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ANTROPOLOGIA CULTURALE LEZIONE DEL 9/03/2022

Oggi parleremo della costruzione delle forme del dolore, però bisogna sempre trattare anche
quelle cose che emotivamente sono più coinvolgenti. E’ chiaro che se parliamo di affascino
entriamo in un campo di saperi che in qualche modo conosciamo senza averci mai riflettuto tanto,
però lo archiviamo in qualche parte di noi, quindi è un sapere disponibile.

Il discorso del Non antropologo è sempre quello di dire ci credo, non ci credo, è vero , non è vero e
se non è vero cosa lo studiamo a fare?

Il problema non è dire, guardate che tutte quelle cose sono vere, ma che tutte le cose hanno
un’effecacia simbolica

Noi in questo momento stiamo facendo questo esercizio di astrazione, stiamo vedendo le cose
nella quale siamo messi però vedendole da un’altra prospettiva.

Entriamo nel cuore delle problematiche di Ernesto De Martino : concetto di presenza e crisi della
presenza.

Il concetto fondamentale con il quale dobbiamo familiarizzare è il concetto di PRESENZA.

Il nostro essere presenti al


mondo, ma cosa vuol dire? Noi non siamo sempre la stessa persona, Bisogna capire la nostra
disposizione alla nostra giornata, quanto ci sentiamo in grado di interpretare quello che troveremo
nella giornata e dare risposte adattive(ovvero le risposte giuste alla situazione che il mondo ci para
davanti). La prima disposizione dell’esserci è questo cioè riuscire ad interpretare il mondo dando
risposte adattive.

Finora abbiamo parlato di Vita zoe e vita bios, abbiamo detto che c’è una vita intesa come zoe , la
vita che attraversa l’esistenza dell’uomo dell’animale de delle piante, per capire la vita De martino
dice la vita cruda e verde , cruda negli animali (cotto è l’umano) . L’uomo è l’unico animale sulla
terra che per consumare il cibo lo trasforma da crudo in cotto.

De martino chiama cruda la vitalità degli animali e verde quella delle piante, inoltre dice che
nell’uomo la vitalità, cruda e verde, di animali e piante deve essere trascesa nell’opera dell’uomo,
oggettivando il vitale secondo forme di coerenza culturale che chiamiamo PRESENZA.

Cosa significa “deve essere trascesa nell’opera dell’uomo” trascendere nel valore vuol
dire attribuire ad una cosa un determinato significato( come ad esempio il significato che è stato
attribuito all’8 marzo). A tutte le cose della vita naturale noi dobbiamo dare un significato
culturale.
Cosa significa “oggettivando il vitale secondo forme di coerenza culturale” Alla vitalità,la
vita Zoe, noi dobbiamo costruirla in una forma e la oggettiviamo secondo forme di coerenza
culturale che sono prese in una tradizione (cane=non commestibile , gambero= commestibile ,
scorpione =per noi no per altri si), questa è l’oggettivazione culturale, come gli elementi della vita
naturale vengono presi in schemi culturali.

Un sinonimo di presenza è ESSERCI, quindi il tema della presenza o dell’esserci è il tema principale
dell’antropologia e della cultura, e non è L’ESSERE perché questo è quel problema filosofico.

Il nostro oggetto di studio è l’esserCI. Questo “CI” vuolk dire che noi studiamo la presenza
dell’ìuomo, e quindi l’uomo concretamente in un tempo , in un luogo, un uiomo specifico,
quell’uomo inserito nel mondo, quel CI di ESSERCI vuol dire TEMPO, c’è un filosofo che dice che
noi possiamo decidere una serie di cose nella nostra vita ma non possiamo decidere di non vivere
il tempo che viviamo.

Secondo De Martino ESSERCI è:

Il problema che affronta principalmente l’antologia, e lo fa parlando di cultura, è, allora,


non l’essere dell’uomo, ma l’esserci, dove CI vuol dire essere concretamente in un tempo e in un
luogo, dove il CI vuole dire storia, vuol dire casa, vuol dire ambiente, vuol dire riferimento, vuol
dire, soprattutto , relazione.

Il compito primario dell’uomo che opera nel suo mondo è quello di dare risposte adattive
all’ambiente; alle domande che la VITA pone sia nella forma ZOE sia nella forma BIOS.

VITA SENSORIALE LA VITA BIOS MI DICE CHE DEVO STARE COMPOSTO


COME STA COMPOSTO UN INSEGNANTE A LEZIONE.

Entrambi i gruppi stiamo cercando di trovare la migliore risposta possibile che alla situazione
stiamo affrontando. (risposta vita ZOE e vita BIOS)

In quanti mondi siamo vivi? Quali sono i confini del nostro essere vivi? Noi stiamo orientando la
risposta che dobbiamo dare a questa situazione specifica, però non siamo solo studenti e
insegnanti ma siamo figli genitori amici fidanzati, siamo una serie di cose contemporaneamente
vivi in una serie di mondi che ci portiamo dietro costantemente.

Ma cosa vuol dire siamo vivi in tanti mondi in quanto uomini?

In ognuno di questi mondi siamo presenti, dice De martino, con una MEMORIA e un TELOS.

Telos= Dobbiamo avere un obiettivo, una direzione da seguire, un mondo di prospettive, di


aspettative e di previsioni.
La PRESENZA, per De Martino, è la capacità di poter disporre di memorie e di esperienze
necessarie per rispondere in modo opportuno, alla situazione storica in cui siamo presi.

PRESENZA è la capacità/possibilità di partecipare attivamente al mondo attraverso l’iniziativa


personale.

PRESENZA è poter rispondere. Quale che sia la risposta, che sia una semplice interpretazione, che
sia una risposta concreta, che sia una risposta mitico-rituale(risposta simbolica).

Quindi PRESENZA, vuol dire lavorare sul filo del presente, sul qui e ora, quindi presenza ed esserci
vuol dire selezionare le memorie utili in un dato momento per farci dare la migliore risposta
adattiva possibile alla situazione, in modo semplice , siamo tante cose chi studente e chi docente
però se in questo momento gli studenti stanno selezionando “la memoria non vedo l’ora di essere
al mare” non è una memoria che vi serve a dare una risposta adattiva a questa situazione.

Quindi siamo vivi con tante memorie nei nostri tanti mondi e quando siamo chiamati ad esserci
dobbiamo utilizzare la nostra memoria migliore.

De Martino sostiene che “ si esiste, ci si sente persona, nella misura in cui, nel momento critico in
cui si è chiamati a esserci, stanno a nostra disposizione le memorie retrospettive di comportamenti
efficaci per modificare la realtà e la coscienza prospettiva e creatrice di ciò che occorre fare, qui e
ora, per riuscire a produrre il valore nuovo. In questa dialettica tra memoria retrospettiva e slancio
prospettico si inserisce la presenza.”

Spieghiamo cosa significa: Noi qui adesso siamo chiamati ad esserci nella lezione, altre volte
siamo chiamati ad esserci perché una nostra amica sta male, CI SONO questo vuol dire esserci.
disponiamo dentro di noi di memorie in ognuno dei mondi in cui viviamo, memorie retrospettive
cioè memorie che riguardano il nostro passato. La mia amica sta male e quindi nella mia memoria
devo trovare parole giuste, parole che so che funzionano perchè hanno già funzionato, quindi
queste sono le memorie retrospettive di comportamenti efficaci, perché in quel momento sono
vivo nel mondo dell’amico. Però non solo ho bisogno della memoria ma ho bisogno anche di
coscienza prospettiva cioè so che devo portare la mia amica fuori dal dolore, quindi ho bisogno di
una memoria per agire ma devo sapere anche dove devo andare in quel mondo e se lo so significa
che sono un buon amico e so come aiutarti, quindi vuol dire che CI SONO , sono PRESENZA.

Se siamo presi tra buone memorie e sappiamo dove andare vuol dire che in quel momento siamo
padroni di noi stessi ovvero riusciamo a dare risposte adattive che la vita in quel momento ci
chiede, vuol dire che ci sentiamo il centro delle nostre decisioni. In questa dialettica, tra memoria
retrospettiva e slancio prospettico si inserisce la PRESENZA, quello che siamo, il nostro ESSERCI in
un mondo.
Per capire il concetto di presenza dobbiamo parlare di un altro punto di vista e quindi del contrario
della presenza , ovvero di CRISI DELLA PRESENZA(piccoli stati di crisi).

De Martino dice “coloro che nella loro vita hanno memorie anguste di comportamenti efficaci e
una pesante eredità di scacchi subita, di momenti critici non oltrepassati, sono persone fragili,
esposte alla crisi radicale”

Prima abbiamo detto che per esserci in mondo dobbiamo avere memorie retrospettive efficaci,
delle memorie di comportamento che servono, se invece queste memorie non le abbiamo, le
persone che non hanno buone memorie, poche memorie, che hanno fatto poche esperienze,
queste e le persone che hanno sofferto molto e che sono contemporaneamente stati in grado di
metabolizzare il proprio dolore in un sistema che gli ha consentito di superarlo, Queste sono le
persone fragili, particolarmente esposte alla crisi della presenza. Se non abbiamo buone memorie
e non sappiamo come muoverci in determinate situazioni perché il mondo è cambiato
improvvisamente ma che memorie possiamo avere? Qualcuno riuscirà a trascendere nel dolore
quello che è capitato o riuscirà a dare un senso a ciò che capita , delle volte non riusciremo a dare
senso a quello che è accaduto allora saremo persone fragili esposte alla crisi, crisi della presenza.

Ma allora cosa vuol dire ESSERCI? Cosa serve per sentirci noi stessi?

De martino dice che non è possibile essere senza sapere chi si è, e, allo stesso tempo, per avere
coscienza di sé occorre cogliersi in un sistema di riferimenti, in parte simbolici, in parte rituali, che
danno domesticità al proprio vivere nel mondo., per cui occorrono due sistemi riferimento:

- L’immagine di un luogo Dobbiamo avere un mondo che ci portiamo dietro di noi,


ma che non vuol dire patria Italia, Calabria. Quando parliamo di patria, parliamo di patria
culturale che non corrisponde ad un luogo fisico ma è la mia mappa interiore, la mia cartina
geografica immaginaria sulla quale io posso trovare tutti i luoghi che per me sono stati
importanti, i luoghi dove ci siamo innamorati, dove abbiamo imparato delle cose, dove
abbiamo sofferto. Essere senza riferimenti comporta il non poter disporre di una
componente costitutiva di se stessi. Noi siamo la nostra casa, se avete sentito parlare di un
furto in casa vi avrà detto che non è quello che hanno rubato ma è l’idea che sono entrati
in casa e io non c’ero. Questa è proprio la nostra identificazione con la casa, sono entrati
nel mio corpo. Il legame con un luogo ce lo porteremo sempre dietro. Quindi ciò vuol dire
avere un mondo riconoscibile. L’emigrato calabrese, soprattutto dall’altra parte del mondo,
per essere vivo di una vita umana e non di una vita animale, ha dovuto ricrearsi un mondo,
anche visivamente simile a quello che hanno lasciato alle spalle.
- L’altro relativo alla rete dei sentimenti che ci consentono la vita di relazione, fossero anche
talvolta , relazioni immaginarie. Questa per noi è fondamentale, siamo presi in
una mappa, geografia degli affetti, una geografia che contiene quelle persone i cui dolori e
gioie sono rispettivamente mie gioie e dolori. La domesticità dell’IO , in quanto antropologi
quando diciamo IO in questo mettiamo tutte le persone che per noi sono più che
significative, che sappiamo che ci sono anche se non ci pensiamo costantemente.
Noi siamo vivi in tanti mondi, e almeno in uno dobbiamo continuare a vivere, quindi secondo
de martino i mondi finiscono, devono finire, quindi deve finire il mondo dello studente,
finendo con la laurea . Poi iniziano altri mondi e come iniziano DEVONO finire, ma almeno in
uno , secondo de martino, rimaniamo vivi in un ultimo mondo di relazione. Qui de martino dice
che è importantissimo perché se cessa quella relazione l’uomo non è più vivo di una vita BIOS
ma è vivo solo di una vita ZOE. Il pericolo peggiore che corre l’uomo sulla faccia della terra non
è la fine della sua vita ZOE, perché questa l’abbiamo messa in conto, non nasciamo mortali,
tutti sappiamo che dobbiamo morire, il problema dice de martino è la morte BIOS , naturale è
il respiro dei polmoni, la sessualità , l’alimentazione, tutto questo è naturale ma abbiamo detto
che tanto più è naturale quanto più è BIOS, quanto più è culturale. Il rischio che corre l’uomo è
la fine della vita culturale e rimanere soltanto vivo della vita animale, perdere la relazione,
essere vivo solo del respiro , quando perdiamo l’ultimo livello della vita bios è come se
retrocedessimo alla mera vita zoe alla mera vita animale. In questo caso si parla di
sopravvivenza naturale, la vita naturale che sopravvive alla vita culturale

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