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obiettivo i corpi etnicizzati. Tentare di stabilire una netta rimanda una realtà in movimento e non una fotografia.
linea di divisione tra noi e loro è uno sforzo che mira a
Il riconoscersi reciproco come essere umani non è una
ripristinare un ordine di fronte alle incertezze, che diventa
presa di posizione buonista e generica, è la conseguenza
sociale.
del vero incontro. Si identifica l’individuo in quanto
Il concetto di straniero ha un potere aggregante rispetto espressione del genere umano. Il riconoscimento, se posi-
alla comunità dei radicati e degli autoctoni. Come spiegato tivo, è la base di una possibile cultura inclusiva e univer-
in Strategie dell’esclusione, il pregiudizio social nei con- salistiche non contiguo al giudizio, ma gesto di apertura
fronti di una minoranza ritenuta peggiore della maggio- volto a comprendere l’altro. Le radici di ogni identità af-
ranza può essere spiegato “considerando la figurazione for- fondano nella differenza. L’uomo è mutevole e il ricono-
mata dai due gruppi interessati o la natura della loro interdi- scimento da parte degli altri è guida e stimolo per l’accre-
pendenza”. La stessa interdipendenza sociale crea le asim- scimento e la determinazione dell’immagine di sé. Il
metrie comparative. Il racconto dei gruppi provoca la nuovo è per definizione diverso, lo si affronta a partire dal
creazione di campi polarizzati all’interno dei quali il con- proprio sé, cercando similitudini e differenze in un gioco
cetto di Umano viene subordinato o deve trovare riscontro di specchi che contiene individualismo, comunitarismo,
nell’appartenenza a un dato gruppo maggioritario. esotismo. l'uomo ricerca la propria immagine riflessa ne-
Le relazioni che privilegiano rapporti omofili mettono gli altri. è in un atto di narcisismo e protezione dall’alterità
in luce come il conoscersi sia un processo non privo di che prende corpo la costruzione e l’essenza dell’identità e
difficoltà. Le proiezioni dei timori del soggetto sull’altro la consapevolezza del sé.
scoraggeranno il soggetto e lo faranno desistere dalla co- Hont in Politics in commercial society mostra una ver-
noscenza e dal confronto. L’altro e l’Altro radicale sono sione di Hobbes poco popolare. Secondo Hont, per Hob-
quegli individui sui quali vengono trasposti i difetti. Que- bes i singoli sarebbero spinti a forme di comunità da biso-
sti con la loro presenza conducono un attacco all’identità, gni fisici e personali questa idea del riconoscimento come
ai principi etici e morali del singolo e del suo gruppo di “movente costitutivo dell’essere umano” era nell’aria in Eu-
appartenenza. L’altro vive un’esclusione. Il riconosci- ropa già dal ‘700. È un collante necessario che inizierà a
mento ha bisogno della conoscenza dell’altro. Per funzio- mettere in discussione il vecchio ordine sociale, i legami
nare ha bisogno che le persone che dialogano si pondano e le appartenenze spingendolo a domandarsi quale ruolo
e trovino sullo stesso livello. Il migrante continua ad es- ricoprire nella società e in che modo farlo. Riconoscere è
sere il grande escluso. un processo, ha un obiettivo e delle fasi evolutive, il desi-
derio, la richiesta, l’accettazione e l’interdipendenza. Of-
RICONOSCIMENTO fre risposte e conferme circa il sé e rivela la profondità
LO SPECCHIO DI ALICE, RICONOSCIMENTO dell’esistenza individuale e comunitaria. L’atto del rico-
noscere è sintomatico di rapporti orizzontali, non si esau-
Da sempre l’uomo è affascinato dagli specchi e dalle
risce nel rapporto con il soggetto singolo ma si espande
superfici capaci di riflettere la luce e l’immagine del
necessariamente alle cerchie e ai gruppi che includono l'al-
mondo in una dimensione diversa rispetto a quella dello
tro e alla loro realtà. per la filosofia di Buber, l'uomo di-
sguardo. Lo specchio è diventato personaggio, protagoni-
viene veramente sé stesso solo nell’incontro con il tu, gra-
sta delle narrazioni poetiche, esoteriche e filosofiche. È
zie al tu, l’io si identifica come tale. Nella relazione l’io
simbolo della vanità, rimanda a Narciso, alla divinazione
appaga il desiderio di dare e ricevere. Riconoscere l’altro
e al riconoscimento delle due parti dello specchio. È per
significa essere responsabili nei suoi confronti in virtù
questo motivo che si è data per scontata e assodata la con-
dell’interdipendenza che lega gli esseri umani. Il concetto
nessione tra specchio e anima. L’oggetto magico legato al
di riconoscimento è un processo che ha diverse implica-
doppio e al mondo alla rovescia è la porta di una dimen-
zioni, è stato oggetto di indagine e analisi da parte di vari
sione altra.
studiosi dando vita ad approcci differenti. I più conosciuti
L’uomo osserva sé stesso allo specchio, riconosce i a livello internazionale sono: quello ermeneutico di Ri-
propri tratti, le proprie peculiarità. Allo stesso tempo im- coeur, quello basato su studi storici e sistematici di Hon-
para a riconoscere le emozioni altrui tramite l’ascolto. In neth e quello di Caillé, che integra diversi approcci in una
questo modo getta le basi per un legame profondo, desi- lettura raffinata del fenomeno. Honneth definisce la ri-
derato o no. Le relazioni sono regolate da un meccanismo chiesta di riconoscimento come “un metabene necessario
sottile, che permette al soggetto di vedere e di sentire di per la costruzione dell’identità personale, i cui sviluppi sono
più rispetto alle immagini. Gli individui cercano di non ri- collegati alle relazioni di reciproco riconoscimento”. Da que-
mandare al mittente le reazioni interne, rimanendo impas- sta affermazione emerge il rapporto imprescindibile che
sibili. Nelle dinamiche relazionali riconoscere la propria intercorre tra i concetti di identità, alterità e riconosci-
autorappresentazione e riconoscere l’altro sono azioni mento. La base degli sudi di Honneth è la ricostruzione
fondamentali e correlate nelle quali si incrociano dimen- della trama del riconoscimento, intessuta nella storia del
sioni immaginali, simboliche, emotive e razionali. L’es- pensiero.
sere umano è in divenire, ma nella smania di definire chi “l’idea che gli esseri sociali legati fra loro da varie forme di
è e chi sono gli altri, rischia di dimenticare che lo specchio riconoscimento trova formulazioni linguistiche diverse:
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richiamandosi ai moralisti francesi, Jacques Rousseau usava che trova nella solidarietà il suo compimento. Il miscono-
l’espressione ‘amore proprio’, mentre Adam Smith parlava di scimento può generare la lotta per l’affermazione della
un ‘osservatore’ esterno trasferito all’interno, e solo Johann propria soggettività. Honneth argomenta per Hegel e
Gottlieb Fichte e Georg Wilhelm Friedrich Hegel utilizzano fi- scrive: “il riconoscimento non è il contenuto internazionale di
nalmente la categoria oggi invalsa di ‘riconoscimento’”. un desiderio o di un bisogno ma il mezzo sociale attraverso il
Honneth aveva notato, come per Rousseau “il selvaggio quale viene soddisfatto il desiderio di esperire la propria atti-
vive in sé stesso; l’uomo socievole non sa vivere che nella opi- vità trasformatrice di realtà”.
nione dell’esistenza propria”. La vita del selvaggio è priva Sia Honneth sia Ricoeur partono da Hegel. Questi
di consapevolezza, si svolge al singolare ma quella delle aveva individuato la lotta come elemento cardine dell’au-
persone che vivono in società riesce ad essere diversa solo todeterminazione delle individualità.
tramite gli sforzi collettivi che collaboreranno all’atto del
riconoscimento. A chi viene riconosciuto valore? Perché? È “Hegel sviluppa la dinamica del riconoscimento inseren-
necessario che sia riconosciuto? Queste domande implicano dola nella sua elaborazione delle fasi dell’eticità dell’uomo, or-
ganizzata secondo successivi momenti di conflitto e di concilia-
un destinatario che si trova istante dal soggetto, da citta-
zione: egli avrebbe dunque intravisto la possibilità di leggere
dino al senzatetto, allo straniero. Con la globalizzazione, attraverso un unico registro da un lato le istanze di autoconser-
il quesito si è fatto totale, data l’assenza di confini. Lo vazione, fondamento stesso dell’antropologia politica, dall’al-
stretto rapporto tra etica ed economia di Adam Smith è ri- tro le istanze di riconoscimento, nelle quali si concretizza la
masto a lungo poco visibile. Secondo Honneth: conflittualità sociale”.
“il riconoscimento ha in Adam Smith un contenuto decisa- Uno dei punti centrali del pensiero di Ricoeur è la di-
mente normativo, morale-regolativo. Smith non accetta il pre- stinzione tra Me ed Io. L’individuo giunge alla formazione
supposto di un soggetto guidato essenzialmente da un interesse di diversi sé, distinti dall’io, attraverso l’innesco di mec-
egoistico. Né potrebbe accettarlo, dal momento che il vincolo
canismi di interazione sociale. A seconda della situazione
emotivo della ‘simpatia’ è così radicato nella nostra personalità
individuale: quel vincolo gli impedisce di considerare gli esseri in cui si trova il soggetto, è una proiezione dell’io o deve
umani come individui isolati, che solo in un secondo tempo tro- tener conto dell’atteggiamento di tutti gli altri partecipanti,
verebbero un punto d’accordo regolamentandosi entrambi su trovandosi a dover presumere un altro generalizzato. Così
un osservatore imparziale. ‘Riconoscimento’ significa per è possibile comprendere in quali forme si oggettiverà il sé.
Smith, riconoscere il soggetto-altro come un essere al quale si
Per sviluppare la sua teoria, Ricoeur parte da un’inda-
vorrebbe essere uniti fin dall’inizio da un legame emotivo e vi-
tale”.
gine linguistica, cerca il termine riconoscimento e i suoi
derivati su due dizionari della lingua francese del XIX se-
Honneth prende in considerazione anche studi di psi- colo. Individua alcuni punti importanti, uno dei più rile-
cologia. Il soggetto si concepisce unico, insostituibile e vanti riguarda il significato che assume il verbo ricono-
realizzato solo quando riconosciuto positivamente dagli scere, tra cui ringraziare. Le tre parti del libro “Il ricono-
altri. Quando il riconoscimento è negativo, ingaggia una scimento come identificazione”, “Riconoscere sé stesso”
lotta. Questa è intesa come passaggio fondamentale per ed “Il mutuo riconoscimento” seguono il concetto dalla
l’affermazione della sua individualità. La negazione del forma attiva a quella passiva riconoscere all’essere rico-
riconoscimento è percepita come umiliazione e offesa, un nosciuto. Nella prima parte emerge l’atteggiamento gno-
rifiuto che colpisce la stima del soggetto. Honneth scrive: seologico del riconoscere e conoscere per identificare.
“per diritti si intendono quelle pretese individuali che una per-
sona può legittimamente far conto di poter vedere socialmente Nel secondo mette l’accento sull’importanza dell’alte-
soddisfatte in quanto partecipa con diritto pari agli altri all’or- rità e la sua ipseità si ritrova agente suscettibile di respon-
dinamento istituzionale della stessa”. Aggiunge Honneth che sabilità. Questo riconoscimento di sé è caratterizzato dalla
quando avviene il riconoscimento reciproco, questo si capacità di parola, di agire e identità narrativa, dal suo im-
esplicita nei legami affettivi come l’amore, la fiducia in sé pegno verso il futuro e verso il passato. La terza parte ana-
crescerà e anche il senso di sicurezza. Il secondo stadio di lizza il rapporto tra riconoscimento e non-riconoscimento.
riconoscimento coincide con i rapporti giuridici, il ricono- Secondo Ricoeur, il riconoscimento in Honneth si articola
scimento del soggetto è manifesto in quanto questi viene su di un modello rivendicativo di reciprocità che sembre-
percepito come portatore di diritti. Il terzo stadio coincide rebbe viziato dall’insoddisfazione e dal vittimismo.
con la stima sociale, questa nasce a condizione che i sog- “come Honneth, Ricoeur considera che il salto qualitativo
getti condividano orientamenti e fini. Agevola l’aumento nell’approccio al problema del riconoscimento, che coincide
della loro autostima e permette la loro individualizza- con il movimento verso il significato del termine ‘reciprocità’,
zione, attraverso il riconoscimento reciproco. Honneth si produce nella rilettura hegeliana della concezione dello stato
vede l’esperienza del riconoscimento divisa in tre fasi di- naturale di Hobbes. Quello che lì accade è un cambiamento di
verse e distinte, ma correlate tra loro. La prima è legata paradigma, poiché Hegel interpreta la lotta come la ricerca di
all’amore, alle relazioni primarie ed è il nucleo originario una reciproca intesa e non semplicemente come il prolunga-
di ogni eticità ed è la base da cui prendono forma le sfere mento dell’individualismo nel conflitto d’interessi. da questo
punto di vista, lo stato naturale stesso può caratterizzarsi come
del diritto e della solidarietà. Dalla seconda fase deriva la
uno stato di ‘misconoscimento originario’, il quale esige un su-
stima sociale, un riconoscimento valoriale ed affettivo, peramento”.
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È l’idea della lotta per il riconoscimento che Ricoeur “le lotte per il riconoscimento sono lotte per vedersi attri-
non condivide e giudica negativamente e bisogna far rife- buire la posizione di donatore. Nelle lotte di riconoscimento, i
rimento a forme concrete di mutuo riconoscimento: “le soggetti intervengono al contempo come individui, persone, cit-
esperienze di riconoscimento pacifico non sarebbero in tadini/credenti o come rappresentanti dell’umanità. Queste
grado di costituire la risoluzione delle perplessità suscitate quattro figure del soggetto sono simultaneamente complemen-
dal concetto stesso di lotta, e meno ancora di costituire la tari e contraddittorie”.
risoluzione dei conflitti in questione. La certezza che ac- Caillé non concepisce il riconoscimento come un
compagna gli stati di pace offre piuttosto una conferma al obiettivo di tipo strumentale, ma scollegandolo dalle teo-
fatto che la motivazione orale delle lotte per il riconosci- rie della giustizia, lo vede come un modo per assumere
mento non è illusoria. È questo il motivo per il quale non significato di fronte a sé stessi e di fronte agli altri. Una
può trattarsi che di tregue, di chiarimenti, dove il senso società più giusta non sarà quella che “distribuisce ricono-
dell’azione esce dalle brume del dubbio con il marchio scimento, ma una società che fa sì che i suoi membri abbiano
dell’azione che conviene. Ricoeur analizza il ruolo del calore ai propri occhi e a quelli degli altri: una società che ac-
dono nella struttura delle relazioni. In questo modo, si crea cresca la capacità di donare dei suoi membri”.
un’etica del riconoscimento mutuo e della riconoscenza. Il riconoscimento è la conseguenza del vero incontro
Per Caillé la considerazione che gli attori sociali siano tra due individui, ma l’incontro deve accadere su di un
in lotta di o per il riconoscimento è una delle ragioni del piano orizzontale e non verticale. L’uomo ingaggia una
successo contemporaneo di questa teoria. Così si è in lotta, che è un passaggio fondamentale per l’affermazione
grado di dare giusta dignità al momento dell’azione e della della sua individualità.
socialità. Quindi si agisce per sé stessi e per gli altri o al- RICONOSCERE ME STESSO E L’ALTRO: IDENTITÀ E CAPA-
meno ai loro occhi. Per l’autore, CITÀ
“Tocqueville non parla che di riconoscimento. L’odio del Lo specchio rimanda un’immagine riflessa che è al
privilegio equivale al rifiuto viscerale di essere disprezzati. contrario, qualcosa si confonde. Questo accade anche
L’aspirazione all’eguaglianza delle condizioni altro non è che quando si guarda l’altro. Cosa accade a guardare noi
l’aspirazione ad un eguale rispetto, non all’eguaglianza del
stessi? Il primo passo del riconoscimento è la conoscenza,
possesso. Tocqueville è più che esplicito su questo punto. La di-
namica democratica piò essere agevolmente letta come il risul- la consapevolezza, ma questo non è un atto che si realizza
tato non della lotta delle classi, ma della lotta per il riconosci- da soli:
mento”. “per l’uomo che ‘agisce e soffre’, prima di arrivare sino al
Seguendo questa linea di pensiero non è difficile legare riconoscimento di ciò che egli è in verità, il cammino è lungo.
il riconoscimento alla lotta per i diritti per antonomasia. Il Questo riconoscimento di sé richiede l’aiuto di altri, in man-
canza di quel mutuo riconoscimento, pienamente reciproco che
nesso che ben mette in evidenza Caillé è quello per cui:
fa di ciascuno dei partener un essere-riconosciuto”.
“lottare per essere riconosciuti non vuol dire altro che lot-
Il riconoscimento è un complesso di desideri e visioni
tare per vedersi riconoscere, attribuire o imputare un valore.
Ma quale valore? Questo è il problema. Dare riconoscimento del sé e dell’altro da cui nasce la responsabilità dei con-
non significa solo identificare o valorizzare, ma significa anche fronti di sé stessi e dell’altro o la decisione di allontanar-
provare e testimoniare gratitudine, essere riconoscenti”. sene. Secondo Strazzeri, la sete di riconoscimento è do-
vuta a una “significativa condizione di incertezza identitaria”,
La gratitudine e la riconoscenza legano anche i principi questa provoca una costante ricerca di conferme:
della teoria di Honneth e Ricoeur, proiettandole in una di-
mensione essenziale del riconoscimento, il registro del “l’odierna, spettacolare ascesa dei fondamentalismi non ha
dono di Mauss: niente di misterioso. Feriti dall’esperienza di abbandono, uo-
mini e donne dei nostri tempi sospettano di essere pedine nel
“riconoscere vuol dire ammettere che dono c’è già stato, che gioco di qualcun altro e ripudiati e spediti tra i rifiuti non ap-
si è in debito con chi l’ha fatto, e che si resta di fronte a lui/lei, pena i grandi giocatori non li considerano più redditizi. Gli uo-
convocati per donare a nostra volta. Riconoscere significa in mini e le donne dei nostri tempi sono ossessionati dallo spettro
qualche modo, firmare il riconoscimento di un debito o di un dell’esclusione”.
dono. Riconoscere una persona equivale ad ammettere il suo
valore sociale ed esserle debitori di qualcosa in cambio. Ciò Secondo Strazzeri, la ricerca di conferme potrebbe por-
che viene riconosciuto socialmente è l’esistenza di un dono. Ciò tare a una deriva utilitaristica del riconoscimento che ri-
che costituisce questo valore è la capacità della persona di do- tiene esista una “realistica possibilità che si instauri una sorta
nare, il rapporto che intrattiene con l’universo del dono”. di concorrenza tra le istanze rivendicative dei diversi gruppi mi-
noritari tipicamente incarnati dai sistemi occidentali di mer-
Sembra esserci una necessità imprescindibile di carat- cato”. Il riconoscimento rivendicato potrebbe essere sod-
terizzare apertamente il riconoscimento come attribuzione disfacente da un punto di vista umano? Si potrebbe creare
di valore e che tale valore si possa collegare alla capacità una comunità su queste basi? Dato che il singolo è preda
di donare dei soggetti. Il dono di Mauss non vale in quanto di questo smarrimento, identità sempre più conflittuali e
tale, ma assume valore e valorizza chi lo fa nella misura rivendicative potrebbero essere utilizzare per raggiungere
in cui prevale sull’obbligazione. L’autore conclude che: lo scopo. Una delle soluzioni possibili è individuata di
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Ricoeur: sono emersi due tendenze che hanno determinato un con-
tinuo alternarsi di politiche restrittive. Mutevoli priorità in
“il riconoscimento di sé da parte di sé implicava più che una
sostituzione dei sé al qualcosa in generale, il riconoscimento di
termini di politiche e categorie di migranti e un’enfasi cre-
sé trovava quindi nei dispiegamento delle figure dell’io posso, scente sulla selezione dei migranti data dalla combina-
la propria dimensione significativa”. zione di abilità, classe e nazionalità. La lettura dei dati del
DEMIG POLICY evidenzia la maggiore apertura dei
L’uomo capace di Ricoeur è di grande bellezza e pro- Paesi nei confronti di migranti desiderati e il mancato in-
fondità in linea con lo spirito della modernità che ha finito teresse dei diversi Stati si attuare uno scambio tra politiche
per ridurre l’essere umano a ciò che è capace di realizzare. restrittive e numero dei diritti del dopo entrata. La sorve-
L’homo faber è arrivato ad essere parte fondante della cul- glianza dei confini e del territorio è gradualmente aumen-
tura comune e i soggetti vengono definiti per l’attività che tata, nel tentativo di prevenire l’entrata dei migranti inde-
svolgono: siderati e di limitare i loro diritti socioeconomici. In questo
“siamo circondati dall’abbondanza. L’umanità non è mai quadro non pare che i lavoratori poco qualificati abbiano
stata più ricca. Non sono stati solo i Paesi sviluppati ad arric- avuto la peggio, dagli anni ’90 in due terzi dei paesi ana-
chirsi, in tutto il mondo sviluppato sono passate da una povertà lizzati questi hanno acquisito più diritti ed è stata anche
stressante alla comoda vita del ceto medio”. facilitata l’entrata di lavoratori stagionali, con visti spe-
ciali o accordi bilaterali. Dagli inizi degli anni 2000 hanno
Tuttavia, le disuguaglianze regnano sovrane. Secondo
cominciato ad attuare politiche accattivanti per attrarre la-
Ricoeur, la base del mutuo riconoscimento è l’impegno
voratori specializzati e talenti. Le politiche migratorie si
degli interlocutori a superare la dissimmetria “sullo sfondo
sono specializzate e differenziate in base alle tipologie di
delle esperienze di reciprocità”, solo superando questo sco-
migrante cui sono rivolte. Kuboyama affermava che le mi-
glio si può concepire l’altro come liberamente diverso.
grazioni si fossero mercificate come risultato del cambia-
L’autoctono, al momento dell’incontro con il migrante,
mento da stato sociale a stato orientato al mercato e ha
non riesce a guardarlo, si troverà a confrontarsi con una
perso il suo ruolo centrale la specifica nazionalità d’ori-
serie di piani di segregazione dell’alterità che definiscono
gine. La trappola del mancato riconoscimento si attiva
l’immigrato. La segregazione che vive è normalizzata da
quando si disdegna la persona che vuole avere un rapporto
sembrare tale perfino ai suoi occhi e molto di rado scene
con noi. La condizione per l’attuazione del mutuo ricono-
in lotta per il riconoscimento.
scimento è spiegata ca Cortella: “nel mentre mi riconosce,
L’autoctono si pone in una posizione di superiorità ri- sia una persona da me riconosciuta degna di riconoscermi”.
spetto al migrante. Il suo auto-riconoscimento ha esiti po- Questo disdegno colpisce l’escluso che può perdere auto-
sitivi. Il suo grado di sicurezza poggia sia sulla sua identità stima ed elaborare sentimenti di rivendicazione che la-
personale sia su quella dell’intera comunità. Se gli capi- sciano poche opportunità, creando un’economia dell’alte-
tasse di vacillare, potrebbe riacquisire le sue certezze, at- rità che divide i soggetti attraverso una linea continua e
traverso un processo di avvicinamento e sovrapposizione insuperabile.
alle sicurezze del gruppo di origine. Questa strategia porta
La definizione di cultura di Weber, “noi siamo essere
a una più feroce esclusione di chi prova a entrare in questo culturali, dotati della capacità e della volontà di assumere con-
‘gruppo magico e ideale’. Si tende a selezionare i soggetti sapevolmente posizione nei confronti del mondo e di attribuirgli
per attuare una visione collettivista. I Paesi di destinazione un senso”. Nella conosciuta dicotomia weberiana tra
adottano politiche di migrazione selettive per migliorare azione razionale rispetto allo scopo e azione razionale ri-
la qualità dei migranti. Capacità, motivazione o abilità spetto al valore, si ritrova il dilemma dei microcosmi in
morbide rimangono inosservabili. Le caratteristiche osser- fase di cambiamento. Con la prima categoria, Weber in-
vabili possono produrre solo un quadro parziale e fuor- tende l’azione economica tesa alla massimizzazione dei
viante, inumano. Le politiche selettive di immigrazione profitti e insofferente a ogni preoccupazione etica, con la
potrebbero essere considerate scorrette ai fini dello svi- seconda delinea una diversa forma di razionalità, dove
luppo e incapaci di riuscire a raggiungere il loro obiettivo l’elemento di giudizio soggettivo è vincolante e l’impor-
principale. tanza del fattore economico gli è subordinata. Si può af-
Lo studio di Haas dimostra l’esistenza di una tendenza fermare che le implicazioni di valore e riconoscimento ri-
di lungo periodo riguardo le politiche migratorie dei qua- coprano un ruolo fondamentale. Da ciò deriva la difficoltà
rantacinque Paesi del database DEMIG POLICY. Le po- dell’atto del riconoscimento dell’altro. Nel mondo econo-
litiche di accesso e integrazione sono diventate meno re- mico il senso di appartenenza a un determinato gruppo ri-
strittive, i controlli di frontiera e le politiche di espulsione mane una fonte di interferenza. “il microcosmo ottenuto
si sono intensificate. Le politiche migratorie sono mirate escludendo molteplici aspetti del reale dev’essere percepito
alla selezione dei migranti. Il migrante acquisisce diritti come il cosmo tutto corto. Il trucco resterebbe tale e non
quando entra in un nuovo Stato. Il controllo dei confini si avrebbe alcun effetto”.
è fatto più severo. I paesi esternalizzano i conflitti tramite IL PREZZO DEL RICONOSCIMENTO
accordi con i paesi di transito e quelli di arrivo e mettono
L’uomo è in costante ricerca di sé e dell’altro. Quello
in atto una retorica bassata sulla securizzazione delle mi-
di cui ha bisogno è il riconoscimento della propria
grazioni come tema di sicurezza nazionale. Dagli anni ’90
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esistenza, se non viene riconosciuto non può esistere una società ed anche le appartenenze religiose e aumenta la fram-
società. Crespi ritiene che l’uomo abbia vissuto troppi se- mentarietà”.
coli con prospettive che lo hanno proiettato oltre l’esi- La percezione della minaccia del diverso può essere
stenza. Oggi è necessario prestare attenzione all’esistenza una causa del conflitto. Stephan individua quattro tipolo-
e alla qualità della vita per quello che realmente sono. gie di minaccia: la minaccia realistica, la minaccia simbo-
Come osserva Simmel, la nuova autodeterminazione lica, l’ansia intergruppo e gli stereotipi negativi. La prima
soggettiva complica il gioco delle cerchie, intersecandole implica la competizione per le risorse limitate; la minaccia
e rendendo l’appartenenza molteplice, complessa e fonte simbolica è il prodotto della problematizzazione da parte
di conflitti e dubbi invece che di stabilità. Il riconosci- dei gruppi minoritari dei valori e delle culture dei gruppi
mento non viene dato per scontato, ma diventa qualcosa dominanti. L’ansia intergruppo rileva il grado di sconforto
che bisogna ottenere. come risultato dell’interazione con membri di altri gruppi;
gli stereotipi negativi implicano la percezione di essere
Come osserva Maffesoli: minacciati dall’interazione tra gruppi. La minaccia reali-
“ciò che mantiene unito il corpo sociale è frutto di una co- stica e la minaccia simbolica sono fondate su percezioni
stante processo di relazione qualitativa, che si articola nella individuali. Se le relazioni e le associazioni cambiassero,
fitta trama di contatti personali che non hanno altro scopo che dovrebbe cambiare anche la società, invece si ha la sensa-
la prossemica di partecipare che privilegia il corpo collettivo e zione che le forme abbiano più sostanza dell’individuo che
forma il cemento primordiale di ogni socialità”. le crea e le utilizza.
Maffesoli pone l’attenzione sul corpo sociale, che La società è il fine dell’esistenza o il mezzo attraverso
viene spesso dato per scontato ma non lo è. La vicinanza, cui l’individuo cerca di far valere il valore individuale
la condivisione non sono possibili tra soggetti che non si nella forma alla quale si associa? Gli individui straordi-
riconoscono, negando questa possibilità svanisce il sogno nari, unici, se ben accetti lo sono solo se figli di quella
della comunità. In un’ottica inclusiva e complessa, il rico- stessa società. Nell’ottica economicista, l’uomo viene sot-
noscimento dell’altro consegue alla definizione del sog- toposto a un preventivo giudizio di utilità che verte sulla
getto come sistema aperto ed è soddisfazione contempo- sua potenziale redditività e diventa vittima di quel denaro
ranea di un bisogno proprio e dell’altro. Ove questa sia la che è diventato il fine pervasivo di ogni logica e azione.
prospettiva, ci si trova di fronte a un atteggiamento aggres-
sivo e fragile che rivela la paura di perdita di controllo e Questa reductio all’economico e al monetario è la ver-
di ruolo predominante. Appare importante riscoprire il sione più recente del pensiero del totale, dell’uno che ca-
senso dell’ospitalità. Questo era legato alla cultura del do- ratterizzato il pensiero occidentale, comportando il rischio
vere e del mutuo soccorso e allo scambio reciproco di di sacrificare l’essere e l’alterità. Rajan ricorda che sono
doni. Questo significato approfondito da Benveniste nel tre i pilastri che reggono una società: stato, mercati e la
suo Vocabulary of Indo-European Institutions ci ricorda comunità. Quando uno dei tre subisce un indebolimento o
che: un rafforzamento, l’equilibrio viene turbato e la società
deve trovarne uno nuovo:
“hŏstis del latino corrisponde algasts del gotico e al gostĭ
dell’antico slavo, che presenta gos-podĭ ‘signore’, formato “mercati e società troppo deboli diventano improduttivi; co-
come hospes. Ma il senso del gotico gasts e dell’antico slavo munità e società troppo deboli tendono verso il capitalismo
gostĭ è ‘ospite’, quello del latino hŏstis è ‘nemico’. Per spiegare clientelare; Stati e società troppo deboli diventano timorosi e
il rapporto tra ‘ospite’ e ‘nemico’, si ammette di solito che l’uno apatici. Invece, mercati e società troppo forti diventano iniqui;
e l’altro derivino dal senso di straniero che è ancora attestato comunità e società troppo forti diventano statiche; Stati e so-
in latino; da cui straniero favorevole → ospite e straniero ostile cietà troppo forti diventano autoritari. L’equilibrio è essen-
→ nemico”. ziale”.
Prima di rielaborare una nuova puntualizzazione del Lo squilibrio porta con sé la necessità di identificare i
concetto di integrazione, è necessario ripensare, ridefinire capri espiatori. I primi a subire gli attacchi di una società
l’ospitalità, l’accoglienza: rabbiosa e squilibrata sono gli immigrati. L’immigrato è
l’ospite indesiderato, che diventa inutile in tempi di crisi.
“dell’universale società degli stranieri, degli altri, di coloro L’idea consumista di utilizzo e scarto ha infiltrato la cul-
che condividono la loro reciproca estraniazione. L’ospitalità
tura dei paesi avanzati.
non è un’etica tra le tante: nella misura in cui tocca l’ethos,
l’essere presso di sé quanto il modo di esserci, l’etica è ospita- “come può un paese conciliare la prospettiva di una cre-
lità”. scente diversità al suo interno e il sincero timore del gruppo di
maggioranza di essere sopraffatto, o di perdere la propria coe-
L’esperienza del riconoscimento si realizza quando renza e continuità culturale? Una via percorribile passa attra-
l’uomo si predispone all’accoglienza dell’altro. verso il localismo inclusivo”.
“spesso l’enfatizzazione del bisogno delle radici diventa bi- Il problema dei migranti è l’indicatore di una crisi in-
sogno delle radici barbariche. La civiltà occidentale serve per terna agli stati di destinazione. Le comunità d’accoglienza
legittimare colonialismo e razzismo. Tutte identità costruite
senza gli altri e contro gli altri. Questo rende più conflittuale la
sanno perdendo unità e coesione e da ciò deriva la loro
progressiva chiusura. Osserva Bauman che l’alterità degli
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Ebrei pur chiaramente percepita: soluzioni ferite: e le soluzioni hanno il profilo dei problemi che
preferiamo incontrare”.
“non impedì la loro accettazione nell’ordine sociale preva-
lente tale accettazione fu possibile grazie all’intensità relativa- Nella riflessione di Cassese:
mente bassa delle tensioni e dei conflitti generati dai processi
di demarcazione e conservazione dei confini. Ma fa anche faci- “il grande numero di residenti su territori statali fa emer-
litata dalla struttura segmentata della società premoderna e gere l’asimmetria tra le due componenti delle collettività nazio-
nali e la fragilità delle applicazioni del principio di ugua-
dalla normalità della separazione tra i suoi diversi segmenti”.
glianza. Se ciascuna collettività definisce una sua propria disci-
È un’altra differenza significativa tra la Modernità e il plina degli stranieri, alcune accettandoli e cercando di inte-
tempo che l’ha preceduta che aiuta a meglio delineare le grarli, altre considerandoli nemici o soggetti a sanzioni penali,
circostanze in cui si trova attualmente. le asimmetrie tra Nazioni aumentano, e richiedono quindi inter-
venti riequilibratori della comunità internazionale”.
Il problema dell’accoglienza è lo specchio delle so-
cietà, obbliga a confrontarsi con l’ideale della cittadinanza CITTADINANZA
e con le possibili forme della sua attualità. Tognetti Bor- SUL FILO DEL RASOIO
dogna e Zincone già denunciavano un localismo rispetto
ai temi migratori. Così si realizzava una differenziazione Camminare sul filo del rasoio è un’espressione figura-
territoriale riguardo l’acquisizione dei diritti. Si veniva a tiva che evoca l’idea di trovarsi in una situazione difficile
creare una sorta di cittadinanza locale dove i cittadini po- in cui mossa potrebbe portare ad un peggioramento vi-
tevano fruire di beni e servizi in base all’attivismo e alla stoso. L’immagine è forte, quando qualcuno cammina sul
presenza di reti di cittadinanza attiva. La fruizione dei di- filo del rasoio, si sente incomodo. il filo di una lama è af-
ritti era basata sulla cultura del territorio, sulla capacità filato ed evoca ’n'immagine di precarietà, si corre il rischio
della comunità territoriale di esercitare il riconoscimento. di essere tagliati in due. Il filo è un’astrazione utile a ri-
Come detto da Tognetti Bordogna, comuni, province re- cordare quanto sia necessario un lucido distacco per af-
gioni sono caratterizzati da forte eterogeneità “fra comune frontare le situazioni più difficili o sottovalutare l’impresa
e comune vi è un solco profondo, che si va allargando e che si rischia di sbagliare. La cittadinanza un tema potente e
contribuisce ad incrementare le differenze originando una cit- affascinante, ma rischioso, è un concetto-rasoio. Questo
tadinanza a carattere locale”. Questo può essere percepito mondo globalizzato vive da lungo tempo la crisi dello
come l’ennesima conferma del misconoscimento dei mi- stato-nazione e non è stato in grado di trovare un modo di
granti. Il localismo dei diritti è un elemento di disparità articolare una cittadinanza globale. Il sistema dei diritti ri-
che corrisponde a una maggiore o minore tutela della per- mane ancorato alla territorialità. Se si oltrepassa un con-
sona e che crea condizioni diverse per il riconoscimento e fine, si perdono parte dei diritti e protezione. La cittadi-
l’integrazione. Nei territori dove i servizi sono carenti la nanza è una delle definizioni del soggetto in società da cui
popolazione è più propensa alla conflittualità con i mi- discendono diritti e doveri. Essere riconosciuto come cit-
granti, teme di dover condividere risorse già limitate. La tadino è importante per l’individuo, comporta la consape-
questione prende i connotati di una lotta di classe oltre che volezza di essere parte della propria comunità in cui nella
di identità. Anche le politiche di integrazione introdotte a maggioranza dei casi, si è svolto un processo di socializ-
livello locale hanno la loro influenza. Secondo Campo- zazione e che offre diritti e trattamenti diversi.
mori, differenze dei contesi locali in questa materia pos-
Il cittadino vive una condizione di naturalità. Chi
sono comprendere: la dimensione cognitiva riguardo le
chiede di ottenere una nuova cittadinanza dovrà affrontare
modalità di rappresentazione e di definizione del pro-
un percorso di naturalizzazione. In biologia il termine na-
blema da parte dei decisori; la dimensione organizzativa
turalizzazione indica quel fenomeno per cui una specie
che riguarda la densità e la qualità organizzativa delle
animale o vegetale si insidia in un determinato luogo o
azioni e del policy making; la dimensione della gover-
ambiente diverso da quello originale e comincia a svilup-
nance, riguardante il confine tra intervento pubblico e pri-
parsi in maniera simile alle specie indigene. Molta parte
vato, le relazioni tra i soggetti del territorio. Ogni territorio
del riconoscimento passa attraverso il filtro della cittadi-
ha approcci diversi che derivano dalla sua cultura pro-
nanza che aumenta per:
fonda. La studiosa afferma che:
“il panico da riconoscimento come patologia di una crisi
“conoscere un problema di policy non significa allora ela-
generale della modernità in gioco è molto più che il semplice
borare dei dati della realtà, ma costruire gli oggetti e dare senso
posizionamento sociale del soggetto in relazione a una sfera
agli eventi. È per questo che la sequenza problema-elabora-
d’appartenenza. La crisi dell’identità moderna deriva dallo
zione dei dati-soluzione può essere ricombinata in molti modi e
smarrirsi della coincidenza tra partecipazione politica e si-
nell’analisi delle politiche, scoprire come vengono rappresen-
stema giuridico da un lato, con i circuiti economici e le tradi-
tati i problemi può essere ancora più importante della scoperta
zioni culturali, all’altro. È nello smarrirsi di una simile coinci-
delle soluzioni". denza che diviene palese il rischio di una degenerazione liberi-
Infatti sta del riconoscimento e la sua capacità di delineare alcuni
aspetti essenziali della giustizia sociale contemporanea”.
“le politiche hanno senso in quanto cercano di trovare una
soluzione a problemi di rilevanza collettiva. Nel policy making, Escludere l’altro, impedirgli di sentirsi riconosciuto è
il modo in cui è impostato il problema porta l'impronta delle un atto di forte esclusione che pone l’escludente in una
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posizione di superiorità. L’esclusione genera esclusione Il pensiero della cittadinanza è nato insieme ai primi
ed è un atto che può avere conseguenze e ripercussioni ne- nuclei sociali intorno al 3500 a.C. è con queste società che
gative sulla società nel medio e lungo periodo. Gli abitanti si ha testimonianza delle prime nozioni di cittadinanza in-
esclusi non hanno diritto alla piena cittadinanza e parteci- tesa come appartenenza ad un territorio dal momento che
pazione e inizieranno ad agire solo perseguendo la ricerca le città cominciavano ad essere stabilmente abitate e ad
del proprio utile in maniera egoistica e secondo la volontà essere delimitate da mura esterne che me disegnavano il
di rivalsa. perimetro. In questa prima fase della vita sociale umana la
cittadinanza era sinonimo di appartenenza a un territorio.
La cittadinanza è il risultato della visione di un ordine
Nel mondo greco la cittadinanza era indice sintetico di va-
per la convivenza e della gestione dei conflitti che ne pos-
rie caratteristiche, l’essere libero, figlio di un cittadino li-
sono scaturire tentando di far raggiungere un livello di
bero, proprietario di beni immobili e residente nel territo-
giustizia sociale superiore ai suoi membri.
rio. Anche nell’antica Roma e nella Roma repubblicana,
“alcune volte si è trattato di lotte di classe, altre del risultato essere cittadini era sinonimo di partecipazione politica e
di scontri etnici e geopolitici. Fino a che punto questi conflitti implicava l’essere liberi e maschi. Vengono create altre
siano esplosi per questioni connesse alla redistribuzione o al due categorie, peregrinus, colui che era di passaggio e in-
riconoscimento è un problema empirico aperto. Se conside- quilinus, un abitante che non risiedeva abitualmente nel
riamo gli eventi spesso drammatici degli ultimi anni, non pos- territorio. La cittadinanza non era più legata alla parteci-
siamo non rilevare come essi siano caratterizzati dalla compre-
senza di due fattori. Abbiamo la crisi di tutto quanto potrebbe
pazione politica ma all’essere o meno abitante di quei ter-
essere definito, con termine speculativo, universale: ideologie, ritori. L’appartenenza a un soggetto inizia ad essere corre-
progetti politici, filosofie, sembrano aver preso ogni capacità data da molteplici significati. Nell’Europa dei comuni si
persuasiva, il secondo dei fattori menzionati all’inizio, il con- assiste al ritorno ad una cittadinanza intesa come apparte-
flitto politico e sociale connesso con l’estensione dei diritti e il nenza a una cultura comune e a un territorio ben delineato.
contenuto effettivo della cittadinanza”. Il forte senso di appartenenza sarà la premessa per la na-
scita del sentimento di nazione e nazionalismo. Il nazio-
Come osservato da Faist, la collocazione sociale aveva
nalismo non va associato ad una chiusura del pensiero alla
un peso maggiore rispetto alla cittadinanza fino a 150 anni
diversità, rappresenta un pensiero di apertura. È il risultato
fa nel determinare le condizioni di vita delle persone. Il
di un pensiero di grande respiro in grado di affrontare e di
capitale economico, la posizione, le abilità avevano una
elaborare un pensiero libertario rispetto ai tempi incerti e
valenza diversa, superiore. L’individuo si percepiva in
densi di conflitti in parte superati. L’illuminismo utilizza
maniera differente durante l’ancien regime. Diversa è la
la ragione per liberare l’uomo dalle ombre della paura. Na-
percezione del soggetto nel periodo della Rivoluzione
sce l’universalismo dei diritti come principio. In Europa
francese e quello successivo, dal momento che l’Assem-
gli uomini si sentono alleggeriti dal fardello della religione
blea dei Cittadini proclamò libertà, uguaglianza e fratel-
intesa come elemento di differenza e questo fa emergere
lanza come valori universali. Gli intellettuali di tutto il
on maggior facilità il valore universale delle idee di li-
mondo cercarono di contribuire a questo cambiamento di
bertà, uguaglianza e fratellanza. Il tempo degli imperi
paradigma. La cittadinanza sostanzia ideologie, valori,
sembra lasciare il passo a una repubblica democratica. “La
utopie e canalizza paure, speranze e desideri in un com- cittadinanza viene assegnata sulla base di un’esplicita volontà
plesso indistricabile che prende forma in istituzioni e del cittadino di contribuire alla crescita della società ”.
norme. Il senso dello stato si articola intorno al fulcro della
cittadinanza che gioca un ruolo fondamentale nei processi La Rivoluzione Americana cambia il significato di cit-
di costruzione e affermazione della propria identità. Es- tadinanza, propugnando valori come la libertà e l’ugua-
sere cittadini di uno stato è il requisito base del riconosci- glianza.
mento reciproco. Come afferma Aglietti Calabrò: La Dichiarazione d’Indipendenza del 1776, afferma
“tema vasto, la cittadinanza, carico di molteplici implica- “che tutti gli uomini sono creati uguali; che sono stato dotati
zioni correlate: il rapporto del soggetto con l’ordine politico; il dal loro Creatore di taluni diritti inalienabili; he, fra questi di-
dualismo mobile tra appartenenza ed esclusione; il nesso tra la ritti, vi sono la vita, la libertà e la ricerca della felicità”. La
sfera dei diritti e doveri da una parte e il ruolo delle istituzioni ricerca della felicità è una novità senza precedenti. Rap-
e degli ordinamenti giuridici dall’altra; la dialettica tra evolu- presenta un dispositivo potentissimo in grado di cambiare
zione della forma stato e rivendicazione di nuovi profili allo sta- l’ordine delle cose in quanto diritto inalienabile
tus di cittadino; lo scenario incerto di una condizione che tra- dell’uomo. Questo principio figlio del pensiero dell’intero
scenda la dimensione statuale”. occidente, Franklin nel suo periodo parigino, era un con-
CITTADINANZA, CIVILITAS tatto con pensatori europei, tra cui Gaetano Filangieri che
ne La Scienza della Legislazione, scriveva: “nel progresso
La storia della cittadinanza è affascinante, segue, rilette concreto del sistema di leggi sta il progredire della Felicità na-
e traspone il pensiero dei gruppi umani in relazione a zionale che lo consegue non genericamente ma come somma di
quello che è il comune sentire rispetto allo stare insieme. Felicità dei singoli individui”. La tolleranza, la laicità,
Ma la cittadinanza si costruisce anche attraverso l’esclu- l’unione del popolo per realizzare obiettivi comuni, la ne-
sione. cessità del rispetto di ogni forma religiosa sono le que-
stioni dalle quali partire. Lo stato americano si basa su
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principi morali che esulano dalla questione della salvezza cittadinanza è uno status giuridico, è una condizione sostanziale
dell’anima. Nella Costituzione americana non ci si limitò che deve essere tutelata e/o ‘agita’ nella sua multidimensiona-
a definire lo stato laico, ma si volle aggiungere che: “il lità. Considerare il suo carattere ambivalente permette di com-
Congresso non potrà fare alcuna legge per il riconoscimento di prendere come esistano differenti livelli di accesso alla, e di ef-
qualsiasi religione o per proibirne il libero culto”. Per co- fettivo esercizio della cittadinanza. Quali sono i criteri ‘giusti’
per disciplinare l’acquisizione della cittadinanza? Quali diritti
struire una nazione è necessario che i rapporti tra uomini
di cittadinanza devono essere estesi anche ai non cittadini?
siano orizzontali. I padri fella costituzione riflettevano su Fino a che punto i regimi democratici contemporanei possono
questi principi anche nei loro diari personali, si legge in tollerare la presenza di residenti stranieri esclusi da alcuni dei
quello di Franklin: “mi convinsi che la verità, la sincerità e diritti sui quali questi stessi regimi si fondano? E fino a che
l’integrità nei rapporti fra uomo e uomo erano della massima punto possono ammettere diritti e trattamenti giuridici differen-
importanza per la felicità della vita”. ziati, che in qualche misura riconoscano l’eterogeneità etnica,
In Europa la Rivoluzione francese è pronta a partire. culturale e religiosa della loro popolazione? ”.
Le riflessioni dei philosophes sulla cittadinanza nella Secondo il World Migration Report 2020 al mondo ci
prima e massima espressione del costituzionalismo mo- sono 272 milioni di migranti internazionali, ovvero 272
derno non già chiare. Bisogna mettere in discussione uno milioni di persone che non godono di diritti di cittadinanza
status quo consolidato. I risultati saranno diversi rispetto e non sono naturalizzati all’estero che vivono una posi-
alla costituzione dello stato americano. Nonostante ogni zione di potenziale esclusione e minor riconoscimento
diritto e tutela dell’uomo vada in quella direzione, sembra
“stato e società hanno sviluppato nel tempo molteplici si-
che un qualche pudore razionalistico impedisca di poterlo
stemi di identificazione, meccanismi di distribuzione, creando
esprimere apertamente. Sigmund Freud, ne Il disagio nuovi confini tra cittadini e non cittadini, autorizzando e rego-
della civiltà del 1920 affermò: lando il movimento della popolazione dentro e fuori tale ideale
“non vogliamo ammetterlo, non riusciamo a comprendere perimetro. È la storia di un processo di ‘monopolizzazione’ da
perché le istituzioni che noi stessi abbiamo creato non debbano parte dell’autorità pubblica della capacità di erigere, mante-
rappresentare una protezione e un beneficio per tutti. Di fatto nere e nutrire questa separazione, attraverso la produzione di
l’uomo primordiale stava meglio. In compenso la sua sicurezza documenti, di teorie, di ideologie capaci di controllarla e raf-
di godere a lungo di tale felicità era molto esigua. L’uomo civile forzarla. Questi strumenti sono stati più o meno vincolanti e
ha barattato una parte della sua possibilità di felicità per un po’ stringenti con il mutare delle epoche e il cariare delle nazioni,
di sicurezza”. e la narrazione storica pare indicare un diverso sviluppo, l’af-
fermazione di parametri per una nuova appartenenza, su base
La ricerca della felicità potrebbe forse portare a un’in- a-statuale e post-nazionale, che si fa a sua volta portatrice di
sicurezza sociale? All’anarchia? La fiducia nella prevedi- restrizioni e preclusioni capaci di limitarne l’accesso. Il cerchio
bilità dei comportamenti deve prevedere una parziale ri- si chiude: la cittadinanza include, la cittadinanza esclude”.
nuncia alla ricerca della felicità? L’ottimismo dell'epoca La cittadinanza è un concetto pericoloso. I confini na-
dei lumi sembra essersi spento. zionali servono a tracciare il perimetro entro il quale un
A un mondo felice era stato preferito un mondo giusto individuo sia cittadino, ma sono diventati elementi di forte
prendendo di vista la connessione tra questi. Anche discriminazione. La diversità, la paura che da esso deriva
l’ONU ha sancito il diritto inviolabile di essere felici totalizza le decisioni politiche, influendo sulla qualità
nell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 12 luglio della vita delle persone.
2012. Si dichiara “un cambiamento profondo di mentalità è in CITTADINANZA, MODELLI DI TRASMISSIONE PER IL RICO-
corso in tutto il mondo. Le persone ora riconoscono che il ‘pro- NOSCIMENTO DI EGUALI DIRITTI
gresso’ non dovrebbe portare solo cresciuta economica a tutti i
costi, ma anche benessere e felicità”. Alla conferenza mon- Ogni stato ha sviluppato norme che sanciscono i mec-
diale a Rio de Janeiro, il 21 giugno 2012 Jose Mujica af- canismi di ottenimento e trasmissione della cittadinanza.
fermò: Questa rappresenta un ‘mezzo di costituzione dell’iden-
tità’ ma anche un ‘meccanismo di differenziazione’.
“ci vendono tutto, tranne la felicità… lo sviluppo non può
andare contro la felicità: dev’essere a favore della felicità Baubock divide e fa risalire queste norme a tre conce-
umana, dell’amore sulla Terra, delle relazioni umane, della zioni della comunità: una concezione nazionale, una con-
cura dei figli, dell’avere amici, del non privarsi dell’indispen- cezione repubblicana e una concezione societaria. La
sabile. Stiamo governando la globalizzazione o la globalizza- prima considera fondamentali il linguaggio, la religione e
zione ci governa?”. la comune discendenza, favorendo il principio dello ius
L’uomo si ritrova governato e dai suoi stessi principi e sanguinis; la seconda è più concentrata sulla partecipa-
dai suoi stessi desideri. Svolgere un’analisi del sociale zione attiva alla politica, la cittadinanza è vista come una
parte sempre dal sé, passando per l’altro e finendo con la pratica e non come uno status legale: la terza concepisce
comunità. il cittadino come colui che per lungo tempo è stato sog-
getto al potere di uno stato. A partire dal secondo dopo-
“la cittadinanza è al contempo un bene da distribuire e una guerra, le migrazioni sono aumentate e hanno acuito que-
condizione di distribuzione, un diritto in sé e un requisito di ac- sta tensione indebolendo il nesso stato diritti di cittadi-
cesso ai diritti, un concetto insieme includente ed escludente. A
nanza. Il termine denizen, coniato da Hammar, deriva
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dalla constatazione della nascita di una nuova categoria di di interpersonale e faccia-a-faccia, fatta di realità virtuale
individui che godono di alcuni diritti di cittadinanza. I invece di essere fatta di realità concreta e situata, è più in-
confini tra alien e denizen sono fluidi e variabili. I diritti stabile e caotica.
di denizenship non sono omogenei in tutti i paesi.
La coscienza civica e politica permette al singolo di es-
Nel tempo si sono costruiti tre tipi di cittadinanza: una sere parte integrante di un sistema di potere che contribui-
concezione classica, una concezione moderna e una con- sce a determinare. “la sicurezza senza libertà è schiavitù: la
cezione democratico-sociale. La prima è legata alla polis libertà senza sicurezza è un caos completo in cui sei perso, ab-
greca e alla tradizione romana repubblicana; la seconda si bandonato, non sai cosa fare. Le possibilità di ospitalità non
è formata con la nascita degli stati nazionali; la terza è nata sono senza limiti. E la capacità umana di sopportare la soffe-
con l’affermazione del welfare state nel secolo scorso e si renza e il rifiuto non è illimitata. Quindi dobbiamo esercitare
concentra sull’espansione del contenuto e sulla specifica- quello che si chiama empatia”. Oggi la cittadinanza consente
zione dei beneficiari dei diritti. Questa espansione, se- di motivare la tensione esistente fra:
condo Marshall, è venuta stratificandosi in più momenti “la tutela dei diritti soggettivi garantita dallo stato ai propri
con l’entrata di nuovi segmenti della popolazione nel go- cittadini, ad esclusione degli stranieri, il carattere inclusivo e
dimento di alcuni diritti di cittadinanza. Tale allargamento universale di questi diritti, la tutela delle minoranze etnico-cul-
è inclusivo verso l’interno, i diritti degli individui sono turali interne agli Stati nazionali e i processi di globalizzazione
stati definiti in base alla loro comune appartenenza a un che fanno dipendere sempre di più la fruizione effettiva dei di-
particolare stato. ritti soggettivi dalla possibilità di una loro tutela internazio-
nale”.
Il cammino verso l’uguaglianza pasa attraverso la rea-
lizzazione della cittadinanza, ma i migranti rischiano di Come afferma Zanfrini l’immigrazione smaschera la
essere perennemente coinvolti in un conflitto sociale che concezione dello stato della cittadinanza che ancora pre-
perpetua la disuguaglianza. suppone l’antica coincidenza di popolo e nazione. La cul-
tura, la lingua e gli usi non possono essere messi in discus-
Le politiche di immigrazione degli stati moderni inclu- sione dalla provocazione della pluralità e si alimenta il
dono percorsi per raggiungere la piena cittadinanza e per culto dei limiti e dei confini.
realizzare la residenza permanente. Gli stati moderni
CITTADINI IN MOVIMENTO
hanno bisogno di definire che è membro, chi ha il diritto
di lavorare, che può utilizzare servizi pubblici e sociali, “nel 2016, quasi un miliardo e mezzo di passeggeri aerei
chi può votare. Il controllo totale delle migrazioni richie- varcano le frontiere nazionali. Sono quasi 250 milioni di per-
derebbe una totale mancanza di rispetto dei diritti umani e sone che vivono in Paesi diversi da quello di nascita. Territori
la capacità pratica di investire ingenti risorse per il con- come l’Antartico o quelli di ‘Stati falliti’ non sono governati da
trollo e la deportazione dei migranti non documentati. Le governi centrali dotati di sovranità. Paesi come gli Stati Uniti e
politiche di immigrazione riguardano la selezione dei sog- l’Australia applicano due diversi diritti, rispettando la rule of
law per i cittadini, ignorandola per gli stranieri. Principi uni-
getti potenzialmente riconoscibili e non la chiusura o aper- versali si impongono agli Stati e alle collettività nazionali. Sono
tura. segni di un fenomeno nuovo, la scissione fra territori e poteri.
La cittadinanza moderna nasce segnata da una pro- Territori, poteri pubblici, ordini giuridici, diritto, soggetti del
fonda contraddizione tra istanze emancipatorie e istanze diritto, erano fenomeni unitari: su un territorio si affermava un
potere pubblici, chiamato a regolare una collettività con stru-
di controllo sociale. L’ipotesi di Donati è la creazione e
menti giuridici. Ora vi sono territori senza governi, frontiere
teorizzazione di un nuovo paradigma di lettura per inter- mobili, regolazioni globali dettate da regolatori senza territo-
pretare il concetto di cittadinanza, la relazionalità e l’inte- rio, unità sovrastatali che conquistano lentamente il dominio su
grazione politica. La relazione è lo spazio in cui si muove territori prima interamente statali, persone residenti su un ter-
e si articola la vita di ogni uomo, “è la regola dell’essere ritorio senza esserne cittadini”.
della natura umana e del sociale è la risposta ai nostri perché”.
Secondo Donati, il sociale tende a organizzarsi in mole- Le migrazioni internazionali pongono la questione
cole, in forme che generano le strutture sociali da cui il della sovranità nazionale in relazione alla capacità degli
contesto è caratterizzato. Le società moderne inaugurano stati di regolare i movimenti delle persone attraverso i pro-
un tipo di molecola sociale che tende ad annullare il suo pri confini. A questione è giovane. Fino al 1914 non era
carattere morfostatico. La molecola sociale assume il va- percepita in questi termini, prima migranti potevano supe-
lore-guida della contingenza, il plurale, come valore so- rare i confini anche senza documenti. Poi spostarsi è di-
vraordinato per regolare le condotte dei singoli e delle co- ventato più facile ed è nato il cosiddetto transnazionali-
munità nella vita quotidiana, aprendosi alla massima va- smo, un numero crescente di persone avevano la possibi-
riabilità possibile della relazione sociale. La molecola so- lità di intrattenere relazioni economiche e sociali in due o
ciale “appare come sorta di ‘forma senza forma’, nel senso che più stati.
le forme sociali rifiutano qualsiasi ‘canone’, standard, verità o La nazione, secondo Anderson, è una comunità di in-
identità univocamente definita”. Essa perde la sua identità, il dividui che condividono un comune senso di identità e che
‘senso di sé’. La relazione sociale globalizzata è ‘despa- stringono rapporti di lealtà interna superiore a quelli che
zializzata, detemporalizzata, astratta e sistematica invece hanno con gli estranei. Questo stato fatto di leggi,
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burocrazia ed esercito è arbitro delle dispute e mantiene il di un’economia e di una crescita sana che deve tener conto
monopolio della violenza, rimanendo responsabile della ed essere in linea con le esigenze delle imprese al fine di
protezione e regolamentazione. La cittadinanza implica trattenere i capitali nel paese, con un alto costo in termini
che i cittadini all’estero rimangano protetti e sotto respon- di autonomia e sovranità:
sabilità dello stato di cui fanno parte; invece, i richiedenti
“lo stato non è sovrano ma condivide la propria sovranità
d’asilo non vengono tutelati dal loro stato d’origine. Così con il capitale. Tra i protagonisti principali del capitale vi sono
nasce la loro necessità di fuga, dovuta dalla mancanza di le grandi società multinazionali che possono avvantaggiare o
protezione e di tutela da parte dello stato stesso. La citta- danneggiare un’economia in base alla loro politica di outsour-
dinanza ha i suoi limiti, Brubaker la definisce “interna- cing in entrata o in uscita”.
mente inclusivi ed esternamente esclusivi”. Si è cittadini
quando residenti all’interno dei confini dello stato della Le migrazioni hanno contribuito alla cosmopolitizza-
propria cittadinanza. I migranti di seconda o terza genera- zione. Questo è un concetto che inserisce la globalizza-
zione non riescono ad essere pienamente riconosciuti zione nello studio delle società degli stati nazionali attra-
come cittadini. Questo perché il fatto di essere figli di im- verso l’accentuazione del modo in cui strutture e istitu-
migrati costituisce ancora un confine interno percettibile zioni sono diventate transnazionali tramite n processo en-
per la piena cittadinanza e integrazione, si trovano in una dogeno. Queste nuove sollecitazioni intellettuali hanno
zona grigia legale, insieme agli stranieri indesiderati. Ne- portato gli studiosi a porsi domande sul senso della demo-
gli ultimi anni l’aumento dei conflitti interni agli stati crazia stessa e sulla necessità di una sua rifondazione, al
mette in crisi il rapporto di lealtà interna e la diversa per- loro allargamento rispetto ai migranti, al diritto di voto e
cezione della legittimità della cittadinanza. al riconoscimento dei diritti sociali. Le stesse leggi d’inte-
grazione europea sono rivolte oggi ai residenti e non più
Ambrosini ricorda che: solo ai cittadini. Un altro fondamento della democrazia
“il concetto di cittadinanza come appartenenza a una comu- globale cosmopolita consiste nel crescente spirito di citta-
nità di uguali implica un impegno contro la subordinazione e la dinanza globale, dovuto in buona parte alla maggiore va-
disuguaglianza. L’ambivalenza del concetto deriva dal fatto che rietà di identità mondiali e all’accresciuta coscienza glo-
si può considerarlo con riferimento alla natura e alla qualità bale rispetto a pericoli e minacce. Fine fa riferimento a un
delle relazioni tra i membri riconosciuti di una società costituita a un cosmopolitismo che concilia la consapevolezza della
o pensando ai confini di quella stessa società, che dividono violenza nel mondo on una visione normativa di pace per-
membri e non membri, razionando così l’attribuzione dello sta- petua che offrirebbe una modalità d’interpretazione e un
tus di cittadini. La distinzione tra inclusione universalistica ordine istituzionale e legale. Hobsbawm ha dimostrato
all’interno ed esclusione verso l’esterno potrebbe apparire ra-
che, se la globalizzazione ha eroso lo stato nazionale, non
zionale. È avvertita come un dato pressocché ‘naturale’ ed è
stata data per scontata per molto tempo. La distinzione si offu- ha indebolito il nazionalismo.
sca quando entrano in scena gli immigrati stranieri”. CITTADINANZA E ALLARGAMENTO DELLA STESSA
Secondo Bosniak, il confine seguirebbe gli immigrati T. H. Marshall aveva inteso il concetto di cittadinanza
all’interno delle società d’accoglienza, dal momento che ponendolo in confronto dialettico con alcune delle critiche
godrebbero di diritti diversi dai nativi e il loro riconosci- messe alle sue tesi. Citizenship and Social Class ha se-
mento de facto implicherebbe un percorso difficile. Gli gnato l’inizio di un nuovo modo di concepire ha cittadi-
autoctoni sono contrari al diritto totale di partecipazione nanza negli stati occidentali nati dopo la Seconda Guerra
politica poiché considerano i nuovi cittadini non degni di Mondiale. La caduta del muro di Berlino segna la fine
votare esprimendo un voto identitario. Il migrante e il della Guerra Fredda. Simboleggiava per tutti l’inizio di
nuovo cittadino partecipano alla ridefinizione dei conte- una più sicura epoca liberale in cui ogni uomo avrebbe po-
nuti della cittadinanza e la loro presenza marca con chia- tuto vivere la propria vita senza dover rientrare in schemi
rezza quali siano i punti delicati e le implicazioni di questa o schieramenti radicali. Lo studioso aveva introdotto il
riformulazione aperta. concetto di cittadinanza e di allargamento della cittadi-
nanza, intendendo l’impulso egualitario delle società in-
Un altro punto delicato è legato ad alcune teorie socio-
dustriali a garantire pienezza di diritti a tutti gli strati so-
logiche che rivolgono la loro attenzione alla crisi dello
ciali. L’ispirazione all’effettivo godimento dei diritti di
stato nazionale, evidenziando la crisi dello stato sociale.
cittadinanza è per questa teoria la vera radice del muta-
Se le politiche del welfare vengono incrementate, si
mento sociale. Marshall aveva notato che la cittadinanza
creano nei cittadini aspettative alte e pretese sempre più
aveva avuto sviluppi ben singolari:
insistenti. È il welfare a generare la sua stessa crisi di le-
gittimazione. Cambiano anche le condizioni socio-econo- “se è giusta la mia tesi che la cittadinanza è stata un’istitu-
miche su cui è stato edificato diventando di fatto insoste- zione che ha comunicato a svilupparsi almeno alla fine del se-
nibile soddisfare le richieste dei cittadini. Tra gli altri fat- colo XVII è chiaro che la sua crescita coincide con lo sviluppo
tori c’è la globalizzazione economica, la mobilità dei ca- del capitalismo, che è un sistema di disuguaglianza, non di
pitali e la crescente finanziarizzazione impediscono agli uguaglianza. Come mai questi due principi contrastanti hanno
potuto crescere e fiorire fianco a fianco sullo stesso suolo? Che
stati-nazione di attuare autonomamente determinate
cosa ha reso possibile il fatto che essi si riconciliassero fra loro
azioni. Ogni governo ha come obiettivo il perseguimento
e divenissero alleati invece che antagonisti?”.
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Sociologia generale Appartenersi
Il pensatore motiva questo stato di fatto affermando politico e sociale. Come sostiene Sen,
che l’attribuzione dei diritti civili era indispensabile. I di-
“il grado effettivo di diseguaglianza delle opportunità che le
ritti politici hanno poi rilevato essere potenzialmente peri- persone hanno di fronte non può essere immediatamente de-
colosi per il sistema capitalistico. “l’estensione dei servizi dotto dall’ordine di grandezza della diseguaglianza dei redditi
sociali non è in prima istanza un mezzo per livellare i redditi ”, non dipendono solo dal nostro reddito, ma anche dalla varietà
ma con i diritti sociali “vi è un generale arricchimento della delle caratteristiche fisiche e sociali che influenzano le nostre
sostanza concreta della vita civile, una riduzione generale del vite e che ci rendono quello che siamo”.
rischio e dell’incertezza, un livellamento tra più fortunati e
meno, in tutti i settori”. La disuguaglianza insuperabile dello Il sociologo Castel suppone che il cambiamento sociale
stato capitalistico non è più lo status sociale ma lo status derivi dal disfacimento della società salariale, questa “fun-
economico. Giddens nel dibattito critico alla cittadinanza ziona in base a una differenziazione generalizzata e centra la
propria dinamica intorno alla coppia eguaglianza-disegua-
marshalliana disapprova l’apparente sviluppo di un pro-
glianza: contrattazione e scontro fra gruppi sociali si cristalliz-
cesso graduale e spontaneo e non quale prodotto del con-
zano intorno alla ridistribuzione della ricchezza sociale”.
flitto sociale e politico.
È indiscutibile che la cittadinanza sia stata messa sotto
“scrive come se lo sviluppo dei diritti di cittadinanza sia
giunto come qualcosa di simile ad un naturale processo di evo-
pressione dalla frammentazione e pluralizzazione della so-
luzione, coadiuvato quando necessario dalla benevola mano cietà. Queste hanno inferto un duro colpo alle identità che
dello Stato. I diritti di cittadinanza sono stati ottenuti a livello per difendersi hanno costruito barriere di norme, creato di-
sostanziale soltanto per mezzo della lotta. L’estensione dei di- spositivi di segregazione e di disconoscimento. Hanno an-
ritti di cittadinanza fu in misura rilevante il risultato di lotte nullato buona parte del significato della cittadinanza.
condotte dai sottoprivilegiati per migliorarsi. Si dovette com-
battere per ciascuno dei tre gruppi di diritti a cui si riferisce
La Cecla sostiene che l’identità è una finzione, ma an-
Marshall”.
che appartenga alla politica dell’immaginario su cui sono
costruiti i gruppi umani ed è di immaginario che sono co-
Secondo Barbalet inquadrare la cittadinanza su di un stituite le culture.
piano che contrappone l’uguaglianza e la disuguaglianza
risulta riduttivo: APPARTENENZA
“esiste una differenza tra i diritti civili e sociale che non può L’IDEALE IMPERFETTO
essere trascurata: i primi si rivolgono contro lo Stato, i secondi L’anello è forse l’oggetto più semplice che esista.
sono richieste di benefici che devono essere forniti dallo Stato.
L’anello è molte cose, un ornamento, simbolo di un vin-
Nel primo caso lo stato ha semplicemente un obbligo di non
fare, nel secondo dovrebbe impegnarsi a specifiche prestazioni
colo, un sigillo, un talismano, può nascondere un segreto
che richiedono complesse precondizioni economiche, ammini- o raccontare storie, può portare veleno o reliquie. È il sim-
strative e professionali. Esistono argomenti per dimostrare la bolo di un’identità riconoscibile e di un’appartenenza:
diversa natura dei diritti sociali rispetto agli altri diritti di cit- “nella mitologia greca si narra come Zeus permise ad Era-
tadinanza, Barbalet è più propenso a definire i diritti sociali cle di liberare Prometeo a condizione che quest’ultimo portasse
come conditional opportunities, del tutto strumentali rispetto un anello di ferro a cui era incastonato un frammento di roccia
all’effettivo esercizio dei diritti civili e politici”. del Caucaso, al quale era incatenato, affinché si compisse sim-
Per Held, invece, bolicamente il castigo imposto”.
“la cittadinanza ha comportato una appartenenza, alla co- Presso gli antichi romani, lo stato riconosceva il diritto
munità in cui una persona vive la sua vita, ha implicato gradi di portare un anello come ricompensa di imprese belliche.
di partecipazione nella comunità. La questione di chi dovrebbe È utilizzato per suggellare fidanzamenti e matrimoni, per
partecipare e a che livello è un problema vecchio tanto quanto questo era noto col nome di vinculum, spezzare o gettare
il mondo stesso, e la gente è stata ostacolata dalla cittadinanza un anello ha il valore simbolico della rottura di un legame.
sulla base della classe sociale, del genere, della razza e Il cerchio si mostra come simbolo della perfezione,
dell’età”. dell’infinito e del potere. Il legame di cui parla l’anello è
Bisogna specificare che tale discussione deve confron- quello dell’appartenenza.
tarsi con il processo di globalizzazione. Nonostante le cri- Taliani sostiene che “l’uomo è in quanto appartiene a
tiche Marshall rimane una pietra miliare nello studio del qualche cosa, ma egli è anche ciò che non è, ma che vorrebbe
concetto. “ho cercato di dimostrare come la cittadinanza ed essere”. Emergono gli obiettivi di indagine riguardo il
altre forze esterne ad essa hanno finito per alterare la struttura nesso tra migrazione e appartenenza, le domande non si
della disuguaglianza sociale”. fermano al motivo che spinge gli individui a spostarsi, cer-
La società occidentale ha dato vita a un retropensiero cano di indagare cosa comporti la migrazione nell’animo
che teorizza che il soggetto abbia la possibilità di inte- umano. L’interrogativo riguarda il momento in cui nasce
grarsi e di acquisire diritti. Le società più supine al mer- il sentimento di appartenenza, in che modo possa mutare
cato hanno disegnato strutture escludenti, in cui esiste la il sé e l’identità. La cittadinanza “esprime sia uno status po-
segregazione lavorative e diverse tipologie di contratto litico-giuridico sia il vincolo per cui si è parte di una qualche
che non prevedono la stabilizzazione né il riconoscimento comunità”. Il nesso tra appartenenza e immaginario si
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Sociologia generale Appartenersi
tralascia a favore di studi sulla vita attiva, mentre l’appar- non potevano essere positive. La necessità dello stare in-
tenenza inizia ben prima della sua realizzazione o del suo sieme per realizzare una comunità viene dimenticata.
riconoscimento. Ciò che anima i sentimenti e regola le
“La collaborazione rende più agevole il portare a compi-
leggi e le norme non è la conoscenza, ma una spinta ideale mento le cose e la condivisione può sopperire a eventuali ca-
che suggerisce un luogo o una o più persone come le con- renze individuali. La collaborazione può essere definita come
dizioni necessarie alla felicità, è lì che si appartiene. Il uno scambio in cui i partecipanti traggono vantaggio dall’es-
proto-migrante, attraversa una fase fondamentale, quella sere insieme per realizzare ciò che non riuscirebbero a fare da
dell’immaginazione. Sogna un altrove dove vivere una soli”.
vita degna, dove essere libero di dimostrare il proprio va-
lore e cambiare la propria identità. Solo dopo passa La modernità ha messo l’accento sulla competitività
all’azione. Questa fase è fondamentale, il proto-migrante danneggiando il valore della collaborazione. Credibilità,
inizia un processo di pre-socializzazione e inizia a vivere fiducia, collaborazione sono alla base del vissuto del
e comportarsi in modo da adattarsi meglio al contesto gruppo e sono un meccanismo di protezione.
scelto. Accorcia le distanze dal paese di arrivo. Secondo “La dipendenza dagli altri è considerata un segno di debo-
Mautone, lezza; le nostre istituzioni cercano di promuovere l’autonomia
e l’autosufficienza; individuo autonomo appare libero. Osser-
“con i propri segni la collettività caratterizza il proprio ter- vata prospettiva di culture diverse dalla nostra, la persona che
ritorio e si radica in esso esaltando il ‘senso di appartenenza’ si fa vanto di non chiedere aiuto a nessuno appare un essere
che consente agli uomini di riconoscersi e identificarsi nei ‘luo- umano profondamente menomato, la cui vita è dominata dalla
ghi’ dove le stratificazioni sedimentate nel tempo consentono la
paura di assorbito nella collettività”.
continuità dell’identità storica. Gli ambiti territoriali sono defi-
niti dalle relazioni etniche, linguistiche, religiose, sociali ecc. Questa agognata libertà dall’altro non ha le caratteristi-
che esprimono l’identità dei gruppi umani tramite i valori sim- che necessarie a tenere insieme una società. Riconosci-
bolici dei segni impressi quotidianamente, lo spazio assume le mento e fiducia sono fondamentali. Simmel aveva sugge-
caratteristiche dei ‘luoghi’ attraverso i cui caratteri fortemente rito la necessità di un cambio di paradigma, affermando
individualizzanti si definiscono paesaggi che raccontano la sto-
che per la fiducia reciproca si richiede un atto di fede poi-
ria, preannunciano atteggiamenti futuri e si pongono come in-
ché la fiducia è “qualcosa di meno e qualcosa di più della co-
termediari tra i ‘luoghi’ stessi e la società”.
noscenza”. Bisognerebbe riflettere meglio sulla socievo-
I segni della storia, i simboli religiosi sono espressione lezza. Per questo ciò che si fa insieme è più importante
di come si concepisce la convivenza e la convivialità dei dell’affermazione dei singoli. La socievolezza è necessa-
legami possibili. ria al riconoscimento ed è precondizione per la realizza-
Trovare la propria appartenenza dà soddisfazione. An- zione dell’appartenenza una volta conosciuto l’oggetto del
che se si dovessero affrontare molti sacrifici, ne varrebbe desiderio e per la stessa esistenza di questo. L’interazione:
la pena. Da interviste a imprenditori cinesi, arabi, latinoa- “Nasce sempre da determinate pulsioni o in vista di deter-
mericani non si riscontra nessuna differenza, tutti dichia- minati obiettivi. Istinti erotici, interessi materiali, impulsi reli-
rano che avrebbero potuto raggiungere la propria realizza- giosi, finalità di difesa come di attacco, di gioco come di gua-
zione nel momento in cui avrebbero potuto avverare i pro- dagno, di aiuto come di apprendimento e innumerevoli altri mo-
pri desideri. Si può appartenere a un’idea di sé, a un ideale, tivi fanno sì che l’uomo si trovi insieme con gli altri, agisca per
loro, con e contro di loro, in una condivisione di condizioni tale
a desideri veniali o affettivi, ognuno di questi giustificherà
per cui egli produca effetti sugli altri e ne sia a sua volta in-
l’impresa dandogli senso. In ambito sociologico, l’appar- fluenza. Queste azioni reciproche fanno capire come dai porta-
tenenza è un concetto studiato in riferimento alla relazione tori individuali di quelle pulsioni motivanti e di quelle finalità
tra l’individuo e le varie forme di azione collettiva. risulti un’unità, per l’appunto una ‘Società’”.
La modernità ha dato avvio alla crisi dell’apparte- La socievolezza, l’interazione e il riconoscimento sono
nenza, ha avuto come dettato l’essere autonomi, indipen- passaggi della costruzione della società che si realizzerà
denti. L’identità di ciascuno è un mosaico di sentimenti, quando vorrà appartenerle. L’azione altruistica è stata sop-
affiliazioni e comportamenti che ben di rado si incastrano piantata competizione e dall’individualismo e andrebbe ri-
perfettamente. Prima, l’appartenenza nella sua comples- scoperta. È in grado di mettere il sé in contatto con quei
sità riusciva a coniugarsi con l’identità. Oggi, le apparte- bisogni e quelle necessità primarie che tendono ad essere
nenze vocate sono troppo specifiche perché possano ripe- dimenticate e negate in favore di un pensiero più osses-
tere magia. Aristotele fu primo filosofo occidentale a evi- sivo, in questo modo che si cancella il senso della vita in-
denziare l’aspetto repressivo dell’unità. La polis per lui sieme.
nasceva da un atto di sinecismo. Ai fini del commercio e
dell’aiuto reciproco in caso di guerra, “la polis si compone “lo schema utilitaristico e strumentale dei processi di inte-
di uomini di tipi differenti; popolazioni simili possono dare razione include l’altro solo come personaggio, come funzione,
luogo a una polis”. Le parole di Sennett sotto lineano come atteggiamento. L’altro è l’elemento parziale che lo rap-
quanto la retorica moderna sia sempre meno adatta a ge- presenta in una determinata situazione e che non ha quasi al-
stire situazioni globalizzate. Le conseguenze dell’esaspe- cuna relazione con l’individualità alla quale si riferisce”.
razione dell’ideale dell’uomo indipendente e autonomo È necessario rileggere i fondamenti della solidarietà
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Sociologia generale Appartenersi
sociale, ripensando il senso dell’appartenenza. “ci sembra di essere di fronte a un paradosso. La partecipa-
zione alla vita di gruppo degrada l’individuo, rende i suoi pro-
APPARTENENZA
cessi mentali simili a quelli della folla, la cui brutalità, inconsi-
Secondo Gasparini, l’appartenenza può essere definita stenza e irragionevole impulsività sono state il tema di molti
come “un sentimento attivo di legame, che implica attacca- scrittori; soltanto con la partecipazione alla vita di gruppo
mento, e quindi sviluppa una lealtà a qualcosa cui si appar- l’uomo può diventare completamente umano, soltanto così può
tiene”, si fa mezzo “di affermazione o di adesione a una iden- sollevarsi al di sopra del livello del selvaggio”.
tità”. L’autore sottolinea come dall’appartenenza scaturi- Sciolla ricorda che la costruzione dell’identità, è co-
sca il rafforzamento dell’identità, creando quel nesso tra il munque un’opera complessa, un mosaico di appartenenze.
singolo e il gruppo che si solidifica nella coincidenza di
valori, di idee, di significati simili e dello stesso immagi- L’appartenenza non sa essere assoluta o unica, ma è
nario connesso al sentimento di appartenenza. Il rapporto multipla, multiforme, contraddittoriale come il sé, l’iden-
di appartenenza è talmente potente da superare la tempo- tità e le relazioni. Le società moderne sono plurali, inter-
ralità, è anche retroattivo. Questo si unisce alla prospettiva connesse, globalizzate l’appartenenza è necessario fonda-
stare insieme nel tentativo di disegnare un futuro comune mento perché il bisogno di trovare una direzione, una
condiviso. Non significa l’appartenenza verta conoscenza forma in cui specchiarsi è naturale e rischioso. Questo
in sé, ma sulla capacità di attribuire significati questo por- porta alla creazione di un immaginario di riferimento ge-
terà l’uomo a una volontà di conoscenza che potrebbe es- nerativo di senso. L’appartenenza è una matrice ordina-
sere soddisfatta o sostituita. Permane nei popoli che non trice che socializza e rende più semplice il cammino del
sono uniti da una comune cittadinanza o che sono dispersi vivere. Indirizza l’andare e crea forti radici che i membri
per il mondo ed è anche uno scudo contro il senso di fra- possono portare con sé. Anche quando si appartiene ad un
gilità che provoca il costante divenire del mondo. L’ap- gruppo di emarginati, la sua forza non si perderebbe per-
partenenza riconosce fonti di forza diverse fatte di valori ché proteggerebbe il valore della relazione. Perpetuare il
e visioni, àncora fortifica identità consapevoli di una spe- senso di appartenenza è un valore del gruppo e i membri
cifica matrice. Il termine appartenenza indica l’afferenza dovranno difendere una relazionalità sana e anche vantag-
di un individuo ad una collettività o a un gruppo, caratte- giosa. I membri interni dovranno accettare i nuovi sog-
rizzato dal punto di vista non sempre territoriale, sicura- getti, riconoscenti in loro alcuni caratteri del gruppo. Da
mente culturale e sociale. L’appartenenza soddisfa un bi- un punto di vista simbolico,
sogno psicologico dell’uomo, deve conoscere ciò cui ap- “Assegnare un nome e assumere un emblema sono difatti
partiene al fine di comprendere la propria storia e il pro- presupposti essenziali di qualsiasi processo di riconoscimento
prio futuro. Il sentimento identitario è espressione di e distinzione e anche di fondazione di una identità collettiva che
un’adesione che può avere diversi livelli, affettiva, cultu- alimenti efficacemente un sentimento di appartenenza un con-
rale o ideologica. Le relazioni all’interno del gruppo sono forme orientamento intersoggettivo. Il ricorso a simboli fonda-
contraddistinte da propensione alla cooperazione, solida- tivi o confermativi dell’identità collettiva non è certo un feno-
rietà e i membri si appellano a un legame che li unisce e li meno circoscrivibile ai modi di comunicazione tipici delle so-
cietà più semplici. L’espressione simbolica si intensifica, all’in-
accomuna nella stessa origine, storia, futuro. Il gruppo of-
terno di un determinato contesto sociale. Una bandiera, un in-
fre e garantisce protezione ai suoi membri e la sua rico- dumento, una croce, possono agire con la stessa efficacia
struzione e riproduzione è importantissima. L’accesso o dell’emblema clanico richiamare un sentimento di apparte-
l’esclusione del singolo dalla comunità dipenderà dal con- nenza o nell’esprimere identità collettiva”.
tributo che questi potrà offrire, ma anche dal rispetto per i
vincoli che deriveranno dal farne parte. Secondo l’autore, anche i rituali svolgono un ruolo im-
portante nel consolidamento del sentimento di apparte-
L’appartenenza avvio a un processo di socializzazione. nenza. Esistono rituali rievocativi, dimostrativi, regolativi
Come nota De Maré: “Il gruppo primario è lo strumento della e proiettivi. Si pensi a quelli rievocativi che hanno una va-
società che determina in ampia misura atteggiamenti, le opi- lenza sia psicologica sia motivazionale. I rituali dimostra-
nioni, gli obiettivi, gli ideali, ed è una delle fondamentali sor-
tivi contribuiscono a rafforzare il sentimento identitario
genti di disciplina e di controlli sociali”. L’individuo impara
attraverso l’esaltazione della potenza, enfatizzando, senti-
atteggiamenti e si crea delle abitudini, si forma in base al
menti di orgoglio di autoaffermazione. I rituali regolativi
proprio gruppo e in funzione della socializzazione avve-
svolgono una funzione latente di controllo sociale attra-
nuta.
verso la riaffermazione di norme, principi e comporta-
“Ogni biografia individuale è da questo punto di vista la sto- menti, legittimati dal valore della tradizione. I rituali
ria di una successione di partecipazioni alla vita di diversi proiettivi sono quelli,
gruppi. Gruppi differenziati esprimono bisogni anche profonda-
mente contrastanti fra di loro diventando gli strumenti che fa- “Attraverso i quali una collettività esprime il bisogno di su-
voriscono l’esplicitazione e la manifestazione di nuove istanze peramento della contingenza del qui e ora. I rituali proiettivi
sociali, costituendo i contenitori in cui le nuove identità, si in- svolgono una funzione catartica di liberazione e di rimozione
contrano, si confrontano e si trasformano”. dei sentimenti negativi di insicurezza, paura, angoscia connessi
alla percezione, consapevole o meno, della propria impotenza,
Il paradosso della psicologia collettiva di Mac Dougall: della propria fragilità, dei limiti derivanti dalle proprie condi-
zioni di esistenza”.
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Sociologia generale Appartenersi
L’appartenenza è l’identità che si può scegliere e trova legittimazione dei regolatori globali. La simmetria,
fondamento nella condivisione di esperienze o situazioni l’uguaglianza e le pari opportunità sono principi difficili
di vita. Il proto-immigrato vive già altrove quando sceglie da applicare anche con una comunità omogenea su di un
di andare. Quando tornano nel paese d’origine per feste o territorio nazionale. Alcuni stati, regioni o città sono con-
vacanze, molti stranieri sono spesso derisi per il loro modo dannati a vivere una situazione di inferiorità: mancanza di
di fare da stranieri in patria. servizi, di garanzie e un senso di cittadinanza chiuso in sé
stesso. L’immagine del migrante provoca un senso di an-
L’appartenenza si può coltivare anche come un ri-
goscia e paura nell’autoctono. L’immigrato possiede una
cordo, un’identità che non muore anche se non può essere
cultura diversa rispetto a quella del paese ospitante e que-
vissuta al presente.
sta diversità incolmabile fa emergere nell’autoctono una
L’appartenenza è una fase fondamentale del processo serie sentimenti scomodi, pericolosi. Un soggetto che non
di costruzione del sé. La modernità l’ha messa in crisi. potrà esprimere il proprio parere si sente disconosciuto ed
APPARTENENZA E CITTADINANZA è incentivato a praticare comportamenti che mirino solo al
proprio utile:
Oggi sono 193 gli Stati che appartengono alle Nazioni
Unite, 185 i membri dell’Organizzazione internazionale “Il radicamento è forse il bisogno più importante e più mi-
sconosciuto dell’anima umana. È tra i più difficili da definire.
lavoro e 156 gli Stati parte della WTO. Per diventare
Mediante la sua partecipazione reale, attiva e naturale all’esi-
membro di una di queste organizzazioni è necessario es- stenza di una collettività che conservi vivi certi tesori del pas-
sere uno stato. La costruzione dello stato un processo sia sato e certi presentimenti del futuro, l’essere umano ha una ra-
bottom-up sia top-down. Gli Stati rimangono un elemento dice”.
costitutivo della globalizzazione. Il concetto di cittadi-
nanza garantisce diritti soggettivi nel particolarismo Dal punto di vista emotivo, il radicamento è un senti-
dell’appartenenza a uno specifico gruppo nazionale. Que- mento contiguo all’appartenenza; dal punto di vista nor-
sta affermazione apparentemente limpida e lineare lascia mativo non ha rilevanza. La cittadinanza deve essere con-
però cessa non dallo stato d’origine ma dallo stato in cui l’indi-
viduo ha scelto di stabilirsi e di operare. Questo rappre-
Questa affermazione limpida e lineare lascia perples- senta il primo momento in cui la volontà del singolo che
sità rispetto all’omogeneità interna dei territori che si pre- manifesta un’intenzione di appartenenza assume un ruolo
suppone possano offrire le stesse garanzie e siano capaci decisivo. La cittadinanza è stata forgiata dalle lotte della
di uguale accoglienza. società civile, dai gruppi di pressione portatori di una ca-
Tognetti Bordogna e Zincone denunciavano un locali- rica innovatrice ed è un concetto che si plasma intorno ai
smo rispetto alla gestione e alla teorizzazione dei feno- sentimenti di appartenenza del gruppo che si raccoglie in-
meni migratori in linea con le diversità italiane. Come torno a una stessa cittadinanza:
messo in evidenza da Tognetti Bordogna, comuni, pro- “La cittadinanza, è andata costituendo come lo strumento di
vince e regioni sono caratterizzati da forte eterogeneità definizione e di regolazione del rapporto tra uno stato e i suoi
“fra comune e comune, ma ciò vale anche per gli altri enti lo- membri. La cittadinanza da legame esclusivo tra i cittadini e gli
cali, vi è un solco profondo, che si va allargando e che contri- Stati sta diventando una delle forme possibili di relazione tra gli
buisce ad incrementare le differenze originando una cittadi- individui e un potere politico che non vede più negli attori sta-
nanza a carattere locale”. Il localismo dei diritti è elemento tali la sua fonte esclusiva”.
di disparità che corrisponde a una maggiore o minore tu-
tela della persona, dei diritti e che crea condizioni diverse Alcune politiche europee avevano già messo l’accento
per il riconoscimento e l’integrazione. La conflittualità si sulla cruciale questione della convivenza ed è per questo
crea perché la ridistribuzione dei servizi influisce inevita- che al loro interno comincia ad acquisire rilevanza lo sta-
bilmente sulla fruizione di questi. Le fazioni di società di- tus residente. Questo stato di cose rafforza le spinte loca-
visa che si oppongono cercheranno di realizzare società e listiche. Già Marshall affermava che questa richiede la
democrazie diverse e difficilmente potranno collaborare “percezione diretta dell’appartenenza alla comunità, apparte-
nenza fondata sulla fedeltà a una civiltà che è possesso comune.
per il bene comune creando una società coesa. È una fedeltà di uomini liberi, forniti di diritti e protetti da un
Nel policy making non esiste un percorso unico e li- diritto comune”. Gargiulo ha identificato quattro dimen-
neare dal problema alla soluzione, le politiche dovranno sioni della cittadinanza marshalliana:
essere specchio della società e dei suoi valori: “- La cittadinanza come partecipazione alla vita politica;
“il gran numero di residenti su territori statali fa emergere - La cittadinanza come senso di appartenenza esperito che si
l’asimmetria tra le due componenti delle collettività nazionali e fonda sulla fedeltà a una civiltà comune;
la fragilità delle applicazioni del principio di uguaglianza. Se
ciascuna collettività definisce una sua propria disciplina degli - La cittadinanza come status giuridico;
stranieri, le asimmetrie tra Nazioni aumentano, e richiedono - La cittadinanza come titolarità di un insieme di diritti”.
quindi interventi riequilibratori della comunità internazionale”.
L’accento sul senso di appartenenza e sulla partecipa-
Le regolazioni globali vincolano le autorità interne agli zione mostra il nesso cruciale alla base dell’auto-
Stati e i cittadini, facendo sorgere il problema della
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Sociologia generale Appartenersi
generatività del concetto di cittadinanza. Le paure e le spe- Da questa affermazione si comprende come la paura
ranze di convivenza muovono i fili e regolano le politiche possa essere utilizzata come strumento per gestire le
migratorie. Il mancato riconoscimento mina l’efficacia di masse. A livello politico sono molti gli strumenti proget-
ogni azione e impedisce di sentirsi parte di comunità. Per tati per ridurre i rischi. Una società molto disuguale sarà
la cittadinanza non può valere lo stesso principio di aggre- conflittuale e avrà un basso livello di appartenenza. L’al-
gazione volontaria, l’espulsione da un territorio rimane terità e la pericolosità dei migranti è spesso il risultato di
possibile e l’impegno attivo viene interpretato in maniera un sovrapporsi di discorsi securitari che mirano a legare il
diversa tra cittadini e residenti. senso di insicurezza. Come afferma Mancini:
CONFINI MOBILI “La paura è non tanto una reazione occasionale a partico-
lari fenomeni di pericolo che generano insicurezza per la col-
L’uomo è sempre in relazione. L’equilibrio tensivo
lettività, quanto una componente costitutiva del tipo di ordine
non è statico. Il primo apriori simmeliano è uno dei dispo- in vigore in una determinata società. Guardata da questo punto
sitivi che aiutano l’uomo a sentirsi al sicuro, in quanto of- di vista, essa non è una naturale reazione spontanea dinanzi a
fre una definizione di chi lo circonda. L’incapacità di dare una qualsiasi minaccia, è un sentimento funzionale al persistere
senso all’incontro parla dell’avvenuta e riuscita distru- dell’obbedienza verso i sistemi di potere dominati”.
zione del senso di meraviglia. La paura domina questi
tempi. L’irrigidimento iper-razionale mostra l’inadegua- Secondo Mancini, la paura sarebbe figlia di un’inter-
tezza soggettiva rispetto alla relazione. Milioni di indivi- pretazione della realtà generata da costruzioni sociali del
dui occidentali accettano questa visione in maniera apro- reale. Il concetto di rappresentazione sociale viene stu-
blematica dal momento che la logica alla base della co- diato per la prima volta in sociologia da Durkheim che si
struzione del nemico è la stessa che è alla base di altri mec- focalizza sull’elaborazione della nozione di rappresenta-
canismi del pensiero occidentale. Come lo ha definito Mo- zioni collettive e si concentra sull’analisi del fatto sociale
rin: “Noi viviamo sotto il dominio dei principi di disgiunzione, che alimenta la coesione tra soggetti. Il rapporto tra rap-
di riduzione e di astrazione, il cui insieme costituisce ciò che io presentazione e verità non è affatto necessario. La paura
chiamo il ‘paradigma di semplificazione’”. Così, il pensiero dello straniero e la sua conseguente rappresentazione de-
occidentale costruisce simulacri coerenti. È per questo che rivano dal timore della perdita di diritti per gli autoctoni.
viene definito semplice. Quello che il pensiero non com- La paura diventa quindi principio di ordine e sicurezza.
prende sono alcuni aspetti della realtà e il suo stesso arti- Robin afferma che “la più importante paura politica è la
colarsi problematico. paura che i meno potenti hanno dei più potenti”. La necessità
di controllo si fa pericolosa perché mira al mantenimento
Il mito dell’ordine e della gerarchia è un miraggio. dell’equilibrio.
“Ogni conoscenza opera per selezione di dati significativi e “Tutte le società producono stranieri. Il procedimento se-
scarto di dati non significativi: separa e unisce; gerarchizza e guito per tracciare i confini e disegnare le mappe cognitive,
centralizza. Queste operazioni sono ordinate da principi “so- estetiche e morali, stabilisce fin dall’inizio gli individui destinati
vra-logici” di organizzazione del pensiero o paradigmi, prin- a rimanere ai margini o fuori degli schemi di una esistenza or-
cipi occulti che governano la nostra visione delle cose e del dinata e dotata di senso”.
mondo senza che ne siamo consapevoli”.
Progetto della convivenza lo straniero è un’incognita.
L’uomo occidentale ha avuto per lungo tempo la pre- L’autoctono, le istituzioni non sanno come si comporterà.
tesa di creare un ordine globale a partire dai mondi paral- L’unica cosa certa è che è portatore di una differenza. La
leli e distinti per classe di valore che giungevano alla mo- sua incertezza è vista come un tratto che incrina l’ordine e
dernità. Una volta ottenuto questo primato si potrebbe es- viene criminalizzato: “La previsione della fame futura rende
sere in grado di arginare il sentimento di paura che nasce l’uomo già affamato”, ricorda Gehlen citando Hobbes. La
in presenza dell’altro. La presenza dell’altro interrompe paura è una potente leva irrazionale. Scrive Ferrero:
l’omogeneità e fa emergere il desiderio di controllo che
non riesce più a riposare su razionalismo che aveva dato “Il potere è la manifestazione suprema della paura che gli
la speranza di aver trovato la chiave per dominare sé stessi uomini fanno a sé stessi. Il potere ha sempre paura dei soggetti
e il mondo. Le paure riemergono e con esse si fanno evi- a cui comanda. L’intima natura del principio di legittimità è la
denti i limiti della razionalità e della scienza. La mente facoltà di esorcizzare la paura”.
scricchiola al nemico e all’idea di un futuro tanto terribile Una delle strategie principali per la comprensione e il
quanto ineludibile: “La genesi della paura sta nella proie- dominio sulle cose è quella di limitarne la pericolosità e è
zione di un essere fragile e primitivo in un ambiente pericoloso necessario ridurne la complessità. Questo approccio si è
e violento”. Il timore di vedere oltraggiati i propri valori, il esteso in ogni ambito della vita. Il supposto antagonismo
proprio sé è insostenibile: tra cittadini e migranti è una costruzione sociale che pog-
“gli uomini politici diffondono intenzionalmente un senso di gia le sue fondamenta sul mare magnum dell’essere
paura in presenza di una situazione di disordine sociale o di un umani. L’insistente richiesta di sicurezza fatica a passare
eventuale intervento nemico. E lo fanno al fine di imporre l’or- attraverso la solidarietà, la costruzione di legami positivi,
dine politico come il solo strumento in grado di ridurre la ricadendo in logiche oppositive:
paura, di contenere l’odio e di garantire la sicurezza”.
“la sicurezza non è più concepita come una garanzia che si
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Sociologia generale Appartenersi
assicuri a tutti i cittadini la possibilità di organizzare la propria spinte verso il conformismo sociale, esso diventa automatica-
vita. Si passa drasticamente da una concezione della sicurezza mente un modo sottile per integrare e subordinare gli individui
come riconoscimento dell’identità delle persone e del loro di- alla cultura e ai rapporti di potere presenti nel sistema sociale.
ritto di partecipare alla vita sociale a una concezione della ‘si- il riconoscimento sociale viene concesso solo al prezzo
curezza privata’”. dell’adeguamento dell’individuo ai modelli e alle regole preva-
lenti nel contesto sociale”.
Il diritto alla cittadinanza è stato riconosciuto come di-
ritto fondamentale dell’uomo nel 1948 dalla Dichiara- Le politiche di integrazione e coesione sociale si fanno
zione universale dei diritti dell’uomo. È stato un evento portatrici di criteri che sono giudizi sulla ‘giustezza’ di
importante, dal momento che veniva riconosciuta, per la modi di essere e di esprimersi. Decostruire gli assetti non
prima volta, di appartenere ad uno stato. Il mondo occi- è semplice e richiederebbe un cambiamento culturale che
dentale è ormai regolato dal mito dell’ordine e del con- non potrebbe che svolgersi in un lungo periodo.
trollo. Lo straniero è un’incognita per il paese ospitante. Le identità collettive sono e sono state fondamentali
Essendo un’incognita, spaventa e viene spesso emarginato nelle lotte per il riconoscimento di diritti. Questi movi-
o escluso. Il mito del controllo e della sicurezza ha pro- menti mostrano al negativo quanto una società possa ri-
dotto società che preferivano tenere lo straniero. In questo manere chiusa in piccoli mondi paralleli. Il compiaci-
modo sono nate politiche locato differenziate e questo per- mento di essere portatori di alcune identità ha portato a
ché la sensibilità di alcuni cittadini e gruppi è maggiore volte ad allontanarsi dagli altri in un moto di narcisismo
rispetto ad altri. mortifero che nasconde l’aspirazione al potere più che
CONVIVERE l’impegno per il miglioramento delle condizioni di parti
della società.
I singoli non sono mai isolati e non rappresentano solo
sé stessi, ma si fanno portatori di un immaginario di alte- “Dobbiamo educarci ed educare ad un nuovo universalismo
sensibile alle differenze, in cui, come dice Jürgen Habermas,
rità o di identità. I contorni del sé e dell’identità acquistano
l’inclusione dell’altro non significa accaparramento assimila-
forma e chiarezza nell’interrelazione con l’altro. La ri- tore e strumentale né chiusura verso il diverso, ma apertura
cerca di equilibrio, la costruzione continua di limiti e con- verso gli altri che tali vogliono rimanere”. È la reciprocità il
fini, di regole e norme, sono animate dalla paura di per- concetto alla base dell’uguaglianza e non il contrario. I bi-
dersi. La convivenza da dono di sé all’altro diventa nego- nari o le gabbie precostruite sono una griglia per l’attribu-
ziazione di ruoli e di potere. zione di valore per tutti i soggetti e per i loro fini.
Nel guardare le politiche di redistribuzione e di inte- “credo che la promozione dei princìpi del riconoscimento
grazione si vede come questi processi siano aperti e con- reciproco non possa avere successo se non in una cultura nella
traddittoriali e come l’alterità rimanga potenziale causa di quale sia chiaramente avviato anche un processo di relativizza-
conflitto a causa della fragilità delle identità. Il sentimento zione delle identità in grado di mostrare la necessità di deter-
di appartenenza a uno stesso gruppo può superare anche la minazioni identitarie e il loro carattere fatalmente riduttivo. La
questione della cittadinanza. sociologia comincia adesso a riflettere su simili questioni, e
forse dall’approfondimento teorico che ne deriverà, arricchirà
Guadagnare una nuova appartenenza vuol dire realiz- la sua concettualità e la sua capacità esplicativa del reale”.
zare la propria rinascita. Si tratta di un equilibrio dinamico
e processuale. Questa appartenenza normativa a un gruppo Si tratta di un compito impegnativo di lungo periodo,
è destinata al fallimento, poiché il tempo muta le condi- sebbene la carica valoriale di questi temi sia innegabile e
zioni e le persone. “Un effettivo incontro con l’altro non può imponga anch’essa un ripensamento degli imperativi po-
avvenire che nell’apertura di una trascendenza che resiste a sitivisti di neutralità e avalutatività.
ogni determinazione”.
Il riconoscimento di sé e dell’altro dovrebbe partire da
qualcosa che è meno della conoscenza e un po’ più della
consapevolezza della complessità dell’oggetto del ricono-
scimento. Questo riconoscimento fondamentale, umano,
non può essere selettivo o non sarebbe tale, non rientra in
una lotta identitaria che gratifica i propri membri, ma è il
presupposto di ogni relazione degna di questo nome. Ogni
identità muta significato e risulta comprensibile a seconda
del contesto sociale nel quale la si prende in analisi. La
colpa dell’essere diversi può essere accolta come dono
della diversità.
Aprirsi all’altro provoca un senso di vertigine. Pro-
muovere l’auto-riflessività capace di gestire le incognite e
il rischio di vivere è il compito più arduo.
“se il riconoscimento viene accordato in presenza di forti
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