Sei sulla pagina 1di 53

Accademia Editorale

La rete di Afrodite. Ricerche sulla prima ode di Saffo


Author(s): G. Aurelio Privitera
Reviewed work(s):
Source: Quaderni Urbinati di Cultura Classica, No. 4 (1967), pp. 7-58
Published by: Fabrizio Serra editore
Stable URL: http://www.jstor.org/stable/20537552 .
Accessed: 03/02/2012 07:11

Your use of the JSTOR archive indicates your acceptance of the Terms & Conditions of Use, available at .
http://www.jstor.org/page/info/about/policies/terms.jsp

JSTOR is a not-for-profit service that helps scholars, researchers, and students discover, use, and build upon a wide range of
content in a trusted digital archive. We use information technology and tools to increase productivity and facilitate new forms
of scholarship. For more information about JSTOR, please contact support@jstor.org.

Fabrizio Serra editore and Accademia Editorale are collaborating with JSTOR to digitize, preserve and extend
access to Quaderni Urbinati di Cultura Classica.

http://www.jstor.org
La rete di Afrodite.
Ricerche sulla prima ode di Saffo
di G. Aurelio Privitera

a G?nther Jachmann

Ornai veggio la rete


che qui v'impiglia e corne si scalappia

Dante, Purg. XXI 76-77

L'interpretazione d?lia prima ode di Saffo ? molto pi? ardua di


quanto s?litamente si crede. Oscuri non sono soltanto i due luoghi
in cui la lezione ? incerta (w. 18 sg.; 24) o il significato di qualche
espressione (v. 1TOixiX?&pov' ; v. 10 GTpo?&oi) o Taccordo di un ag

gettivo (v. 8 ypbaiov con S?fxov oppure con ?cp^?): oscuro, dopo le
contrastanti e talora opposte valutazioni, si ? ormai rivelato il senso
delTode suo complesso.
nel
Fino a che punto riproduce lo schema d?lia preghiera? ? ani
mata da vero sentimento religioso? L/epifania ? autentica? Che fun
zione hanno gli epiteti nei primi due versi? Cosa promette Afrodite?
Perch? sorride?
Basta
scegliere le schede e raggrupparle : raramente se ne cavano
due giudizi simili. Schema rituale. Wilamowitz (p. 42): "Nur
die Form
des Einganges schliesst sich ... an die rituellen an"1.
Hymnen

1 Nel corso sono citati col nome dell'autore e l'indi


deirarticolo soltanto
cazione della pagina i seguenti studi (gli altri di volta in volta in nota):
Bowra C. M. Bowra, Greek Lyric Poetry, Oxford 21961.
Cameron A. Cameron, prayer to Aphrodite', Harv. Theol.
'Sappho's
Rev. 32, 1939, pp. 1-17.
Castle W. Castle, 'Observations on To Trans.
Sappho's Aphrodite',
and Proceed. Am. Philol. Assoc. 89, 1958, pp. 66-76.

Fr?nkel, Dicht. H. Fr?nkel, Dichtung und Philosophie des fr?hen Griechen


tums, M?nchen 21962.

7
"
Perrotta (p. 56) : Tode finisce con un tono inatteso di confidenza
"
... tra il ritornare delle forme rituali The poem ". Bowra :
(p. 200)
is cast in the form of a prayer ". Sentimento religioso. Bowra (p. 204) :
" "
no Greek would dispute their seriousness ". Cameron (p. 15): an
exercise in the style of prayer". Schadewaldt (p. 87): "sie betet
"
wirklich ". Epifan?a. Bowra (p. 202): The appearance of Aphrodite"
must be treated as a genuine experience". Schadewaldt (p. 94): sie
hat im Traum wie Wachen dergleichen Gesichte gehabt und ist mit
den G?ttern umgegangen". Fr?nkel [Dicht, p. 201): "Aber eine
Vision w?rde sich auf das beschr?nken, was f?r sichtbar und
Sappho
h?rbar gewesen w?re ".
II collage potrebbe essere ampliato f?cilmente e fino alla noia:
i giudizi variano su ogni particolare, anche secondario. Ma variano
anche sul significato stesso delTode, sul senso d?lia preghiera e della
promessa. Dopo l'interpretazione di Page, alla gradazione, alla diver
sit?, ? subentrata la frattura. Da una parte l'interpretazione tradi
zionale, difierenziata dettagli manei fundamentalmente unitaria:
Afrodite promette chea Safio
sar? riamata, le promette felicita.
DalTaltra i ruoli si invertiranno ?
Page: questo assicurerebbe la
"
dea. Il suo sorriso sarebbe anche di Sano (p. 16): This everlasting
sequence of porsuit, triumph, and ennui is not to be taken so very
seriously ".
Gli sbandamenti della critica hanno cause diverse solo in appa
renza. Al di l? degli eccessi psicologistici, oltre rinsufficiente valu

Fr?nkel, Wege H. Fr?nkel, Wege und Formen fr?hgriechischen Denkens,


M?nchen 21960.
Gentili B. Gentili, 'La veneranda Saffo', in questi Quaderni 2,. 1966,
pp. 37-62.
'
Koniaris G. L. Koniaris, On Sappho, Fr. 1 ', Philologus
(Lobel-Page)
109, 1965, pp. 30-38.
Page D. Page, Sappho and Alcaeus, Oxford 1955.
Perrotta G. Perrotta, Saffo e Pindaro, Bari 1935.
Putnam M. C. J. Putnam, 'Throna and Sappho 1. 1', Class. Journ.
56, 1960-61, pp. 79-83.
Schadewaldt W. Schadewaldt, Sappho, Potsdam 1950.
Snell B. Snell, Die Entdeckung des Geistes, Hamburg 81955.
Wilamowitz U. von Wilamowitz-Moellendorff, und Simonides,
Sappho
Berlin 1913.
I frammenti di Saffo e di Alceo sono citati secondo E. -
Lobel D. Page,
Poetarum Lesbiorum Fragmenta, Oxford 1955; le testimonianze sui due autori
secondo C. Gallavotti, Saffo e Alceo I-II, Napoli 21956-57.

8
tazione dei presupposti culturali e religiosi e del tessuto stesso ling??
stico, non ? difficile scorgere alF origine di tutti i contrasti la poco chiara
coscienza della struttura.
I saggi, i capitoli, gli articoli sulla prima ode, anche i pi? sensibili,
eludono il problema: son? ricchi di intuizioni spesso finissime, ma
frammentarie e persino contraddittorie. Su due punti son? tuttavia
concordi. L'architettura dell'ode ? ad anello. Il tono ? diverso nell'in
vocazione e nella chiusa. Le due circostanze son? troppo palesi perch?
valga la pena di ammirare Tacume degli interpreti: ? lecito viceversa

meravigliarsi che le due osservazioni non siano state approfondite


e collegate per formulare un'ipotesi di lavoro unitaria.
La composizione ad anello non va spiegata notando gen?rica
mente che questo modulo stilistico era fr?quente, come ha mostrato
van Groningen2, nella poesia arcaica e nella
prosa i?nica. La spie

gazione pertinente ? un'altra: Tode la forma di una preghiera


ha e
la preghiera non ha alcuna validit? senza la simmetrica ripresa finale
deirinvocazione. La tripartizione notata da Bowra (p. 200 sgg.) ?
una conseguenza: scaturisce dal rapporto dei termini estremi che
isolano, appunto perch? si corrispondono, la parte centrale.
D'altra parte i termini estremi della preghiera non son? una

semplice copia Tuno dell'altro: e tanto meno lo son? neirode dove


il tono fiducioso della chiusa inverte e rovescia quello angosciato del

proemio. La disposizione ciclica non comporta dunque una ripeti


zione, ma un ritorno arricchito di nuovi aspetti: comporta una pro

gressione fino al polo opposto, orient at a su un medesimo asse.


La disposizione, di evidente chiarezza, fornisce la base per una

ipotesi operativa incentrata su queste domande. L'architettura ad


anello ? solo un elusivo o ? la manifestazione
involucro di un prin
e in forma costante a tutti i livelli?
cipio che seleziona organizza
Che organizza anche il rapporto d?lie frasi e delle parole nelle frasi?
il rapporto Saffo-Afrodite e la manifestazione del loro essere? l'espe
rienza che Saffo ha delFamore e la legge che Afrodite dichiara propria
di ogni amore?
Insomma: la ciclicit? bipolare ? avventizia o strutturale? La
verifica ? nelFindagine che segue.

2 van litt?raire Am
B. A. Groningen, La composition archa?que grecque,
sterdam 1958.

9
Sapph. 1 L. P.

7zo]ixik6&?)o[v ?&avocT'Acp?SiTa,
reed] A[i]o? SoX[?7uXox?, X?acrofia? as,
[ni] (x5]aomct, [fjnqS5 ov?aiori Socava,
4 7u?Tv]ta, <fru[(AOV,

-]
?XX]a tu?S* IXfo*', a? totoc xohr?pc?Ta
t<x]? ?|ia? au[Sa? ??oicra 7uy)Xoi
?x]Xus?, 7raTpo[? Se S?fxov Xfacoicra
8 Xjpuaiov 3jX9{e?
-]
ap](ji5 ?TcaaSef ouatera* x?Xoi S? a' ?yov
oijxss? orpoufS-oi Tcspi ya? (JteXaivoa;
7u?]xva Stv[vsvT?? ^r?p* in* ?>pavc??&?
12po]? Si? (Ji?orcrco'

-]
a?]^a S' ??ixo[vTO' o? S', & [l?xaipa,
{isi$ia?[oaio' ?&av?xci) 7upoac?7rcp
^]p?5 8tt[i Sy)5t? Tc?TOV&aXtoTTl
16Sy]]St? x[?X]7][(ji[i.i

-]
x]?ttl Qxoi [?aXiara ^?Xco y?V?<7&ai
(xjatv?Xa [^?(jko* T?va Sy)5t? tzz?&c?
.J.a?yvjv [?? a?v 9iX?Tara; ti? a', ?>
20
T?]7T95, [?Six7]?i ;

xa]l y[?p a? <p??y?L,tcc/?c?? Stco?st,


<a? Se Scopa [xy] S?x?T', aXX? S?gzi,}
<at Se (XT)
91XS1, Ta)??<o? 9&Xy]a?i>
24 <xc?ux ?&?Xotaa.)

-]
<?X-&? (Jiotxal vuv, ycck?noLV Se Xuaov)
<?X (jL?pt(jivav,ocrera Se (xoi T?X?oaai>
<^u{jlo? ?(iippsi, T?X?aov, cr? S' aura)
28
<a?[X[jLa^o<; ?'aao.)
=]

Tronadorno, immortale Afrodite figlia di Zeus, che reti ordisci! io


ti supplico: con ansie e con tormenti, o possente, non domare ilmio cuore,
ma qui vieni, se mai anche altra volta ilmio grido udendo di lontano ascol

10
tasti, e lasciata la casa del padre venisti, aggiogato il carro d'oro. Belli
ti portavano i veloci passeri sopra la terra ?era, fitte agitando le ali, dal
cielo attraverso Fetere. Giunsero subito: e tu, o beata, sorridendo nel
volto immortale chiedesti che cosa di nuovo io soffrissi e perch? di nuovo
"
chiamassi e cosa nel mio folie cuore desiderassi di pi?: chi ancora .. .
al tuo amore? chi o Saffo ti o?ende? Perch? se ti fugge, presto ti cercher?;
se i tuoi doni non vuole, te ne offrira; e se non t'ama, presto ti amer?,
anche se pi? non volessi ". Vieni per me anche ora, scioglimi dai gravi
tormenti e quello che ilmio cuore brama, compilo. Tu stessa sii mia alleata 3.

L'epiteto 7roixtXo&povo? riecheggia gli omerici ?u&povo? e xpua?


Spovo?, riferiti per lo pi? alFAurora4. Si tratta di due aggettivi chia
ramente formulan, che hanno perduto quasi del tutto la loro forza
evocativa. Difficilmente Timmagine della dea in trono, corne ? testi
moniata dalFarte arcaica, sar? balenata alla
"
mente del poeta e degli
" "
ascoltatori quando sentivano che 1'Aurora dal bel trono o dal
"
Taureo trono saliva dalFOceano in cielo.

3 a
Una traduzione
? sempre approssimativa. Inoltre costringe scegliere
tra ugualmente incerti. Cos? al v. 8 accordare
significan preferisco xp^iov
con ?cpfia anziehe con 8?[xov; ai vv. 9 e 11 traduco x?Xoi e 7i?xva come predi
cativa pur sapendo che questo valore non ? sicuro, ma suggerito soltanto dalla
loro posizione del verbo ; ai vv. 4 e 27 continuo a tradurre, per comodit?,
prima
" "
&u[zo? con cuore (ma cfr. Snell, p. 103 sg.). Sono scelte soggettive imposte
da motivi empirici: ma soggettive sarebbero state anche altre scelte diverse.
Rinunzio a
leggere tusl^co . . aay^v ai vv. 18-19 (in proposito cfr. Koniaris, p. 36
sgg., E. Heitsch, Hermes 95, 1967, p. 385 sg.). Rendendo con "anche se pi?
non volessi" il v. 24, mi discosto dal testo di Lobel-Page p. 46 sgg.).
(v. sotto,
4 e Faltro che 3 volte ad Hera e 2 ad
L'uno 6 volte 10 (oltre Artemide).
Il primo, ?u#povo?, sempre dopo cesura trocaica, in 2 schemi: 'H&
1) e?&povov
??, mil. VIII 565, Od. XVIII 318, XIX 342 (solo in Od. XVII 497 segue
? w
w ??); 2) __w w 'H?? JjX&ev lu&povo? w__^l, in Od. VI 48, XV 495.
Pi? vario ? Tuso di xpua?&povoc. Riferito all'Aurora, cesura pente
dopo
mimera, in 2 schemi: 1) xpus?&povoc ^Xu&ev 'Hc?c, in Od. X 541, XII 142, XV
56, XX 91; 2) xpuao&povo?/ov _ww_^ (il sostantivo anche in altro verso),
in Od. XXII198, XXIII 244, 347. Lo schema ? spezzato in Od. XIV 502 (xe?pjv
e in Od. XIX
?araxaico?, cas Se xpuao&povo? 'Hco?) 319 (&? x' e5 &aXm?cov /p. 'H?>
Riferito ad Artemide, cesura nello schema /pu
?xTjTat). dopo pentemimera,
_? , in II. IX 533, Od. V 123. Riferito ad Hera, in fine di
ao&povo? "Aprsfju?
esametro, al nominativo (7/. I 611 xpoao&povo? "HpY))e al genitivo (//. XV 5
"HpYj?). Lo schema ? spezzato in II. XIV 153 ("Hp-q 8' stas?Se /pu
Xpuao&p?vou
cro&povo? o9^aX[xo?at).
Negli Inni omerici xpuao&povo? ? riferito all*Aurora in IV 326, V 218,
226; ad Hera in III 305, XII 1. ? ripreso da Pindaro, Pyth. IV 260 (per Ci
rene), Nem. I 37 (per Hera).

11
La derivazione del secondo elemento da d-p?va, anziehe da &povo?,
esclusa categ?ricamente da Wilamowitz (p. 44: "hier darf wahrlich nie
mand an &p?va tcoix?Xoc denken: wo w?ren sie denn? ") ? stata recente
mente sostenuta da L. B. Lawler (Philol. Quart. 27, 1948, p. 80 sgg.), da
G. M. Boiling (Am. Journ. Philol. 79, 1958, p. 275 sgg.) e da Putnam (p. 79
sgg.; cfr. Lawler, Class. Journ. 56, 1960-61, p. 349 sgg.) in base ad II.
XXII 440 sg. ?XX' r? y (Andromaca) ?crrov {fyaivs... | StaXocxa 7rop<pup?Y)v,
?v Se <&p?va tuoix?X' ?tzolggz.
Secondo Lawler Tomerico &p?va indicherebbe figure (fiori, animali,
esseri mitici e umani) corne quelle che compaiono sul peplo di Athena
(Eur. Hec. 466-74). La dea avvolta in un mantello riccamente istoriato ?
certo immagine plausibile e documentata, non meno della divinit? sul
trono riccamente istoriato di cui parla Page (p. 4 sg.). Ipotesi verosimile ?,
anche, che ??&povo? (e xpuao&povo?) fosse composto originariamente da
<9p?va: rAurora dal manto intessuto bellamente ? seducente e senz'altro
a un'Aurora che avanza seduta su un trono. Sedusse anche Wi
preferibile
lamowitz (Die Llias und Homer, Berlin 1916, p. 31, n. 2) il quale per? neg?
sempre che il significato originario dei due epiteti omerici fosse ancora
chiaro ai rapsodi e ai loro ascoltatori. Ma proprio questa ? la questione
per il lettore di Saffo: nel VII sec?lo quale interpretazione si diede di ?u&po
vo? e di xpuao&povo? ? Li si ricolleg? davvero con &p?voc ? Ad escluderlo
concorrono due motivi: 1) il termine era rarissimo e anzi estraneo alla tra
dizione epica (in Omero ? hapax))) 2) gli epiteti erano riferiti alla divinit?
e non al suo Lawler, che ha seconda obiezione, ri
peplo. previsto questa
corda che anche ^puayjvio? ? riferito ad una divinit?, e non al suo carro o
al suo cavallo. Ma F argomento ? privo di valore. In ^putWjvioc F oggetto
(le redini) ? f?cilmente localizzabile (nelle mani) e d'altra parte Fepiteto
non ? proprio di carri o di cavalli, ma sempre di divinit? (illuminanti gli
epiteti cultuali Henioche e Chalin?isl). In nessun modo Fascoltatore po
" " "
teva invece arg?ir? che la dea dai fregi belli o "d'oro questi fregi li
avesse nel o altro ve.
peplo
La prova che ?u-9-povo? e xpoa?&povoc fossero invece connessi con
la forniscono i pindarici ?(x?&povoc (Nem. XI 2) e u<p?&povo? (Isthm.
&p?voc
VI 16) e Feschileo St&povo? (Ag. 109). Pensare che un sec?lo prima, Saffo
? a dif?erenza di Pindaro e di Eschilo ? li collegasse con ftp?voc ? ipotesi
arbitraria e comunque non provata. Evidentemente le formule omeriche
in cui compaiono i due epiteti originariamente erano connesse con un
altro elemento (il peplo, il velo della :
dea) quando esso fu tralasciato, sorse
e il fu da
Fequivoco secondo membro degli epiteti derivato &p?voc. Le
ricerche di M. Leumann, Homerische W?rter, Basel 1950, hanno insegnato
molto sui mutamenti di significato subiti da parole omeriche quando un
elemento del contesto fu soppresso.
" " "
Tra VI e V sec?lo l'espressione dal peplo (con fregi) d'oro o dal
"
peplo (con fregi) artisticamente lavorati esisteva ed era rappresentata
da epiteti del tipo xpua?7re7uXoc (in Anacreonte, fr. 418 P., 74 Gent.)
e TOLxiXs?fjic?v (in Eschilo, Prom. 24). Le obiezioni a Lawler valgono anche
per la tesi di Putnam, che nel saffico TOixiXo&povo? vede un peplo adorno
con fiori capaci di fare innamorare.

12
I due epiteti omerici piuttosto che dipingere la dea, ne nobilitano
la menzione. AU'origine deve essere stata la figura della signora mi
cenea seduta in trono con intorno le ancelle. Successivamente dire
" "
in trono una persona valse ad affermarne la superiorit?. Il primo
elemento dei composti mira ad accentuare questa " idea di nobilt?:
"
perch? bello ben fatto ") o prezioso (xpuao- d'oro ") il trono
(??-
si distingue dagli altri seggi e distingue chi lo occupa. Vi fu certo un
" " " "
tempo in cui Aurora dal bel trono o dal trono d'oro fu solo
" " "
una met?fora per dire nobile regale Aurora ": met?fora ? an
cora in Omero, ma ormai corrosa dalla convenzionalit? con cui gli
aedi rhanno impiegata.
7uoixiXo- nel primo membro
Sostituendo Saf?o vivifico Tepiteto:
ma non
al punto da restituirgli la forza originaria. Proprio perch?
richiamava ??&povo? e XP?0"&*P0V0C>frequenti in Omero, 7coixiX?$po
vo? restava ancorato nelT ?mbito opaco della tradizione: non evo
cava rimmagine della dea in trono, ne predicava soltanto la rega
lit?. La stessa nozione del trono toix?Xoc non era nuova : era ome
o
rica anch'essa. II primo elemento, prima ancora che ad ornamenti
a policromie, allude pi? generalmente alla sua complessa e ingegnosa

fattura, scaturita dalla mente scaltra dell*artista. Modello sem?ntico


? l'omerico SaiSaX?o? &povo? : ??&povo? e xPUGrodpovo? costituiscono
soltanto il modello morfol?gico. L'equivalenza tra toix?Xo? e SaiS?
Xeo? ? af?ermata nel modo da scoliasti e lessicografi5.
pi? esplicito
sint?ticamente le varie espressioni omeri
IIoixiXoS-povo? ripropone
che, ma nel riproporle apporta un elemento nuovo. A differenza di

Sat8aX?o?, che indica soltanto il prodotto art?sticamente elaborato,


toix?Xo? implica sia Teffetto che 1'agente: l'oggetto 7uoixiXo? richiama
la 7coixiXia delFartefice anch'egli nonakoc, 6.

6 in Omero, cfr. //. XVIII 389 Od. X 314


Su 8<xi8aXso? Spovo? sg., sg.,
Od. I 130 . . xaX?v
366 sg. kizi <9p?vou ?pyupoY)Xou xocXo? SociSaX?ou; sg. ?? &p?vov.
SaiS?Xeov; XVII 32 ^p?voia* ?vi Sar?aX?oioi.
di ttoixlXo? con Sar?aXeo?, cfr. Etym. M. p. 251, 2 Sou
SulFequivalenza
Tov 7toix?Xov e 48 tcoix?Xoc ... ? ?TUfxe
S?Xeov, Tfl xa?aaxsufl, soprattutto p. 678,
.. . T. Horn. 27.
Xco? xaTeoxsuacTfx?vo? X?yeTai xai ? 7ravo0pyo?. Utile anche schol.

XVI 222 SoctSocXoc ?Xeyov r? tttoix?Xoc xaTaaxeu?(T(xaTa. Su questa equivalenza si

fonda Taccostamento dei due termini in Pindaro (01. I 29): SeSatSaXpi?voi


^e?Ssat 7uoixiXoi? eCaTOXTcovri (?u$oi.
6A di tcoix?Xo? e della sua af?nita con tutto il campo sem?n
proposito
M. in Rev. ?t. gr.
tico della {x7?tic un lavoro annunzia D?tienne, 77, 1964, p. 407,
n. 5. Si vedano anche Horn. Od. VIII 447 sg. 8scj(jl6v tt.; Hes. Theog. 510 sg.
tt. 146 d rcoix?Xa ?vri ?^Xoo. B. Gentili
?popj&?a a?oX?fXTQTLv; Plat. Theaet.

13
? a questo punto che accanto alFasse diacronica comincia ad
intravedersi quella sincr?nica: la realt? espressiva di toixlXo&povo?
risulta dal loro incontro. Nella successione diacronica Fepiteto ?
convenzionale corne in Omero, ma rispetto ad Omero amplia la no
zione contenuta in SociSaXso? in modo da coinvolgere la u.y?tic del
lievissimo scarto ? suf?iciente a indicare la linea di
Fagente. Questo
correlazione, cio? la posizione delFep?teto nelFode: il collegamento ?
con SoXotcXoxo?, che giace esplicitamente nelF?mbito della [jiyjtl? e
che evidentemente ha influenzato la formazione del neologismo, svol

gendo nei suoi confronti il ruolo di telos 7.


Che lo scarto fosse nettamente avvertibile mostrano le frequenti
variazioni dei composti in -&povo? operate sulla scia di Saffo nei

primi decenni del V sec?lo. La t?cnica di formazione ? id?ntica, ma

riprodotta talora esteriormente, per forza di inerzia, e solo raramente

per n?cessita din?mica. Esemplato sulFomerico xpucro&povo? ? ?yXa?


&povo? riferito da Pindaro aile Muse (01. XIII 96) e aile Danaidi
(Nem. X 1+ schol.), alie fanciulle
da Bacchilide dest?nate al Mino
tauro (XVII 124 sg.). DelF oro, che in Omero era il segno della ric
chezza, ? coito soltanto lo splendore. L'epiteto perde i contrassegni
economico-sociali. L'equilibrio tra i due elementi componenti ? sov
vertito: ?yXao&povo? non ? diverso da ?yXoc?c. L'evoluzione con
ferma che ? giusto scorgere gi? in Sano un potenziamento del primo
elemento, quanto bastava ad assicurarne lo spicco rispetto al modello
omerico (quanto bastava cio? ad evitare che la sua riduzione entro
i limiti senza I pindarici
[del modello avvenisse residui). ofxofrpovo?
e ityi&povo?, riferiti Funo ad Hera pari a Zeus (Nem. XI 2), Faltro a
Klotho (Isthm. VI 16) e aile Nereidi (Nem. IV 65), confermano che
nel loroaspetto convenzionale i composti in -&povo? erano sentiti
"
corne equivalenti a nobile ": i due epiteti non significano altro che
"
di pari nobilt? ", "di alta nobilt? ".
Eschilo ? Fu?ico che, variandolo, abbia restituito concretezza al
composto. Dicendo Xi7rap?&povot, le la^?pat delle Eumenidi (Eum.

mi segnala l'espressione TroixiXoptTj/av' "Epco? in un Frie.)


epigramma (112
della meta circa del VI sec. a. C. (Athen. XIII 609 d). In Saffo, Eros ? ?pi?xavov
?pTCTov (fr. 130 L. P.) [e Afrodite ? noixik?d-povoq (1, 1L. P.) : Tepigrammatista
essersene ricordato, se nel suo testo era scritto
pu? specialmente 7roifziXo?pov
anziehe 7roipnX?^pov' (v. sotto, p. 21 sg.).
7 "
Intuito, ma non motivato da Castle, p. 69: the word (poikilothronos)
is suitable to Aphrodite here, for it suggests a connotation of cunning artistry,
which finds an unconscious echo in doloploka ".

14
806), non ne ha predicato
soltanto lo splendore, ma ha anche affer
mato che seggio regale d?lie divinit? erano gli altari: col primo ele
mento, poi, ha ricordato Tuso di ungerli con olio 8. D'altra parte
chiamando Si&povov il xpaTo? degli Atridi (Ag. 109) ha creato una
espressione complessa, in cui il sentimento della regalit? e la sua im
simb?lica si potenziano a vicenda tramite la forte tensione
magine
tra astratto e concreto.

La che TOtxiXo&povo? ? collegato a SoXotcXoxoc ? data


riprova
dalla chiastica degli elementi. Il nome della dea fa da
disposizione
a sua volta, a
pernio ed ? simmetricamente correlato, X?ggo^lol? es
che lo riprende contrapponendogli il soggetto, Saf?o. ? una struttura
a catena con i singoli elementi disposti ad anello 9:

Aa
Aa TroixiX?&pov' SoXoreXoxe
Ab Ab ?&av?x' izai?Afco?
A 'A?poSiToc
S X?aaofxa?
A as

cSAc (XY) [L S?fxva


d d?caaiai ov?atat
C 1X7)8*
A 7T?TVta
SaK)[i,OV

La correlazione ? visiva e Xtaaojiai as in fine di


('A?poSiTa
ed ? r?tmica _ w__ w). Ma anzitutto ? strutturale.
verso) (ambedue
Afrodite e Sano rappresentano corne protagoniste i due poli dell'ode:
il polo alto e il polo basso. La supplicata dea delTamore sta alla sup

plice donna innamorata (su piani diversi) corne il gen?rico oc&avdcTa


all? specifico noLi Aio? (sullo stesso piano). C'? ora da chiedersi se

questa medesima relazione non sussista anche tra TcoixiXo&povo? e


SoXotcXoxo?.

8 olio si ungevano le statue dei in genere, non solo le escharai


Con degli
delle Eumenidi. Materiale in P. Steinmetz, Theophrast. Charaktere II, M?n
chen 1962, p. 190 sg. (a proposito di Theophr. Char. XVI 5 xai tcov XiTcapcov
X?-9-cov tcov ?v toc?? TpLOSoi? TOxpi?v Ix't??? ?Xoaov xaTa/etv; cfr. anche Cic.
Xtjx?&ou
II Verr. IV 35, 77).
9A = S = Saffo. Con le lettere minuscole delF alfa
Afrodite; (le prime
beto il proemio, le ultime per la chiusa, v. p. 25) indico gli elementi in rela
per
zione tra loro. Ovviamente uno schema ? sempre e serve a
empirico parziale:
in evidenza che int?ressa; e essere sostituito con altri, se
porre quello pu?
condo i fini che Fanalisi si propone.

15
" "
La traduzione usuale di SoX07uXoxo? con tessitrice di inganni
? peggio che approssimativa: ? disgregatrice. Altera Timmagine con
creta che ancora per Sano era avvertibile in SoXo?. L'interpretazione

deirepiteto dipende dal recupero di tale immagine. Ancora una


volta son? i luoghi in cui il termine compare in opposizione ad indi
carne con evidenza Tambito sem?ntico.
La correlazione in Omero ? con
X?&py) e ?vcolax?; Topposizione
con xpdcTo?, ?ivj, ?fjupaS?v 10: S?Xoc ? Tagguato in cui si attira l'awer
sario per eliminarlo. L'equivalenza risulta evidente da un luogo del
VIliade (VI 187 sgg.; cfr. anche Od. IV 529 sgg.; Hes. Theog. 173

sgg.). A Bellerofonte, che torna vincitore della Chimera, dei Solimi e


d?lie Amazzoni, il re di Licia, che quelle imprese gli aveva imposte
come altrettanti agguati mortali, tcuxivov S?Xov ?XXov u?atvs: scelti
i migliori guerrieri gH tese un agguato (e?crc X?^ov). L'equivalenza
non ? solo tra S?Xoc e X?xoc, ma anche tra Omero e Saf?o : il S?Xoc
che il re di Licia sa tessere non
da quello ? diverso
che Afrodite
sa intrecciare: 7tX?x6>, nel
SoX?tcXoxoc di Saffo, e ??aivco, nel luogo
omerico, indicano una stessa azione. AIT origine della met?fora ? la
rete, tanto pi? inevitabile quanto pi? ? litta (m>xivo?). Il riferimento
? ancora pi? evidente in un luogo delYOdissea (VIII 272 sgg.) dove
"
il di SoXo? oscilla tra i due estremi rete "/" inganno ".
" signilicato
Efesto corne udi (da HeHos) il doloroso racconto (che Afrodite lo
tradiva con Ares)
s'avvi? alla sua
fucina, tristi disegni volgendo nel
l'animo, e li pose
sul ceppo la grande incudine e foggi? lacci (xonTe
Se Ss(T(jlo?)?) infrangibili, indissolubili, perch? saldamente presi vi
restassero. Poi, quando ebbe approntato la trappola (?nd Sv) tsu^s
S?Xov), adirato con Ares si avvi? per raggiungere il t?lamo, dove
lui aveva il suo letto, e intorno ai cavalletti versava gi? le catene
tutt'in giro (?pupi S' ap' epyXaw yiz S?a(xaTa x?xXco a7r?vT7), dove yes
sta per stoxssv, ?7re?aXe, come nota lo scolio) ;molte anche di sopra
dal tetto (fjieXa&p??piv) ne furono sparse, come ragnatele sottili (yj?t'
? nessuno avrebbe
ipiyyioL XsTCT?) potuto vederle, neanche degli dei
beati, perch? le aveva costruite oltremodo ingannevoli (SoX?svTa):

10
Come esempio di correlazione cfr. Od. IV 92 :Egisto uccise Agamennone
X?&pfl, avenera, S?Xcp o?Xofx?vTj? ?X?/oto. Come esempi di opposizione, II. VII
142: Areithoos soccombette 8oXcp, ou ti xpdcTs? ye, perch? Licurgo lo trapasso
con Fasta non in campo aperto, ma in uno stretto sentiero, dove la vittima
non pot? far uso della sua clava micidiale; cfr. anche Od. IX 406 (9j \?\ t??
a* ccutov xTe?vet e 408. In Od. I 296 due modi sono
8?Xcp r?h ?fy<pi) prospet
tati a Telemaco per uccidere i Proci: r?k S?Xco $? ?[A9<x8?v.

16
poi dopo che ebbe sparsa tutta la rete attorno al letto, fece finta
d'andarsene a Lemno ".
Malgrado i numerosi particolari, la situazione non ? priva di
oscurit?. Dei lacci approntati da Efesto (li aveva battuti sulFincu
dine: erano
dunque catene infrangibili di m?tallo) ? taciuta la forma:
a meno che S?Xov (v. 276) non abbia significato concreto come sugge
rirebbe il verbo t?cnico tsu?s che designa preyalentemente la produ
" "
zione di cose materiali. Nel dubbio si pu? tradurlo con trappola
che ? un termine concreto ma gen?rico, con ampia funzione metaf?
rica. Questo suo meccanismo il dio lo sparse intorno ai cavalletti e
lo fece pender? gi? dalFalto, sospendendolo in aria sotto il tetto,
come una tela di ragno. La comparazione mette a fuoco, d'un
proprio
sol colpo, tre aspetti: a) i lacci si intersecavano a forma di rete, b)
erano in aria, c) erano tanto sottili da risultare
sospesi invisibili. Per

quest'ultima caratteristica potevano dirsi davvero SoX?svtoc (il va


lore del predicato-awerbio ? senz'altro astratto) perch? permette
vano la sorpresa, che ? la condizione stessa di ogni agguato.
Concludendo il racconto dei preparativi il poeta dice: ?Tcei S?)
tcocvtoc S?Xov 7rep? Sepia xsuev. A quale dei due sostantivi va riferito
7r?vTa? non certo a Sepia! Ma se va con S?Xov, che senso avrebbe
"
Fespressione poich? "tutto Finganno sparse sul letto "? L'interpre
"
tazione tutta la rete a questo punto ? inevitabile. N? pu? scanda
lizzare Faccezione concreta11. In un altro luogo d??'Odissea S?Xoc
? nome di un oggetto, anche se non della rete ma delFesca: ?>? S* 6t
em 7cpo?oXq> aXiei? 7cepi(Ji^xe? tSa?Sc?) | fy&?ai to?? oX?yowri S?Xov xax?
etSaxa ?aXXov (Od. XII 251 sg.).
Certo, postulare un originario significato concreto e specifico di
SoXo? non ? agevole. Gli esiti semantici della radice del-, numerosi
nelFarea germ?nica, o non indicano un oggetto materiale oppure ne
indicano uno diverso e questo
dalla rafforza
rete: il sospetto che nel
" "
" "
passo omerico SoXo? signifiera rete od esca solo perch? si ca
rica delle valenze concrete pr?statele dal contesto.

Un significato concreto e specifico pu? reperirsi in taluni esiti da del-,


con suffisso -t, elencati da J. Pokorny (Indogerm. etymol. W?rterb. I, Bern
M?nchen 1959, p. 195) s.v. 3. del-: "germ. *telda-, '*aufgespannte Zelt
stange* (:gr. S?XTO?) in anord. tiald 'Vorhang, Decke, Teppich, Zelt',
ags. teld n. fZelt', ahd. nhd. zeit, eigentlich 'aufgespannte Decke'".

11Cfr. Ameis-Hentze ad Od. VIII 276: "S?Xov konkret vgl. 296 Sec^?i
das Trugnetz, wie 282 ".
TsxvTfjsvre?,

17
2
"
Con questa medesima radice sono connessi gr. Sa?SaXoc, SatS?Xsoc art?
" " "
sticamente lavorato e SaiS?XXo) elaboro art?sticamente un oggetto,
istoriandolo con figure secondo tecniche particolari. L'oggetto pu? essere
un uno scudo, un letto, un trono, ma essere anche un velo
pugnale, pu?
(xaX?TCTp7]vSaiSaXsY)v Hes. Theog. 574 sg.) o un peplo (SaiS?Xcp n?n\c?
Aesch. Eum. 635).
Mette conto precisare la t?cnica con cui si rendeva dedaleo un drappo.
Diversamente da comunemente si crede, la stoffa non veniva rica
quanto
mata, maintessuta. Il ricamo ? una t?cnica piuttosto recente :E. Buschor
(Beitr?ge zur Geschichte der griechischen Textilkunst, Diss. M?nchen 1912,
p. 37 sg.) nota che solo in ?poca imp?riale ? menzionato esplicitamente.
? m?rito di A. J. B. Wace (in Am. Journ. Archaeol. 52, 1948, p. 51 sgg.)
aver sottolineato la fondamentale diversit? dei due procedimenti e chia
" "
rito che dove i filologi leggono ricamare gli autori antichi scrissero
spesso "tessere": il ricamo ? eseguito inserendo, con l'ago, fili di colore
diverso nel tessuto gi? tolto dal telaio; nelTaltro procedimento il disegno
prescelto era realizzato inserendo i fili durante la tessitura stessa, cio?
operando sulTordito ancora teso al telaio. Gli ornamenti cosi intessuti
erano^ detti, anche, SaiSaXa (Horn. II. XIV 179).
? significativo che i derivati dal germ. Helda- indichino dei tessuti
tramati con ornamenti (come sono in genere le cortine, le coperte, i tappe ti,
le tende da campo) e che il greco chiami Sa?SaXa gli ornamenti tramati
nei tessuti. La concordanza conferma l'unit? del gruppo, ma nello stesso

tempo avverte che in una certa' fase di sviluppo la rad. 3. del- (' spalten,
schnitzen, kunstvoll behauen secondo Pokorny) espresse la nozione del
tessere e servi di base al nome di oggetti concreti derivati da questa azione.
Non dalla rad. 3. del- ma dalla omofona rad. /. del- berech
(' zielen,
nen, nachstellen; listig sch?digen; z?hlen, erz?hlen ') viene derivato
s?litamente il gr. SoXo?. ? lecito chiedersi se le due radici non siano in
realt? una sola. A farlo supporre ? un gruppo di termini dell'area ger
" '
m?nica cosi elencati da Pokorny (p. 193) : anord. tal n. Rechnung,
' ' '
Anzahl, Rede
' (ags. t l n. Berechnung, Reihe ', gital Zahl '), davon
'
an. ', ags. tellan, ahd. zellen anord. tala Rede,
telja (er)z?hlen ' (Fern, '
Zahl, '), ags. ' talu Reihe \ ahd. zala Zahl, Be
'Rechnung Erz?hlung, '
richt an. tala reden ', ags. talian rechnen, bedenken, erz?hlen ',
(davon '
ahd. zal?n berechnen, z?hlen, zahlen ') ; ^-Erweiterung in engl. talk
' '
reden ".
La connessione, ma senza e chiarire, la anche
specificare sostengono
A. Walde -
J. B. "Hofmann (hat. etymol. W?rterb. P, Heidelberg 1938,
p. 366 s.v. dolus) : Bed. und Ablautsverh?ltnisse der germ. Sippe sprechen
l ' '
f?r Identit?t von *del- zielen . . . mit *del-
spalten
II sospetto che i vari significati qui elencati per ultimi (da rad. /.
del-) si siano sviluppati metaf?ricamente da quelli elencati per primi (da
rad. 3. del-) ? alimentato da una precisa circostanza. In latino il discorso
? trattato spesso, metaf?ricamente, come un tessuto, risultante di un ordito
e di una trama (cfr. Cic. De orat. II 145: Pertexe modo,
inquit, Antoni,
quod exorsus es). La met?fora sopravvive nelle lingue romanze: in ita
liano parlare di ordito, di trama, di intreccio di un discorso, di un'opera

18
letteraria, di un film, ? cosa ovvia. In taluni casi il significato metaf?rico
? stato promosso a significato proprio, sostituendo quello originario: per
" "
es. textus, che in lat. indica propriamente il tessuto e metaf?ricamente
" "
il testo ", negli esiti romanzi significa solo testo ". Avvenne la stessa
" "
cosa per il gr. SoXo? ? Pass? a significare inganno dopo aver indicato
la "rete"? Sono domande cui ? impossibile rispondere con sicurezza.
Resta il fatto, comunque, che tela, discorso e inganno erano posti
in vicendevole rapporto dai Greci. Non a caso protettrice di Odisseo, bravo
di pensieri, di discorsi e di inganni, fu proprio Athena, inventrice della
femminile arte del filare e del tessere, colei che dann? la rivale Arachne
a tessere, come ragno, la tela in cui gli insetti muoiono prigionieri (non
importa che la favola sia tramandata da fonti tarde, da Ovidio, Metam.
VI 5-145: Athena tesse gi? in Omero, 77. XIV 178 sg.). Si rileggano le parole
"
con cui la dea apostrofa con simpatia Odisseo (Od. XIII 293 sgg.) : Scia
gurato, scaltro, mai sazio di inganni (7rotxiXo[AYJTa,S?Xcov aaxs), non vuoi
neppure nella tua terra lasciare da parte le astuzie e i racconti bugiardi
(Xy)?siv a7uaT?cov fx?&covts xXott'icov), che ti son cari fin dalle fasce. Via
non parliamone pi?, perch? le astuzie le conosciamo entrambi (s?Sots?
acepto x?pSsa) : tu sei il migliore tra tutti i mortali per consiglio e parola
(?ouXvj xai (jl?&oigiv) ; io tra tutti gli dei sono famosa per senno e scaltrezza
. . . xai ".
([XTjTi x?pSsdiv)
Ovviamente a proposito di Saffo la questione importa solo in un caso :
" "
che il presunto significato rete in SoXo? fosse pallidissimo, ma ancora
avvertibile nel VII sec?lo. In tal caso Sano, in SoXonXoxo?, avrebbe
un recupero
operato etimol?gico.

Se Efesto una rete avesse


anziehe fabbricato una gabbia o un
trabocchetto (per es. come quello di cui fu vittima Andreuccio da
Perugia in Boccaccio, Dec. II 5), il termine in quel contesto sarebbe
" " "
valso gabbia o trabocchetto ". In altre parole. Il confronto
tra i vari luoghi omerici porta a un solo risultato sicuro: oltre che
"
(astrattamente) inganno ", SoXo? significa anche (concretamente,
"
ma gen?ricamente) strumento di inganno ".
Tramite il secondo elemento il safiico SoXotcXoxo? sviluppa la
valenza concreta fino ad evocare Fimmagine specifica della rete.
Tale evocazione ? per? Fesito secondario di un processo metaf?rico
che si muove dalF astratto al concreto (e non viceversa) attraverso

queste tappe:
"
" " " " esca
/"
SoXo? inganno > strumento di inganno <f

Aquesto punto ? gi? possibile concludere con sufficiente fon


datezza sul tipo di rapporto che lega TOixiXo&povo? e SoX07uXoxo?.
Ambedue compaiono per la prima volta in Saffo. La supposizione

19
che siano sua creazione ? rafforzata dalla loro estrema rarit?12. La
sicurezza naturalmente manca: ? pero molto significativo che essi,
rispetto alia tradizione omerica, si comportino in maniera id?ntica
tanto da sembrare scaturiti dalla medesima matrice.
Esiste in Omero un certo numero composti, di con SoXo- nel

primo membro, che hanno un significato simile (se intellettualistica


mente considerati) a quello di SoX?tcXoxoc: cos? SoXo?xy)T7)<;,SoX?(xy]tlc,

SoXocpaSyjc, SoXo9pov?cov. Essi dicono che la divinit? o il mortale


cui si riferiscono ? capace di concepire inganni13. Esiste d'altra parte
il luogo gi? analizzato (Od.VIII 272 sgg.) in cui la struttura della
met?fora investe S?Xoc di una valenza concreta, conferendogli il si
"
gnificato di rete ". II termine SoX?7uXoxoc ha come modello morfo
l?gico gli uni e come modello sem?ntico Taltro: non diversamente
come ?u&povo? e yjpoa?&povo?, ma equivale a
TOixiX?&povoc ? costruito
SaiS?Xeoc &p?voc. Ma anche per un'altra ragione il comportamento
dei due composti ? simile. Come Tuno, per mezzo di toixiXo-, dilata
la nozione materiale fino a coinvolgere il valore astratto (sicch?
" " " "
il trono, che era bello ", d'oro ", dedaleo in Omero, diventando
" "
ingegnosamente costruito evoca pure la ingegnosit? dell'artista) ;
cosi l'altro, per mezzo di -tuXoxo?, delimita la nozione astratta fino a

12 II ? addirittura un Il secondo ricorre ancora in Simonide


primo hapax.
fr. 541, 9 P., in Teognide 1386 e in fr. adesp. 949 P., riferito sempre ad Afrodite.
Il modello, molto probabilmente, fu Saffo. Lo si pu? affermare per Teognide
che Omero e Saffo:
riecheggia palesemente

KoTCpOYev?? Ku&?pstoc SoXorcX?xe, ao? ti piaa?v


Ze?? T<5$e Ttjx^aa? Scopov ISc?xsv ?^etv*
8<xyLvcL<z[S'] ?vO-p?Trov 7ruxiv?<; ?p?va?, o? $? t?? sgtiv

ootc?? ftp&ifAO? xai aocpo? &crrc ?uye?v.

se confrontata con il passo


Illuminante l'espressione &x(Avq?? xtX. omerico

(II. VI 187 sgg., v. sopra, p. 16) in cui il re di Licia ordisce a Bellerofonte un


m>xivov S?Xov ?XXov e lo attrae in un L'associazione dei termini
agguato.
SoXo? e m>xivo? in un medesimo blocco sem?ntico, pertinente alle azioni di
tramare un agguato e domare, ? confermata da un edito nel 1956
papiro (P.
2378 = fr. 7-8 P.
Oxy. adesp. 919, -tt]Xox?> Ku[7r]piS[**].veco? ttuxiv[ ) dove
si accenna ad Afrodite ancora una volta nella sua pare, di SoXorcX?
qu'alita,
xo?. Che al medesimo blocco appartenesse anche 7roix?Xo? mostra il suo acco

stamento, in Teognide 221-26, a 8oXo7rXoxta.


18 I
luoghi omerici: SoXofiVJTyj?
Zeus (II. I 540), Hermes (hymn. IV 405);
Egisto
$oXO{X7)Tt? (Od. I 300, III 198, 250, 308, IV 525), Clitemestra (Od. XI
422), 8oXo9pa% Hermes (hymn. IV 282), SoXo?pov?covOdisseo (Od. XVIII
51, XXI 274), -?ouaaAfrodite (II. Ill 405), Hera (II. XIV 197, 300, XIX 106).

20
suggerire Tatto concreto (sieche Tinganno, che in Omero era solo
concepito, venendo materialmente intrecciato, evoca un oggetto spe
eifico, cio? la rete).
L'identificazione di questi valori semantici svela la qualit? ge
rarchica della correlazione. Taie gradualit? sarebbe anche pi? mar
cata (ma appunto per questo troppo scolasticamente esplicita) se al
posto di 7^olXlX6&pov, stesse 7toixiX?9pov tradito da alcuni codici14.
La varia lectio viene giudicata a torto tautol?gica. In realt? ?
l'esito errato della giusta intuizione che tra il primo e Tultimo ele
mento del chiasmo (cosi come tra a&avdcTa e Tca? Aio?, tra 'A9p6SiTa
e X?ac7o(xa? as) esiste una correlazione e una gradualit?: a
rispetto
SoXotcXoxo?, che evoca un'immagine specifica, 7roixiXo?pov sarebbe
Tatteso termine gen?rico. Del resto la nozione di astuzia ? espressa
spesso in greco con una coppia di parole, come mostrano numerosi
esempi omerici
(Odisseo Sai?pova noixi\o\L??rr?v in 77. XI 482; toixiXo
(XTJTa,S?Xcov aaxe in Od. XIII 293).
? probabile che nel testo di Sano le due lezioni si alternassero
fin dal VI sec?lo. A
farlo sospettare ? un passo d?lie Eumenidi in cui

Timmagine centrale ? appunto la rete come strumento di agguato


mortale (v. 459 sgg.): ?XX? viv (Agamennone) xsXaivo?pc?v i[a? [ii?
tyjp xar?xTa toix?Xoic aypsufxaaiv xp?^ocaa. ? difficile resistere alla
suggestione che Eschilo abbia dedotto da Safio la facile equazione
Clitemestra: rete di morte =Afrodite: rete d'arnore e in base ad essa
abbia sostituito con xsXatvo- il primo membro di 7uotxiX6?pov (che
sarebbe stato dunque nel suo testo di Safio) e riferito ad aypeoixaortv
il residuo della scomposizione. Processi del genere sono frequenti
airinterno dei vari aggregati semantici, anche se diversi sono ogni
volta gli impulsi che li determinano: desiderio di variare o di poten
ziare un'espressione o esigenza di invertirne il senso15. Una manipo
lazione simile pu? essere alla base anche di SoXi?9pcov, riferito a Ci

pride da Euripide (/. A. 1300): in questo caso alla formazione del


composto avrebbero concorso sia SoXo(tcXoxo?) che (7roixtX?)9po)v.

14
Hanno 7roixiX09pc?v il cod. D delF epitome di Dion. Halic. De compos,
verb. 114, p. 185 U. R., e il cod. K (ter) di Choerob. in Hephaest. Enchir. XIV,
p. 249 sgg. Consbr. Hanno TuoixtXo?pov i codd. M R deirepitome di Dionisio

xt, e rcoixiXXocpov nel cod. U del citato Choerob. in


(7ToiXX?<ppov suprascr.
Hephaest.).
15 Per un altro di cfr. G. A. Laso di
esempio scomposizione Privitera,
Roma . . . Archia oc?Xoto
Ermione, 1965, p. 23 (Laso ^eXi?oav ?apu?po[j.ov, ?oav
JASXi?pO(XOV).

21
L'indicazione ? per? troppo debole per av?re valore probante, n? vale
a rafforzarla la constatazione che Euripide conobbe 7roixiX?9pcov :
il fatto stesso che con tale epiteto designo Odisseo (Hec. 131) indica
che egli si mosse sulla scia di Alceo (fr. 69 L. P.) che lo aveva riferito
alla volpe.
L'uso del composto in Alceo e in Euripide (gli unici presso cui

compaia) ? comunque prezioso, anche se per una ragione diversa.


Se 7ToixiX?9pov non ? tautol?gico, ma anzi chiarifica la struttura
deirinvocazione; se non ? banale, ma addirittura tale (come pare)
da influenzare un grande maestro della parola quale fu Eschilo: in
a che se non, corne finora
base gli si pu? preferir? la lectio communis,
si ? fatto, per un atto di irrazionale conformismo ? Si dira che tuoixi

Xo?pov' ? lectio
difficilior. Ma F argomento non ? del
tutto valido.
Perch? il composto ? anche hapax e questo fatto, che non abbia
avuto alcuna fortuna, potrebbe significare che non fu mai scritto da
Saffo.
In taie situazione il confronto con Alceo diventa decisivo. In
fatti ? impensabile che contempor?neamente e in una medesima area
cult?rale e letteraria, e cio? nella Mitilene tra VII e VI sec?lo, possa
essere stata detta 7roixiX?9pcov indif?erentemente la volpe e Afrodite.
Un'oscillazione cosi veemente sarebbe straordinaria : ancora nel V
sec?lo ? esclusa dal di Euripide,
luogo che riferendo l'epiteto ad
Odisseo fornisce, rispetto ad Alceo, l'altro termine di correlazione
(uomo/animale) e conferma Tesclusione delFaggettivo dalla sfera lin
g?istica pertinente alla divinit?.
Una volta individuato Tasse intorno a cui disporre gli argomenti
a favore di 7roixiXo#pov', ? lecito valutare sarebbe
quanto pi? povera
stata Tinvocazione se vi fosse comparso 7roixiXo<ppov : la nozione di
scaltrezza sarebbe stata pi? esplicita, ma sarebbe scomparsa quella
di regalit? e si sarebbe prodotto inevitabilmente uno iato tra i due
termini estremi e i due medi (?chavara / 7ua? Afo?) del chiasmo.

Una met?fora implica varie fasi che nel loro succedersi impallidi
scono fino a smorire. Un inganno intrecciato ? una rete, ma a sua volta
la rete ? collegata alie situazioni in cui se ne realizza Tuso. La loro
identificazione, decisa dalla sensibilit? del lettore, ? spesso viziata
per difettosa sintonizzazione. Capita infatti che un'immagine lieve
mente accennata, dai pi? non venga captata affatto, perch? troppo
evanescente; da alcuni venga rifinita, appunto perch? l'hanno captata,
oltre i limiti di essa originari. In questo caso l'immaginazione di chi

22
legge opera sulFimmagine come su una cellula potrebbe operare
uno stimolo cancerogeno: la sviluppa a danno del tessuto contestuale,
alterando Tequilibrio delFintero organismo.
Poich? la cattura con la rete ? un momento della pesca o della
caccia, Afrodite SoXotcXoxo? potrebbe apparue, simile, a un lettore
come una pescatrice o una cacciatrice e la vittima come un pesce o
una fiera. ? un pericolo in cui la critica sem?ntica suole incorrere
tutte le volte che tratta le parole astrattamente, sovraccaricandole
dei significati che esse hanno in altri testi, antecedenti successivi o

contempor?nea Per essere fruttuosa la comparazione deve invece


proporsi come scopo di definir? soltanto il limite massimo fino a cui,
airinterno di una medesima area cult?rale omogenea, Timmagine ?
stata sviluppata.
Qualche generazione dopo Safio, Ibico ormai vecchio lamenta
di essersi nuovamente innamorato (fr. 287 P.) :Eros lo aveva ancora
una volta cacciato nelle reti senza scampo (?? ?ratpa S?xTua) di
Cipride. Subito dopo il poeta si paragona ad un vecchio corsiero,
eliminando la possibilit? di indugiare sulFimmagine di lui come vit
tima e di Afrodite come cacciatrice 16.Nello stesso giro di anni Ana
creonte (fr. 346/4 P., 65 Gent.) si rallegrava di essere sfuggito ad
. . . II
Eros (evitando) i lacci gravosi (Ssajicov xa^?7r&v) di Afrodite.
testo, lacunoso, non rivela se la met?fora era in qualche modo corretta
da riferimenti ve ne sarebbe
allogeni. stato davvero
Ma bisogno?
Certo no, perch? Ssajx?c ? termine gen?rico per indicare ci? che trat
tiene o impedisce: dal cavo che lega la nave agli ormeggi (Od. XIII
100), alia cordicella o striscia di pelle che tiene chiusa la porta (Od.
XXI 241), alie catene che tengono prigioniero Prometeo (Aesch.
Prom. 509, 770). La met?fora ? realizzata con la menzione di un og
getto troppo gen?rico per suscitare un'immagine circostanziata.
In nessuno di questi luoghi i connotati umani spariscono. La
stessa cosa avviene in Safio. ? lecito intravedere la rete (e S?jxva,
al v. 3, permette di intravederla solo come rete da caccia), ma per

16 rete la pesca in Horn. Od.


XXII
Oltre che della per (come 384-86)
S?xtoov ? il nome di una per rete la caccia I 123, 4), molto pi? grande
(Herodt.
della II 4-5). Corne la fiera dai cani, cosi Ibico era stato
acpxu? (Xenoph. Cyn.
cacciato da Eros nella rete dalla dea. La met?fora presuppone
apprestata
la caccia, non la pesca. di leggere el? a?re?pova Stxxua nel
SulFopportunit?
frammento di Ibico, v. B. Gentili, in questi Quaderni 2, 1966, p. 124 sgg. Il
non muterebbe: anziehe il valore num?rico, Ibico avrebbe coito
significato
" "
di senza limiti ", quindi senza via d'uscita ".
nell'aggettivo quello spaziale

23
vedere in Afrodite una cacciatrice e in Safio una fiera la nostra reat
tivit? est?tica dovrebbe spingersi oltre i limiti della met?fora in una
La deviazione ? preclusa dai vv. 3-5:
speculazione pr?varicatrice.

[AT][l' OLGVLIGI
(T/jS'WlOLIGl S(X[XVa,
TOTVia, &U[AOV,
aXX? tu?S5 zk& xtX.

La rete con cui la dea vince il cuore di Safio ? un intreccio di


ansie e di tormenti . . . : le due
costituiscono
(olgoligi oviaiai) parole
il limite invalicabile della met?fora, la fermano nelFambito umano17.

L'ambiguo S?jxva, simile ad una chiave di volta, annoda in se tre


valenze :
della caccia con la rete. Gli animali
1) si adatta all'immagine
selvaggi una volta presi venivano domati. La rappresentazione pi?
antica ? nelle due tazze micenee di Vafi?18. Nella prima un toro sel
? incappato in una rete tesa tra due alberi; nelFaltra un toro ?
vaggio
catturato e domato;

17 ? " " "?


Sul dei due termini ansie ", tormenti oltre Wi
significato
" "
lamowitz 45: few non come ma come ant. franc,
(p. ?bers?ttigung " xopo?,
"
"ennui"; ?vuxt K?mmernisse come e Schadewaldt cfr.
Xu7r<xi) (p. 91),
ricorrono nella letteratura medica
Page (p. 6, ad loc): &n), dccrc?&q?, aar?p6q
per denotare un disagio fisico simile alla nausea ; insieme ad ?a?co, rari in poesia
eccetto che in Saffo (fr. 3, 7 L. P. ?caaio, fr. 91 L. P. ?crapoT?pac, fr. 103, 11
L. P. e in Alceo
(fr. 39, 11 L. P. ?aai?, fr. 335, 2 L. P. ?a?jxevot), in
?aapoi)
contesti poco ?vta anche in Sapph. fr. 5, 10 L. P. Un uomo in preda
perspicui;
a tormenti e angosce, per una alterazione del suo equilibrio fisico, ?vi?rai
la terminolog?a sacro 15, VI p. 388
xai ?aocTat, secondo di Ippocrate (De morbo
" '
Littr?) : l'amore ? inteso quindi da Saffo corne parziale malattia ', non nel
senso rom?ntico del termine, ma in quello concreto del turbamento che in veste
"
i sensi (G. Lanata, in questi Quaderni 2, 1966, p. 78).
18 il quale
Chr. Tsountas, 'E<p. ?px? 1889 (1890), coll. 159-163 (tav. 9),
le due tazze corne pendants (col. 162). Secondo A. Evans, The Palace
interpreta
ofMinos III, London 1930, pp. 177-185, la seconda tazza (p. 182 sgg.) mostre
rebbe tre momenti di una medesima scena: un toro si accosta a una mueca;
che fa da esca
e "engages him in amorous converse "; ? preso dal bo varo in

agguato. Le due tazze mostrerebbero dunque due maniere di catturare i tori:


con la rete o con una mueca come esca. Nella seconda il bovaro lega con una
corda il piede sinistro del toro in modo che non e che non
posteriore scappi
e domare sono concatenati. Luoghi omerici che
possa reagire: legare aspetti
una situazione simile: II. XIII 570-72, XX 403-5.
rappresentano Riproduzioni
dettagliate di M. Hirmer in Sp. Marinatos, Kreta und das mykenische Hellas,
M?nchen 1959, tavole 178-185 (testo alle pp. 61, 117 sg.).

24
2) ? verbo t?pico della sfera erotica;

3) come verbo usuale delF ?mbito bellico orienta sempre pi?


decisamente la met?fora verso il suo esito definitivo (la guerra) che
affiorer? con evidenza nella chiusa, ma che ? gi? impostato con il
" "
vieni qui rivolto alia dea al v. 5 19.

Airinganno intrecciato di ansie e di tormenti con cui Afrodite


doma (avviluppandolo come in una rete) il suo cuore, Safio invoca
come rimedio (?XX? ? fortemente avversativo) la presenza della dea
presso di lei, la sua assistenza (nel duplice senso che il sostantivo ha
in italiano: essere presso, essere di aiuto) in questo duello d'amore.
Che sia questo lo spettro della progressione fant?stica ? confermato
inequivocabilmente e puntualmente dai versi della chiusa. II paral
lelisms ? perfetto: ricompare la struttura ad anelli incatenati, con i
membri del chiasmo ordinati secondo la s?lita opposizione (gen?rico/
specifico; negativo/positivo) :

Aw w ?X$s
xai vuv richiesta
a) gen?rica
S [LOI

xx Se ?x e
xaX?racv fxep?fxvocv b) ripresa positiva
Xuaov A specifica dell'invo
cazione negativa

6aaa y
Sy S? ?jx?ppsi b) richiesta positiva
SjxoiS &ufxo? e gen?rica
z T?Xsaaai

z
T?Xeaov
A

A
ai?) A 8* auTa ?cao a) richiesta specifica
A + S a?(X[Aaxoc

19 Per i tre usi cfr. s. vv.


Liddell-Scott-Jones, Sapux?co, Sajxv?co, S?(i.v7][xt.
Bastera ricordare da Omero: II. XXIII 654 . . .
qui pochi esempi sg. yj^?ovov
ts oi!)
?SjxYjTirjv, r? t' aXy?GTr? Safji?aaa&ai ; //. XIV 198 sg. '?[xepov, ? (Afrodite)
con
7ravTa? 8a(iv^ ?&avaTou?; II. V 746 (la lancia cui Athena) S?fxviqai aT?xa?
Per la sfera amorosa un altro esempio in Saffo, fr. 102 L. P. n6&<p
?vSp??v.
tox?So? 8i' 'A?poS?Tav.' Le tre valenze rilevate gi? da Castle,
S?fxetaa ?pa8ivav
70, 73, ma con
[xouv?Xa (v. 18), Xuaov (v. 25)
pp. ricollegate rispettivamente
e (Toy^LOLyo?, un riferimento ferino in [xaiv?Xqc ? decisamente
(v. 28). Scorgere
Oltre che questa sola volta in Saffo, il maschile ricorre sporadica
imprudente.
mente in qualche secondario scrittore ellenistico (Filone Meccanico, Cornuto),
ma riferito a Dioniso. Il femminile ? anche esso univoco: in Eschilo (Suppl.
volte e tardi
107) ? (juxivoXi? la St?vota. Lo stesso jxa?vojxai solo pochissime
conv. 641 c). Altret
? detto anche di animali che impazzano (cfr. Plut. Quaest.

25
Una struttura cosi saldamente eur?tmica ? rara nella l?rica ar
caica forse, nella stessa Safio
e, (lo stato frammentario delle altre
odi impone il dubbio). Ma appunto per questo sarebbe stato do ve
roso chiarirne le cause. Osservare che Tode ? una composizione ad
anello e che per la forma
richiama la preghiera significa ben poco,
se non che ? ad anello perch? ha la forma di una preghiera.
si specifica
una antichissima ? la
Proprio perch? esisteva tradizione normativa
? con di una t?cnica ritualmente deter
tradizione cultuale Fobbligo
minata, Safio costrui
organismo un
concluso: essa non ha inventato,
ma rivissuto integralmente uno schema 20. ? questa la prospettiva
storica e cult?rale in cui Tode va collocata ed ? questo che postula la

piena funzionalit? dei singoli elementi del proemio.

una preghiera
Perch? fosse efficace occorreva invocare la divi
nit? con gli epiteti che la proclamavano in grado di compiere la ri
chiesta: originariamente si annetteva ad essi il m?gico potere di
determ?name Tintervento e Tazione. Crise prega Apollo di
"Quando
vendicarlo lo chiama semplicemente Arco d' argento ", in perfett a
coerenza con la richiesta finale che il dio colpisca i Danai con i suoi
dardi (Horn. II. I 37-42) :

xXuiK fiel), ?pyupoTo?', b? Xp?avjv ?[i/p t?s?Tjxac


K?XXav T? ?afr?vjv TsvsSoi? ts l<pi ?v?acretc,
ZI 7TOTS TOI. ?7C? V7)OV
SfJUVfrs?, yOLpizVz' ZCZ^OL,
40 r? ei St) tots toi xar?
7r?ova (xvjp?' sxvja
ra?pcav yjS' a?ycov, toSs [loi xpyjvjvov ??XScop*
Ts?astav Aavaot ?(x? S?xpua goigi ?eXscraiv.

Odimi, Arco d'argento, tu che proteggi Crisa e la divinissima Killa,


che su Tenedo regni sovrano: Sminteo! se mai qualche volta un tempio

" " "


tanto poco sono i significan in matrimonio e scio
pertinenti congiungere
"
gliere dal matrimonio ricordati a
proposito di Socava e di X?crov. Non perch?
siano ma non di matrimonio Saffo, ma di amore: e
impossibili, perch? parla
anzi delle sofferenze amorose con cui prega di non essere e da cui
prostrata
invoca di essere liberata. Delle relazioni proposte da Castle ? esatta soltanto

quella con
a?(X[xa/oc.
20 e la
L'importanza del modello cultuale perfetta (e cio? strutturale)
di contenuto, atmosfera e forma sono stati intuiti nitidamente da
rispondenza
Fr?nkel, Wege, p. 50 (v. sotto, p. 58, n. 55). Che altre odi di Saffo fossero costruite
ad anello ? dubbio, malgrado H. J. M. Milne, Aegyptus 12, 1933, p. 176 sgg. e
altri (cfr. Page, p. 11 sg., ad vv. 25-28) .Ma v. in questo Quaderno, p. 182 sgg.

26
gradito t'ho eretto o se mai ti ho bruciato cosce pingui di tori e di c?pre,
compi a me questo voto :possano i Danai pagare le mie lacrime con i tuoi
dardi.

La preghiera di Crise e Tode di Safio hanno com?ne lo schema:


invocazione, delF orante con la divinit? e richiesta
precedenti rapporti
a da Safio dopo F invocazione e ripresa pi? ampiamente
(anticip?t
alla fine). Ma quale puo essere nelFode Fepiteto-chiave se non SoX?

7rXoxo?, generalmente ma a tort o ritenuto convenzionale ? La sua


realt? fant?stica ha radice nelFemozione religiosa di Safio e nella sua
concezione sacrale delFamore.
Queste si traggono conclusioni
agevol
mente dalFanalisi
comparata del proemio e della chiusa.
Ho gi? sottolineato la forte opposizione che lega i due membri
"
della richiesta (vv. 3-5) : non vincermi con ansie e con tormenti,
ma qui vieni ". La disposizione di Afrodite pu? essere, dunque, du

plice: sfavorevole o favorevole secondo che la dea sia lontana (v. 6


ny?koi) o vicina (v. 5 tu?Ss) alForante. Quando ? vicina assiste, ?
alleata: a?fjt^axoc (v. 28) rende esplicito il valore di eX&s (xoi xal
vuv (v. 25) correlato a tu?S' sX&e (v. 5). Alia base del termine ?
?
come parzialmente anche di S?fxva ? la met?fora che Famore sia
una battaglia. La si perde quando si ? soli, senza Faiuto di Afrodite:
allora si incappa in un viluppo di ansie, di pene e di gravi ansiet?
3 oLGOLiGL . . . ov?aiai; v. 25 . . . come
(v. sg. yjxkzncm fxsp?pivav), teso,
un agguato, dalla dea lontana ed ostile. Da
questo inganno puo scio
gliere (v. 25 X?aov) soltanto colei che lo ha intrecciato. Da qui la
n?cessita di invocarla ritualmente come SoX??cXoxoc.
" " "
In altre
parole. II X?aov del v. 25 (" sciogli districa me,
presupposto da (jloi, nel medesimo verso e nel seguente) ? parallelo
a (jit) [xs . . . S?(jiva del v. 3, ed ? polarmente contrapposto al secondo
elemento di SoX?tcXoxoc. Delle due grazie che Safio prega di offenere,
" "
? collegato con la prima, negativa: non domarmi" li
Fepiteto
berami ". La seconda, positiva, non giace pi? nelF?mbito del S?Xoc,
ma in quello opposto della \iiyy\'
Safio prega: in quanto SoX?tcXoxoc scioglimi da questi lacci21;

21 Incoerente "
Wilamowitz, p. 44: Da ist die Flechterin von Listen mit

spezieller Beziehung gesagt; sie mag die Sappho in das Netz vestrickt haben,
das sie h?lt; sie mag auch einen rettenden SoXo? wissen ". Ma se
gefangen
autrice della ? la stessa Afrodite che ha lei di un
trappola bisogno adoperare
SoXo? per districarne Saffo ? Userebbe T inganno contro se stessa ? o forse contro
la persona amata da Saffo? Giustamente Perrotta, p. 54, n. 2: "Afrodite

27
in quanto a?fxfxaxoc aiutami nella battaglia d'amore. Se avesse invo
cato la dea come SoX?tcXoxoc per ottenere non soltanto la propria
liberazione, ma anche Tirretimento amoroso essa
deirantagonista,
non avrebbe chiesto altro che l'inversione delle parti. Avrebbe chiesto
non ma vendetta: come io amo e non sono
riamata,
corresponsione,
cosi chi ora non mi contraccambia mi ami quando io pi? non F amero.
? Tinterpretazione che D. Page ha proposto e che altri imprudente
mente hanno accolto fuorviati significato attribuitodal arbitraria
mente alla coppia ?eoyeiv-Siaxeiv 22.Ma ? un'interpretazione impos
? ?
sibile, esclusa oltre tutto dal rapporto di opposizione impl?cito
nei due 8oX07uXoxo? e (T?^a^oc,
termini e pi? precisamente nei loro
nuclei costitutivi SoXo? e [L&xt).
" "
DelFequivalenza di SoXo? con Xo^o? agguato si ? gi? detto
a p. 16. Ambedue designano uno dei due modi di annien
possibili
tare Favversario: F altro modo
? la battaglia a viso aperto, la (??)^.
In nessun luogo F opposizione
appare pi? chiara corne in 77. I 226-28.
"
Insult?ndolo, Achille rinfaccia ad Agamennone: mai tu hai avuto
il coraggio di armarti per una battaglia (e? 7t?Xs(jlov) insieme al tuo
pop?lo; mai di partir? per un agguato (Xo/ovS' insieme
tsvai) agli
Achei pi? valorosi ". Non ? una difficolt? che nel passo compaia 7t6
Xe[xo? in luogo di \iiyy\. I due termini sono trattati corne sinonimi da
Omero : pi? volte sono anzi uniti in endiadi23. Int?ressa invece rile
vare che [x?^v], e in certi casi anche 7ioXs[jlo? 24, indica il modo aperto
di combattere opposto alF altro subdolo e insidioso espresso da SoXo?
e da Xo^o?25: au[Xfxaxo? ? Talleato in campo aperto.

' '
tessitrice d'inganni non deve, nel caso di Saffo, tessere nessun ".
inganno
Ma anche Perrotta aveva torto, da deduceva che
poi perch? questo Tepiteto
fosse convenzionale :a lui sfuggiva che una divinit? ? spesso invocata con un

epiteto che ne indica la potenza distruttrice (o comunque dannosa) proprio


per scongiurarla di non usare sua a danno d?livrante. A Wi
questa potenza
lamowitz va riconosciuto di aver intravisto in SoXotuXoxo? la met?fora della
rete (" Netz ").
22
V. sotto, p. 38 sgg.
23II. XII 436 ?tc? laa ?i?xr?tstocto ttt?Xs^?c ts; IL I 177 (V 891) tt?Xs
[lo? Ts fx?xat ts; //. II
nokzyLi?eiv 452yjS? pL?^scj^ai.
24 "
Propriamente izokzyioc ha il valore gen?rico di guerra ", risulti essa di

battaglie in campo aperto o di agguati: Horn. Od. XIV 216 sgg., dove come esem

pio di coraggio in guerra (?v 7roX?(xcp) ? ricordato il comportamento nell'agguato


II valore af?iora a
(Xo^ovSe). specifico quando ?toXe^o? ? unito y?yy\ in endiadi
o nei casi in cui ? opposto manifestamente a come nel cit. TI. I 226-28.
X?/oc,
25 Al tro esempio in Horn. //. I 151 r? ?86v r? ?vSp?atv
?X&s|xevai ?91 [x?

28
Basta rileggere due
luoghi delle Coefore, fondati sulla medesima
contrapposizione, per convincersene. Invocando il padre, Elettra
"
dice (Aesch. Cho. 492 sgg.):
"
ricorda la rete (a[Acp??XY)(7Tpov),come
la inventarono ". Oreste: con ceppi non bronzei tu fosti catturato
.. . o Elettra: "in insidiosi
(rc?&aic ?ihjpsuihj?), padre". turpi viluppi
(ocioxpco? Ts ?ouXsuToiatv ?v xaXu[X(xaaiv) ". Qualche verso dopo Oreste
"
prega (vv. 497-98): o manda Giustizia a combatiere, in aiuto dei
tuoi, aperta battaglia; oppure lascia che usiamo insidie pari contro
di essi ".Il testo ? meno dif?uso, ma non meno esplicito della tradu
zione:

"Htoi S?xyjv ?aXXe a?fXjxa^ov <p?Xoic,


7) Tac ?u.o?ac ?vT?Soc Xa?ac (Canter : ?Xa?ac codd.) Xa?stv.

Complementare di questo ? Faltro luogo. Oreste (vv. 555-58):


"
ordino a queste (le fanciulle del coro) di tenere celati imiei disegni,
affinch? coloro che con inganno (S?Xcp) uccisero un re onorato, con
lo stesso inganno e con la stessa rete siano presi (S?Xcp ye xai Xyj?&co
atv sv TauT? ?poxco) e uccisi ".
Dal punto di vista il parallelismo
sem?ntico ? perfetto. Come in
Saffo, anche in Eschilo Yinganno ? un agguato con la rete a cui ? op
posta la battaglia aperta, Fu?ico tipo di lotta in cui il compagno
pu? essere definito propriamente a?u.[jiaxoc. Diversa ? naturalmente
la valutazione del S?Xoc : in Eschilo ? crudamente negativa, perch?
Finganno ? stato ordito contro un re venerato, nella sua stessa casa;
contro lo sposo dalla sposa; contro il padre dalla madre26. Invece

Xea&ai. Per ?S?c, spiegato come Xo/o? gi? dagli antichi, cfr. Harpocrat. s. v.

686c* ?v X?xcp xal ?v?Spa. L'interpretazione ? svolta con piana chiarezza da

Eustazio, 77. ad loc.


26 Inservibile
l'espressione SoXo? 7rov7)p6? in Suppl. Epigraph. Gr. 1, 1923,
nr. 161 (riga 42); W. Dittenberger, Orientis Graeci Inscript, sel. II, Lipsiae
1905, nr. 629 (riga 112); I. G. XII 2, 510 (riga 9). Si tratta rispettivamente
della Lex Gabinia de piratis persequendis (67 a. C), e di due trattati stipulati
con Roma, uno dai Palmireni (137 d. C.) e Taltro dalla citt? di Metimna (fine II
sec. a. C.) : sospettare che S?Xoc Tcovvjp?c traduc? dolus malus ? pi? che legittimo.
? perci? impossibile stabilire se i Greci distinguessero anche ling??sticamente
i due tipi di inganno, il malvagio e il non malvagio. A rigore (emalgrado Fe
sto, De verb. 69 Doli vocabulum nunc tantum in malis utimur, apud
signif.
antiquos autem etiam in bonis rebus utebatur. Unde adhuc dicimus sine dolo

malo', nimirum solebat dici et bonus) la distinzione non ? sicura neanche


quia
tra i Latini che molto probabilmente dissero dolus malus per quella stessa
cura per cui nella Lex de XX Quaest. (C.I.L. P, 2, 587, 5) scrissero quod

29
in guerra, sul piano delYaret? eroica, inganno e combattimento in
campo aperto sono parimenti positivi (e positivi sono anche per
Saffo) 27, indicano
per? sempre azioni diverse. Cosa significa allora,
nella preghiera, questo passaggio dalFuno alFaltro termine (da So
XotcXoxo? a a\)[L{ioijp?), ambedue pertinenti ad una medesima espe
rienza, la guerra, e da essa metaf?ricamente Significa, desunti? anzi
tutto, rigorosa coerenza fant?stica: e cio?, tra Faltro, aderenza alia
concreta occasione in cui Fode sarebbe stata cantata, e aderenza,
sul piano espressivo, al meccanismo della met?fora prescelta.
? stato Schadewaldt (p. 87 sgg.) a sottolineare che la preghiera
"
sia una verh?llte
Liebeswerbung ": Saffo Favrebbe cantata nel
tiaso, davantiragazze,alleforse in una delle cerimonie in onore di
Afrodite; la ragazza amata sarebbe stata presente e avrebbe capito 28.
Egli per? non ha fomit o alcuna pro va di questa giusta intuizione.
La prova ? appunto in questa contrapposizione delF Afrodite o-?u.
[?oljoc del v. 28 alF Afrodite SoXotcXoxo? del v. 2. Con la sua preghiera
Saffo ha dichiarato ormai apertamente di essere innamorata. La bat
taglia per conquistare la persona amata sar? d'ora in avanti a viso

aperto e sar? vittoriosa se Finvincibile Afrodite le sar? vicina corne


alleata aiutandola con la sua forza, non con i suoi inganni29. Ma gli
inganni che Saffo esclude in che cosa consiste vano ? Giover? ripeterlo :
nelFattirare la vittima in un amore che ne irretisce F animo con ansie

e con tormenti, appunto perch? non corrisposto. E che cosa chiede


Saffo? Amo e non sono riamata: liberami da questa situazione, o
dea, e aiutami a conquistare il cuore di chi amo, perch? il nostro
amore sia reciproco e felice.

sine malo pequlatuu fiat (cfr. dolus nei dizionari etimologici di Ernout-Meil
let e di Ciononostante ? incontrovertibile che la valutazione
Walde-Hofmann).
del 80X0?, gi? in Omero, ? spesso positiva. Campione di inganni ? per esempio
Odisseo: TuotxiXo^Ta, S?Xcov aaxs, lo apostrofa Athena con viva simpat?a;
e con lui sullo stesso etS?Tsc
aggiunge, ponendosi piano, ?fxcpco x?pSea (Od.
XIII 293 sgg.; v. sopra, p. 19).
27 Horn. II. XIII 277 ?? X?xov, sv&oc pt?XiaT* ?p?TY) Sias?SsTou ?vSpcov. Giu

stamente, a deirinvocazione di Afrodite come SoX?ttXoxoc, Bowra


proposito
"
(p. 203) scrive: Sappho refers to it without impertinence and even with a
kind of admiration ".
28 come si crede dai pi?, che la persona
? probabile, amata fosse una ragaz
za. Ma ? anche che Sa?fo non lo abbia svelato in nessun deirode :
probabile punto
la soluzione dipende dal restauro del v. 24, di cui si discorre sotto, a p. 46 sgg.
29 e sull'amore come
Su Afrodite apia/o? battaglia, luoghi in Page, p. 11,
ad au[x[xaxo?.

30
Nel momento stesso in cui la invoca non
pi? come SoXottXoxo?
ma come au(x[jiaxo?, Saffo eselude Finganno: esclude, cio?, dai suoi
voti che la persona amata sia avviluppata anch'essa in quelle stesse
pene, e Fami anch'essa ma senza essere ricambiata. Se delFode fos
sero sopravvissuti soltanto il proemio e la chiusa, la loro analisi sa
rebbe stata da sola sufficiente a far capire il movente e il fine della

preghiera: ma ? sopravvissuta anche la parte centrale, ehe ambedue


conferma in maniera inequivocabile.
Nelsuo duplice aspetto di dea chesa ingannare, ma che Sa an
che costringere con la forza, Afrodite era gi? rappresentata da Omero.
Nel III libro ??lYIliade, dopo aver sottratto Alessandro alla furia
di Menelao, essa va a chiamare Elena, torre, e per accenderla
sulla
di desiderio le parla di lui che l'attende nel t?lamo, sopra il letto splen
dente, raggiante di vesti e di bellezza, come uno che non venga da un
duello, ma che si rechi a una danza o ne torni. Bench? le si fosse pre
sentata le spoglie di una vecchia,
sotto Elena la riconosce e resiste
" "
(v. 399 sgg.): Sciagurata," perch? vuoi sedurmi? Perch? Menelao
vuol condurmi a casa sei tu qui ora, meditando inganni? (vuv
Seupo 8oXo9pov?ou(ja 7iap?orT7]?)". Poi Finsulta. Afrodite le risponde
irata, minaccia di abbandonarla, di seminare odio funesto tra Teucri
e Danai, di votarla a mala fine. Allora Elena, presa da paura, si muove
in silenzio verso il t?lamo. La dea precedeva.
Il parallelismo, parziale, ? tra Elena e la persona amata da
Saffo. Come Saffo, anche Alessandro ? in preda al desiderio d'amore:
attendeva infatti Elena nel t?lamo, sul letto, quando Afrodite va a
chiamarla. Elena ? colpevole, anzitutto, perch? rifiuta di assecon
dare questo desiderio: i suoi insulti sono Festrinsecazione di questa
sua empia ripulsa. Alla fine delF episodio Afrodite ? una dea terribile,
come nelYIppolito euripideo: inesorabile ed esiziale, che pu? travol
gere un mortale e intere nazioni. Non meno inesorabile ? la dea che
altre volte ave va promesso categ?ricamente a Saffo, in situazioni
simili alFattuale, che la persona da lei amata Favrebbe riamata ad
essa ora aiuto: ad osare e a confidare
ogni costo. A questa dea chiede
la spinge il ricordo.

Per indurre Afrodite ad assisterla, Saffo ricorre ad un


argo
mento tradizionale, di origine probabilmente m?gica30. La mia si

30 Fr. '
Pfister, R. E. XI s.v. Kultus', coll. 2154-58; Fr, Schwenn,
(1922)
Gebet und 1927, p. 63 sgg.; Fr?nkel, Wege, p. 50, n. 2; Ca
Opfer, Heidelberg

31
tuazione
? essa dice ?
? oggi quale fu gi? altra volta, quando pure
tu mi aiutasti: perci? tu puoi e devi aiutarmi anche ora. ? un modo

quasi meccanico di determinare Fintervento divino. La formula di


" " "
attacco se mai equivale aun" come anche in Saffo (come altra
volta, cosi ora), come gi? nella preghiera di Crise (come io onorai
te, cosi tu esaudisci me). Mentre per? Crise rievocava i suoi atti di
costante venerazione in cumulo, Saffo prospetta il suo innamorarsi
ed essere aiutata dalla dea come un'esperienza ricorrente. Presente
e passato da Crise erano semplicemente sovrapposti, da Saffo son?
scanditi in un'indefinita fuga temporale: nella sua rievocazione vi
? un senso della prospettiva che manca del tutto in quella di
Crise.
A simbolizzare le indefinite volte sono solo tre momenti
espres
sivi, ma organizzati e dilatati in successione:
1) aiutami ora (che si
deduce dal contesto ed ? ripreso esplicitamente al v. 25 xod vuv);
2) come anche altra volta (v. 5 xaTepcoxa)31, quando venuta per aiu
tarmi mi chiedesti: 3) che cosa / chi di nuovo, ancora (Sy)3ts ripetuto
tre volte, vv. 15, 16, 18.) Questa nozione di identit? ricorrente ? la
nozione stessa che delFamore ebbe Saffo: corrispondentemente la
dea delFamore ? essa pure id?nticamente e senza fine ritornante.
" "
? insomma eterna e come immortale de ve essere invocata: ?&a
voctoc (v. 1) ha la stessa funzionalit? rituale di SoX?tcXoxoc.
Che esso pure sia un epiteto-chiave ? provato dai w. 13-14.
? il momento supremo delFepifan?a, quando la dea, tost? giunta
attraverso Faria, rivela il suo volto. L'invocazione iniziale ? ripresa
dal vocativo ? fx?xatpa e svolta analiticamente
"
nel seguente
"
(xet
Sigl?golig' ?&av?xcp 7upo<jc?>7T<o : la sua condizione di beata Afrodite la
" "
manifesta sorridendo nel volto immortale ", cio? nel volto che
"
eternamente sorride 32. Rispetto a [xsiSta?cyaiaa ed a 7rpocr<?7K?,che
evoc?no solo una immagine immobile, dc&avdcTC? svolge un ru?lo di
n?mico e imprime alFimmagine una durata oltre il tempo umano.
I termini dei primi due versi son? dunque disposti non solo in forma

"
3 sg., 8 sgg., e la sua :
meron, pp. opportuna precisazione (p. 9 sg.) she (Saffo)
uses the language of appeal to a higher power and not that of compulsion to
an inferior ".
31
? superfluo insistere sul senso di pluralit? ?nsito in cd ivonx xaTspwTa:
" " " " "'
se anche altra volta cio? altre volte ", e non se un'altra volta (cfr.
Page, p. 7, ad xdcT?pcoToc).
32 La correlazione [x?xaipoc / ?&avdcTa ? confermata dall'opposizione fx?xap
&vtjt?c in Horn. II. I 339 ?cpo? ts &sc5v [xax?pcov Tup?c ts &vy)tcov ?v^pc?>7rcuv.

32
chiastica, ad anello; ma anche paralelamente, secondo Fordine stesso
visivo33:

?coixiX?&pove / tzol? Aio? =regalit? di Afrodite


?&av?Ta / SoX?tcXoxs= caratteristiche del suo operare.

Un a parte m?rita
discorso tzol? Alo?. Le due figure del proemio

(ad anello, in chiasmo; lineare, per serie parallele) con il loro interse
"
carsi contribuiscono certo a rendere pi? vivida l'espressione figlia
di Zeus": non sono pero in grado di provarne la funzionalit?. E si

potrebbe essere indotti a negare che ne abbia una, se il ?taTpo? del v.


7, insistendo sul rapporto di Afrodite con Zeus, non imponesse un
esame pi? attento del contesto. Un valido avvio presta ancora una
volta il confronto con Omero.
Nel XIV libro d?lYIliade Hera, per impedir? che Zeus trattenga
gli dei dal soccorrere i Greci a mal partito, decide di sedurlo (v. 159
sgg.). Si reca nel t?lamo, fa il bagno, si unge, si veste delle vesti pi?
belle e, presa in disparte Afrodite, le chiede aiuto (v. 197 sgg.):

Tt)v $? SoXocppov?ouaa 7rpocnqu$awrvia "Hpy)'


"
xa? ?jjiepov, ? ts
86? vuv jxoi <piX?TY)xa au rcavTac
".
Sajxv^ a&av<xT0u? rfik &vy]to?? ?v<9-pc?>7uouc

Le nasconde per? il suo disegno e come motivo dice di voler

rappacificare Oc?ano e Tethys inducendoli ad unirsi in amore. Ri

sponde la <piXofjtu.sio% Afrodite: alla sposa di Zeus ? impossibile


opporre un rifiuto. Dice cosi e si scioglie dal petto la fascia che fa
innamorare (vv. 214-24):

*H, xai ??co GT7)&sor<piveXuaaxo xeaxov ?|Ji?vTa


215 ?v&a ts o? &sXxTY]pta ?cdcvTa tstuxto*
toixlXov,
sviK svi uiv cptX?TYjc,?v S' tfispo?, ?v 8' oapiaT??,
v?ov rcuxa
7cap9aai? r? t' sxXs^s 7rep 9pove?vTO>v.
tov p? o? su?aXs xepaiv ino? t* scpax' ?'x t' ?vofza?s*
"
TY) VUV, TOUTOVE(Jl?vTaTS& SyXOCT&SO X?X7TCj>,
220 7coix?Xov, & svi 7r?vTa TSTSU^aTai* o?Ss as ?y)[u
a7rpY]XT?v y8 v?scrSm, S ti cprja? a?jai (?svoivcf? ".
*i?? 9<xto, u.s?8t)gsv Se ?ocamc ?u?vTia f'HpY),

83 "
Acutamente, ma parzialmente, Wilamowitz, p. 44 : Parallel stehen
"
die beiden Verse TCoixtX?&pov' ?&avdcTa 'Acp?Si/ca und nod Ai?c SoXotcX?xs (cos?
gli accenti).

33
3
$' ?nenu. ?w x.okn<?.
fxsiS'yjaaaoc ?yxdcT&STO
'H ?x?v e?y) 7ipo? Scojxa A?o? S-uy?Tvjp 'A?poS?TYj,
xtX.

Disse e si sciolse dal petto la fascia trapunta, artisticamente lavorata,


dove gli incanti le erano stati tutti apprestati: vi era Famore, il desiderio,
la seduzione, lusinga che ruba il senno anche a chi ? saggio. Questa le
"
pose in mano e disse parola, le si rivolse cosi: ecco, mettiti al petto questa
fascia, artisticamente lavorata, in cui tutto ? stato apprestato, e ti dico che
non tornerai senza aver compiuto quel che brami nel cuore ". Disse cosi.
Sorrise la boopide Hera sovrana e, sorridendo, al seno poi se la pose. Allora
essa se ne ando nella casa di Zeus la figlia Afrodite.

L'Afrodite delFepisodio ? la grande dea che rende possibile Fin


ganno d'amore. Ma Finganno ? diverso quello da di cui ? vittima
Saffo. Diversissima ?, anzi, tutta la situazione: un confronto appro
fondito non potrebbe av?re altro risultato che Fesclusione di qualun
que rapporto di dipendenza di Saffo dal passo omerico 34.Ma proprio
per questo sono ancora pi? sorprendenti le puntuali rispondenze
parziali e gli echi lessicali che collegano Funo alFaltro testo.
L'omerico 8oXo9pov?ouaa (v. 197) richiama il saifico 8oX07rXoxo?
(v. 2). Ha poco valore che i due termini siano riferiti il primo ad
Hera e il secondo ad Afrodite: del resto Hera assume nelFepisodio
la funzione di Afrodite. Importa invece notare che appena si penetra
nelFarea di Afrodite ecco che ricorre Finganno. Il rovesciamento d?lie

34 Esattamente su
Topposto pensa Putnam, p. 81. Ma quali basi? Che
nel passo omerico ricorrano fyepo? (v. 198), Sol[ivc? (v. 199), <piXo[x(jiet&Q? (v.
non prova la dipendenza di Saffo: "these are small ne
211), parallels",
conviene egli pure. Non di pi? lo prova il confronto degli omerici ? ti, Se [iet
TeX?aoct 195 sg.) con i saf?ci
(v. oaacc, [xoi, TsXsaarai, &uyLo? (v. 26 sg.). Scor

gere dipendenze in luogo di corrispondenze pu? capitare f?cilmente quando


si trascura che certe situazioni sono e una
tipiche comportano terminolog?a
"
tipica. Da contestare en?rgicamente che the context of is
Sappho's poem
so close to this that it barely needs ". Ma ? vero
(passo omerico) exposition
proprio l'opposto! Hera che inganna Zeus con i poteri di seduzione ottenuti

ingannevolmente da Afrodite, non ha nulla a che vedere con Saffo che non

inganna ma liberazione, che l'amore non come mezzo ma


implora concepisce
come fine. La beata, e terribile Afrodite che essa invoca ? diversissima
grande
dairingenua dea di Omero. Ma soprattutto ? diversissima Tispirazione appas
sionata delTode da quella giocosa e t?picamente di Omero.
ol?mpica
I punti di contatto tra i due testi certo ci sono: sono altri, sono nu
pi?
merosi e giacciono a un li vello Ma non pro vano che Tuno
pi? profondo. dipenda
dall'altro.

34
posizioni non pu? sorprender?: ? un rovesciamento polare inerente
strutturalmente alla concezione stessa del divino. Ricorre anche nel
passo gi? citato deYYOdissea (VIII 272 sgg.), dove vittima delFin
ganno con la rete ? la stessa Afrodite che gli inganni sapeva intrec
ciare. La conferma di questa oscillazione ? rappresentata qui dal
Fopposizione tra
la 9iXou.[jisi8y)? Afrodite (v. 211) ed Hera che ride,
dopo averia ingannata, e ridendo si cinge al seno la fascia (v. 222
sg.). In Saffo ? Afrodite che ride (v. 14). Il confronto ? chiarificatore:
evidentemente inganno e riso formavano coppia nella sfera amorosa.
Come ride la 8oXo9povsouaa Hera, che dopo aver ingannato Afrodite
si accinge ad ingannare Zeus, cosi ride anche la SoXotcXoxo? Afrodite
che ha avviluppato Saffo nella rete d'amore. Identici nei due testi
sono il verbo 8a[xv?co e il sostantivo 9tXOT7)?. Interessantissima ?
Finsistenza con cui Omero dice tcoixlXo? la fascia di Afrodite: un

aggettivo, dunque, che giace nelFarea della dea. La fascia ? toix?Xo?

perch? fatta ingegnosamente. La proposizione relativa che segue, sia


a v. 215 che a v. 220, ha un coperto valore causale e spiega in che senso
Findumento fosse toix?Xo?: non soltanto perch? artisticamente tra

punto non a v. 220), ma specialmente per tutti


(xsaTo? ricompare
gli incantesimi che vi erano stati intessuti. ? una conferma della mia

interpretazione di7uoixiXo&povo?.
Queste rispondenze, in due testi quasi sicuramente indipen
denti, sono la prova di una maniera di essere fondamentale delFim
e del i quali si corrispondono e sogliono
maginazione linguaggio:
proporsi alla sensibilit? del
selettiva
soggetto non frammentariamente,
ma in blocco, tome aggregato di immagini e di parole che sta al
poeta organizzare. Se questo ? vero non pu? sorprender? che Saffo
"
abbia invocato Afrodite come figlia di Zeus ". Omero non operava
diversamente. Ma il parallelismo ? ancora pi? stringente: Afrodite
" "
verme a Saffolasciando la casa del padre (v. 7); in Omero si al
" "
lontana da Hera verso la casa di Zeus (v. 224). Lo stretto rapporto,
" " "
in Saffo, tra Faccenno alla casa del padre e Finvocazione figlia
"
di Zeus ? anch'esso riconfermato da Omero in cui Aio? ? addirit
tura arco xoivou (v. 224) : r? (jlsv e'?v)rcpoc 8?)[xa A?o? 9-uy?TTjp 'A?poSfaQ.
Naturalmente Saffo non opera meccanicamente utilizzando a
caso, fino ad esaurirlo, il corredo lessicale che la situazione (Finganno
"
d'amore) comportava. Invoco Afrodite corne figlia di Zeus ", spinta
dalla norma cultuale che richiedeva Faccenno geneal?gico; ma anche
e soprattutto da un diverso motivo: veramente determinante fu per
lei Fesigenza di impostare la successiva dislocazione della dea presso

35
il padre. La quale pure le era suggerita dalla tradizione, ma fu desti
nata da lei a un nuovo fine: ad esprimere visivamente uno dei due
modi di essere di Afrodite, Fessere lontana. L'altro modo, Fessere
vicina, ? rappresentato dal suo immediato sonriso immortale. Tra i
due momenti ? la rievocazione del viaggio, avviato da ?XXa tu?S'
?X&s a capo della seconda strofe e concluso da al^a $' I^?xovto
nelFidentica sede, a capo della quarta strofe.

La venuta della dea anzitutto ? rievocata nel suo awenire e


successivamente contemplata. Nella seconda strofe si svolgono due
movimenti opposti su un medesimo asse :prima dal basso verso Falto
? ?
(" la mia voce udendo di lontano ascoltasti ") poi in senso inverso
casa ? lasciata ? venisti Nella terza strofe Fim
(" del padre la ").
magine prevale sul movimento, Faggettivo sul verbo: la tensione si
distende e placa nella visione del miracolo. Fanno da ponte i vv. 8-9
con in posizione
i verbi invertita (" venisti avendo aggiogato ")
preceduti da
yp?aiov, il primo della insistente serie di epiteti: belli
e veloci i passeri, ?era la terra, fitte le ali. L'immagine ? sospesa tra
cielo e terra, in aria: ya?, ?pavco, a'fttepo? si susseguono in quest'or
dine, che ? quello prospettico di chi guarda e attende dalla terra35.
Infine Farrivo e Fepifania: altyoc dice subit?neo Fu?o e, per sugge
stione, improvvisa (bench? attesa) Faltra.
Nelle tre strofe successive (vv. 13-24) la polarit?, che simmetri
camente contrappone i termini nel resto delFode, si realizza nel con
fronto diretto tra Afrodite e Saffo. Inizialmente il discorso si svolge
per serie contrapposte (vv. 13-18): nella prima prevalgono ancora gli
elementi nominali, nella seconda i verbau. L'una ? la sfera serena
della dea, Faltra quella agitata della donna:

7C?7rov&a
(ji?xocipoc

[xsiSta?aaiaa x?X7)(X[JU, &sXo> y?vea?m


?&av?Tco 7upocK?7rcp [xaiv?Xa &?(ico.

85II in alto dopo xp?aiov in P- Oxy. 2288 significa che gi? nelFanti
punto
si era se accordare
chit? in dubbio Taggettivo con S?ptov o con ?cpjjia. La scelta
deH'antico amanuense o del suo autorevole che ?
fosse) non
esemplare (per
" " " "
cogente: la casa d'oro e il carro d'oro sono parimenti a di
attribuiti
" "
vinit?. Come su xp^iov, anche su arpou^ot passeri la questione, mal

grado ogni sforzo, ? ancora Le in questo caso derivano dal


aperta. perplessit?
Passenza di luoghi in cui il carro di Afrodite sia trainato da passeri. Sulle due

questioni cfr. Page, p. 7 sg., ad w. 8, 10.

36
Sarebbe inutile tentare di ridurre in due formule i termini della

contrapposizione: andrebbero perdute le indicazioni pi? valide, che


solo Fanalisi ? in grado di rivelare.
Vediamo ? volto della dea, sappiamo i sentimenti della donna.
Afrodite si identifica con il suo sorriso
epifanico, che non ? manifesta
zione ed espressione di un sentimento particolare, e dunque mutevole,
che sia lecito ricercare oltre ed identificare 36: essa ? quel sorriso im
mortale di beata, cosi come ? SoXotcXoxo?. Sorriso e inganno d'amore
si corrispondono e sono la dea stessa, in uno dei suoi aspetti fonda
mentale Di Saffo conosciamo invece i moti pi? segreti delF animo,
il suo soffrire e gridare e volere: ma non Faspetto. AlFimmortale
volto delFuna ? contrapposto il folle cuore delFaltra.
Le valenze di jxaiv?Xac sono le medesime di [xa?vofxat, da cui
deriva. Fondamentale ? la nozione di temporaneit?. Il cuore di Saffo
? folle non sempre, ma tutte le volte in cui ? colta dalFamore: s?mil
mente le mani di Patroclo [xaivovTai quando egli, insieme ad Achille
o da solo, si getta nella battaglia (Horn. II. XVI 244 sg.). Con questa
? connessa Faltra nozione, che la follia, in quanto raptus tempor?neo,
?causata da una divinit?: da Dioniso la mania bacchica che coglie le
Menadi e colse lo scita Skylas (Herodt. IV 79) ;da Athena la pazzia
omicida di Aiace(Soph. Ai. 59 sg.). Lo stesso [aocvticvaticina quando
? invasato d? Apollo, come Cassandra in Eschilo (Ag. 1275).
L'espressione fxaiv?Xqc ahi|Ac?>non solo si contrappone ad dc&av?Tc?>
come la temporalit?
7Tpoa(?>7rco intermittente alla contituit? immuta
bile; ma suggerisce anche che la follia ? inflitta da un dio37, cio? da
Afrodite, e consiste nelle ansie e nei tormenti da cui Saffo ? prostrata.
Come Fespressione afravdcTC?7cpoac?>7tcorichiama F?&avdcTa del v. 1, cosi

fiaiv?Xa &?fji(p richiama il [xtj u/ ?aaiai u/qS' oviaiai 8?[xva, rcOTvia,


?K?u.ov dei vv. 3-4: ne sono una prova la ripetizione di &u[xo<; (neiw.

36 Le del sorriso di Afrodite si riducono a due: ? un at


interpretazioni a)
convenzionale (la dea ? tradizionalmente 9iXo[x[?.si8t?)<;, cfr.
teggiamento
Horn. II. III 424, Od. VIII 362; Horn. hymn. X 2 sg. ?<p' i^spTcjS8? TupoocOTwp
ocUt jxeiSi?et); b) esprime un particolare sentimento (di simpatia, per i pi?;
di af?ettuosa, ma tollerante e divertita ironia secondo Page, p. 15).
impaziente,
Delle due ? pi? vicina al vero la prima: ma solo vicina. La convenzionalit? in
caso non ? il risultato di un'usura sem?ntica, ma di una viva fede reli
questo
che identifica la divinit? con un e in la fissa attra
giosa atteggiamento quello
verso un di astrazione. ? lo stesso principio che rivivr? nelle
processo rigorosa
iconi ortodosse: il loro valore lit?rgico ? inscindibile dalla loro fissit? (cfr. E.
Benz, Geist und Leben der Ostkirche, Hamburg 1957, p. 7 sgg.).
37 s.v.
Hesych. {xaivoX^?* TcapaxoTco?, ?v&eo?.

37
4 e 18) e le due invocazioni parallele totvloc / (x?xaipa (nei vv. 4 e 13).
In questa prospettiva Saffo appare corne la testimone della dea e
Tamore corne un'esperienza religiosa, degna di ispirare un'ode che ?
una preghiera, ma che ? anche un inno alla sovrana e beata potenza
di Afrodite.

Corne Saffo concepisca l'amore risulta dalle domande stesse che


la dea le rivolge. Gli elementi fondamentali sono
pi? insistiti :
i due
tre e le - -
Sy]5t?, ripetuto volte, coppie (peuysi ?i<o?et, [xyj S?xexai 8ci>
-
ast, [xi] <p?Xsi 9iXfyj i. D. Page, a cui spetta il m?rito di averli
individuati, ha proposto di essi un'interpretazione suggestiva ma
insostenibile (p. 12 sgg.). Dopo aver opportun ament? precisato
(contro Wilamowitz) che non ? la dea a chiedere di nuovo, ma Saffo
a soffrire di nuovo, egli presume in StjSts una sfumatura di indigna
zione e di
impazienza. Afrodite rimprovererebbe a Saffo di prendere
sul serio la sua passione che pure sa essere, corne altra volta, inco
stante e passeggera: domani sar? lei a fuggire quella stessa persona
amata che oggi la fugge. Si spiegherebbe cosi il suo sorriso. La dea
sarebbe divertita: un po' impaziente, ma tollerante, "as a mother
with a troublesome child ".
L'interpretazione ? basata su una valutazione astratta della
- "
coppia " ce?yei Steigst, : Sicoxsiv non significherebbe seguir? qual
cuno (" to run after somebody"), ma "seguir? qualcuno che
"
fugge (" to run after somebody who is running away"). In ma
niera an?loga andrebbe integrato il significato degli altri verbi. Proiet
tate in uno schema le vedute di Page formano un sistema di correla
zioni e di opposizioni rigorosamente geom?trico ma arbitrario:

dopo
AMATA SAFFO SAFFO AMATA
te che la cos? tu lei che ti
1) come fugge rincorri rincorrer?
fuggirai

2) come non accetta da te che cos? tu non da lei che


doni gliene d?i ne accetterai te ne dar?

3) come non ama te che l'ami cos? tu non lei che ti


amerai amera

La prima obiezione ? che dei sei verbi (ce?yet, Stc?^et, \rr? S?xerat,
Sc?xret, fxy) <p?Xet, cptX^ast) solo i primi tre implicano, ma non sempre,
Tazione contraria: pu? " presupporre chi insegue; "inse
" ""fuggire"
guir? chi fugge; non accettare chi dona. Tale pregnanza ? as

38
"
sente in ", che non implica chi rifiuta ma chi riceve; ed ? as
dare
sente negli ultimi due, che sono esplicitamente un solo verbo orien
tato una volta in senso negativo e un'altra in senso positivo. La se
conda serie, cio?, comporta solo tre momenti: corne lei non accetta
i doni che tu le d?i, cosi te ne dar?. La terza serie addirittura due:
corne non
t'ama, cosi t'amer?. Il momento mancante della terza
serie ? tuttavia suggerito dal contesto, che dal primo alFultimo verso

parla di Saffo innamorata: Fintegrazione (come non ama te che l'ami,


cosi t'amer?) ? dunque facile.
La circostanza che la seconda e la terza serie implicano al mas
simo tre momenti, e non quattro, capovolge la situazione prospettata
da Page. Se la costruzione ? davvero simmetrica e ogni serie ha il
medesimo numero di momenti e la seconda e la terza non ne hanno

pi? di tre, ? legittimo il sospetto che la prima ne abbia tre anch'essa.


"
Per deciderlo occorre pro vare che Sicoxsiv non vale sempre inse
"
guir? chi fugge : Fimpresa ? stata tentata generosamente da G. L.
Koniaris, il quale in base a due passi di Platone (Symft. 191 e; Theaet.
168 a) ha dimostrato che proprio nella sfera erotica il verbo non si
"
gnifica necessariamente correr? per amore dietro ad uno che quel
Famore fugge ". Koniaris ? tuttavia il primo a riconoscere (p. 32)
che i suoi argomenti non sono decisivi. In realt? le tre coppie verbali
possono essere messe a fuoco solo se considerate in una prospettiva
pi? gen?rale.
Per una retta impostazione del problema occorre partir? dai
vv. 18-20. II senso non ? impedito dallo stato in parte disperato
"
del v. 19. Chiede Afrodite: chi di nuovo = questa volta (debbo
"
conduire) al tuo amore? chi, o Saffo, ti fa torto? Owiamente
Fespressione s? a?v 9iX?TaTa, che equivale a sic ciX?ryjT? aou, non
indica Famore di Saffo per un'altra persona, ma Famore di un'altra
persona per Saffo. L'aggettivo possessivo (o il genitivo
"
del pronome)
ha valore oggettivo e non soggettivo. La domanda chi devo condurre
"
ad amarti non esclude per? che Saffo sarebbe stata ancora inna
morata quando Fantagonista avrebbe cominciato ad amarla. La pro

spettiva ? quella di ogni vicenda d'amore. Una persona soffre perch?


non corrisposta e desidera che Faltra la ricambi: desidera dalFaltra

quelFamore che essa le offre, secondo il giusto principio della recipro


cita. Si ricollega a questo presupposto la seconda domanda di Afro
" "
dite: chi, o Saffo, ti fa torto? La dea viene per dirimere una situa
zione che essa giudica ingiusta.
Questo nuovo aspetto di Afrodite, da SoXotcXoxo? divenuta giu

39
dice, ha un suo profondo significato. L'amore, ehe pure viene da
lei, diventa un inganno se non ? corrisposto: la responsabilit? del
malessere che ne deriva ricade tuttavia sulla persona che, amata,
non riama. L'inosservanza della
reciprocit? ? una colpa di cui ? giu
dice la stessa divinit? da cui ha avuto origine il processo. ? una con
cezione t?picamente religiosa, rivissuta da Saffo non problem?tica
mente, ma con impetuosa immediatezza38.
Se la dea ? giudice, Taltra persona ? imputata e Saffo ? accusa
trice. Il greco esprime questo rapporto con Sixacraj?, ? ?ps?ycov, ?
$i<?>xcov39. Questi stessi termini, con mutato significato, ricorrono
anche in Saffo. Da quale ?mbito suggeriti le siano
? chiaro. stati
Detta una
parola (i8w.r?zi) seguono le altre autom?ticamente
(ce?
yei, Stco^ei) con quella usualmente cormesse: in queH'attimo stesso,
pero, la valenza giuridica del gruppo ? sostituita parzialmente con
erotica. Le conseguenze son? decisive. La nozione di dualit?
quella
in movimento interdipendente, che neir?mbito giuridico era inte
riorizzata e sopravviveva solo metaf?ricamente (dinanzi al giudice
" "
stanno fermi sia Timputato che fugge ", sia Taccusatore che
insegue ") nella sfera affettiva non esiste affatto. Non solo il movi
mento ? metaf?rico, ma a compierlo ? una sola persona: la quale
evita o cerca qualcuno o qualcosa che non fugge ma si pone come
meta.

Per un diverso orientamento del


l?game di interrelazione <pe?yetv
e Sk?xsiv si svincolano rapporto di equidistanza
dal : il primo riacqui
sta la sua completa autonom?a; il secondo ne acquista una per la

prima volta 40. Si cerchi Tamore furtivo . . . Sic?xsiv,


(XaS-pa?av x?^piv

38 "
Cameron, p. 2, n. 5: The goddess here, rather unusually, is the source
" "
of the sorrow which she is asked to dispel ". Ma ? La
perch? unusually
pena inflitta da un dio pu? toglierla soltanto quel dio: la morte saettata da
nel campo acheo, solo da Apollo essere ed ? poi arrestara
Apollo pu? (Horn.
II. I 37 sgg., 64, 97 sgg., 451 sgg.). ? istruttivo che anche la seconda volta,
quando lo prega di arrestare la peste, Crise invochi il dio come "Arco d'argento"
e con le stesse iniziali con cui lo aveva di saettare i Danai
parole supplicato
=
(vv. 37-38 451-452).
89
Bastano due esempi: Aesch. Eum. 582 sg. ela?yw 8? ttjv 8?xt)v | ? y?p
8ui>X6>v .. . Plat. 3 e
7rpOT?po? X?ycov, Euthyphr. tl? t) Sbaj ; <peuyet? a?rrjv yj 8ui>
xei? ;
40 Si non
vedano in Omero i luoghi in cui ?crSysiv implica che qualcuno
insegua la persona che fugge: Fenice racconta corne, in urto col padre, sfuggl
(//. IX 478) alla sorveglianza dei suoi e venne a Ftia; Odisseo finge di essere
fuggito da Creta dopo av?re ucciso Orsiloco (Od. XIII 259), ma non perch?

40
Eub. fr. 67, 8 sg. K.) o si corra dietro al piacere (t)8ovy)v 8., Plat.
Phaedr. 251 a); si ami la verit? (tyjv ?X?jfrsiav 8., Plat. Gorg. 482 e)
o si segua il bene e il bello xa? xaXov 8., ib. 480
(to ?ya&ov c), Fog
getto verso cui si tende non fugge, ma attrae e guida a s?. Certo anche
nel rapporto tra guida e guidato v'? idea di movimento :ma di movi
mento concorde e non ostile. Nessuno fugge e nessuno insegue, ma
Tuno guida e F altro segue. Questo significato ? ribadito dalFuso di
Sicoxetv in altri ambiti. Quando Pratina (fr. 712 a P.) imponeva di
non seguir? nel melos Tuna o Faltra armonia a?vTovov 8?<oxs. . .
([iyjts
fjiouaav), ma quella eolica, non voleva certo dire che le armonie
fuggissero. NelTespressione xaujc?Xov uiXo? Sicoxcov (Pind. fr. 107
a-b, 3 Snell3) la nozione di movimento si ? fatta ancora pi? pallida
"
e il verbo significa soltanto
eseguire ". Sparita del tutto ? nel passo
in cui Teofrasto (Hist, plant. I 4, 2) nota che talune piante prediligono
i luoghi asciutti. La perifrasi
(9ut<x) 8t<?>xovTato?? ?7)po?? totcou? richia
ma altre sue analoghe definizioni delle piante: 9'tXu8pa, 9iXoxoTcpa
(ib. VII 5, 1), q>iX?Aep[xa, 9iX?<jn>xpa (De causis plant. II 3, 3).
L'equivalenza di Sicoxca con ?iX?co, in Teofrasto, dimostra
indirettamente che il verbo nel linguaggio er?tico, da cui egli lo
avevamutuato, non implicava a?atto un movimento ostile di fuga
da parte delF oggetto prediletto. La prova decisiva ? fornita proprio
da quei passi in cui accanto a Stcoxsiv compare anche ceoyetv. In
Tucidide (II 63, 1) Pericle dice agli Ateniesi di non evitare le fatiche
o (in caso di non cercare gli onori (\?\ 9s?ysiv to?? tc?vouc
contrario)
9? [ir?8h toc? Tt(x?? 8??>xeiv). In Senofonte (Mem. II 8, 6) Socrate dice
ad Eutero che bisogna evitare le persone litigiose e cercare le discrete
(to?? 9iXaiTtou? 9s?ysiv xai to?? suyvcofxovoc? Sitoxstv). In ambedue
i casi n? le fatiche e le persone litigiose rincorrono chi vuole evi
tarle, n? gli onori e le persone discrete fuggono chi li cerca. I due
verbi si riferiscono non a due, ma ad un medesimo soggetto. Il fatto
che compaiono insieme ? dovuto a quella forza di inerzia per cui una

fosse ricercato; egli stesso infatti a v. 269 sg. o?8? ti? t^eoc? | ?v&pc?>Tc<ov
precisa
?vOYjoe. Per altri in cui ad essere evitata ? una cosa la
luoghi (la battaglia,
o una persona che non ma una minaccia es.
morte) insegue, rappresenta (per
Ettore, dinanzi a cui gli Achei fuggono, //. XI 327) cfr. Liddell-Scott-Jones,
s.v. ?euyco. Illuminante ? soprattutto un di Teognide
luogo (ispirato proprio
a Saf?o, oltre che ad Omero) in cui ? detto che nessuno ? in grado di sfuggire
ad Afrodite (1388 sg. ou 8? t?c ecmv | . . . ??gts <puyelv): qui il significato
"evitare" ? la dea con
evidente, perch? vince (Socixvqc?, anche gli inganni:
? detta ma certo non
8oXo7rX?xoc), insegue.

41
volta pronunziata una parola, subito affiorano le altre dello stesso
gruppo e, anzitutto, quelle di significato opposto: sta poi al parlante

giustificarle, attribuendo ad esse nuove valenze adeguate al con


testo o modificando la struttura tradizionale secondo cui erano

disposte.
Il caso di ?Sixsco, cpe?yco, Stc?xco, ? t?pico. Dei due Ultimi Tuno
evoca Taltro: e poich? nella sfera giuridica ambedue son? in rapporto
col primo, capita che compaiano insieme anche fuori di quelF?mbito.
Un esempio ? in Piatone (Theaet. 167 d). ? un passo del discorso attri
buito da Socrate a Protagora: se vuoi battere la m?a dottrina, fallo
pure, o con un'argomentazione continuata o con domande, oi ?pco
-
TYJcrsc?v. o?S? y?p touto cpeuxTsov , ?XX? toxvtc?v [l?Xigto. 81 co
X T S O V T6) VOUV nOlZl (JLSVTOL OUTCOd?" (?Y) ? S ?X S I ?V TG) SpCO
S^OVTl.
r?v. E
spiega: commette
ingiustizia chi discute non dialettica
mente, ma da contendente. Segue il passo citato da Koniaris (Theaet.
168 a): se discuti in maniera corretta quelli che disputano con te
xo? a? ocuto?? Se [lig??go\jgi xai 9s??ovT<xt
fxsv Sko^ovtoci xai cpiXY)<TOUcriv,
icp' sauTcov sic, cpikoGocpiow. ? owio che chi vedr? i suoi interlo
cutori seguirlo e amarlo certo non li ?vitera e odier?, ma se ne ralle
grer?: Sl??xco e ?iX?co, 9suyco e [ligzc? si corrispondono e si equi

valgono, gli uni (Sicaxco, ?soyco) esprimendo rispettivamente un


aspetto particular e dello stato d'animo complessivo espresso dagli
altri (cpiX?co, [ligzc?).
Non diverso ? il rapporto della terza serie (se
in Sano. I verbi
non ama, amer?) esprimono progressione rispetto a quelli della se
conda: amare ? pi? esplicito e comprensivo di dare doni, e questo ?
pi? circostanziato di Stc?xco. E corne nel passo plat?nico Sic?xco vale
"
seguir? ", nel senso di essere convinto e tratto a piegarsi di buon
grado e con entusiasmo delFaltro, cosi in Sano varr?
" " " " agli argomenti " "
seguir? e cercare con animo innamorato chi questo seguir?
desidera e aspetta. Quale fu allora la promessa di Afrodite? Non
che la situazione si sarebbe malignamente rovesciata, ma che Saffo
sarebbe stata riamata. Fu una promessa di riparazione, non di
vendetta.
Come le altre volte anche ora. Non soltanto in una occasione,
ma in ogni occasione Sano ha conosciuto cosi Tamore: come dialet
tico progredire della passione. L'un
partner cerca ansiosamente l'altro
e da lui ? poi cercato. Queste due dimensioni temporali episodi(i vari
d'amore nel tempo e i tempi di ogni episodio d'amore) son? prospet
tate nei vv. 15-18: la prima da SyjSts, la seconda dai tre verbi coniu

42
gati appunto al passato, al presente e al futuro (TCsrov&a, x?Xyju.u.1,
&sXco Y^vsa&ai).
NelFinterpretare Syjots occorre non esagerare con speculazioni

psicologistiche. La struttura polare, secondo cui Fode ? organizzata,

raggiunge il pi? elevato grado di evidenza nei versi in cui Saffo invoca
la dea e la dea viene fino a lei. In quel punto la tensione tra la divina
beatitudine eterna e la umana passionalit? intermittente ? massima.
Ma proprio allora avviene il miracolo della immedesimazione: la dea
si umanizza, parla il linguaggio ansioso di Saffo; e Saffo si rass?r?na,
la sente compagna di una lotta vittoriosa. Separare la sfera delFuna
e delFaltra diventa da quel momento impossibile e sarebbe arbitrario.
Non bisogna c?menticare che i vv. 15-20, irti e convulsi per la folla
dei verbi che esprimono la condizione sofferta altra volta da Saffo,
fanno parte del discorso che la dea le ha tenuto altra volta e che ora
Saffo rivive. I tre StjSts si trovano alia confluenza di questi piani e
di questi tempi diversi. Per la loro stessa polivalenza essi rifiutano
una interpretazione univoca. N? possono attribuirgliela i luoghi ome
rici, che oltretutto comportano situazioni affatto eterogenee. II con
fronto da fare ?, invece, con la lirica d'amore, dove 8yj5ts ricorre
"
spesso, come una formula rituale, per indicare il manifestarsi di
"
nuovo della passione: ed ? un 8y)5ts di constatazione, senza alcuna
valenza propria, ma di volta in volta investito delle sfumature preva
lenti nel contesto.
Con gioioso abbandono, sensualmente, come un caldo e dolce
ristoro sente tornare Famore Alcmane nel fr. 59a P.; un senso di
ineluttabilit?, di struggimento dolce e amaro si avverte invece nel
fr. 130 L. P. di Saffo : conseguentemente 8y)5ts suona gioioso e chiaro
nel primo frammento, trepido e ricco di chiaroscuro nelFaltro. Preoc
cupato e attonito suona afire in Ibico che nel fr. 287 P. trema senten
dosi ormai preda della passione. Le varie sfumature in Anacreonte

ogni volta diversa: scherzosamente rasse


dipendono dalFispirazione
gnato nel fr. 358 P., 13 Gent.; secco e deciso nel fr. 413 P., 25 Gent.;

pacato nel fr. 428 P., 46 Gent.; entusi?stico nel fr. 376 P., 94 Gent,

(i frammenti 400 P., 35 Gent. ;394 b P., 113 Gent, sono poco perspicui).
Probabilmente SyjSts nella sfera amorosa implico fondamentalmente
un senso di sacrale attenzione, di religioso stupore, per la id?ntica
e ricorrente manifestazione del divino. ? sintom?tico che quasi sempre
a tornare e ad agire non ? il desiderio o la passione, ma la divinit?, cio?
Eros. Solo nei due ultimi luoghi di Anacreonte (frr. 428 P., 46 Gent.;
376 P., 94 Gent.) soggetto ? il poeta che di nuovo ama e non ama,

43
di nuovo si getta dalla rupe di Leucade. Che anche nella preghiera
ad Afrodite il soggetto sia Sano (" cosa di nuovo io so?rissi, perch?
di nuovo invocassi ") sarebbe un segno di modernit? e tradirebbe
una tendenza alia dissacralizzazione se a rivolgere le domande non
fosse la dea stessa; se in tutta Tode Saffo non ripetesse che la rete
d'amore in cui ? incappata le ? stata tesa dalla dea. In realt? la somi

glianza con TAnacreonte dei due frammenti ? solo


apparente. Per
Saffo r amore ? ancora un sentiment o che al soggetto ? imposto dal
Testerno, da parte della divinit?41. Solo che in quest'ode, a diffe
renza del fr. 130 L. P., il rapporto non ? visto come semplice contrap
posizione tra la persona che patisce e la divinit? che agisce; ma come
compartecipazione dell'una alla sfera deiraltra.
L'individuazione di SyjSts sar? tanto pi? esatta quanto pi? si
terra della sua ambiguit?
conto e dei suoi gradi di oscillazione se
" "
m?ntica. Il di nuovo di Afrodite (comprensione, affetto) ripete
" "
il di nuovo che ogni volta era nelle preghiere di Saffo (sofferenza,
confidente speranza). Diverso colorito ha il terzo 8y)3ts, che indica
non una stessa cosa sofferta o compiuta di nuovo, ma un nuovo amore
"
per una diversa persona: chiedesti cosa di nuovo io so?rissi, e perch?
di nuovo invocassi . . . chi di nuovo" cio?
" (debbo condurre) "questa
volta ad amarti? Lo scarto dipende dal mutamento del soggetto:
la persona ? sempre la prima singolare (cosi come Tavverbio ? sempre
Sv)5ts); il soggetto per? non ? pi? Saffo (come era di n?nov&cx., di
x?Xv][X[jLte di &sX<? y?vs<j<9m), ma Afrodite (come pro va il possessivo
s? (jocv <piX?T<xTa).
Da t?voc StjSts del v. 18 fino al v. 24 le parole della
dea son? riferite in forma diretta.

Le due domande "chi (debbo condurre) al tuo amore? chi, o


"
Saffo, ti fa torto? costituiscono un limite: concludono e aprono.
Da affettuosa esecutrice Afrodite diventa giudice. Il movimento ?

en?rgicamente rilevato dslYhysteron proteron: d?lie due domande la


seconda avrebbe preceder?. dovuto nuovo, polarizzante, L'elemento
? il pronome interrogativo: la persona amata viene finalmente inse
rita nel quadro. Prima ? evocata semplicemente come qualcuno (t?voc)
da condurre a Saffo, subito dopo ? citata come responsabile della sua

41 su nella lirica arcaica e in Ana


Snell, pp. 95, 111 (p. 100 sgg., Srfire
"
in cui wird. . . zum losen 90
creonte, Spiel ") ; Schadewaldt, p. (neiramore,
secondo Saffo, si ? "Ausgesetzter, Ergriffener, Hingegebener ": in ci? il suo
senso religioso); Gentili, p. 61 sg.

44
sofferenza. Collocatain primo piano, promossa al ruolo di soggetto
una ma e senza volto.
(t??) essa acquista statura, rimane an?nima
A vietarle ogni identit? ? la struttura stessa delFode: da una parte
? Saffo, legata ad Afrodite come il testimone al suo dio; dalFaltra,
come un'ombra, ? chiunque Fabbia accesa d}amore. A dare realt?
all'antagonista ? ?nicamente la passione della protagonista. Una
persona, con una sua piena individualit?, esiste tanto poco quanto
il caso particolare: quale altra funzione hanno infatti xaT?pc?Ta e
8y)5ts se non di dissolvere persona e occasione multiplic?ndole inde
finitamente (questa, come le altre menzionate le volte precedent]')
e di ridurle ad indici di una frequenza indeterminata?

Conseguentemente le parole che Afrodite pronunzia subito dopo


hanno il carattere di assolutezza che si addice alFaffermazione di una
legge gen?rale. Secoli dopo Dante racchiuder? la medesima legge nel
"
Fessenziale ed ineluttabile verso d?lYInferno (V 103) Amor, ch'a
nullo amato perdonaamar
". La citazione ha il valore che ha qua
lunque appello a loci similes. ? un punto, scelto per approssimazione,
che schiude un arco prospettico; un reagente che pone in pi? netta
evidenza le caratteristiche diverse del testo-base. II verso di Dante
ha il tono pacato e raziocinante di un'enunciazione: Francesca vede
nel suo appassionato piegarsi alF amore di Paolo il punt?ale verifi
carsi di una norma inevitabile. Le parole di Afrodite sono diverse:
sono incalzanti, suonano minacciose, vengono da una dea dopo che
la sua norma ? stata calpestata. Esse non enunciano, ma riaffermano :
rimproverano Fu?a parte mentre promettono alF altra. Oltre che
una promessa sono un verdetto. Afrodite non viene soltanto per esau
dire una creatura che le ? cara. Ad ascoltare Saffo non la spinge sol
tanto Faffetto, ma anche quel particolare sentimento di gelosa soli
dariet? che impone al capo di soccorrere i membri del suo gruppo:
la spinge la volont? di ricostruire F ordine nella sfera di sua compe
tenza 42.

42 un essere rico
? aspetto che rischia di dimenticato neirormai unanime
noscimento che r Afrodite saffica non ha nulla della tradizionale dea dell'epica.
Certo p. 57 sg., Afrodite ? in Saffo come un'amica del
(corne Gentili, osserva)
tiaso, conversa con lei nei modi affettuosi di una sor ella o di una madre. Ma ?
anche una dea terribile. A dare la misura della sua predilezione ? appunto la
sua severit?. Perrotta, che non si era neanche la questione, aveva tut
posta
"
tavia intuito questa duplicit? (p. 56) : Nulla la d?a ha perdu to della sua po
tenza divina sull'umana debolezza: lo mostra il suo sorriso, lo mostrano le sue
affermazioni recise della pen?ltima strofe ".

45
A questo punto la considerazione dell'ambiente storico non

pu? essere pi? rimandata. Come quasi tutta la poes?a arcaica, come
le altre odi di Saffo, anche questa era destinata a un gruppo :nel caso

specifico, prima che ad un pi? vasto


uditorio an?nimo, era destinata
alle ragazze del tiaso a
43. Rispetto
questo concreto uditorio Tode ha
fini pratici ehe si afiiancano al fine principale, di impetrare l'aiuto
divino. Di essi uno ? pedag?gico: la ricorrente vicenda di Saffo ?

paradigm?tica e serve a rinsaldare il principio ? fondamentale per


Tordinato funzionamento della vita del tiaso ? che Tamato deve
riamare. Un altro fine ? psicagogico e del primo, gen?rale, rappre
senta Taspetto individ?ale: Saffo vuole indurre Tantagonista a ria
marla.

Queste considerazioni vanno tenute present? nelFaffrontare la


lettura del v. 24.
Nei codici di Dionisio di Alicarnasso, da cui Tode ? tramandata,
Tadonio compare in forme diverse:

1) x?o? xe&?Xouffoc F n?
) De
, ,
x cou x stfsXoi?
,
r )
, compos, verb. 179, p. 115 U. R.
2)
3),t x?i si xocl &sXsi? RDV ) _ 10?TTD
? , , -*
x?>T si xoci&?Xst?
,T r De compos,
Epit. rr verb. 115, p. 186 U.R.
4) M j

Delle quattro lezioni la meno corrotta ? parsa la prima (in F).


Non a torto, del resto : se infatti la si confronta con la seconda (in P)
? facile risalire ad un originario xoauxs&sXotaoc. I tentativi per raddriz
zare il testo si basano su questa ipotetica lezione originaria e possono
essere a due tenderize:
ricondotti a) i pi? riferiscono il verbo all'anta
gonista, cio? al soggetto d?lie precedenti coppie verbali, che sarebbe
dunque stata una donna; b) qualcuno invece lo riferisce alToggetto
d?lie coppie verbali precedenti e cio? a Saffo.
La prima tendenza (a) ? rappresentata dalla lezione xcoux s&sXoi
CTocdi Diehl, comunemente accolta anche se con riserve. La seconda

(b), rappresentata dal xcou ers -ft?Xoiaocvdi Knox, oltre ad evitare


s&sXcd, soddisfa ad una grave
esigenza sintattica. Le coppie verbali
dei vv. 21-23 non hanno bisogno di un soggetto nuovamente espresso,
perch? lo hanno nel t?voc (v. 18) subito dopo (v. 19) ripetuto al nomi
"
nativo. Hanno bisogno invece di un oggetto dopo di essi: chi (deva
condurre) al tuo amore? chi, Saffo, ti offende? e infatti se fugge,

48 Cfr.
Gentili, p. 52 sgg.

46
presto" seguir?; se non accetta doni, ma ne dar?; e se non ama, amer?
.. . Ma amer? chi? Se non si specifica Foggetto, cio? Saffo, la sin
tassi del periodo diverr? claudicante44 e non dar? pi? alcun senso

compiuto, neanche quello inatteso (e assurdo in questo contesto)


che Fantagonista (una donna) si innamorerebbe a sua volta di qualche

ignota persona, come ora Saffo di lei.

congetture proposte per il v. 24, cfr. I. Pascucci


Sulle (Atene e Roma
2, 1957, p. 223 sgg.) che accoglie quella di A. D. Knox (Studi it. filol. class.
15, 1938, p. 194, n. 3), difendendola con Horat. Serm. I 6, 58 sgg. non
non . . . sed
ego me claro natum p?tre, ego quod
eram narro. A chiarire
la posizione del pronome (xcotf as 0-sXoiaav) sarebbe forse valso di pi?
il confronto con espressioni omeriche come II. I 26 sg. \)A\ as, yspov, ...
:
xi^e?G) r? vuv Syjo-uvovT' r? uaTspov a?rt? t?vTa la quale pure ? simile solo
lontanamente. Soluzione migliore mi sembra xcou xs <9iXotaav, per facile
combinazione tra x?ou as <9iXoiaav di Knox e la congettura xcou xs SiXoiaa
di Lobel (che ricompare nelFapparato di Lobel - Page). In realt? la men
zione esplicita del pronome non ? necessaria: necessario ? invece che le tre
coppie verbali precedenti abbiano un oggetto espresso dopo di esse. A
richiamare il as del v. 19 basta il solo participio alF accusativo. Si confronti
Omero: in Od. V 444 (syvco 8s rcpopsovTa xai su^aTO ?v xaT? &i>u.6v) il

44 II malessere del stato da Scha


derivante dall'assenza a? ? awertito

dewaldt, p. 89: "Auch hier jedoch das 'Dich' geflissentlich zur?ckgehalten,


als ob sogar das schwache F?rwort noch immer zu aufdringlich mit dem Finger
wiese ". Ma anziehe dubitare della lezione aecolta (Schadewaldt, p. 85, traduce:
"
bald wird sie lieben |Auch wider Willen! "), egli vi ha scorto una caratteri
"
stica della e deiramore di Saffo, il suo Sinn der Scheu ". Ma come scor
piet?
" "
gere Scheu in Saffo, cosi ardentemente esplicita; cosi inestrica
proprio
bilmente sempre dei suoi sentimenti, ehe essa chiama per
legata all'oggetto
nome, con cui entra in fitto dialogo,
a cui dichiara senza veli la sua passione ?
Chi ha pronunziato Torgoglioso ?yco del fr. 16, 3 L. P.; chi ha spietatamente
analizzato le sue emozioni nel fr. 31 L. P.; chi ha scritto il fr. 48 L.P. (*?jX&ec,
f xai f hzarpCLQ, ?yco M a' ?ptoaofxav, | ?v S' ?^u?a? ?(xav <pp?va xaioptivav 7r?0-cp)
e nel fr. 159 L. P. ha accostato se stessa ad Eros per bocea di Afrodite; chi
cos? sente e pensa e dice, si muove in una morale superiore, dove
regione
" "
ogni Scheu sarebbe impurit?. "
Nessun arcaico, come Saffo, ha detto pi? volte io ": il viluppo
poeta
dei pronomi, cos? insistente in quasi tutti i frammenti, ? spia eloquentissima
del suo modo immediato di sentir? e di svelarsi. Che nell'ode, diversamente
dal s?lito, taccia il nome della amata non ? neanche esso un segno
persona
"
di Scheu ". ? un fatto eccezionale ma naturalissimo. Quale persona nomi
nare se volta era stata diversa e forse non sempre una ragazza? ?nica
ogni
id?ntica delTattuale e di tutte le passate occasioni ? lei stessa:
protagonista
e s? ella doveva ed ha nominato. lettura del v. 24t
esplicitamente Qualunque
corretta dal punto di vista della della sintassi e del
per possa par?re lingua,
senso, sar? errata se non terra conto di gen?rale dell'ode.
quest'orientamento

47
sostantivo cui si riferisce rcpopeovToc ? al v. 441 sg. (?XX' ots Syj noroL[LO?o
xaT? aT?fjioc. . . ??s) ; seguono due proposizioni relative, concluse da forte
il v. 444. La medesima struttura in Od. VI 50 sg. ?yj 8' ?fxsvat
pausa, poi *
St? 8co[Aocy, ?v* ?yysiXsis Toxsum, rcaTpi cpiXa>xai (xvjTpi x^^a^o 8' svSov
i sostantivi sono nello stesso verso, ma ad essi il participio sovtoc?
sovTa?:
? riferito senza il tramite di alcun pronome. Gli esempi potrebbero molti
plicarsi: in II. XIII 567 il participio ?m?vToc si riferisce ad Antiloco men
zionato due versi prima, al genitivo, e poi soggetto di un imperfetto (v.
? ? . . . sv
564 xai to seil. Fasta ocutou a?xsi 'AvtiX?
sgg. fx?v | jaslv'
. ? seil. Antiloco :? xyjp5 ?Xss?
)^oio. .* I?^ 8' ST?pcov sic s&vo? s^?CsTO
vcov IMyjpi?vyjc 8' ?m?vToc (xsTa<j7i?fAsvoc?aXs Soup?).
xc*>u xs <9iXot,aav si rispettano le lezioni poziori (xco?
Congetturando
xs&sXoixra F, x' <ou x s&sXoi? P) e si spiega la misteriosa 2a singolare
tradita da alcuni codici (oltre che da P, anche da RVD xoS s? xa? <9iXsi?
e da M x? t' s? xa? &sXsi?), che forse rispecchia, in forma alterata, una
glossa sintattica.
Per il xa? (con valore di xa? s?) + participio, cfr. Horn. II. IX 655
xa? [xsfxacoTa \iiyr\c, Gyy\GZG$OLi o?o>: il valore ? concessivo-condizio
"ExTopa
nale (condizione riflettente Fattesa di un fatto normale) e Fespressione
a xa? Ben attestato, in attico, ? il participio con ?v.
equivale vjv \Lz\iir\.
II valore ? potenziale o irreale: Eur. Hipp. 519 7i?vT' ?v cpo?yj&suT3?ctS-i,
Thuc. VI 38, 2 outs ?vTa outs ?v ysv?[xsva Xoyo7roiouorLV,Demosth. XXIII
107 (?>?Xi7ttoc) sX?>v (IIoTs?Saiav) xa? 8uvY)&si? ?v auTo? s^ew, s?7rsp
esempio ? avvertibile anche una sfuma
s?ouXyjih), 7caps8coxsv. NelFultimo
tura concessiva (il xa? ? davvero una congiunzione, oppure bisogna leggere
xa? ?v. . In xca? xs &sXoi<rav il va
sXcov, Suvyj&s?c .?). ricomparirebbe
lore concessivo e di eventualit? delFesempio omerico, ma rinforzato da xs :
''anche se tu eventualmente non volessi". Una simile struttura sintattica,

pero, ? possibile nel greco arcaico ? E. Schwyzer, Griech. Gramm. II, M?n
chen 1950, p. 407, afferma categ?ricamente che ?v + participio ricorre a
cominciare dal V sec?lo; P. Chantraine, Gramm. Hom?rique II, Paris 1953,
pp. 319-329, la ignora in Omero: i due autori segnano un regresso rispetto
aile ricerche del sec?lo scorso. Esempi sporadici, ma suficientemente chiari,
erano gi? stati notati da C. Hentze, Philologus 29, 1870, p. 140, in Omero
II. III 138 TCO8s xs viXTjcravTi cp?Xv) tg> 8s xs vixyj
xsxXtjgt) axoiTi? (255 "
aavTi yuvv) xa? XT^fxa^' stoito) ; cfr. Ameis-Hentze, ad loc. : xs wird
nach der Stellung und nach onnoTzpo? 8s xs vixyjoy] V. 71 zum Partizip"
geh?ren, wie 255, obwohl sonst bei Homer sich kein Beispiel der Art findet ;
altri esempi e Fopinione di Aristarco in L. Friedlaender, Aristonici nzpl
a7](jisicov 'iXi?Soc reliquiae emendatiores, Gottingae 1853, p. 13; altri
esempi ancora nel cauto (fino alFambiguit?) H. Ebeling, Lexicon H orner i
cum, Lipsiae 1885, s.v. xs, p. 728: "... " participio xsv (?v) iungitur. Certum
e in Ebeling ulte
exemplum apud Horn, non invenitur (in Friedlaender
riori riferimenti bibliograf?a).

Importanza non minore ha la valutazione del significato che


Tuna e Faltra lezione implicano. Dicendo xco?x s&sXotaa, Afrodite

48
assicurerebbe soltanto: non preoccuparti che ora non voglia; ti amer?
comunque; tanta ? la mia potenza, tanto vale la legge della recipro
cit?. Specificando invece xcou as S-?Xoiaav (oppure, corne io preferirei,
xc?o xs &sXoiaav), la dea riaffermerebbe la norma della reciprocit?
al di l? deiroccasione: sii sicura; ti amer? comunque; persino se tu
non volessi pi?; perch? la sua colpa esiste ormai di per s?. La seconda
? una promessa a Sano, ma ? anche un grave ammonimento per la
persona da lei amata. Meglio ricambiare Famore altrui ed essere
insieme felici, piuttosto che doversi innamorare di chi ci ha amato,
quando in lui Famore si ? spento: perch? allora si incappa in una
rete di crucci e T amore di venta travaglio e condanna. Il cerchio cosi
si chiude: Afrodite minaccia alF antagonista le stesse pene ora sofferte
da Sano.
Ma esiste ancora un altro argomento. Ogni opera ? determinata
da un'ispirazione che si rivela durante la realizzazione non in una
volta, ma in momenti successivi, di maniera che il gi? realizzato eser
cita una funzione costrittiva e limitante rispetto aile possibilit? an
cora realizzabili: la variet? delle soluzioni possibili diminuisce col pro

gredire delFopera. Poich? Fode non si riferisce ad una, ma a moite


occasioni; e Famore di cui parla non ? un amore ma Z'amore, specifi
care che le persone altre volte amate furono soltanto donne ne
avrebbe rimpicciolito F ?mbito; avrebbe connesso Afrodite, la dea
delFamore, con un solo tipo di amore; sarebbe stato un atto di em
" "
pi?ta, impensabile da parte di una testimone della dea e delFamore
quale fu Sano.
Del resto che essa abbia amato le ragazze del tiaso non significa
che abbia amato solo delle donne. L'amore eterosessuale non ebbe

importanza minore n? per lei, che ebbe una figlia, n? per le ragazze
che talora lasciavano il gruppo proprio per sposare. Per esse e per
altre scrisse lei stessa gli epitalami. Quando in un'altra ode (essa pure
con fini anche pedagogici e dottrinari, come rivelano esplicitamente
i procedimenti stilistici) canto la potenza di Afrodite e proclamo
Famore come la cosa pi? bella (fr. 16 L. P.), essa scelse come esempio
la storia di un amore
eterosessuale, quello di Elena per Alessandro,
al quale affianc? ? estremamente significativo) quello suo per
(ed
Anattoria. La stessa situazione prospettata nel fr. 31 L. P. (Saf?o
del colloquio di una fanciulla con un uomo)
spettatrice appassionata
dimostra che il gruppo non escludeva i contatti con Faltro sesso.
La lezione xco? xs SiXoiaav, continuando a tacere se le persone
altre volte amate furono donne, soddisfa alie esigenze della struttura,

49
4
promuove coerentemente lo sviluppo dell'ode e inserisce Famore in
un sistema etico regolato da norme valide in assoluto: Famato deve
riamare e riamer? comunque, persino se Famante non ne fosse pi?
innamorato.

Una divinit? che confortala sua prediletta con queste parole


non ? solo potente e arnica, ? soprattutto inesorabile e giusta. Non
a caso la preghiera si chiude con le parole ou{X{xaxo? ?aao. Il termine
richiama la battaglia d'amore, ma si adatta anche alla lotta per la
giustizia 45.

Si suole ripetere che il culmine dell'ode ? Fapparizione di Afro


dite. L'affermazione ? vera, ma a patto che Fepifania non venga
scissa dai versi che la introducono: senza a? 7uora x?x?pc?Ta del v. 5
non sarebbero comprensibili neanche i SyjSts dei w. 15-18. Consi
derate in blocco le cinque strofe incastonate tra la prima e Fultima
rivelano una Stimmung che si svolge non linearmente, ma c?clica
mente. Il ricordo delle
passate epifanie iniziale di muta Fangoscia
Safio in fiduciosa
aspettazione. Graduato ? lo schema in senso inverso

delFapparizione: Afrodite che al suo r?pido apparire sorride beata


nel volto immortale, gradualmente si anima, chiede incalzante, mi
nacciosamente ?mette il suo nudo, inesorabile verdetto46. Anche la
parte centrale, cio?, ? organizzata secondo lo stesso principio che di
spone ciclicamente gli elementi costitutivi del proemio e della chiusa
e oppone simmetricamente le due strofe.
Il miracolo della immedesimazione delle due sfere, Fumana e
la divina, si attua secondo un movimento di compensazione riflesso
con nitida fedelt? dal tessuto stilistico. La rispondenza, che ? dunque
strutturale, si ripropone anche a livello dei contenuti. Saffo testimonia
che Famore ? un'esperienza id?nticamente ricorrente; Afrodite lo

46 come
Si ricordi che la dea invocata aufx^taxo? ? quella che deve compiere
i desideri di Safio, non la SoX?izkoxo? che deve dai gravi tormenti:
scioglierla
"
? la dea giusta che le ha chiesto chi, Saffo, ti offende (aSwdjei) ?" ? illumi
nante che come ao(x(xaxo? sia spesso invocata Dike dai Cho.
tragici (Aesch.
497; Suppl. 342 ?XX* r\ S?xr?ye ?u(jL(jiaxcov
?7ueporaTet; 395 C?[xpiaxov8' ?Xofxevo?
8?xav; Soph. O. T.
274): evidentemente in una certa area cult?rale e ling?i
stica Dike, e simili furono termini in tra loro
o?jxfxaxoc rapporto (elemento
di mediazione fu la lotta).
46 Con "
acuta sensibilit? Perrotta, p. 56: Ride il viso immortale della
d?a; ma intorno alla sua fronte ? un'ombra di ". non
passione Egli pero
teneva conto della dimensione temporale: sul volto di Afrodite Fombra si
addensa gradualmente.

50
conferma e proclama che sua
legge ? la reciprocit?. Il risultato d?lie
due complementan dichiarazioni ? un messaggio, una sorta di c?dice

(destinato anzitutto alie ragazze del tiaso) che sancisce questo fonda
mentale principio: Famore si manifesta secondo un ritmo ciclico che

comporta due fasi antitetiche e alterne: di oppressione e di ansia

quando ci si innamora; di liberazione e di appagamento appena si ?


"
ricambiati. Garante e giudice " ? la dea. Di essa che atterra e suscita,
che affanna e che consola Saffo ? la testimone privilegiata, colei
che Afrodite irretisce e visita47.
Rispetto a una cosi alta tensione spirituale, a una cosi sofferta
concezione della sacralit? delFamore, ? superfluo chiedersi se ella
abbia visto e parlato davvero con la dea. Delle tre possibilit?, che
abbia avuto realmente d?lie visioni o che le abbia finte corne pu?
un impostore o come suole un poeta, la meno verosimile ? proprio la
seconda. In realt? noi non abbiamo nessun motivo per dubitare che
essa abbia visto.
Ovviamente Fepifania ? la proiezione di uno stato emotivo: chi
la subisce opera come nei sogni, utilizzando le esperienze di cui di
spone, qualunque sia la loro provenienza, letteraria o popolare o ri
tuale. In questo caso, pi? ehe in ogni altro, sottrarre le componenti
di origine letteraria non serve n? a reperire quelle di origine rituale
(che d?lie prime erano spesso alla base) n? a stabilire Fautenticit?
o meno della visione48. Serve invece a definir? meglio la cultura di

47 Non sembri irriverente la citazione dal cristianissimo Manzoni (Cinque


105 Il sentimento religioso di Saffo, anche se limitato da orizzonti
maggio sg.).
meno vasti, non fu meno autentico e Un segno ne ? proprio
profondo. questa
sua concezione di Afrodite corne di e di dolori, corne dea
dispensatrice gioie
e di se stessa come serva della dea (esplicito il fr. 159
passione; privilegiata
... ts XVIII 9 g, p. 232 Ho
L. P. o? xacfxo? ^sp?TTcov "Epo? in Max. Tyr.
bein: la persona ? Afrodite), come colei che ? stata scelta a testimo
loquens
niarne, amando, l'invincibile Anche a questo suo ruolo alludeva certo
potenza.
il poeta fr. 384 L. P.) che la chiam? ?cyva (sul valore sacrale dell'epiteto
(Alceo,
si legga lo studio di Gentili).
48 Istruttivo l'esito delle ricerche aver
di Cameron:
identificato nel
dopo
l'ode elementi di derivazione e religiosa,
erotica, ammette
gli epica, m?gica egli
" "
che la decisione must on personal taste and feeling (p. 16). Da
depend
una premessa insostenibile parte Fr?nkel, Dicht, p. 201 : una visione si limi
terebbe a ci? che Saffo avrebbe vedere e sentir?. Ce da chiedersi: una
potuto
visione la si percepisce forse con i sensi? Ce chi per vedere chiude gli occhi!
Pi? ? la seconda e conseguente obiezione: la partenza dalla casa di
complessa
Zeus, il viaggio, il sorriso e le parole della dea mostrano che la sua venuta ?
" "
durchdramatisiert come Ma neanche questo eselude che Saffo
nell'epos.

51
Saffo e ad
inquadrare storicamente la sua spiritualit?. E in tal senso

Findagine non solo ? legittima, ma va estesa ai contenuti del mes

saggio: donde deriva la concezione che il ritmo delFamore ? c?clico


e che Famore ? giusto quando la r?ciprocit? ne bilancia le fasi alterne ?
Rispondere alla prima domanda ? pi? agevole dopo aver risposto
alla seconda.

"
La norma della r?ciprocit? non ? originale: ? la s?lita ?urea
"
regola delFetica comune 49.Nella sua forma pi? elementare
compare
gi? in Archiloco50. Le variazioni in Omero (Od. VI 184 sg.), in Alceo
(fr. 341 L. P.) e in Solone (fr. 1, 5 D.), oltre a mostrarne la validit?
nei campi pi? diversi, provano che essa in ?t? arcaica fu condivisa
dalle classi aristocratiche. La sua applicazione presupponeva una
chiara distinzione tra ci? che ? bene o male secondo Fopinione comune
in una soci?t? determinata.
L'adesione di Saffo ? testimoniata dal fr. 5 L. P. Il traviamento
di Carasso ? finito, il fratello sta per tornare: che Cipride e le Nereidi
gli diano un felice viaggio, gli concedano tutto ci? che desidera e tra
Faltro di av?re una buona reputazione, sicch? ne venga gioia ai suoi
amici e cruccio (v. 6 sg. xal 91X01(7] 1 fo?ai x^pav y?vstf&ail
ai nemici

.?]X&poiai). In questo caso amici e nemici non sono ricambiati


con azioni specifiche e diverse: ? lo stesso comportamento corretto
di Carasso, secondo le norme della soci?t? a cui appartiene, ehe attua
la regola ?urea. La sequenza ? esplicita in Omero (Od. VI "180 sgg.)
e in Solone (fr. 1, 3 sgg. D.). Odisseo augura a Nausicaa: a te gli
dei concedano tutto ci? che nel tuo cuore desideri, un marito e una
casa e felice concordia ti diano; perch? niente ? pi? prezioso e meglio

abbia visto. Qui i casi sono due: o essa vide e poi espresse la sua visione nei
modi delF ?pica, aggiungendo i particolari tradizionali mancanti dalla sua
"
esperienza; oppure ebbe la visione in quella forma ?pica ", perch? erano

quelle le immagini di cui disponeva la sua psiche. Anche gli argomenti di


Fr?nkel, dunque, non pro vano che Saffo non ebbe alcuna visione. Certo non
esistono neanche le prove che F abbia avuta: esistono solo le sue parole, in cui
Afrodite compare e in modo e in tono diverso dei
parla dagli de?r?pica.
49Sulla lex talionis si
leggano le pagine illuminant! di A. Dihle, Die goldene
Regel, G?ttingen 1962, e soprattutto il cap. Ill, a) Die Vergeltung im Recht, b)
Die Vergeltung in der Vulg?rethik.
50
P. Oxy. 2310, fr. 1 a, col. I 14 sg. : [stc]bradai toi tov
?iX[?o]v[Ta] (x?v
<p[i]X?stv, I [t?]v ?x&pov s^a?petv ts [xa]l xaxo[aTO[??siv] ; a cui fa da pendant il
fr. 66 D. ?v 8* ?nicrccyiOLi (x?ya, tov xaxco? 8?<v>voia'
| <(x' lpSo>vra avTafxet?s
a9m xaxo??.

52
di questo, quando reggono concordi la casa l'uomo e la donna: molta
rabbia ai nemici e gioia agli amici; ed essi hanno splendida fama ".
"
E Solone invoca da Mnemosyne e dalle Muse: concedetemi di avere
fortuna dagli dei e buona reputazione sempre dagli uomini, per essere,
cosi, dolce agli amici e amaro ai nemici ".
Nei tre casi la legge del contraccambio ? attuata mediatamente:
la stessa condizione felice di Nausicaa, di Carasso e di Solone, la
stessa attuazione della loro arete, con l'aiuto degli dei, procura ad essi
buona fama e ricambia amici e nemici. La norma non si realizza entro
i limiti angusti del rapporto personale, ma in una pi? vasta dimen
sione sociale. Il fulcro ? la buona reputazione, che rende evidente
Y arete del sing?lo come la luce rivela Tesistenza degli oggetti. Anche
nel caso in cui il sing?lo contraccambia direttamente Tamico o il
nemico, non solo dalla sua azione egli trae soddisfazione, ma dalla
fama che gliene deriva: proprio per questo Archiloco dice alto e forte
che egli sa rendere bene con bene e male con male.
Il Greco del VII sec?lo credeva possibile realizzare la norma come
non creder? pi? un sec?lo dopo: la problem?tica di colpa e castigo
in Eschilo reca i segni di una grave crisi. I/ampliamento temporale,
il trasferimento del contraccambio nelle
generazioni successive e la

conseguente idea delle reazioni a catena avevano gettato il dubbio


sul ru?lo della divinit? nel momento stesso in cui si tentava di salva
Te??cacia della sua garanzia, ammonendo che essa non
guardare
premia o castiga subito.
Abbastanza salda ?, invece, la fede che nella norma ha il mondo
omerico. Nell'Iliade Agamennone e i Greci sono puniti subito da

Apollo per avere oltraggiato il suo sacerdote. E sono poi puniti da


Zeus con gravi sconfitte per avere offeso Achille togliendogli Briseide.
La prepotenza di Agamennone era stata F ultima di una serie :Achille
era stato offeso altre
volte, quando dopo la battaglia, vinta soprat
tutto per il suo valore, aveva ricevuto doni inferiori ai suoi meriti.
II dono alla sua arete ledeva il suo onore (Ti?d))
(yspoc?) inadeguato
davanti a tutti I poteva essere restaurato
(II. 163-171). L'equilibrio
solo dagli dei (in sostanza ? questo che gli ricorda Athena, quando lo
ferma mentre sta per avventarsi su Agamennone) e perci? egli prega
la madre di intervenire presso Zeus in suo favore. Il suo rit orno sar?
determinato da un fatto nuovo, Tuecisione di Patroclo, che inaugura
una nuova serie:
comportera pero ugualmente la restituzione di Bri
seide da parte di Agamennone.
Gli elementi fondamentali di questa concezione (confrontando i

53
vari testi ? facile estrapolare un paradigma) ricorrono anche nella
preghiera ad Afrodite. Non riamandola Fantagonista ha calpestato
la norma: Saffo, offesa, invoca la deaperch? imponga la riparazione
promessa e attuata altra volta. La dimensione sociale ? rappresentata
dalle ragazze tiaso: non ? esplicita ma
del presupposta. Dicendo la
preghiera dinanziad esse, ella annunzia la sua prossima vittoria e la
restaurazione della sua 8?i;a: gioia a chi le vuol bene, dolore a chi le
vuol male. I Scopa che ricever? (v. 22) saranno il segno tangibile della
sua TijjiY), come il era
y?poc? lo della t?[l?? di Achille; Scopa ti[X7) sono
e
termini strettamente correlati, come mostra Teognide in un passo
"
ispirato non solo ad Omero, ma proprio a Saffo: a te, o Afrodite,
"
in sovrappi? Zeus diede, in segno d'onore, questo dono (Theogn.
1386 sg. T?Se Tifryjaa? 8copov IScoxev lxetv)
E come Achille battendo i Troiani procurava onore ad Agamen
none (//. 159) e perci? Agamennone
I gli dove va onore, cosi Saffo
am?ndola onora Fantagonista e perci? esige da lei uguale onore. Del
resto il geloso sentimento ehe essa ebbe di s? ? esplicito in moite odi,
"
anche a proposito delFamore: mi hanno dato tutti gli
(le Muse)
onori (Tifjtiav) facendomi dono della loro opera ", essa dice nel fr.
"
32 L. P.51; e nel fr. 58 L. P. dichiara: io amo Yabrosyna ". Poesia
e raffinatezza le considero due segni distintivi della sua arete, come
"
conferma il disprezzo, nel fr. 55 L. P., per una rivale che non parte
cipa d?lie rose "della Pieria "; e nel fr. 57 L. P., per un'altra (o per
la stessa) che non sa portare le vesti sopra le caviglie ". Istruttiva
? appunto Foccasione del fr. 57 L. P. : Saffo rimproverava una ragazza
a cui Finelegante aveva
rivale sedotto la mente (*sXyei v?ov), corne
ad Atthis, una volta amata, la sedusse la rivale Andromeda (frr. 49,
131 L. P.).

L'orgoglio ? una componente secondaria, ma non assente dal


suo amore. Se non-riamare ? ingiustizia, ingiustizia maggiore ? non
riamare lei: perch? pi? alta ? la sua aret?, pi? prezioso il suo amore.
? una sfumatura che non va trascurata quando si legge il v. 22:
Scopa ha significato er?tico e sfumature etiche.
Si ricordi che Achille depone la sua ira e torna a combattere
perch? Patroclo ? stato ucciso: e tuttavia Agamennone gli d? dei

61 ma e invidiata ts xai
Non solo onori, anche ricchezza. Ricca (oX?focv
resa le Muse: secondo Elio Aristide (Or. XXVIII
?y)XcoTY)v) Favevano cosi,
51 = Saffo, test. 113 Gall.), essa si sarebbe vantata con delle donne che si
ritenevano rieche e felici Gentili, p. 59, n.
(cfr. 111).

54
doni e gli restituisce Briseide.
diversamente, Non
secondo il principio
della reciprocit?, Tantagonista riamare Saffo deve
anche se Saffo pi?
non Tamasse: la lezione proposta per il v. 24 risulta pi? perspicua e

plausibile se proiettata sullo sfondo della concezione etica arcaica.


I passi analizzati mostrano che la legge del taglione, tra VII e
VI sec?lo, era in via di superamento, nella misura in cui Tindividuo
non sempre ricambiava direttamente il bene o il male ricevuto, ma
devolveva alla divinit?
questo compito per chiedendo s? olbos e re
?
putazione della propria arete di guerriero,
neir?mbito di donna, di
aristocr?tico o di poeta ? come mezzi per rallegrare gli amici e addo
lorare i nemici. Questa funzione regolatrice e distributrice della divi
nit? fa capire meglio Taltro aspetto che Saffo vide nelF amore, come
una vicenda governata da un ritmo c?clico.

Gi? pi? volte ho ripetuto che Tode finisce in tono fiducioso,


opposto a quello angosciato deirinizio. Le spiegazioni divergono perch?
il motivo ? stato cercato ogni volta a livelli diversi : sul piano emozio
nale, con una dr?stica riduzione delle varie dimensioni temporali52;
oppure sul piano delTanalogia tra presente e passato come fonte di
una speranza e di una felicita futura riservata soltanto a Saffo53.

Impl?citamente le due posizioni negano ogni valore paradigm?tico e

ogni funzione psicagogica airesperienza cantata da Saffo: esse non

tengono conto del terzo punto di riferimento, che ? l'uditorio formato


dalle ragazze del tiaso e anzitutto dairantagonista54.
L'esperienza di Saffo ? certo privilegiata, ma entro limiti ben
definiti: ? privilegiata non perch? Afrodite Tascolta, ma perch? le si
manifesta e riafferma la norma con una diretta promessa; perch?,
facendola innamorare spesso, la sceglie a testimone e strumento della
sua potenza (non a caso, al v. 4, Saffo la invoca come toStvioc). La
norma in s? non ? valida solo per Saffo, ma per tutti in ogni campo,
come un patto che regola Tordine tra gli uomini e i loro rapporti con

gli dei. La religiosit? di Saffo ? costruita proprio su questo funda


mento comune.

52 Procede "
cos?, per es., Perrotta, p. 56: basta il viso divino della dea,

perch? le si mu ti nel cuore Faf?anno in dolce serenit? ".


53 kommt aus dem
Schadewaldt, p. 88: "Zukunft Vergangenen entge
gen ".
54 "
199 : This is.. . a . . Later
Esplicitamente Bowra, p. private poem.
of course must have made it known to others, but the mood and the
Sappho
situation of which it tells concern nobody but herself and Aphrodite ".

55
" "
L'?quivalente, per cosi dire, laico della preghiera ad Afro
dite ? la virile apostrofe di Archiloco al proprio cuore (fr. 67 a D.) :
"
vinci non rallegrarti apertamente e se sei vint o non addo
quando
lorarti abbattendoti in casa; ma con misura sii lieto nelle gioie e triste
nelle sventure; riconosci quale ritmo governa gli uomini ". Corne
Archiloco anche Saffo riconosce che al dolore di oggi seguir?, come
altra volta, la gioia. La ? pi? forte se si riflette che la
" somiglianza
"
parenesi di Archiloco ? laica solo in apparenza. NelFelegia a Pe
ricle (fr. 7 D.) Faccenno alF alterna vicenda d?lie umane sorti (queste
sventure ora uno le soffre ora un altro) ? introdotto da un'afferma
"
zione animata da sentimento religioso autentico: ma gli dei, o caro,

per le sventure irreparabili posero come f?rmaco la forte sopporta


"
zione ; e in un altro luogo (fr. 11 D.) quelle stesse sventure (sul mare)
"
sono riconosciute come un dono della divinit?: nascondiamo i doni
"
dolorosi di Posidone Signore (Scopa sta a indicare cose diverse in
Archiloco e in Saffo, ma ha sfumature etiche in ambedue).
Il m?rito di aver identificato
la componente gn?mica e parene
"
tica delFode spetta a B. Snell (p. 99) : Dass dem Menschen in diesen
Wechself?llen des Lebens nichts bleibt, als standhaft zu dulden, hat
sie (Saffo) also ebenfalls von Archilochos gelernt ".La sua afferma
zione va ritoccata in due punti : la gnome non risale necessariamente
ad Archiloco, ma pi? probabilmente fu un elemento delFetica comune;
Saffo ne ha modificato radicalmente (o se si vuole, ha accolto
Faspetto
la norma nella sua versione
pi? r?gida e rigorosamente punt?ale)
perch? ha considerato sofferenza e gioia non come momenti, nel ritmo
delle vicende umane, indipendenti Fu?o dalFaltro e da sopportare
ognuno con misura; ma come due momenti dialettici di una mede
sima vicenda amorosa che va rivissuta in blocco, fiduciosamente,
come un
ciclo compiuto. A differenza di Archiloco, essa non dice:

pazienza se oggi soffro; mi andr? meglio un'altra volta. Ma dice:


pazienza se ora soffro; tra breve sicuramente (vv. 21, 23 Ta^eco?. . .
Ta^?co?) il mio amore sar? ricambiato. L'amore non ? ora dolce ora
amaro per lei: ? invece dolce-amaro sempre, come esplicitamente di
"
chiara nel fr. 130 L. P.: Di nuovo Eros che scioglie le membra mi
agita, irresistibile fiera, dolce-amara (yXux?Tcixpov) ".
II mutamento di prospettiva deriva da un intreccio pi? stretto
delle due concezioni, quella del ritmo ciclico con Faltra della r?cipro
cit?. ? uno scarto significativo che una visione unitaria e
implica
una fede totale in Afrodite come custode hic et nunc del suo destino.
L'estenuante ricerca delle fonti ? certo utile ma insufftciente a

56
illuminare il testo dell'ode: veramente indispensabile ? soprattutto
per delineare la cultura di Saffo. Parole e immagini, isolate o in gruppi,
situazioni e concezioni, possono essere nuove o tradizionali, senza per
ci? essere poetiche o impoetiche. A indicare che la valutazione ha per

oggetto non la provenienza dei materiali ma il loro impiego, ? proprio


il divario tra il giudizio sui singoli elementi componenti, spesso noti,
e la chiara coscienza che nuova e inconfondibile ? Tode stessa nella
sua totalit?. In mezzo il vuoto, ma qualcosa
non c'? che spiega il
risultato: c'? un
principio din?mico
che pu? essere costante in un

poeta o comune a pi? poeti, ma che produce in ogni caso risultati


diversi, perch? diverse sono ogni volta le condizioni su cui opera. II

compito della critica (e non annoi che si ripetano cose vecchie: troppo
spesso infatti si continua a dimenticarle) ? di ricercarlo e di identifi
carlo in un sing?lo testo: e successivamente anche negli altri dello
stesso autore e in autori diversi, della stessa e di diverse aree culturali.
Le ricerche condotte fin qui sulla prima ode di Saffo si reggono
su questa convinzione, che la funzione e il significato di ogni suo ele
mento risultano dalla loro valutazione globale, perch? ?nico ? il prin
cipio che li sceglie,
li dispone e li rende significanti. Lo schema della

preghiera imponeva che proemio e chiusa si corrispondessero in po


lare progressione : Saffo assunse questo tradizionale disegno come

principio organizzatore, come cifra e forma dei vari contenuti. II suo


e potenziava i modelli e nello stesso
TuoixiX?&povoc variava omerici
tempo preparava F ep?teto SoX?tcXoxoc : la sua validit? non deriva
dalla novit? o rarit? o diversit? (da esse deriva soltanto lo spicco

maggiore) ma da questa sua funzione suggestiva, da questa sua de


stinazione gerarchica, che opera sul lettore a un livello pi? riposto.
Ovvi e quasi superflui sarebbero ?&avdcToc e izai? Aio?, se non si corri
spondessero annunziando 7t?tvnx e la seguente dislocazione della
dea lontana. Nella chiusa F ordine ? il medesimo, ed acquista un signi
ficato se visto come un riflesso e uno
sviluppo punt?ale degli elementi
del proemio. Ha un tono
diversissimo, di fiducia, perch? la dea ?

gi? venuta; ma del proemio ? per? un riflesso, perch? ? venuta solo


in apparenza: di mezzo non c'? un'epifania, ma solo il ricordo delle

epifanie passate. Nelle quali Afrodite imponeva ail'antagonista quegli


stessi atti che Saffo aveva compiuto per conquistarne l'amore.
e le numer?se altre rispondenze fanno dell'ode un com
Queste
plesso saldamente articolato delle strofe, la scelta e il valore
: F ordine
delle parole, il tessuto sintattico, lo spettro delle metafore, la conce
zione sacrale delFamore, il rapporto con Afrodite, il significato d?lia

57
e della promessa, la validit? del messaggio e i suoi pre
preghiera
supposti culturali ed etici, son? i risultati di una din?mica che opera
in modo id?ntico, coinvolgendo tutti i materiali, senza residui, per
un esito unitario. La preghiera, come un cristallo rigorosamente geo
m?trico, rivela in ogni suo aspetto una medesima struttura.
L'unit? non deriva stile che si sviluppi
da accostamenti e da uno

per sequenze associative


periferiche, da un principio ma
che dispone
secondo gerarchie, che conosce la prospettiva, che realizza F opera
non come una figurazione pittorica, ma come un organismo architet
tonico, provvisto di dimensione temporale. Questa caratteristica ?

sfuggita a Fr?nkel55, che trattandola come un esempio (anche se


"
singolarissimo) di schildernder Stir' Fha situata in un ?mbito sti
listico arcaico. L'ode in realt? supera quelFambito. La sua struttura
? ? se come un blocco,
sarebbe stata diversa pi? debole essa, fosse
mancata delle fitte e sapienti articolazioni che ne fanno un com

plesso organismo: allora pi? efficaci, quando meno son? scoperte ed


evidenti.

65 "
Fr?nkel, Wege, p. 50: die Tradition hat der Dichterin geholfen, Rei
feres zu schaffen als es ihr im freien war. Sie
Neugestalten m?glich bef?higte
auch zu einer so vollkommenen des aufreihenden
Sappho Durchf?hrung stetig
archaischen Stiles, wie sie ihr sonst innerhalb unserer Fragmente nicht gelungen
ist. Hier ist also eine Inhalts- und Stimmungseinheit des gesamten Gedichts
erreicht, zugleich mit der durchgehenden, fugenlosen Verschweissung, die

jedes der vor?bergleitenden, farbigen und lebhaften vorw?rts


Einzelglieder
und r?ckw?rts mit seinen Nachbarn zusammenbindet ". ?, senza dubbio,
una delle formulazioni ma insoddisfacente nelFultima
pi? intelligenti, parte.

58

Potrebbero piacerti anche