nel suo complesso lo dobbiamo
della vera Croce di Piero della Francesca. agli Albergotti.
In oggi, un ramo è rappresentato dal
Conùe Vincenzo Borghini Baldoriinetti
De Bacci, quartierista e Socio onorario
di Porta Crucifera.

Lambardi
Peseioni Questa antichissima famiglia aretina, di
origine longobarda e di fazione ghibelli-
na, porta nello sùemma un'aquila roisa
Fàmiglia estintasi nel Trecento, fu però attraversata da fasce d'oro in campo ar-
molto nobile nel XII e XIII secolo. Un genùeo ed ebbe sigroria su molti castel-
Pesce mitologico al naturale in campo li del contado aretino. Personaggi di
az trto il suo stemma; possedeva nume- questa Famiglia hanno fatto erigere al-
rose case-torri al punto che uno dei cuni palazzi fra i più belli di Arezzo.
"canti" pirì importanti della città di al- Nella quasi millenaria storia della Frater-
lora prese il suo nome. Ed anche in oggr nita dei Laici rimarrà per sempre memo-
le case di essa si possono vedere neila rabile, con pochi alhi, il lascito di un ap-
Via e al Canto de' Pescioni, proprio nel parùenente a questa Casata.
cuore di Porta Crucifera.
&lle$ofiabe di Messer Lucio DE MODESTINI

Questa è l'istoria di due lance d'oro Perchè conquise con l'ardor d'ognuno,
che Colcitrone vinse ambo quest'anno con carriere ueloci e coraggiose
a spese dei quartier: Porta del Foro non lente come §omo de digiuno.
"
de quei ch'a insegna Colombina c'hanno Se uincer uolete ancora, o genti r6se
e di chi ha Croce innanzi e sulle spalle. da l'inuidia de nostre gran lezioni,
A voi conoscer se fu gloria o inganno. noi che siamo i più braui in queste cose,
ui diamo gratis le ripetizioni.
Che ben sonati tomarono a valle
in loro tane apiagPer tristo duolo
che del Buratto marcaron sol le Palle. La Croce, la Chimera e la Colomba
si son trovate doPo questa Giostra
Per batter Colcitrone unico stuolo ma non sapean che dir. Muti. Una tomba!
se fecer questi, ma furon suonati.
Se voglion lance gliele diamo a nolo. Dice Chimera: "Là colpa è tutta vostra,
io di lanbe ne ho fatte un bel bottino"
Per qualche temPo ci siamo Privati Risponde la Colomba: "Io alla nostra
gente consiglio il gioco del Conchino
de Ia vittoria, perchè a vincer troppo
soli col Buratto sariemo stati.
visto che non san correre le carriere"
"Colcitrone ci ha messo in un "BUTTINO"
Ma poi nostra pazienzatece it botto conclude il terzo di cotanta schiera
che voi tre, ingrati, prendeste baldanza
e allora per punirvi ALE'CAPPOTTO! "Bisognerà ridargli i cavalieri
che gli abbiam preso" dice la Chimera.
Ma quei cruciferini sono seri
E ' st'anno nois'è corsa la gran Giostra c'hanno una coppia che fa sempre 3'OTTO"
ma con costumi ch'hanno ormai cent'anni, Mica son fessi, adesso son guai seri"
chò andò su al Municipio gente nostra "Certo" - gli fa Colomba - "che cappotto
ma non riusci a trouare i nuoui panni che ci ha sì ben cucito Colcitrone".
E allora rattoppammo e cotte e scudi. "Macchè" - risponde Chimera di botto -
Speriamo che sien pronti tra uent'anni, "questo non è cappotto, è un PELLICCIONE"
sennò rischiamo di sfilare nudi. il menestrello
Oppur ci uestiremo di Promesse?
Mu taci mala lingua. Perchè Prudi? !

Racconta inuece quanta di lance ha mèsse


Colcitrone : SON UNA PIU' VENTUNO.
Son più di altro quartier e non le stesse '
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It Pieraccini (bancario) ha cercato di scam-


biare al Banco di Santo Spirito il punto mar-
cato dai suoi con qualcuno migliore. Non
gliel'hanno fatto perchè valeva pochino po-
chino.

IlPapini Rettore a corrente al-


ùemata ha messo in vendita un
nuovo tipo di bidet. Rinfresca
sederini infiammati.

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Il Quartire di Porta del Foro, inve-
ce, garantirà tranquille cai'riere a
Mario Capacci facendolo scortare
al pozzo dai due Carabinieri in al-
ta uniforme che erano presenti al-
la Giostra. d,à;tr5;

Magnifico. . . . . di.CamPo
esempio d'umiltà sublime e raro,
il magno maestro entrò sopra un somaro; VENT'ANNI DOPO
entrò pure il suo vice, con manto,
anch'ei col eiuco . . . Vi scese Donatino e un la hgollasti
ma l'avea accanto. e il Pieraceini diventò furioso
Anonimo aretino Si vinse uno spareggio Poderoso
ci rimanesti male e v'arrabbiasti

La Palma nella Giostra si eonsegue In nottuma, col centro del CaPacci,


mirando chi precede e non chi segue vi venne addirittura un accidente

Anonimo aretino Ora, con i caPPotti di recente,


siete rimasti tutti senza fiato

Vi piccate però a darvi tono,


a dirche siamo stati fortunati,
senza capire il vero lato bono
di quanto dite, Pòri sciagurati,

Ché l'unica fortuna, citti belli,


è l'avervi dato il Tabanelli.
. U.M.
tetutiCsW
..I GRIFI" DELLA FEDORA

Fiammeggiare i grifi e togliere le setole. Porli a


cuocere in acqua bollente per un'ora e mezzo
con Ia buccia di un limone e scolarli al dente.
Farli raffreddare e tagliarli a pezzettini. Mentre
i gdfi bollono, prcparare una salsa nel modo che
segue: fare un battuto con cipolla, catote, ptez-
zemolo e fate rosolare con l'aggiunta di peperon-
cino. Sul soffritto ultimato aggiungere came ma- -

cinata (mezz'etto per ogni chilo di grifi). Quan-


do il tutto è quasi rosolato sfumare con il vino
bianco. Aggiungete a questo punto i grifi e fate
"accialdellare" il tutto.
A questo punto vanno aggiunti concentrato di
pomodoro in abbondanza e pelati quanto basta.
Coprite il tutto e fate cuocere a fuoco basso per
circa 3 ore.

PULEZZE E SALSICCE

Fate lessare le pulezze. Ma mi raccomando con


la pentola scoperta sennò la verdura diventa scu-
ra.
In un"tegame mettete del rigatino a dadini con 3
o 4 spicchi di aglio e metteteci le salsicce a sof-
friggere. Quando l'aglio comincia a dorare mette-
teci le palle di pttlezze ben stizzate. Perchè il
piatto risulti eccezionale un bel pezzetto di pe-
peroncino tritato.
A Colcitrone sono vivaci anche perchè mangiano
cosi.

BUON APPETITO!
Zio Paperone e la Giostra del Saracino

LE TRE STRISCE
ILLUSTRATE
SONO TRATTE
DAL RACCONTO
..ZIO PAPERONE
E LA GIOSTRA
DEL SARACINO"
PUBBLICATO
SU

reFo443e
n. 1606
del 7-9 - 1986

@
Su sceneggiatura
dell'aretino
Pier Flancesco
Prosperi.
à Vv*q,nat a tu'6tnct"zl*/<ro
DALLA VACCHETTA DI 4«,-,/" 7tu à-jr.tgn- o/:A,
RICORDANZBDI qt aàff2daa r&.2' *r7 &cmto
GREGORIO BACCI .col'o ru, ,{ 7;rr* ,aSoo*,ò
-;o
DEL 1612 . 1630, C.64 ..tt*"%z^y' , n^
(tuchivio Guillichini)
^ff'r^
tonz^en fto. *ccèaat-à-,4Ln' 4ù,

"Recordo come li 16 detto (gennaio 16i0) fui ricerco c prepato a volar csscr
rnastro di campo per la gictstra al'saracino di o'tio caualieri nàtl à*po solito pcr il
giomo seguertte cd io, recusando tal caico, mi conuenne'accettarlaper i prieglti di
tlctti signori caualieri ma anche prcgatonc dall signor castellano e cosi acca'ttail
Recordo come li 1B detto ia.qliai due giubbà di seta turchina per uestire dua ser-
uitoi a liuerea e le detti a clipirtgare all pittore sì come ilbxtone stellato di turchi-
no e' così il saracino con quésto motto'nella targa del saracino: Redit inprecordia
tirtus.
Recordo come li 20 detto, sendo trasferita detta giostra per la pioppia che sepuì
il dì 17, comparsi in campo con li miei servitori, utltiti a liuraa ion"della pen,Tar-
chicra adomàta con riche' gi<;ia, e doppo hauer cletto li sigtt'ori piudici, quali furonrt
il signor caualier fra' Franiesco Gabrielli, castcllano in fo"rtezzinostra,'il sig. Fcrdi-
rtattdo Montaguti <'t il signor Ciovatrni Cini pisano, mio amico, cognatodiFrattct'-
sco Maria Azzi, doppo hauer spaseggiato pcr-il campo comparscro juattro caualicri,
rt'stiti a liverca, che Jurono Stelano Chiaromanni, Marc'Antonio Alberori , Donato
Bruni et Carlo Vitali. c2uali meisi in campo comparuero li quattro altri caualiei che
furono il capitano Alessandro Brandagli, l'alfiei Emilio Pdcori, l'alfier Carlo Mauri
at Tomnraso Carbonati, u<,stiti con belle liurce. Quali messi in campo, fatti lcgper li
capitoli, ingominciorno a correre e fecero tutti buoni colpi, restanào iincitor7'della
giostra Marc'Antonio Alberori, mio uicino. Si clurò di scommette.re sino amezz'ho-
ra d.i notte et accompagniato il casa con buon numero di torcie, fece urta
-uincitore _a
bclla collation( con'mòlte confctture a dipoi si andò à festini".

It^r ò àrlhQiost**
Terra d'Arezzo, un cantico Galoppa, galoppa o bel cavalier Le mète già sfavillano
salga dal nostro cuore, tu sei la speranza del nostro quartier dinanzi al nostro ardire
a te che luce ai popoli col braccio robusto che piega, il destin Santo è I'amore che infiammaci
fosti col tuo splendore. trionfa o gagliardo del re Saracin piu santo è l'avvenire.

Galoppa galoppa ecc.


Da quasi trenta secoli Or che risorgon 9li animi Alberto Severi
parla di te la storia d'ltalia al tuo bel sole
e mille e mille pagine Terra d'Arezzo esaltati
consacran la tua gloria. che in marcia è la tua prole

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I )a tt t t ct c t1 tt rti:e{l.t: tI r I l' h t g.' (.!, 7't u tttl li

Numero unico redatto da


Aldo Brunetti - Margherita Caporali - Angiolo Cirinei - Giorgio Marmorini
Collaboratore - Lucio Modestini
Studio Grafico - Franco Palazzini
Stampa - CentrostamPa Arezzo
Distribuzione gratuita - 26 settembre 1986

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