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SOCIOLOGIA DEI PROCESSI CULTURALI (2021-2022)

Lezione 18/02
Nella vita sociale, per interagire con l’ambiente, è necessario creare delle distinzioni.
Esercizio🡪 campi in cui le distinzioni hanno avuto luogo nelle immagini: distinzione degli
spazi, ambiente fisico 
Distinzione temporale: negozio chiuso per ferie
Distinzione di età

Le citazioni del Corano e della genesi sono accumunate: viene detto che per far esistere
qualcosa agli occhi dell’essere umano, bisogna separare qualcosa dal caos attraverso dei
processi di distinzione. Separare qualcosa dal caos è l’operazione di distinzione che crea il
mondo.

Noi creiamo il mondo sociale attraverso l’operazione di distinzione


Esempio: sappiamo che alcuni giorni possiamo/dobbiamo fare qualcosa e in altri giorni,
altro.
Esempio: ci sono spazi non accessibili a tutti🡪 si separano gli spazi in base a categorie. 
Esempio: il colore della pelle
Distinzione razziale: la distinzione si basa su caratteristiche fisiche, vengono presi degli
elementi senza significato (in loro) e si opera una distinzione partendo da questi elementi
che ha conseguenze sociali.

Le distinzioni funzionano attraverso la creazione di categorie e forniscono agli uomini


informazioni e regole🡪 possono essere limitazioni, ma consentono di sapere cosa si può
fare

La costruzione delle possibilità di vita sociale è al tempo stesso vincolo e possibilità.


Non ci si può muovere in un mondo fatto solo di caos.

Il mondo si crea con un’operazione che segna una distinzione. Esempio: mare/terra
Giorni festivi/giorni feriali
Sono creazioni che ci permettono di muoverci.

Piramide sociale, legata al potere, alla possibilità di orientare le cose: qualsiasi essere
umano crea distinzioni, ma si vive in mondi precostruiti socialmente, culturalmente
distinti. Esempio: preparare la stanza per un/una neonato/a, orienta il modo con cui la
persona che nasce sarà percepita e si auto percepirà. 🡪 costruzione sociale del genere.

Per capire i mondi sociali è necessario capire i loro modi/le operazioni di costruzione,
tutti organizzano il mondo per poter vivere.

Cultura, 3 concetti:
1. gerarchico, inteso come conoscenza e coltivazione. È “la cultura” (singolare). Ogni
contesto storico decide in un momento preciso che “la cultura” include o non
include qualcosa. Esempio: Jazz, adesso è considerato parte de “la cultura”, ma
80anta anni fa era definita la “musica del diavolo” “qualcosa per subordinati” da
Adorno.
2. differenziale, inteso come modi di vita, usi e costumi. Sono “le culture” (plurale).
Esempio: Mudec è il museo delle culture, nella cultura ci sono culture diverse🡪 i
graffiti di Bansky e le maschere africane si trovano nello stesso contesto.
3. generico, inteso come prassi ordinatrice. È il modo umano di stare al mondo, faccio
qualcosa che mette ordine, è la creazione del mondo attraverso l’ordine. Esempio:
tutti mangiano, ma in modo diverso. Mettere ordine nella vita sociale: divieto di
mangiare qualche cibo

Mettere ordine nella vita sociale accomuna tutti.

La strutturazione (prassi ordinatrice) mette in ordine attraverso la creazione di


prevedibilità: nella vita sociale si sa che non può succedere di tutto, si hanno aspettative
(costruite) di prevedibilità. Esempio: aspettative temporali, c’è differenza tra chi vive
immerso nel contesto temporale della metro e chi vive in contesti differenti in cui non ci
sono mezzi. Nel primo caso, si è consapevoli che ogni tot di tempo passa la metro, questo
dice implicitamente cosa avverrà, è prevedibile, la persona quindi si organizza grazie a
questo orario, ed è possibile perché si ha incorporato l’idea pratica che sia possibile.
Mentre chi vive senza mezzi ha una concezione temporale diversa.

Mettere ordine dà possibilità ma è anche riduzione di possibilità. Esempio: la scelta


dell’indirizzo di studi, chi studia in Italia ha un modo diverso di organizzare il sapere
rispetto a chi ha fatto le scuole in un college americani (dove si sceglie il piano di studi): dà
possibilità e ne toglie, come il nostro modo di organizzare gli studi (più rigido).
Quando si sceglie qualcosa, si dà un senso e si va in una direzione. L’unico modo per dare
senso nel senso di direzione è dare significato. Esempio: se non si distingue il senso di
marcia, si fanno gli incidenti (do senso e trovo senso).
Strutturare come operazione che dà sia significato che direzione a ciò che facciamo:
orienta la nostra direzione e i nostri comportamenti.

Noi diamo senso e significato al mondo mettendo insieme gli elementi in un sistema.
Esempio: bagno, i simboli maschio/femmina sulle porte ci orientano e ci dicono dove
andare, ci dice com’è strutturato il mondo e cosa dobbiamo fare nel mondo. Ci vengono
date due possibilità e non di più (implicita e potente nell’operazione culturale) 🡪 si
distingue solo tra uomini e donne. 
Esempio: si è in coda per il bagno e quello delle donne è pieno, solo quello dell’uomo e del
disabile è vuoto, si va nel bagno del disabile🡪 viene vista come più potente un’infrazione
della categoria sessuale che dell’altra. Perché? Perché quello del disabile vale meno e
violare la soglia ha conseguenze minori. Questo è l’implicito che ci orienta nelle categorie
culturali.

Essere specie simbolica è ciò che rende umano il modo di stare al mondo. I simboli umani
hanno significato solamente se messi in relazione fra di loro in un sistema, danno luogo a
una rappresentazione del mondo come insieme di forze, intenzioni e conseguenze.
Esempio: maglie di calcio che rimandano alla squadra di calcio di appartenenza e ad un
insieme di distinzioni religiose (in alcuni contesti), cattolici= Celtic Glasgow e
protestanti= Rangers Glasgow. Andare in un bar protestante con la maglia dei Celtic viene
vista come una sfida sia sportiva che religiosa, così i simboli sono messi in relazione in
sistemi è così generano delle conseguenze complesse che se non vengono padroneggiate
portano ad altre conseguenze.

L’idea della strutturazione è quella di capacità umana di imporre orientamento al mondo.


Cosa strutturiamo? Ambiente e comportamenti 
Differenziamo l’ambiente dicendo: “qua siamo noi, di là sono i barbari”, in alcune lingue il
modo di chiamare la propria popolazione significa “gli uomini” = esseri umani, è un
mettere in ordine perché dice che qua trovi gli “uomini” e di là i barbari.

Dopo aver distinto l’ambiente gli si danno delle regolarità. Esempio: quando si dice:
“questa è casa mia”, si separa cioè che è ordinato, da ciò che è fuori (caos).
Esempio: negozio di mobili, viene suddiviso in zona giorno e zona notte. In una zona
succedono cose che nell’altra non avvengono e viceversa. In questo senso è regolarità
dentro un ambiente. Se ci portiamo da mangiare in camera e facciamo le briciole sul letto,
ci dà un senso di sporco maggiore che in cucina (che sarebbe il luogo destinato al cibo).

Nelle operazioni di costruzione culturale, c’è un orientamento delle probabilità. Esempio:


artefatti, cultura materiale. Gli artefatti sono cultura di strutturazione dell’ambiente e
orientano le probabilità. Esempio: se si va in un posto freddo, ci si veste pesante, in questo
modo si orientano le probabilità di non ammalarsi.
Esempio: se si va a caccia e si usano le trappole, si orienta la probabilità che possa
succedere qualcosa.
Gli esempi parlano di strutturazione dell’ambiente e del comportamento perché si sa cosa
ci si può aspettare in un contesto o in un altro e ci si regola di conseguenza.

Quali sono in mezzi con cui strutturiamo? 


Fare: inteso come pratica concreta 
Rappresentare: inteso come dire qualcosa del mondo
Sono strettamente legati
Se si fa ordine attraverso il “fare” ci si riferisce alla dimensione tecnica. Esempio: la
costruzione di artefatti.
Per fare ordine serve il linguaggio, ovvero definire qualcosa in un modo e qualcosa in un
altro cambia il modo in cui noi diamo significato. Esempio: cultura differenziale, come si
fanno le cose in un determinato posto, si ha la cultura materiale e come viene
rappresentato questo posto/mondo. Fusi fare e rappresentare fanno ordine. Esempio: si
capisce una certa appartenenza nazionale o religiosa da una certa cultura materiale. Le
bacchette, non si pensa all’Italia ma al Giappone.
Quindi le pratiche che mettiamo in atto (cioè come facciamo le cose) e i discorsi che
facciamo su queste cose sono gli elementi con cui strutturiamo e diamo senso al mondo.

Ci sono anche le contestazioni dell’ordine, queste indicano che ci sono diversi modi per
ordinare/strutturare.

Lezione 23/02
Fare e rappresentare cioè tecnica e linguaggio, cultura materiale/ sistemi di
rappresentazione pratiche e discorsi

Vivere in contesti simili significa condividere una cultura materiale🡪 ci fa assomigliare ad


altri. Esempio: il bidet in una popolazione c’è, nell’altra no, dire ciò🡪 accomuna

Concetto di corporeità: la cultura materiale è integrata ai nostri prodotti corporei:


attraverso il corpo facciamo esperienze, diventiamo qualcuno.
I valori, le gerarchie (come ci si deve comportare) passano attraverso i nostri corpi.
Esempio: con un’occhiataccia siamo in grado di rivivere uno sguardo di rimprovero dato
da una persona che ha l’autorità di rimproverarci. Passano gerarchie se si riceve
un’occhiata (capisco che ho avuto un comportamento sbagliato) perché mi sono
comportata male verso una persona.
È dal corpo che arrivano le indicazioni legate ai valori.

La cultura materiale costruisce condotte corporee. Esempio: se non ho il bidet, mi lavo in


un altro modo.

L’esistenza è articolata da rappresentazioni simboliche. Esempio: bagni, c’è la divisione


tra uomini e donne.

Habitus collettivo: modo di comportarsi condiviso

Strutturazione culturale: processo di adattamento🡪 siamo esposti al mondo e ne veniamo


condizionati, ci adattiamo (componente attiva)
Il mondo in cui nasciamo è costituito da differenziazioni che già esistono🡪 la messa in
opera di differenziazioni e confini che serve a creare stabilità, ci fa diventare qualcosa ma
non qualcos’altro (dà possibilità, toglie possibilità e riduce le probabilità).

Esercizio asteroide: facciamo associazioni implicite. Esempio: si salva la dottoressa per


salvare le vite, ma in realtà è solo una laureata; si salva la donna giovane per procreare ma
in realtà è sterile. 🡪 più una necessità è urgente, più prendiamo scelte rapide e basate sui
pregiudizi🡪 non si fanno pensieri sociologici profondi.

Lezione 24/02
Ogni volta che vediamo qualcosa attiviamo delle rappresentazioni condivise e diamo un
ordine a ciò che è più rilevante per noi. Mettiamo in ordine su diversi piani dipende cosa
scegliamo di mettere un primo piano quando vediamo qualcosa.

In ogni processo della vita quotidiana attingiamo alle rappresentazioni e categorizzazioni


sociali, facendolo, dirigiamo i nostri comportamenti ed emozioni.

Queste rappresentazioni hanno tre dimensioni:


1. cognitiva
2. emotiva 
3. valutativa

Legato alla dimensione conativa (l’azione): ciò vuol dire che non è separato il modo con
cui guardiamo e valutiamo il modo dal modo con cui agiamo e da quello che facciamo, e
viceversa.

La cultura è un codice di orientamento dell’esperienza umana che viene condiviso sotto


tre punti di vista:
1. linguistico: come definiamo le cose
2. percettivo: cosa vediamo quando guardiamo le cose 
3. pratico: come agiamo in un determinato contesto
Concetto dell’impensato: è una forma di dominio. Esempio: quando non pensiamo che
siamo coinvolti in una lettura che riproduce le dinamiche sociali. Esempio: bagno,
nessuno pensa che quando va al bagno riproduce l’ordine binario del genere, però lo fa.
Il concetto dell’impensato: più una persona non fa mettere a tema una questione e la
lascia andare da sé, più il fatto che le pratiche, le gerarchie e l’universo di relazioni
costruito attorno alla forma di classificazione (attorno a cui non c’è pensiero), si
riproduce🡪 ed è la forma migliore di riproduzione del dominio.

Ortodossia: le cose si devono fare in un certo modo per farle davvero in maniera
ortodossa.
L’ortodossia è necessaria quando qualcuno ha messo in discussione che le cose si facciano
e si pensino in un modo e non in un altro.

Nel compiere una pratica culturale si usa un codice semiotico, questo collega dei simboli a
cose concrete e permette di porsi in modo valutativo nei loro confronti🡪 c’è una relazione
strettissima tra linguaggio e dimensione pratica. In questo modo di rapportarsi nel
mondo c’è una dimensione pratica di linguaggi (con il linguaggio facciamo cose).
Esempio: con la nomina della laurea ci si trasforma in concorrenti di un bando. Con il
linguaggio ci si dichiara marito e moglie, si cambia uno stato.

Per “fare qualcosa” è necessario condividere un codice semiotico.


Anche le pratiche “parlano” del posizionamento all’interno dell’ordine culturale.
Esempio: indicano lo stile di vita, dove si va a mangiare, se si esce oppure si resta a casa.

Rappresentazioni sociali: forma di conoscenza ed elaborazione cognitiva degli agenti


sociali (sono soggetti definiti per la loro appartenenza a un gruppo: codice culturale).
Rendono famigliare l’ignoto trasformandolo in convenzioni. Sono prescrittive. Queste
rappresentazioni funzionano sotto l’influenza di:
1. quadri sociali di pensiero
2. norme comportamentali
3. pratica ed esperienza

Le rappresentazioni sociali servono per il nostro:


1. bisogno antropologico: di ordine
2. bisogno cognitivo: necessità di inquadrare qualcosa come conosciuti, necessità di
trovare normalità nelle cose
3. bisogno pratico di routine: mettere in ordine facilita la routine 
4. bisogno emotivo: il nostro modo di stare al mondo è ingaggiato, cioè non è
indifferente ciò che succede🡪 le rappresentazioni sociali sono generate nelle
relazioni e tramite le appartenenze, quindi distaccarsene è faticoso.

Dalle rappresentazioni sociali nascono le categorie (categorizzazione che semplifica


l’ambiente)
Assimilazione intracategoriale: cioè dire che c’è somiglianza tra i membri di una categoria
Differenziazione intercategoriale: allontanamento dalle categorie

Dalle categorie nascono gli schemi: ovvero strutture cognitive astratte che orientano e
guidano l’organizzazione della conoscenza. Fanno capo alla dimensione dell’esperienza
(che ci forma), della pratica.
Lo schema generalizza osservazione collegandola a esperienze e conoscenze passate.
Esempio: se si fanno esperienze con delle persone, si costruirà una condivisione di codici
comunque con queste persone.
Gli schemi possono essere neutrali o richiamare emozioni esplicitamente. Orientano le
esperienze future e facendo le esperienze, si modificano.

Ordine culturale significa mettere ordine e comandare, si fonda su organizzazione e


struttura.
La parola cultura nasconde la lotta per i principi di visione e divisione del mondo sociale.
Esempio: la lingua di un popolo nasce dalla lotta.

Lezione 2/03
Ordine culturale è un modo di ordinamento linguistico, percettivo e pratico che
accomuna un gruppo🡪 cultura differenziale. È un codice di ordinamento dell’esperienza.
Bourdieu: viviamo in ordini culturali arbitrari, naturalizzati e legittimati, noi non ce ne
accorgiamo tendiamo a non pensarci perché è sempre stato così.
Non importa l’ordine culturale si cui si parla, ma importano le dinamiche legate al nomos
e alla doxa (cose a cui non si pensa ma che inducono al pensiero).

Hannerz parla di come si costruisce l’ordine. Nell’ordine culturale, il cibo è un punto di


condivisione. Per lui, la condivisione di linguaggi, percezioni e modi di fare NON è FISSA,
ma un FLUSSO in continua TRASFORMAZIONE celando i conflitti e lotta dell’arbitro.
Questo flusso culturale è individuabile grazie alle 4 cornici= forze che incanalano il flusso
e spiegano il codice culturale ovvero il modo di comportarci. 

Le 4 cornici sono:
-STATO
-MERCATO
-FORME DI VITA
-MOVIMENTI 
Le forme di vita sono le abitudini, le esperienze primarie che derivano dalle interazioni
(genitori, istruzione ecc.ecc.)
Esempio: cibo condiviso da genitori, amici ecc.ecc.
Cornice delle forme di vita, ovvero dell’esperienza quotidiana non è mai assente
Cornice dello stato: cos’è legale mangiare? 
Questa cornice indica la possibilità di fare o non fare qualcosa, distinzione tra legalità e
illegalità. In questo modo lo stato esercita un controllo, crea delle categorie.
Cornice del mercato: cosa circola nel mercato?
Questa cornice è quella dell’istituzione che regola la circolazione economica delle merci.
Cornice dei movimenti: è la cornice del veganesimo, dell’emancipazione femminile per
esempio.
I movimenti sono mobilitazioni che influiscono sulla società e strutturano l’esperienza.
Il mercato e i movimenti sono molto legati poiché il mercato fa circolare certi movimenti.
Dentro alle cornici c’è molto del modo con cui diamo senso alle cose, se si fa parte di una
stessa cultura, si condivide anche il modo di dare senso al mondo. 
Non tutti condividiamo l’ordine culturale perfettamente poiché ognuno vive esperienze
diverse: non siamo nella società folk (formata da villaggi “perfetti” in cui tutti fanno le
stesse esperienze e gli stessi ragionamenti). In questo caso non esisterebbero le cornici
perché tutti fanno le stesse esperienze.
Secondo Hannerz facciamo tutti parte dello stesso flusso, ma occupiamo posizioni
differenti (es. a lezione sono presenti i madre lingua e i non madrelingua).
Simmetria/asimmetria 
Esistono tanti modi in cui possiamo essere in una relazione simmetria o asimmetrica con
il flusso culturale
La posizione nello spazio sociale determina la simmetria/asimmetria con il flusso
culturale a partire da una delle possibili relazioni con il flusso. (Esempio: se delle persone
usano una stessa lingua per comunicare c’è un allineamento sulla competenza linguistica
e quindi asimmetria. Nella relazione tra cittadino e giornalista c’è asimmetria nella
quantità di input).
Gli appassionati di palestra sono simmetrici tra di loro ma asimmetrici rispetto alle
istituzioni sportive.

LEZIONE 10/03

Naturalizzazione: si dà per naturale un modo di guardare il mondo, si dà per scontato che


una categoria, dei comportamenti siano naturali.
Esempio: la donna è emotiva e l’uomo virile. Sei (comportamenti) sono naturali non
andiamo a contestarli, fanno parte del modo di come guardiamo alle relazioni sociali
come se fossero naturali.
Se noi guardiamo in maniera naturale a differenze che in realtà sono socialmente
costruite, è ottimo per chi su quelle differenze posa i propri vantaggi (cioè i dominanti)

Una cultura intesa come ordine da un punto di vista linguistico, percettivo, cognitivo,
delle cose giuste da fare, basata su precedenti atti di conflitto e arbitrarietà, che nel corso
del tempo vengono naturalizzati, ci dice che, molto spesso, quando ci muoviamo negli
ordini culturali, noi pensiamo sia naturale fare qualcosa o sia naturale una divisione che
in realtà viene socialmente costruita. 
Esempio: pensiamo naturale che una parte della popolazione debba pulire e una parte no🡪
non contestata, non viene percepita come problematica.

Legittimazione: se un modo di guardare il mondo non viene percepito più come naturale,
viene contestato. Si deve legittimare (rendere accettabile) l’ordine culturale, attraverso le
istituzioni (dicono cosa è importante e cosa no in quella società) narrazioni, universi
simbolici: ideologie, religioni (testi sacri).
Legittimazione: sinonimo di giustificazione🡪 che rende accettabile in maniera condivisa
un ordine culturale o alcuni dei suoi elementi. 

Naturalizzazione: è una forma di legittimazione, naturalizzare qualcosa è il modo


migliore per legittimare quel qualcosa. 
Nel momento in cui il processo di naturalizzazione non è ancora avvenuto o si pone in
discussione un elemento naturalizzato, intervengo processi più espliciti fino ad arrivare
alla legittimazione.

Modi di legittimare (soft): il proverbio, ripetizione che favorisce la naturalizzazione e


lavora nella mente e nelle pratiche di tutti. Esempio: donna al volante, pericolo costante 🡪
diventa violenza simbolica nel momento in cui anche la donna stessa lo dice,

Violenza e potere simbolico 


Esempio: siamo coinvolti in una rissa, si chiama la polizia. Se la polizia deve fronteggiare
in maniera violenta la persona che mi picchia, la polizia ha esercitato violenza fisica. 
Entrambi sono gesti violenti (chi ci picchia e polizia). Weber: il punto cruciale è che noi
accordiamo alle forze dell’ordine la possibilità di esercitare violenza perché le
consideriamo legittimate a farlo.🡪 la violenza esercitata dalla polizia viene vista come
“giusta”. Ciò dice che c’è un‘istituzione che ha il potere di esercitare violenza legittima
(perché ha il potere legittimo di farlo e perché ci sta quel tipo di violenza). 

Esempio (violenza simbolica): fare perquisizioni perché si è di colore, non è violenza fisica
ma violenza simbolica nel momento in cui si fa pesare propria condizione, in questo caso
il colore della pelle.
Esempio: perquisizioni, è più facile essere fermati se si ha un certo aspetto.

Potere simbolico: è la legittimità di compiere la violenza simbolica. Essere ritenuti


legittimi di fare/dire qualcosa simbolicamente.
Esempio: qua non si parla il dialetto, qua si parla italiano. Se lo dice un docente è
legittimato a farlo e sta dicendo che il tuo modo di esprimerti (in dialetto) è subordinato al
modo più corretto di esprimersi (più legittimo).

Esempio: mio fratello o mio papà mi aiutano in casa 🡪 riconosco il loro gesto come un atto
di gentilezza e do per scontato che la realtà non sia quella: sono dentro un rapporto di
subordinazione simbolica. Viene sottolineato dalla donna che ammette di essere in una
relazione di riproduzione di un elemento simbolico di potere.
Esempio: “oggi cara ti aiuto io”. È una relazione che ha messo in campo la violenza
simbolica.
Non si riconosce l’elemento di subordinazione.

Violenze simbolica dentro una relazione: rendere i propri principi, il proprio punto di
vista quello condiviso da entrambi in un rapporto di subordinazione.
Nelle coppie c’è chi fa la spesa e cucina e chi pulisce il bagno🡪 c’è subordinazione anche
qui

Violenza simbolica in università


Esempio: rapporti gerarchici all’interno dell’università. Ci sono prof ordinari, ricercatori
ecc. ecc. Accodarsi alle posizioni di un prof ordinario perché è ordinario è un modo di
subire violenza simbolica🡪 chi pensa che il punto di vista dell’ordinario sia sempre quello
corretto solo per il fatto che questo prof è ordinario (quindi gerarchicamente più in alto),
le decisioni saranno sempre a vantaggio di chi è più in alto. 

Weber: Lo stato è il detentore del monopolio sulla violenza legittima fisica e simbolica.
(Bourdieu). 
Tutti quelli che sfidano lo stato esercitano una violenza non legittima a meno che non
siano dei sottosettori culturali.
Esempio: mafia che era riconosciuta come legittima da molte persone.

L’esercizio della forza è negazione della forza: Imporre docilmente meccanismi e


attraverso meccanismi legati alla violenza simbolica, il proprio ordine culturale.
 
Per durare è necessaria la violenza simbolica, legata alla legittimazione che è legata alla
violenza fisica. 
I modi con cui si rappresenta percepisce/vede qualcosa sono legati alla loro materialità e
hanno effetti sulla materialità.
Potere simbolico: è la possibilità di esercitare la violenza simbolica. La violenza simbolica
può essere esercitata solo da chi è riconosciuto detentore del potere simbolico. 
Esempio: se io non riconosco il potere simbolico a qualcuno, alle sue rappresentazioni, ai
suoi principi di visione e divisione, non presto ascolto e non uso i suoi principi.

LEZIONE 16/03
Gherardi e Niccolini si occupano di apprendimento. Analizzano un caso empirico per
ragionare sulle dinamiche dell’apprendimento.
Concetto legato a come apprendiamo quando non siamo ancora parte integrante della
cosa che stiamo imparando. 
Gli apprendisti sono legittimati da chi fa già quel lavoro a partecipare in maniera
periferica, coinvolti e ascoltati in determinati momenti, sono legittimati a fare domande.
Esempio: il prof ci coinvolge in dinamiche a noi sconosciute per insegnarci la sociologia,
fare domande serve ad apprendere. Capiamo cosa non sappiamo e cosa è importante da
sapere.
Farci fare i pezzetti settimanali è un esempio di partecipazione periferica legittima.
Partecipazione periferica legittima: Forma di partecipazione a una comunità di pratica
che avviene all’inizio del percorso di apprendimento.

Antropo-poiesi: processo di costruzione di ciò che è umano e legato alla corporeità


umana. Tutto ciò che ha a che fare con la vita umana viene formato dalla nascita alla
morte (continuamente e socialmente).
Esempio: bambino che nasce, l’arredamento della stanza e regali che modellano il genere.
Morte: mummia processo di modellamento fino alla morte. I corpi dei defunti vengono
vestiti, perché c’è un’idea di come debba essere il corpo umano dalla nascita alla morte.
Esempio: tecniche del corpo: 8 ore di lezione seduti, abbiamo dovuto apprenderlo. I nostri
corpi sono modellati da questo, sono così perché abbiamo frequentato a lungo gli
ambienti scolastici. Per questo il concetto di corpo-società: nel processo in cui costruiamo
la nostra appartenenza culturale i corpi sono al centro.

Come diventiamo parte di un ordine culturale? Attraverso l’apprendimento.


Saggio di Bourdieu: mette al centro l’apprendere attraverso il corpo

Habitus è l’insieme delle disposizioni, sono sistemi di schemi di percezione, valutazione e


azione.
Esempio: “Karate Kid” è un film, una delle scene iconiche è il ragazzino che vuole
imparare il karate e il maestro lo mette a pulire la macchina, dicendogli “metti la cera,
togli la cera”. 🡪 È un gesto pratico/esperienza pratica ripetuta. Quando, dopo aver fatto
tante volte questo gesto, si allena con il maestro e quest’ultimo gli dice di mettere e
togliere la cera 🡪 Sta traslando un’esperienza pratica che non aveva nulla a che fare con il
combattimento.
Ha schemi di valutazione=di come porsi, e percezione= di ciò che sta succedendo, e
azione.
Questi sistemi generano una conoscenza pratica che funziona non solo quando togli e
metti la cera e non solo quando ti alleni o combatti. Avendo incorporato la disposizione è
in grado di generare creativamente dei gesti.
Riconoscimento di stimoli: condizionali🡪 condizioni diverse cioè sa cosa deve o non deve
fare. E convenzionali🡪 convenzioni che gli dicono di essere in un mondo o nell’altro.
Questi habitus sono costruiti in relazione a quel tipo di eventi e di pratica (predisposti ad
agire).

Non c’è un prevedere razionalmente i fini, facciamo quello che il nostro habitus ci
permette di fare in maniera creativa, non è una cosa meccanicistica. Ci mette vincoli e
paletti se non abbiamo imparato determinate disposizioni.
Esempio: se ho imparato uno stile che è il cercare di difendermi agirò partendo da
disposizioni legate a una gestione in difesa, se ho imparato lo stile dell’aggressione, agirò
partendo da queste disposizioni.

Cambiare le disposizioni è complicato🡪 per farlo è necessario fare un percorso che toglie i
vincoli iniziali e ne mette di nuovi.
Concetto di incompleto: non possiamo essere tutto, ci completiamo da un lato ma ci
incompletiamo dall’altro poiché impariamo certe disposizioni e non altre.
Esempio: studi spagnolo e arabo, se fai tante ore di spagnolo, diventi madrelingua. L’altra
lingua l’hai sviluppata poco. Ti sei completata diventando madrelingua ma il resto è
rimasto incompleto.
Assumi determinati habitus perché non ne assumi altri.
Disposizioni linguistiche incorporate ci aiutano ad imparare una lingua simile alla
nostra 🡪Esempio: ita-spa/ing-ted

Differenza tra abitudine e habitus 


I mancini vengono abituati a fare i destrorsi è antropo-poiesi, il fatto che si smetta di
essere mancini fa sì che si veda il processo secondo il quale si è dovuta imparare la nuova
disposizione contro il proprio istinto. 
Le disposizioni costruite socialmente mostrano la stessa difficoltà ad essere mutate che
presenta l’essere Mancini e diventare destri
Quando abbiamo incorporato un habitus in un contesto culturale migriamo e ci
comportiamo non in modo troppo naturale 
Noi abbiamo incorporato un mondo sociale in un modo che non trovavamo nel mondo
sociale in cui siamo emigrati, questa cosa produce dei cambiamenti nel nostro habitus.
I modi con cui apprendiamo sono costruiti da un habitus differente.

Le abitudini costruiscono gli habitus, è una cosa che facciamo molte volte e ripetiamo in
maniera automatica. L’abitudine non cambia🡪 questa è la grande differenza con l’habitus
che è creativo perché ogni volta si confronta, è strutturato è difficile da cambiare, ma non
impossibile.

L’habitus è il principio generatore delle nostre pratiche, non è abitudinario🡪cioè non


ripetiamo nello stesso modo. Non può fare cose sempre nello stesso modo.
Parte dallo stesso principio di costruzione ma produce azioni differenti perché è in
contatto con stimoli differenti.

L’abitudine non genera niente, l’habitus è un principio generatore continuo, ci permette


di fare cose al modo del nostro habitus stesso.

Gli habitus sono il sociale fattosi corpo.


Esempio: i muratori stanno lavorando in Italia, quindi conoscono determinate leggi sulla
sicurezza, pericoli diversi da uno che fa il muratore nelle favelas.
L’agente sociale che impara a fare il muratore in Italia incorpora anche queste categorie
relative al pericolo: mettersi il caschetto
Incorpora non solo i modi di fare il muratore che derivano dal contesto sociale.
Gli habitus incorporano il modo sociale, sono costruiti attraverso il contatto con il mondo
sociale.

L’apprendimento avviene in un contesto di rappresentazioni e materialità, in un contesto


culturale. Appendere in un determinato contesto fa sì che si incorpori quel contesto
specifico.

L’habitus è legato al genere, facciamo esperienza del mondo in modo “sessuato”. Ci viene
detto che è importante tenere a mente la divisione tra maschi e femmine.
Esempio: divisione tra maschi e femmine in bagno
Fare esperienze da genere maschile o femminile in Italia è diverso che fare esperienze da
genere maschile o femminile in India. Oppure farle in Italia nel 2022 è diverso che farle
nel 1932.

Orchestrazione degli habitus🡪 Esempio: a mediazione ci sono pochi ragazzi, questa è una
dimostrazione dell’orchestrazione degli habitus.
Non hanno obbligato le ragazze a venire a mediazione perché sono femmine, il punto è
che gli habitus di genere orientano in maniera spontanea (riconoscimento attraverso
schemi) e poi producono scelte.
Il fatto di essere stati esposti ad una certa socializzazione di genere ha fatto sì che nel
momento creativo di scelta dell’università, alcune facoltà ci sembravano più plausibili di
altre.

Senso pratico e lavoro politico 

Senso pratico è il nostro senso del gioco, nel gioco in cui siamo implicati.
Esempio: il senso pratico degli studenti è capire cos’è un esame facile o non facile, piano
di studi, cose organizzative dell’università🡪 abbiamo dovuto imparare cose che sono un
intreccio di modi di vedere e di fare.
Esempio: non si alza più la mano per andare in bagno all’università, se qualcuno lo fa ha
un senso pratico maturato più infantile.
Esempio: La scelta universitaria fa parte del senso pratico: si pensa questa facoltà fa per
me, non fa per me ecc.ecc.
Il senso pratico di genere è legato a quello che è più plausibile (e spontaneamente)
femminile o maschile.

Quando bisogna cambiare le esperienze delle persone, è un pezzo di lavoro politico:


cambiare le cose in società.
Esempio: se è un problema economico si interviene sulla struttura economica della città.

(Ciò che è naturalizzato non è naturale, è costruito come naturale)

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