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La rete di Afrodite.
Ricerche sulla prima ode di Saffo
di G. Aurelio Privitera
a G?nther Jachmann
gettivo (v. 8 ypbaiov con S?fxov oppure con ?cp^?): oscuro, dopo le
contrastanti e talora opposte valutazioni, si ? ormai rivelato il senso
delTode suo complesso.
nel
Fino a che punto riproduce lo schema d?lia preghiera? ? ani
mata da vero sentimento religioso? L/epifania ? autentica? Che fun
zione hanno gli epiteti nei primi due versi? Cosa promette Afrodite?
Perch? sorride?
Basta
scegliere le schede e raggrupparle : raramente se ne cavano
due giudizi simili. Schema rituale. Wilamowitz (p. 42): "Nur
die Form
des Einganges schliesst sich ... an die rituellen an"1.
Hymnen
7
"
Perrotta (p. 56) : Tode finisce con un tono inatteso di confidenza
"
... tra il ritornare delle forme rituali The poem ". Bowra :
(p. 200)
is cast in the form of a prayer ". Sentimento religioso. Bowra (p. 204) :
" "
no Greek would dispute their seriousness ". Cameron (p. 15): an
exercise in the style of prayer". Schadewaldt (p. 87): "sie betet
"
wirklich ". Epifan?a. Bowra (p. 202): The appearance of Aphrodite"
must be treated as a genuine experience". Schadewaldt (p. 94): sie
hat im Traum wie Wachen dergleichen Gesichte gehabt und ist mit
den G?ttern umgegangen". Fr?nkel [Dicht, p. 201): "Aber eine
Vision w?rde sich auf das beschr?nken, was f?r sichtbar und
Sappho
h?rbar gewesen w?re ".
II collage potrebbe essere ampliato f?cilmente e fino alla noia:
i giudizi variano su ogni particolare, anche secondario. Ma variano
anche sul significato stesso delTode, sul senso d?lia preghiera e della
promessa. Dopo l'interpretazione di Page, alla gradazione, alla diver
sit?, ? subentrata la frattura. Da una parte l'interpretazione tradi
zionale, difierenziata dettagli manei fundamentalmente unitaria:
Afrodite promette chea Safio
sar? riamata, le promette felicita.
DalTaltra i ruoli si invertiranno ?
Page: questo assicurerebbe la
"
dea. Il suo sorriso sarebbe anche di Sano (p. 16): This everlasting
sequence of porsuit, triumph, and ennui is not to be taken so very
seriously ".
Gli sbandamenti della critica hanno cause diverse solo in appa
renza. Al di l? degli eccessi psicologistici, oltre rinsufficiente valu
8
tazione dei presupposti culturali e religiosi e del tessuto stesso ling??
stico, non ? difficile scorgere alF origine di tutti i contrasti la poco chiara
coscienza della struttura.
I saggi, i capitoli, gli articoli sulla prima ode, anche i pi? sensibili,
eludono il problema: son? ricchi di intuizioni spesso finissime, ma
frammentarie e persino contraddittorie. Su due punti son? tuttavia
concordi. L'architettura dell'ode ? ad anello. Il tono ? diverso nell'in
vocazione e nella chiusa. Le due circostanze son? troppo palesi perch?
valga la pena di ammirare Tacume degli interpreti: ? lecito viceversa
2 van litt?raire Am
B. A. Groningen, La composition archa?que grecque,
sterdam 1958.
9
Sapph. 1 L. P.
7zo]ixik6&?)o[v ?&avocT'Acp?SiTa,
reed] A[i]o? SoX[?7uXox?, X?acrofia? as,
[ni] (x5]aomct, [fjnqS5 ov?aiori Socava,
4 7u?Tv]ta, <fru[(AOV,
-]
?XX]a tu?S* IXfo*', a? totoc xohr?pc?Ta
t<x]? ?|ia? au[Sa? ??oicra 7uy)Xoi
?x]Xus?, 7raTpo[? Se S?fxov Xfacoicra
8 Xjpuaiov 3jX9{e?
-]
ap](ji5 ?TcaaSef ouatera* x?Xoi S? a' ?yov
oijxss? orpoufS-oi Tcspi ya? (JteXaivoa;
7u?]xva Stv[vsvT?? ^r?p* in* ?>pavc??&?
12po]? Si? (Ji?orcrco'
-]
a?]^a S' ??ixo[vTO' o? S', & [l?xaipa,
{isi$ia?[oaio' ?&av?xci) 7upoac?7rcp
^]p?5 8tt[i Sy)5t? Tc?TOV&aXtoTTl
16Sy]]St? x[?X]7][(ji[i.i
-]
x]?ttl Qxoi [?aXiara ^?Xco y?V?<7&ai
(xjatv?Xa [^?(jko* T?va Sy)5t? tzz?&c?
.J.a?yvjv [?? a?v 9iX?Tara; ti? a', ?>
20
T?]7T95, [?Six7]?i ;
-]
<?X-&? (Jiotxal vuv, ycck?noLV Se Xuaov)
<?X (jL?pt(jivav,ocrera Se (xoi T?X?oaai>
<^u{jlo? ?(iippsi, T?X?aov, cr? S' aura)
28
<a?[X[jLa^o<; ?'aao.)
=]
10
tasti, e lasciata la casa del padre venisti, aggiogato il carro d'oro. Belli
ti portavano i veloci passeri sopra la terra ?era, fitte agitando le ali, dal
cielo attraverso Fetere. Giunsero subito: e tu, o beata, sorridendo nel
volto immortale chiedesti che cosa di nuovo io soffrissi e perch? di nuovo
"
chiamassi e cosa nel mio folie cuore desiderassi di pi?: chi ancora .. .
al tuo amore? chi o Saffo ti o?ende? Perch? se ti fugge, presto ti cercher?;
se i tuoi doni non vuole, te ne offrira; e se non t'ama, presto ti amer?,
anche se pi? non volessi ". Vieni per me anche ora, scioglimi dai gravi
tormenti e quello che ilmio cuore brama, compilo. Tu stessa sii mia alleata 3.
3 a
Una traduzione
? sempre approssimativa. Inoltre costringe scegliere
tra ugualmente incerti. Cos? al v. 8 accordare
significan preferisco xp^iov
con ?cpfia anziehe con 8?[xov; ai vv. 9 e 11 traduco x?Xoi e 7i?xva come predi
cativa pur sapendo che questo valore non ? sicuro, ma suggerito soltanto dalla
loro posizione del verbo ; ai vv. 4 e 27 continuo a tradurre, per comodit?,
prima
" "
&u[zo? con cuore (ma cfr. Snell, p. 103 sg.). Sono scelte soggettive imposte
da motivi empirici: ma soggettive sarebbero state anche altre scelte diverse.
Rinunzio a
leggere tusl^co . . aay^v ai vv. 18-19 (in proposito cfr. Koniaris, p. 36
sgg., E. Heitsch, Hermes 95, 1967, p. 385 sg.). Rendendo con "anche se pi?
non volessi" il v. 24, mi discosto dal testo di Lobel-Page p. 46 sgg.).
(v. sotto,
4 e Faltro che 3 volte ad Hera e 2 ad
L'uno 6 volte 10 (oltre Artemide).
Il primo, ?u#povo?, sempre dopo cesura trocaica, in 2 schemi: 'H&
1) e?&povov
??, mil. VIII 565, Od. XVIII 318, XIX 342 (solo in Od. XVII 497 segue
? w
w ??); 2) __w w 'H?? JjX&ev lu&povo? w__^l, in Od. VI 48, XV 495.
Pi? vario ? Tuso di xpua?&povoc. Riferito all'Aurora, cesura pente
dopo
mimera, in 2 schemi: 1) xpus?&povoc ^Xu&ev 'Hc?c, in Od. X 541, XII 142, XV
56, XX 91; 2) xpuao&povo?/ov _ww_^ (il sostantivo anche in altro verso),
in Od. XXII198, XXIII 244, 347. Lo schema ? spezzato in Od. XIV 502 (xe?pjv
e in Od. XIX
?araxaico?, cas Se xpuao&povo? 'Hco?) 319 (&? x' e5 &aXm?cov /p. 'H?>
Riferito ad Artemide, cesura nello schema /pu
?xTjTat). dopo pentemimera,
_? , in II. IX 533, Od. V 123. Riferito ad Hera, in fine di
ao&povo? "Aprsfju?
esametro, al nominativo (7/. I 611 xpoao&povo? "HpY))e al genitivo (//. XV 5
"HpYj?). Lo schema ? spezzato in II. XIV 153 ("Hp-q 8' stas?Se /pu
Xpuao&p?vou
cro&povo? o9^aX[xo?at).
Negli Inni omerici xpuao&povo? ? riferito all*Aurora in IV 326, V 218,
226; ad Hera in III 305, XII 1. ? ripreso da Pindaro, Pyth. IV 260 (per Ci
rene), Nem. I 37 (per Hera).
11
La derivazione del secondo elemento da d-p?va, anziehe da &povo?,
esclusa categ?ricamente da Wilamowitz (p. 44: "hier darf wahrlich nie
mand an &p?va tcoix?Xoc denken: wo w?ren sie denn? ") ? stata recente
mente sostenuta da L. B. Lawler (Philol. Quart. 27, 1948, p. 80 sgg.), da
G. M. Boiling (Am. Journ. Philol. 79, 1958, p. 275 sgg.) e da Putnam (p. 79
sgg.; cfr. Lawler, Class. Journ. 56, 1960-61, p. 349 sgg.) in base ad II.
XXII 440 sg. ?XX' r? y (Andromaca) ?crrov {fyaivs... | StaXocxa 7rop<pup?Y)v,
?v Se <&p?va tuoix?X' ?tzolggz.
Secondo Lawler Tomerico &p?va indicherebbe figure (fiori, animali,
esseri mitici e umani) corne quelle che compaiono sul peplo di Athena
(Eur. Hec. 466-74). La dea avvolta in un mantello riccamente istoriato ?
certo immagine plausibile e documentata, non meno della divinit? sul
trono riccamente istoriato di cui parla Page (p. 4 sg.). Ipotesi verosimile ?,
anche, che ??&povo? (e xpuao&povo?) fosse composto originariamente da
<9p?va: rAurora dal manto intessuto bellamente ? seducente e senz'altro
a un'Aurora che avanza seduta su un trono. Sedusse anche Wi
preferibile
lamowitz (Die Llias und Homer, Berlin 1916, p. 31, n. 2) il quale per? neg?
sempre che il significato originario dei due epiteti omerici fosse ancora
chiaro ai rapsodi e ai loro ascoltatori. Ma proprio questa ? la questione
per il lettore di Saffo: nel VII sec?lo quale interpretazione si diede di ?u&po
vo? e di xpuao&povo? ? Li si ricolleg? davvero con &p?voc ? Ad escluderlo
concorrono due motivi: 1) il termine era rarissimo e anzi estraneo alla tra
dizione epica (in Omero ? hapax))) 2) gli epiteti erano riferiti alla divinit?
e non al suo Lawler, che ha seconda obiezione, ri
peplo. previsto questa
corda che anche ^puayjvio? ? riferito ad una divinit?, e non al suo carro o
al suo cavallo. Ma F argomento ? privo di valore. In ^putWjvioc F oggetto
(le redini) ? f?cilmente localizzabile (nelle mani) e d'altra parte Fepiteto
non ? proprio di carri o di cavalli, ma sempre di divinit? (illuminanti gli
epiteti cultuali Henioche e Chalin?isl). In nessun modo Fascoltatore po
" " "
teva invece arg?ir? che la dea dai fregi belli o "d'oro questi fregi li
avesse nel o altro ve.
peplo
La prova che ?u-9-povo? e xpoa?&povoc fossero invece connessi con
la forniscono i pindarici ?(x?&povoc (Nem. XI 2) e u<p?&povo? (Isthm.
&p?voc
VI 16) e Feschileo St&povo? (Ag. 109). Pensare che un sec?lo prima, Saffo
? a dif?erenza di Pindaro e di Eschilo ? li collegasse con ftp?voc ? ipotesi
arbitraria e comunque non provata. Evidentemente le formule omeriche
in cui compaiono i due epiteti originariamente erano connesse con un
altro elemento (il peplo, il velo della :
dea) quando esso fu tralasciato, sorse
e il fu da
Fequivoco secondo membro degli epiteti derivato &p?voc. Le
ricerche di M. Leumann, Homerische W?rter, Basel 1950, hanno insegnato
molto sui mutamenti di significato subiti da parole omeriche quando un
elemento del contesto fu soppresso.
" " "
Tra VI e V sec?lo l'espressione dal peplo (con fregi) d'oro o dal
"
peplo (con fregi) artisticamente lavorati esisteva ed era rappresentata
da epiteti del tipo xpua?7re7uXoc (in Anacreonte, fr. 418 P., 74 Gent.)
e TOLxiXs?fjic?v (in Eschilo, Prom. 24). Le obiezioni a Lawler valgono anche
per la tesi di Putnam, che nel saffico TOixiXo&povo? vede un peplo adorno
con fiori capaci di fare innamorare.
12
I due epiteti omerici piuttosto che dipingere la dea, ne nobilitano
la menzione. AU'origine deve essere stata la figura della signora mi
cenea seduta in trono con intorno le ancelle. Successivamente dire
" "
in trono una persona valse ad affermarne la superiorit?. Il primo
elemento dei composti mira ad accentuare questa " idea di nobilt?:
"
perch? bello ben fatto ") o prezioso (xpuao- d'oro ") il trono
(??-
si distingue dagli altri seggi e distingue chi lo occupa. Vi fu certo un
" " " "
tempo in cui Aurora dal bel trono o dal trono d'oro fu solo
" " "
una met?fora per dire nobile regale Aurora ": met?fora ? an
cora in Omero, ma ormai corrosa dalla convenzionalit? con cui gli
aedi rhanno impiegata.
7uoixiXo- nel primo membro
Sostituendo Saf?o vivifico Tepiteto:
ma non
al punto da restituirgli la forza originaria. Proprio perch?
richiamava ??&povo? e XP?0"&*P0V0C>frequenti in Omero, 7coixiX?$po
vo? restava ancorato nelT ?mbito opaco della tradizione: non evo
cava rimmagine della dea in trono, ne predicava soltanto la rega
lit?. La stessa nozione del trono toix?Xoc non era nuova : era ome
o
rica anch'essa. II primo elemento, prima ancora che ad ornamenti
a policromie, allude pi? generalmente alla sua complessa e ingegnosa
13
? a questo punto che accanto alFasse diacronica comincia ad
intravedersi quella sincr?nica: la realt? espressiva di toixlXo&povo?
risulta dal loro incontro. Nella successione diacronica Fepiteto ?
convenzionale corne in Omero, ma rispetto ad Omero amplia la no
zione contenuta in SociSaXso? in modo da coinvolgere la u.y?tic del
lievissimo scarto ? suf?iciente a indicare la linea di
Fagente. Questo
correlazione, cio? la posizione delFep?teto nelFode: il collegamento ?
con SoXotcXoxo?, che giace esplicitamente nelF?mbito della [jiyjtl? e
che evidentemente ha influenzato la formazione del neologismo, svol
14
806), non ne ha predicato
soltanto lo splendore, ma ha anche affer
mato che seggio regale d?lie divinit? erano gli altari: col primo ele
mento, poi, ha ricordato Tuso di ungerli con olio 8. D'altra parte
chiamando Si&povov il xpaTo? degli Atridi (Ag. 109) ha creato una
espressione complessa, in cui il sentimento della regalit? e la sua im
simb?lica si potenziano a vicenda tramite la forte tensione
magine
tra astratto e concreto.
Aa
Aa TroixiX?&pov' SoXoreXoxe
Ab Ab ?&av?x' izai?Afco?
A 'A?poSiToc
S X?aaofxa?
A as
15
" "
La traduzione usuale di SoX07uXoxo? con tessitrice di inganni
? peggio che approssimativa: ? disgregatrice. Altera Timmagine con
creta che ancora per Sano era avvertibile in SoXo?. L'interpretazione
10
Come esempio di correlazione cfr. Od. IV 92 :Egisto uccise Agamennone
X?&pfl, avenera, S?Xcp o?Xofx?vTj? ?X?/oto. Come esempi di opposizione, II. VII
142: Areithoos soccombette 8oXcp, ou ti xpdcTs? ye, perch? Licurgo lo trapasso
con Fasta non in campo aperto, ma in uno stretto sentiero, dove la vittima
non pot? far uso della sua clava micidiale; cfr. anche Od. IX 406 (9j \?\ t??
a* ccutov xTe?vet e 408. In Od. I 296 due modi sono
8?Xcp r?h ?fy<pi) prospet
tati a Telemaco per uccidere i Proci: r?k S?Xco $? ?[A9<x8?v.
16
poi dopo che ebbe sparsa tutta la rete attorno al letto, fece finta
d'andarsene a Lemno ".
Malgrado i numerosi particolari, la situazione non ? priva di
oscurit?. Dei lacci approntati da Efesto (li aveva battuti sulFincu
dine: erano
dunque catene infrangibili di m?tallo) ? taciuta la forma:
a meno che S?Xov (v. 276) non abbia significato concreto come sugge
rirebbe il verbo t?cnico tsu?s che designa preyalentemente la produ
" "
zione di cose materiali. Nel dubbio si pu? tradurlo con trappola
che ? un termine concreto ma gen?rico, con ampia funzione metaf?
rica. Questo suo meccanismo il dio lo sparse intorno ai cavalletti e
lo fece pender? gi? dalFalto, sospendendolo in aria sotto il tetto,
come una tela di ragno. La comparazione mette a fuoco, d'un
proprio
sol colpo, tre aspetti: a) i lacci si intersecavano a forma di rete, b)
erano in aria, c) erano tanto sottili da risultare
sospesi invisibili. Per
11Cfr. Ameis-Hentze ad Od. VIII 276: "S?Xov konkret vgl. 296 Sec^?i
das Trugnetz, wie 282 ".
TsxvTfjsvre?,
17
2
"
Con questa medesima radice sono connessi gr. Sa?SaXoc, SatS?Xsoc art?
" " "
sticamente lavorato e SaiS?XXo) elaboro art?sticamente un oggetto,
istoriandolo con figure secondo tecniche particolari. L'oggetto pu? essere
un uno scudo, un letto, un trono, ma essere anche un velo
pugnale, pu?
(xaX?TCTp7]vSaiSaXsY)v Hes. Theog. 574 sg.) o un peplo (SaiS?Xcp n?n\c?
Aesch. Eum. 635).
Mette conto precisare la t?cnica con cui si rendeva dedaleo un drappo.
Diversamente da comunemente si crede, la stoffa non veniva rica
quanto
mata, maintessuta. Il ricamo ? una t?cnica piuttosto recente :E. Buschor
(Beitr?ge zur Geschichte der griechischen Textilkunst, Diss. M?nchen 1912,
p. 37 sg.) nota che solo in ?poca imp?riale ? menzionato esplicitamente.
? m?rito di A. J. B. Wace (in Am. Journ. Archaeol. 52, 1948, p. 51 sgg.)
aver sottolineato la fondamentale diversit? dei due procedimenti e chia
" "
rito che dove i filologi leggono ricamare gli autori antichi scrissero
spesso "tessere": il ricamo ? eseguito inserendo, con l'ago, fili di colore
diverso nel tessuto gi? tolto dal telaio; nelTaltro procedimento il disegno
prescelto era realizzato inserendo i fili durante la tessitura stessa, cio?
operando sulTordito ancora teso al telaio. Gli ornamenti cosi intessuti
erano^ detti, anche, SaiSaXa (Horn. II. XIV 179).
? significativo che i derivati dal germ. Helda- indichino dei tessuti
tramati con ornamenti (come sono in genere le cortine, le coperte, i tappe ti,
le tende da campo) e che il greco chiami Sa?SaXa gli ornamenti tramati
nei tessuti. La concordanza conferma l'unit? del gruppo, ma nello stesso
tempo avverte che in una certa' fase di sviluppo la rad. 3. del- (' spalten,
schnitzen, kunstvoll behauen secondo Pokorny) espresse la nozione del
tessere e servi di base al nome di oggetti concreti derivati da questa azione.
Non dalla rad. 3. del- ma dalla omofona rad. /. del- berech
(' zielen,
nen, nachstellen; listig sch?digen; z?hlen, erz?hlen ') viene derivato
s?litamente il gr. SoXo?. ? lecito chiedersi se le due radici non siano in
realt? una sola. A farlo supporre ? un gruppo di termini dell'area ger
" '
m?nica cosi elencati da Pokorny (p. 193) : anord. tal n. Rechnung,
' ' '
Anzahl, Rede
' (ags. t l n. Berechnung, Reihe ', gital Zahl '), davon
'
an. ', ags. tellan, ahd. zellen anord. tala Rede,
telja (er)z?hlen ' (Fern, '
Zahl, '), ags. ' talu Reihe \ ahd. zala Zahl, Be
'Rechnung Erz?hlung, '
richt an. tala reden ', ags. talian rechnen, bedenken, erz?hlen ',
(davon '
ahd. zal?n berechnen, z?hlen, zahlen ') ; ^-Erweiterung in engl. talk
' '
reden ".
La connessione, ma senza e chiarire, la anche
specificare sostengono
A. Walde -
J. B. "Hofmann (hat. etymol. W?rterb. P, Heidelberg 1938,
p. 366 s.v. dolus) : Bed. und Ablautsverh?ltnisse der germ. Sippe sprechen
l ' '
f?r Identit?t von *del- zielen . . . mit *del-
spalten
II sospetto che i vari significati qui elencati per ultimi (da rad. /.
del-) si siano sviluppati metaf?ricamente da quelli elencati per primi (da
rad. 3. del-) ? alimentato da una precisa circostanza. In latino il discorso
? trattato spesso, metaf?ricamente, come un tessuto, risultante di un ordito
e di una trama (cfr. Cic. De orat. II 145: Pertexe modo,
inquit, Antoni,
quod exorsus es). La met?fora sopravvive nelle lingue romanze: in ita
liano parlare di ordito, di trama, di intreccio di un discorso, di un'opera
18
letteraria, di un film, ? cosa ovvia. In taluni casi il significato metaf?rico
? stato promosso a significato proprio, sostituendo quello originario: per
" "
es. textus, che in lat. indica propriamente il tessuto e metaf?ricamente
" "
il testo ", negli esiti romanzi significa solo testo ". Avvenne la stessa
" "
cosa per il gr. SoXo? ? Pass? a significare inganno dopo aver indicato
la "rete"? Sono domande cui ? impossibile rispondere con sicurezza.
Resta il fatto, comunque, che tela, discorso e inganno erano posti
in vicendevole rapporto dai Greci. Non a caso protettrice di Odisseo, bravo
di pensieri, di discorsi e di inganni, fu proprio Athena, inventrice della
femminile arte del filare e del tessere, colei che dann? la rivale Arachne
a tessere, come ragno, la tela in cui gli insetti muoiono prigionieri (non
importa che la favola sia tramandata da fonti tarde, da Ovidio, Metam.
VI 5-145: Athena tesse gi? in Omero, 77. XIV 178 sg.). Si rileggano le parole
"
con cui la dea apostrofa con simpatia Odisseo (Od. XIII 293 sgg.) : Scia
gurato, scaltro, mai sazio di inganni (7rotxiXo[AYJTa,S?Xcov aaxs), non vuoi
neppure nella tua terra lasciare da parte le astuzie e i racconti bugiardi
(Xy)?siv a7uaT?cov fx?&covts xXott'icov), che ti son cari fin dalle fasce. Via
non parliamone pi?, perch? le astuzie le conosciamo entrambi (s?Sots?
acepto x?pSsa) : tu sei il migliore tra tutti i mortali per consiglio e parola
(?ouXvj xai (jl?&oigiv) ; io tra tutti gli dei sono famosa per senno e scaltrezza
. . . xai ".
([XTjTi x?pSsdiv)
Ovviamente a proposito di Saffo la questione importa solo in un caso :
" "
che il presunto significato rete in SoXo? fosse pallidissimo, ma ancora
avvertibile nel VII sec?lo. In tal caso Sano, in SoXonXoxo?, avrebbe
un recupero
operato etimol?gico.
queste tappe:
"
" " " " esca
/"
SoXo? inganno > strumento di inganno <f
19
che siano sua creazione ? rafforzata dalla loro estrema rarit?12. La
sicurezza naturalmente manca: ? pero molto significativo che essi,
rispetto alia tradizione omerica, si comportino in maniera id?ntica
tanto da sembrare scaturiti dalla medesima matrice.
Esiste in Omero un certo numero composti, di con SoXo- nel
20
suggerire Tatto concreto (sieche Tinganno, che in Omero era solo
concepito, venendo materialmente intrecciato, evoca un oggetto spe
eifico, cio? la rete).
L'identificazione di questi valori semantici svela la qualit? ge
rarchica della correlazione. Taie gradualit? sarebbe anche pi? mar
cata (ma appunto per questo troppo scolasticamente esplicita) se al
posto di 7^olXlX6&pov, stesse 7toixiX?9pov tradito da alcuni codici14.
La varia lectio viene giudicata a torto tautol?gica. In realt? ?
l'esito errato della giusta intuizione che tra il primo e Tultimo ele
mento del chiasmo (cosi come tra a&avdcTa e Tca? Aio?, tra 'A9p6SiTa
e X?ac7o(xa? as) esiste una correlazione e una gradualit?: a
rispetto
SoXotcXoxo?, che evoca un'immagine specifica, 7roixiXo?pov sarebbe
Tatteso termine gen?rico. Del resto la nozione di astuzia ? espressa
spesso in greco con una coppia di parole, come mostrano numerosi
esempi omerici
(Odisseo Sai?pova noixi\o\L??rr?v in 77. XI 482; toixiXo
(XTJTa,S?Xcov aaxe in Od. XIII 293).
? probabile che nel testo di Sano le due lezioni si alternassero
fin dal VI sec?lo. A
farlo sospettare ? un passo d?lie Eumenidi in cui
14
Hanno 7roixiX09pc?v il cod. D delF epitome di Dion. Halic. De compos,
verb. 114, p. 185 U. R., e il cod. K (ter) di Choerob. in Hephaest. Enchir. XIV,
p. 249 sgg. Consbr. Hanno TuoixtXo?pov i codd. M R deirepitome di Dionisio
21
L'indicazione ? per? troppo debole per av?re valore probante, n? vale
a rafforzarla la constatazione che Euripide conobbe 7roixiX?9pcov :
il fatto stesso che con tale epiteto designo Odisseo (Hec. 131) indica
che egli si mosse sulla scia di Alceo (fr. 69 L. P.) che lo aveva riferito
alla volpe.
L'uso del composto in Alceo e in Euripide (gli unici presso cui
Xo?pov' ? lectio
difficilior. Ma F argomento non ? del
tutto valido.
Perch? il composto ? anche hapax e questo fatto, che non abbia
avuto alcuna fortuna, potrebbe significare che non fu mai scritto da
Saffo.
In taie situazione il confronto con Alceo diventa decisivo. In
fatti ? impensabile che contempor?neamente e in una medesima area
cult?rale e letteraria, e cio? nella Mitilene tra VII e VI sec?lo, possa
essere stata detta 7roixiX?9pcov indif?erentemente la volpe e Afrodite.
Un'oscillazione cosi veemente sarebbe straordinaria : ancora nel V
sec?lo ? esclusa dal di Euripide,
luogo che riferendo l'epiteto ad
Odisseo fornisce, rispetto ad Alceo, l'altro termine di correlazione
(uomo/animale) e conferma Tesclusione delFaggettivo dalla sfera lin
g?istica pertinente alla divinit?.
Una volta individuato Tasse intorno a cui disporre gli argomenti
a favore di 7roixiXo#pov', ? lecito valutare sarebbe
quanto pi? povera
stata Tinvocazione se vi fosse comparso 7roixiXo<ppov : la nozione di
scaltrezza sarebbe stata pi? esplicita, ma sarebbe scomparsa quella
di regalit? e si sarebbe prodotto inevitabilmente uno iato tra i due
termini estremi e i due medi (?chavara / 7ua? Afo?) del chiasmo.
Una met?fora implica varie fasi che nel loro succedersi impallidi
scono fino a smorire. Un inganno intrecciato ? una rete, ma a sua volta
la rete ? collegata alie situazioni in cui se ne realizza Tuso. La loro
identificazione, decisa dalla sensibilit? del lettore, ? spesso viziata
per difettosa sintonizzazione. Capita infatti che un'immagine lieve
mente accennata, dai pi? non venga captata affatto, perch? troppo
evanescente; da alcuni venga rifinita, appunto perch? l'hanno captata,
oltre i limiti di essa originari. In questo caso l'immaginazione di chi
22
legge opera sulFimmagine come su una cellula potrebbe operare
uno stimolo cancerogeno: la sviluppa a danno del tessuto contestuale,
alterando Tequilibrio delFintero organismo.
Poich? la cattura con la rete ? un momento della pesca o della
caccia, Afrodite SoXotcXoxo? potrebbe apparue, simile, a un lettore
come una pescatrice o una cacciatrice e la vittima come un pesce o
una fiera. ? un pericolo in cui la critica sem?ntica suole incorrere
tutte le volte che tratta le parole astrattamente, sovraccaricandole
dei significati che esse hanno in altri testi, antecedenti successivi o
23
vedere in Afrodite una cacciatrice e in Safio una fiera la nostra reat
tivit? est?tica dovrebbe spingersi oltre i limiti della met?fora in una
La deviazione ? preclusa dai vv. 3-5:
speculazione pr?varicatrice.
[AT][l' OLGVLIGI
(T/jS'WlOLIGl S(X[XVa,
TOTVia, &U[AOV,
aXX? tu?S5 zk& xtX.
24
2) ? verbo t?pico della sfera erotica;
Aw w ?X$s
xai vuv richiesta
a) gen?rica
S [LOI
xx Se ?x e
xaX?racv fxep?fxvocv b) ripresa positiva
Xuaov A specifica dell'invo
cazione negativa
6aaa y
Sy S? ?jx?ppsi b) richiesta positiva
SjxoiS &ufxo? e gen?rica
z T?Xsaaai
z
T?Xeaov
A
A
ai?) A 8* auTa ?cao a) richiesta specifica
A + S a?(X[Aaxoc
25
Una struttura cosi saldamente eur?tmica ? rara nella l?rica ar
caica forse, nella stessa Safio
e, (lo stato frammentario delle altre
odi impone il dubbio). Ma appunto per questo sarebbe stato do ve
roso chiarirne le cause. Osservare che Tode ? una composizione ad
anello e che per la forma
richiama la preghiera significa ben poco,
se non che ? ad anello perch? ha la forma di una preghiera.
si specifica
una antichissima ? la
Proprio perch? esisteva tradizione normativa
? con di una t?cnica ritualmente deter
tradizione cultuale Fobbligo
minata, Safio costrui
organismo un
concluso: essa non ha inventato,
ma rivissuto integralmente uno schema 20. ? questa la prospettiva
storica e cult?rale in cui Tode va collocata ed ? questo che postula la
una preghiera
Perch? fosse efficace occorreva invocare la divi
nit? con gli epiteti che la proclamavano in grado di compiere la ri
chiesta: originariamente si annetteva ad essi il m?gico potere di
determ?name Tintervento e Tazione. Crise prega Apollo di
"Quando
vendicarlo lo chiama semplicemente Arco d' argento ", in perfett a
coerenza con la richiesta finale che il dio colpisca i Danai con i suoi
dardi (Horn. II. I 37-42) :
quella con
a?(X[xa/oc.
20 e la
L'importanza del modello cultuale perfetta (e cio? strutturale)
di contenuto, atmosfera e forma sono stati intuiti nitidamente da
rispondenza
Fr?nkel, Wege, p. 50 (v. sotto, p. 58, n. 55). Che altre odi di Saffo fossero costruite
ad anello ? dubbio, malgrado H. J. M. Milne, Aegyptus 12, 1933, p. 176 sgg. e
altri (cfr. Page, p. 11 sg., ad vv. 25-28) .Ma v. in questo Quaderno, p. 182 sgg.
26
gradito t'ho eretto o se mai ti ho bruciato cosce pingui di tori e di c?pre,
compi a me questo voto :possano i Danai pagare le mie lacrime con i tuoi
dardi.
21 Incoerente "
Wilamowitz, p. 44: Da ist die Flechterin von Listen mit
spezieller Beziehung gesagt; sie mag die Sappho in das Netz vestrickt haben,
das sie h?lt; sie mag auch einen rettenden SoXo? wissen ". Ma se
gefangen
autrice della ? la stessa Afrodite che ha lei di un
trappola bisogno adoperare
SoXo? per districarne Saffo ? Userebbe T inganno contro se stessa ? o forse contro
la persona amata da Saffo? Giustamente Perrotta, p. 54, n. 2: "Afrodite
27
in quanto a?fxfxaxoc aiutami nella battaglia d'amore. Se avesse invo
cato la dea come SoX?tcXoxoc per ottenere non soltanto la propria
liberazione, ma anche Tirretimento amoroso essa
deirantagonista,
non avrebbe chiesto altro che l'inversione delle parti. Avrebbe chiesto
non ma vendetta: come io amo e non sono
riamata,
corresponsione,
cosi chi ora non mi contraccambia mi ami quando io pi? non F amero.
? Tinterpretazione che D. Page ha proposto e che altri imprudente
mente hanno accolto fuorviati significato attribuitodal arbitraria
mente alla coppia ?eoyeiv-Siaxeiv 22.Ma ? un'interpretazione impos
? ?
sibile, esclusa oltre tutto dal rapporto di opposizione impl?cito
nei due 8oX07uXoxo? e (T?^a^oc,
termini e pi? precisamente nei loro
nuclei costitutivi SoXo? e [L&xt).
" "
DelFequivalenza di SoXo? con Xo^o? agguato si ? gi? detto
a p. 16. Ambedue designano uno dei due modi di annien
possibili
tare Favversario: F altro modo
? la battaglia a viso aperto, la (??)^.
In nessun luogo F opposizione
appare pi? chiara corne in 77. I 226-28.
"
Insult?ndolo, Achille rinfaccia ad Agamennone: mai tu hai avuto
il coraggio di armarti per una battaglia (e? 7t?Xs(jlov) insieme al tuo
pop?lo; mai di partir? per un agguato (Xo/ovS' insieme
tsvai) agli
Achei pi? valorosi ". Non ? una difficolt? che nel passo compaia 7t6
Xe[xo? in luogo di \iiyy\. I due termini sono trattati corne sinonimi da
Omero : pi? volte sono anzi uniti in endiadi23. Int?ressa invece rile
vare che [x?^v], e in certi casi anche 7ioXs[jlo? 24, indica il modo aperto
di combattere opposto alF altro subdolo e insidioso espresso da SoXo?
e da Xo^o?25: au[Xfxaxo? ? Talleato in campo aperto.
' '
tessitrice d'inganni non deve, nel caso di Saffo, tessere nessun ".
inganno
Ma anche Perrotta aveva torto, da deduceva che
poi perch? questo Tepiteto
fosse convenzionale :a lui sfuggiva che una divinit? ? spesso invocata con un
battaglie in campo aperto o di agguati: Horn. Od. XIV 216 sgg., dove come esem
28
Basta rileggere due
luoghi delle Coefore, fondati sulla medesima
contrapposizione, per convincersene. Invocando il padre, Elettra
"
dice (Aesch. Cho. 492 sgg.):
"
ricorda la rete (a[Acp??XY)(7Tpov),come
la inventarono ". Oreste: con ceppi non bronzei tu fosti catturato
.. . o Elettra: "in insidiosi
(rc?&aic ?ihjpsuihj?), padre". turpi viluppi
(ocioxpco? Ts ?ouXsuToiatv ?v xaXu[X(xaaiv) ". Qualche verso dopo Oreste
"
prega (vv. 497-98): o manda Giustizia a combatiere, in aiuto dei
tuoi, aperta battaglia; oppure lascia che usiamo insidie pari contro
di essi ".Il testo ? meno dif?uso, ma non meno esplicito della tradu
zione:
Xea&ai. Per ?S?c, spiegato come Xo/o? gi? dagli antichi, cfr. Harpocrat. s. v.
29
in guerra, sul piano delYaret? eroica, inganno e combattimento in
campo aperto sono parimenti positivi (e positivi sono anche per
Saffo) 27, indicano
per? sempre azioni diverse. Cosa significa allora,
nella preghiera, questo passaggio dalFuno alFaltro termine (da So
XotcXoxo? a a\)[L{ioijp?), ambedue pertinenti ad una medesima espe
rienza, la guerra, e da essa metaf?ricamente Significa, desunti? anzi
tutto, rigorosa coerenza fant?stica: e cio?, tra Faltro, aderenza alia
concreta occasione in cui Fode sarebbe stata cantata, e aderenza,
sul piano espressivo, al meccanismo della met?fora prescelta.
? stato Schadewaldt (p. 87 sgg.) a sottolineare che la preghiera
"
sia una verh?llte
Liebeswerbung ": Saffo Favrebbe cantata nel
tiaso, davantiragazze,alleforse in una delle cerimonie in onore di
Afrodite; la ragazza amata sarebbe stata presente e avrebbe capito 28.
Egli per? non ha fomit o alcuna pro va di questa giusta intuizione.
La prova ? appunto in questa contrapposizione delF Afrodite o-?u.
[?oljoc del v. 28 alF Afrodite SoXotcXoxo? del v. 2. Con la sua preghiera
Saffo ha dichiarato ormai apertamente di essere innamorata. La bat
taglia per conquistare la persona amata sar? d'ora in avanti a viso
sine malo pequlatuu fiat (cfr. dolus nei dizionari etimologici di Ernout-Meil
let e di Ciononostante ? incontrovertibile che la valutazione
Walde-Hofmann).
del 80X0?, gi? in Omero, ? spesso positiva. Campione di inganni ? per esempio
Odisseo: TuotxiXo^Ta, S?Xcov aaxs, lo apostrofa Athena con viva simpat?a;
e con lui sullo stesso etS?Tsc
aggiunge, ponendosi piano, ?fxcpco x?pSea (Od.
XIII 293 sgg.; v. sopra, p. 19).
27 Horn. II. XIII 277 ?? X?xov, sv&oc pt?XiaT* ?p?TY) Sias?SsTou ?vSpcov. Giu
30
Nel momento stesso in cui la invoca non
pi? come SoXottXoxo?
ma come au(x[jiaxo?, Saffo eselude Finganno: esclude, cio?, dai suoi
voti che la persona amata sia avviluppata anch'essa in quelle stesse
pene, e Fami anch'essa ma senza essere ricambiata. Se delFode fos
sero sopravvissuti soltanto il proemio e la chiusa, la loro analisi sa
rebbe stata da sola sufficiente a far capire il movente e il fine della
30 Fr. '
Pfister, R. E. XI s.v. Kultus', coll. 2154-58; Fr, Schwenn,
(1922)
Gebet und 1927, p. 63 sgg.; Fr?nkel, Wege, p. 50, n. 2; Ca
Opfer, Heidelberg
31
tuazione
? essa dice ?
? oggi quale fu gi? altra volta, quando pure
tu mi aiutasti: perci? tu puoi e devi aiutarmi anche ora. ? un modo
"
3 sg., 8 sgg., e la sua :
meron, pp. opportuna precisazione (p. 9 sg.) she (Saffo)
uses the language of appeal to a higher power and not that of compulsion to
an inferior ".
31
? superfluo insistere sul senso di pluralit? ?nsito in cd ivonx xaTspwTa:
" " " " "'
se anche altra volta cio? altre volte ", e non se un'altra volta (cfr.
Page, p. 7, ad xdcT?pcoToc).
32 La correlazione [x?xaipoc / ?&avdcTa ? confermata dall'opposizione fx?xap
&vtjt?c in Horn. II. I 339 ?cpo? ts &sc5v [xax?pcov Tup?c ts &vy)tcov ?v^pc?>7rcuv.
32
chiastica, ad anello; ma anche paralelamente, secondo Fordine stesso
visivo33:
Un a parte m?rita
discorso tzol? Alo?. Le due figure del proemio
(ad anello, in chiasmo; lineare, per serie parallele) con il loro interse
"
carsi contribuiscono certo a rendere pi? vivida l'espressione figlia
di Zeus": non sono pero in grado di provarne la funzionalit?. E si
83 "
Acutamente, ma parzialmente, Wilamowitz, p. 44 : Parallel stehen
"
die beiden Verse TCoixtX?&pov' ?&avdcTa 'Acp?Si/ca und nod Ai?c SoXotcX?xs (cos?
gli accenti).
33
3
$' ?nenu. ?w x.okn<?.
fxsiS'yjaaaoc ?yxdcT&STO
'H ?x?v e?y) 7ipo? Scojxa A?o? S-uy?Tvjp 'A?poS?TYj,
xtX.
34 Esattamente su
Topposto pensa Putnam, p. 81. Ma quali basi? Che
nel passo omerico ricorrano fyepo? (v. 198), Sol[ivc? (v. 199), <piXo[x(jiet&Q? (v.
non prova la dipendenza di Saffo: "these are small ne
211), parallels",
conviene egli pure. Non di pi? lo prova il confronto degli omerici ? ti, Se [iet
TeX?aoct 195 sg.) con i saf?ci
(v. oaacc, [xoi, TsXsaarai, &uyLo? (v. 26 sg.). Scor
ingannevolmente da Afrodite, non ha nulla a che vedere con Saffo che non
34
posizioni non pu? sorprender?: ? un rovesciamento polare inerente
strutturalmente alla concezione stessa del divino. Ricorre anche nel
passo gi? citato deYYOdissea (VIII 272 sgg.), dove vittima delFin
ganno con la rete ? la stessa Afrodite che gli inganni sapeva intrec
ciare. La conferma di questa oscillazione ? rappresentata qui dal
Fopposizione tra
la 9iXou.[jisi8y)? Afrodite (v. 211) ed Hera che ride,
dopo averia ingannata, e ridendo si cinge al seno la fascia (v. 222
sg.). In Saffo ? Afrodite che ride (v. 14). Il confronto ? chiarificatore:
evidentemente inganno e riso formavano coppia nella sfera amorosa.
Come ride la 8oXo9povsouaa Hera, che dopo aver ingannato Afrodite
si accinge ad ingannare Zeus, cosi ride anche la SoXotcXoxo? Afrodite
che ha avviluppato Saffo nella rete d'amore. Identici nei due testi
sono il verbo 8a[xv?co e il sostantivo 9tXOT7)?. Interessantissima ?
Finsistenza con cui Omero dice tcoixlXo? la fascia di Afrodite: un
interpretazione di7uoixiXo&povo?.
Queste rispondenze, in due testi quasi sicuramente indipen
denti, sono la prova di una maniera di essere fondamentale delFim
e del i quali si corrispondono e sogliono
maginazione linguaggio:
proporsi alla sensibilit? del
selettiva
soggetto non frammentariamente,
ma in blocco, tome aggregato di immagini e di parole che sta al
poeta organizzare. Se questo ? vero non pu? sorprender? che Saffo
"
abbia invocato Afrodite come figlia di Zeus ". Omero non operava
diversamente. Ma il parallelismo ? ancora pi? stringente: Afrodite
" "
verme a Saffolasciando la casa del padre (v. 7); in Omero si al
" "
lontana da Hera verso la casa di Zeus (v. 224). Lo stretto rapporto,
" " "
in Saffo, tra Faccenno alla casa del padre e Finvocazione figlia
"
di Zeus ? anch'esso riconfermato da Omero in cui Aio? ? addirit
tura arco xoivou (v. 224) : r? (jlsv e'?v)rcpoc 8?)[xa A?o? 9-uy?TTjp 'A?poSfaQ.
Naturalmente Saffo non opera meccanicamente utilizzando a
caso, fino ad esaurirlo, il corredo lessicale che la situazione (Finganno
"
d'amore) comportava. Invoco Afrodite corne figlia di Zeus ", spinta
dalla norma cultuale che richiedeva Faccenno geneal?gico; ma anche
e soprattutto da un diverso motivo: veramente determinante fu per
lei Fesigenza di impostare la successiva dislocazione della dea presso
35
il padre. La quale pure le era suggerita dalla tradizione, ma fu desti
nata da lei a un nuovo fine: ad esprimere visivamente uno dei due
modi di essere di Afrodite, Fessere lontana. L'altro modo, Fessere
vicina, ? rappresentato dal suo immediato sonriso immortale. Tra i
due momenti ? la rievocazione del viaggio, avviato da ?XXa tu?S'
?X&s a capo della seconda strofe e concluso da al^a $' I^?xovto
nelFidentica sede, a capo della quarta strofe.
7C?7rov&a
(ji?xocipoc
85II in alto dopo xp?aiov in P- Oxy. 2288 significa che gi? nelFanti
punto
si era se accordare
chit? in dubbio Taggettivo con S?ptov o con ?cpjjia. La scelta
deH'antico amanuense o del suo autorevole che ?
fosse) non
esemplare (per
" " " "
cogente: la casa d'oro e il carro d'oro sono parimenti a di
attribuiti
" "
vinit?. Come su xp^iov, anche su arpou^ot passeri la questione, mal
36
Sarebbe inutile tentare di ridurre in due formule i termini della
37
4 e 18) e le due invocazioni parallele totvloc / (x?xaipa (nei vv. 4 e 13).
In questa prospettiva Saffo appare corne la testimone della dea e
Tamore corne un'esperienza religiosa, degna di ispirare un'ode che ?
una preghiera, ma che ? anche un inno alla sovrana e beata potenza
di Afrodite.
dopo
AMATA SAFFO SAFFO AMATA
te che la cos? tu lei che ti
1) come fugge rincorri rincorrer?
fuggirai
La prima obiezione ? che dei sei verbi (ce?yet, Stc?^et, \rr? S?xerat,
Sc?xret, fxy) <p?Xet, cptX^ast) solo i primi tre implicano, ma non sempre,
Tazione contraria: pu? " presupporre chi insegue; "inse
" ""fuggire"
guir? chi fugge; non accettare chi dona. Tale pregnanza ? as
38
"
sente in ", che non implica chi rifiuta ma chi riceve; ed ? as
dare
sente negli ultimi due, che sono esplicitamente un solo verbo orien
tato una volta in senso negativo e un'altra in senso positivo. La se
conda serie, cio?, comporta solo tre momenti: corne lei non accetta
i doni che tu le d?i, cosi te ne dar?. La terza serie addirittura due:
corne non
t'ama, cosi t'amer?. Il momento mancante della terza
serie ? tuttavia suggerito dal contesto, che dal primo alFultimo verso
39
dice, ha un suo profondo significato. L'amore, ehe pure viene da
lei, diventa un inganno se non ? corrisposto: la responsabilit? del
malessere che ne deriva ricade tuttavia sulla persona che, amata,
non riama. L'inosservanza della
reciprocit? ? una colpa di cui ? giu
dice la stessa divinit? da cui ha avuto origine il processo. ? una con
cezione t?picamente religiosa, rivissuta da Saffo non problem?tica
mente, ma con impetuosa immediatezza38.
Se la dea ? giudice, Taltra persona ? imputata e Saffo ? accusa
trice. Il greco esprime questo rapporto con Sixacraj?, ? ?ps?ycov, ?
$i<?>xcov39. Questi stessi termini, con mutato significato, ricorrono
anche in Saffo. Da quale ?mbito suggeriti le siano
? chiaro. stati
Detta una
parola (i8w.r?zi) seguono le altre autom?ticamente
(ce?
yei, Stco^ei) con quella usualmente cormesse: in queH'attimo stesso,
pero, la valenza giuridica del gruppo ? sostituita parzialmente con
erotica. Le conseguenze son? decisive. La nozione di dualit?
quella
in movimento interdipendente, che neir?mbito giuridico era inte
riorizzata e sopravviveva solo metaf?ricamente (dinanzi al giudice
" "
stanno fermi sia Timputato che fugge ", sia Taccusatore che
insegue ") nella sfera affettiva non esiste affatto. Non solo il movi
mento ? metaf?rico, ma a compierlo ? una sola persona: la quale
evita o cerca qualcuno o qualcosa che non fugge ma si pone come
meta.
38 "
Cameron, p. 2, n. 5: The goddess here, rather unusually, is the source
" "
of the sorrow which she is asked to dispel ". Ma ? La
perch? unusually
pena inflitta da un dio pu? toglierla soltanto quel dio: la morte saettata da
nel campo acheo, solo da Apollo essere ed ? poi arrestara
Apollo pu? (Horn.
II. I 37 sgg., 64, 97 sgg., 451 sgg.). ? istruttivo che anche la seconda volta,
quando lo prega di arrestare la peste, Crise invochi il dio come "Arco d'argento"
e con le stesse iniziali con cui lo aveva di saettare i Danai
parole supplicato
=
(vv. 37-38 451-452).
89
Bastano due esempi: Aesch. Eum. 582 sg. ela?yw 8? ttjv 8?xt)v | ? y?p
8ui>X6>v .. . Plat. 3 e
7rpOT?po? X?ycov, Euthyphr. tl? t) Sbaj ; <peuyet? a?rrjv yj 8ui>
xei? ;
40 Si non
vedano in Omero i luoghi in cui ?crSysiv implica che qualcuno
insegua la persona che fugge: Fenice racconta corne, in urto col padre, sfuggl
(//. IX 478) alla sorveglianza dei suoi e venne a Ftia; Odisseo finge di essere
fuggito da Creta dopo av?re ucciso Orsiloco (Od. XIII 259), ma non perch?
40
Eub. fr. 67, 8 sg. K.) o si corra dietro al piacere (t)8ovy)v 8., Plat.
Phaedr. 251 a); si ami la verit? (tyjv ?X?jfrsiav 8., Plat. Gorg. 482 e)
o si segua il bene e il bello xa? xaXov 8., ib. 480
(to ?ya&ov c), Fog
getto verso cui si tende non fugge, ma attrae e guida a s?. Certo anche
nel rapporto tra guida e guidato v'? idea di movimento :ma di movi
mento concorde e non ostile. Nessuno fugge e nessuno insegue, ma
Tuno guida e F altro segue. Questo significato ? ribadito dalFuso di
Sicoxetv in altri ambiti. Quando Pratina (fr. 712 a P.) imponeva di
non seguir? nel melos Tuna o Faltra armonia a?vTovov 8?<oxs. . .
([iyjts
fjiouaav), ma quella eolica, non voleva certo dire che le armonie
fuggissero. NelTespressione xaujc?Xov uiXo? Sicoxcov (Pind. fr. 107
a-b, 3 Snell3) la nozione di movimento si ? fatta ancora pi? pallida
"
e il verbo significa soltanto
eseguire ". Sparita del tutto ? nel passo
in cui Teofrasto (Hist, plant. I 4, 2) nota che talune piante prediligono
i luoghi asciutti. La perifrasi
(9ut<x) 8t<?>xovTato?? ?7)po?? totcou? richia
ma altre sue analoghe definizioni delle piante: 9'tXu8pa, 9iXoxoTcpa
(ib. VII 5, 1), q>iX?Aep[xa, 9iX?<jn>xpa (De causis plant. II 3, 3).
L'equivalenza di Sicoxca con ?iX?co, in Teofrasto, dimostra
indirettamente che il verbo nel linguaggio er?tico, da cui egli lo
avevamutuato, non implicava a?atto un movimento ostile di fuga
da parte delF oggetto prediletto. La prova decisiva ? fornita proprio
da quei passi in cui accanto a Stcoxsiv compare anche ceoyetv. In
Tucidide (II 63, 1) Pericle dice agli Ateniesi di non evitare le fatiche
o (in caso di non cercare gli onori (\?\ 9s?ysiv to?? tc?vouc
contrario)
9? [ir?8h toc? Tt(x?? 8??>xeiv). In Senofonte (Mem. II 8, 6) Socrate dice
ad Eutero che bisogna evitare le persone litigiose e cercare le discrete
(to?? 9iXaiTtou? 9s?ysiv xai to?? suyvcofxovoc? Sitoxstv). In ambedue
i casi n? le fatiche e le persone litigiose rincorrono chi vuole evi
tarle, n? gli onori e le persone discrete fuggono chi li cerca. I due
verbi si riferiscono non a due, ma ad un medesimo soggetto. Il fatto
che compaiono insieme ? dovuto a quella forza di inerzia per cui una
fosse ricercato; egli stesso infatti a v. 269 sg. o?8? ti? t^eoc? | ?v&pc?>Tc<ov
precisa
?vOYjoe. Per altri in cui ad essere evitata ? una cosa la
luoghi (la battaglia,
o una persona che non ma una minaccia es.
morte) insegue, rappresenta (per
Ettore, dinanzi a cui gli Achei fuggono, //. XI 327) cfr. Liddell-Scott-Jones,
s.v. ?euyco. Illuminante ? soprattutto un di Teognide
luogo (ispirato proprio
a Saf?o, oltre che ad Omero) in cui ? detto che nessuno ? in grado di sfuggire
ad Afrodite (1388 sg. ou 8? t?c ecmv | . . . ??gts <puyelv): qui il significato
"evitare" ? la dea con
evidente, perch? vince (Socixvqc?, anche gli inganni:
? detta ma certo non
8oXo7rX?xoc), insegue.
41
volta pronunziata una parola, subito affiorano le altre dello stesso
gruppo e, anzitutto, quelle di significato opposto: sta poi al parlante
disposte.
Il caso di ?Sixsco, cpe?yco, Stc?xco, ? t?pico. Dei due Ultimi Tuno
evoca Taltro: e poich? nella sfera giuridica ambedue son? in rapporto
col primo, capita che compaiano insieme anche fuori di quelF?mbito.
Un esempio ? in Piatone (Theaet. 167 d). ? un passo del discorso attri
buito da Socrate a Protagora: se vuoi battere la m?a dottrina, fallo
pure, o con un'argomentazione continuata o con domande, oi ?pco
-
TYJcrsc?v. o?S? y?p touto cpeuxTsov , ?XX? toxvtc?v [l?Xigto. 81 co
X T S O V T6) VOUV nOlZl (JLSVTOL OUTCOd?" (?Y) ? S ?X S I ?V TG) SpCO
S^OVTl.
r?v. E
spiega: commette
ingiustizia chi discute non dialettica
mente, ma da contendente. Segue il passo citato da Koniaris (Theaet.
168 a): se discuti in maniera corretta quelli che disputano con te
xo? a? ocuto?? Se [lig??go\jgi xai 9s??ovT<xt
fxsv Sko^ovtoci xai cpiXY)<TOUcriv,
icp' sauTcov sic, cpikoGocpiow. ? owio che chi vedr? i suoi interlo
cutori seguirlo e amarlo certo non li ?vitera e odier?, ma se ne ralle
grer?: Sl??xco e ?iX?co, 9suyco e [ligzc? si corrispondono e si equi
42
gati appunto al passato, al presente e al futuro (TCsrov&a, x?Xyju.u.1,
&sXco Y^vsa&ai).
NelFinterpretare Syjots occorre non esagerare con speculazioni
raggiunge il pi? elevato grado di evidenza nei versi in cui Saffo invoca
la dea e la dea viene fino a lei. In quel punto la tensione tra la divina
beatitudine eterna e la umana passionalit? intermittente ? massima.
Ma proprio allora avviene il miracolo della immedesimazione: la dea
si umanizza, parla il linguaggio ansioso di Saffo; e Saffo si rass?r?na,
la sente compagna di una lotta vittoriosa. Separare la sfera delFuna
e delFaltra diventa da quel momento impossibile e sarebbe arbitrario.
Non bisogna c?menticare che i vv. 15-20, irti e convulsi per la folla
dei verbi che esprimono la condizione sofferta altra volta da Saffo,
fanno parte del discorso che la dea le ha tenuto altra volta e che ora
Saffo rivive. I tre StjSts si trovano alia confluenza di questi piani e
di questi tempi diversi. Per la loro stessa polivalenza essi rifiutano
una interpretazione univoca. N? possono attribuirgliela i luoghi ome
rici, che oltretutto comportano situazioni affatto eterogenee. II con
fronto da fare ?, invece, con la lirica d'amore, dove 8yj5ts ricorre
"
spesso, come una formula rituale, per indicare il manifestarsi di
"
nuovo della passione: ed ? un 8y)5ts di constatazione, senza alcuna
valenza propria, ma di volta in volta investito delle sfumature preva
lenti nel contesto.
Con gioioso abbandono, sensualmente, come un caldo e dolce
ristoro sente tornare Famore Alcmane nel fr. 59a P.; un senso di
ineluttabilit?, di struggimento dolce e amaro si avverte invece nel
fr. 130 L. P. di Saffo : conseguentemente 8y)5ts suona gioioso e chiaro
nel primo frammento, trepido e ricco di chiaroscuro nelFaltro. Preoc
cupato e attonito suona afire in Ibico che nel fr. 287 P. trema senten
dosi ormai preda della passione. Le varie sfumature in Anacreonte
pacato nel fr. 428 P., 46 Gent.; entusi?stico nel fr. 376 P., 94 Gent,
(i frammenti 400 P., 35 Gent. ;394 b P., 113 Gent, sono poco perspicui).
Probabilmente SyjSts nella sfera amorosa implico fondamentalmente
un senso di sacrale attenzione, di religioso stupore, per la id?ntica
e ricorrente manifestazione del divino. ? sintom?tico che quasi sempre
a tornare e ad agire non ? il desiderio o la passione, ma la divinit?, cio?
Eros. Solo nei due ultimi luoghi di Anacreonte (frr. 428 P., 46 Gent.;
376 P., 94 Gent.) soggetto ? il poeta che di nuovo ama e non ama,
43
di nuovo si getta dalla rupe di Leucade. Che anche nella preghiera
ad Afrodite il soggetto sia Sano (" cosa di nuovo io so?rissi, perch?
di nuovo invocassi ") sarebbe un segno di modernit? e tradirebbe
una tendenza alia dissacralizzazione se a rivolgere le domande non
fosse la dea stessa; se in tutta Tode Saffo non ripetesse che la rete
d'amore in cui ? incappata le ? stata tesa dalla dea. In realt? la somi
44
sofferenza. Collocatain primo piano, promossa al ruolo di soggetto
una ma e senza volto.
(t??) essa acquista statura, rimane an?nima
A vietarle ogni identit? ? la struttura stessa delFode: da una parte
? Saffo, legata ad Afrodite come il testimone al suo dio; dalFaltra,
come un'ombra, ? chiunque Fabbia accesa d}amore. A dare realt?
all'antagonista ? ?nicamente la passione della protagonista. Una
persona, con una sua piena individualit?, esiste tanto poco quanto
il caso particolare: quale altra funzione hanno infatti xaT?pc?Ta e
8y)5ts se non di dissolvere persona e occasione multiplic?ndole inde
finitamente (questa, come le altre menzionate le volte precedent]')
e di ridurle ad indici di una frequenza indeterminata?
42 un essere rico
? aspetto che rischia di dimenticato neirormai unanime
noscimento che r Afrodite saffica non ha nulla della tradizionale dea dell'epica.
Certo p. 57 sg., Afrodite ? in Saffo come un'amica del
(corne Gentili, osserva)
tiaso, conversa con lei nei modi affettuosi di una sor ella o di una madre. Ma ?
anche una dea terribile. A dare la misura della sua predilezione ? appunto la
sua severit?. Perrotta, che non si era neanche la questione, aveva tut
posta
"
tavia intuito questa duplicit? (p. 56) : Nulla la d?a ha perdu to della sua po
tenza divina sull'umana debolezza: lo mostra il suo sorriso, lo mostrano le sue
affermazioni recise della pen?ltima strofe ".
45
A questo punto la considerazione dell'ambiente storico non
pu? essere pi? rimandata. Come quasi tutta la poes?a arcaica, come
le altre odi di Saffo, anche questa era destinata a un gruppo :nel caso
1) x?o? xe&?Xouffoc F n?
) De
, ,
x cou x stfsXoi?
,
r )
, compos, verb. 179, p. 115 U. R.
2)
3),t x?i si xocl &sXsi? RDV ) _ 10?TTD
? , , -*
x?>T si xoci&?Xst?
,T r De compos,
Epit. rr verb. 115, p. 186 U.R.
4) M j
48 Cfr.
Gentili, p. 52 sgg.
46
presto" seguir?; se non accetta doni, ma ne dar?; e se non ama, amer?
.. . Ma amer? chi? Se non si specifica Foggetto, cio? Saffo, la sin
tassi del periodo diverr? claudicante44 e non dar? pi? alcun senso
47
sostantivo cui si riferisce rcpopeovToc ? al v. 441 sg. (?XX' ots Syj noroL[LO?o
xaT? aT?fjioc. . . ??s) ; seguono due proposizioni relative, concluse da forte
il v. 444. La medesima struttura in Od. VI 50 sg. ?yj 8' ?fxsvat
pausa, poi *
St? 8co[Aocy, ?v* ?yysiXsis Toxsum, rcaTpi cpiXa>xai (xvjTpi x^^a^o 8' svSov
i sostantivi sono nello stesso verso, ma ad essi il participio sovtoc?
sovTa?:
? riferito senza il tramite di alcun pronome. Gli esempi potrebbero molti
plicarsi: in II. XIII 567 il participio ?m?vToc si riferisce ad Antiloco men
zionato due versi prima, al genitivo, e poi soggetto di un imperfetto (v.
? ? . . . sv
564 xai to seil. Fasta ocutou a?xsi 'AvtiX?
sgg. fx?v | jaslv'
. ? seil. Antiloco :? xyjp5 ?Xss?
)^oio. .* I?^ 8' ST?pcov sic s&vo? s^?CsTO
vcov IMyjpi?vyjc 8' ?m?vToc (xsTa<j7i?fAsvoc?aXs Soup?).
xc*>u xs <9iXot,aav si rispettano le lezioni poziori (xco?
Congetturando
xs&sXoixra F, x' <ou x s&sXoi? P) e si spiega la misteriosa 2a singolare
tradita da alcuni codici (oltre che da P, anche da RVD xoS s? xa? <9iXsi?
e da M x? t' s? xa? &sXsi?), che forse rispecchia, in forma alterata, una
glossa sintattica.
Per il xa? (con valore di xa? s?) + participio, cfr. Horn. II. IX 655
xa? [xsfxacoTa \iiyr\c, Gyy\GZG$OLi o?o>: il valore ? concessivo-condizio
"ExTopa
nale (condizione riflettente Fattesa di un fatto normale) e Fespressione
a xa? Ben attestato, in attico, ? il participio con ?v.
equivale vjv \Lz\iir\.
II valore ? potenziale o irreale: Eur. Hipp. 519 7i?vT' ?v cpo?yj&suT3?ctS-i,
Thuc. VI 38, 2 outs ?vTa outs ?v ysv?[xsva Xoyo7roiouorLV,Demosth. XXIII
107 (?>?Xi7ttoc) sX?>v (IIoTs?Saiav) xa? 8uvY)&si? ?v auTo? s^ew, s?7rsp
esempio ? avvertibile anche una sfuma
s?ouXyjih), 7caps8coxsv. NelFultimo
tura concessiva (il xa? ? davvero una congiunzione, oppure bisogna leggere
xa? ?v. . In xca? xs &sXoi<rav il va
sXcov, Suvyj&s?c .?). ricomparirebbe
lore concessivo e di eventualit? delFesempio omerico, ma rinforzato da xs :
''anche se tu eventualmente non volessi". Una simile struttura sintattica,
pero, ? possibile nel greco arcaico ? E. Schwyzer, Griech. Gramm. II, M?n
chen 1950, p. 407, afferma categ?ricamente che ?v + participio ricorre a
cominciare dal V sec?lo; P. Chantraine, Gramm. Hom?rique II, Paris 1953,
pp. 319-329, la ignora in Omero: i due autori segnano un regresso rispetto
aile ricerche del sec?lo scorso. Esempi sporadici, ma suficientemente chiari,
erano gi? stati notati da C. Hentze, Philologus 29, 1870, p. 140, in Omero
II. III 138 TCO8s xs viXTjcravTi cp?Xv) tg> 8s xs vixyj
xsxXtjgt) axoiTi? (255 "
aavTi yuvv) xa? XT^fxa^' stoito) ; cfr. Ameis-Hentze, ad loc. : xs wird
nach der Stellung und nach onnoTzpo? 8s xs vixyjoy] V. 71 zum Partizip"
geh?ren, wie 255, obwohl sonst bei Homer sich kein Beispiel der Art findet ;
altri esempi e Fopinione di Aristarco in L. Friedlaender, Aristonici nzpl
a7](jisicov 'iXi?Soc reliquiae emendatiores, Gottingae 1853, p. 13; altri
esempi ancora nel cauto (fino alFambiguit?) H. Ebeling, Lexicon H orner i
cum, Lipsiae 1885, s.v. xs, p. 728: "... " participio xsv (?v) iungitur. Certum
e in Ebeling ulte
exemplum apud Horn, non invenitur (in Friedlaender
riori riferimenti bibliograf?a).
48
assicurerebbe soltanto: non preoccuparti che ora non voglia; ti amer?
comunque; tanta ? la mia potenza, tanto vale la legge della recipro
cit?. Specificando invece xcou as S-?Xoiaav (oppure, corne io preferirei,
xc?o xs &sXoiaav), la dea riaffermerebbe la norma della reciprocit?
al di l? deiroccasione: sii sicura; ti amer? comunque; persino se tu
non volessi pi?; perch? la sua colpa esiste ormai di per s?. La seconda
? una promessa a Sano, ma ? anche un grave ammonimento per la
persona da lei amata. Meglio ricambiare Famore altrui ed essere
insieme felici, piuttosto che doversi innamorare di chi ci ha amato,
quando in lui Famore si ? spento: perch? allora si incappa in una
rete di crucci e T amore di venta travaglio e condanna. Il cerchio cosi
si chiude: Afrodite minaccia alF antagonista le stesse pene ora sofferte
da Sano.
Ma esiste ancora un altro argomento. Ogni opera ? determinata
da un'ispirazione che si rivela durante la realizzazione non in una
volta, ma in momenti successivi, di maniera che il gi? realizzato eser
cita una funzione costrittiva e limitante rispetto aile possibilit? an
cora realizzabili: la variet? delle soluzioni possibili diminuisce col pro
importanza minore n? per lei, che ebbe una figlia, n? per le ragazze
che talora lasciavano il gruppo proprio per sposare. Per esse e per
altre scrisse lei stessa gli epitalami. Quando in un'altra ode (essa pure
con fini anche pedagogici e dottrinari, come rivelano esplicitamente
i procedimenti stilistici) canto la potenza di Afrodite e proclamo
Famore come la cosa pi? bella (fr. 16 L. P.), essa scelse come esempio
la storia di un amore
eterosessuale, quello di Elena per Alessandro,
al quale affianc? ? estremamente significativo) quello suo per
(ed
Anattoria. La stessa situazione prospettata nel fr. 31 L. P. (Saf?o
del colloquio di una fanciulla con un uomo)
spettatrice appassionata
dimostra che il gruppo non escludeva i contatti con Faltro sesso.
La lezione xco? xs SiXoiaav, continuando a tacere se le persone
altre volte amate furono donne, soddisfa alie esigenze della struttura,
49
4
promuove coerentemente lo sviluppo dell'ode e inserisce Famore in
un sistema etico regolato da norme valide in assoluto: Famato deve
riamare e riamer? comunque, persino se Famante non ne fosse pi?
innamorato.
46 come
Si ricordi che la dea invocata aufx^taxo? ? quella che deve compiere
i desideri di Safio, non la SoX?izkoxo? che deve dai gravi tormenti:
scioglierla
"
? la dea giusta che le ha chiesto chi, Saffo, ti offende (aSwdjei) ?" ? illumi
nante che come ao(x(xaxo? sia spesso invocata Dike dai Cho.
tragici (Aesch.
497; Suppl. 342 ?XX* r\ S?xr?ye ?u(jL(jiaxcov
?7ueporaTet; 395 C?[xpiaxov8' ?Xofxevo?
8?xav; Soph. O. T.
274): evidentemente in una certa area cult?rale e ling?i
stica Dike, e simili furono termini in tra loro
o?jxfxaxoc rapporto (elemento
di mediazione fu la lotta).
46 Con "
acuta sensibilit? Perrotta, p. 56: Ride il viso immortale della
d?a; ma intorno alla sua fronte ? un'ombra di ". non
passione Egli pero
teneva conto della dimensione temporale: sul volto di Afrodite Fombra si
addensa gradualmente.
50
conferma e proclama che sua
legge ? la reciprocit?. Il risultato d?lie
due complementan dichiarazioni ? un messaggio, una sorta di c?dice
(destinato anzitutto alie ragazze del tiaso) che sancisce questo fonda
mentale principio: Famore si manifesta secondo un ritmo ciclico che
51
Saffo e ad
inquadrare storicamente la sua spiritualit?. E in tal senso
"
La norma della r?ciprocit? non ? originale: ? la s?lita ?urea
"
regola delFetica comune 49.Nella sua forma pi? elementare
compare
gi? in Archiloco50. Le variazioni in Omero (Od. VI 184 sg.), in Alceo
(fr. 341 L. P.) e in Solone (fr. 1, 5 D.), oltre a mostrarne la validit?
nei campi pi? diversi, provano che essa in ?t? arcaica fu condivisa
dalle classi aristocratiche. La sua applicazione presupponeva una
chiara distinzione tra ci? che ? bene o male secondo Fopinione comune
in una soci?t? determinata.
L'adesione di Saffo ? testimoniata dal fr. 5 L. P. Il traviamento
di Carasso ? finito, il fratello sta per tornare: che Cipride e le Nereidi
gli diano un felice viaggio, gli concedano tutto ci? che desidera e tra
Faltro di av?re una buona reputazione, sicch? ne venga gioia ai suoi
amici e cruccio (v. 6 sg. xal 91X01(7] 1 fo?ai x^pav y?vstf&ail
ai nemici
abbia visto. Qui i casi sono due: o essa vide e poi espresse la sua visione nei
modi delF ?pica, aggiungendo i particolari tradizionali mancanti dalla sua
"
esperienza; oppure ebbe la visione in quella forma ?pica ", perch? erano
52
di questo, quando reggono concordi la casa l'uomo e la donna: molta
rabbia ai nemici e gioia agli amici; ed essi hanno splendida fama ".
"
E Solone invoca da Mnemosyne e dalle Muse: concedetemi di avere
fortuna dagli dei e buona reputazione sempre dagli uomini, per essere,
cosi, dolce agli amici e amaro ai nemici ".
Nei tre casi la legge del contraccambio ? attuata mediatamente:
la stessa condizione felice di Nausicaa, di Carasso e di Solone, la
stessa attuazione della loro arete, con l'aiuto degli dei, procura ad essi
buona fama e ricambia amici e nemici. La norma non si realizza entro
i limiti angusti del rapporto personale, ma in una pi? vasta dimen
sione sociale. Il fulcro ? la buona reputazione, che rende evidente
Y arete del sing?lo come la luce rivela Tesistenza degli oggetti. Anche
nel caso in cui il sing?lo contraccambia direttamente Tamico o il
nemico, non solo dalla sua azione egli trae soddisfazione, ma dalla
fama che gliene deriva: proprio per questo Archiloco dice alto e forte
che egli sa rendere bene con bene e male con male.
Il Greco del VII sec?lo credeva possibile realizzare la norma come
non creder? pi? un sec?lo dopo: la problem?tica di colpa e castigo
in Eschilo reca i segni di una grave crisi. I/ampliamento temporale,
il trasferimento del contraccambio nelle
generazioni successive e la
53
vari testi ? facile estrapolare un paradigma) ricorrono anche nella
preghiera ad Afrodite. Non riamandola Fantagonista ha calpestato
la norma: Saffo, offesa, invoca la deaperch? imponga la riparazione
promessa e attuata altra volta. La dimensione sociale ? rappresentata
dalle ragazze tiaso: non ? esplicita ma
del presupposta. Dicendo la
preghiera dinanziad esse, ella annunzia la sua prossima vittoria e la
restaurazione della sua 8?i;a: gioia a chi le vuol bene, dolore a chi le
vuol male. I Scopa che ricever? (v. 22) saranno il segno tangibile della
sua TijjiY), come il era
y?poc? lo della t?[l?? di Achille; Scopa ti[X7) sono
e
termini strettamente correlati, come mostra Teognide in un passo
"
ispirato non solo ad Omero, ma proprio a Saffo: a te, o Afrodite,
"
in sovrappi? Zeus diede, in segno d'onore, questo dono (Theogn.
1386 sg. T?Se Tifryjaa? 8copov IScoxev lxetv)
E come Achille battendo i Troiani procurava onore ad Agamen
none (//. 159) e perci? Agamennone
I gli dove va onore, cosi Saffo
am?ndola onora Fantagonista e perci? esige da lei uguale onore. Del
resto il geloso sentimento ehe essa ebbe di s? ? esplicito in moite odi,
"
anche a proposito delFamore: mi hanno dato tutti gli
(le Muse)
onori (Tifjtiav) facendomi dono della loro opera ", essa dice nel fr.
"
32 L. P.51; e nel fr. 58 L. P. dichiara: io amo Yabrosyna ". Poesia
e raffinatezza le considero due segni distintivi della sua arete, come
"
conferma il disprezzo, nel fr. 55 L. P., per una rivale che non parte
cipa d?lie rose "della Pieria "; e nel fr. 57 L. P., per un'altra (o per
la stessa) che non sa portare le vesti sopra le caviglie ". Istruttiva
? appunto Foccasione del fr. 57 L. P. : Saffo rimproverava una ragazza
a cui Finelegante aveva
rivale sedotto la mente (*sXyei v?ov), corne
ad Atthis, una volta amata, la sedusse la rivale Andromeda (frr. 49,
131 L. P.).
61 ma e invidiata ts xai
Non solo onori, anche ricchezza. Ricca (oX?focv
resa le Muse: secondo Elio Aristide (Or. XXVIII
?y)XcoTY)v) Favevano cosi,
51 = Saffo, test. 113 Gall.), essa si sarebbe vantata con delle donne che si
ritenevano rieche e felici Gentili, p. 59, n.
(cfr. 111).
54
doni e gli restituisce Briseide.
diversamente, Non
secondo il principio
della reciprocit?, Tantagonista riamare Saffo deve
anche se Saffo pi?
non Tamasse: la lezione proposta per il v. 24 risulta pi? perspicua e
52 Procede "
cos?, per es., Perrotta, p. 56: basta il viso divino della dea,
55
" "
L'?quivalente, per cosi dire, laico della preghiera ad Afro
dite ? la virile apostrofe di Archiloco al proprio cuore (fr. 67 a D.) :
"
vinci non rallegrarti apertamente e se sei vint o non addo
quando
lorarti abbattendoti in casa; ma con misura sii lieto nelle gioie e triste
nelle sventure; riconosci quale ritmo governa gli uomini ". Corne
Archiloco anche Saffo riconosce che al dolore di oggi seguir?, come
altra volta, la gioia. La ? pi? forte se si riflette che la
" somiglianza
"
parenesi di Archiloco ? laica solo in apparenza. NelFelegia a Pe
ricle (fr. 7 D.) Faccenno alF alterna vicenda d?lie umane sorti (queste
sventure ora uno le soffre ora un altro) ? introdotto da un'afferma
"
zione animata da sentimento religioso autentico: ma gli dei, o caro,
56
illuminare il testo dell'ode: veramente indispensabile ? soprattutto
per delineare la cultura di Saffo. Parole e immagini, isolate o in gruppi,
situazioni e concezioni, possono essere nuove o tradizionali, senza per
ci? essere poetiche o impoetiche. A indicare che la valutazione ha per
compito della critica (e non annoi che si ripetano cose vecchie: troppo
spesso infatti si continua a dimenticarle) ? di ricercarlo e di identifi
carlo in un sing?lo testo: e successivamente anche negli altri dello
stesso autore e in autori diversi, della stessa e di diverse aree culturali.
Le ricerche condotte fin qui sulla prima ode di Saffo si reggono
su questa convinzione, che la funzione e il significato di ogni suo ele
mento risultano dalla loro valutazione globale, perch? ?nico ? il prin
cipio che li sceglie,
li dispone e li rende significanti. Lo schema della
57
e della promessa, la validit? del messaggio e i suoi pre
preghiera
supposti culturali ed etici, son? i risultati di una din?mica che opera
in modo id?ntico, coinvolgendo tutti i materiali, senza residui, per
un esito unitario. La preghiera, come un cristallo rigorosamente geo
m?trico, rivela in ogni suo aspetto una medesima struttura.
L'unit? non deriva stile che si sviluppi
da accostamenti e da uno
65 "
Fr?nkel, Wege, p. 50: die Tradition hat der Dichterin geholfen, Rei
feres zu schaffen als es ihr im freien war. Sie
Neugestalten m?glich bef?higte
auch zu einer so vollkommenen des aufreihenden
Sappho Durchf?hrung stetig
archaischen Stiles, wie sie ihr sonst innerhalb unserer Fragmente nicht gelungen
ist. Hier ist also eine Inhalts- und Stimmungseinheit des gesamten Gedichts
erreicht, zugleich mit der durchgehenden, fugenlosen Verschweissung, die
58