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“IL GIOCO SEGRETO ”, ELSA MORANTE

Nella prima versione su rivista del’37, poi ripubblicato nel ’38, si chiamava il “Giuoco segreto”.
Si descrive una famiglia che vive in un palazzo nobiliare molto antico e decaduto, proprio per questo in
realtà sono utilizzate poche stanze (di fronte al palazzo del municipio).
Vera protagonista del racconto, autorità familiare, è la Marchesa: ella impone un regime di grande rigore
sia nell’educazione dei figli sia nei confronti del marito, il quale ha come unica valvola di sfogo le sue
passeggiate. Il marito quando è
solo si lascia andare a qualche cavatina (canto lirico) e a qualche gesto non elegante e viene sanzionato
ogni volta che non assume comportamenti rigorosi. Egli sviluppa dunque una sorta di repressione: attento
nel parlare, preferisce spesso il silenzio piuttosto che essere aggredito dalla moglie. La moglie inizierà poi a
sospettare vedendolo tornare dalle sue passeggiate sempre più allegro e lo accompagnerà.
Questo regime quasi carcerario si ripercuote sui 3 figli, Antonietta- Pietro- Giovanni, che crescono repressi
nei loro comportamenti, accompagnato sempre da un servo che li controlla, non dimostrano alcun istinto
di ribellione. Essi hanno però come unico svago un gioco segreto che fanno di notte (o comunque quando
la madre riposa) in seguito alla lettura di romanzi. (si immedesimano, fanno teatro, fino a creare una
seconda vita: ad una vita prima di entusiasmo si contrappone una vita alternativa, un sogno ad occhi
aperti. In particolare il fratello minore Giovanni e Antonietta personificano Isabella e Roberto e, come loro,
sognano una fuga. (tentativo provato poi da parte di Giovanni)
Nell’episodio chiave i tre si spostano dalla camera al salone dove ci sono molte figure di caccia, perfetto
ambiente rianimato per ambientare la scena che vede Antonietta rapita da Giovanni. Sul più bello,
sopraggiunge la madre che ha evidentemente sentito i giovani e li rimprovera.
Cosa succede dopo l’intervento della madre?
- Crisi isterica di Antonietta: viene portata in camera e lasciata sola. Poco dopo la raggiunge il fratello
Giovanni che non viene riconosciuto ma scambiato per Roberto, personaggio del gioco segreto. Il
fratello, sbigottito, esce dalla camera e decide di fuggire di casa: ha una crisi, si ferma sotto un
albero e viene poi trovato e riportato a casa. (sogna l’arrivo di Isabella). Le crisi di Giovanni sono
consuete: soffre di epilessia reazioni isteriche come sfogo dell’eccessivo rigore educativo. Si dice di
un albero ucciso: mentre all’inizio del gioco l’albero dipinto prende vita, scoperto dalla marchesa il
gioco viene meno anche l’albero (racconto fantastico: di regola c’è un fantasma che determina
paura, qui si crea un gioco segreto che genera qualcosa di positivo).
Le ultime righe, a partire da pag.93 “Egli docile si addormentò…” sono state aggiunte nella seconda
versione: Giovanni giace nel letto mentre Antonietta lo veglia, pigra e tranquilla, cuce in ozio, non si pensa
più al gioco; “Guardava il fratello che vaneggiava nei suoi mondi rossi e infuocati…” Mondi infuocati:
aggettivo che rimanda ancora alla passione tipica del gioco.
Interessante è l’ultima battuta del racconto, riferita ad Antonietta “…le sue labbra parevano bruciate”: le
labbra sono evidenziate più volte nel racconto a pag.88 “...i due fanciulli si baciarono sulle labbra […] la
bocca bruciante”, pag. 90 “sulle labbra aveva la schiuma d’ira”, pag.91 “labbra contratte e tremolanti”.
Da labbra brucianti a labbra bruciate: dalla passione al fuoco che si è spento, labbra che non possono più
baciare. Il gioco segreto non ci sarà più.
Non è solo il racconto dell’oppressione di una madre nei confronti dei figli, poiché è un racconto degli anni 30 può
essere associato al clima dei totalitarismi dell’epoca: realtà oppressiva che impedisce qualsiasi libertà e creatività
infantile. Il gioco segreto rappresenta proprio le libertà segrete che si possono ricercare, fin quando non vengono
scoperte dal sistema. Un sistema che si spinge fino ad un controllo severo delle coscienze: le letture del bambino
inizialmente sono trascurate dalla madre, poi nel momento in cui si rende conto che queste possono fungere da
possibilità di salvezza, attraverso l’invenzione di un’altra realtà, pone un freno. Giovanni viene ricondotto nella sua
malattia.

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