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BATESON
3 mondi : delle cose fisiche
Del pensiero : mondo interno
Dell’evoluzione : mondo esterno

Grosso modo è come se vivessimo in tre mondi interconnessi o intertessuti. Uno non è di grande utilità, ma dobbiamo
definirlo per amor di chiarezza: è il mondo che gli gnostici e Jung chiamano il Pleroma e potremmo immaginarlo più o
meno come il mondo della fisica delle palle da biliardo. E’ un mondo in cui le cose non sono vive: sono palle da
biliardo, pietre, corpi celesti e così via, e rispondono alle forze e all’energia esercitate su di essi. Una palla da biliardo
ne colpisce un’altra e la seconda risponde con l’energia ricevuta dalla prima. Oppure stanno in campi di forze e si
muovono sotto l’effetto della gravità e cose del genere. Ecco perché è un mondo.
Ma il mondo delle cose vive è diverso. Se dò un calcio a un cane esso reagisce con l’energia del suo metabolismo. Le
cose vive rispondono al fatto di essere state colpite. Ci sono dei fatti, e sono distinti dalle forze. E questi fatti sono
essenzialmente non fisici, sono idee. Ciò a cui rispondiamo , ciò che possiamo vedere è la differenza. Si può vedere che
questa cosa è diversa da quella. Diciamo che la differenza è che uno è nero e l’altro è bianco. Potremmo chiederci
dove sta la differenza. E’ chiaro che non sta nel bianco. Non sta nel nero. Non sta nello spazio tra loro. Forse non sta
nemmeno nel tempo fra loro.

Bateson elabora la teoria cibernetica della comunicazione. Nella visione cibernetica ogni sistema
organizzato si caratterizza per la coordinazione delle sue parti componenti e per il controllo che
alcune di esse esercitano su altre attraverso meccanismi di scambio di informazioni di tipo circolare.
Il feedback è il concetto basilare di questa scienza. Feedback “positivo” quando un messaggio attiva
risposte che amplificano il movimento di un sistema nella stessa direzione. Per esempio quando ad
una sfida si risponde con una sfida superiore, quindi ancora una nuova sfida e così via fino alla
violenza.
Feedback “negativo” quando la risposta è una disattivazione dell’amplificazione per ritornare ad
uno stato di equilibrio. Per esempio quando ad una sfida si risponde con un sorriso e la nuova
risposta è prima di sorpresa e poi una risata , fino alla calma.

Non si è evoluto il cavallo mala relazione tra cavallo ed erba : il cavallo ha sviluppato morfologie con cui ha potuto
rendere l’erba più disponibile (dento-zoccoli per pressarla -letame per concimarla…)
L’evoluzione del mondo esterno non è di questa oquella specie madi tutto un sistema interconnesso di specie

Double bind : ogni messaggio ha un suo meta messaggio : il messaggio che ha la funzione di segnalare al destinatario il
contesto entro il quale il messaggio assume significato- la persona è dunque esp
osta a comunicazioni contraddittorie che porteranno a risvolti patologici (es: la madre che dice al figlio “non mi ami
abbastanza” e il corpo materno che manifesta segni di rifiuto a essere abbracciato…)
metodo è centrato sui fattori emotivi, sulla cibernetica della comunicazione (informazione, sistemi, logica,
matematica). Essa si basa sul feedback. Sfide, sfide, sfide che portano alla distruzione oppure sfida che ritorna ad uno
stato di riposo. Parlando del doppio legame ci si deve occupare del meta messaggio, cioè del contesto nel quale il
messaggio assume significato. I messaggi conflittuali sono comunissimi nella nostra cultura, e tendono a „bloccare“
l’azione del ricevente del messaggio. Come se dicessimo ad un bimbo di rilanciarci la palla, avendo le mani legate
dietro la schiena. Bateson parlava di questi aspetti per un interesse costante ad altre logiche di pensiero,ad un’estetica
poliedrica delle relazioni umane, specialmente quelle non convenzionali.
Tra i messaggi ci sono livelli logici diversi e per non fare confusione è necessario distinguerli.
Ma iprocessi mentali e vitali sono creativi perché infrangono le regole dei tipi logici e le loro distinzioni

LA FARFALLA PANE-BURRODI ALICE : esse si estinsero non perchè non trovarono il cibo ma perchèpreda di un
dilemma (avendo la testa a zolletta di zucchero se lo trovano morirebbero, squagliandosi ma anche se non lo trovano
morrebbero)
Poubelle è un dilemma ambulante

Forse avrebbe potuto convincersi a mangiare qualcosa di meno pericoloso oppure avrebbe potuto pensare di cambiare
le proprie abitudini, ma la sua natura glielo avrebbe concesso? Si sarebbe davvero potuta salvare dalle sue convinzioni
più profonde? Chissà, forse l’apprendimento di un nuovo contesto avrebbe potuto salvarla dall’estinzione, o magari non
sarebbe stato sufficiente per trovare un nuovo adattamento
2

Pensare a tutto contemporaneamente è molto difficile, ma se riconosciamo i diversi mondi, cioè il Pleroma (fisica delle “palle da
biliardo”, pietre , energia, campi di forze…) e il mondo delle cose vive (che rispondono ai fatti, distinti dalle forze, cioè idee,
differenze) ci rendiamo conto di differenze sostanziali. C’è un mondo esterno, dell’evoluzione, che conosciamo bene. In realtà c’è
stata una evoluzione della relazione interconnessa tra le varie “specie” di animali. Dobbiamo riuscire a combinare i vari elementi in
una visione unitaria.

Ed esiste un mondo interno: l’esempio della farfalla pane e burro che si estinse per un doppio vincolo. L’impossibilità di un
adattamento contraddittorio. La farfalla pane e burro, con le ali di pane spalmato col burro e con la testa di zucchero, che mangia the
leggero con panna: se mangia, si scioglie la testa, se non mangia muore ugualmente. Alla base ci sono idee contraddittorie. Idee con
doppi legami contraddittori.

Nella nostra mente ci sono solo idee, che hanno come natura, la differenza. Le idee non sono ubicate nel tempo o nello spazio. Tra le
idee ci sono relazioni (idee su idee) che non possono sussistere in altri ambiti.

APPRENDIMENTO : nella testa non ci son cose ma idee di cose – LE IDEE HANNO LA NATURA DELLA
DIFFERENZA E SONO MITICHE. Non sono ubicate nello spazioe nel tempo – si possono avere idee relative alle idee
ma non pitere relative alle pietre (relativo a.. ha senso solo nel mondo delle idee)
Possiamo conoscere solo in virtù della differenza – la nostra vita mentale è più astratta del mondo fisico – non abbiamo
a che fare con le grandezze ma con i rapporti tra grandezze
DOPPIA STRUTTURA DEL MONDO

Nel mondo, lo sappiamo tutti, esiste soltanto un processo costante, il cambiamento, ed esistono resoconti incorniciati. Il mondo delle
idee, come abbiamo visto, può distruggerci o arricchirci. E noi possiamo mettere alla nostra esperienza che stiamo vivendo, una
cornice piuttosto che un’altra, attribuendo significati anche molto diversi tra loro allo stesso concetto.

La teoria dei tipi logici dice che il termine generale “cane” , non può essere esso stesso un “cane” …

Si parla di classi “logiche”, partendo dal lavoro di B.Russel.

Nella comunicazione usiamo diversi piani “logici”. Una parola detta con un tono, piuttosto che un altro, assume significati diversi, lo
sappiamo. Non esiste in realtà una lettura coerente della tipizzazione logica. Ecco che confondere o infrangere queste regole crea
l’arte, la comicità, il sogno. Esse nascono dalla creatività.

Apprendimento : livello basso di organizzazione / evoluzione : livello alto


Tra i due c’è accoppiamento imperfetto
La mente esplora il mondo e quanto ricava non sono che le cose differenziate – all’interno di questa cornice diciamo
che le cose sono belle, brutte,più saporite, meno dilettose di altre
Il mondo delle idee può distruggerci o arricchirci

Parte sx del cervello: funziona in digitale -> <- non ci permette di conoscere altre realtà viventi raggiungibili solo
tramite il riconoscimento reciproco di forme e contorni delle relazioni – una sorta di empatia estetica un apprendimento
della somiglianza

Procedere per prove ed errori


Apprendimento filogenetico: dei segnali del mondo esterno
App . ontogenetico : dei segnali della propria cultura

Lorenz “ ogni passo nella conoscenza significa togliersi un paio di occhiali – ma non potremo mai fare a meno di tutti”
Riempire i punti ciechi della visione

CONFINI TRA IO/MONDO : non la pelle – infatti se prendiamo un bastone rigido e fermo riusciamo a sentire la cosa
che la punta del bastone tasta : nell’io rientra le sue protesi

EINSTEIN “il senso comune è quello strato di pregiudizi che si sono depositati nella mente prima dei 18 anni” –
un’idea che muore non muore da sola ma si estingue insieme ai pregiudizi che hanno contribuito a creare l’ambiente
adatto alla nascita

Paghiamo la scienza (riduzione del complesso al semplice) con lo spezzettamento della realtà
3

Andiamo avanti: 2, 4, 6, 8, 10, 12, 27, 2, 4, 6, 8, 10, 12, 27, 2, 4, 6, 8, 10, 12, 27, …Qual è il numero successivo? E’
probabile che diciate 2. Questa “semplificazione” detta anche del rasoio di Occam, riguarda la preferenza più
“semplice” tra le possibili. La nostra mente tende a completare le cose incomplete. La ripetizione di serie di dati,
numeri, lettere, diventa nella nostra testa una struttura, un tema. Ci dobbiamo però ricordare che ogni struttura può
cambiare se noi la percepiamo in un modo nuovo: questo vantaggio ci permette di poter elaborare nuove strategie per
raggiungere i nostri obiettivi, per risolvere i problemi, per aprirci nuove finestre sulla realtà, mai oggettiva

Bateson sostiene che nessun apprendimento è concepibile al di fuori di un contesto e “l’apprendimento dei
contesti della vita è cosa che deve essere discussa non come fatto interno ma come questione di relazione
esterna tra due creature. Come la visione binoculare fornisce la possibilità di un nuovo ordine di
informazione (sulla profondità), così la comprensione (conscia e inconscia) del comportamento attraverso la
relazione fornisce un nuovo tipo logico di apprendimento (deuteroapprendimento). Io sostengo che esiste un
apprendimento del contesto, un apprendimento che è diverso da ciò che vedono gli sperimentatori, e che
questo apprendimento scaturisce da una specie di descrizione doppia, che si accompagna alla relazione e
all’interazione; come tutti tipi di apprendimento contestuale, anche questi temi di relazione si
autocondividono”; c) il contesto come matrice di significati: prive di contesto le parole e le azioni non hanno
alcun significato”.

Rigore e immaginazione ( due lucidi: la farfalla pane e burro e i tre uomini)

Lucido: la farfalla pane e burro

Vorrei cominciare con una storia, la storia della farfalla pane e burro.

“Eccola lì, che sta zampettando vicino ai tuoi piedi,” disse la Zanzara (Alice tirò i piedi
un po’ allarmata) la Farfalla-pane-e-burro. Le sue ali sono fettine sottilissime di pane
spalmato col burro, il corpo è un pezzo di crosta, e la testa è una zolletta di zucchero”.
“E di che cosa si nutre?”
“Di tè leggero con panna.”
“ Venne in mente ad Alice una difficoltà imprevista.
“E se non lo trova?” chiese.
“Allora muore, naturalmente”.
“Ma è una cosa che le deve capitare assai spesso” osservò Alice, pensierosa.
“Le capita sempre” rispose la Zanzara
“ Dopo di che, Alice restò zitta per un paio di minuti, soprappensiero…” 1

Anche le nostre idee, come la Farfalla-pane-e-burro, vivono e alle volte muoiono


prigioniere di un dilemma non risolvibile, dell’impossibilità di un adattamento
contraddittorio, di una disarmonia.
“Il fenomeno del pensiero, il fenomeno dell’apprendimento, scrive Bateson, diventa
molto simile al fenomeno dell’evoluzione quando ci si rende conto che tutto è in parte
sperimentale: sentire, tastare, esplorare (forse la parola giusta è esplorare).
Si dice procedere per prova ed errore (si dovrebbe dire per successo ed errore, no?),
grazie ai quali prima o poi troviamo la nostra strada.”2
Le nostre relazioni con il mondo implicano due tipi di apprendimento. Nel corso della
sua storia la specie umana ha appreso come trattare segnali provenienti dal mondo esterno e
come interagire con esso (apprendimento filogenetico). Nel corso della sua vita l’individuo

1
Lewis Carroll Attraverso lo specchio, citato i G. Bateson, Una sacra unità, Adelphi 1997 (1991) p. 332
2
G. Bateson ibidem p. 418
4

apprende i saperi della propria cultura (apprendimento ontogenetico). L’evoluzione è sempre


una coevoluzione e l’apprendimento è sempre un coapprendimento.
C’è sempre un contesto che propone il cambiamento e una creatura che sceglie fra le
alternative possibili.
Il nostro modo di pensare e di agire nel mondo, scrive Max Delbruck, si è formato nel
corso dell’evoluzione della specie, vivendo in questo pianeta, nelle dimensioni che noi
chiamiamo ‘macroscopiche’.
“Così noi vediamo il mondo attraverso molteplici paia di occhiali, alcuni dei quali si
ereditano come parte dell’apparato fisiologico, mentre altri si acquisiscono per esperienza
diretta nel corso della vita. In un certo senso, le scoperte della scienza ci aiutano a vedere
come appare il mondo in assenza di alcuni di questi occhiali. Come disse Konrad Lorenz, ogni
passo della conoscenza significa togliersi un paio di occhiali – ma non potremo mai fare a
meno di tutti.”3
Abbiamo appreso nel processo evolutivo a ‘vedere’ alla luce del nostro sole, a riempire i
‘punti ciechi’ della visione, a pensare in un certo modo il mondo che ci circonda e le sue
proprietà. L’idea della realtà oggettiva di un mondo ‘esterno’, indipendente dall’osservatore si
è sviluppata nel corso di molti anni di evoluzione adattativa.
Abbiamo imparato a vivere in territori con ampi confini, abitati da esseri viventi in
movimento relativo rispetto a noi.
Così le dimensioni di un oggetto sono percepite come invarianti anche se l’oggetto è in
movimento relativo rispetto a noi. Quando un oggetto si avvicina agli occhi, le dimensioni
della sua immagine retinica aumentano, eppure non si commette l’errore di percepire
l’oggetto come se davvero ne aumentassero le dimensioni.
L’apparato percettivo effettua questo tipo di compensazione valutando le informazioni
sulla distanza in base ai principi della prospettiva, l’intero processo non è accessibile alla
coscienza. Le regole dell’universo che crediamo di conoscere sono sepolte nel profondo dei
nostri processi di percezione (sia ontogenetici che filogenetici).
L’epistemologia al livello della storia naturale, è in gran parte inconscia e perciò
altrettanto difficile da cambiare.

Lucido: i tre uomini

Ma dove finisco ‘io’ e dove comincia il ‘mondo’?


Bohr, in un articolo pubblicato in occasione del cinquantesimo anniversario della laurea
di Max Planck, ricorda la sensazione che ognuno può sperimentare orientandosi in una
camera oscura per mezzo di un bastone. Se il bastone non è tenuto rigidamente, esso appare al
senso del tatto come un oggetto; se esso è tenuto invece fermamente, si perde la sensazione
che si tratti di un corpo estraneo e il tatto si localizza immediatamente nel punto in cui il
bastone tocca il corpo ispezionato.
Questa sensazione di reciprocità tra noi e il mondo era per Bohr utile per riflettere, in un
diverso contesto, sulla necessità di non trascurare l’interazione con gli strumenti di
misurazione in un fenomeno quantistico,
un invito a non fermare l’analisi filosofica dell’esplorazione scientifica alla superficie
del corpo umano, vale a dire la pelle e i suoi recettori.
Le idee nuove nascono all’interno di una comunità, di un processo di comunicazione
che fa nascere nuove attese e nuove domande.
Osserva Bateson…”Da una prospettiva a volo di uccello riesco ora a vedere una danza,
per così dire, di idee che avanzano, che cercano la loro strada, intessendo, coinvolgendo tanto
voi quanto me in una sorta di processo continuo…progredendo insieme verso il

3
Max Delbruck, la materia e la mente Einaudi, Torino, 1993 (1986) p. 119.
5

conseguimento di qualche costanza, verso la costruzione di una sorta di equilibrio, di una


sorta di stato stazionario (questo è il termine tecnico) in cui si possa agire.” 4
Alle volte le idee possono diventare idee errate in seguito ad un cambiamento di
paradigma o più semplicemente per un cambiamento di contesto o di contesti.
Una idea sbagliata in un contesto di apprendimento, dice Bachelard, può nascere in uno
studente che, basandosi sul senso comune, pensa che un corpo galleggi per merito di una sua
attività. “Se con la mano si cerca di far affondare nell’acqua un pezzo di legno, questo resiste;
una tale resistenza non la si attribuisce facilmente all’acqua. Di conseguenza è piuttosto
difficile far capire il principio di Archimede nella sua sorprendente semplicità matematica, se
non si è prima criticato e disorganizzato l’impuro complesso delle intuizioni primitive. In
particolare senza una tale psicoanalisi degli errori iniziali non riusciremo mai a far capire che
il corpo che emerge e il corpo completamente immerso obbediscono alla medesima legge”.
Einstein osservò una volta che “il senso comune è quello strato di pregiudizi che si sono
depositati nella mente prima dei diciotto anni.” 5 Spesso una idea che muore non muore da
sola, ma si estingue insieme ai pre - giudizi che hanno contribuito a determinare l’ambiente
adatto alla sua nascita.
Così la nostra concezione del mondo ha portato nel corso del tempo alla nascita delle
scienze moderne come discipline settoriali, che selezionano nei diversi aspetti della realtà
fenomeni caratterizzati da semplicità, regolarità, ripetibilità, reversibilità, ordine e necessità.
“E’ quindi con la riduzione dal complesso al semplice, scrive Marcello Cini, che nascono
queste scienze, pagando con lo spezzettamento della realtà e della conoscenza stessa questo
loro modo di attingere alla verità, di penetrare nel profondo delle cose”6.
“ … si può fare molta strada con questa concezione nelle scienze ‘dure’, scrive Gerald
Edelman. Per gran parte della chimica e della fisica classiche, l’eliminazione della mente dalla
natura è una misura precauzionale sensata. Ed è stata l’adozione del ragionamento formale e
rigoroso (nocciolo della matematica e della logica) a consentire molti degli sviluppi più
importanti della fisica.”7
La scienza moderna ha, tuttavia, messo in discussione che il mondo sia ‘pleroma’ 8, che
sia possibile separare nell’osservazione di un fenomeno naturale l’osservatore dall’oggetto
osservato e dallo strumento di osservazione, che sia sempre possibile ridurre il complesso al
semplice. Ha costretto la comunità scientifica a riflettere sui propri presupposti, ha mostrato
quanto questi fossero ancorati alla esperienza del mondo reale, il mondo delle ‘medie
dimensioni’ della nostra specie.
Questo contributo della scienza moderna non fa parte della cultura scolastica. Con
questo non si vuole sostenere che nel contesto di una materia scientifica si debbano trattare le
ultime invenzioni della scienza ma piuttosto suggerire una nuova relazione con le nostre
vecchie idee. Rosalba Conserva nel suo libro La stupidità non è necessaria fa notare come
spesso G. Bateson ricorra alla ridefinizione come espediente pedagogico.
“Ridefinire un termine (per es. mente, natura, ecologia, evoluzione,
apprendimento, epistemologia) significa farlo uscire dallo sfocato uso quotidiano,
significa per noi fare i conti con le nostre idee più scontate, quelle su cui fondiamo il
nostro agire, ignorandone spesso i presupposti.”9
4
G. Bateson, ibidem 418
5
Gaston Bachelard, La formazione dello spirito scientifico, Raffaello Cortina Editore p.17 1995 (1938)
6
Cini, Un paradiso perduto, Feltrinelli, Milano 1994.
7
Edelmann Sulla materia della mente, Adelphi, Milano 1993 (1992) p.359
8
DAE p. 316 . Pleroma: il mondo materiale, caratterizzato dalle regolarità descritte dalla scienze fisiche. Il netto
contrasto tra Pleroma e Creatura, il mondo della comunicazione, è offuscato dal fatto che la conoscenza umana
del pleroma è interamente mediata dai processi creaturali di risposta alla differenza.
MEN p. 20. …sono i due mondi che Jung (seguendo gli gnostici) chiama rispettivamente creatura e pleroma. La
mia domanda era: qual è la differenza tra il mondo fisico del pleroma, dove le forze e gli urti costituiscono una
base esplicativa sufficiente, e la creatura, dove non si può capire nulla senza invocare differenze e distinzioni?
9
Rosalba Conserva, La stupidità non è necessaria, La Nuova Italia, Scandicci (Firenze), p.XXVI
6

Nel capitolo ‘ogni scolaretto sa che…’ Bateson elenca alcuni presupposti fondamentali
che tutte le menti devono condividere, presupposti che sono al fondamento della scienza
moderna, al superamento della dicotomia cartesiana tra mente e materia.
In un suo intervento del 1978 dice: “… Gli attuali processi educativi sono dal punto di
vista dello studente una ‘fregatura’. In questa nota, continua Bateson, spiegherò il mio punto
di vista.
E’ una questione di obsolescenza. Mentre buona parte di ciò che le università
insegnano oggi è nuovo e aggiornato, i presupposti o premesse di pensiero su cui si basa tutto
il nostro insegnamento sono antiquati e a mio parere obsoleti.
Mi riferisco a nozioni quali:
a) il dualismo cartesiano che separa la ‘mente’ dalla materia.
b) lo strano fisicalismo delle metafore che usiamo per descrivere e spiegare i fenomeni
mentali: ‘potenza’, ‘tensione’, ‘energia’, forze sociali, ecc.
c) il nostro assunto antiestetico, derivato dall’importanza che un tempo Bacone , Locke,
e Newton attribuirono alle scienze fisiche; cioè che tutti i fenomeni possono e devono essere
studiati e valutati in termini quantitativi.
…dal punto di vista intellettuale, conclude Bateson, queste premesse sono obsolete in
quanto la teoria dei sistemi, la cibernetica, la medicina olistica, l’ecologia e la psicologia della
Gestalt offrono modi manifestamente migliori di comprendere il mondo della biologia e del
comportamento.”10
Procedendo per tentativi ed errori potremo combattere l’obsolescenza delle idee, e ciò
comporterà anche che tante idee moriranno, che alternative possibili saranno abbandonate,
che verranno create nuove soglie percettive e di apprendimento.

Apprendere, infatti, non è guardare il mondo da un diverso punto di vista, ma piuttosto


varcare la soglia di percezione di un ‘fatto’ (per es. acquisire il concetto di densità, o anche
accorgersi che molte nozioni valide nelle nostre dimensioni devono essere scartate o
modificate nel momento in cui la conoscenza scientifica si spinge fino ad arrivare a spazi e
tempi estremamente piccoli o estremamente grandi).
Apprendere è anche la creazione di nuovi paesaggi di idee, è apprendere ad apprendere,
riflettere sulle proprie conoscenze ed essere in grado di scegliere il contesto per l’azione
adattativa, modificare le proprie abitudini di pensiero, saper aspettare che le idee emergano
inconsapevolmente dopo un lungo e faticoso esercizio.
In questo ultimo secolo si è evoluta una scienza difficile da raccontare senza
banalizzarla, e per non banalizzarla è importante riuscire a raccontare i presupposti su cui si
fonda. E una scienza che ha prodotto una tecnologia che apre all’uomo nel bene e nel male
molte possibilità. I nostri studenti sono consapevoli di vivere in un mondo di rapidi
cambiamenti, un mondo complesso dove sono in evoluzione gli stessi presupposti della
conoscenza (ed è anche in evoluzione il loro rapporto con il mondo).
Dice Hannah Arendt11 “viviamo in un mondo dove il cambiamento stesso è diventato
qualcosa di talmente ovvio che corriamo il rischio di dimenticare persino che cosa è
cambiato.” Ma quanto in un contesto scolastico, si discute dei presupposti, della natura dei
modelli e dei metodi scientifici? Quanto nel corso del curricolo lo studente costruisce la
capacità di percepire la natura della conoscenza?
Oggi nei laboratori scientifici, a scuola, nelle nostre case, si usano strumenti sofisticati,
costruiti partendo da un sapere scientifico che viene raccontato con concetti e domande basati
su una concezione della natura del mondo obsoleta. L’obsolescenza degli strumenti
concettuali è contraria al rigore e alla immaginazione, produce un sapere banalizzante.

10
G. Bateson, Mente e natura, Adelphi Milano 1984 (1979) pp. 285-286.
11
Hannah Arendt, Lezioni a Princeton, 1953.
7

La chimica è la scienza delle trasformazioni, recitano molti libri di testo, ma poi


raccontano una chimica dove ci sono fatti e non trasformazioni, proprietà oggettive e non
proprietà di relazione;
dove si parla di tempo reversibile senza chiarirne la natura di variabile matematica
e il modello del gas perfetto viene proposto, per descrivere il comportamento della
materia,
senza mai chiarire come sia possibile che un gas che non può condensare, né tantomeno
reagire possa essere un potente strumento di pensiero per predire il comportamento di liquidi
e solidi in una trasformazione chimica,
dove i livelli di realtà vengono banalmente traversati uccidendo al nascere l’emozione e
la meraviglia che questo traversamento dovrebbe suscitare.
Non è infatti banale, scrive Delbruck, che gli esseri umani siano ‘12organismi capaci di
compiere operazioni concrete sulle loro rappresentazioni interne del mondo, oltrepassando i
limiti percettivi a cui sono biologicamente vincolati.”
Le affinità, anzi le coincidenze, tra il pensiero di Bateson e il pensiero di scienziati e
filosofi del 900 sono oltremodo evidenti. E’ per questo che lo studio di Bateson mi ha
permesso di ripensare ai presupposti del pensiero scientifico del 900 e di riflettere sulle
abitudini di pensiero alla base del mio lavoro di insegnante.

12
Delbruck, ibidem, p.322

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