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Sociologia generale Appartenersi

SÉ E IDENTITÀ di implicazioni sul piano del consumo e del potere. Questo


ha portato ad un impoverimento essenziale che ha conse-
DE-SIDERIBUS guenze non ancora indagate. E questo impoverimento è
La storia dell’uomo viene spesso raccontata come una correlato alla convinzione indimostrata che sia possibile
serie di scoperte e percorsi di crescita. La ricerca di un pa- comprendere solo ciò che è immobile e prevedibile.
radiso dove vivere e di simili ai quali legarsi è stata ani- L’umanità si pretende sguarnita di strumenti di origine
mata dal desiderio. Desiderare deriva dal latino de-sideri- animale come l’istinto e di è arroccata sulla pretesa di ra-
bus: de in latino ha un’accezione negativa, sidus stelle, zionalità. Non tenta di comprendere la complessità ma di
mancanza di stelle. Le stelle diventano le confidenti ridurla a razionalismi non contraddittoriali. Tutto quello
dell’uomo, che rivela loro la mancanza di qualcosa che at- che non è razionale è uno scarto. Si finisce con il deside-
tende con trepidazione, nella speranza che queste glielo rare solo quello che è uguale a sé stessi per rafforzare l’or-
concedessero. È a partire dalla mancanza e dalla speranza dine. Più la diversità umana aumenta, più cresce l’allarme
di colmare quel vuoto che si inizia a scorgere la strada e diventa difficile avere rapporti pacifici.
verso l’orizzonte. “la differenza rende possibile la realizzazione nell’incontro
“la percezione della mancanza sembra essere una delle con l’altro, la relazione ha un primato sulle differenze in quanto
molle più potenti del comportamento. La specie umana ha ces- ogni persona non esaurisce le possibili modalità espressive
sato di appartenere unicamente alla natura e di essere una spe- delle relazionalità; certamente è apertura al rischio, all’impre-
cie animale fra le altre, quando è diventata capace di produrre visto e al riconoscimento il nostro essere limitati e che l’Altro è
il linguaggio e ha potuto rappresentarsi simbolicamente la l’Infinito, colui che non può mai essere dato per scontato e ri-
mancanza, insieme alla tensione a superarla. La cultura è l’uni- condotto a modelli predeterminati. Il volto dell’Altro e degli al-
verso simbolico che contiene i gesti, le azioni, le parole con cui tri segnano il cammino di una trascendenza vissuta nel sociale,
è possibile definire le esperienze fondamentali della mancanza, nell’immanenza”.
cioè il limite, la morte l’alterità”. Le diversità sono tanto radicali che non è possibile nes-
Dall’articolazione della mancanza in desiderio, l’uomo suna relazione. Malizia sottolinea che tale posizione è
ha iniziato il suo cammino, l’altro e il suo sé. I desideri simmetrica all’ossessione dell’identità. Il superamento di
sono alla base del sé, della volontà di azione e di relazione questo stadio è possibile praticando il pluralismo, apren-
con l’altro. Gli sforzi continui degli esseri umani sono stati dosi alla possibilità del dialogo su di un piano di parità.
indirizzati ad anticipare e prevenire quelli che avrebbero Dialogo inteso come interazione bidirezionale e non come
potuto essere gli scherzi del fato. Per avere l’illusione del comunicazione a senso unico.
controllo si è impresso un ordine sulla retta. È per questo Limiti e confini rimangono rassicuranti, necessari; il
motivo che l’uomo ha inventato una serie di sistemi per problema relazionale nasce quando i confini diventano la
gestire il tempo, le risorse, le persone e i rapporti tra que- base di una logica oppositiva.
ste. La diversità continua a rimanere terra del caos, del
dubbio e del rischio. Il timore di quello che non si consce La conoscenza de sé è stata sostituita dall’affermazione
e che differisce da sé è tanto radicato che è arrivato a re- di sé. Baudrillard sottolineava come le dinamiche favorite
golare i rapporti tra popoli, gruppi e tribù. È proprio nella nostra cultura nascano da presupposti impliciti fo-
dell’altro che ha timore e la paura tende a chiudere ogni rieri, di conseguenza, problematiche con le quali tuttavia
volta di più gli spazi di contatto. Si può osservare che: non ci si confronta, l’aspirazione all’universale nel suo
porre un contrario segreto che soddisfa l’esigenza dicoto-
“Società ricche di mezzi e strumenti pratici appaiono preda mica del paradigma aut/aut. Ogni principio affermato
dell’angoscia. Il problema sta nel fatto che l’uomo porta in sé come valido erga omnes non può realizzarsi nella prassi
esigenze profonde di senso e di relazione, il singolo deve con-
perché la sua attuazione negherebbe il termine negativo
trollarsi costantemente per operare un’efficace soppressione
del dubbio e non può accettare alcuna interferenza esterna. Ci
che gli conferisce valore. Come ricorda Galimberti:
si avvia verso il dominio dell’uguale perché solo quello che è “non c’è realtà in Occidente il cui valere non sia il ri-
uguale non contiene la carica esplosiva che può precipitare sultato del suo pre-valere. E ciò non è detto solo per la
nuovamente nell’angoscia dell’informe, l’Altro è qualsiasi cosa coppia razionale/irrazionale, ma anche per bene/male,
possa minacciare la solidarietà dell’Io”. vero/falso, giusto/ingiusto/, sano/malato, sensato/insen-
La modernità è stata l’erede consapevole di una potente sato, dove la positività del primo termine nasce dalla sua
corrente del pensiero occidentale che ha sposato il primato capacità di separarsi dal suo contrario come dal suo as-
della stabilità immobile e la scelta a favore della disgiun- soluto negativo”.
zione come operazione privilegiata nei processi logici. L Per Baudrillard nel pensiero che si articola per dicoto-
combinato ha portato al tentativo di costringere il reale mie, l’uomo si può affermare come tale solo grazie a un
alla coincidenza con sé stesso. Quest’ultimo processo ha termine di paragone necessario, il non umano. Con l’affi-
perseguito l’eliminazione di ogni dimensione originale ed narsi della categorizzazione discriminatoria la portata
eterodossa dei soggetti attraverso la loro immobilizza- della finta universalità si restringe sempre più al punto che
zione spaziale e la progressiva espropriazione di compe- si può intravedere il tempo dell’universalità definitiva
tenze che li ha resi dipendenti da un sistema di sevizi ricco dell’Uomo, che coinciderà con la scomunica di tutti gli
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uomini. Può sembrar facile decidere che chi è molto di- piedistallo il solo intelletto e non la mente, più ampia del
verso da noi non sia abbastanza per essere definito tale. La pensiero. La presa di coscienza del corpo è importante in
logica della divisione e della selezione non riescono ad ar- psicologia. Esperimenti con esemplari di primati, come
restarsi. Il sé nasce nel confronto con l’altro e la diversità quello di Gallup, si sono proposti di osservare se alcune
è un ingrediente necessario di questo processo. Il mo- specie fossero in grado di riconoscersi allo specchio. Riu-
mento in cui la differenza viene ad essere il presupposto scirono ad osservare le proprie espressioni facciali e a
della disuguaglianza intacca il meccanismo alla base dello esplorare parti del corpo che non potevano vedere, met-
stesso sé. Stare a contatto con l’altro significarsi nel con- tendo in crisi uno dei fondamenti dell’eccezionalismo,
dividere idee e ideali, sono possibilità depotenziate dal vi- quello di essere le sole creature viventi dotate di intelli-
vere nella palude dell’uguale. Il sé prende nuovo respiro e genza e autoconsapevolezza:
si modifica. Questo meccanismo necessita di un sé vivo e
“prefigurando l’interdipendenza e l’inseparabilità tra
dinamico, in grado di mettersi in discussione e pronto ad mondo interno ed esterno, Groddeck non solo supera il duali-
accettare l’idea per cui porsi su un piano superiore rispetto smo tra mente e corpo ma anche quello tra mente-corpo e
al diverso sia sbagliato. Mettersi in discussione significa mondo: l’intero corpo è soggetto e oggetto di un’interazione
accettare la possibilità di essere alla pari. Arrogandosi il con tutto ciò che succede al di dentro e al di fuori di esso; ogni
diritto di scegliere chi e quanto definire un essere umano cosa e ognuno sono connessi allo stesso momento; questa inter-
si annulla questa possibilità e l’identità da ponte diventa relazione dà forma a ciascun momento e genera una rapida suc-
muro. La logica razionalistica e quella economicistica di- cessione di stati mentali”.
ventano due strumenti di chiusura e disumanizzazione. Di- Mente, corpo e mondo sono una triade inscindibile.
videre per categorie le persone è il passaggio antecedente L’appello di Maffesoli per la riscoperta dell’importanza
alla discriminazione. della percezione corporea è interessante e va in questa di-
SÉ E IDENTITÀ, REALTÀ DINAMICHE DI UN CORPO rezione. Sottolinea l’insufficienza del moderno soggetto
calcolante all’interno delle dinamiche responsabili della
Non è semplice conoscere sé stessi, una parte rimane
coesione sociale e del legame etico. Egli mette in luce
in ombra, le altre sono in continua evoluzione. Anche se
l’esistenza di una necessità di cura verso l’altro di cui
la modernità ha tentato di affermare la certezza di essere
spesso non si è coscienti e che sgorga da esperienze con-
individui razionali e costanti, i dubbi non hanno cessato di
divise che costituiscono un terreno comune. L’etica
perturbare la gran parte delle coscienze alimentando in-
dell’estetica maffesoliana propone l’importanza del
quietudine a partire da fatti trattati come inoffensivi. Chi
corpo, delle emozioni e della prossemica come fonda-
siamo durante il sonno, da dove provengono gli istinti, se
mento del cemento sociale e del legame sotterraneo che
questi sono la forma d’esprimersi delle persone ineducate
mantiene e stabilizza il gruppo ben oltre le inflazionate
ed incivili, se si può essere cultura e natura a patto che
spiegazioni di utilità reciproca. L’etica dell’estetica pone
quest’ultima sia ben coltivata. Si aggiunga a questo la con-
la dimensione corporea e la relazionalità come prospettiva
sapevolezza, per quanto sfocata, di non rispondere all’im-
di comprensione dei processi di confronto e convivenza
perativo della coerenza e continuità dell’io, di non essere
che non lasci indietro l’importanza di questi cardini.
un monolite indivisibile ma qualcosa di mutevole e pro-
cessuale in cui alcuni componenti risultino familiari. Sé e William James nel suo Principi di Psicologia afferma
identità sono strettamente correlati, tentano di rispondere che:
alla domanda “chi sono io?”, antico interrogativo che con-
“noi siamo non soltanto degli animali socievoli, che amano
serva un nucleo di mistero e indeterminatezza spesso de- restare in contatto con i propri simili, ma anche abbiamo una
stabilizzante. Il concetto di sé è stato oggetto di studi in propensione innata a cercare di essere visti, e visti in modo fa-
filosofia, religione, nelle scienze sociali e in psicologia, vorevole, dalla nostra gente. Non può esservi punizione peg-
trattandosi di una realtà contraddittoriale la strada verso giore, qualora ciò fosse fisicamente possibile, che essere abban-
un accordo soddisfacente appare ancora lunga. Quando si donati dalla società e passare completamente inosservati dai
inizia a superare questo scisma radicale la questione della membri di essa”.
corporeità e della sua importanza esperienziale, cognitiva
L’essere umano ha bisogno della socialità che com-
e relazione diviene inaggirabile e la sua mancata conside-
porta il fatto di essere visti e interpellati dall’altro. Il ruolo
razione nel sapere contemporaneo una lacuna dalle molte
di fondamentale rilievo ricoperto dal corpo è pienamente
conseguenze. Sulle fondamenta della distinzione carte-
manifesto.
siana res extensa/res cogitans si è trasformata una compo-
nente essenziale dell’essere umano in uno strumento più Secondo Alsaker e Kroger moltissimi autori negli ul-
accessorio e ingombrante. Si è perso di vista l’ampio re- timi cinquant’anni hanno confuso i due termini, il sé è un
pertorio di sensazioni ed emozioni che gli è connaturato e costrutto che può essere riferito alle attribuzioni di un in-
che ha un ruolo nei processi di riconoscimento e dell’ac- dividuo, l’identità si riferisce agli aspetti biologici e psi-
cettazione dell’Altro. cologici di un individuo in relazione al contesto di appar-
tenenza. Alcuni studiosi hanno lavorato per cercare di for-
La consapevolezza della corporeità dà voce alle altre
nire un chiarimento circa l’impegno e l’utilizzo di questi
dimensioni dell’essere, legate alla percezione e alle emo-
due termini. La puntualizzazione è necessaria affinché si
zioni che sono state messe da parte lasciando su di un
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possa giungere ad un’elaborazione sociologica riguardo le con James, Cooley e Shavelson. Cooley introduce il con-
modalità di articolazione dei rapporti tra il sé e l’alter e cetto del sé visto allo specchio, visto che la costruzione del
riguardo le motivazioni che spingono gli studiosi a consi- sé deriva dalle caratteristiche che gli altri gli hanno attri-
derarli generativi di senso. Leary e Tangney hanno decli- buito. Mead sottolineerà il ruolo rilevante che le intera-
nato cinque modi d’uso della parola sé da parte degli psi- zioni sociali ricoprono nel processo di costruzione del sé.
cologi e studiosi delle scienze sociali: Susan Harter è considerata uno dei maggiori esponenti
della teoria multidimensionale del sé che sarebbe suddi-
1) Il sé che corrisponde alla persona nella sua comple-
viso in: sé reale, sé sociale e sé ideale. Il sé reale potrà
tezza, utilizzato per lo più in senso comune;
coltivare autostima se il sé sociale e ideale gliene daranno
2) Il sé come l’insieme di temperamento, valori, prefe- modo, la fiducia, il senso di apertura, la solidarietà e la
renze; capacità di confronto varieranno a seconda del grado di
3) James introduce la differenza tra Io e Me e differenzia sicurezza interiore dei sé. Il sentimento della differenza
un sé conoscente da un sé conosciuto; sarà adiacente a quello dell’unità e dell’identità con sé
stesso. Per Schutz il sé implica un alter e l’identità si forma
4) A partire dagli anni ’70 si fa un rande utilizzo del sé come concetto intersoggettivo. Come ricorda Fornari:
come agente;
“il sé è un soggetto. Il suo sentire non è un semplice patire,
5) Il sé come il complesso delle credenze che l’individuo ma è una forma del fare. Il sé è molto più di una interiorizza-
ha circa sé stesso e che rende possibile la compren- zione di elementi della struttura sociale e culturale. È un pro-
sione di sé stesso come un oggetto della propria atten- cesso sociale, un processo di auto-interazione, l’individuo im-
zione e di essere consapevole di sé stesso. para a sentire, a riconoscere le proprie emozioni, reprimendole
o promuovendole, e attivando altresì strategie cognitive che gli
L’Identità risulta essere una composizione di aspetti di- consentono di sollecitare in lui stesso lo stesso tipo di risposte
versi che danno all’individuo la sensazione di continuità. che sollecitano negli altri”.
Riesce ad essere un barometro che tiene in equilibrio di-
Da questo si evince quanto e in che modo il sé venga
namico il sé, l’altro e l’ambiente. Nel manuale Self and
Identity, l’identità rientra nella categoria del Costrutti cor- indirizzato dal contesto sociale e culturale verso determi-
nate tipologie di azioni con l’obiettivo di addestrare il sé
relati al Sé come se fosse un sub-elemento, il sé appare
come un costrutto multidimensionale. Il sé viene definito alla pluralità. Il concetto di sé dà impulso alle fasi che por-
tano all’azione. Gli scopi che un individuo si prefigge ri-
come il complesso di caratteristiche, credenze, valori, sen-
sultano rappresentati all’interno del concetto di sé nelle di-
timento consci e inconsci. Identità fa riferimento ai diversi
mensioni dei sé possibili. La persona si impegna a rag-
sottoinsiemi più razionali e omogenei. Il complesso rap-
giungere o a evitare determinate circostanze che potreb-
porto tra Sé e identità fa pensare a quello che intercorre tra
Realtà e mondo reale. L’identità potrebbe essere definita
bero aiutarlo in questo percorso.
come il frutto di una selezione degli aspetti preferibili del Il sé dello straniero si trova in una situazione di alterità,
magma contraddittoriale del sé. Una sezione finita che il sé reale, sociale e ideale sono proiettati in un contesto
viene costituita ad ancoraggio e conferma di stabilità e estraneo sia nel paese d’origine sia in quello d’arrivo. La
continuità dell’Io. La modernità vive secondo il principio maturazione del desiderio di andarsene implicherà un
di una stabilità immobile, che è contraddittorio rispetto al senso di estraniamento nei confronti della propria società
meccanismo di costruzione del sé. Il sé ha bisogno dell’al- e lo straniero inizierà a ricostruire il proprio sé in modo da
tro, inteso come termine di paragone e come soggetto. E riuscire a adattarsi al nuovo contesto pur sentendo di ap-
la diversità non viene vista come arricchimento del sé, ma partenere altrove. L’associazionismo e la creazione di reti
diventa il presupposto della disuguaglianza. di connazionali per fini culturali, filantropici, politici o la-
IL SÉ vorativi risultano essere strumenti molto utilizzati per ge-
stire questa mancanza. Le reti creano una connessione tra
Il sé racchiude quello che viene dalla sfera simbolico il paese ospitante e quello d’origine e svolgono un ruolo
immaginale, corporea, istintuale. È un concetto contrad- fondamentale per la promozione della coesione sociale. Il
dittorio, ciò che rende l’uomo completo e implica una ri- sé straniero si costruisce in quanto parte di una minoranza
nuncia alla completezza e al controllo. L’essere umano e vengono messi in discussione i suoi valori, sperimen-
parte di un’esistenza collettiva dove attinge in momenti di tando la perdita di una parte di sé. Questo processo sotto-
assenza e di apertura. Il sé racchiude i valori e l’ideale, per pone il sé straniero ad un certo grado di pregiudizio.
questo tende a non prevedere, controllare e valutare le
conseguenze dell’agire. È l’identità che chiede di essere “il migrante minaccia la pretesa che una cultura coincida
con un territorio. E soprattutto l’individuo non è il microcosmo
immutabile, solida e si fa carico della stabilità che il si-
rappresentativo della sua supposta cultura originaria, ma qual-
stema non è in grado di fornire e di realizzare. Goffman cuno che ha operato un assemblaggio di culture diverse, un
ritiene che il sé “non ha origine nella persona del soggetto, ibrido. Il migrante suscita sospetto, paura e ostilità, perché è un
ma nel complesso della scena della sua azione, ‘individuo è un veicolo di ibridazione”.
effetto drammatico prodotto di un’azione collettiva”.
In questi ultimi anni si è assistito ad un rinvigorimento
Il filone di studi sul sé multidimensionale prende avvio dei populismi, alla coltivazione della nostalgia delle
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origini e di un sentimento di maggiore uguaglianza. Per- non si trovano più gruppi culturalmente omogenei.
ché lo straniero è in grado di mettere in discussione la con-
“il problema e la domanda di identità è spesso una domanda
vinzione di benessere degli autoctoni, di evidenziare il si- disperata nella crisi delle certezze e nella bancarotta della co-
stema di disuguaglianza e di far riflettere sulle norme e sui munità, della decomposizione dei rapporti sociali, nella deter-
diritti che si vorrebbero vedere maggiormente applicati ai ritorializzazione, nella fine delle ideologie forti: scaturisce da
propri simili. Questo alimenta la convinzione che posano un contesto globalizzato fonte di incertezza, di paure di omolo-
scomparire anche i problemi. gazione, di visibilità di culture altre che portano a interrogarsi
sulla specificità soggettiva e a ripensare alla tradizione e al
“lo straniero è un facile bersaglio su cui scaricare le ansie passato. Il futuro dell’umanità sempre più nomade sembra as-
e le incertezze che derivano da crisi interne alla comunità. Lo
sumere i caratteri antichi delle sue origini più lontane”.
straniero è l’elemento che consente di trasferire all’esterno del
gruppo le tensioni interne. Lo straniero funziona come cataliz- Trovare un equilibrio è difficile. L’identità come rifu-
zatore per la solidarietà interna. La lotta comune verso lo stra- gio è una radicalizzazione dell’identità culturale utile a su-
niero consente di costruire o di inventare una comunità che si perare incertezze e insicurezze in un nuovo contesto. Op-
riconosce come tale proprio nel suo impegno collettivo contro pure è una scelta che mira a minimizzare i conflitti poten-
l’invasore”. ziali come nel caso di alcuni immigrati che appiattiscono
Il sé sarà plurale e si riconoscerà in un coro di simili. Il la propria identità e aderiscono a un’idea articolata su di
soggetto è diventato un flusso di esperienze “l’io ha perso sé dagli autoctoni del paese d’arrivo.
la sua unità, il suo nucleo, è diventato multiplo e acentrico. L’af-
“il mimetismo sociale è una strategia che l’individuo utilizza
fermazione della propria identità si è andata sempre più carat-
quando la propria abitudinaria presentazione del sé entra in
terizzando come l’affermazione della propria differenza”. L’in-
crisi. A confronto con persone o con situazioni che destabiliz-
dividualismo è un tentativo di affermare l’autonomia del zano alcune parti della propria identità, il soggetto annaspa.
singolo. Secondo Moscovici, nelle società in cui l’indivi- Cerca conforto in un’identità mimata che limiti gli svantaggi,
dualismo è molto diffuso e marcato, l’altruismo diventa riduca i conflitti dell’essere semplicemente sé stesso. Per mime-
un fenomeno improbabile e da questo, ne deriva che il tizzarsi allora non basta imitare. Non basta guardare l’altro e
grado di differenza incida sulla costruzione di un ambiente specchiare la sua immagine e riprodurla. Bisogna anche perce-
ostile all’altro generalizzato e al diverso. pire, comprendere come l’altro ci vede. Creare, ciò che si imita
è conosciuto ma non è mai dato, si adatta alle situazioni, ai rap-
IL DESIDERIO DI STABILITÀ porti, all’individualità di ogni interazione”.
L’identità è la forma che il modo di essere e di pensare L’assimilazione è stata definita da Park e Burgess “un
di un individuo prende quanto cerca di configurarsi e di processo di interpretazione e fusione in cui perone e gruppi ac-
confrontarsi con la complessità dell’essere umano. Tutto quisiscono le memorie, i sentimenti e gli atteggiamenti di altre
quello che riguarda le altre dimensioni viene visto come persone e gruppi condividendo le loro esperienze e la loro sto-
marginale, inutile, secondario, e si ha difficoltà a maneg- ria, sono incorporati, connessi in una vita culturalmente co-
giare il sé perché l’identità è la diretta espressione della mune”. I migranti arrivano a lasciare un po’ del loro habi-
nostra razionalità. Il desiderio di stabilità nasce come esi- tus culturale insieme allo status di minoranza per unifor-
genza di comunicabilità del sé. La stabilizzazione diventa marsi alla maggioranza. Crespi affermava che le persone
una gabbia. La società mira ad eliminare il processo che che sono sprovviste di una identità apertamente definita,
sconvolge e ha come obiettivo la trasformazione del saranno portati “a pagare un prezzo molto alto in termini di
mondo in una certezza immutabile. L’uomo è nella logica conformismo oppure in termini di azioni violente di tipo reat-
per cui la percezione del sé coincide con l’identità. L’in- tivo”. Si potranno scegliere strategie non oppositive per
tero apparato che l’essere umano usa per descriversi è del creare rapporti pacifici, ma questo non cancella lo sforzo
tutto inadeguato perché descrive delle identità che rispon- e il sacrificio di chi ha dovuto pagare il prezzo più alto e
dono a delle esigenze immaginali che però sono inganne- per il quale si aspetta di essere ripagato nel tempo.
voli. Ci si concentra sul dover essere senza l’essere. I “quando ci indentifichiamo e affermiamo la nostra diffe-
primi due apriori di Simmel affermano che per stabilire renza indipendentemente dal riconoscimento di altri o con un
rapporti bisogna temperare la propria unicità in maniera debole riconoscimento, l’identità è sradicata dalla relazione ed
che gli altri possano vederci come prevedibili e avere è una identità segregata. Una configurazione ancora diversa è
aspettative fondate. È la maestria relazionale nel bilan- quella in cui abbiamo dentro di oi la capacità di identificarci in
ciare queste esigenze a essere oggi in crisi. La pretesa che maniera autonoma, ma la nostra diversità è fissata da altri. Si
l’unicità si attuasse attraverso segni e oggetti esteriori ha tratta allora di una identità etichettata e i processi di labelling
posto l’accento sull’estroversione e sulla performatività. sociale ne sono l’esempio più visibile: differenze sessuali, raz-
ziali, culturali, handicap fisici o comportamentali che ci ven-
L’identità diventa uno strumento per relazionarsi e co- gono rinviati in modo negativo dagli altri, finiscono per cancel-
municare e per ottenere privilegi e rivendicare diritti. lare anche la nostra capacità autonoma di identificazione e pro-
L’identità plurale è minacciata da dettati propagandistici ducono una interiorizzazione dello stigma che ci viene imposto
in quanto è concepita come limitativa, normativa, prescrit- socialmente”.
tiva. Salvaguardare i propri limiti può essere una scelta di Il labelling sociale ha un peso, portare un marchio ne-
comodo. Si agisce in maniera tale per cui l’identità singo- gativo su di sé è pregiudizievole e è difficile uscire dagli
lare cercherà di realizzare un sociale omogeneo anche se
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schemi che sono stati applicati al soggetto che verrà ri- dall’idea di completa o totale purezza etnonazionale.
dotto ad una tipizzazione di sé. Bisogna essere in grado di
L’identità, nelle scienze sociali è molto usato sia come
superare letture e analisi semplicistiche e accettare la com-
concetto sia come supporto di aggettivi che ne caratteriz-
plessità e contraddittorialità di elementi e sistemi perché:
zano ed esaltano una dimensione. Per cercare di restituire
“è un dato di fatto che l’altro viene percepito come un peri- la vastità del concetto, si può affermare che l’identità parte
colo per la propria identità, per l’identità nostra, collettiva, dall’autodefinizione del soggetto. A proposito dell’iden-
come per l’identità mia, individuale. Dobbiamo ammettere che tità Laplantine afferma:
la nostra identità è fragile al punto da non poter sopportare, da
non poter tollerare che altri abbiano dei modi diversi di orga- “essa appare come qualcosa di duro, di netto, di definitivo,
nizzare la propria vita, di comprendersi, d’iscrivere la loro pro- qualcosa su cui ci si può aggrappare o abbarbicare. L’identità
pria identità nella trama del vivere insieme? È così. Sono ap- è un pensiero in cemento armato. Nella cristallizzazione che
punto le umiliazioni, le ferite reali o immaginarie alla stima di essa produce distorce la realtà, la quale si presenta sempre in
sé, sotto colpi dell’alterità mal tollerata, che conducono perenne divenire. Questo tipo di identità è condannata a vedere
dall’accoglienza al rigetto, all’esclusione, il rapporto che il sé l’esterno e gli stranieri come modalità assurde dell’essere o
intrattiene con l’altro”. come potenziali nemici”.

L’identità è un prodotto e un processo, è un dispositivo Le migrazioni permettono di osservare i processi di


di distinzione e di relazione. Si opta per la valorizzazione creazione e ricreazione dell’identità personale e comuni-
della differenza o dell’uguaglianza, con l’obiettivo di ge- taria. Ci sono due possibili derive, quelle che il Bauman
stire e amministrare il potere e la solidità dei gruppi creano di Voglia di comunità identifica nel comunitarismo e
un nemico, attuando la frantumazione, l’isolamento, o nell’universalismo astratto:
l’aggregazione. “il comunitarismo vede la differenza rinchiudersi in sé
LE IDENTITÀ stessa, togliere ogni autonomia, ogni libertà ai suoi membri, im-
pedirgli di costruirsi come soggetti e rischiare ben presto di en-
Quando si parla d’identità non si può prescindere da trare in contrasto con il resto della società in modo settario,
quel brodo primordiale da cui essa emerge, le relazioni e anzi violento. La seconda deriva, all’opposto, costituisce una
la società. perversione dell’universalismo astratto, poiché si tratta di ten-
dere verso un ideale in cui lo spazio pubblico non sia più popo-
“la ricerca psicologica e sociologica confermano che il pro- lato che da individui le cui identità particolari si riducano a mi-
cesso di sviluppo dell’identità individuale avviene in una rela- noranze che bisogna levigare, opporre il particolare e l’univer-
zione circolare con un sistema di delimitazioni. L’individuo può
sale per articolarli”.
identificarsi quando arriva a distinguersi dall’ambiente. Se la
relazione struttura l’identità, le falle relazionali sono alla base Il sociologo Adel Jabbar ricorda che le culture sono
della sua destrutturazione. Emerge con forza l’idea che un sog- contraddistinte da asimmetrie di potere in quanto esiste sia
getto non diventa cosciente di sé se non nella relazione-delimi- un centro dominante sia delle periferie subalterne. Per
tazione rispetto a un ambiente esterno”. Sennett, il processo di ricostruzione identitaria è rivolto a
Il singolo ha bisogno di distinguersi dagli altri e questa superare il modello di integrazione superare il modello di
distinzione deve essere riconosciuta dagli altri, Ferrarotti integrazione subalterna che possa aiutare a ripristinare la
parla di identità dialogica. La singola identità è l’insieme sensazione di indipendenza e completezza del soggetto.
delle caratteristiche che si offrono per chiedere di far parte Sennett rimarca come nelle società occidentali il culto
di un gruppo, di appartenervi e affinché questo accada è dell’ordine e della stabilità sia alla base delle relazioni in-
necessaria reciprocità, “il paradosso dell’identità è che la dif- terpersonali violente, il rifiuto della diversità impoverisce
ferenza per essere affermata e vissuta come tale, suppone una la società. Come afferma Levi-Strauss il lavoro di un co-
certa uguaglianza e una certa reciprocità”. L’identità ri- struttore di identità dovrebbe essere quello del bricoleur,
guarda la rappresentazione che un individuo ha di sé che sceglie e assembla materiali preesistenti in omaggio
stesso al singolare e nella società. Questo concetto è stato alla sua visione di sé.
oggetto di analisi da parte di tre correnti teoriche: l’intera- Una tale metodica assicura flessibilità e resilienza a chi
zionismo simbolico, la fenomenologia e il funzionalismo. la applica. Nell’era contemporanea la possibilità di ibrida-
Per Mead l’identità presuppone la capacità dell’individuo zioni, conoscenza, messa in discussione dei parametri è
di divenire oggetto a sé stesso. Il soggetto si immedesima pressoché infinita. Ne deriva spaesamento e vertigine e ti-
nell’altro generalizzato per elaborare visione e percezione more di perdere ogni carattere identificativo. Da qui il ri-
di sé. Il sé è soggetto e oggetto. Questo discende la conti- chiamo rabbioso a caratteri distintivi, immutabili, fatti di
nua moltiplicazione di movimenti culturali e politici in- certezze e limiti:
neggianti all’identità come ultimo baluardo per la difesa
dell’altro, dal nuovo, che esprime la paura della perdita di “si compone la propria identità come si compone un disegno
senso. un disegno partendo dai pezzi di un puzzle, ma la biografia può
essere paragonata solamente a un puzzle difettoso, in cui man-
I piani di lettura tendono a sovrapporsi e la radice cano alcuni pezzi la soluzione del puzzle che si comprano in ne-
dell’odio assoluto contro l’altro etnico si situa in quello gozio la completezza dei pezzi e il loro reciproco incastro sono
spazio ridotto che separa condizione di maggioranza garantiti prima che tu cominci. Nel caso dell’identità non è af-
fatto così: l’intera impresa è orientata ai mezzi, il problema non
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Sociologia generale Appartenersi
è che cosa ti serve per andare lì per arrivare al punto che vuoi errori connessi alla questione dell’identità affermando
raggiungere, ma quali sono i punti che puoi raggiungere sulla che:
base delle risorse già in tuo possesso”.
“l’identità è un principio logico elementare, ma da sola è
La ricerca dell’identità porta i soggetti a dividersi e la anche fallimentare. L’identità è un’esigenza irrinunciabile, ma
costruzione dell’identità li spinge a cercare punti di riferi- di sola identità si muore. In Rwanda, come altrove, per supe-
mento per gestire la paura. Per lo studioso l’identità è una rare, uscendo dalla logica dell’identità, troppo riduttiva per
lotta contro la frammentazione e la dissoluzione e un atto collocare i soggetti nel sociale bisogna guardare al altro,
estremo di autoconservazione nel tentativo di assimilare l’apertura all’alterità, anzi il bisogno di alterità che, spesso in
l’altro a sé. modo molto dialettico, si intreccia quasi inestricabilmente con
l’esigenza di identità”.
La costruzione dell’identità è guidata dalla cultura
della società e del gruppo a cui si appartiene. L’identità è il campo aperto in cui si svolge la battaglia
che permetterà il confronto con l’alterità e il riconosci-
“nella prima fase della nostra formazione, l’identità viene mento e la nascita del sentimento di appartenenza.
costruita utilizzando tali risorse culturali ed essa costituisce an-
che un modello etico-normativo, in quanto comporta un insieme La necessità di prevalere ha fatto sì che l’identità di-
di regole e di valori che discendono da quella stessa definizione. ventasse il terreno in cui rivendicare un’appartenente su-
La coscienza di sé, che né la filosofia né la scienza sono ancora periorità. Nonostante l’indeterminatezza del sé, le identità
riuscite interamente a spiegare, si manifesta inizialmente come hanno saputo fungere da passe-partout per affrontarla loro
consapevolezza di poter non esserci più. La coscienza è aper- insicurezza ontologica, la loro relazione con l’altro e la
tura all’esperienza del tempo nelle sue dimensioni di passato, loro stessa esistenza.
presente e futuro”.
“nella situazione di crisi delle identità individuali e collet-
È sufficiente osservare ed analizzare il portato del su- tive tradizionali e di perdita del controllo delle istituzioni poli-
prematismo, come purezza e autenticità. Il suprematismo tiche nazionali derivanti dal processo di globalizzazione, una
appare corredato da un tipo di etica assolutamente e aper- spiegazione delle spinte di tipo particolaristico va, quindi, an-
tamente differenziata. Riguardo il caso opposto, quello di che colta nella reazione psicologica che muove gli individui e i
una massima apertura, Giddens affermava che: gruppi a cercare forme di identità e di appartenenza più imme-
diate ed emotivamente significative, di tipo etnico, religioso o
“una persona può far uso della diversità per crearsi una de- comunque legate a dimensioni locali”.
terminata identità, che integri in modo favorevole elementi de-
rivanti da ambiti diversi in una narrazione integrata. Così una Accade che i soggetti contemporanei si trovino di
persona cosmopolita è esattamente quella che trae forza dal fronte a un mondo quanto mai aperto e fruibile e dimidiato
sentirsi come a casa propria in una molteplicità di contesti di- tra due spinte opposte, a spinta ideale che lo lancia in un
versi”. mondo globale. La spinta particolaristica che cerca nella
E ancora Turnaturi: difesa dell’identità un retrocedere davanti a un mare tanto
aperto- quando queste paure si materializzano si verifi-
“l’identità diviene non solo il luogo di tutti i conflitti, il cano le condizioni per cui:
punto di partenza per differenziarsi e spesso opporsi a tuti co-
loro che non sono ascrivibili sotto lo stesso segno identitario. “quando l’identità individuale viene ricondotta all’apparte-
Da questa centralità dell’identità si dipartono due diversi per- nenza di gruppo, l’identità di quest’ultimo viene ad assumere
corsi: uno indirizzato alla affermazione solo di sé stessi e di co- un carattere assolutizzato che compromette non solo la possibi-
loro che condividono gli stessi tratti naturali, geografici, etnici, lità di sviluppare un’identità personale, ma anche la prospettiva
razziali o di genere e che porta al particolarismo, all’egoismo di integrazione dei diversi soggetti nella società più ampia. Il
e alle più recenti teorie comunitariste. L’altro percorso possi- fatto che l’identità particolaristica tenda ad essere posta al di
bile è indirizzato alla condivisione delle proprie esperienze e sopra dei valori universali dell’essere umano determina un’ero-
coniuga i propri interessi ed i propri desideri con il riconosci- sione dei diritti fondamentali, con il rischio di accentuale le ten-
mento dell’altro come soggetto portatore di diritti e di passioni: sioni sociali, al limite fino a forme di fanatismo terroristico, che
questo percorso conduce a nuove forme di solidarietà”. pongono a repentaglio, non solo le forme democratiche della
convivenza, ma anche il mantenimento di un qualunque tipo di
L’identità è il dispositivo dinamico e più apertamente ordine sociale”.
plasmabile perché ci si educhi alla convivenza e si eserci-
tino principi etici non biecamente protezionistici ma idea- La chiusura di stampo identitario svuota di significato
listici. l’identità personale che si adagia e si atrofizza su quella
del gruppo. L’indifferenza verso gli altri non denota una
LE ETERNE DOMANDE semplice mancanza di curiosità ma anche una mancanza
Alle domande chi sono io, cosa sono io, cosa sono io per di riconoscimento, una totale svalutazione e disumanizza-
te. Non si sono formulate risposte esaustive. Le azioni e le zione del soggetto e del gruppo che non sono umani
alchimie che nascono sono imprevedibili e a questo non ci quanto i detentori dell’identità del gruppo cui si afferisce.
si riesce ancora a rassegnare. Il campo dell’identità è “occorre rilevare che la lotta per le risorse e quella per il
quello su cui ci si concentrerà maggiormente. Nonostante riconoscimento sono spesso strettamente legate tra loro e che i
l’apparente gestibilità, resta comunque un ambito ri- conflitti di interesse tendono a essere tradotti in conflitti di iden-
schioso, insidioso. Remotti sintetizza le trappole e gli tità. In molti casi, il ricorso all’identità non è che la copertura
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Sociologia generale Appartenersi
ideologica di interessi economico-politici, l’unica possibilità capire e poi gestire. Ogni scelta si sviluppa seguendo la
per uscire da questo tipo di conflitti sembra debba inevitabil- guida che porta all’esclusione delle variabili negative, si
mente essere cercata nella realizzazione di condizioni di rico- verifica nella scelta del disegno della società da creare,
noscimento in grado di superare il carattere conflittuale delle parte necessaria è l’omogeneità del gruppo e si può es-
politiche identitarie”. serne la narrazione. Chi non ne farà parte è posto su di un
Il carattere distruttivo e assolutizzante mira ad avere il piano subalterno. Molto raramente i gruppi omogenei ar-
controllo su uno o più gruppi subalterni senza mai elimi- ticolano un desiderio di alterità. In un processo di ricono-
narli del tutto, perché nel caso non esistessero più, il con- scimento selettivo e generativo dell’alterità, è la perce-
flitto da esterno diventerebbe interno. zione o la costruzione sociale del fenomeno che ne deter-
mina il suo grado di pericolosità. Il processo di inclusione
“l’impossibilità di ridurre l’altro a puro rappresentante di ed esclusione è opera di una scelta.
una società nazionale o di un gruppo o alla mera funzione di
ruolo favorisce lo sviluppo dell’identità personale e il senso di “affermare che molte forme di identità collettive sono prive
responsabilità verso l’altro, a partire dal carattere costitutivo di fondamenti storici reali e che pertanto non costituiscono dati
del con-essere che non elimina la diversità”. essenziali inscritti nel carattere degli individui, può avere un
valore all’interno dei dibattiti accademici, ma non ne attenua
È indispensabile andare oltre i limiti oppositivi gli effetti pratici. I richiami alle origini e alla purezza sono in
dell’identità ricordando quale sia il meccanismo genera- realtà proiezioni all’indietro di aspirazioni quanto mai attuali”.
tivo alla sua base. Mercanteggiare la legittimità dell’iden-
tità può portare solamente a costruire una società di disu- Il modello incontaminato è sia un sogno sia un incubo.
guaglianze e di violenza che da latente, diventerà manife- Se da un lato, la propria autorappresentazione diventa in-
sta. consapevolmente l’universale di riferimento, dall’altro, se
questa non corrisponde perfettamente alla realtà, crea ran-
Con le società stanziali che vivevano nelle città e lo cori, epurazioni e crescente solitudine.
sviluppo degli scambi economici, l’ordine è basato su ge-
rarchie più complesse, il senso di identità non era più de- Ezra Pound da creativo afferma che “il pensare divide, il
terminato unicamente dal vincolo di sangue. L’illumini- sentire unisce”. È necessaria un’azione d’ascolto empatico
smo, in seguito, pone e immagina un’integrazione più am- per generare un nuovo tipo di società inclusiva e giusta.
pia, i diritti civili diventano e rimarranno la pietra miliare Creare implica la consapevolezza che il proprio prodotto
della comunità moderna. Secondo Luhmann l’integra- sarà complesso. Nell’atto del creare si ripone una fede po-
zione della società capitalistica si concretizza attraverso la sitiva, che sarà utile per arrivare alla fine. Dividere è più
crescita infinita. L’integrazione sociale è possibile quando semplice, comporta un percorso lineare e veloce, ma
una identità è ritenuta degna e quindi riconosciuta nel suo escludente. Il rapporto tra sé e alter è generativo di senso
valore in virtù del suo capitale sociale, relazionale o eco- e allontanare, escludere ciò che è diverso da noi o che non
nomico. Le identità si sono mercificate mutandosi in por- sembra ottimale è una strategia che riduce la capacità di
tatrici d’interesse. Sciolla definisce l’identità come un si- immaginare, di creare e di costruire nuovi scenari. Per po-
stema di significati che gli permette di dare senso alle pro- ter comprendere la nascita del razzismo e dei processi di
prie azioni ai propri occhi e a quelli degli altri di operare integrazione, bisogna partire dal concetto di alterità.
scelte e di dare coerenza alla propria biografia esprimendo ALTERITÀ
un sistema di riconoscimento e auto-riconoscimento.
“il senso di sicurezza o la paura verso l’altro sono l’espres-
ALTERITÀ sione della fiducia che una comunità ha in sé stessa. Se crede
nella propria capacità di integrare altri individui al proprio in-
INSIEME O CONTRO terno, si ha un atteggiamento di apertura verso lo straniero, non
L’essere umano ha caricato di infiniti significati l’atto si teme la sua cultura”. Per vivere insieme è necessario tor-
del dividere, che è diventato il metodo principe per tentare nare a percepire l’alterità come una possibilità reale e na-
di capire il funzionamento delle cose. L’atto del dividere turale e non come una fonte di paura per un potenziale at-
sembra offrire la possibilità di individuare e isolare l’es- tacco. L’identità dovrebbe avere un certo grado di sicu-
senza della questione. La rincorsa al sapere specialistico rezza interna senza la quale si sente esposta ai rischi di un
ne è stata la logica conseguenza. Ha dischiuso davanti a attacco. Ricoeur affermava che l’altro era percepito come
occhi sorpresi una complessità non meno densa, che un pericolo sia per l’identità personale sia per quella col-
spesso sembra meno comunicabile al di fuori di piccole lettiva. “sono appunto le umiliazioni, le ferite reali o immagi-
cerchie. “Sì come ogni regno in sé diverso è disfatto, così ogni narie alla stima di sé, sotto i colpi dell’alterità mal tollerata,
ingegno diviso in diversi studi si confonde e indebolisce ” reci- che conducono dall’accoglienza al rigetto, all’esclusione, il
rapporto che il sé intrattiene con l’altro”. Simmel descrive il
tava Leonardo da Vinci. I limiti del dividere per capire non
hanno reso meno attraente l’impulso a continuare per que- meccanismo nel suo primo apriori, mirato a rispondere
sta strada, che si è fatta col tempo forma mentis. Dalla di- alla domanda cruciale “Com’è possibile la società?”. L’altro
visione deriva la certezza vi siano percorsi corretti o sba- è destabilizzante, non se ne conosce l’identità e non può
gliati nettamente divisi, nasce l’esigenza della scelta. essere titolare di aspettative: “l’Altro è qualsiasi cosa possa
minacciare la solidarietà dell’Io, il termine di paragone che può
L’atto del dividere diviene assurto a criterio, è utile per mettere in crisi le riduzioni strumentali della realtà e dimostrare
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Sociologia generale Appartenersi
concretamente la relatività dei propri valori”. Con l’aumen- rispetto a chi viene considerato qualcosa di meno. Le di-
tare delle differenze, cresce il timore che raggiunge livelli versità privilegiate saranno: la razza, l’etnia, la ricchezza,
massimi quando si verifica la totale diversità. Il movi- il potere o una caratteristica precisa. Afferma Cesareo:
mento è diventato sospetto nel corso della storia.
“è stato storicamente verificato il processo per cui la no-
La stanzialità è stata sinora considerata come una con- zione di differenza tendeva a essere sostituita da quella di ugua-
quista fondamentale lungo il cammino evolutivo nel qua- glianza, ovvero che il potere pubblico si impegna a sostenere e
dro di una rappresentazione di breve respiro della storia a garantire il più possibile l’eguaglianza civile quale fondamen-
dell’umanità. tale diritto di cittadinanza individuale, in cambio di un confina-
mento delle differenze in ambito privato, rendendole così irrile-
“la nostra avventura culturale e morale nel mondo è iniziata vanti sotto il profilo politico e sociale. Annullare anche solo a
millenni prima della Grecia, dell’Egitto e di Babilonia. E gli livello ufficiale le disuguaglianze è un processo che porta len-
anni segnati dalla sopraffazione e dalla schiavitù, nella storia tamente a destrutturarle, al sorgere di una cultura e di un senso
dell’uomo, sono in fondo pochi, se comparati al nostro orizzonte civico più alto che determina una marginalizzazione della pro-
di Homo sapiens sapiens. Con ogni probabilità la schiavitù di- blematica che viene percepita come potenziale pericolo per il
venne una modalità naturale solo in seguito all’affermarsi mantenimento dell’unità dell’assetto societario. Il possesso
dell’agropastorizia e dell’uso del ferro. Sono convinto che la della cittadinanza civile, peraltro, non si è mai tradotto in una
violenza e la prepotenza umane non siano costitutive, ma siano eguaglianza sostanziale anche nei paesi più sensibili ad essa:
in gran parte frutto di un sistema di dominio che fa sì che alcuni all’interno delle democrazie occidentali si è pertanto rafforzata
ristretti gruppi umani siano i principali destinatari di beni e ric- una nuova modalità di differenza, quella costituita dalla inegua-
chezze e altri, la stragrande maggioranza, siano meri strumenti glianza”.
piegati in modo più o meno coatto ai bisogni dei primi”.
È una questione che accompagna la Modernità sin
Sulla scorta del pregiudizio positivo a favore della sta- dall’inizio e che rileva l’utilità di un approccio complesso
bilità e della conseguente esigenza di erigere confini che a due fenomeni che non sono alternativi, ma complemen-
le diano una percepibilità concreta, la divisione dei terri- tari e contemporanei. Come Simmel ha mostrato questo
tori ha reso sempre più difficile il passaggio delle frontiere approccio potrebbe superare le difficoltà insite nel frain-
per coloro che non hanno un piano più che razionale da teso universalismo di cui si è già discusso e potrebbe por-
implementare nel luogo in cui si stanno recando. Per que- tare a una nuova concezione dell’equilibrio dinamico che
sto si parla in modo poco lusinghiero dei nomadi. Il conti- lega i due momenti.
nuo movimento viene percepito come innaturale, inaccet-
Al momento dell’incontro tra diverse identità è molto
tabile. Secondo Geremek, l’arrivo di gruppi in Europa nel
XV secolo si verificò qualcosa di simile a uno choc psico- difficile che queste si pongano su di uno stesso piano.
sociale e non si può ancora affermar che la cosa sia supe- Con il termine alterità, si indica l’altro da sé, un sog-
rata. Lombroso nel suo L’uomo delinquente, descrive gli getto che è diverso. In filosofia, l’alterità come l’identità
zingari: sono due concetti ben definiti e specifici. Per comprendere
meglio questi due termini, è necessario ripercorrere le
“sono l’immagine viva di una razza intera di delinquenti, e
ne riproducono tutte le passioni e i vizi. Hanno in orrore tutto tappe che hanno portato alla costruzione e alla consolida-
ciò che richiede il minimo grado di applicazione; sopportano la zione del concetto di alterità, mettendo in evidenza il pos-
fame e la miseria piuttosto che sottoporsi ad un piccolo lavoro sibile dià-lego e cercando di porre e risolvere l’interroga-
continuo; vi attendono solo quanto basti per poter vivere sono tivo sulla valenza dei paradigmi et-et e aut-aut come stru-
ingrati, vivi e al tempo stesso crudeli. Amanti dell’orgia, del ru- menti di conoscenza.
more, dei mercati fanno grandi schiamazzi; feroci, assassinano
senza rimorso, a scopo di lucro; si sospettarono, anni orsono, Come Simmel ha mostrato, la persona è frutto delle sue
di cannibalismo”. relazioni con l’altro. L’altro conferisce la responsabilità di
scegliere di essere, definendosi nella sua unicità. Il filo-
L’orrore misto a fascinazione rispetto a questa speci- sofo danese Kierkegaard chiama angoscia il sentimento
fica alterità racchiude in sé giudizi negativi di ogni tipo. del possibile.
Come afferma Colocci:
“paradossale è la condizione umana. Esistere significa po-
“il Nomadismo nell’uomo elevato allarga lo spirito, lo ter scegliere, esistere significa essere possibilità. Questo non
educa alle intuizioni più vaste, nell’uomo inferiore, come nello costituisce la ricchezza, ma la miseria dell’uomo. La sua libertà
zingaro fomenta l’instabilità del carattere, lo disusa al lavoro di scelta verso il mondo non rappresenta la sua grandezza, ma
costante e gli facilita la cupidigia per la roba d’altri e per la il suo permanente dramma. Egli si trova sempre di fronte all’al-
donna altrui. Nell’uomo inferiore il Nomadismo distrugge ogni ternativa di una “possibilità che sì” e di una “possibilità che
idea di Patria”. no” senza possedere alcun criterio di scelta. E brancola nel
buio nella permanente indecisione, senza riuscire ad orientare
Da queste riflessioni, emerge come i concetti di ugua- la propria vita in un senso o nell’altro. Ogni uomo, per quanto
glianza e differenza non siano e non possano essere con- poco intelligente sia, per quanto bassa sia la sua posizione nella
siderati meri concetti filosofici statici, ma come siano vita, ha un bisogno naturale di formari una concezione di vita,
specchio di una realtà umana rielaborata continuamente una rappresentazione del significato della vita e del suo scopo.
dalle comunità. Queste distinguono i gruppi e le colletti- Ognuno ha bisogno di aprirsi al mondo delle tante possibilità
vità, determinano la distribuzione del potere e definiscono per farsi sé stesso”.
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Sociologia generale Appartenersi
Simmel ha perseguito la valorizzazione della cultura limita il soggetto-me per cui tentare di costruire relazione
soggettiva e del suo dispiegarsi nella Bildung come anti- autentiche non è giusto. La nausea sartriana è il sentimento
doto a questa angoscia del possibile. La scelta sa essere che sopraffà l’uomo quando scopre un mondo privo di
declinazione e l’altro sa essere la luce che illumina la senso. Ed è questo sentimento di sopraffazione che giusti-
strada. fica la conflittualità. Bisogna ammettere che:
“non c’è un soggetto senza mondo. Noi non potremmo mi “l’alterità non parte dall’identità fissa, dal medesimo, pen-
realizzare noi stessi se rimanessimo un io solipsistico. Ma l’es- sare l’altro significa pensarsi come altro, accettarsi come di-
sere nel mondo è anche essere tra gli altri. Così l’Esserci, a versi, come differenti, come parzialità, come luogo di conflitti e
causa del modo di essere che gli è proprio, tende a comprendere di molteplici possibilità. Il medesimo è considerato insieme
il proprio essere in base agli enti con cui si rapporta in linea all’ipseità e la ricerca non è tanto di riferimento a valori
essenzialmente costante, cioè in base al mondo e agli altri”. astratti, ma a condizioni che rendano possibili i valori. Non c’è
etica senza aperture all’altro e non si fonda su norme astratte
Per il filosofo, la comprensione è la naturale facoltà ma sulla relazione per cui l’Io è responsabile prima di essere
dell’Esserci di relazionarsi all’altro, di essere proiettato libero, è la responsabilità che apre alla libertà non viceversa ”.
fuori da sé per “progettare il mondo stesso e prendersi cura
delle cose del mondo e degli altri”. Il valore dell’esistenza è Il concetto di alterità si serve delle logiche divisive per
una relazionalità creativa e diffusa che parte dal sé per an- costruirsi, il sé si costruisce a partire dalle differenze con
dare incontro. L’alterità implica un’analisi di tipo etico e l’altro, che spesso trasforma, in devianze, alimentando
morale. Se la relazione con l’altro, viene istaurata solo al pregiudizi. Bisognerebbe imparare a percepire l’alterità
fine di ridurlo a concetto, comporta l’impossibilità di co- come qualcosa di destabilizzante. Sartre la vede come
gliere il valore dell’altro e della relazione stessa. Preten- conflitto necessario al sé per costruirsi. Ma, quello che si
dere di conoscere l’altro è un errore. è tentato di dimostrare, è come l’alterità possa essere stru-
mento di conoscenza, pensare all’altro significa pensarsi
“l’altro che mi viene incontro si presenta a me principal- come altro e prendere coscienza dei conflitti, delle diffe-
mente come volto, come eccezione assolutamente irripetibile, renze, delle parzialità del proprio sé.
come quell’unicità insostituibile e non intercambiabile che lo
rende Altro e che ha in sé, per me, la dimensione del mistero. LA PROVA DELLE MIGRAZIONI
L’Altro è qualcuno che non è me, e qualunque mio tentativo di
Negli ultimi anni, si è assistito in Europa all’esacerba-
ricondurlo all’ovvio, al consueto, al conosciuto, risulta un ten-
tativo di decostruzione sul nascere della formidabile unicità del zione di un sentimento anti-immigrazione, che ha impli-
volto che l’Altro è. Per comprendere il non-io, occorre trovarvi cato una forte problematizzazione del concetto di integra-
un accesso attraverso un’entità, un’essenza astratta che è e non zione e anche di quelli di appartenenza e cittadinanza.
è. È qui che si dissolve l’alterità dell’altro. La conoscenza con- Questa esacerbazione, questa problematizzazione ha una
siste nel cogliere l’individuo che soltanto esiste, non nella sua doppia implicazione, per l’immigrato comporta l’essere
singolarità che non conta, ma nella sua generalità, di cui sola- percepito in maniera benevola o potenzialmente ostile.
mente si dà scienza”. L’autoctono deve scegliere se includere, tollerare, inte-
L’autore afferma che si realizza un’alterità non auten- grare lo straniero. L’importanza data alla scelta lessicale
tica, strumentale, perché “l’Altro non può divenire nostro, può sembrare non fondamentale, ma a seconda dell’appel-
non può divenire noi, è sempre inaccessibile, è sempre futuro, lativo che si utilizza, si creano percorsi del pensiero e at-
l’altro è una piena e suprema libertà”. È anti-etico e antiu- tuazioni di questo nella società, nelle politiche e applica-
mano oggettivare l’altro, decostruirlo. Solo conservando zioni diverse nel concetto stesso di Stato e di cittadinanza.
la propria identità e la propria libertà si può parlare di al- Si continua a scrivere una storia delle migrazioni, se-
terità per poi creare, attuare una vera relazione. guendo le vite, le vicende di migranti di seconda, terza e
quarta generazione. In questo modo, non si fa che dimo-
Il pensiero di Lévinas non è stato in grado di scalfire il strare di non considerarli cittadini dello stato di residenza.
pensiero più pessimistico relativo all’alterità. Quello di L’attribuzione di queste etichette sottolinea il fatto che
Sartre, per cui ogni oggetto tende ad annullare l’altro con essi mantengono ancora un certo grado di alterità, che il
cui si relaziona nel tentativo di dar senso e avere più senso loro essere non è pura espressione dell’essere autoctoni,
in sé. La facoltà nullificatrice dell’uomo è un ischio e una sono ancora gli altri.
condanna. La relazione tra i soggetti esistenti è uno
sguardo giudicante e nemico. Le teorie migratorie risentono di questa costruzione so-
ciale del reale e di fatti articolano analisi e pensiero se-
“lo sguardo dell’altro genera un depauperamento della condo la declinazione della tendenza divisiva del sapere
sfera delle mie possibilità: io vengo limitato per il fatto di tro- che ne limita la comprensione. La migrazione viene stu-
varmi in un contesto di persone che mi osservano, che mi danno
diata dividendo i gruppi in target, operando una distin-
significati, e così restringono l’ambito della mia autentica pos-
sibilità esistenziale. Se poi sono sorpreso a guardare dal buco
zione tra i paesi di immigrazione e quelli di emigrazione.
della serratura provo oggettiva vergogna perché mi sento eti- Le migrazioni mostrano i primi problemi propria a partire
chettato, definitivamente giudicato: la mia libertà si perde per- dalla loro definizione, si parla di invasione di poveri, di
ché il giudizio che è stato dato di me mi trasforma in cosa”. persone disperate, di forza lavoro. È necessario offrire una
precisazione riguardo i termini e i concetti di migrante e
In Sartre l’alterità è conflitto, l’altro è un soggetto che straniero che non sono sovrapponibili. La figura dello
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Sociologia generale Appartenersi
straniero ha sempre avuto una certa allure, è il viaggiatore moderne si trovano a vivere e a operare in un contesto di
che viene da lontano, ma non è tanto diverso da noi; l’im- emergenza sanitaria e di crisi economica, ma uno degli ar-
migrato viene percepito come portatore di una doppia al- gomenti più trattati è la spesa pubblica per gli immigrati.
terità, è straniero e povero. la differenza in quanto a cul- Le migrazioni sono descritte come un fenomeno eccezio-
tura, lingua, storia, che rappresenta parte della sua identità nale da affrontare con misure drastiche. L’opinione pub-
è avvertita ed esaminata. La concettualizzazione del ter- blica è divisa tra chi è ostile alla questione e chi si di-
mine immigrato è apparso sulle testate nazionali nella se- schiara favorevole all’accoglienza. La divisione talmente
conda metà degli anni ’60. Si può dividere il periodo dagli marcata da far apparire entrambe le posizioni discutibili.
anni ’60 ad oggi in tre fasi che cambiano a seconda del L’esclusione dei migranti si svolge su di un piano che è
grado di conoscenza e percezione del fenomeno: anche simbolico, si fa lotta accesa per la difesa dell’iden-
tità:
1) Dalla seconda metà degli anni ’60 al decennio ’80;
“non dispone solo delle consuete forme di difesa dei confini,
2) Dagli anni ’80 alla dine degli anni ’90;
ma di una simbologia che trasforma la distinzione puramente
3) Dalla dine degli anni ’90 ad oggi. empirica tra noi e loro in una contrapposizione ontologica, tra
mondo radicalmente opposti. Prima ancora di essere discrimi-
Nel primo periodo si incontra una figura dello straniero nati nei fatti, migranti e profughi sono discriminati dal linguag-
connotata da caratteristiche diverse da quelle di chi sarà gio che la nostra società escogita per rappresentarli”.
definito in seguito immigrato. Questo soggetto è ben inte-
grato nella società italiana e nella sua élite. L’immaginario È la tautologia della paura ad impedire che il migrante
dell’espatriato facoltoso è connesso a qualità come la ra- possa essere percepito come cittadino futuro potenziale.
zionalità e l’emancipazione e capacità in campo econo- La percezione della insicurezza rimane un segno inequi-
mico e politico. Bisogna ricordare che l’Italia è la patria vocabile del rischio. Chi vive nel Paese ospitante si trova
della brava gente, persone affabili e calorose che hanno preda di stereotipi e pregiudizi. Una parte di questi nasce
vissuto in prima persona la realtà dell’emigrazione. Que- dalla differenza che intercorre tra straniero e migrante. Lo
sta percezione dello straniero è molto simile a quella de- straniero è colui che sceglie il Paese di arrivo e che porta
scritta da Simmel e Sombart. È il protagonista del cambia- con sé un bagaglio che potrebbe arricchire chi lo ospita. Il
mento sociale nel paese ove giunge diventa imprenditore suo rapporto con il contesto d’arrivo è di tipo elettivo, non
di successo grazie al suo eccellente capitale umano: è dettato da alcuna necessità, non verrà percepito come un
peso. L’immigrato pone sin da subito delle difficoltà in-
“lo straniero è vincitore: è il proto-borghese cui si guarda terpretative, il suo è un rapporto di necessità, dettato dalla
con ammirazione. È colui che, in parte per quello spirito di in- ricerca di un luogo dove gli sia possibile vivere in condi-
dipendenza e quella vitalità che ne hanno fatto un oppositore in zioni migliori rispetto al suo paese d’origine. Continua a
patria, un viaggiatore, uno sperimentatore, in parte per le limi-
mantenere un rapporto con quest’ultimo e viene percepito
tazioni cui è stato sottoposto da parte dell’ambiente sociale, rie-
sce ad imporre sé stesso e una nuova forma di organizzazione come profittatore di condizioni di vita migliori. L’identità
socioeconomica”. degli autoctoni viene per questo motivo contrapposta a
quella degli immigrati e viene mostrata in contrapposi-
Comincia a delinearsi la figura sociale che andrà otto zione rispetto all’alterità. Laplantine scrive:
l’etichetta di immigrato. La necessità di una differenzia-
zione ha attivato questo passaggio lessicale e concettuale. “essa appare come qualcosa di duro, netto definitivo, qual-
cosa su cui ci si può aggrappare o abbarbicare l’identità è un
Il linguaggio che presenta i due profili si differenzia e sco-
pensiero in cemento armato. nella cristallizzazione che essa
pare l’allure de charme dello straniero, l’immigrato è le- produce distorce la realtà, la quale si presenta sempre in pe-
gato ai racconti di condizioni del mercato del lavoro. renne divenire. Questo tipo di identità è condannata a vedere
L’immigrato non è ancora un criminale. Viene presentato l’estraneo e gli stranieri come ‘modalità assurde dell’essere o
come un disperato che lotta per la sopravvivenza. Solo in come potenziali nemici’”.
seguito compariranno come autori di atti criminosi e meno
come vittime. Si realizzano rappresentazioni sociali simili Le migrazioni internazionali vengono affrontate da
a una galleria di stereotipi capace di indurre una reazione ogni punto di vista possibile e con l’ausilio di strumenti e
automatica di solidarietà o apprensione. Un mutamento ef- metodi delle scienze più disparate. Come afferma Aime,
fettivo accade agli inizi degli anni ’80. Il tema delicato le analisi delle migrazioni tendono a basarsi su categorie
viene ora trattato con la brutalità crescente di un confronto che non ne favoriscono la comprensione perché troppo
politico polarizzato e genera conflitto sociale, acquista un astratte lontane dal quotidiano della maggior parte della
suo codice e una sia terminologia, diventando una vera e gente. Come suggerito da Wolf, “è un errore considerare
propria rappresentazione sociale. Il sentimento ambiva- l’emigrante come il portatore o il protagonista di una cultura
omogeneamente integrata che egli può mantenere o rifiutare nel
lente suscitato dalla figura dell’immigrato rimane una co-
suo complesso”. Il preteso attacco all’identità viene perce-
stante. Durante la crisi economica, gli autoctoni comin-
pito in maniera diversa a seconda della figura che si
ciano a guardare con diffidenza il tentativo di integrazione
prende in considerazione.
politica, sociale ed economica, cominciano ad opporre re-
sistenza. Questo sentimento rimane, diventando un ele-
mento strutturale delle società moderne. Le società
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Sociologia generale Appartenersi
IL MONOLOGO DELL’IDENTITÀ E TENTATIVI D’INTEGRA- risultante della costruzione dialogica del sé. L’autrice af-
ZIONE ferma:
Le identità a confronto si sentono spesso sotto attacco. “non credo alla purezza delle culture, così come non credo
Alcuni soggetti hanno elaborato una strategia difensiva, alla possibilità di individuarle come totalità significativamente
che si attua attraverso la negazione dell’identità dell’altro discrete. Piuttosto guardo a esse come a complesse pratiche
nel tentativo di affermare la propria. In questo modo si fi- umane di significazione e rappresentazione, organizzazione e
nisce per cadere nella stessa trappola, la convinzione di attribuzione, frazionate al proprio interno da narrazioni in con-
avere un’identità immutabile, porta a credere che una delle flitto”.
due sarà messa in pericolo come affermato da Vattimo, il Le dimensioni dello stare-insieme assicurano e conso-
pensiero unico viene utilizzato come forma di violenza, lidano la consistenza dei diversi tessuti sociali, ma la mo-
impedendo il riconoscimento della realtà per quella che è, dernità le ha rimosse; quindi, la stabilità della società è di-
imprevedibile. Quello che dovrebbe essere dialogo di- ventata sempre più difficile da conservare e preservare. Si
venta un confronto tra monologhi e il pensiero si fa stru- può affermare che i processi d’integrazione siano stati
mento di violenza. La ragione causa conflittualità armate ideati in modo tale da tentare il ripristino dell’ordine e
in difesa dell’identità forte impedendo il riconoscimento della stabilità in un susseguirsi di azioni che si ponessero
di pari dignità. Il conflitto divide e isola, la stessa identità l’obiettivo di introdurre l’alterità ai soggetti in contatto per
diventa vuoto simulacro. arrivare ad un dialogo. Sciortino afferma che:
“la solidarietà tra i gruppi assicura l’equilibrio identitario, “se si consulta il principale compendio delle scienze sociali
mentre può accadere che proprio per un eccessivo senso iden- post-belliche, l’International Encyclopedia of the Social Scien-
titario, si alzino barriere che impediscono aperture verso altri ces, si può rilevare come l’uso del termine integrazione sia ri-
gruppi, dando luogo a tensioni che possono sfociare in forme di servato principalmente alle:
comportamento conflittuale. Anche a livello nazioni, la dina-
mica che ha dato luogo a queste forme di incomprensione si è - Capacità di coordinamento tra gli attori in piccoli
basata su una forte identità dei rispettivi gruppi. Se è vero che gruppi;
un senso di appartenenza a un gruppo o comunità può conside- - Coerenza ed interdipendenza tra le istituzioni proprie di
rarsi un’opportunità e una risorsa, non è escluso che si creino una collettività, di un sistema sociale.
condizioni di emarginazione per soggetti appartenenti ad altri
gruppi”. Quando si parla di integrazione ci si riferisce a qualcosa di
simile a quanto oggi viene definito ‘coesione sociale’”.
Cavalli Sforza ha coniato il neologismo noismo per
cercare di sfumare criticamente la logica del Noi. Il ter- Piuttosto esisteva un gruppo di termini distinti, ognuno
mine noismo permette una comprensione più raffinata, ef- dei quali rinviava a un preciso approccio teorico:
ficace. - Assimilazione, che prevede che gli immigrati ab-
“we-ness è un senso del sé che si estende al noi, fino a in- bandonino la propria cultura per adottare quella
cludere un’appartenenza anche molto ampia, ed è questo che della comunità ospitante;
propongo di circoscrivere con il termine noismo. Il noismo è la
- Assorbimento, che pone la completa perdita di
funzionalità delle nostre azioni nei confronti del gruppo sociale
l quale apparteniamo, il quale ispira sentimenti diversi in vari identità dei gruppi entro il sistema sociale assor-
altri individui appartenenti ad altri gruppi. Questa apparte- bente;
nenza identitaria, che comporta un gruppo piuttosto ridotto, è il - Acculturazione o inculturazione, per la quale ha
livello più piccolo del noismo, dopo la famiglia. Dalle tribù di luogo l’adozione autonoma da parte dei migranti
caccia in avanti, le organizzazioni del noi sono fondamentali
della cultura della società ospite;
per la formazione del gruppo sociale. L’estensione del concetto
di noismo comprende sia la parte positiva sia negativa del do- - Inclusione, che si articola nella quattro fasi ideali
minio del noi, e utilizza l’empatia come una potente forma di della dimensione territoriale, della partecipazione
comunicazione ed evoluzione culturale, ma anche di oggettiva- ecologica, dell’appartenenza sociale e della confor-
zione e strumentalizzazione dell’altro”. mità culturale ed è un processo complesso;
È convinzione comune che si possano ridurre i con- - Incorporazione, che dipende dalle pratiche istitu-
flitti. Alterità, diversità e identità non sono questioni zionali che normano i percorsi di integrazione e
nuove nel dibattito sociologico. Attualmente i processi di adattamento dei gruppi.
integrazione sociale sono entrati in crisi a causa di una
lotta più feroce tra identità, “la presenza degli stranieri non Quello che emerge è che l’uso del termine integrazione
è più un problema transitorio cui opporre rimedi, e la questione in riferimento ai flussi migratori era raro. Gli studiosi dei
non è più come disfarcene; oggi il problema risiede nel come flussi migratori utilizzavano un complesso di termini di-
convivere per sempre, giorno per giorno, con l’estraneità ”. I stinti.
conflitti identitari si allargano alla dimensione culturale,
“sotto il profilo storico, quello che caratterizza l’esperienza
argomento centrale degli studi della Benhabib. La studiosa dei principali paesi d’immigrazione dell’Europa occidentale, è
individua nella dimensione culturale un punto fondamen- l’assenza, sino a tempi recenti, di interesse per le conseguenze
tale della questione in quanto generativo di senso e di lungo periodo delle scelte migratorie. Sino a metà degli anni
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Sociologia generale Appartenersi
’80, si può dire che l’integrazione degli immigrati fosse un tema confrontarsi con il cambiamento sociale e con i nuovi re-
di policy del tutto marginale”. sidenti del territorio. Organizzazioni religiose e del terzo
Nel periodo dei trent’anni gloriosi dello sviluppo post- settore giocano un ruolo cruciale nell’erogazione dei ser-
bellico, l’esigenza di soddisfare la domanda di lavoro non vizi e nel concerto con gli enti locali. Il migrante vive
qualificato è stata tale da far superare il precedente rifiuto l’esclusione dal sistema-paese ed è costretto a definirsi
di reclutare lavoratori razzialmente, culturalmente o reli- sulla base di attributi negativi imposti dall’esterno. In que-
giosamente diversi. “Mentre i paesi importatori di manodo- sto quadro si attuano differenti percorsi integrativi che
pera svilupparono politiche pervasive di controllo della popo- spingono verso atteggiamenti diversi, mimetismo sociale,
lazione straniera, a tale sforzo non si accompagnò praticamente chiusura etnica o rifiuto:
alcuna politica volta alla loro integrazione nei paesi riceventi”. “l’integrazione consiste sempre in un processo che necessita
Nel momento in cui gli immigrati sono diventati una di tempo e che non si acquisisce una volta per tutte, ma va co-
categoria riconosciuta e problematica, è cominciato il di- stantemente perseguita. Essa si declina a livello economico,
culturale, sociale e politico. E proprio per questa sua natura
battito su come misurare e monitorare la loro integrazione
multidimensionale, non ci si può limitare a un solo ambito: ogni
all’interno di società già stabili e consolidate. Alla fine de- dimensione si configura come essenziale e dà vita a gradi di-
gli anni ’80, opinione pubblica e decisori politici hanno versi di integrazione”.
cominciato a riconoscere il carattere permanente dei flussi
migratori ed è diventata evidente l’inadeguatezza delle co- In questa definizione, Cesareo e Blangiardo mettevano
noscenze sul fenomeno. Dalla metà degli anni ’90, le in- in evidenza il punto più delicato della questione, l’integra-
formazioni disponibili sono migliorate sia per l’organiz- zione è un processo e potenzialmente reversibile, se non si
zazione degli archivi amministrativi, sia per la promo- pone sufficiente attenzione a dare voce e continuità a fat-
zione di indagini e ricerche specifiche. L’organizzazione tori che si sviluppano a livello micro, meso e macro. La
di un sistema di indicatori genera un mero insieme di co- definizione di integrazione non è stabile per cui si corre
noscenze oggettive e quantitative e molto di rado vengono sempre il rischio di trovarsi nel futuro con una definizione
condotte analisi qualitative che sono necessarie se si vo- meno ambiziosa di integrazione e con delle società molto
gliono valutare gli effetti reali e l’efficacia dell’accogli- meno coese e più instabili.
mento di tali misure e politiche. L’oggettività di questi PREGIUDIZIO E RAZZISMO
studi non sempre corrisponde dalla percezione del feno-
meno. Il rapporto tra gli autoctoni e gli immigrati segue Le relazioni privilegiano rapporti omofili, rapporti con
un andamento dinamico e vario. Tra la fine degli anni ’80 individui simili in termini etnici, socio-economici e cultu-
e gli inizi dei ’90 si è assistito alla criminalizzazione rali. Questa tendenza non è assoluta, viene aumentata da
dell’immigrato dove si volevano negare alcuni diritti fon- un insieme di fattori sia simbolici sia pratici come la se-
damentali agli stranieri sulla base del rischio i un presunto gregazione residenziale o scolastica. Conoscersi è un pro-
conflitto sociale che avrebbe reso difficile la convivenza cesso difficile e l’integrazione non si può ottenere insieme
interetnica. Sovrapponendo la figura dell’immigrato al de- a un titolo giuridico, né può essere la diretta conseguenza
viante si può attuare l’esclusione. Traslando la figura del della presenza prolungata in un territorio.
deviante con quella del povero si alzano quelle barriere “il termine immigrati comporta una valenza implicitamente
che vogliono escludere l’altro per proteggere chi fa parte ansiogena, minacciosa, o comunque peggiorativa: essendo po-
del sistema. veri, questi stranieri arrivano per pretendere aiuto, o per por-
tarci via qualcosa. In ogni caso, li vediamo come meno civiliz-
“ogni classificazione porta in sé un preciso sguardo sul zati, progrediti e moderni a noi. Nei notiziari televisivi, nella
mondo: non esiste una classificazione neutrale, a maggior ra- cronaca nera, negli interstizi della vita urbana, o anche nelle
gione se viene applicata all’uomo. Nella modernità, il processo dicerie incessantemente prodotte sull’argomento cerchiamo e
di disumanizzazione dell’altro si è compiuto attraverso la crea- troviamo le conferme di questa visione”.
zione politico-scientifica di categorie di quasi-bestie o di sotto-
uomini. L’invenzione della sotto-umanità, etichettata dalla I pregiudizi sono formulati prima ancora che un sog-
scienza classificatoria dell’epoca nelle sue gradazioni e percen- getto viva una data esperienza. Questi nascono dalla paura
tuali, è il volto oscuro dell’umanesimo moderno ”. e sono le proiezioni dei timori del soggetto sull’altro. A
Queste politiche di integrazione sono per lo più discon- causa di questi, si tende a svalutare l’alter, attribuendogli
tinue, temporanee, fragili, perché seguono una linea per- condotte devianti, caricandolo di significati, che scorag-
manentemente emergenziale. Da queste politiche è geranno il soggetto e lo faranno desistere dalla conoscenza
esclusa qualunque forma di elaborazione di una riflessione e dal confronto. Portati all’estremo, i pregiudizi sono po-
sulle conseguenze della convivenza. Bisogna fare una di- tenziali generatori di violenze e moltiplicano la loro carica
stinzione su come queste politiche di integrazione si at- quando sostenuti da una credenza comune del gruppo o
tuino e generino conseguenze diverse a seconda che si della società. Il pregiudizio è l’antitesi della conoscenza,
prende in esame il contesto nazionale o locale ogni paese ma è utilizzato distorcendo la dinamica del primo apriori
possiede due velocità. Il contesto nazionale è concentrato simmeliano accentuando le aspettative negative e atten-
sul tamponare gli effetti delle migrazioni e cercare di as- dendosi il peggio da un determinato soggetto o gruppo.
sottigliare i flussi. La politica nazionale è costretta a “il gioco dei pregiudizi e degli stereotipi deve essere letto in
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Sociologia generale Appartenersi
tutto il suo spessore simbolico-immaginale, poiché non si limita 2) Lo stigma come pregiudiziale di discriminazione
a una funzione pratico-strumentale, ma è anche il locus della aperta, il pregiudizio nei confronti dello straniero è
gestione di paure esistenziali consustanziali all’uomo, che pre- tale da rendere il soggetto simbolicamente clande-
cedono ogni cultura e sussistono comunque nel suo seno. Con il stino. Ha effetti sulla natura delle relazioni fra stra-
diminuire del potere coesivo che essa sa esprimere, queste
niero e locali e limita l’accesso di questo alla libera
paure si risvegliano e possono portare al risorgere di antichi
fruizione di risorse della società ricevente;
odi oppure alla formalizzazione di nuovi stigmi ed esclusioni”.
3) Lo stigma come pregiudiziale di discriminazione
La valutazione negativa e aprioristica di tipo emargi-
indiretta, lo straniero non subisce discriminazioni
nante ha qualcosa di virale. Le descrizioni degli italiani
aperte, percepisce che la propria identità nazionale
arrivati negli Stati Uniti tra la fine ’800 e inizi ‘900 recita-
è da considerarsi come fattore screditante. Alcuni
vano: “sporchi, pigri, infidi, dei selvaggi. Dicono che siano de-
diti al furto e violenti pronti a estrarre il coltello alla prima oc- migranti farebbero ricorso alla strategia del mime-
casione”; e ancora: “noi protestiamo contro l’ingresso nel no- tismo sociale che assicurerebbe vantaggi pratici;
stro Paese di persone i cui costumi e stili di vita abbassano gli 4) Lo stigma come ostacolo a un processo intenzionale
standard di vita americani e il cui carattere rende impossibile di auto-assimilazione, lo straniero percepisce la
conservare gli ideali più alti ella moralità e civiltà americana”. propria identità come ostacolo e avvia un processo
L’altro è spesso quell’individuo su cui vengono trasportati di spoliazione di questa per evitare lo stigma;
tutti i mali, i difetti, le distorsioni della società. È per que-
sto che diventa un pieno attacco non solo all’identità, ma 5) Lo stigma come ostacolo all’integrazione culturale
ai principi etici e morali dell’autoctono. del gruppo immigrato, lo stigma legato all’identità
nazionale viene percepito come un ostacolo al rico-
Il desiderio di un mondo prevedibile e uguale è contra- noscimento culturale del proprio gruppo nella so-
rio all’idea di alterità, che viene costruita sulla convin- cietà ricevente. Si tenta di ridurre il più possibile la
zione che se la propria identità è bene, quella dell’altro è percezione di alterità rispetto al proprio gruppo.
male. Quindi il soggetto non è propenso al dialogo, al con-
fronto e all’introspezione e queste mancanze hanno mi- “una delle conseguenze delle discriminazioni dirette è
nato in parte il percorso naturale della relazionalità, della quella di produrre una precisa pressione, altamente percepibile
sul soggetto altro, ad uscire dal proprio gruppo e a distaccarsi
naturalezza e della condivisione:
dai propri con-simili, per poter sfuggire ai processi di margina-
“la lenta ma implacabile globalizzazione della produzione lizzazione a cui altrimenti andrebbe soggetto. Uno degli effetti
di scarti umani, o più precisamente di umani scartati, umani della marginalizzazione dei soggetti altri è quello di portare al-
non più necessari per il completamento del ciclo economico e cuni di loro a rifiutare le interazioni con i propri con-simili, per
perciò impossibili da sistemare all’interno della struttura so- non venire confusi con essi”.
ciale che fa da riflesso all’economia capitalistica”.
La discriminazione diventa una declinazione delle re-
Bauman aggiunge che la produzione di umani scartati lazioni tra gruppi dominanti e subalterni, legittimata dallo
è esistita in ogni luogo in cui questa economia sia stata stesso sistema normativo.
messa in pratica. Le distanze tra gruppi detentori di potere
“in Italia l’affermarsi di una politica sull’immigrazione ten-
e la massa immiserita si allargano. È per questo motivo dente a considerare giustificate differenze di trattamento in ra-
che le politiche di integrazione privilegiano gli aspetti le- gione della cittadinanza e/o nazionalità, ha prodotto un sistema
gati al mondo del lavoro e alla formazione linguistica. Le di norme e prassi illegittime, che hanno inciso e inducono ne-
iniziative antidiscriminatorie e di aiuto nei confronti del gativamente sull’immaginario collettivo e sulla cosiddetta opi-
migrante non vengono favorite allo stesso modo delle nione pubblica, inducendo a ritenere fondata la liceità di com-
prime, le seguono con distacco. Bauman credeva che il ri- portamenti discriminatori. Anche per questo motivo le discrimi-
sveglio di movimenti nazionalisti fosse una disperata e nazioni non sono spesso percepite come tali, nella loro esatta
vana ricerca di soluzioni alternative locali a problemi glo- qualificazione e nel loro disvalore sociale, né dal soggetto
bali. La polverizzazione delle risposte a livello locale non agente, né dalla vittima. Quest’ultima, a volte inconsapevole,
può essere una soluzione praticabile e auspicabile. Rinno- subisce l’altrui comportamento traendone un senso di frustra-
zione e afflittività, ma senza rendersi conto delle giustiziabilità
vamento e accrescimento per tutti, per gli autoctoni e per della situazione patita. Così non solo la percezione del confine
chi arriva oggi e domani rimane. tra il lecito e l’illecito è labile, ma il risultato pratico, la finalità
La differenziazione di carattere negativo e discrimina- della discriminazione, è raggiunta”.
torio dà luogo allo stigma. Romania ne rileva cinque dif- Solo una percentuale bassissima di discriminazioni e
ferenti tipi: crimini legati all’odio razziale vengono denunciati e poi
1) Lo stigma vissuto come pregiudiziale legale, l’iden- perseguiti. L’inconsapevolezza dei propri diritti si somma
tità dello straniero che vive una situazione di non al senso di vergogna tipico di chi si sente nella posizione
conformità alle leggi. Dal Lago le identificherebbe sbagliata.
come non-persone che vivono in uno statuto di a- Il potere di controllare e negoziare il tipo di identità da
legalità da cui possibile uscire solo tramite regola- annettere alla propria popolazione fa sì che l’asimmetria
rizzazione; del potere detti quali siano le identità accettabili e quali le
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Sociologia generale Appartenersi
respingibili. La risposta negativa all’alterità aumenta umane affermava ci fossero caratteristiche morali e psico-
all’aumentare della diversità, come si sta assistendo in logiche innate nelle tre razze (gialla, nera e bianca) e che
questi ultimi anni con l’aumento dei fenomeni legati al lo studio di queste caratteristiche aveva portato ad affer-
razzismo. mare che la razza bianca fosse la massima espressione di
civiltà e di intelligenza e dovesse comportarsi in maniera
“la gerarchia sociale delle ineguaglianze si articola intorno
alla gerarchia etnicista e/o razzista, e ciò accade quale che sia
conseguente con le altre. Il sociologo Sumner definì la
l’origine geografica, la qualificazione o l’età presa in conside- questione partendo da un altro punto di vista, definiva l’et-
razione. Questo fatto strutturale, legato al carattere cumulativo nocentrismo come:
delle discriminazioni dirette e indirette, permette di parlare di “il punto di vista secondo il quale il gruppo a cui si appar-
razzismo sistemico, punto di incontro tra forme interazionali e tiene è il centro del mondo e il campione di misura cui si fa
forme strutturali. Le une sono costituite da micro-iniquità ripe- riferimento per giudicare tutti gli altri, nel linguaggio tecnico
titive e corrosive, ma inattaccabili giuridicamente, le altre da va sotto il nome di etnocentrismo. Ogni gruppo esercita la pro-
regole etniche e socio-culturali del funzionamento ordinario pria fierezza e vanità, dà sfoggio della sua superiorità, esalta le
delle istruzioni, delle organizzazioni e della società nel suo in- proprie divinità e considera con disprezzo gli stranieri. Ogni
sieme. Ogni tipo o modalità di discriminazione potenzia le altre, gruppo pensa che i propri costumi siano gli unici ed essere giu-
mentre gli attori individuali o collettivi che vi prendono parte sti, e prova soltanto disprezzo per quelli degli altri gruppi,
sono molteplici e includono le stesse vittime”. quando vi presta attenzione”.
Nel caso di discriminazioni razziali, si potrebbe dire Questo concetto è stato teorizzato dopo da Lévi-
che il razzismo sia rancore socializzato, derivante e au- Strauss in Razza e storia in cui lo ha articolato in un rap-
mentato dall’incrocio e accumulazione dei risultati delle porto dialettico tra noi/loro:
varie crisi. Secondo Wieviorka, discriminare corrisponde
a una logica di differenziazione, la discriminazione “con- “l’atteggiamento più antico, che probabilmente poggia su
siste nel dedurre dalla razza un trattamento differenziato da ri- fondamenti psicologici solidi, poiché tende a riapparire in
servare a un gruppo oggetto di razzismo, scuola, assistenza sa- ognuno di noi quando siamo posti in una situazione inattesa
nitaria, posto di lavoro, azienda, casa; a volte informa i criteri consiste nel ripudiare puramente e semplicemente le forme cul-
di accesso alle associazioni e il modo di esercitare la giustizia turali, abitudini di selvaggi, da noi non si fa così, non si do-
e anche le modalità di intervento della polizia”. vrebbe permettere questo, sono altrettante reazioni grossolane
che esprimono lo stesso fremito, la stessa repulsione, di fronte
Oggi razza è un termine complesso da utilizzare. Le a modi di vivere, di pensare o di credere che ci sono estranei.
differenze razziali sono quel complesso di variazioni fisi- Quest’attitudine di pensiero, in nome della quale i selvaggi ven-
che ritenute etnicamente significative dai membri di una gono respinti al di fuori dell’umanità, è proprio l’attitudine più
comunità. Le differenze fisiche hanno sempre destato cu- rimarchevole e più caratteristica di questi stessi selvaggi”.
riosità e interesse. L’uomo viene deumanizzato, presen- L’altro viene bestializzato. Taguieff afferma che:
tato come un qualsiasi altro animale. Colombo aveva ri-
portato dal Nuovo Mondo degli indigeni presso la corte “il razzismo non appare mai allo stato puro, ma sempre in
spagnola. La conclusione fu che erano più simili a bestie modo mascherato: esso, nelle sue diverse forme, può essere ma-
che a uomini e incapaci di convertirsi al cristianesimo. scherato o implicato nel nazionalismo, nell’imperialismo colo-
Questo è razzismo. Le differenze fisiche venivano perce- niale, nell’etnismo, nell’eugenismo e nei campi ad esso legati,
o ancora nel darwinismo sociale… inoltre, il razzismo si pre-
pite come riflesso negativo di differenze culturali e morali. senta sempre meno sotto forma di teoria esplicita, o sotto forma
Si credeva che la biologia potesse individuare caratteristi- di atti flagranti accompagnati da chiare rivendicazioni o legit-
che fisiche, chimiche e biologiche che potessero determi- timazioni, come se si trattasse di una dottrina razziale espressa
nare la superiorità o l’inferiorità di una razza. Pregiudizio, in una serie di tesi immediatamente decodificabili e condanna-
discriminazione, emarginazione e conflitto sono le logiche bili”.
conseguenze dell’affermarsi di queste teorie.
Taguieff introduce il cosiddetto razzismo differenzia-
“ciò che rende il razzismo occidentale così autonomo e rile- lista dove differenze culturali o religiose appaiono come
vante nella storia del mondo è il fatto che si è sviluppato in un insuperabili per la loro radicalità. Questa posizione è parte
contesto che presupponeva una qualche sorta di uguaglianza di approcci multiculturalisti. In questo pensiero si dimen-
tra gli uomini. Già il dogma della crocifissione offriva la grazia tica una questione fondamentale, a contatto con le alterità
a chiunque fosse disposto a riceverla e rendeva tutti i credenti
uguali davanti a Dio. Poi si aggiunse il concetto più rivoluzio-
le identità si modificano. Taguieff ha coniato il termine
nario che tutti ‘gli uomini sono nati liberi e uguali’ e con uguali mixofobia per definire l’orrore dell’incrocio e della me-
diritti nella società rispetto allo Stato. Se c’è un presupposto di scolanza tra gruppi ed esprime la paura e l’ossessione del
ineguaglianza spirituale e temporale, se esiste una gerarchia principio della purezza identitaria che verrebbe a perdersi.
che non viene messa in discussione nemmeno dai membri dei I nuovi razzismi non si concentrano sulle differenze fisi-
ranghi più bassi, come nel sistema indiano di caste prima che, ma anche su quelle culturali e sociali.
dell’era moderna, non si avverte il bisogno di negare la piena
umanità di subalterni per poterli trattare come impuri e inde- Pietro Basso afferma che:
gni”. “il revival del razzismo in corso è il razzismo istituzionale,
Gobineau nel Saggio sull’ineguaglianza delle razze e i suoi primi protagonisti sono proprio gli stati, i governi ì, i
parlamenti: con le loro legislazioni speciali e i loro discorsi
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Sociologia generale Appartenersi
pubblici contro gli immigrati, le loro prassi amministrative ar- Tocqueville:
bitrarie, la selezione razziale tra nazionalità buone e naziona-
lità pericolose, le ossessive operazioni di polizia e i campi di “ciascun cittadino, ritirato/ripiegato in sé stesso, si com-
internamento”. porta come se fosse estraneo al destino di tutti gli altri. I suoi
figli e la cerchia dei suoi amici costituiscono per lui l’intera
Le politiche di marginalizzazione e di segregazione la- specie umana. Quanto agli scambi con i concittadini, egli li in-
vorativa hanno un duplice obiettivo, mirano all’emotività contra, ma non li vede; li tocca, ma non li sente nell’animo; egli
del migrante in quanto discriminatorie e sono orientate esiste solo in sé stesso e per sé stesso. E se in queste condizioni
verso il controllo di tutti i residenti stranieri. I migranti si gli rimane nell’animo un senso della famiglia, e scomparso in-
trovano in una condizione di integrazione subalterna per vece il senso della società”.
essere accettati, si costruiscono delle non persone. Questo L’imperativo della giustizia in una società intercultu-
è concepito come contaminazione o meticciato ed è per- rale è quello di far dialogare le possibilità di giustizia,
cepito in maniera assai negativa. Questi due termini ven- senza che queste risultino parziali per una o più minoranza
gono utilizzati in riferimento a condizioni negative e mai di alter: “il senso di sicurezza o la paura verso l’altro sono
a qualcosa che implichi un’ideologia dei noi. l’espressione della fiducia che una comunità ha in sé stessa. Se
crede nella propria capacità di integrare gli altri individui al
Bauman sostiene che:
proprio interno, si ha un atteggiamento di apertura verso lo
“l’identità è un concetto fortemente contrastato. Ogni volta straniero, non si teme la sua cultura”. Per vivere insieme nel
che senti questa parola, puoi star certo che c’è una battaglia in rispetto, nell’accoglienza e nella cura reciproca delle iden-
corso. Il campo di battaglia è l’habitat naturale per l’identità. tità plurime, è necessaria un’educazione diversa, che
L’identità nasce solo nel tumulto della battaglia, e cade addor- guardi a un nuovo universalismo sensibile. solo in questo
mentata e tace non appena il rumore della battaglia si estingue. modo l'inclusione può essere apertura verso gli altri che
È dunque inevitabile che abbia una natura a doppio taglio. La
tali vogliono rimanere.
si può forse estromettere dal desiderio, ma non la si può estro-
mettere dal pensiero, e men che mai estromettere dalla pratica “il bisogno di esistere non può mai essere colmato definiti-
umana. L’identità è una lotta al tempo stesso contro a dissolu- vamente, nessuna coesistenza già vissuta ci libera dalla ricerca
zione e contro la frammentazione”. di nuove coesistenze. Il riconoscimento della nostra esistenza è
l’ossigeno dell’anima. La mancanza di riconoscimento è la so-
Le profonde e continue trasformazioni dovrebbero im- litudine. Una pluralità di solitudini non crea una società. L’io
plicare un ripensamento di questa società, costruita sulle sociale di un uomo è il riconoscimento che egli ottiene da parte
differenze, sull’incertezza e sui rischi. Hannah Arendt ha dei suoi simili. La possibilità e la certezza di essere riconoscibili
affermato che la pluralità è la legge della terra, non si può e riconosciuti è un elemento fondamentale per la costruzione
evitarla. L’identità non è solo espressione e affermazione dell’identità e della stima di sé”.
della propria soggettività, è anche il punto di partenza per
L’io è sempre più nomade. Per Crespi, in Contro l’al-
differenziarsi e opporsi al nuovo, al diverso e alle possibili
dilà, l’uomo ha vissuto troppi secoli con prospettive che
espansioni de sé. Ciò che definisce la specialità dell’essere
lo proiettavano oltre l’esistenza, trasportato da idee reli-
umano per Taylor è il suo senso morale, la sua tendenza a
giose o utopie. Oggi è prestare attenzione all’esistenza e
orientarsi non solo sulla base dell’interesse personale, ma
alla qualità della vita per quello che è. È questa la morale,
anche sulla base dei propri valori: “dal momento che non
possiamo far altro che orientarci verso il bene e determinare in prestare attenzione alla vita e rispettarla. Il riconoscimento
questo modo la nostra posizione rispetto ad esso e quindi la di- ha bisogno del recupero dell’essere umano nelle sue di-
rezione delle nostre vite, dobbiamo fatalmente comprendere mensioni più intime, che sono state tralasciate da tutti co-
queste ultime in forma narrativa, ovvero come ricerca”. Lo stu- loro che si sono occupati del tema, da giuristi, politici, eco-
dioso riconosce che i valori sono culturalmente definiti e nomisti. Oggi si possiede una rappresentazione parziale
che possono diventare quindi fonte di conflitto. Gray af- dell’essere umano. L’utopia egalitaria è di grande effetto
ferma: con la politica del multiculturalismo, la cittadinanza glo-
bale e l’umanitarismo. La costruzione di un retroterra cul-
“dire che possiamo sapere quali siano le condizioni di una turale e di politiche deliberate appare come un processo
vita umana degna di essere vissuta non equivale a dire che pos-
meno ispirato e più meccanicistico. Appadurai afferma
siamo inventarci una sorta di morale o un sistema politico uni-
versali. Ancor meno significa che la morale liberale occidentale
che:
dovrebbe essere imposta ovunque. Diversamente da quanto so- “anche se nel corso della storia umana la linea tra noi e loro
stengono i fondamentalisti liberali, vi sono molti modi di vita è sempre stata sfumata lungo i confini e confusa in caso di vasti
nei quali gli esseri umani possono crescere. Perché il governo territori e grandi numeri, la globalizzazione esaspera queste in-
sotto il quale io mi trovo a vivere dovrebbe essere preso a mo- certezze e produce un nuovo impulso alla purificazione cultu-
dello per tutti?”. rale, a mano a mano che un numero crescente di nazioni perde
l’illusione della sovranità economica nazionale o del benes-
I diritti umani sono diritti individuali riconosciuti. Il si-
sere”.
stema di applicazione di tali diritti genera alcune preoccu-
pazioni, perché richiede un approccio culturale al tema e La contrapposizione tra identità differenti è un rac-
richiede di essere applicato. La diffusione dei valori uni- conto che alimenta l’illusione di identità erte. Questa stra-
versali ridefinisce il sistema delle appartenenze. Già per tegia può portare alla violenza e alla violenza che ha come

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Sociologia generale Appartenersi
obiettivo i corpi etnicizzati. Tentare di stabilire una netta rimanda una realtà in movimento e non una fotografia.
linea di divisione tra noi e loro è uno sforzo che mira a
Il riconoscersi reciproco come essere umani non è una
ripristinare un ordine di fronte alle incertezze, che diventa
presa di posizione buonista e generica, è la conseguenza
sociale.
del vero incontro. Si identifica l’individuo in quanto
Il concetto di straniero ha un potere aggregante rispetto espressione del genere umano. Il riconoscimento, se posi-
alla comunità dei radicati e degli autoctoni. Come spiegato tivo, è la base di una possibile cultura inclusiva e univer-
in Strategie dell’esclusione, il pregiudizio social nei con- salistiche non contiguo al giudizio, ma gesto di apertura
fronti di una minoranza ritenuta peggiore della maggio- volto a comprendere l’altro. Le radici di ogni identità af-
ranza può essere spiegato “considerando la figurazione for- fondano nella differenza. L’uomo è mutevole e il ricono-
mata dai due gruppi interessati o la natura della loro interdi- scimento da parte degli altri è guida e stimolo per l’accre-
pendenza”. La stessa interdipendenza sociale crea le asim- scimento e la determinazione dell’immagine di sé. Il
metrie comparative. Il racconto dei gruppi provoca la nuovo è per definizione diverso, lo si affronta a partire dal
creazione di campi polarizzati all’interno dei quali il con- proprio sé, cercando similitudini e differenze in un gioco
cetto di Umano viene subordinato o deve trovare riscontro di specchi che contiene individualismo, comunitarismo,
nell’appartenenza a un dato gruppo maggioritario. esotismo. l'uomo ricerca la propria immagine riflessa ne-
Le relazioni che privilegiano rapporti omofili mettono gli altri. è in un atto di narcisismo e protezione dall’alterità
in luce come il conoscersi sia un processo non privo di che prende corpo la costruzione e l’essenza dell’identità e
difficoltà. Le proiezioni dei timori del soggetto sull’altro la consapevolezza del sé.
scoraggeranno il soggetto e lo faranno desistere dalla co- Hont in Politics in commercial society mostra una ver-
noscenza e dal confronto. L’altro e l’Altro radicale sono sione di Hobbes poco popolare. Secondo Hont, per Hob-
quegli individui sui quali vengono trasposti i difetti. Que- bes i singoli sarebbero spinti a forme di comunità da biso-
sti con la loro presenza conducono un attacco all’identità, gni fisici e personali questa idea del riconoscimento come
ai principi etici e morali del singolo e del suo gruppo di “movente costitutivo dell’essere umano” era nell’aria in Eu-
appartenenza. L’altro vive un’esclusione. Il riconosci- ropa già dal ‘700. È un collante necessario che inizierà a
mento ha bisogno della conoscenza dell’altro. Per funzio- mettere in discussione il vecchio ordine sociale, i legami
nare ha bisogno che le persone che dialogano si pondano e le appartenenze spingendolo a domandarsi quale ruolo
e trovino sullo stesso livello. Il migrante continua ad es- ricoprire nella società e in che modo farlo. Riconoscere è
sere il grande escluso. un processo, ha un obiettivo e delle fasi evolutive, il desi-
derio, la richiesta, l’accettazione e l’interdipendenza. Of-
RICONOSCIMENTO fre risposte e conferme circa il sé e rivela la profondità
LO SPECCHIO DI ALICE, RICONOSCIMENTO dell’esistenza individuale e comunitaria. L’atto del rico-
noscere è sintomatico di rapporti orizzontali, non si esau-
Da sempre l’uomo è affascinato dagli specchi e dalle
risce nel rapporto con il soggetto singolo ma si espande
superfici capaci di riflettere la luce e l’immagine del
necessariamente alle cerchie e ai gruppi che includono l'al-
mondo in una dimensione diversa rispetto a quella dello
tro e alla loro realtà. per la filosofia di Buber, l'uomo di-
sguardo. Lo specchio è diventato personaggio, protagoni-
viene veramente sé stesso solo nell’incontro con il tu, gra-
sta delle narrazioni poetiche, esoteriche e filosofiche. È
zie al tu, l’io si identifica come tale. Nella relazione l’io
simbolo della vanità, rimanda a Narciso, alla divinazione
appaga il desiderio di dare e ricevere. Riconoscere l’altro
e al riconoscimento delle due parti dello specchio. È per
significa essere responsabili nei suoi confronti in virtù
questo motivo che si è data per scontata e assodata la con-
dell’interdipendenza che lega gli esseri umani. Il concetto
nessione tra specchio e anima. L’oggetto magico legato al
di riconoscimento è un processo che ha diverse implica-
doppio e al mondo alla rovescia è la porta di una dimen-
zioni, è stato oggetto di indagine e analisi da parte di vari
sione altra.
studiosi dando vita ad approcci differenti. I più conosciuti
L’uomo osserva sé stesso allo specchio, riconosce i a livello internazionale sono: quello ermeneutico di Ri-
propri tratti, le proprie peculiarità. Allo stesso tempo im- coeur, quello basato su studi storici e sistematici di Hon-
para a riconoscere le emozioni altrui tramite l’ascolto. In neth e quello di Caillé, che integra diversi approcci in una
questo modo getta le basi per un legame profondo, desi- lettura raffinata del fenomeno. Honneth definisce la ri-
derato o no. Le relazioni sono regolate da un meccanismo chiesta di riconoscimento come “un metabene necessario
sottile, che permette al soggetto di vedere e di sentire di per la costruzione dell’identità personale, i cui sviluppi sono
più rispetto alle immagini. Gli individui cercano di non ri- collegati alle relazioni di reciproco riconoscimento”. Da que-
mandare al mittente le reazioni interne, rimanendo impas- sta affermazione emerge il rapporto imprescindibile che
sibili. Nelle dinamiche relazionali riconoscere la propria intercorre tra i concetti di identità, alterità e riconosci-
autorappresentazione e riconoscere l’altro sono azioni mento. La base degli sudi di Honneth è la ricostruzione
fondamentali e correlate nelle quali si incrociano dimen- della trama del riconoscimento, intessuta nella storia del
sioni immaginali, simboliche, emotive e razionali. L’es- pensiero.
sere umano è in divenire, ma nella smania di definire chi “l’idea che gli esseri sociali legati fra loro da varie forme di
è e chi sono gli altri, rischia di dimenticare che lo specchio riconoscimento trova formulazioni linguistiche diverse:
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Sociologia generale Appartenersi
richiamandosi ai moralisti francesi, Jacques Rousseau usava che trova nella solidarietà il suo compimento. Il miscono-
l’espressione ‘amore proprio’, mentre Adam Smith parlava di scimento può generare la lotta per l’affermazione della
un ‘osservatore’ esterno trasferito all’interno, e solo Johann propria soggettività. Honneth argomenta per Hegel e
Gottlieb Fichte e Georg Wilhelm Friedrich Hegel utilizzano fi- scrive: “il riconoscimento non è il contenuto internazionale di
nalmente la categoria oggi invalsa di ‘riconoscimento’”. un desiderio o di un bisogno ma il mezzo sociale attraverso il
Honneth aveva notato, come per Rousseau “il selvaggio quale viene soddisfatto il desiderio di esperire la propria atti-
vive in sé stesso; l’uomo socievole non sa vivere che nella opi- vità trasformatrice di realtà”.
nione dell’esistenza propria”. La vita del selvaggio è priva Sia Honneth sia Ricoeur partono da Hegel. Questi
di consapevolezza, si svolge al singolare ma quella delle aveva individuato la lotta come elemento cardine dell’au-
persone che vivono in società riesce ad essere diversa solo todeterminazione delle individualità.
tramite gli sforzi collettivi che collaboreranno all’atto del
riconoscimento. A chi viene riconosciuto valore? Perché? È “Hegel sviluppa la dinamica del riconoscimento inseren-
necessario che sia riconosciuto? Queste domande implicano dola nella sua elaborazione delle fasi dell’eticità dell’uomo, or-
ganizzata secondo successivi momenti di conflitto e di concilia-
un destinatario che si trova istante dal soggetto, da citta-
zione: egli avrebbe dunque intravisto la possibilità di leggere
dino al senzatetto, allo straniero. Con la globalizzazione, attraverso un unico registro da un lato le istanze di autoconser-
il quesito si è fatto totale, data l’assenza di confini. Lo vazione, fondamento stesso dell’antropologia politica, dall’al-
stretto rapporto tra etica ed economia di Adam Smith è ri- tro le istanze di riconoscimento, nelle quali si concretizza la
masto a lungo poco visibile. Secondo Honneth: conflittualità sociale”.
“il riconoscimento ha in Adam Smith un contenuto decisa- Uno dei punti centrali del pensiero di Ricoeur è la di-
mente normativo, morale-regolativo. Smith non accetta il pre- stinzione tra Me ed Io. L’individuo giunge alla formazione
supposto di un soggetto guidato essenzialmente da un interesse di diversi sé, distinti dall’io, attraverso l’innesco di mec-
egoistico. Né potrebbe accettarlo, dal momento che il vincolo
canismi di interazione sociale. A seconda della situazione
emotivo della ‘simpatia’ è così radicato nella nostra personalità
individuale: quel vincolo gli impedisce di considerare gli esseri in cui si trova il soggetto, è una proiezione dell’io o deve
umani come individui isolati, che solo in un secondo tempo tro- tener conto dell’atteggiamento di tutti gli altri partecipanti,
verebbero un punto d’accordo regolamentandosi entrambi su trovandosi a dover presumere un altro generalizzato. Così
un osservatore imparziale. ‘Riconoscimento’ significa per è possibile comprendere in quali forme si oggettiverà il sé.
Smith, riconoscere il soggetto-altro come un essere al quale si
Per sviluppare la sua teoria, Ricoeur parte da un’inda-
vorrebbe essere uniti fin dall’inizio da un legame emotivo e vi-
tale”.
gine linguistica, cerca il termine riconoscimento e i suoi
derivati su due dizionari della lingua francese del XIX se-
Honneth prende in considerazione anche studi di psi- colo. Individua alcuni punti importanti, uno dei più rile-
cologia. Il soggetto si concepisce unico, insostituibile e vanti riguarda il significato che assume il verbo ricono-
realizzato solo quando riconosciuto positivamente dagli scere, tra cui ringraziare. Le tre parti del libro “Il ricono-
altri. Quando il riconoscimento è negativo, ingaggia una scimento come identificazione”, “Riconoscere sé stesso”
lotta. Questa è intesa come passaggio fondamentale per ed “Il mutuo riconoscimento” seguono il concetto dalla
l’affermazione della sua individualità. La negazione del forma attiva a quella passiva riconoscere all’essere rico-
riconoscimento è percepita come umiliazione e offesa, un nosciuto. Nella prima parte emerge l’atteggiamento gno-
rifiuto che colpisce la stima del soggetto. Honneth scrive: seologico del riconoscere e conoscere per identificare.
“per diritti si intendono quelle pretese individuali che una per-
sona può legittimamente far conto di poter vedere socialmente Nel secondo mette l’accento sull’importanza dell’alte-
soddisfatte in quanto partecipa con diritto pari agli altri all’or- rità e la sua ipseità si ritrova agente suscettibile di respon-
dinamento istituzionale della stessa”. Aggiunge Honneth che sabilità. Questo riconoscimento di sé è caratterizzato dalla
quando avviene il riconoscimento reciproco, questo si capacità di parola, di agire e identità narrativa, dal suo im-
esplicita nei legami affettivi come l’amore, la fiducia in sé pegno verso il futuro e verso il passato. La terza parte ana-
crescerà e anche il senso di sicurezza. Il secondo stadio di lizza il rapporto tra riconoscimento e non-riconoscimento.
riconoscimento coincide con i rapporti giuridici, il ricono- Secondo Ricoeur, il riconoscimento in Honneth si articola
scimento del soggetto è manifesto in quanto questi viene su di un modello rivendicativo di reciprocità che sembre-
percepito come portatore di diritti. Il terzo stadio coincide rebbe viziato dall’insoddisfazione e dal vittimismo.
con la stima sociale, questa nasce a condizione che i sog- “come Honneth, Ricoeur considera che il salto qualitativo
getti condividano orientamenti e fini. Agevola l’aumento nell’approccio al problema del riconoscimento, che coincide
della loro autostima e permette la loro individualizza- con il movimento verso il significato del termine ‘reciprocità’,
zione, attraverso il riconoscimento reciproco. Honneth si produce nella rilettura hegeliana della concezione dello stato
vede l’esperienza del riconoscimento divisa in tre fasi di- naturale di Hobbes. Quello che lì accade è un cambiamento di
verse e distinte, ma correlate tra loro. La prima è legata paradigma, poiché Hegel interpreta la lotta come la ricerca di
all’amore, alle relazioni primarie ed è il nucleo originario una reciproca intesa e non semplicemente come il prolunga-
di ogni eticità ed è la base da cui prendono forma le sfere mento dell’individualismo nel conflitto d’interessi. da questo
punto di vista, lo stato naturale stesso può caratterizzarsi come
del diritto e della solidarietà. Dalla seconda fase deriva la
uno stato di ‘misconoscimento originario’, il quale esige un su-
stima sociale, un riconoscimento valoriale ed affettivo, peramento”.
17
Sociologia generale Appartenersi
È l’idea della lotta per il riconoscimento che Ricoeur “le lotte per il riconoscimento sono lotte per vedersi attri-
non condivide e giudica negativamente e bisogna far rife- buire la posizione di donatore. Nelle lotte di riconoscimento, i
rimento a forme concrete di mutuo riconoscimento: “le soggetti intervengono al contempo come individui, persone, cit-
esperienze di riconoscimento pacifico non sarebbero in tadini/credenti o come rappresentanti dell’umanità. Queste
grado di costituire la risoluzione delle perplessità suscitate quattro figure del soggetto sono simultaneamente complemen-
dal concetto stesso di lotta, e meno ancora di costituire la tari e contraddittorie”.
risoluzione dei conflitti in questione. La certezza che ac- Caillé non concepisce il riconoscimento come un
compagna gli stati di pace offre piuttosto una conferma al obiettivo di tipo strumentale, ma scollegandolo dalle teo-
fatto che la motivazione orale delle lotte per il riconosci- rie della giustizia, lo vede come un modo per assumere
mento non è illusoria. È questo il motivo per il quale non significato di fronte a sé stessi e di fronte agli altri. Una
può trattarsi che di tregue, di chiarimenti, dove il senso società più giusta non sarà quella che “distribuisce ricono-
dell’azione esce dalle brume del dubbio con il marchio scimento, ma una società che fa sì che i suoi membri abbiano
dell’azione che conviene. Ricoeur analizza il ruolo del calore ai propri occhi e a quelli degli altri: una società che ac-
dono nella struttura delle relazioni. In questo modo, si crea cresca la capacità di donare dei suoi membri”.
un’etica del riconoscimento mutuo e della riconoscenza. Il riconoscimento è la conseguenza del vero incontro
Per Caillé la considerazione che gli attori sociali siano tra due individui, ma l’incontro deve accadere su di un
in lotta di o per il riconoscimento è una delle ragioni del piano orizzontale e non verticale. L’uomo ingaggia una
successo contemporaneo di questa teoria. Così si è in lotta, che è un passaggio fondamentale per l’affermazione
grado di dare giusta dignità al momento dell’azione e della della sua individualità.
socialità. Quindi si agisce per sé stessi e per gli altri o al- RICONOSCERE ME STESSO E L’ALTRO: IDENTITÀ E CAPA-
meno ai loro occhi. Per l’autore, CITÀ
“Tocqueville non parla che di riconoscimento. L’odio del Lo specchio rimanda un’immagine riflessa che è al
privilegio equivale al rifiuto viscerale di essere disprezzati. contrario, qualcosa si confonde. Questo accade anche
L’aspirazione all’eguaglianza delle condizioni altro non è che quando si guarda l’altro. Cosa accade a guardare noi
l’aspirazione ad un eguale rispetto, non all’eguaglianza del
stessi? Il primo passo del riconoscimento è la conoscenza,
possesso. Tocqueville è più che esplicito su questo punto. La di-
namica democratica piò essere agevolmente letta come il risul- la consapevolezza, ma questo non è un atto che si realizza
tato non della lotta delle classi, ma della lotta per il riconosci- da soli:
mento”. “per l’uomo che ‘agisce e soffre’, prima di arrivare sino al
Seguendo questa linea di pensiero non è difficile legare riconoscimento di ciò che egli è in verità, il cammino è lungo.
il riconoscimento alla lotta per i diritti per antonomasia. Il Questo riconoscimento di sé richiede l’aiuto di altri, in man-
canza di quel mutuo riconoscimento, pienamente reciproco che
nesso che ben mette in evidenza Caillé è quello per cui:
fa di ciascuno dei partener un essere-riconosciuto”.
“lottare per essere riconosciuti non vuol dire altro che lot-
Il riconoscimento è un complesso di desideri e visioni
tare per vedersi riconoscere, attribuire o imputare un valore.
Ma quale valore? Questo è il problema. Dare riconoscimento del sé e dell’altro da cui nasce la responsabilità dei con-
non significa solo identificare o valorizzare, ma significa anche fronti di sé stessi e dell’altro o la decisione di allontanar-
provare e testimoniare gratitudine, essere riconoscenti”. sene. Secondo Strazzeri, la sete di riconoscimento è do-
vuta a una “significativa condizione di incertezza identitaria”,
La gratitudine e la riconoscenza legano anche i principi questa provoca una costante ricerca di conferme:
della teoria di Honneth e Ricoeur, proiettandole in una di-
mensione essenziale del riconoscimento, il registro del “l’odierna, spettacolare ascesa dei fondamentalismi non ha
dono di Mauss: niente di misterioso. Feriti dall’esperienza di abbandono, uo-
mini e donne dei nostri tempi sospettano di essere pedine nel
“riconoscere vuol dire ammettere che dono c’è già stato, che gioco di qualcun altro e ripudiati e spediti tra i rifiuti non ap-
si è in debito con chi l’ha fatto, e che si resta di fronte a lui/lei, pena i grandi giocatori non li considerano più redditizi. Gli uo-
convocati per donare a nostra volta. Riconoscere significa in mini e le donne dei nostri tempi sono ossessionati dallo spettro
qualche modo, firmare il riconoscimento di un debito o di un dell’esclusione”.
dono. Riconoscere una persona equivale ad ammettere il suo
valore sociale ed esserle debitori di qualcosa in cambio. Ciò Secondo Strazzeri, la ricerca di conferme potrebbe por-
che viene riconosciuto socialmente è l’esistenza di un dono. Ciò tare a una deriva utilitaristica del riconoscimento che ri-
che costituisce questo valore è la capacità della persona di do- tiene esista una “realistica possibilità che si instauri una sorta
nare, il rapporto che intrattiene con l’universo del dono”. di concorrenza tra le istanze rivendicative dei diversi gruppi mi-
noritari tipicamente incarnati dai sistemi occidentali di mer-
Sembra esserci una necessità imprescindibile di carat- cato”. Il riconoscimento rivendicato potrebbe essere sod-
terizzare apertamente il riconoscimento come attribuzione disfacente da un punto di vista umano? Si potrebbe creare
di valore e che tale valore si possa collegare alla capacità una comunità su queste basi? Dato che il singolo è preda
di donare dei soggetti. Il dono di Mauss non vale in quanto di questo smarrimento, identità sempre più conflittuali e
tale, ma assume valore e valorizza chi lo fa nella misura rivendicative potrebbero essere utilizzare per raggiungere
in cui prevale sull’obbligazione. L’autore conclude che: lo scopo. Una delle soluzioni possibili è individuata di
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Sociologia generale Appartenersi
Ricoeur: sono emersi due tendenze che hanno determinato un con-
tinuo alternarsi di politiche restrittive. Mutevoli priorità in
“il riconoscimento di sé da parte di sé implicava più che una
sostituzione dei sé al qualcosa in generale, il riconoscimento di
termini di politiche e categorie di migranti e un’enfasi cre-
sé trovava quindi nei dispiegamento delle figure dell’io posso, scente sulla selezione dei migranti data dalla combina-
la propria dimensione significativa”. zione di abilità, classe e nazionalità. La lettura dei dati del
DEMIG POLICY evidenzia la maggiore apertura dei
L’uomo capace di Ricoeur è di grande bellezza e pro- Paesi nei confronti di migranti desiderati e il mancato in-
fondità in linea con lo spirito della modernità che ha finito teresse dei diversi Stati si attuare uno scambio tra politiche
per ridurre l’essere umano a ciò che è capace di realizzare. restrittive e numero dei diritti del dopo entrata. La sorve-
L’homo faber è arrivato ad essere parte fondante della cul- glianza dei confini e del territorio è gradualmente aumen-
tura comune e i soggetti vengono definiti per l’attività che tata, nel tentativo di prevenire l’entrata dei migranti inde-
svolgono: siderati e di limitare i loro diritti socioeconomici. In questo
“siamo circondati dall’abbondanza. L’umanità non è mai quadro non pare che i lavoratori poco qualificati abbiano
stata più ricca. Non sono stati solo i Paesi sviluppati ad arric- avuto la peggio, dagli anni ’90 in due terzi dei paesi ana-
chirsi, in tutto il mondo sviluppato sono passate da una povertà lizzati questi hanno acquisito più diritti ed è stata anche
stressante alla comoda vita del ceto medio”. facilitata l’entrata di lavoratori stagionali, con visti spe-
ciali o accordi bilaterali. Dagli inizi degli anni 2000 hanno
Tuttavia, le disuguaglianze regnano sovrane. Secondo
cominciato ad attuare politiche accattivanti per attrarre la-
Ricoeur, la base del mutuo riconoscimento è l’impegno
voratori specializzati e talenti. Le politiche migratorie si
degli interlocutori a superare la dissimmetria “sullo sfondo
sono specializzate e differenziate in base alle tipologie di
delle esperienze di reciprocità”, solo superando questo sco-
migrante cui sono rivolte. Kuboyama affermava che le mi-
glio si può concepire l’altro come liberamente diverso.
grazioni si fossero mercificate come risultato del cambia-
L’autoctono, al momento dell’incontro con il migrante,
mento da stato sociale a stato orientato al mercato e ha
non riesce a guardarlo, si troverà a confrontarsi con una
perso il suo ruolo centrale la specifica nazionalità d’ori-
serie di piani di segregazione dell’alterità che definiscono
gine. La trappola del mancato riconoscimento si attiva
l’immigrato. La segregazione che vive è normalizzata da
quando si disdegna la persona che vuole avere un rapporto
sembrare tale perfino ai suoi occhi e molto di rado scene
con noi. La condizione per l’attuazione del mutuo ricono-
in lotta per il riconoscimento.
scimento è spiegata ca Cortella: “nel mentre mi riconosce,
L’autoctono si pone in una posizione di superiorità ri- sia una persona da me riconosciuta degna di riconoscermi”.
spetto al migrante. Il suo auto-riconoscimento ha esiti po- Questo disdegno colpisce l’escluso che può perdere auto-
sitivi. Il suo grado di sicurezza poggia sia sulla sua identità stima ed elaborare sentimenti di rivendicazione che la-
personale sia su quella dell’intera comunità. Se gli capi- sciano poche opportunità, creando un’economia dell’alte-
tasse di vacillare, potrebbe riacquisire le sue certezze, at- rità che divide i soggetti attraverso una linea continua e
traverso un processo di avvicinamento e sovrapposizione insuperabile.
alle sicurezze del gruppo di origine. Questa strategia porta
La definizione di cultura di Weber, “noi siamo essere
a una più feroce esclusione di chi prova a entrare in questo culturali, dotati della capacità e della volontà di assumere con-
‘gruppo magico e ideale’. Si tende a selezionare i soggetti sapevolmente posizione nei confronti del mondo e di attribuirgli
per attuare una visione collettivista. I Paesi di destinazione un senso”. Nella conosciuta dicotomia weberiana tra
adottano politiche di migrazione selettive per migliorare azione razionale rispetto allo scopo e azione razionale ri-
la qualità dei migranti. Capacità, motivazione o abilità spetto al valore, si ritrova il dilemma dei microcosmi in
morbide rimangono inosservabili. Le caratteristiche osser- fase di cambiamento. Con la prima categoria, Weber in-
vabili possono produrre solo un quadro parziale e fuor- tende l’azione economica tesa alla massimizzazione dei
viante, inumano. Le politiche selettive di immigrazione profitti e insofferente a ogni preoccupazione etica, con la
potrebbero essere considerate scorrette ai fini dello svi- seconda delinea una diversa forma di razionalità, dove
luppo e incapaci di riuscire a raggiungere il loro obiettivo l’elemento di giudizio soggettivo è vincolante e l’impor-
principale. tanza del fattore economico gli è subordinata. Si può af-
Lo studio di Haas dimostra l’esistenza di una tendenza fermare che le implicazioni di valore e riconoscimento ri-
di lungo periodo riguardo le politiche migratorie dei qua- coprano un ruolo fondamentale. Da ciò deriva la difficoltà
rantacinque Paesi del database DEMIG POLICY. Le po- dell’atto del riconoscimento dell’altro. Nel mondo econo-
litiche di accesso e integrazione sono diventate meno re- mico il senso di appartenenza a un determinato gruppo ri-
strittive, i controlli di frontiera e le politiche di espulsione mane una fonte di interferenza. “il microcosmo ottenuto
si sono intensificate. Le politiche migratorie sono mirate escludendo molteplici aspetti del reale dev’essere percepito
alla selezione dei migranti. Il migrante acquisisce diritti come il cosmo tutto corto. Il trucco resterebbe tale e non
quando entra in un nuovo Stato. Il controllo dei confini si avrebbe alcun effetto”.
è fatto più severo. I paesi esternalizzano i conflitti tramite IL PREZZO DEL RICONOSCIMENTO
accordi con i paesi di transito e quelli di arrivo e mettono
L’uomo è in costante ricerca di sé e dell’altro. Quello
in atto una retorica bassata sulla securizzazione delle mi-
di cui ha bisogno è il riconoscimento della propria
grazioni come tema di sicurezza nazionale. Dagli anni ’90
19
Sociologia generale Appartenersi
esistenza, se non viene riconosciuto non può esistere una società ed anche le appartenenze religiose e aumenta la fram-
società. Crespi ritiene che l’uomo abbia vissuto troppi se- mentarietà”.
coli con prospettive che lo hanno proiettato oltre l’esi- La percezione della minaccia del diverso può essere
stenza. Oggi è necessario prestare attenzione all’esistenza una causa del conflitto. Stephan individua quattro tipolo-
e alla qualità della vita per quello che realmente sono. gie di minaccia: la minaccia realistica, la minaccia simbo-
Come osserva Simmel, la nuova autodeterminazione lica, l’ansia intergruppo e gli stereotipi negativi. La prima
soggettiva complica il gioco delle cerchie, intersecandole implica la competizione per le risorse limitate; la minaccia
e rendendo l’appartenenza molteplice, complessa e fonte simbolica è il prodotto della problematizzazione da parte
di conflitti e dubbi invece che di stabilità. Il riconosci- dei gruppi minoritari dei valori e delle culture dei gruppi
mento non viene dato per scontato, ma diventa qualcosa dominanti. L’ansia intergruppo rileva il grado di sconforto
che bisogna ottenere. come risultato dell’interazione con membri di altri gruppi;
gli stereotipi negativi implicano la percezione di essere
Come osserva Maffesoli: minacciati dall’interazione tra gruppi. La minaccia reali-
“ciò che mantiene unito il corpo sociale è frutto di una co- stica e la minaccia simbolica sono fondate su percezioni
stante processo di relazione qualitativa, che si articola nella individuali. Se le relazioni e le associazioni cambiassero,
fitta trama di contatti personali che non hanno altro scopo che dovrebbe cambiare anche la società, invece si ha la sensa-
la prossemica di partecipare che privilegia il corpo collettivo e zione che le forme abbiano più sostanza dell’individuo che
forma il cemento primordiale di ogni socialità”. le crea e le utilizza.
Maffesoli pone l’attenzione sul corpo sociale, che La società è il fine dell’esistenza o il mezzo attraverso
viene spesso dato per scontato ma non lo è. La vicinanza, cui l’individuo cerca di far valere il valore individuale
la condivisione non sono possibili tra soggetti che non si nella forma alla quale si associa? Gli individui straordi-
riconoscono, negando questa possibilità svanisce il sogno nari, unici, se ben accetti lo sono solo se figli di quella
della comunità. In un’ottica inclusiva e complessa, il rico- stessa società. Nell’ottica economicista, l’uomo viene sot-
noscimento dell’altro consegue alla definizione del sog- toposto a un preventivo giudizio di utilità che verte sulla
getto come sistema aperto ed è soddisfazione contempo- sua potenziale redditività e diventa vittima di quel denaro
ranea di un bisogno proprio e dell’altro. Ove questa sia la che è diventato il fine pervasivo di ogni logica e azione.
prospettiva, ci si trova di fronte a un atteggiamento aggres-
sivo e fragile che rivela la paura di perdita di controllo e Questa reductio all’economico e al monetario è la ver-
di ruolo predominante. Appare importante riscoprire il sione più recente del pensiero del totale, dell’uno che ca-
senso dell’ospitalità. Questo era legato alla cultura del do- ratterizzato il pensiero occidentale, comportando il rischio
vere e del mutuo soccorso e allo scambio reciproco di di sacrificare l’essere e l’alterità. Rajan ricorda che sono
doni. Questo significato approfondito da Benveniste nel tre i pilastri che reggono una società: stato, mercati e la
suo Vocabulary of Indo-European Institutions ci ricorda comunità. Quando uno dei tre subisce un indebolimento o
che: un rafforzamento, l’equilibrio viene turbato e la società
deve trovarne uno nuovo:
“hŏstis del latino corrisponde algasts del gotico e al gostĭ
dell’antico slavo, che presenta gos-podĭ ‘signore’, formato “mercati e società troppo deboli diventano improduttivi; co-
come hospes. Ma il senso del gotico gasts e dell’antico slavo munità e società troppo deboli tendono verso il capitalismo
gostĭ è ‘ospite’, quello del latino hŏstis è ‘nemico’. Per spiegare clientelare; Stati e società troppo deboli diventano timorosi e
il rapporto tra ‘ospite’ e ‘nemico’, si ammette di solito che l’uno apatici. Invece, mercati e società troppo forti diventano iniqui;
e l’altro derivino dal senso di straniero che è ancora attestato comunità e società troppo forti diventano statiche; Stati e so-
in latino; da cui straniero favorevole → ospite e straniero ostile cietà troppo forti diventano autoritari. L’equilibrio è essen-
→ nemico”. ziale”.

Prima di rielaborare una nuova puntualizzazione del Lo squilibrio porta con sé la necessità di identificare i
concetto di integrazione, è necessario ripensare, ridefinire capri espiatori. I primi a subire gli attacchi di una società
l’ospitalità, l’accoglienza: rabbiosa e squilibrata sono gli immigrati. L’immigrato è
l’ospite indesiderato, che diventa inutile in tempi di crisi.
“dell’universale società degli stranieri, degli altri, di coloro L’idea consumista di utilizzo e scarto ha infiltrato la cul-
che condividono la loro reciproca estraniazione. L’ospitalità
tura dei paesi avanzati.
non è un’etica tra le tante: nella misura in cui tocca l’ethos,
l’essere presso di sé quanto il modo di esserci, l’etica è ospita- “come può un paese conciliare la prospettiva di una cre-
lità”. scente diversità al suo interno e il sincero timore del gruppo di
maggioranza di essere sopraffatto, o di perdere la propria coe-
L’esperienza del riconoscimento si realizza quando renza e continuità culturale? Una via percorribile passa attra-
l’uomo si predispone all’accoglienza dell’altro. verso il localismo inclusivo”.
“spesso l’enfatizzazione del bisogno delle radici diventa bi- Il problema dei migranti è l’indicatore di una crisi in-
sogno delle radici barbariche. La civiltà occidentale serve per terna agli stati di destinazione. Le comunità d’accoglienza
legittimare colonialismo e razzismo. Tutte identità costruite
senza gli altri e contro gli altri. Questo rende più conflittuale la
sanno perdendo unità e coesione e da ciò deriva la loro
progressiva chiusura. Osserva Bauman che l’alterità degli
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Sociologia generale Appartenersi
Ebrei pur chiaramente percepita: soluzioni ferite: e le soluzioni hanno il profilo dei problemi che
preferiamo incontrare”.
“non impedì la loro accettazione nell’ordine sociale preva-
lente tale accettazione fu possibile grazie all’intensità relativa- Nella riflessione di Cassese:
mente bassa delle tensioni e dei conflitti generati dai processi
di demarcazione e conservazione dei confini. Ma fa anche faci- “il grande numero di residenti su territori statali fa emer-
litata dalla struttura segmentata della società premoderna e gere l’asimmetria tra le due componenti delle collettività nazio-
nali e la fragilità delle applicazioni del principio di ugua-
dalla normalità della separazione tra i suoi diversi segmenti”.
glianza. Se ciascuna collettività definisce una sua propria disci-
È un’altra differenza significativa tra la Modernità e il plina degli stranieri, alcune accettandoli e cercando di inte-
tempo che l’ha preceduta che aiuta a meglio delineare le grarli, altre considerandoli nemici o soggetti a sanzioni penali,
circostanze in cui si trova attualmente. le asimmetrie tra Nazioni aumentano, e richiedono quindi inter-
venti riequilibratori della comunità internazionale”.
Il problema dell’accoglienza è lo specchio delle so-
cietà, obbliga a confrontarsi con l’ideale della cittadinanza CITTADINANZA
e con le possibili forme della sua attualità. Tognetti Bor- SUL FILO DEL RASOIO
dogna e Zincone già denunciavano un localismo rispetto
ai temi migratori. Così si realizzava una differenziazione Camminare sul filo del rasoio è un’espressione figura-
territoriale riguardo l’acquisizione dei diritti. Si veniva a tiva che evoca l’idea di trovarsi in una situazione difficile
creare una sorta di cittadinanza locale dove i cittadini po- in cui mossa potrebbe portare ad un peggioramento vi-
tevano fruire di beni e servizi in base all’attivismo e alla stoso. L’immagine è forte, quando qualcuno cammina sul
presenza di reti di cittadinanza attiva. La fruizione dei di- filo del rasoio, si sente incomodo. il filo di una lama è af-
ritti era basata sulla cultura del territorio, sulla capacità filato ed evoca ’n'immagine di precarietà, si corre il rischio
della comunità territoriale di esercitare il riconoscimento. di essere tagliati in due. Il filo è un’astrazione utile a ri-
Come detto da Tognetti Bordogna, comuni, province re- cordare quanto sia necessario un lucido distacco per af-
gioni sono caratterizzati da forte eterogeneità “fra comune frontare le situazioni più difficili o sottovalutare l’impresa
e comune vi è un solco profondo, che si va allargando e che si rischia di sbagliare. La cittadinanza un tema potente e
contribuisce ad incrementare le differenze originando una cit- affascinante, ma rischioso, è un concetto-rasoio. Questo
tadinanza a carattere locale”. Questo può essere percepito mondo globalizzato vive da lungo tempo la crisi dello
come l’ennesima conferma del misconoscimento dei mi- stato-nazione e non è stato in grado di trovare un modo di
granti. Il localismo dei diritti è un elemento di disparità articolare una cittadinanza globale. Il sistema dei diritti ri-
che corrisponde a una maggiore o minore tutela della per- mane ancorato alla territorialità. Se si oltrepassa un con-
sona e che crea condizioni diverse per il riconoscimento e fine, si perdono parte dei diritti e protezione. La cittadi-
l’integrazione. Nei territori dove i servizi sono carenti la nanza è una delle definizioni del soggetto in società da cui
popolazione è più propensa alla conflittualità con i mi- discendono diritti e doveri. Essere riconosciuto come cit-
granti, teme di dover condividere risorse già limitate. La tadino è importante per l’individuo, comporta la consape-
questione prende i connotati di una lotta di classe oltre che volezza di essere parte della propria comunità in cui nella
di identità. Anche le politiche di integrazione introdotte a maggioranza dei casi, si è svolto un processo di socializ-
livello locale hanno la loro influenza. Secondo Campo- zazione e che offre diritti e trattamenti diversi.
mori, differenze dei contesi locali in questa materia pos-
Il cittadino vive una condizione di naturalità. Chi
sono comprendere: la dimensione cognitiva riguardo le
chiede di ottenere una nuova cittadinanza dovrà affrontare
modalità di rappresentazione e di definizione del pro-
un percorso di naturalizzazione. In biologia il termine na-
blema da parte dei decisori; la dimensione organizzativa
turalizzazione indica quel fenomeno per cui una specie
che riguarda la densità e la qualità organizzativa delle
animale o vegetale si insidia in un determinato luogo o
azioni e del policy making; la dimensione della gover-
ambiente diverso da quello originale e comincia a svilup-
nance, riguardante il confine tra intervento pubblico e pri-
parsi in maniera simile alle specie indigene. Molta parte
vato, le relazioni tra i soggetti del territorio. Ogni territorio
del riconoscimento passa attraverso il filtro della cittadi-
ha approcci diversi che derivano dalla sua cultura pro-
nanza che aumenta per:
fonda. La studiosa afferma che:
“il panico da riconoscimento come patologia di una crisi
“conoscere un problema di policy non significa allora ela-
generale della modernità in gioco è molto più che il semplice
borare dei dati della realtà, ma costruire gli oggetti e dare senso
posizionamento sociale del soggetto in relazione a una sfera
agli eventi. È per questo che la sequenza problema-elabora-
d’appartenenza. La crisi dell’identità moderna deriva dallo
zione dei dati-soluzione può essere ricombinata in molti modi e
smarrirsi della coincidenza tra partecipazione politica e si-
nell’analisi delle politiche, scoprire come vengono rappresen-
stema giuridico da un lato, con i circuiti economici e le tradi-
tati i problemi può essere ancora più importante della scoperta
zioni culturali, all’altro. È nello smarrirsi di una simile coinci-
delle soluzioni". denza che diviene palese il rischio di una degenerazione liberi-
Infatti sta del riconoscimento e la sua capacità di delineare alcuni
aspetti essenziali della giustizia sociale contemporanea”.
“le politiche hanno senso in quanto cercano di trovare una
soluzione a problemi di rilevanza collettiva. Nel policy making, Escludere l’altro, impedirgli di sentirsi riconosciuto è
il modo in cui è impostato il problema porta l'impronta delle un atto di forte esclusione che pone l’escludente in una
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Sociologia generale Appartenersi
posizione di superiorità. L’esclusione genera esclusione Il pensiero della cittadinanza è nato insieme ai primi
ed è un atto che può avere conseguenze e ripercussioni ne- nuclei sociali intorno al 3500 a.C. è con queste società che
gative sulla società nel medio e lungo periodo. Gli abitanti si ha testimonianza delle prime nozioni di cittadinanza in-
esclusi non hanno diritto alla piena cittadinanza e parteci- tesa come appartenenza ad un territorio dal momento che
pazione e inizieranno ad agire solo perseguendo la ricerca le città cominciavano ad essere stabilmente abitate e ad
del proprio utile in maniera egoistica e secondo la volontà essere delimitate da mura esterne che me disegnavano il
di rivalsa. perimetro. In questa prima fase della vita sociale umana la
cittadinanza era sinonimo di appartenenza a un territorio.
La cittadinanza è il risultato della visione di un ordine
Nel mondo greco la cittadinanza era indice sintetico di va-
per la convivenza e della gestione dei conflitti che ne pos-
rie caratteristiche, l’essere libero, figlio di un cittadino li-
sono scaturire tentando di far raggiungere un livello di
bero, proprietario di beni immobili e residente nel territo-
giustizia sociale superiore ai suoi membri.
rio. Anche nell’antica Roma e nella Roma repubblicana,
“alcune volte si è trattato di lotte di classe, altre del risultato essere cittadini era sinonimo di partecipazione politica e
di scontri etnici e geopolitici. Fino a che punto questi conflitti implicava l’essere liberi e maschi. Vengono create altre
siano esplosi per questioni connesse alla redistribuzione o al due categorie, peregrinus, colui che era di passaggio e in-
riconoscimento è un problema empirico aperto. Se conside- quilinus, un abitante che non risiedeva abitualmente nel
riamo gli eventi spesso drammatici degli ultimi anni, non pos- territorio. La cittadinanza non era più legata alla parteci-
siamo non rilevare come essi siano caratterizzati dalla compre-
senza di due fattori. Abbiamo la crisi di tutto quanto potrebbe
pazione politica ma all’essere o meno abitante di quei ter-
essere definito, con termine speculativo, universale: ideologie, ritori. L’appartenenza a un soggetto inizia ad essere corre-
progetti politici, filosofie, sembrano aver preso ogni capacità data da molteplici significati. Nell’Europa dei comuni si
persuasiva, il secondo dei fattori menzionati all’inizio, il con- assiste al ritorno ad una cittadinanza intesa come apparte-
flitto politico e sociale connesso con l’estensione dei diritti e il nenza a una cultura comune e a un territorio ben delineato.
contenuto effettivo della cittadinanza”. Il forte senso di appartenenza sarà la premessa per la na-
scita del sentimento di nazione e nazionalismo. Il nazio-
Come osservato da Faist, la collocazione sociale aveva
nalismo non va associato ad una chiusura del pensiero alla
un peso maggiore rispetto alla cittadinanza fino a 150 anni
diversità, rappresenta un pensiero di apertura. È il risultato
fa nel determinare le condizioni di vita delle persone. Il
di un pensiero di grande respiro in grado di affrontare e di
capitale economico, la posizione, le abilità avevano una
elaborare un pensiero libertario rispetto ai tempi incerti e
valenza diversa, superiore. L’individuo si percepiva in
densi di conflitti in parte superati. L’illuminismo utilizza
maniera differente durante l’ancien regime. Diversa è la
la ragione per liberare l’uomo dalle ombre della paura. Na-
percezione del soggetto nel periodo della Rivoluzione
sce l’universalismo dei diritti come principio. In Europa
francese e quello successivo, dal momento che l’Assem-
gli uomini si sentono alleggeriti dal fardello della religione
blea dei Cittadini proclamò libertà, uguaglianza e fratel-
intesa come elemento di differenza e questo fa emergere
lanza come valori universali. Gli intellettuali di tutto il
on maggior facilità il valore universale delle idee di li-
mondo cercarono di contribuire a questo cambiamento di
bertà, uguaglianza e fratellanza. Il tempo degli imperi
paradigma. La cittadinanza sostanzia ideologie, valori,
sembra lasciare il passo a una repubblica democratica. “La
utopie e canalizza paure, speranze e desideri in un com- cittadinanza viene assegnata sulla base di un’esplicita volontà
plesso indistricabile che prende forma in istituzioni e del cittadino di contribuire alla crescita della società ”.
norme. Il senso dello stato si articola intorno al fulcro della
cittadinanza che gioca un ruolo fondamentale nei processi La Rivoluzione Americana cambia il significato di cit-
di costruzione e affermazione della propria identità. Es- tadinanza, propugnando valori come la libertà e l’ugua-
sere cittadini di uno stato è il requisito base del riconosci- glianza.
mento reciproco. Come afferma Aglietti Calabrò: La Dichiarazione d’Indipendenza del 1776, afferma
“tema vasto, la cittadinanza, carico di molteplici implica- “che tutti gli uomini sono creati uguali; che sono stato dotati
zioni correlate: il rapporto del soggetto con l’ordine politico; il dal loro Creatore di taluni diritti inalienabili; he, fra questi di-
dualismo mobile tra appartenenza ed esclusione; il nesso tra la ritti, vi sono la vita, la libertà e la ricerca della felicità”. La
sfera dei diritti e doveri da una parte e il ruolo delle istituzioni ricerca della felicità è una novità senza precedenti. Rap-
e degli ordinamenti giuridici dall’altra; la dialettica tra evolu- presenta un dispositivo potentissimo in grado di cambiare
zione della forma stato e rivendicazione di nuovi profili allo sta- l’ordine delle cose in quanto diritto inalienabile
tus di cittadino; lo scenario incerto di una condizione che tra- dell’uomo. Questo principio figlio del pensiero dell’intero
scenda la dimensione statuale”. occidente, Franklin nel suo periodo parigino, era un con-
CITTADINANZA, CIVILITAS tatto con pensatori europei, tra cui Gaetano Filangieri che
ne La Scienza della Legislazione, scriveva: “nel progresso
La storia della cittadinanza è affascinante, segue, rilette concreto del sistema di leggi sta il progredire della Felicità na-
e traspone il pensiero dei gruppi umani in relazione a zionale che lo consegue non genericamente ma come somma di
quello che è il comune sentire rispetto allo stare insieme. Felicità dei singoli individui”. La tolleranza, la laicità,
Ma la cittadinanza si costruisce anche attraverso l’esclu- l’unione del popolo per realizzare obiettivi comuni, la ne-
sione. cessità del rispetto di ogni forma religiosa sono le que-
stioni dalle quali partire. Lo stato americano si basa su
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Sociologia generale Appartenersi
principi morali che esulano dalla questione della salvezza cittadinanza è uno status giuridico, è una condizione sostanziale
dell’anima. Nella Costituzione americana non ci si limitò che deve essere tutelata e/o ‘agita’ nella sua multidimensiona-
a definire lo stato laico, ma si volle aggiungere che: “il lità. Considerare il suo carattere ambivalente permette di com-
Congresso non potrà fare alcuna legge per il riconoscimento di prendere come esistano differenti livelli di accesso alla, e di ef-
qualsiasi religione o per proibirne il libero culto”. Per co- fettivo esercizio della cittadinanza. Quali sono i criteri ‘giusti’
per disciplinare l’acquisizione della cittadinanza? Quali diritti
struire una nazione è necessario che i rapporti tra uomini
di cittadinanza devono essere estesi anche ai non cittadini?
siano orizzontali. I padri fella costituzione riflettevano su Fino a che punto i regimi democratici contemporanei possono
questi principi anche nei loro diari personali, si legge in tollerare la presenza di residenti stranieri esclusi da alcuni dei
quello di Franklin: “mi convinsi che la verità, la sincerità e diritti sui quali questi stessi regimi si fondano? E fino a che
l’integrità nei rapporti fra uomo e uomo erano della massima punto possono ammettere diritti e trattamenti giuridici differen-
importanza per la felicità della vita”. ziati, che in qualche misura riconoscano l’eterogeneità etnica,
In Europa la Rivoluzione francese è pronta a partire. culturale e religiosa della loro popolazione? ”.
Le riflessioni dei philosophes sulla cittadinanza nella Secondo il World Migration Report 2020 al mondo ci
prima e massima espressione del costituzionalismo mo- sono 272 milioni di migranti internazionali, ovvero 272
derno non già chiare. Bisogna mettere in discussione uno milioni di persone che non godono di diritti di cittadinanza
status quo consolidato. I risultati saranno diversi rispetto e non sono naturalizzati all’estero che vivono una posi-
alla costituzione dello stato americano. Nonostante ogni zione di potenziale esclusione e minor riconoscimento
diritto e tutela dell’uomo vada in quella direzione, sembra
“stato e società hanno sviluppato nel tempo molteplici si-
che un qualche pudore razionalistico impedisca di poterlo
stemi di identificazione, meccanismi di distribuzione, creando
esprimere apertamente. Sigmund Freud, ne Il disagio nuovi confini tra cittadini e non cittadini, autorizzando e rego-
della civiltà del 1920 affermò: lando il movimento della popolazione dentro e fuori tale ideale
“non vogliamo ammetterlo, non riusciamo a comprendere perimetro. È la storia di un processo di ‘monopolizzazione’ da
perché le istituzioni che noi stessi abbiamo creato non debbano parte dell’autorità pubblica della capacità di erigere, mante-
rappresentare una protezione e un beneficio per tutti. Di fatto nere e nutrire questa separazione, attraverso la produzione di
l’uomo primordiale stava meglio. In compenso la sua sicurezza documenti, di teorie, di ideologie capaci di controllarla e raf-
di godere a lungo di tale felicità era molto esigua. L’uomo civile forzarla. Questi strumenti sono stati più o meno vincolanti e
ha barattato una parte della sua possibilità di felicità per un po’ stringenti con il mutare delle epoche e il cariare delle nazioni,
di sicurezza”. e la narrazione storica pare indicare un diverso sviluppo, l’af-
fermazione di parametri per una nuova appartenenza, su base
La ricerca della felicità potrebbe forse portare a un’in- a-statuale e post-nazionale, che si fa a sua volta portatrice di
sicurezza sociale? All’anarchia? La fiducia nella prevedi- restrizioni e preclusioni capaci di limitarne l’accesso. Il cerchio
bilità dei comportamenti deve prevedere una parziale ri- si chiude: la cittadinanza include, la cittadinanza esclude”.
nuncia alla ricerca della felicità? L’ottimismo dell'epoca La cittadinanza è un concetto pericoloso. I confini na-
dei lumi sembra essersi spento. zionali servono a tracciare il perimetro entro il quale un
A un mondo felice era stato preferito un mondo giusto individuo sia cittadino, ma sono diventati elementi di forte
prendendo di vista la connessione tra questi. Anche discriminazione. La diversità, la paura che da esso deriva
l’ONU ha sancito il diritto inviolabile di essere felici totalizza le decisioni politiche, influendo sulla qualità
nell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 12 luglio della vita delle persone.
2012. Si dichiara “un cambiamento profondo di mentalità è in CITTADINANZA, MODELLI DI TRASMISSIONE PER IL RICO-
corso in tutto il mondo. Le persone ora riconoscono che il ‘pro- NOSCIMENTO DI EGUALI DIRITTI
gresso’ non dovrebbe portare solo cresciuta economica a tutti i
costi, ma anche benessere e felicità”. Alla conferenza mon- Ogni stato ha sviluppato norme che sanciscono i mec-
diale a Rio de Janeiro, il 21 giugno 2012 Jose Mujica af- canismi di ottenimento e trasmissione della cittadinanza.
fermò: Questa rappresenta un ‘mezzo di costituzione dell’iden-
tità’ ma anche un ‘meccanismo di differenziazione’.
“ci vendono tutto, tranne la felicità… lo sviluppo non può
andare contro la felicità: dev’essere a favore della felicità Baubock divide e fa risalire queste norme a tre conce-
umana, dell’amore sulla Terra, delle relazioni umane, della zioni della comunità: una concezione nazionale, una con-
cura dei figli, dell’avere amici, del non privarsi dell’indispen- cezione repubblicana e una concezione societaria. La
sabile. Stiamo governando la globalizzazione o la globalizza- prima considera fondamentali il linguaggio, la religione e
zione ci governa?”. la comune discendenza, favorendo il principio dello ius
L’uomo si ritrova governato e dai suoi stessi principi e sanguinis; la seconda è più concentrata sulla partecipa-
dai suoi stessi desideri. Svolgere un’analisi del sociale zione attiva alla politica, la cittadinanza è vista come una
parte sempre dal sé, passando per l’altro e finendo con la pratica e non come uno status legale: la terza concepisce
comunità. il cittadino come colui che per lungo tempo è stato sog-
getto al potere di uno stato. A partire dal secondo dopo-
“la cittadinanza è al contempo un bene da distribuire e una guerra, le migrazioni sono aumentate e hanno acuito que-
condizione di distribuzione, un diritto in sé e un requisito di ac- sta tensione indebolendo il nesso stato diritti di cittadi-
cesso ai diritti, un concetto insieme includente ed escludente. A
nanza. Il termine denizen, coniato da Hammar, deriva
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Sociologia generale Appartenersi
dalla constatazione della nascita di una nuova categoria di di interpersonale e faccia-a-faccia, fatta di realità virtuale
individui che godono di alcuni diritti di cittadinanza. I invece di essere fatta di realità concreta e situata, è più in-
confini tra alien e denizen sono fluidi e variabili. I diritti stabile e caotica.
di denizenship non sono omogenei in tutti i paesi.
La coscienza civica e politica permette al singolo di es-
Nel tempo si sono costruiti tre tipi di cittadinanza: una sere parte integrante di un sistema di potere che contribui-
concezione classica, una concezione moderna e una con- sce a determinare. “la sicurezza senza libertà è schiavitù: la
cezione democratico-sociale. La prima è legata alla polis libertà senza sicurezza è un caos completo in cui sei perso, ab-
greca e alla tradizione romana repubblicana; la seconda si bandonato, non sai cosa fare. Le possibilità di ospitalità non
è formata con la nascita degli stati nazionali; la terza è nata sono senza limiti. E la capacità umana di sopportare la soffe-
con l’affermazione del welfare state nel secolo scorso e si renza e il rifiuto non è illimitata. Quindi dobbiamo esercitare
concentra sull’espansione del contenuto e sulla specifica- quello che si chiama empatia”. Oggi la cittadinanza consente
zione dei beneficiari dei diritti. Questa espansione, se- di motivare la tensione esistente fra:
condo Marshall, è venuta stratificandosi in più momenti “la tutela dei diritti soggettivi garantita dallo stato ai propri
con l’entrata di nuovi segmenti della popolazione nel go- cittadini, ad esclusione degli stranieri, il carattere inclusivo e
dimento di alcuni diritti di cittadinanza. Tale allargamento universale di questi diritti, la tutela delle minoranze etnico-cul-
è inclusivo verso l’interno, i diritti degli individui sono turali interne agli Stati nazionali e i processi di globalizzazione
stati definiti in base alla loro comune appartenenza a un che fanno dipendere sempre di più la fruizione effettiva dei di-
particolare stato. ritti soggettivi dalla possibilità di una loro tutela internazio-
nale”.
Il cammino verso l’uguaglianza pasa attraverso la rea-
lizzazione della cittadinanza, ma i migranti rischiano di Come afferma Zanfrini l’immigrazione smaschera la
essere perennemente coinvolti in un conflitto sociale che concezione dello stato della cittadinanza che ancora pre-
perpetua la disuguaglianza. suppone l’antica coincidenza di popolo e nazione. La cul-
tura, la lingua e gli usi non possono essere messi in discus-
Le politiche di immigrazione degli stati moderni inclu- sione dalla provocazione della pluralità e si alimenta il
dono percorsi per raggiungere la piena cittadinanza e per culto dei limiti e dei confini.
realizzare la residenza permanente. Gli stati moderni
CITTADINI IN MOVIMENTO
hanno bisogno di definire che è membro, chi ha il diritto
di lavorare, che può utilizzare servizi pubblici e sociali, “nel 2016, quasi un miliardo e mezzo di passeggeri aerei
chi può votare. Il controllo totale delle migrazioni richie- varcano le frontiere nazionali. Sono quasi 250 milioni di per-
derebbe una totale mancanza di rispetto dei diritti umani e sone che vivono in Paesi diversi da quello di nascita. Territori
la capacità pratica di investire ingenti risorse per il con- come l’Antartico o quelli di ‘Stati falliti’ non sono governati da
trollo e la deportazione dei migranti non documentati. Le governi centrali dotati di sovranità. Paesi come gli Stati Uniti e
politiche di immigrazione riguardano la selezione dei sog- l’Australia applicano due diversi diritti, rispettando la rule of
law per i cittadini, ignorandola per gli stranieri. Principi uni-
getti potenzialmente riconoscibili e non la chiusura o aper- versali si impongono agli Stati e alle collettività nazionali. Sono
tura. segni di un fenomeno nuovo, la scissione fra territori e poteri.
La cittadinanza moderna nasce segnata da una pro- Territori, poteri pubblici, ordini giuridici, diritto, soggetti del
fonda contraddizione tra istanze emancipatorie e istanze diritto, erano fenomeni unitari: su un territorio si affermava un
potere pubblici, chiamato a regolare una collettività con stru-
di controllo sociale. L’ipotesi di Donati è la creazione e
menti giuridici. Ora vi sono territori senza governi, frontiere
teorizzazione di un nuovo paradigma di lettura per inter- mobili, regolazioni globali dettate da regolatori senza territo-
pretare il concetto di cittadinanza, la relazionalità e l’inte- rio, unità sovrastatali che conquistano lentamente il dominio su
grazione politica. La relazione è lo spazio in cui si muove territori prima interamente statali, persone residenti su un ter-
e si articola la vita di ogni uomo, “è la regola dell’essere ritorio senza esserne cittadini”.
della natura umana e del sociale è la risposta ai nostri perché”.
Secondo Donati, il sociale tende a organizzarsi in mole- Le migrazioni internazionali pongono la questione
cole, in forme che generano le strutture sociali da cui il della sovranità nazionale in relazione alla capacità degli
contesto è caratterizzato. Le società moderne inaugurano stati di regolare i movimenti delle persone attraverso i pro-
un tipo di molecola sociale che tende ad annullare il suo pri confini. A questione è giovane. Fino al 1914 non era
carattere morfostatico. La molecola sociale assume il va- percepita in questi termini, prima migranti potevano supe-
lore-guida della contingenza, il plurale, come valore so- rare i confini anche senza documenti. Poi spostarsi è di-
vraordinato per regolare le condotte dei singoli e delle co- ventato più facile ed è nato il cosiddetto transnazionali-
munità nella vita quotidiana, aprendosi alla massima va- smo, un numero crescente di persone avevano la possibi-
riabilità possibile della relazione sociale. La molecola so- lità di intrattenere relazioni economiche e sociali in due o
ciale “appare come sorta di ‘forma senza forma’, nel senso che più stati.
le forme sociali rifiutano qualsiasi ‘canone’, standard, verità o La nazione, secondo Anderson, è una comunità di in-
identità univocamente definita”. Essa perde la sua identità, il dividui che condividono un comune senso di identità e che
‘senso di sé’. La relazione sociale globalizzata è ‘despa- stringono rapporti di lealtà interna superiore a quelli che
zializzata, detemporalizzata, astratta e sistematica invece hanno con gli estranei. Questo stato fatto di leggi,
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Sociologia generale Appartenersi
burocrazia ed esercito è arbitro delle dispute e mantiene il di un’economia e di una crescita sana che deve tener conto
monopolio della violenza, rimanendo responsabile della ed essere in linea con le esigenze delle imprese al fine di
protezione e regolamentazione. La cittadinanza implica trattenere i capitali nel paese, con un alto costo in termini
che i cittadini all’estero rimangano protetti e sotto respon- di autonomia e sovranità:
sabilità dello stato di cui fanno parte; invece, i richiedenti
“lo stato non è sovrano ma condivide la propria sovranità
d’asilo non vengono tutelati dal loro stato d’origine. Così con il capitale. Tra i protagonisti principali del capitale vi sono
nasce la loro necessità di fuga, dovuta dalla mancanza di le grandi società multinazionali che possono avvantaggiare o
protezione e di tutela da parte dello stato stesso. La citta- danneggiare un’economia in base alla loro politica di outsour-
dinanza ha i suoi limiti, Brubaker la definisce “interna- cing in entrata o in uscita”.
mente inclusivi ed esternamente esclusivi”. Si è cittadini
quando residenti all’interno dei confini dello stato della Le migrazioni hanno contribuito alla cosmopolitizza-
propria cittadinanza. I migranti di seconda o terza genera- zione. Questo è un concetto che inserisce la globalizza-
zione non riescono ad essere pienamente riconosciuti zione nello studio delle società degli stati nazionali attra-
come cittadini. Questo perché il fatto di essere figli di im- verso l’accentuazione del modo in cui strutture e istitu-
migrati costituisce ancora un confine interno percettibile zioni sono diventate transnazionali tramite n processo en-
per la piena cittadinanza e integrazione, si trovano in una dogeno. Queste nuove sollecitazioni intellettuali hanno
zona grigia legale, insieme agli stranieri indesiderati. Ne- portato gli studiosi a porsi domande sul senso della demo-
gli ultimi anni l’aumento dei conflitti interni agli stati crazia stessa e sulla necessità di una sua rifondazione, al
mette in crisi il rapporto di lealtà interna e la diversa per- loro allargamento rispetto ai migranti, al diritto di voto e
cezione della legittimità della cittadinanza. al riconoscimento dei diritti sociali. Le stesse leggi d’inte-
grazione europea sono rivolte oggi ai residenti e non più
Ambrosini ricorda che: solo ai cittadini. Un altro fondamento della democrazia
“il concetto di cittadinanza come appartenenza a una comu- globale cosmopolita consiste nel crescente spirito di citta-
nità di uguali implica un impegno contro la subordinazione e la dinanza globale, dovuto in buona parte alla maggiore va-
disuguaglianza. L’ambivalenza del concetto deriva dal fatto che rietà di identità mondiali e all’accresciuta coscienza glo-
si può considerarlo con riferimento alla natura e alla qualità bale rispetto a pericoli e minacce. Fine fa riferimento a un
delle relazioni tra i membri riconosciuti di una società costituita a un cosmopolitismo che concilia la consapevolezza della
o pensando ai confini di quella stessa società, che dividono violenza nel mondo on una visione normativa di pace per-
membri e non membri, razionando così l’attribuzione dello sta- petua che offrirebbe una modalità d’interpretazione e un
tus di cittadini. La distinzione tra inclusione universalistica ordine istituzionale e legale. Hobsbawm ha dimostrato
all’interno ed esclusione verso l’esterno potrebbe apparire ra-
che, se la globalizzazione ha eroso lo stato nazionale, non
zionale. È avvertita come un dato pressocché ‘naturale’ ed è
stata data per scontata per molto tempo. La distinzione si offu- ha indebolito il nazionalismo.
sca quando entrano in scena gli immigrati stranieri”. CITTADINANZA E ALLARGAMENTO DELLA STESSA
Secondo Bosniak, il confine seguirebbe gli immigrati T. H. Marshall aveva inteso il concetto di cittadinanza
all’interno delle società d’accoglienza, dal momento che ponendolo in confronto dialettico con alcune delle critiche
godrebbero di diritti diversi dai nativi e il loro riconosci- messe alle sue tesi. Citizenship and Social Class ha se-
mento de facto implicherebbe un percorso difficile. Gli gnato l’inizio di un nuovo modo di concepire ha cittadi-
autoctoni sono contrari al diritto totale di partecipazione nanza negli stati occidentali nati dopo la Seconda Guerra
politica poiché considerano i nuovi cittadini non degni di Mondiale. La caduta del muro di Berlino segna la fine
votare esprimendo un voto identitario. Il migrante e il della Guerra Fredda. Simboleggiava per tutti l’inizio di
nuovo cittadino partecipano alla ridefinizione dei conte- una più sicura epoca liberale in cui ogni uomo avrebbe po-
nuti della cittadinanza e la loro presenza marca con chia- tuto vivere la propria vita senza dover rientrare in schemi
rezza quali siano i punti delicati e le implicazioni di questa o schieramenti radicali. Lo studioso aveva introdotto il
riformulazione aperta. concetto di cittadinanza e di allargamento della cittadi-
nanza, intendendo l’impulso egualitario delle società in-
Un altro punto delicato è legato ad alcune teorie socio-
dustriali a garantire pienezza di diritti a tutti gli strati so-
logiche che rivolgono la loro attenzione alla crisi dello
ciali. L’ispirazione all’effettivo godimento dei diritti di
stato nazionale, evidenziando la crisi dello stato sociale.
cittadinanza è per questa teoria la vera radice del muta-
Se le politiche del welfare vengono incrementate, si
mento sociale. Marshall aveva notato che la cittadinanza
creano nei cittadini aspettative alte e pretese sempre più
aveva avuto sviluppi ben singolari:
insistenti. È il welfare a generare la sua stessa crisi di le-
gittimazione. Cambiano anche le condizioni socio-econo- “se è giusta la mia tesi che la cittadinanza è stata un’istitu-
miche su cui è stato edificato diventando di fatto insoste- zione che ha comunicato a svilupparsi almeno alla fine del se-
nibile soddisfare le richieste dei cittadini. Tra gli altri fat- colo XVII è chiaro che la sua crescita coincide con lo sviluppo
tori c’è la globalizzazione economica, la mobilità dei ca- del capitalismo, che è un sistema di disuguaglianza, non di
pitali e la crescente finanziarizzazione impediscono agli uguaglianza. Come mai questi due principi contrastanti hanno
potuto crescere e fiorire fianco a fianco sullo stesso suolo? Che
stati-nazione di attuare autonomamente determinate
cosa ha reso possibile il fatto che essi si riconciliassero fra loro
azioni. Ogni governo ha come obiettivo il perseguimento
e divenissero alleati invece che antagonisti?”.
25
Sociologia generale Appartenersi
Il pensatore motiva questo stato di fatto affermando politico e sociale. Come sostiene Sen,
che l’attribuzione dei diritti civili era indispensabile. I di-
“il grado effettivo di diseguaglianza delle opportunità che le
ritti politici hanno poi rilevato essere potenzialmente peri- persone hanno di fronte non può essere immediatamente de-
colosi per il sistema capitalistico. “l’estensione dei servizi dotto dall’ordine di grandezza della diseguaglianza dei redditi
sociali non è in prima istanza un mezzo per livellare i redditi ”, non dipendono solo dal nostro reddito, ma anche dalla varietà
ma con i diritti sociali “vi è un generale arricchimento della delle caratteristiche fisiche e sociali che influenzano le nostre
sostanza concreta della vita civile, una riduzione generale del vite e che ci rendono quello che siamo”.
rischio e dell’incertezza, un livellamento tra più fortunati e
meno, in tutti i settori”. La disuguaglianza insuperabile dello Il sociologo Castel suppone che il cambiamento sociale
stato capitalistico non è più lo status sociale ma lo status derivi dal disfacimento della società salariale, questa “fun-
economico. Giddens nel dibattito critico alla cittadinanza ziona in base a una differenziazione generalizzata e centra la
propria dinamica intorno alla coppia eguaglianza-disegua-
marshalliana disapprova l’apparente sviluppo di un pro-
glianza: contrattazione e scontro fra gruppi sociali si cristalliz-
cesso graduale e spontaneo e non quale prodotto del con-
zano intorno alla ridistribuzione della ricchezza sociale”.
flitto sociale e politico.
È indiscutibile che la cittadinanza sia stata messa sotto
“scrive come se lo sviluppo dei diritti di cittadinanza sia
giunto come qualcosa di simile ad un naturale processo di evo-
pressione dalla frammentazione e pluralizzazione della so-
luzione, coadiuvato quando necessario dalla benevola mano cietà. Queste hanno inferto un duro colpo alle identità che
dello Stato. I diritti di cittadinanza sono stati ottenuti a livello per difendersi hanno costruito barriere di norme, creato di-
sostanziale soltanto per mezzo della lotta. L’estensione dei di- spositivi di segregazione e di disconoscimento. Hanno an-
ritti di cittadinanza fu in misura rilevante il risultato di lotte nullato buona parte del significato della cittadinanza.
condotte dai sottoprivilegiati per migliorarsi. Si dovette com-
battere per ciascuno dei tre gruppi di diritti a cui si riferisce
La Cecla sostiene che l’identità è una finzione, ma an-
Marshall”.
che appartenga alla politica dell’immaginario su cui sono
costruiti i gruppi umani ed è di immaginario che sono co-
Secondo Barbalet inquadrare la cittadinanza su di un stituite le culture.
piano che contrappone l’uguaglianza e la disuguaglianza
risulta riduttivo: APPARTENENZA
“esiste una differenza tra i diritti civili e sociale che non può L’IDEALE IMPERFETTO
essere trascurata: i primi si rivolgono contro lo Stato, i secondi L’anello è forse l’oggetto più semplice che esista.
sono richieste di benefici che devono essere forniti dallo Stato.
L’anello è molte cose, un ornamento, simbolo di un vin-
Nel primo caso lo stato ha semplicemente un obbligo di non
fare, nel secondo dovrebbe impegnarsi a specifiche prestazioni
colo, un sigillo, un talismano, può nascondere un segreto
che richiedono complesse precondizioni economiche, ammini- o raccontare storie, può portare veleno o reliquie. È il sim-
strative e professionali. Esistono argomenti per dimostrare la bolo di un’identità riconoscibile e di un’appartenenza:
diversa natura dei diritti sociali rispetto agli altri diritti di cit- “nella mitologia greca si narra come Zeus permise ad Era-
tadinanza, Barbalet è più propenso a definire i diritti sociali cle di liberare Prometeo a condizione che quest’ultimo portasse
come conditional opportunities, del tutto strumentali rispetto un anello di ferro a cui era incastonato un frammento di roccia
all’effettivo esercizio dei diritti civili e politici”. del Caucaso, al quale era incatenato, affinché si compisse sim-
Per Held, invece, bolicamente il castigo imposto”.

“la cittadinanza ha comportato una appartenenza, alla co- Presso gli antichi romani, lo stato riconosceva il diritto
munità in cui una persona vive la sua vita, ha implicato gradi di portare un anello come ricompensa di imprese belliche.
di partecipazione nella comunità. La questione di chi dovrebbe È utilizzato per suggellare fidanzamenti e matrimoni, per
partecipare e a che livello è un problema vecchio tanto quanto questo era noto col nome di vinculum, spezzare o gettare
il mondo stesso, e la gente è stata ostacolata dalla cittadinanza un anello ha il valore simbolico della rottura di un legame.
sulla base della classe sociale, del genere, della razza e Il cerchio si mostra come simbolo della perfezione,
dell’età”. dell’infinito e del potere. Il legame di cui parla l’anello è
Bisogna specificare che tale discussione deve confron- quello dell’appartenenza.
tarsi con il processo di globalizzazione. Nonostante le cri- Taliani sostiene che “l’uomo è in quanto appartiene a
tiche Marshall rimane una pietra miliare nello studio del qualche cosa, ma egli è anche ciò che non è, ma che vorrebbe
concetto. “ho cercato di dimostrare come la cittadinanza ed essere”. Emergono gli obiettivi di indagine riguardo il
altre forze esterne ad essa hanno finito per alterare la struttura nesso tra migrazione e appartenenza, le domande non si
della disuguaglianza sociale”. fermano al motivo che spinge gli individui a spostarsi, cer-
La società occidentale ha dato vita a un retropensiero cano di indagare cosa comporti la migrazione nell’animo
che teorizza che il soggetto abbia la possibilità di inte- umano. L’interrogativo riguarda il momento in cui nasce
grarsi e di acquisire diritti. Le società più supine al mer- il sentimento di appartenenza, in che modo possa mutare
cato hanno disegnato strutture escludenti, in cui esiste la il sé e l’identità. La cittadinanza “esprime sia uno status po-
segregazione lavorative e diverse tipologie di contratto litico-giuridico sia il vincolo per cui si è parte di una qualche
che non prevedono la stabilizzazione né il riconoscimento comunità”. Il nesso tra appartenenza e immaginario si

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Sociologia generale Appartenersi
tralascia a favore di studi sulla vita attiva, mentre l’appar- non potevano essere positive. La necessità dello stare in-
tenenza inizia ben prima della sua realizzazione o del suo sieme per realizzare una comunità viene dimenticata.
riconoscimento. Ciò che anima i sentimenti e regola le
“La collaborazione rende più agevole il portare a compi-
leggi e le norme non è la conoscenza, ma una spinta ideale mento le cose e la condivisione può sopperire a eventuali ca-
che suggerisce un luogo o una o più persone come le con- renze individuali. La collaborazione può essere definita come
dizioni necessarie alla felicità, è lì che si appartiene. Il uno scambio in cui i partecipanti traggono vantaggio dall’es-
proto-migrante, attraversa una fase fondamentale, quella sere insieme per realizzare ciò che non riuscirebbero a fare da
dell’immaginazione. Sogna un altrove dove vivere una soli”.
vita degna, dove essere libero di dimostrare il proprio va-
lore e cambiare la propria identità. Solo dopo passa La modernità ha messo l’accento sulla competitività
all’azione. Questa fase è fondamentale, il proto-migrante danneggiando il valore della collaborazione. Credibilità,
inizia un processo di pre-socializzazione e inizia a vivere fiducia, collaborazione sono alla base del vissuto del
e comportarsi in modo da adattarsi meglio al contesto gruppo e sono un meccanismo di protezione.
scelto. Accorcia le distanze dal paese di arrivo. Secondo “La dipendenza dagli altri è considerata un segno di debo-
Mautone, lezza; le nostre istituzioni cercano di promuovere l’autonomia
e l’autosufficienza; individuo autonomo appare libero. Osser-
“con i propri segni la collettività caratterizza il proprio ter- vata prospettiva di culture diverse dalla nostra, la persona che
ritorio e si radica in esso esaltando il ‘senso di appartenenza’ si fa vanto di non chiedere aiuto a nessuno appare un essere
che consente agli uomini di riconoscersi e identificarsi nei ‘luo- umano profondamente menomato, la cui vita è dominata dalla
ghi’ dove le stratificazioni sedimentate nel tempo consentono la
paura di assorbito nella collettività”.
continuità dell’identità storica. Gli ambiti territoriali sono defi-
niti dalle relazioni etniche, linguistiche, religiose, sociali ecc. Questa agognata libertà dall’altro non ha le caratteristi-
che esprimono l’identità dei gruppi umani tramite i valori sim- che necessarie a tenere insieme una società. Riconosci-
bolici dei segni impressi quotidianamente, lo spazio assume le mento e fiducia sono fondamentali. Simmel aveva sugge-
caratteristiche dei ‘luoghi’ attraverso i cui caratteri fortemente rito la necessità di un cambio di paradigma, affermando
individualizzanti si definiscono paesaggi che raccontano la sto-
che per la fiducia reciproca si richiede un atto di fede poi-
ria, preannunciano atteggiamenti futuri e si pongono come in-
ché la fiducia è “qualcosa di meno e qualcosa di più della co-
termediari tra i ‘luoghi’ stessi e la società”.
noscenza”. Bisognerebbe riflettere meglio sulla socievo-
I segni della storia, i simboli religiosi sono espressione lezza. Per questo ciò che si fa insieme è più importante
di come si concepisce la convivenza e la convivialità dei dell’affermazione dei singoli. La socievolezza è necessa-
legami possibili. ria al riconoscimento ed è precondizione per la realizza-
Trovare la propria appartenenza dà soddisfazione. An- zione dell’appartenenza una volta conosciuto l’oggetto del
che se si dovessero affrontare molti sacrifici, ne varrebbe desiderio e per la stessa esistenza di questo. L’interazione:
la pena. Da interviste a imprenditori cinesi, arabi, latinoa- “Nasce sempre da determinate pulsioni o in vista di deter-
mericani non si riscontra nessuna differenza, tutti dichia- minati obiettivi. Istinti erotici, interessi materiali, impulsi reli-
rano che avrebbero potuto raggiungere la propria realizza- giosi, finalità di difesa come di attacco, di gioco come di gua-
zione nel momento in cui avrebbero potuto avverare i pro- dagno, di aiuto come di apprendimento e innumerevoli altri mo-
pri desideri. Si può appartenere a un’idea di sé, a un ideale, tivi fanno sì che l’uomo si trovi insieme con gli altri, agisca per
loro, con e contro di loro, in una condivisione di condizioni tale
a desideri veniali o affettivi, ognuno di questi giustificherà
per cui egli produca effetti sugli altri e ne sia a sua volta in-
l’impresa dandogli senso. In ambito sociologico, l’appar- fluenza. Queste azioni reciproche fanno capire come dai porta-
tenenza è un concetto studiato in riferimento alla relazione tori individuali di quelle pulsioni motivanti e di quelle finalità
tra l’individuo e le varie forme di azione collettiva. risulti un’unità, per l’appunto una ‘Società’”.
La modernità ha dato avvio alla crisi dell’apparte- La socievolezza, l’interazione e il riconoscimento sono
nenza, ha avuto come dettato l’essere autonomi, indipen- passaggi della costruzione della società che si realizzerà
denti. L’identità di ciascuno è un mosaico di sentimenti, quando vorrà appartenerle. L’azione altruistica è stata sop-
affiliazioni e comportamenti che ben di rado si incastrano piantata competizione e dall’individualismo e andrebbe ri-
perfettamente. Prima, l’appartenenza nella sua comples- scoperta. È in grado di mettere il sé in contatto con quei
sità riusciva a coniugarsi con l’identità. Oggi, le apparte- bisogni e quelle necessità primarie che tendono ad essere
nenze vocate sono troppo specifiche perché possano ripe- dimenticate e negate in favore di un pensiero più osses-
tere magia. Aristotele fu primo filosofo occidentale a evi- sivo, in questo modo che si cancella il senso della vita in-
denziare l’aspetto repressivo dell’unità. La polis per lui sieme.
nasceva da un atto di sinecismo. Ai fini del commercio e
dell’aiuto reciproco in caso di guerra, “la polis si compone “lo schema utilitaristico e strumentale dei processi di inte-
di uomini di tipi differenti; popolazioni simili possono dare razione include l’altro solo come personaggio, come funzione,
luogo a una polis”. Le parole di Sennett sotto lineano come atteggiamento. L’altro è l’elemento parziale che lo rap-
quanto la retorica moderna sia sempre meno adatta a ge- presenta in una determinata situazione e che non ha quasi al-
stire situazioni globalizzate. Le conseguenze dell’esaspe- cuna relazione con l’individualità alla quale si riferisce”.
razione dell’ideale dell’uomo indipendente e autonomo È necessario rileggere i fondamenti della solidarietà

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Sociologia generale Appartenersi
sociale, ripensando il senso dell’appartenenza. “ci sembra di essere di fronte a un paradosso. La partecipa-
zione alla vita di gruppo degrada l’individuo, rende i suoi pro-
APPARTENENZA
cessi mentali simili a quelli della folla, la cui brutalità, inconsi-
Secondo Gasparini, l’appartenenza può essere definita stenza e irragionevole impulsività sono state il tema di molti
come “un sentimento attivo di legame, che implica attacca- scrittori; soltanto con la partecipazione alla vita di gruppo
mento, e quindi sviluppa una lealtà a qualcosa cui si appar- l’uomo può diventare completamente umano, soltanto così può
tiene”, si fa mezzo “di affermazione o di adesione a una iden- sollevarsi al di sopra del livello del selvaggio”.
tità”. L’autore sottolinea come dall’appartenenza scaturi- Sciolla ricorda che la costruzione dell’identità, è co-
sca il rafforzamento dell’identità, creando quel nesso tra il munque un’opera complessa, un mosaico di appartenenze.
singolo e il gruppo che si solidifica nella coincidenza di
valori, di idee, di significati simili e dello stesso immagi- L’appartenenza non sa essere assoluta o unica, ma è
nario connesso al sentimento di appartenenza. Il rapporto multipla, multiforme, contraddittoriale come il sé, l’iden-
di appartenenza è talmente potente da superare la tempo- tità e le relazioni. Le società moderne sono plurali, inter-
ralità, è anche retroattivo. Questo si unisce alla prospettiva connesse, globalizzate l’appartenenza è necessario fonda-
stare insieme nel tentativo di disegnare un futuro comune mento perché il bisogno di trovare una direzione, una
condiviso. Non significa l’appartenenza verta conoscenza forma in cui specchiarsi è naturale e rischioso. Questo
in sé, ma sulla capacità di attribuire significati questo por- porta alla creazione di un immaginario di riferimento ge-
terà l’uomo a una volontà di conoscenza che potrebbe es- nerativo di senso. L’appartenenza è una matrice ordina-
sere soddisfatta o sostituita. Permane nei popoli che non trice che socializza e rende più semplice il cammino del
sono uniti da una comune cittadinanza o che sono dispersi vivere. Indirizza l’andare e crea forti radici che i membri
per il mondo ed è anche uno scudo contro il senso di fra- possono portare con sé. Anche quando si appartiene ad un
gilità che provoca il costante divenire del mondo. L’ap- gruppo di emarginati, la sua forza non si perderebbe per-
partenenza riconosce fonti di forza diverse fatte di valori ché proteggerebbe il valore della relazione. Perpetuare il
e visioni, àncora fortifica identità consapevoli di una spe- senso di appartenenza è un valore del gruppo e i membri
cifica matrice. Il termine appartenenza indica l’afferenza dovranno difendere una relazionalità sana e anche vantag-
di un individuo ad una collettività o a un gruppo, caratte- giosa. I membri interni dovranno accettare i nuovi sog-
rizzato dal punto di vista non sempre territoriale, sicura- getti, riconoscenti in loro alcuni caratteri del gruppo. Da
mente culturale e sociale. L’appartenenza soddisfa un bi- un punto di vista simbolico,
sogno psicologico dell’uomo, deve conoscere ciò cui ap- “Assegnare un nome e assumere un emblema sono difatti
partiene al fine di comprendere la propria storia e il pro- presupposti essenziali di qualsiasi processo di riconoscimento
prio futuro. Il sentimento identitario è espressione di e distinzione e anche di fondazione di una identità collettiva che
un’adesione che può avere diversi livelli, affettiva, cultu- alimenti efficacemente un sentimento di appartenenza un con-
rale o ideologica. Le relazioni all’interno del gruppo sono forme orientamento intersoggettivo. Il ricorso a simboli fonda-
contraddistinte da propensione alla cooperazione, solida- tivi o confermativi dell’identità collettiva non è certo un feno-
rietà e i membri si appellano a un legame che li unisce e li meno circoscrivibile ai modi di comunicazione tipici delle so-
cietà più semplici. L’espressione simbolica si intensifica, all’in-
accomuna nella stessa origine, storia, futuro. Il gruppo of-
terno di un determinato contesto sociale. Una bandiera, un in-
fre e garantisce protezione ai suoi membri e la sua rico- dumento, una croce, possono agire con la stessa efficacia
struzione e riproduzione è importantissima. L’accesso o dell’emblema clanico richiamare un sentimento di apparte-
l’esclusione del singolo dalla comunità dipenderà dal con- nenza o nell’esprimere identità collettiva”.
tributo che questi potrà offrire, ma anche dal rispetto per i
vincoli che deriveranno dal farne parte. Secondo l’autore, anche i rituali svolgono un ruolo im-
portante nel consolidamento del sentimento di apparte-
L’appartenenza avvio a un processo di socializzazione. nenza. Esistono rituali rievocativi, dimostrativi, regolativi
Come nota De Maré: “Il gruppo primario è lo strumento della e proiettivi. Si pensi a quelli rievocativi che hanno una va-
società che determina in ampia misura atteggiamenti, le opi- lenza sia psicologica sia motivazionale. I rituali dimostra-
nioni, gli obiettivi, gli ideali, ed è una delle fondamentali sor-
tivi contribuiscono a rafforzare il sentimento identitario
genti di disciplina e di controlli sociali”. L’individuo impara
attraverso l’esaltazione della potenza, enfatizzando, senti-
atteggiamenti e si crea delle abitudini, si forma in base al
menti di orgoglio di autoaffermazione. I rituali regolativi
proprio gruppo e in funzione della socializzazione avve-
svolgono una funzione latente di controllo sociale attra-
nuta.
verso la riaffermazione di norme, principi e comporta-
“Ogni biografia individuale è da questo punto di vista la sto- menti, legittimati dal valore della tradizione. I rituali
ria di una successione di partecipazioni alla vita di diversi proiettivi sono quelli,
gruppi. Gruppi differenziati esprimono bisogni anche profonda-
mente contrastanti fra di loro diventando gli strumenti che fa- “Attraverso i quali una collettività esprime il bisogno di su-
voriscono l’esplicitazione e la manifestazione di nuove istanze peramento della contingenza del qui e ora. I rituali proiettivi
sociali, costituendo i contenitori in cui le nuove identità, si in- svolgono una funzione catartica di liberazione e di rimozione
contrano, si confrontano e si trasformano”. dei sentimenti negativi di insicurezza, paura, angoscia connessi
alla percezione, consapevole o meno, della propria impotenza,
Il paradosso della psicologia collettiva di Mac Dougall: della propria fragilità, dei limiti derivanti dalle proprie condi-
zioni di esistenza”.
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Sociologia generale Appartenersi
L’appartenenza è l’identità che si può scegliere e trova legittimazione dei regolatori globali. La simmetria,
fondamento nella condivisione di esperienze o situazioni l’uguaglianza e le pari opportunità sono principi difficili
di vita. Il proto-immigrato vive già altrove quando sceglie da applicare anche con una comunità omogenea su di un
di andare. Quando tornano nel paese d’origine per feste o territorio nazionale. Alcuni stati, regioni o città sono con-
vacanze, molti stranieri sono spesso derisi per il loro modo dannati a vivere una situazione di inferiorità: mancanza di
di fare da stranieri in patria. servizi, di garanzie e un senso di cittadinanza chiuso in sé
stesso. L’immagine del migrante provoca un senso di an-
L’appartenenza si può coltivare anche come un ri-
goscia e paura nell’autoctono. L’immigrato possiede una
cordo, un’identità che non muore anche se non può essere
cultura diversa rispetto a quella del paese ospitante e que-
vissuta al presente.
sta diversità incolmabile fa emergere nell’autoctono una
L’appartenenza è una fase fondamentale del processo serie sentimenti scomodi, pericolosi. Un soggetto che non
di costruzione del sé. La modernità l’ha messa in crisi. potrà esprimere il proprio parere si sente disconosciuto ed
APPARTENENZA E CITTADINANZA è incentivato a praticare comportamenti che mirino solo al
proprio utile:
Oggi sono 193 gli Stati che appartengono alle Nazioni
Unite, 185 i membri dell’Organizzazione internazionale “Il radicamento è forse il bisogno più importante e più mi-
sconosciuto dell’anima umana. È tra i più difficili da definire.
lavoro e 156 gli Stati parte della WTO. Per diventare
Mediante la sua partecipazione reale, attiva e naturale all’esi-
membro di una di queste organizzazioni è necessario es- stenza di una collettività che conservi vivi certi tesori del pas-
sere uno stato. La costruzione dello stato un processo sia sato e certi presentimenti del futuro, l’essere umano ha una ra-
bottom-up sia top-down. Gli Stati rimangono un elemento dice”.
costitutivo della globalizzazione. Il concetto di cittadi-
nanza garantisce diritti soggettivi nel particolarismo Dal punto di vista emotivo, il radicamento è un senti-
dell’appartenenza a uno specifico gruppo nazionale. Que- mento contiguo all’appartenenza; dal punto di vista nor-
sta affermazione apparentemente limpida e lineare lascia mativo non ha rilevanza. La cittadinanza deve essere con-
però cessa non dallo stato d’origine ma dallo stato in cui l’indi-
viduo ha scelto di stabilirsi e di operare. Questo rappre-
Questa affermazione limpida e lineare lascia perples- senta il primo momento in cui la volontà del singolo che
sità rispetto all’omogeneità interna dei territori che si pre- manifesta un’intenzione di appartenenza assume un ruolo
suppone possano offrire le stesse garanzie e siano capaci decisivo. La cittadinanza è stata forgiata dalle lotte della
di uguale accoglienza. società civile, dai gruppi di pressione portatori di una ca-
Tognetti Bordogna e Zincone denunciavano un locali- rica innovatrice ed è un concetto che si plasma intorno ai
smo rispetto alla gestione e alla teorizzazione dei feno- sentimenti di appartenenza del gruppo che si raccoglie in-
meni migratori in linea con le diversità italiane. Come torno a una stessa cittadinanza:
messo in evidenza da Tognetti Bordogna, comuni, pro- “La cittadinanza, è andata costituendo come lo strumento di
vince e regioni sono caratterizzati da forte eterogeneità definizione e di regolazione del rapporto tra uno stato e i suoi
“fra comune e comune, ma ciò vale anche per gli altri enti lo- membri. La cittadinanza da legame esclusivo tra i cittadini e gli
cali, vi è un solco profondo, che si va allargando e che contri- Stati sta diventando una delle forme possibili di relazione tra gli
buisce ad incrementare le differenze originando una cittadi- individui e un potere politico che non vede più negli attori sta-
nanza a carattere locale”. Il localismo dei diritti è elemento tali la sua fonte esclusiva”.
di disparità che corrisponde a una maggiore o minore tu-
tela della persona, dei diritti e che crea condizioni diverse Alcune politiche europee avevano già messo l’accento
per il riconoscimento e l’integrazione. La conflittualità si sulla cruciale questione della convivenza ed è per questo
crea perché la ridistribuzione dei servizi influisce inevita- che al loro interno comincia ad acquisire rilevanza lo sta-
bilmente sulla fruizione di questi. Le fazioni di società di- tus residente. Questo stato di cose rafforza le spinte loca-
visa che si oppongono cercheranno di realizzare società e listiche. Già Marshall affermava che questa richiede la
democrazie diverse e difficilmente potranno collaborare “percezione diretta dell’appartenenza alla comunità, apparte-
nenza fondata sulla fedeltà a una civiltà che è possesso comune.
per il bene comune creando una società coesa. È una fedeltà di uomini liberi, forniti di diritti e protetti da un
Nel policy making non esiste un percorso unico e li- diritto comune”. Gargiulo ha identificato quattro dimen-
neare dal problema alla soluzione, le politiche dovranno sioni della cittadinanza marshalliana:
essere specchio della società e dei suoi valori: “- La cittadinanza come partecipazione alla vita politica;
“il gran numero di residenti su territori statali fa emergere - La cittadinanza come senso di appartenenza esperito che si
l’asimmetria tra le due componenti delle collettività nazionali e fonda sulla fedeltà a una civiltà comune;
la fragilità delle applicazioni del principio di uguaglianza. Se
ciascuna collettività definisce una sua propria disciplina degli - La cittadinanza come status giuridico;
stranieri, le asimmetrie tra Nazioni aumentano, e richiedono - La cittadinanza come titolarità di un insieme di diritti”.
quindi interventi riequilibratori della comunità internazionale”.
L’accento sul senso di appartenenza e sulla partecipa-
Le regolazioni globali vincolano le autorità interne agli zione mostra il nesso cruciale alla base dell’auto-
Stati e i cittadini, facendo sorgere il problema della
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Sociologia generale Appartenersi
generatività del concetto di cittadinanza. Le paure e le spe- Da questa affermazione si comprende come la paura
ranze di convivenza muovono i fili e regolano le politiche possa essere utilizzata come strumento per gestire le
migratorie. Il mancato riconoscimento mina l’efficacia di masse. A livello politico sono molti gli strumenti proget-
ogni azione e impedisce di sentirsi parte di comunità. Per tati per ridurre i rischi. Una società molto disuguale sarà
la cittadinanza non può valere lo stesso principio di aggre- conflittuale e avrà un basso livello di appartenenza. L’al-
gazione volontaria, l’espulsione da un territorio rimane terità e la pericolosità dei migranti è spesso il risultato di
possibile e l’impegno attivo viene interpretato in maniera un sovrapporsi di discorsi securitari che mirano a legare il
diversa tra cittadini e residenti. senso di insicurezza. Come afferma Mancini:
CONFINI MOBILI “La paura è non tanto una reazione occasionale a partico-
lari fenomeni di pericolo che generano insicurezza per la col-
L’uomo è sempre in relazione. L’equilibrio tensivo
lettività, quanto una componente costitutiva del tipo di ordine
non è statico. Il primo apriori simmeliano è uno dei dispo- in vigore in una determinata società. Guardata da questo punto
sitivi che aiutano l’uomo a sentirsi al sicuro, in quanto of- di vista, essa non è una naturale reazione spontanea dinanzi a
fre una definizione di chi lo circonda. L’incapacità di dare una qualsiasi minaccia, è un sentimento funzionale al persistere
senso all’incontro parla dell’avvenuta e riuscita distru- dell’obbedienza verso i sistemi di potere dominati”.
zione del senso di meraviglia. La paura domina questi
tempi. L’irrigidimento iper-razionale mostra l’inadegua- Secondo Mancini, la paura sarebbe figlia di un’inter-
tezza soggettiva rispetto alla relazione. Milioni di indivi- pretazione della realtà generata da costruzioni sociali del
dui occidentali accettano questa visione in maniera apro- reale. Il concetto di rappresentazione sociale viene stu-
blematica dal momento che la logica alla base della co- diato per la prima volta in sociologia da Durkheim che si
struzione del nemico è la stessa che è alla base di altri mec- focalizza sull’elaborazione della nozione di rappresenta-
canismi del pensiero occidentale. Come lo ha definito Mo- zioni collettive e si concentra sull’analisi del fatto sociale
rin: “Noi viviamo sotto il dominio dei principi di disgiunzione, che alimenta la coesione tra soggetti. Il rapporto tra rap-
di riduzione e di astrazione, il cui insieme costituisce ciò che io presentazione e verità non è affatto necessario. La paura
chiamo il ‘paradigma di semplificazione’”. Così, il pensiero dello straniero e la sua conseguente rappresentazione de-
occidentale costruisce simulacri coerenti. È per questo che rivano dal timore della perdita di diritti per gli autoctoni.
viene definito semplice. Quello che il pensiero non com- La paura diventa quindi principio di ordine e sicurezza.
prende sono alcuni aspetti della realtà e il suo stesso arti- Robin afferma che “la più importante paura politica è la
colarsi problematico. paura che i meno potenti hanno dei più potenti”. La necessità
di controllo si fa pericolosa perché mira al mantenimento
Il mito dell’ordine e della gerarchia è un miraggio. dell’equilibrio.
“Ogni conoscenza opera per selezione di dati significativi e “Tutte le società producono stranieri. Il procedimento se-
scarto di dati non significativi: separa e unisce; gerarchizza e guito per tracciare i confini e disegnare le mappe cognitive,
centralizza. Queste operazioni sono ordinate da principi “so- estetiche e morali, stabilisce fin dall’inizio gli individui destinati
vra-logici” di organizzazione del pensiero o paradigmi, prin- a rimanere ai margini o fuori degli schemi di una esistenza or-
cipi occulti che governano la nostra visione delle cose e del dinata e dotata di senso”.
mondo senza che ne siamo consapevoli”.
Progetto della convivenza lo straniero è un’incognita.
L’uomo occidentale ha avuto per lungo tempo la pre- L’autoctono, le istituzioni non sanno come si comporterà.
tesa di creare un ordine globale a partire dai mondi paral- L’unica cosa certa è che è portatore di una differenza. La
leli e distinti per classe di valore che giungevano alla mo- sua incertezza è vista come un tratto che incrina l’ordine e
dernità. Una volta ottenuto questo primato si potrebbe es- viene criminalizzato: “La previsione della fame futura rende
sere in grado di arginare il sentimento di paura che nasce l’uomo già affamato”, ricorda Gehlen citando Hobbes. La
in presenza dell’altro. La presenza dell’altro interrompe paura è una potente leva irrazionale. Scrive Ferrero:
l’omogeneità e fa emergere il desiderio di controllo che
non riesce più a riposare su razionalismo che aveva dato “Il potere è la manifestazione suprema della paura che gli
la speranza di aver trovato la chiave per dominare sé stessi uomini fanno a sé stessi. Il potere ha sempre paura dei soggetti
e il mondo. Le paure riemergono e con esse si fanno evi- a cui comanda. L’intima natura del principio di legittimità è la
denti i limiti della razionalità e della scienza. La mente facoltà di esorcizzare la paura”.
scricchiola al nemico e all’idea di un futuro tanto terribile Una delle strategie principali per la comprensione e il
quanto ineludibile: “La genesi della paura sta nella proie- dominio sulle cose è quella di limitarne la pericolosità e è
zione di un essere fragile e primitivo in un ambiente pericoloso necessario ridurne la complessità. Questo approccio si è
e violento”. Il timore di vedere oltraggiati i propri valori, il esteso in ogni ambito della vita. Il supposto antagonismo
proprio sé è insostenibile: tra cittadini e migranti è una costruzione sociale che pog-
“gli uomini politici diffondono intenzionalmente un senso di gia le sue fondamenta sul mare magnum dell’essere
paura in presenza di una situazione di disordine sociale o di un umani. L’insistente richiesta di sicurezza fatica a passare
eventuale intervento nemico. E lo fanno al fine di imporre l’or- attraverso la solidarietà, la costruzione di legami positivi,
dine politico come il solo strumento in grado di ridurre la ricadendo in logiche oppositive:
paura, di contenere l’odio e di garantire la sicurezza”.
“la sicurezza non è più concepita come una garanzia che si
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Sociologia generale Appartenersi
assicuri a tutti i cittadini la possibilità di organizzare la propria spinte verso il conformismo sociale, esso diventa automatica-
vita. Si passa drasticamente da una concezione della sicurezza mente un modo sottile per integrare e subordinare gli individui
come riconoscimento dell’identità delle persone e del loro di- alla cultura e ai rapporti di potere presenti nel sistema sociale.
ritto di partecipare alla vita sociale a una concezione della ‘si- il riconoscimento sociale viene concesso solo al prezzo
curezza privata’”. dell’adeguamento dell’individuo ai modelli e alle regole preva-
lenti nel contesto sociale”.
Il diritto alla cittadinanza è stato riconosciuto come di-
ritto fondamentale dell’uomo nel 1948 dalla Dichiara- Le politiche di integrazione e coesione sociale si fanno
zione universale dei diritti dell’uomo. È stato un evento portatrici di criteri che sono giudizi sulla ‘giustezza’ di
importante, dal momento che veniva riconosciuta, per la modi di essere e di esprimersi. Decostruire gli assetti non
prima volta, di appartenere ad uno stato. Il mondo occi- è semplice e richiederebbe un cambiamento culturale che
dentale è ormai regolato dal mito dell’ordine e del con- non potrebbe che svolgersi in un lungo periodo.
trollo. Lo straniero è un’incognita per il paese ospitante. Le identità collettive sono e sono state fondamentali
Essendo un’incognita, spaventa e viene spesso emarginato nelle lotte per il riconoscimento di diritti. Questi movi-
o escluso. Il mito del controllo e della sicurezza ha pro- menti mostrano al negativo quanto una società possa ri-
dotto società che preferivano tenere lo straniero. In questo manere chiusa in piccoli mondi paralleli. Il compiaci-
modo sono nate politiche locato differenziate e questo per- mento di essere portatori di alcune identità ha portato a
ché la sensibilità di alcuni cittadini e gruppi è maggiore volte ad allontanarsi dagli altri in un moto di narcisismo
rispetto ad altri. mortifero che nasconde l’aspirazione al potere più che
CONVIVERE l’impegno per il miglioramento delle condizioni di parti
della società.
I singoli non sono mai isolati e non rappresentano solo
sé stessi, ma si fanno portatori di un immaginario di alte- “Dobbiamo educarci ed educare ad un nuovo universalismo
sensibile alle differenze, in cui, come dice Jürgen Habermas,
rità o di identità. I contorni del sé e dell’identità acquistano
l’inclusione dell’altro non significa accaparramento assimila-
forma e chiarezza nell’interrelazione con l’altro. La ri- tore e strumentale né chiusura verso il diverso, ma apertura
cerca di equilibrio, la costruzione continua di limiti e con- verso gli altri che tali vogliono rimanere”. È la reciprocità il
fini, di regole e norme, sono animate dalla paura di per- concetto alla base dell’uguaglianza e non il contrario. I bi-
dersi. La convivenza da dono di sé all’altro diventa nego- nari o le gabbie precostruite sono una griglia per l’attribu-
ziazione di ruoli e di potere. zione di valore per tutti i soggetti e per i loro fini.
Nel guardare le politiche di redistribuzione e di inte- “credo che la promozione dei princìpi del riconoscimento
grazione si vede come questi processi siano aperti e con- reciproco non possa avere successo se non in una cultura nella
traddittoriali e come l’alterità rimanga potenziale causa di quale sia chiaramente avviato anche un processo di relativizza-
conflitto a causa della fragilità delle identità. Il sentimento zione delle identità in grado di mostrare la necessità di deter-
di appartenenza a uno stesso gruppo può superare anche la minazioni identitarie e il loro carattere fatalmente riduttivo. La
questione della cittadinanza. sociologia comincia adesso a riflettere su simili questioni, e
forse dall’approfondimento teorico che ne deriverà, arricchirà
Guadagnare una nuova appartenenza vuol dire realiz- la sua concettualità e la sua capacità esplicativa del reale”.
zare la propria rinascita. Si tratta di un equilibrio dinamico
e processuale. Questa appartenenza normativa a un gruppo Si tratta di un compito impegnativo di lungo periodo,
è destinata al fallimento, poiché il tempo muta le condi- sebbene la carica valoriale di questi temi sia innegabile e
zioni e le persone. “Un effettivo incontro con l’altro non può imponga anch’essa un ripensamento degli imperativi po-
avvenire che nell’apertura di una trascendenza che resiste a sitivisti di neutralità e avalutatività.
ogni determinazione”.
Il riconoscimento di sé e dell’altro dovrebbe partire da
qualcosa che è meno della conoscenza e un po’ più della
consapevolezza della complessità dell’oggetto del ricono-
scimento. Questo riconoscimento fondamentale, umano,
non può essere selettivo o non sarebbe tale, non rientra in
una lotta identitaria che gratifica i propri membri, ma è il
presupposto di ogni relazione degna di questo nome. Ogni
identità muta significato e risulta comprensibile a seconda
del contesto sociale nel quale la si prende in analisi. La
colpa dell’essere diversi può essere accolta come dono
della diversità.
Aprirsi all’altro provoca un senso di vertigine. Pro-
muovere l’auto-riflessività capace di gestire le incognite e
il rischio di vivere è il compito più arduo.
“se il riconoscimento viene accordato in presenza di forti
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