Sei sulla pagina 1di 5

Anno Accademico 2021/2022

Relazione di Letterature Comparate


Dostoevskij: tra tormento e libertà
Giulia Fiore

La fama dello scrittore russo Fëdor Dostoevskij (Mosca 1821–Pietroburgo 1881) inizia nel 1846
con “Povera gente”. Il suo vissuto e l’aspetto socioeconomico dell’epoca, influenzano
notevolmente le sue opere. Per le idee socialiste viene condannato ai lavori forzati in Siberia, causa
di traumi psicofisici, ma fonte di ispirazione per la stesura di vari componimenti narrativi. “Delitto
e castigo” rappresenta il primo grande romanzo polifonico privo di personaggi minori in cui tutti
danno voce ai loro pensieri, pubblicato a puntate nel 1866 sulla rivista letteraria Russkij Vestnik.
Il romanzo narra la storia di Raskòlnikov, un povero studente che progetta nei minimi dettagli
l’omicidio di una vecchia usuraria con lo scopo non solo di impossessarsi dei suoi beni, ma di
affermare la sua superiorità:
<<Se solo avessi ucciso me perché avevo fame […] io adesso sarei felice>>1.
Purtroppo uccide anche Lizaveta, sorella dell'usuraia, che aveva assistito all'omicidio.
Ossessionato dalla teoria del delitto secondo la quale esistono persone normali, degli inetti
che obbediscono in silenzio a persone straordinarie, i Napoleone, Raskòlnikov progetta il delitto
per capire a quale categoria appartenga. Ritiene indegna la vecchia usuraia per aver donato i suoi
beni ad un monastero a suffragio della sua anima. Per l’orrore dell’atto compiuto è assalito da una
“febbre cerebrale” che preoccupa sia la madre sia la sorella Dunja, ragazza con elevato valore
morale promessa in sposa al ricco e depravato Luzin per salvare la famiglia dalla miseria. Per i suoi
continui attacchi di delirio e confessioni involontarie, il giudice Porfirij intuisce che lui è l’assassino
e che si sarebbe costituito autonomamente. Fino ad allora Raskolnikov non lo aveva ipotizzato,
cambia idea quando racconta tutto a Sònja Marmeladova, ragazza pura di cuore, che lo induce a
convertirsi, confessare il suo crimine e ad accettare la pena. Il romanzo si conclude con
l’autodenuncia del protagonista condannato ai lavori forzati in Siberia, territorio gelido che
raggiunge con Sònja, così come gli aveva promesso in nome del suo amore:
<<No, no, mai, e ti seguirò dappertutto!’ gridò Sònja. ‘Ti seguirò, ti seguirò dovunque! Oh Signore!
[…] Oh, me infelice!>> 2
Nel romanzo Dostoevskij evidenzia il bisogno di dar voce ai personaggi attraverso il
monologo interiore rendendo indipendente la coscienza di questi ultimi da quella dell’autore3.
Raskòlnikov è un esempio di questa tecnica narrativa, il lettore percepisce la paura e il delirio
provati prima e dopo i due omicidi. Per la mancanza di esperienza lo studente sottovaluta la
situazione, non ha considerato cosa fare degli oggetti di valore rubati e, soprattutto, che altri clienti
possano andare dalla vecchia usuraia, così come accade:
<<E se mi infilassi in un androne, e aspettassi un po' sulla scala d'una casa qualsiasi? No, guai! E se
gettassi via la scure? Se prendessi una carrozza? No, guai! guai!>>4
Lo stato di continua indecisione è presente in tutto il romanzo, Raskòlnikov non è in grado
di prendere una decisione immediata senza paragonarla ad altre oppure si pente subito di quanto

1
F. Dostoevskij, Delitto e castigo, Milano, Feltrinelli, 2013, p.481
2
F. Dostoevskij, Delitto e castigo, Milano, Feltrinelli, 2013, pp.479-480
3
https://gorodshapok.ru/it/motiv/v-chem-somneniya-raskolnikova-sochinenie-obraz-raskolnikova-v/
4
F. Dostoevskij, Delitto e castigo, Milano, Feltrinelli, 2013, p.35
compiuto. Il monologo interiore raggiunge il picco quando al risveglio, il protagonista, si accorge
che i beni rubati sono ancora nella sua tasca e, in preda al delirio, inizia a nasconderli in un buco
dove la tappezzeria si è scollata.5 Si congratula con sé stesso perché è riuscito a far entrare tutto,
persino il borsellino, ma all’improvviso trasale per l’orrore. Inizia a disperarsi per come ha nascosto
gli oggetti ed eliminare gli indizi (es. cappio dalla manica del cappotto).6 Continua a fare errori uno
dietro l’altro, la sua facoltà di ragionare svanisce quando pensa che il vestito sia sporco di sangue,
iniziando ad avere incubi; pensa che il momento del castigo sia vicino. I sogni, le allucinazioni, le
preoccupazioni, i monologhi interiori di Raskòlnikov giocano un ruolo rilevante nella narrazione,
anche la descrizione degli ambienti cupi di Pietroburgo (bettole, scalinate ecc…) permettono allo
scrittore di rivelare il mondo interiore dei suoi personaggi comprendendo il motivo delle loro
azioni.7
‘Delitto e castigo' non è l’unico romanzo in cui il lettore si immedesima nelle emozioni
strazianti del protagonista; altro capolavoro del genere è ‘La Mite’. La voce narrante è quella del
proprietario di un banco di pegni attratto da una sua cliente, una ragazzina bella e mite che accetta
di sposarlo dopo l’approvazione delle zie. La storia d’amore non ha un lieto fine, anzi il protagonista
dichiara di aver scritto il racconto dopo la morte della sua giovane sposa davanti al suo cadavere.8
Attraverso il monologo interiore vengono fuori i pensieri più intimi del protagonista, i momenti
importanti della relazione fino al suicidio della ragazza.
L’uomo rimane dapprima paralizzato discolpandosi dell'accaduto, non riesce a capire cosa sia
andato storto nella relazione però, dopo un’attenta riflessione, si accusa:

<<Lo so, lo so, è inutile rompersi la testa: mi aveva promesso troppo, si spaventò di non poterlo
mantenere; è chiaro […] Con me si può vivere. E se fosse stata affetta da anemia? […] Ecco che
cos'era, la stanchezza dell'inverno […] Delirio, delirio, questo è proprio delirio! Ecco, l'ho tormentata
a morte!>>9
Nella seconda metà dell’800 per molti scrittori il suicidio femminile non è più un topos, ma
diviene un vero e proprio problema. Madame Bovary, Anna Karenina ed Effi Briest sono alcune
donne che hanno annientato la propria libertà. Nel romanzo ‘La Mite’ la fanciulla accetta
felicemente la proposta di matrimonio rifiutando quella di un altro pretendente, un bottegaio
grasso e volgare. Cosa va storto nel connubio? I primi tempi è entusiasta, racconta al marito della
sua infanzia, dei genitori e della sua adolescenza, ma il marito su quell’enfasi versa solo dell‘acqua
fredda.10 All’euforia risponde con il silenzio, un silenzio da “uomo orgoglioso”. A causa dell'odio
profondo per l’essere umano, l’uomo del sottosuolo, rovina da sé il suo futuro, non rivela nulla alla
moglie perché deve risolvere da sola l’enigma. Non pensa di farle volontariamente del male, vuole
essere considerato come marito e salvatore, non come una nullità.11 Per l’assenza di voci, la mite,
perde le speranze di fronte a un marito ostinato e inizia a ribellarsi, arriva al punto di non aprire
bocca provando un senso di odio. L'angoscia, l'oppressione, i continui silenzi, l'amore morboso la
conducono a suicidarsi, togliendo per sempre la salvezza all'uomo del sottosuolo. Quindi, oltre al
monologo interiore, altra relazione che intercorre tra i due romanzi dostoevskiani è la questione
femminile. Il suicidio rappresenta l'atto finale di estrema sofferenza della piccola mite, donna

5
F. Dostoevskij, Delitto e castigo, Milano, Feltrinelli, 2013, p.119
6
F. Dostoevskij, Delitto e castigo, Milano, Feltrinelli, 2013, p.120
7
https://gorodshapok.ru/it/motiv/v-chem-somneniya-raskolnikova-sochinenie-obraz-raskolnikova-v/
8
https://www.comune.palermo.it/js/server/uploads/_25052016172925.pdf
9
F. Dostoevskij ,a cura di Serena Vitale, La Mite, [s.l], Adelphi, 2018, p.35
10
F. Dostoevskij, a cura di Serena Vitale, La Mite, [s.l], Adelphi, 2018, p.9
11
https://imalpensanti.it/2020/02/fedor-dostoevskij-la-mite-un-uomo-del-sottosuolo-e-sua-moglie/
fragilissima ma imperterrita nel rifiutare il rapporto di succubo-incubo/dominatore-dominato12 ,
mentre la situazione socioeconomica è causa di sofferenze per Sonja Marmeladova. È costretta a
cercare lavoro per sfamare la famiglia per le inadempienze del padre ubriaco e la malattia della
matrigna. Sonecka, ragazzina gracile e fragile, porta sulle spalle un peso enorme, la famiglia e la
società. Le condizioni igieniche e la sua dimora sono di estrema umiltà, ma ciò che la caratterizza
è l’altruismo, la generosità e l’amore per il prossimo. Lascia la sua abitazione perché i vicini non
sopportano l’idea di avere accanto una meretrice; è costretta a munirsi del “bigliettino giallo”,13
simbolo di riconoscimento; viene emarginata; giudicata e trattata non come essere umano, ma
come oggetto.
Dostoevskij non è l’unico ad evidenziare i problemi della donna nel ‘800, anche Honoré de
Balzac ne ha dato spazio nella “Commedie humaine” di cui fa parte “La femme de trente ans”.
L' opera narra le delusioni di una giovane sposa privata del diritto di emancipazione. Durante una
rassegna napoleonica14 Julie si innamora dell'ufficiale Victor d’Aiglemont, ma il vecchio padre,
preoccupato, la mette in guardia sin da subito. Se lei fosse stata in grado di conoscere il suo futuro
gli avrebbe dato ascolto. La marchesa decide di accettare la proposta di matrimonio, ma l’amore
nel nucleo coniugale inizia a disperdersi un anno dopo, quando Victor inizia a frequentare un’altra
donna. Per anni vivono una vita distaccata incontrandosi maggiormente nei salotti. La ragazza,
delusa e ferita dal comportamento del marito, si trasforma in una guerriera malinconica "un bel
fiore rosicchiato da un insetto nero"15. Il matrimonio diventa un’istituzione fondata sulla libertà
degli uomini e doveri per le donne16. Per sua figlia Hélène rinuncia all’amore per il giovane medico
Artur, morto assiderato dopo averla vista per l’ultima volta. A trent’anni Julie d'Aiglemont si
innamora di Carlo de Vandenesse, un giovane diplomatico conosciuto al ballo organizzato dalla
signora Firmiani. L'uomo si dilunga in una serie di monologhi interiori come i personaggi
dostoevskiani:

<<Ecco-diceva a se stesso-qui sono riunite le celebrità del giorno: uomini di grande fama politica,
uomini al potere, e tuttavia io vedo soltanto piccoli intrighi, amori nati già morti. Tutti questi volti
cercano più la distrazione che il piacere. Nessuna emozione è sincera […] Questi intrighi mi fanno
orrore […] Non vedo un solo volto sincero che riveli un’anima conquistata da un’idea o da un
rimorso […] Non esistono più passioni perché è sparita la personalità. Posizioni sociali, intelligenza
e patrimonio sono stati tutti ridotti a un medesimo livello>> 17

Con la marchesa d’Aiglemont parla a lungo di amore, sentimenti e donne. Dopo il terzo
incontro capisce di amarla; ella è sola e infelice, se non avesse una figlia preferirebbe morire
piuttosto che continuare a soffrire. Lo stato confusionale di Julie, per differenti motivazioni, può
ricordare il giovane Raskòlnikov.
Nei romanzi dostoevskiani si riscontrano influenze di Balzac e Schiller, “Delitto e castigo”,
invece, è stato tradotto in maniera originale da Atiq Rahimi in “Maledetto Dostoevskij”18
ambientato, però, in Afghanistan. Rassul, protagonista del racconto, come Raskolnikov uccide una
vecchia usuraia con una scure, ma evita il secondo delitto, ossia la figlia della vittima.

12
https://imalpensanti.it/2020/02/fedor-dostoevskij-la-mite-un-uomo-del-sottosuolo-e-sua-moglie/
13
http://www.iisbianchi.it/nuovosito/wp-content/uploads/2019/05/Miseria-svelata-e-grandezza-velata-
Sof%E2%80%99ja-Sem%C3%ABnovna-Marmel%C3%A0dova-_-file-di-testo-_-prof.-A.-Baio.pdf
14
Honoré de Balzac, La femme de Trente ans, Paris, [s,e] 1842, p.4
15
https://laplumedeloiseaulyre.com/?p=1247
16
https://laplumedeloiseaulyre.com/?p=1247
17
Honoré de Balzac, La femme de Trente ans, Paris, [s,e] 1842, pp.77-78
18
R. Atiq, Maledetto Dostoevskij, Torino, Enaudi, 2011
<<Dostoevskij, sì, è stato lui! Con il suo Delitto e castigo, mi ha folgorato, mi ha paralizzato. Mi ha
impedito di seguire il destino del suo protagonista Raskòlnikov: uccidere una seconda donna –
innocente […] Che assurdità! Che Dostoevskij sia maledetto!>>19
Nella Kabul di Rassul solo Sophia, rappresentazione di Sonja, è a conoscenza dell'accaduto,
egli aspetta che la sua amata gli dica di fermarsi al crocicchio e di baciare la terra urlando ad alta
voce che ha ucciso una donna20, ma lei non è Sonecka. Rassul decide di sua spontanea volontà di
consegnarsi alla giustizia per liberare il senso d’inquietudine dettato dalla coscienza. In un paese
senza leggi la polizia e le autorità religiose rimangono indifferenti al crimine commesso, lui è l’unico
a cercare un castigo per il suo delitto. Il prezzo del sangue di nana Alia, la vecchia usuraia, vale la
metà rispetto a quello di un uomo. Rassul può essere giustiziato solo se la famiglia della vittima
paga la quota restante a quella dell’imputato o può essere assolto se consegna una figlia ai parenti
dell’usuraia.21 Viene condannato all’impiccagione, non per aver commesso un delitto, ma perché
il giudice pensa che abbia rubato dei gioielli.
Oltre Rahimi anche altri scrittori, registi e programmatori di videogiochi hanno creato
aperture intertestuali e transmediali. Nel gioco elettronico “Sherlock Holmes” a volte il detective
legge il romanzo dostoevskiano, inoltre il giapponese Naoyuki Ochiai trasforma l’intera narrazione
in un manga ambientato a Tokyo. “Ho ucciso” diretto da Josef von Sternberg o lo sceneggiato di
Anton Giulio Majano e la miniserie Tv “Delitto e castigo” di Mario Missiroli22 sono solo alcuni
adattamenti cinematografici e televisivi del romanzo. Registi, come Woody Allen e Todd Phillips,
fanno riferimenti, Joker23 ne è un esempio. Il trentatreenne Arthur Fleck (Joker) è un pagliaccio,
picchiato, preso in giro e deriso da tutti quelli che lo circondano. Riceve in regalo un'arma a scopo
difensivo, “ma è stata una buona idea dare ad una persona affetta da disturbi psichiatrici una
pistola?” Da allora Arthur capisce come cambiare il mondo, il delitto assume un ruolo
determinante, elemento che lo accomuna a Raskòlnikov. Dopo il primo omicidio Artur smette di
essere uno spettatore della propria esistenza, crea il suo destino e sceglie chi debba continuare a
vivere diventando egli stesso un essere straordinario.24 Come Raskòlnikov è alla ricerca di una
figura femminile, pensa di trovarla nella vicina di casa, ma in realtà non esiste. Il conforto può
esistere solo nella sua mente.
Joker cambia radicalmente nel finale “non è più un inetto ma un eroe”.25 Arthur si trasforma
definitivamente in Joker perdendo l’umanità e la tenerezza che lo caratterizza esprimendosi
attraverso spargimenti di sangue solo per essere accettato da una società crudele. Gotham City
esalta il folle pagliaccio come un vero mito.

<<Hai avuto dei pensieri negativi? <<Sono colpevole. Di cosa?


Io ho solo pensieri negativi>>26 Di pensieri malvagi>>27

Joker Raskolnikov

19
R. Atiq,Maledetto Dostoevskij,Torino,Enaudi,2011, p.5
20
R. Atiq,Maledetto Dostoevskij,Torino,Enaudi,2011, ebook, pos.1476
21
R. Atiq,Maledetto Dostoevskij,Torino,Enaudi,2011, ebook, pos. 1893
22
https://it.wikipedia.org/wiki/Delitto_e_castigo
23
Joker,dir Philliphs Todd,2019
24
https://www.argonline.it/delitto-castigo-joker-dostoevskij/
25
https://www.argonline.it/delitto-castigo-joker-dostoevskij/
26
Joker,dir Philliphs Todd,2019
27
F. Dostoevskij, Delitto e castigo,Milano,Feltrinelli,2013, p.416
Bibliografia
Dostoevskij Fëdor, a cura di Serena Vitale, La Mite, [s.l], Adelphi,2018
Dostoevskij Fëdor, Delitto e castigo, Milano, Feltrinelli, 2013
Honoré de Balzac, La femme de Trente ans, Paris, [s,e] 1842
Rahimi Atiq, Maledetto Dostoevskij, Torino, Enaudi, 2011

Sitografia

https://499c.ru/it/psihologicheskii-analiz-v-romane-f-m-dostoevskogo-prestuplenie-i-nakazanie/
https://laplumedeloiseaulyre.com/?p=1247

https://ilrifugiodellircocervo.com/2018/06/05/la-mite-lirrequieto-racconto-di-dostoevskij-nella-
nuova-traduzione-adelphi/

https://gorodshapok.ru/it/motiv/v-chem-somneniya-raskolnikova-sochinenie-obraz-
raskolnikova-v/
https://it.wikipedia.org/wiki/Delitto_e_castigo
https://www.argonline.it/delitto-castigo-joker-dostoevskij/
https://www.comune.palermo.it/js/server/uploads/_25052016172925.pdf

Filmografia

Delitto e castigo, dir Anton Giulio Majano, 1963


Delitto e castigo, dir Mario Missiroli, 1983
Ho ucciso, dir Josef von Sternberg, 1935
Joker, dir Philliphs Todd, 2019

Potrebbero piacerti anche