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INTRODUZIONE
chi educa deve essere a conoscenza che un confine è un limite. Questo confine separa il
mondo dei disabili a quello dei normali. ci può essere l’idea che ogni confine debba essere
cancellato ma bisogna imparare a distinguere confini e confini. esistono poi i sentieri che
nascono dal bisogno, il bisogno di uscire dalla solitudine. forse una persona disabile si aprirà
nuovi sentieri a noi sconosciuti, il rischio è quello di sbagliare orientamento.
l’ICF cerca di rompere lo sguardo che chiude l’altro unicamente nelle sue incapacità.
il sentiero non è un terreno abbandonato in cui noi possiamo fare ciò che ci pare ma bensì è
un percorso per andare da qualcuno.
c’è un grande bisogno di formazione che per essere definita tale deve essere completa di
esperienza.
dobbiamo essere in grado a mettere insieme la logica del confine e del sentiero, bisogna
avere costanza e impegno per poterlo fare
CAP3
Capitolo 5
LONTANANZA E VICINANZA
Nella prima parte di questo capitolo si prende in esame una lettera del 1941 del Dott.
Rascher al fine di poter comprendere la produzione sociale di vicinanza in rapporto stretto
alla produzione sociale di lontananza. Ha lo scopo di proclamare: noi siamo persone normali
e nella nostra normalità vi sono dei buoni sentimenti.
C’è un modo particolare di servirsi della lontananza e della vicinanza: l’invito ad avvicinare
per poter prendere più facilmente le distanze.
Quando vi è un'organizzazione delle parole che creano lontananza servendosi anche della
vicinanza, vi è un progetto di produzione sociale di lontananza.
Oggetto non è tale solo perché altri soggetti lo nominano, ma anche perché gli elementi
materiali lo riconoscono in qualche modo(campi di concentramento → tutto ti faceva capire
che avevi qualcosa che non andava).
La contabilità = i numeri fanno entrare in una categoria un po' meno umana e leggermente
disumana.
Abbiamo una percezione che divide la realtà in una vicina e una lontana. Su quella lontana il
nostro pensiero è più arrendevole alla sorte, al destino, alla fatalità.
Le parole hanno un potere di definizione che non si compone unicamente di fattori geografici
ma soprattutto di fattori culturali.
Viene preso in esame un’ altro evento storico: 9 Agosto 1945 (Hiroshima e Nagasaki) → sono
circolate molte fake news, tipiche nelle descrizioni fatte da individui lontani dalla realtà colpita.
La guerra è perdita di contatto con la verità per provocare lontananza rispetto a un’umanità
che così può essere distrutta. La lontananza disimpegna dalle responsabilità della
prossimità, della vicinanza.
Le guerre producono un’alterazione della realtà, si pensa che vi siano popoli vinti e popoli
vincitori. La realtà è che ci sono vinti e vincitori solo in coloro che hanno portato un popolo in
guerra.
Le bombe uccidono una quantità numerica che sbiadisce le persone → crea un numero così elevato di
morti da identificare le persone con un semplice numero ed eliminando il loro nome, cognome e la
loro storia.
Logica del dominio (finta pace) = lontananza e vicinanza sono giocate in funzione della
necessità di essere dominati: ci si può avvicinare per sedurre e per allontanare per
distruggere.
La logica del dominio riguarda anche le persone che hanno delle disabilità → la logica del dominio
condiziona la popolazione a considerare le necessità individuali come miserie non compatibili con la
necessità di andare avanti.
Nella società la disabilità viene vista come ostacolo che limita lo sviluppo. Mescolare la nostra sorte
con quella dei deboli vuol dire rischiare di essere valutati come loro → (rischio del nostro lavoro)
Cap. 6
Paradigma à indicare oltre, guardare a lato, confrontare con altro… Un paradigma non è un
parametro, ma un modello utile per andare oltre, anche oltre esso stesso.
Thomas Kuhn (1962) ipotizza che ogni scienziato contribuisca con la sua ricerca a costruire
un nuovo paradigma e a spostare l’orizzonte, in modo che vi sia sempre più margine
d’azione per i futuri colleghi.
Durante il nostro vivere all’interno del paradigma per poterlo superare, è necessario essere
responsabili della nostra scelta.
È importante che chi lavora nell’ambito educativo abbia un’intelligenza che non si riferisce ai
livelli convenzionali di valutazione intellettiva, ma alla capacità di connessione:
connessioni che possono essere presenti anche in individui la cui diagnosi è un’insufficienza
mentale.
PRIGIONIERI DELL’EMERGENZA
Distinguiamo fra:
· Fatto: un dato del reale inserito in una durata più o meno precisa e definita.
· Avvenimento: si basa su un soggetto attore e spettatore del fatto che si produce e che
sottopone la struttura psichica del soggetto a una costrizione o pressione.
Vettore à qualcosa che trasporta qualcos’altro. In termini Fisici, i vettori contengono anche la
specificità di una direzione precisa e di una grandezza o intensità.
È importante sapere quando certi vettori producano vicinanza e quando ottengono l’effetto
opposto: ad esempio, fino a che punto i riflettori accesi su una vicenda drammatica è
vettore di produzione sociale di vicinanza?
Fondamentale è che il professionista abbia una <forte sensibilità nel prestare ascolto al
linguaggio frammentario del dolore>: quando si tratta di persone in coma, spesso il
linguaggio adatto al dolore viene creato da coloro che non soffrono, quindi è sovente errato
o impreciso.
La sua riflessione parte da un periodo storico preciso -> Europa metà 800, momento in cui ci
si occupa dei bambini considerati ritardati ed anormali che furono infatti collocati in classi
speciali.
Si rese conto che non vi erano solo differenze quantitative ma anche qualitative.
Scuola -> limite di voler sempre gerarchizzare le differenze quindi lui vorrebbe creare una
scuola su misura capace di svilupparsi nella direzione delle attitudini personali su ogni
bambino.
Qualcun altro ha ripreso la questione della scuola su misura interpretandola in modi diversi:
· Progetto che va dal tempo pieno a scuola alla prospettiva inclusiva, passando
attraverso la scuola pubblica per tutti e unitaria
· Scuola su misura in cui ciascuno si serve come sa e come può (poco condivisibile).
Possiamo definirla “scuola self-service” che permette a ciascuno di connettersi a ciò che
sa, vuole e può fare e investa per poter investire di più
Meirieu -> parla della “scuola e formazione plurali”, indicando capacità di valorizzare il
gruppo come composto da differenze e realizzare una didattica che si rifà in gran parte alla
cooperazione
Oggi però c’è una diversa connotazione della scuola -> dà impostazione su percorsi
sostanzialmente paralleli. Dunque non è più una scuola plurale ma -> scuola a due velocità
dove alcuni affermano “ci sia un maggiore realismo, bisogna smettere di rincorrere modelli
impossibili”. Ma la storia ci insegna che una scuola a due velocità, ne impone una,
producendo continuamente degli scarti
Reciprocità-> elemento importante che fa della scuola, cooperazione e della sua logica un
contributo per l’intera società.
Ovviamente possono esserci delle situazioni in cui l’assenza è dovuta a forze maggiori ->
stato fisico del soggetto disabile. In questi casi però c’è possibilità di favorire la
collaborazione fra soggetto e coetanei e quindi parlare ugualmente di integrazione perché
l’assenza è stata colmata per quanto possibile.
Cottini ritiene che qualità integrazione scolastica sia data da alcuni fattori:
Colleghiamo ora questi indicatori a quelle che D’Alonzo chiama “direttive” per realizzare
un’azione educativa-didattica di qualità:
Per ricavare dei buoni indicatori di qualità si potrebbe allora fare riferimento ad alcuni casi
presentati da Kummer Wiss:
· Strutture flessibili
Indicatore importante -> verificare se c’è evoluzione nella conquista dell’autonomia nel
linguaggio, ovvero autonomia che permette al soggetto di entrare in contatto con una
comunità attraverso il linguaggio della stessa comunità.
Il linguaggio del soggetto deve avere la possibilità di essere interpretato, letto e anche di
raggiungere ed essere raggiunto in una dimensione di reciprocità. Il grado di integrazione si
misura anche attraverso questo elemento.
Caratteristica specifica dell’indicatore -> coevoluzione, cioè non è solo il soggetto che deve
essere valutato per l’indicatore che presenta soggettivamente, ma deve esserci una
corrispondenza nel contesto.
Importante ricordare che le buone prassi -> non sono le singole buone azioni, ma sono
un’organizzazione complessa per tutti, sono un indicatore di qualità.
Nella scuola le buone prassi sono -> possibilità che vi sia una regolare presenza di
insegnanti specializzati per il sostegno dell’integrazione. La buona prassi dovrebbe arrivare
ad avere insegnanti specializzati nel sostegno con una stabilità maggiore e con una
possibilità che non identifichi il singolo insegnante con il singolo soggetto disabile, ma siano
una risorsa per l’intera struttura scolastica.
Nelle buone prassi dovremmo anche inserire -> organizzazione materiale che permette la
presenza fisica per quanto riguarda accessi, vita quotidiana e dunque: servizi igienici, sala
mensa, laboratori e molte altre caratteristiche.
Bisogna parlare di “didattica plurale” che si serve di diverse strategie per un traguardo
comune, anche questa dovrebbe rientrare nelle buone prassi.
Nelle buone prassi vorremmo vedere -> alcuni elementi che possiamo identificare come la
capacità nella scuola di riferirsi a una realtà completa e non amputata.
Realtà completa -> composta da vari soggetti (maschi e femmine) con capacità differenziate
e con l’idea di avere una responsabilità per portare tutto il gruppo al traguardo.
Le buone prassi devono essere -> modello condiviso che avrà aggiornamenti che avrà un
processo continuo secondo opportunità ed occasioni.
Nella scuola di oggi ci sono indicatori di cattiva prassi-> prima tra tutti è la precarizzazione,
soprattutto del corpo docente e la sua frantumazione, la perdita della collegialità e molto
altro.
La riduzione di handicap
Riduzione dell’handicap -> creare il presupposto per problematizzare e rendere distinguibili
gli aspetti irreversibili, che sono i deficit, e gli aspetti che vanno invece verso una possibile
variabilità, che sono gli handicap, e che dipendono dall’organizzazione del contesto, dalla
possibilità di avere risorse ed ausili.
Ma la riduzione degli handicap è presente al giorno d’oggi nelle scuole? La scuola ha capito
che il processo di organizzazione deve essere continuo?
Altro elemento da prendere come punto di riferimento -> presenza di una commissione e di
responsabilità stabili nei confronti della disabilità, con la continua possibilità che vi siano dei
momenti dedicati al tema della riduzione dell’handicap.
Ultimo elemento importante -> ruolo dei coetanei. Non dovrebbero esserci delle dinamiche
pietistiche, ma una qualità della didattica che valorizzi il ruolo dei compagni in una funzione
di apprendimento anche del compagno tutore. Si tratta quindi di un compagno che mette il
suo tempo, le sue capacità al servizio di una riduzione dell’handicap.
Capacità che comprende anche il soggetto con disabilità, ed è un indicatore che riguarda la
qualità della didattica e alcuni elementi che fanno parte dell’organizzazione materiale della
scuola.
· Del tempo
· Dell’organizzazione scolastica
Aula può fornire elementi di controllo a chi svolge i propri impegni, ex. -> corridoi, bagni
possono avere delle connotazioni di ambiente, di arredo, che permettono il controllo della
direzione dei movimenti. Un soggetto ha la possibilità di fare delle scelte e di finalizzarle al
risultato che vuole raggiungere.
Inibizione costruttiva -> capacità di mettere in moto dei meccanismi che permettano di
respingere atteggiamenti istintivi e la pazienza costruttiva verso una finalizzazione
1. Intrapsichica
2. Interpsichica
Ovvero quelle modalità di ragionare dentro noi stessi per vedere come riusciamo a conciliare
momenti che non sembrano conciliabili proprio dialogando tra loro è la necessità che si fa
più acuta a causa di una sofferenza o di una gioia perché si è in un contesto che ci è ignoto,
di dialogare con l’altro.
Possibilità che vi siano mediatori è data dalla necessità di funzionare con elemento che
chiamiamo -> automatismo evolutivo.
Le persone che apprendono, come una classe, devono percorrere evoluzione che permetta
loro di saper usare oggetti che siano dei mediatori efficaci per l’organizzazione degli
apprendimenti.
· Insegnanti
· Libri
· Schede
· Audiovisivi
Si tratta dunque di avere più mediatori che rendono possibile -> ambiente didattico plurimo
Mediatori efficaci quando -> soggetto con limitazioni sensoriali, di movimento, intellettive
Cifre della disabilità sono molto più dense in alcune parti del mondo che si ritrovano
sprovviste di risorse tali da poterla fronteggiare.
Il mondo è sicuramente cambiato rispetto a 50 anni fa. Nel 1950 vi erano 2 miliardi e mezzo
di abitanti, nel 2005 circa 6 miliardi e fra non molto diventeremo 7 miliardi -> ha cambiato
fisionomia del mondo.
È quindi molto importante che Nazioni Unite, OMS e le azioni delle agenzie correlate ad
esse, si siano rese conto di una necessità di cambiamenti concettuali da cui possono
derivare dei cambiamenti di comportamento. Le nazioni unite hanno un compito legato
prettamente all’affermazione dei diritti.
Bauman-> nella nostra società bisogna sempre ottenere un superamento, che ovviamente
crea dei superati, dei rifiuti che vanno eliminati.
Le Nazioni Unite si stanno orientando all’idea che -> bisogna avere dei limiti, il
superamento non può sempre essere messo al centro di ogni logica e che la crescita deve
essere fatta in termini compatibili con le risorse.
Focus sul termine “giustizia” -> trait d’union tra la dimensione dei diritti umani esigibili e la
dimensione della salute.
· Diritto della qualità della vita -> possibilità di poter scoprire il valore di alcuni
indicatori di qualità che non siano subordinati al modello della coalizione al superamento.
· Diritto d’asilo
· Diritto al lavoro
E tanti altri diritti che consentono una buona partecipazione all’attività sociale.
Ora, proviamo a prendere in esame gli stessi diritti sopra citati e proviamo a renderli tali per
una persona con disabilità. Anche una persona che si trova in una difficoltà come questa
avrebbe bisogni di tutti questi diritti in modo tale che possa avvenire una buona integrazione.
Ricolleghiamoci al concetto di buona prassi spiegato alcuni capitoli prima. Buona prassi ->
organizzazione adatta ad accogliere e anche a far vivere le differenze come: cultura, genere,
status… quindi una buona prassi è una buona organizzazione che permette percorsi e
progetti di vita per e nelle differenze. Obiettivo Nazioni Unite -> insistere sui diritti di
cittadinanza per tutti.
OMS -> pone l’attenzione ICF, noi funzioniamo in relazione a una pluralità di contesti e
grazie ad una libertà di movimento nei contesti. Questo corrisponde a un’affermazione di
diritto alla cittadinanza attiva e ad altri valori richiamati.
· Fame -> ritardi mentali sono spesso correlati ad una deprivazione di cibo, con la
fame si crea una tale fragilità da permettere una maggiore diffusione di malattie
invalidanti a cui non c’è una cura
· Acqua -> un miliardo di persone si ritrovano a vivere senza questo bene primario.
Tra le varie malattie correlate alla mancanza di acqua abbiamo: cecità, rachitismo e
assenza sviluppo motorio
· Mine -> forma di terrorismo diffusa, sembrano dei giocattoli, hanno colori brillanti e
sono fatte in modo da poter esplodere dopo un certo tempo
Il modo di concepire la disabilità è però cambiato notevolmente con il tempo. Negli anni
passati difronte alle difficoltà la persona disabile veniva lasciata indietro e messa da parte.
Bisogna però tenere a mente che il chiedere aiuto non è un fattore negativo, anzi, ognuno di
noi ha bisogno di essere aiutato ed è una dinamica della reciprocità. L’aiuto diventa negativo
nel momento in cui assume l’equivalente di “elemosina”. Allora in questo caso la vita di chi
ha bisogno passa da competente a nullatenente che ha il bisogno di chiedere aiuto per
sopravvivere.
Henri Laborit -> parla dell’incapacità di classificare un avvenimento e come questo porti a
non saper agire in rapporto ad una realtà che paralizza. Questo restare paralizzati può
essere interpretato come: rimanere occupati mentalmente, in termini esclusivi da ciò che tutti
i giorni viene messo in luce in maniera drammatica davanti ai nostri occhi, impedendoci un
ragionamento più vasto. Si è costretti a vivere l’emergenza e non si riesce ad andare oltre.
Vivere la disabilità nella logica dell’emergenza -> motivo per mantenere una persona
disabile in una condizione di subordinazione che possiamo definire: assistenzialismo e
questo è sicuramente ancora uno dei mali da combattere.
Vi è anche un altro male da combattere -> il protagonismo, cioè far vivere individualmente
la condizione e cercare di emergere diventando emergenza per diventare il più possibile
visibile.
Emergenza è anche -> necessità di fare notizia, promuoversi come emergenza e come
elemento che emerge dalla quantità di informazioni quotidiane.
Abbiamo bisogno di costruire una possibilità di bene comune, di promuovere i diritti di tutti,
affermando non la logica dell’emergenza, ma i diritti costanti, permanenti che permettano a
tutti di non essere esclusi.
Bobbio Norberto -> l’integrazione delle persone disabili è un percorso di vita che si
intreccia con altre vite, ed è una dinamica che va avanti con il mondo. Siamo un periodo
storico in cui non possono esserci i diritti dei disabili e i diritti dei non disabili, ma devono
esserci dei diritti con un corpo unitario e quindi ci deve essere il diritto, per tutti, disabili
inclusi.