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ARCHEOLOGIA ROMANA

Epoca augustea momento cruciale nella storia dell’arte romana. Sappiamo le cose per l’epoca fascista.
Mussolini celebra il millenario augusteo. 2 mila anni dalla morte di augusto.

Grande mostra a roma, mostra augustea in cui c’era visione dell’impero romano a cui aspirava anche l’italia
fascista.

Ottaviano passaggio da repubblica a forma politica di impero. Pacificazione dalle lotte civili e cambiamento
nel regime che avrà lunga storia e conseguenza. Ottaviano si sforza di presentarsi come il continuatore della
repubblica con una serie di atti simbolici e iniziative attente a far si che i suoi oppositori politici fossero
messi nella condizione di non nuocere. Dal 27 riassestimento con il titolo di augustus.

Contemporaneamnete pochi anni dopo assume altra carica, tibunicea protestas : carica che aveva a che
fare con iniziative legislative. Titolo importante che veniva utilizzato per datare gli anni del regno. Di solito
veniva attribuita agli imperatori fin dal primo anno. Questo dato appare nelle monete, possiamo datare
monete o iscrizioni. Fondamentale per il ritratto. Identificazione e datazione dei ritratti si basa sul confrotno
del profilo del ritratto marmoreo con il profilo che compare nelle monete.

Augusto diventa la piu alta carica religiosa. A partire da età medio augustea assume le principali cariche,
militare, religiosa, legislativa, in una sola persona. Esistevano precedenti ma era inedito il cumolo dei poteri.
Con augusto boom economico senza precedenti. Augusto scrive una sorta di autobiografia ufficiale volto a
sottolineare tutto cio che ha fatto nei suoi 45 anni di regno. Grande spazio riservato alla trasformazione
della capitale con una serie di nuove costruzioni tipo arapacis.

Restauri di edifici come il capitolium e poi acquedotti. Agrippa era il grande costruttore di acquedotti.
Questa iniziativa corrisponde allo sfruttamento delle cave di carrara.

Augusto intelligenza politica e intelligenza di mascherare dal suo ruolo che era quello di imperatore da uba
parte e dall’altra di promuovre politica molto accorta, politica delle immagine in cui si sottolineavano.

Foro della capitale che è il foro romano. Si trovano monumenti che sono tra i luoghi piu imp.

Conquista di alessandria.

Si assite alla consacrazione del tempio del dio giulio. Chiude uno spazio caratterizzato dalle due grandi
basiliche, basilica emilia e basilica giulia.

Altro edificio ricostruito è la curia. Luogo in cui si ospitava l’assemblema del senato. Curia conosciuta come
curia julia.

Il repertorio si svolge in tutti questi edifici. Il tempio del dio giulio era circondato da due archi, uno ipotetico
e l’altro dedicato alle vittorie partiche

Denarii di ottaviano : curia iulia.

Lipsia, rilievo con rostri  temi marini. Il rostro indica la battaglia navale nelle menti di tutti, wuella di azio.

Antefisse in marmo  La vittoria sopra il globo che indica vittoria ecumenica, vittoria con trofeo in mano in
questo caso viene abbinata a due capricorni, segno che augusto usava come segno zodiacale, rimandano ad
augusto

Elemento fondamentale a cui augusto dava maggior pesa era il rapporto con il senato e i senatori. Il
pericolo di colpo di stato rimase reale per molti anni. In questa ottica si spiega la restituzione
dellarepubblica, atto che avviene nel 27 quando augusto decide di rimettere lo stato al senato e al popolo
romano.
Questo concetto viene celebrato in una serie di monete dove vediamo res pvb, con augusto in piedi che
solleva in mano una repubblica inginocchiata come se fosse una provincia e non l’immagine politica di
roma. Eoisiodio che ha fortissima valenza ideologica, ottaviano ne parla nella biografia e la presenta come
cio che permette di ottenere il titolo di augusto.

Alloro è albero di apollo i corrispondenti divini erano apollo per ottaviano e dioniso per marco aurelio,
divinità di riferimento dei sovrani ellenistici cosi veniva presentato marco antonio. I ramoscelli di alloro
sono da un lato legati….

Altro elemento celebrativo per augusto è la corona civica, che veniva data a chi salvava un cittadino in
battaglia. Elemento piu imp è il cliclus virtutis con iscirzione clv, in origine era scudo d’oro che si trovava nel
foro romano, in posizione della curia accando a statua di vittoria.

Clipeus virtutis assegnato ad augusto per le sue doti dice. L’origina le d’oro nelal curia si è perso ma noi ne
conosciamo copie come quella del museo archeo di arles. Ci da immagine semplificata di come era lo scudo
con iscrizione che dice che il senato e il popolo romano diedero ad augusto figlio di cesere questo scudo
dedicato alla visrtus alla clemenzia alla gisutizia e pietas, che non è pieta cristiana ma è qualita del pius colui
che rispetta ed onora gli dei. Pietas erga deus e verso la patria. Forma di rispetto religioso che sacralizza
anche la patria.

Fin da subito attenta campagna di creazione di linguaggio figurativo metterà in relazione le 4 virtu con 4
temi figurativi che richiamano le virtu dell’imperatore.

31\03

Capitello corinzio italico, roma, tempio di marte ultore.  mescolanza tra tradizione occidentale e orintale,
capitello corinzi canonici, trovimao nell’età di augusto. Dare forma classica

Classicismo augusteo è deliberata riproposta di forme classiche.

Foro di augusto.

Mercati trianei

Foro di augusto  foro che ruota attorno al tempio di marte ultore ( vendicatore) , vendettta degli assassini
di cesare di cui ottaviano era il figlio adottivo. Primo significato era tempio dedicato a marte vendicatore,
concepito all’indomani della sconfitta dei due cesaricidi e dedicato 40 anni dopo nel 2 ac.

Merte è anche vendicatore della sconfitta dell’esercito romano

Immagine di giove e ammone era immagine che richiamava alla vittoria sugli egizi, modo per richiamare la
vittoria di azio in maniera mediata.

Perche le cariatidi insieme alle figure di giove e ammione? Sono gallerie di tutte le provincie personificate in
modo da sottolineare il dominio ecumenico di roma su tutto il mondo conosciuto.

31/03/2020

2 azioni tipiche dell’età augustea:

1 progetto di ripristino e restauro di templi e monumenti urbani legati all’ambito religioso


2 rifondazione della cultura architettonica romana con sostituzione di forme ritenute obsolete (come i
vecchi templi di tradizione italica) che vengono sostituite con elementi tipici greci à riqualificazione del
linguaggio decorativo con l’abbandono di vecchie forme (ES capitello corinzio italico) e l’inserimento di
elementi greci mescolati con tradizione orientale e occidentale (capitelli corinzi canonici)

La politica di Augusto è quella di dare una forma classica che viene percepita come una sorta di ritorno
all’ordine à si abbandonano le forme tardo repubblicane perché sono collegate ai disordini della storia di
Roma dal periodo della tarda Repubblica à vecchie forme vengono legate a un periodo di crisi. Il classicismo
augusteo è una deliberata riproposizione di forme classiche (anche del V sec., visto come periodo
esemplare), per segnare con un rinnovamento del linguaggio figurativo una cesura netta con il passato e un
collegamento con il periodo dell’Atene classica ritenuto esemplare dal p.v. artistico e etico/morale.

Dal rinnovamento augusteo sono rimasti esclusi i templi legati alle divinità orientali e egizie, che in realtà
nel passato greco erano importanti, ma queste religioni orientali avevano un carattere di tipo
personalistico, si rivolgevano al singolo individuo, non al cittadino à si selezionano le forme religiose
funzionali al potere.

PALATINO, Roma à pianta casa di Augusto + pianta tempio Apollo. La dimensione della casa riflette la
politica dell’imperatore stesso. Augusto mette in relazione la sua casa con il tempio di Apollo, una sorta di
cappella privata dell’imperatore, e la divinità scelta è Apollo per il ruolo in contrapposizione a quello di
Dioniso, incarnato secondo la tradizione da Marcantonio, nemico di Augusto.

Vedi foto pianta à sotto c’è il foro romano, con la curia e il tempio di Cesare divinizzato

FORO DI AUGUSTO à al foro romano alcuni imperatori aggiungono altri fori, come questo. Questo è
un’entità chiusa con uno spiazzo e un tempio al centro à segue il concetto secondo il quale le agorai non
venivano percepite come insieme di cose staccate tra loro e dal tempio ma erano organisimi chiusi, così i
romani riprendono questo principio. Il foro di Augusto è il primo dei fori imperiali, in contrapposizione al
foro repubblicano.

Il Foro di Augusto ruota intorno a un tempio, quello di Marte Ultore (Ulto = vendicatore à posto in relazione
con la vendetta degli assassini di Cesare di cui Ottaviano era il figlio adottivo) à tempio dedicato a Marte
vendicatore concepito all’indomani della sconfitta dei due Cesari + vendicatore della sconfitta dell’esercito
romano ad opera dei Parti (il tempio accolse le insegne dei Parti restituite molti anni prima). Il tempio è di
dimensioni colossali. Il tempio è stato ricostruito.

Nel foro di Augusto ha un ruolo fondamentale il racconto delle origini mitiche di Roma à nella vita di
Augusto era importante il discorso sulla successione. Augusto identificava i potenziali successori à c’è una
sorta di filo rosso che lega il mito delle origini di Roma al presente tramite la continuità dinastica (vedi
anche Mausoleo di Augusto, sorta di Pantheon imperiale)
Il Foro di Augusto è un monumento che si estende tra il Foto Iulium e la Subura. Prima della costruzione del
foro, portata avanti per anni e anni per le dimensioni, la Subura, insieme di case alte anche diversi piani,
molte di legno e quindi soggette a incendi, si spingeva più a sud. Il foro fu concepito come una sorta di
celebrazione della Gens Iulia da un alto e contenitore del tempio di Marte Ultore. Oggi la parte che rimane
è poca, con alcune parti pavimentali. Il foro era lungo 125 m x 118, ed era articolato in una piazza principale
con due lunghi portaci ai lati, delle enormi esedre del diametro di più di 40 m decorate all’interno da una
serie di nicchie. Il tema fu ripreso più di 100 anni dopo dal Apollodoro. Era separato dalla Subura da un
gigantesco muro che serviva per evitare che gli incendi della Subura lo toccassero. Dal p.v. urbanistico si
tratta di un complesso isolato dal traffico, si entrava solo a piedi, a differenza delle agorai classiche. Non era
spazio dedicato alla vita commerciale come il tipico foro, ma era spazio di rappresentanza, soprattutto era
celebrazione del nuovo corso dell’età augustea. I portici con le esedre rendono tutta la parte laterale
coperta, necessaria in caso di maltempo. Il foro si presenta come organismo chiuso dominato dal
gigantesco tempio al centro, il muro dietro al tempio e i portici con un attico sopra ai lati. L’attico era
decorato da figure in scala 1 a 1 di cariatidi (statue di donne che fungono da colonna) che erano copie fedeli
dell’Eretteo dell’Acropoli di Atene à ulteriore prova del collegamento con l’Atene classica, in cui vengono
inserite a modi sostegno dell’attico queste figure di cariatidi alternate a delle Protomi di una divinità che è
sincretica tra Giove (Zeus dei Greci) e Ammone degli egizi. Giove Ammone è invenzione dell’Egitto
tolemaico che sottolinea la compenetrazione tra mondo greco e egizio à testa di Giove con corna di Ariete.
Questa iconografia di Giove + Ammone prosegue per tutto l’ellenismo e viene ripresa da Augusto e
collocata nell’attico, per richiamare il trionfo sull’Egitto. Si scelse di mettere le cariatidi con le figure di Giove
+ Ammone perché in un passo di Vitruvio, dove sostiene che gli architetti dovevano avere conoscenze
storiche, dice che le donne di Caria (cariatidi), a causa dell’appoggio dato all’esercito persiano all’epoca
delle guerre tra greci e persiani, e a tradimento della causa comune dei greci, furono una volta che i greci
vinsero, ridotte in schiavitù à raffigurate nei templi come eterno esempio di servaggio. Vengono collocate
nel foro come rappresentazioni delle popolazioni sottomesse dall’imperatore, per sottolineare il dominio
ecumenico di Roma su tutto il mondo à le figure che rappresentano le varie parti del mondo sostengono
l’architrave per sottolineare lo stato di sottomissione àquindi: interpretazione ideologica che richiama il
classicismo ateniese + interpretazione vitruviana che sottolinea una sorta di attualizzazione politica
(personificazione dell’Impero). Il foro di Traiano conferma l’interpretazione ideologica, perché ha un atrio
enorme e intorno c’è la stessa soluzione del foro di Augusto dell’attico, solo che invece di mettere le
cariatidi mette figure di barbari con mani legate à anche qui stesso concetto ideologico alla base.

Il tema della testa di Giove + Ammone si trova anche in altri posti ES Merida di marmo, clipeo + ad Aquileia
in età severiana, 2 secoli dopo (nel foro di Aquileia vi è alternanza tra Giove Ammone e teste di medusa)

Il periodo di Augusto aveva valore esemplare visto che poi gli elementi vengono imitati secoli dopo nelle
grandi capitali.

Sulla base di alcune testimonianze archeologiche + stato ricostruito il programma figurstivo del foto di
Augusto à all’interno delle esedre al centro era collocata da un lato la statua di Enea e dall’altra psrte la
statua di Romolo à origini mitiche di Roma. Nelle gallerie erano poste le statue degli uomini più importanti
della storia di Roma (Summi Viri). Delle statue sono rimasti frammenti ,e compariva il nome del
personaggio con il titolo e l’elogio che fece Augusto stesso, e i personaggi formavano un sorta di galleria del
tempo che collegava il tempo mitico al presente.
Figure parietali a Pompei, con fuga di Enea da Troia (sx) e Romolo (dx) che riprendono le statue del foro di
Roma, oggi perdute, che erano quindi un grande esempio da riprodurre.

L’unico grande assente tra i Summi Viri è Giulio Cesare, perché era una figura fondamentale nel tempio di
Marte Ultore.

TEMPIO DI MARTE ULTORE à tempio corinzio, promesso da Ottaviano dopo la battaglia di Filippi che vede la
morte dei Cesaricidi (Bruto e Cassio). Tempio realizzato nel 2, e ospita le insegne rubate ai Parti anni prima.
Tempio commissionato dal senato. Ha colonne di dimensioni enormi (circa 15 m). Qui Augusto evita ogni
forma diretta di autocelebrazione, anche se c’erano riferimenti a lui. E’ fusione tra i miti di Enea e Romolo à
mette in relazione Marte con Venere, madre di Enea. Marte è incarnazione della virtus militare, Venere
della fecondità, che si lega all’aspetto dinastico. Il mito privato della Gens Iulia è quello fondante del nuovo
Stato. Tutto questo trova riflesso nel frontone dove compaiono 7 figure: la figura centrale è Marte Ultore
con uno scettro e una spada: alla sua dx la figura femminile, con mantello e scettro e un amorino vicino, è
Venere. Ancora a dx c’è personificazione del Palatino. Poi c’è Romolo. A sx di Marte c’è personificazione
della Fortuna e poi c’è la figura di Roma in armi e all’estremità la personificazione del Tevere. Sono divinità
isolate con personificazioni geografiche ai lati, un eroe mitico e le due divinità di rif. (Marte e Venere). Il
Palatino è inserito lì perché era il luogo dove Romolo aveva costruito le prime mura, immagine della Roma
originaria dove si trovava la residenza di Augusto. Il frontone è celebrazione indiretta della Gens Iulia.
Cesare si trovava all’interno à all’interno della cella c’erano Venere e Marte (come nel frontone), e poi
Cesare, personificato, che era anch’esso oggetto di culto come le altre due divinità à celebrazione del padre
adottivo di Ottaviano (Augusto), parificato alle due divinità titolari della Gens Iulia.

Algeri à rilievo considerato una sorta di riproposizione in scala piccola del gruppo del foro di Augusto. Al
centro Marte, a sx Venere con il putto che ha sottratto a Marte la spada e la consegna a Venere (Marte
pacificatore, non ha bisogno della spada), mentre a dx c’è un personaggio divinizzato, e Cesare è stato
sostituito da un principe. Quindi il foro è un complesso che mette insieme immagini trionfali, tematiche
legate all’immagine originaria di Roma, usa divinità che sottolineano la gloria di Roma e l’aspetto dinastico.

ARA PACIS à presupposti storici: con la battaglia di Azio si conclude il periodo delle guerre civili e la pace
diventa esigenza primari. L’Ara Pacis (altare della pace) risponde a un’istanza primaria di augusto di
elaborare una propaganda in cui il concetto di pax era primario. Il concetto di pax augusta compare sulle
monete ES cistoforo = moneta in cui compare una cista (cesta) à moneta di argento di origine del medio
ellenistico che rappresentava una cista mistica con un coperchio da cui esce un serpente. In epoca romana
in questa moneta la figurazione originaria si affianca a un’altra rappresentazione à la cista che una volta
occupava tutta la moneta diventa più piccola perché c’è una personificazione caratterizzata dalla parola
“pax” à personificazione della pace emessa nel 28, all’inizio del Regno augusteo a sottolineare quanto era
importante per lui utilizzare il concetto di pace all’interno delle monete.

Necessità di monumenti e rappresentazione che usino il concetto di pax + rappresentazioni numismatiche +


quando si parla di pax, per i latini il termine indica un’intesa tra popoli che genera stato di tranquillità,
assenza di guerra à il potere di pacificazione è connesso alle vittorie belliche, ha sfumature diverse da
quelle che diamo noi. Contesto mitico: ora è di fianco al Mausoleo di Augusto ma in origine era più a sud. La
decisione di erigere un monumento per la pace risale al 13 a.C. (Augusto dice che doveva essere consacrato
nel Campo Marzio, area all’epoca utilizzata per esercitazioni militari, in onore del suo ritorno a Roma à il
Senato fa erigere questo monumento dedicato alla pax augusta, e Augusto specifica anche il rito del
monumento, cioè sacrificio annuale fatto dalle vergini vestali che dovevano tenere questa cerimonia + la
dedicatio, cioè la dedica del monumento, avvenne il 30 gennaio del 9 a.C., perché nel gennai del 27
Ottaviano riceve il titolo di Augustus, e è il mese dedicato a Giano, tempio della porta che si apre e chiude
in base al fatto se si è un tempo di guerra o no). La commissione è del senato che riconosce il ruolo di
Augusto come figura pacificatore. L’inaugurazione è nel 12 e Augusto diventa la più alta carica religiosa di
Roma che gli consentiva di eleggere le maggiori figure sacerdotali delle città.

L’altare faceva parte di un programma urbanistico vasto che comprendeva l’ “Orologium” (o solarium
augusti) è una gigantesca meridiana (orologio solare) il cui gnomone (quello che proiettava l’ombra) era un
obelisco egiziano per ricordare la vittoria di Azio, simbolo del Campo Marzio, che è l’obelisco che oggi è in
piazza Montecitorio e celebrava l’annessione dell’Egitto. Buchner, archeologo tedesco, ha fatto una
ricostruzione di tutto il complesso, dicendo che il giorno del compleanno di Augusto l’ombra era
sovrapposta all’Ara Pacis + ha rinvenuto delle tracce di strisce in bronzo utilizzate per dividere le varie
sezioni della gigantesca meridiana. L’Ara Pacis, in relazione al complesso, era l’estremità. Non distante
dall’Ara Pacis c’era un grande complesso di Augusto eretto prima, il

MAUSOLEO DI AUGUSTO à tomba monumentale iniziata nel 29 a.C., ispirata alla tomba di Alessandro
Magno ad Alessandria. Il monumento è nella piazza Augusto imperatore. Il mausoleo è enorme e è formato
da una serie di tamburi che si restringono con statua colossale in bronzo dell’imperatore in cima. Augusto
inizia la costruzione della sua tomba molto presto, perché non è solo una tomba ma ci sono tutti i grandi
personaggi della Gens Iulia, era quindi una celebrazione delle glorie della famiglia.

7\04

07/04/2021

Il ritorno della pace dopo il periodo delle guerre civili era necessità primaria del programma augusteo.
Viene eretta nel Campo Marzio, area di Roma, la Ara Pacis, nel 13 a.C., che è iniziativa del senato e popolo
romano, ed è un altare dedicato alla pace. Nel 12 a.C., dopo la costruzione dell’Ara Pacis, Augusto assume
la carica di pontifex maximus. L’ara Pacis era in un contesto in cui faceva parte non lontano il mausoleo di
Augusto, oggi i due monumenti sono uno vicino all’altro.

ARA PACIS à ricostruito in occasione del bimillenario augusteo con una serie di lastre, sia romane che non. Il
monumento fu collocato in una struttura più ridotta di quella di oggi. E’ stata restaurata all’inizio del IV
secolo. La ricostruzione risale agli anni della celebrazione di Augusto nel 1937. L’attuale Ara Pacis è il frutto
dell’insieme di parti antiche e non (ci si basa sulla rappresentazione originaria delle monete ma è inserzione
moderna). L’Ara Pacis è un altare detto “a corte” perché ha una struttura quasi quadrata (10.60 x 11.60),
costruita in marmo lunense (marmo che si prendeva dalle odierne cave di Carrara, all’epoca Luni), con due
aperture simmetriche che davano una verso l’interno dello spazio della meridiana, e l’altra verso la via lata.
All’interno del recinto raggiungibile con una scalinata vi era l’altare vero e proprio (mensa), decorato con
una scena di processione. Era un altare tipo della tradizione greca, collocato all’interno di un recinto,
recinto che nella parte interna era decorato da delle ghirlande con dei piatti (patere), rette da bucrani
(bucranio è la testa scarnificata del bue DIVERSO da bucefalo che è la testa non scarnificata, ancora con
carne e pelle à sono simboli di animali sacrificati) à tutto il programma dei bucrani con ghirlande e patere
faceva riferimento alla funzione fondamentale che era quella del sacrificio, che non si teneva all’interno
nello spazio limitato, ma all’esterno della struttura.

Il monumento compare anche nelle monete, dove viene rappresentata in modo sintetico ma riconoscibile.

All’esterno vi è un basamento che corre intorno, delle lesene (pilastri piatti con capitelli) e sopra la cornice
che non si è conservata e è stata ricostruita. L’esterno è formato da due registri, quello inferiore
completamente dominato da elementi vegetali, separato da una decorazione greca che corre intorno dalla
parte figurata della parte superiore. L’altare è opera di maestranze greche, evidente nelle decorazioni
vegetali ma non solo. La funzione del monumento è di altare, luogo in cui si sacrificano animali, anche se
avveniva all’esterno, mentre all’interno vi era l’offerta rituale agli dei.

Programma figurativo: si sviluppa in tutti e 4 i lati. Ha due lati storici (nord e sud) e due lati ideali (est e
ovest)

Registro superiore:

Lati Nord e Sud = lati della grande processione, rappresentazione del fregio processionale.

Sono rappresentate decine e decine di figure, alcune delle quali sono identificabili, altre meno, perché è
tipico dell’età augustea una resa del ritratto classicista, i tratti fisiognomici particolari vengono messi in
secondo piano e si regolarizza la rappresentazione del volto. Entrambi i fregi mostrano una processione
sacrificale che è quella che si fece quando il monumento fu eretto e dedicato. Come è tipico del rilievo
storico romano, non è una rappresentazione cronachistica della processione, ma ideale. I fregi mostrano
una struttura speculare à ci sono tutte le figure legate al mondo religioso (sacerdoti), poi le figure delle più
alte magistrature e poi segue la famiglia imperiale e personaggi più vicini ad essi. Sono scene di processione
che sfanno riferimento al Partenone perché nelle fonti romane dell’epoca il Partenone incarnava le qualità
che erano adatte a entrare nel linguaggio dell’Ara Pacis à per segnare un distacco netto alle tradizioni tardo
repubblicane ancora legate al mondo ellenistico.

Ricostruzione del fregio sud à quello meno restaurato. Le figure vanno verso ovest. E’ identificabile
Augusto, per via del ritratto, ed è rappresentato al centro con figure rivolte verso di lui per rappresentarne
l’importanza (la direzione delle figure verso sx viene resa varia dalla presenza di figure che muovono la
testa verso dx). La figura di Augusto viene messa in relazione con 4 personaggi che hanno in testa un
copricapo che li identifica come i flamines maiores (sacerdoti principali legati al culto delle divinità più
importanti = Giove, Marte, Quirino che era personificazione del popolo romano e Giulio Cesare divinità) ,
che sono in mezzo tra Augusto e un altro personaggio. Mentre nella tradizione tardo repubblicana il ritratto
aveva le caratteristiche che mettevano in risalto gli elementi specifici di un personaggio con un realismo
anche crudo, dall’età augustea si impone un tipo di ritratto più classicistico, neutro e idealizzato, per cui i
difetti fisiognomici dei personaggi passavano in secondo piano. L’ara Pacis ha aria molto classicistica, i
ritratti sono idealizzati, ma Agrippa fa un po’ eccezione. Sono rappresentati anche i figli di Agrippa, che sono
vestiti in un modo che non rientra nella tipica rappresentazione romana dei bambini, o perché erano
rappresentati come partecipanti ai ludi troiani (festività istituita da Augusto). I figli di Agrippa erano stati
adottati da Augusto.

Ricostruzione del lato nord à Le figure vanno verso est (stessa direzione del lato sud se si mettono a
confronto).

Lati est e ovest = quelli dove si trovano delle porte, non sono pannelli storici ma rimandano a episodi mitici
e personificazioni, scene allegoriche. Per ogni parte vi è un pannello ben messo grazie ai restauri, e un
pannello di cui rimangono poche tracce. Dal lato ovest che dà verso l’orologio ci sono due scene mitiche
che hanno a che fare con le origine di Roma (arrivo di Enea nel Lazio e sacrificio offerto ai Penati) e il
ritrovamento del rilievo di Romolo e Remo allattati dalla lupa capitolina, mentre dalla parte opposta
abbiamo due scene diverse con lato allegorico, in cui c’è personificazione femminile chiamata Pax Augusta
o Venere, e dall’altra parte la personificazione della Dea Roma (personificazione di Roma stessa con
connotazione militare).

Lato ovest (parla delle origini mitiche di Roma) à 2 pannelli:

1 quello con Enea, a dx della porta. Vi è il progenitore dei romani, Enea, che è presentato sacrificante con
una posa che ricorda quella di Augusto. Non è rappresentato come un giovane eroe, ma come uomo
maturo con la barba. La figura frammentaria è il figlio di Julio, che dà il nome alla Gens Julia.

Registro inferiore = decorazione vegetale. Il fregio vegetale gira e occupa il registro inferiore dei lati est e
ovest, dove sopra ci sono i 4 pannelli (2 da una parte e 2 dall’altra).

Enea è rappresentato con la parte del petto scoperto che richiama l’iconografia greca, e in testa ha come
Augusto una corona d’oro. C’è un altare rustico fatto con delle pietre. Ci sono due personaggi, incoronati,
uno che porta l’animale, e uno più vicino a Enea che gli porge un vassoio di offerte. La scena è all’aperto e
in alto vi è in una resa in prospettiva di un tempietto con una rappresentazione dei penati, divinità tutelari.
Tutta la scena è nella tradizione delle scene paesistiche dell’ellenismo. Figure ellenistiche si legano a figure
più classicistiche. Vi è parallelismo fra la figura di Enea e di Augusto. Il tema generale del lato ovest è quello
delle origine della potenza romana.

Come Enea illustra la protostoria mitica di Roma con l’arrivo dell’eroe troiano Ignazio,
2 alla sinistra della porta vi sono dei resti di una figura di divinità barbata con elmo che è Marte, una figura
con pochi resti e resti di un’ambientazione all’aperto con una quercia à è il Lupercale, episodio del
ritrovamento da parte di Marte e di un pastore della lupa che allatta i due gemelli. L’albero è di fico sotto
cui sono stati trovati i due gemelli. Marte era il padre di Romolo e Remo. Rappresentazione di una leggenda
che ha a che fare con le origini di Roma. L’albero di fico è chiamato ficus ruminalis

Lato est (si affaccia sulla via Lata) e parla del mondo delle personificazioni à 2 pannelli:

1 quello a sx, rappresenta una figura femminile con il capo coperto con il grembo pieno di frutti seduta su
una roccia con due bambini che offrono della frutta e una serie di frutti e spighe e fiori che emergono dietro
la figura, identificata come una personificazione della Pax Augusta o dell’Italia o come personificazione di
Tellus, cioè della madre terra rappresentata in questa forma allegorica che sottolinea la fecondità della
terra (due fanciulli, frutta, vegetali, pecora e bovino). Ai lati ci sono due personificazioni: figure incorniciate
all’interno del manto gonfiato dal vento, caratteristica tipica delle personificazioni delle auree, dei venti
favorevoli à quella a sx è in groppa a un cigno che vola = venti di terra, mentre quella a dx è sopra un
mostro marino = venti di mare che favoriscono il commercio à rappresentazione della pace che porta la
ricchezza à si vuole dire che la pace augustea porta a un periodo di benessere e abbondanza

2 quello a dx, è rimasto poco niente, solo parte delle gambe, ma dalla ricostruzione si pensa sia la dea
Roma, guardando l’iconografia tipica che dice che è figura femminile seduta con il seno scoperto che
sottolinea la valenza militare del dominio di Roma. Anche se è monumento di pace, a Roma la tematica ha
carattere anche militaresco, tanto che Augusto dice che la pace è assicurata mediante le vittorie, è la
risultante delle campagne militari.

C’è una corrispondenza fra i 4 pannelli dei lati est e ovest à Enea e Romolo da un lato come origini di Roma
+ realtà attuale della pace augustea con Roma personificata

Registro inferiore:

Il fregio vegetale è più alto del fregio figurato (superiore) à è molto importante! E’ di qualità altissima, non è
puramente decorativo, ha struttura costante à per ogni lato c’è un cesto di acanto da cui emerge un
elemento verticale e una serie di ramificazioni che dal centro vanno verso a lati con una serie di elementi
vegetali e animali (come i cigni sacri ad Apollo) à serie di elementi chiamati candelabri à rappresentazione
di un giardino ideale dove dalla stessa pianta nascono specie diverse (alloro, papavero, edera, spighe, ecc.)
à riprende la varietà vegetale del pannello della personificazione di Terra. In mezzo al vegetale vi sono
animali quali cigni ma anche insetti e rane e uccelli rappresentati con grande realismo. Sulla base del cespo
vegetale vi è una specie di serpente à non campare solo sull’Ara Pacis ma è tipico del periodo à viene
ripreso anche dalle fonti letterarie. Questa scena si rifà a un brano del secondo libro dell’Iliade i(mondo
troiano) in cui Ulisse racconta cosa era successo quando i greci si erano uniti prima della partenza per la
guerra contro Troia à racconta che durante un grande sacrificio organizzato per propiziarsi al vittoria contro
i troiani si era manifestato un prodigio perché sopra un platano vi era un nido con 8 passerotti dentro e un
serpente inviato da Zeus col volto scarlatto di origine divina sale nell’albero e divora i passeri e poi viene
trasformato in pietra da Zeus stesso à l’indovino spiega che 8 (uccellini) + 1 (madre uccello) sono gli anni
che i Greci dovranno aspettare prima che Troia cada, al decimo anno

Ara Pacis è di importanza fondamentale per l’età augustea da un p.v. propagandistico per i temi presenti
anche in altri monumenti e dal p.v. stilistico, perché mostra le tendenza classicistiche del tempo ma anche
la capacità di usare temi diversi a seconda del tema trattato

AUGUSTO DI PRIMA PORTA à non è esempio di rilievo storico ma è una statua che ha però un rilievo nella
corazza della figura. E’ una statua loricata. Nel 1937 sono state fatte una serie di repliche in bronzo. E’ stata
rinvenuta nel 1863 nella villa che Livia (moglie di Augusto) aveva in località Prima porta, lungo la via
Flaminia. Statua in origine stava forse in una nicchia, perché il retro non è finito, con tracce evidenti di
colore. La statua è basata su una tipica figura lorica con una corazza coronata da un mantello rosso,
attributo tipico dell’imperato. Somiglia al doriforo di Policleto, di cui l’Augusto riprende la posizione
generale e soprattutto le gambe, identiche nella resa dei muscoli del ginocchio e polpaccio à è quindi una
sorta di Doriforo vestito (arte del V sec. viene recepita come esemplare) + simili anche nel viso.

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Statua presenta notevoli tracce di colore che hanno permesso discussioni di tipo cromatico, rappresentato
augusto come comandante dell’esercito con mano sinistra che reggeva lancia o scettro e braccio destro
teso nel gesto del discorso ufficiale che si faceva alle truppe oppure che reggesse le insegne partighe. A
piedi nudi secondo alcuni rappresenta scena post morte invece secondo altri connotazione eroica. Per terra
eros con delfino, allusione a venere. Riferimento è alla progenitrice madre del proto fondatore di roma
ENEA.

Combinazione con il paludamentum, grande mantello rosso tipica insegna del comandante, viene avvolto
qui inorno ai fianchi, attributo eroizzante.

Ritratto di augusto di prima porta, particolare della corazza con cane e serie di personificazioni, divinità che
conferiscono dimensione cosmica. Parte centrale della corazza  si tratta di fraate 4 che sta presentando
all’altro personaggio uno stendardo romano con aquila e falere (rilievi in metallo contenenti iscrizioni).
Parte opposta figura vestita in tipica foggia militare con pandamentum con tracce di colore rosso che
indentifica lui come comandante. Questa figura sta con una spada e l’altra mano avanzata per accogliere le
insegne cosnegnate, identificato con tiberio che fu incaricato da augusto di ricevere le isnegne, altri lo
identificano con marte autore, divninita legata ad attività militari che vendica sconfitta subita dai romani
rtent’anni prima, latri pensano a personificazione dell’esercito. Archeologo romano ha proposto ipotesi
alternativa : il tipo di elmo della figura è elmo attico, mnon elmo corinzio che viene usato per marte.
Potrebbe essere figura femminile, personificazione della dea roma. Tipica iconografia è figura femminile
seduta sempre in collegamento con armi e a volte seno scoperto per richiamare le amazzoni. Dea roma a
volte anche in piedi con elmo attico.

Figure laterali della corazza.  personificazioni di provincie. Donne dolenti vestite nella tipica foggia delle
provincie, elementi che fanno parte di iconografia barbarica, figura a destra regge bacae coperte da
mantelli e la dentra regge in mano oggetto con testa a froma di drago, una carnis, latromba da guerra usata
dai celti. Figura sulla destra quindi è la gallia a cui fa riferimento anche il cinghiale.

Quella a sinistra è forse la spagna in quanto secondo il passo delle res ceste gli stendardi celebrati nel 20
erano riferibili anche ad altre imprese militare dei romani.
La parte centrale della corazza è quella che ha piu connotazione storica. Nel registro inferiore subito sotto
la provincia ci sono figure di divinità, apollo e dalla parte opposta si intravede busto femminile a cavallo di
una cerva quindi diana. Apollo e diana sono i due gemelli divini e sottolineano il favore degli dei verso
augsto e la sua politica. Apollo è riferimento di agusto in contrapposizione con marco antonio come
dioniso. Poi c’è figura simbolo della terra, due putti allattati da lupa che richiamano roma. Altre due figure
in alto, una con una torcia che è sol e l’altra con brocca in mano è l’aurora che sparge rugiada con la brocca.

Contrapposizioen tra terra in basso cielo in alto, le provincie e tutta la fascia alta. Episodio storico passa in
secondo piano sottolinenado eternità dell’impero.

Al mito del ciclo cosmico corrispondono anchje le raffigurazioni delle spalline.

Siamo nel 20 e il ritratto che viene messo a punto sarà il piu frequente nella rappresentazione di augusto.

Gemma augustea  nuova età augustea iniziano ad apparire i cammei imperiali. Raffinatissimi e di solito di
dimensioni contenute. Cammei fanno parte di tradizione che risale al primo ellenimso e comporta la
lavorazione di pietre particolari che erano caratterizzate dalla presenza di strati di colore diverso.

Il maggiore o minore spessore degli strati incisi con scalpelli facevano ottenere sfumature di ombra o di
luce.

La tradizione risale all’età ellenistica, vediamo anche qua presenza di vari strati. Oggetti costosissimi creati
per cerchia ristretta.

Gemma augusta  particolare registro superiore vediamo augusto rappresentato in semi nusdità divina
che siede in posa e ha aquila animale sacro a giove. Tiene con la sinistra scettro come segno potere e con
mano destra il litus, il bastone ricurvo degli auguri che normalmente ha forte valenza religiosa, simbolo del
potere religioso. Allo stesso livello vi è via roma che parla con imperatore, anche lei con la lancia e mano
sinistra appoggiata alla spada. Tra le due figura compare il capricorno come segno concepito di augusto.
Sopra capricorno c’è cerchietto, sidius iuliu, stella giulia che indica giulio cesare divinizzato. Contesto
cosmico su cui troviamo precisi confronti archeologici perche ci sono monete che augusto fece coniare con
immagine del capricorno. Augusto compare incoronato da figura che fa parte di gruppo di divinita e
personificazioni a cui sono date diverse interpretazioni.

Slide con varie interpretazioni.

Tre divinita a desta, la donna potrebbe essere cumene che tiene sopra testa di agusto quercia che è il
mondo abitato che rende omaggio a imperatore. Quello con la barba poterbbe essere oceano che fa da
constrasto oceano terra abitata. A terra compare teddus, personificazione della terra caratterizzata con due
fanciulli e fiori e frutti che decorano i capelli. Ecumene oceano e telluis sono personificazioni dello scenrio
su cui augusto domina.

La parte storica la troviamo a sinistra. Troviamo tiberio che in toga scende come trinofatore dal carro
trinonfale mentre sopra abbiamo vicotoria che segna l’ambito trionfale e altro personaggio con barba
incolta segno di lutto che è stato identificato come parente di augusto che muore giovane. Scena va
connessa con episodi storici della fine dell’eta augustea tipo la repressione di tiberio di una rivolta
sviluppata in pannonia.

La parte inferiore mostra le armi strappate ai barbari dove c’è scena trinfale tipica di arte romana dove ci
sono legionari che tirano su trofeo. Trovremo scene di violenza esplicita verso i barbari ma in wpoca
successiva a qurlla augustea. Nella colonna di marco aurelio per prima volta avremo scene di vioenza verso
mondo barbrico che in epoca precedente vengono accuratamente evitate. Abbimao serie di personaggi che
sono legionari che che innalazno trofeo con armi prese ai barbari che compaiono con mani legate dietro la
schiena. Figura femminile che sembra quella delle provincie. Il costume indica che erano forse ausuliari
della tracia al servizio di tiberio, uno trascina una donna per i capelli e l’altro sembra indifferente con due
lance in mano al tentativo di supplica del barbaro in ginocchia.

Gemma  Scena di carattere opposto rispetto alla calma olimpica della scnea contrastante che mostra le
due facce del dominio romano  ricorda trinfo di tiberio ma in ralta è celebrazione di augusto. Forte
connotazioen religiosa. Modo preciso di intendere il potere, tutto discende dal princes anche se non è
imperatore che si reca nei campi di battaglia è lui il vincitore. Le dimensioni delle figure sedute sono alti
tnato quanto personaggi in pidi, sovradiemnsioen che ci ricorda il fregio del partenone dove gli dei sono piu
grandi.

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Tesoro da boscoreale  manufatti di alto livello, come nel caso della gemma riflettono una pratica di una
sorta di oggetti volti all’esaltazione imperiale ma volti ad ambito privato. Si trovavano in una villa non
lontano da pompei. Ci sono o decorazioni vegetali o legate all’ambito mitologico.

Due tazze con una scena per lato con totale di 4 scene. Una chiamata la tazza di tiberio l’altra la tazza di
augusto. Collocazione delle tezze ultimi due anni di regno di augusot quando tiberio era gia figura imp

Tazza di tiberio  lato superiore mostra sacrificio solenne celebrato prima della partenza della guerra
secondo prassi attestata dalle fonti. Dall’altro lato vediamo una scena di tronfo che occupa solo una parte,
c’è tiberio in toga in piedi su uncarro. Il trinfoatore era accomoagnato da un personaggio della casa
imperiale che ripeteva ricordati che sei un uomo.

TAZZA DI AUGUSTO  augusto compare due volte una su un lato seduto al centro e sull’altrp lat anche li al
centro in scena di tipo meno storico. Prima scena augusto rappresentato in pedana tribunal : rialzo, su una
sedia che è una sella casternsis, da accampamento perche ha montanti rettilinei. Scena che indica un ep
che avviene in una visita pacifica, augu è in toga, in una provincia settentrinale come si vede che ci sono
barbari vestiti con pelli.

Scnea di sottomissione prevede che imperatore o in piedi o seuto raccoglia con la mano rivolta in segno di
accettazione.

Barbari rappresentati in ginocchio nell’atto risalente al cerimoniale delle corti oerintali di inginocchiarsi di
fronte a sovrano. Era pratica usuale.

Moneta con sottomissione di bocco di mauretania  sottomissione del re il quale rappresentato di fronte
al trinfatore in ginocchio. Questa pratica testimoniata nella moneta.

Tema del barbaro in ginocchio puo comparire quindi anche isolatamente. Tema dell’inginocchiarsi di fronte
a un sovrano per i motivi detti viene nella prima fase arte imperiale EVITATO. Compare solo per produzione
di carattere privato.

Significato della scena non è solo sottomissione del barbaro di fronte ad augusto ma è quello che consente
di dimostrare all’imperatore la propria clemenza che si dimostra risparmoando vita dei barbari.

Avversario non è piu avversario interno ma il barbaro, colui che non fa parte.

Perdono significato connottativo le scene per assumenre clemenza dell’imperatore.

Parte opposta della coppa di augusto  sorta di idealizzazione mitica del potere di augusto rappresentato
al centro sempre in toga ma sta volta in una sella curulis, non di accampamento ma di corte. Circondato da
una serie di personificazioni di divnità che lo mostrano mentre riceve e regge con mano destra un globo,
simbolo del potere ecumenico, sopra al quale la figura appoggia una statuetta di una victoria con una
corona da trinfatore in mano, lei è venere identificabile anche per la presenza a fianco di eros. Poi c’è una
personificazione del popolo romano con cornocopia in mano che sta conversando contro figura femminile
in piedi con lancia che rappresenta dea roma, simbolo della vittoria militare, tiene piede su armi nemiche.

Dalla parte opposta abbiamo marte.

Storia traminte personificazioni della potenza di augusto e della sia justizia, rappresentata in maniera
totalmente metastorica.

Rilievi di età giulio-claudia  rivenuti a ravenna. Fanno parte di monumento che secondo alcuni prevedeva
una sorta di recinto confrontabile con l’arapacis.

Ravenna nella prima eta imperiale scelta coem sede della flitta per il mediterraneo orientale. Sotto claudio
che regna dal 41 al 54, che passa da ravenna, si riorganizza monumentalmente la citta con serie di opere,
rimangono ora pochi resti.

Monumento di epoca claudea piu imp era la porta aurea poi demolita nel 500.

Romanità momumentale di ravenna è testimoniata da pezzi di rimpiego. Rilievi di cui parliamo sono rilievi
di marmo pario provenienti da cicladi alti un metro e mezzo che appartenemvano a recinto che circondava
altare.

Furono trovati in basilica di san vitale in contesto di ripiego. Sono due rilievi. Il piu danneggiato e banale è la
scena con processione sacrificale con toro, stessa decorazione vista nella coppa di tiberio. Forse
rappresenta processione fatta per la consacrazione dell’altare stesso.

Serie di victimari con corona di alloro che portano toro con dorsuare( fascia decorata) tipica della
decorazione degli animali portati al sacrificio.

Nella parte superiore il rilievo è incurvato e nella parte inferiore c’è registro vegetale con palmentte e fiori
di loro  anthemion ( decorazione antichissima)

Altro rilievo  anche questo incompleto. Va integrato era forse il doppio. La figura che vediamo a destra
era al centro del rilievo. Mostra dei membri della famiglia giulio claudia che sono disposti come se fossero
statue all’interno del pannello con fondo concavo, come se fosser oall’interno si un contesto architettonico.
Alla base lo stesso motivo di decorazione vegetale dell’altro rilievo. Dobbiamo ricostruire il rilievo con figure
posta alla destra di augusto. Figure paratattiche, una a fianco dell’altra, forse consiste in una traduzione in
forma di rilievo di quelli che erano i cicli statuari ( insieme di figure legate ad augusto onnipresente, veniva
rappresentato lui e membri famiglia collocati in contesti prestigiosi e importanti dal punto di vista
ideologico. Gruppi in cui comparivano sia figure femminili che maschili).

Figura a destra, in origine era al centro  augusto rappresentato in vesti divine. Gli stessi attributi, la lancia
che teneva nella mano destra e la spada che teneva nella mano sinistra è quello della figura di marte untore
all’interno del foro di augusto come vediamo nel rilievo della ara pietatis, marte ha scettro e spada in mano
sinistra e panneggio, lancia in mano destra e piede appoggiato a globo.

Immagine di augusto parificato a marte untore, rappresentato come signore del mondo. Rif iconografico al
frontone di mare ultore non è casuale. I due rilievi di ravenna erano parte di duplicazione provinciale di un
mkonumento urbano eretto a roma e poi copiato a ravenna.

Rappresentazione di augusto senza età

Atteggiamento e attributi divini, il fatto anche che emerga in altezza vuol dire che il fondatore dell’impero
appare divinizzato.
La figura alla sua destra è figura femminile con diadema elaborato che ha sul braccio un bimbo, sembra
anhe questa ispirata al frontone del tempio di marte dove compare venere con putto nella st4ssa posizioje.

Si tratta qui nelle vesti di venere di una figura femminile importante che secondo alculi è antonia minore, la
madre dell’imperatore claudio. Presenza di questa persona giustificata se siamo in eta claudia.

Terza figura che vediamo al centro con veste simile ad augusto è giovane di altezza minore con nudita
eroica che ha stella incisa sulla fronte su cui si è discusso c’è chi pensa sia personaggio divinizziato. È rivolto
verso altro personaggio con cui parla. Il fatto che abbia stella indica che non appartiene piu al mondo
terreno. Secondo alcuni poteva essere germanico, fratello di imperatore claudio. Anche esso figura molto
legata ad augusto che muore avvelenato poco piu che trentenne.

Uiltima figura intera a sinistra è figura che è piu realistica, in corazza, aveva braccio destro eretto che
reggeva una lancia e un fodero nella mano sinistra. Connesso al personaggio precedente potrebbe essere il
padre , druso maggiore. È in corazza ma a piedi nudi, si tratta di un defunto.

Ultima igura rovinata è figura femminile. Alcuni dicono che ha capo velato, o si sta velando o gesto
svelamento. Forse è personificazione della concordia, virtu importante in ambito dinastico.

A prescindere da chi sono i personaggio è interessante che venga concepito un monmento che aveva
alemno una scena di sacrificio e da parte oppsota recinto. Figura di augusto era la figura assiale. Linguaggio
dell’apoteosi, figure divinizzate come se fossero statue di culto con attributi propri degli dei.

I committenti erano strettamnete legati alla corte. Datazione forse età claudia ma non si sa.

Siamo di fronte a fenomeno della assimilazione delle immagini. Tutti i membri dei giulio claudia hannp tratti
fisionomici semplici, spesso orecchie a sventola, capisgliature con riccioli, strategia raffigurativa dove sono
molto simili tra loro.

Colelgamento con venezia  sempre a san vitale sono state trovate serie di lastre che sono di stile non
lontano da quelle viste, chiaramente erano all’interno di grande monumento di ravenna. Prima meta di 300
uno dei rilievi giunse a venezia, sappiamo per documento di notaio che voleva venire a ve per comrparne
uno. Il rilievo fini poi nella chiesa dei miracoli e ora invece a museo archeo.

Questi rilievi sono un certo numero, alcuni interi altri frammentati. Mostrano un trono vuoto con un drappo
e dei putti che reggono attributi. I deu rilievi a venezia sono i due putti senza trono centrale. Putti che
gicoano con attributi di divninità, conchiglia e tridente  nettuno. Ciclo in cui ci si riferiva a divninita con
trono vuoto e putti che portavano attributi. Tema del trono vuoto è collegato a glorificazione imperatore.
Esaltazioen di potere imperiale con riti di epoca ellenistica.

Serie di rilievi che provengono da san vitale quindi forse fnano parte di contesto dedicato al culto imperiale.

DINASTIA FLAVIA

Arco di tito, roma  emerge figura di vespasiano che fonda dinastia flavia. Vespasiano dal 69 al 79, poi tito
dal 79 al 81 poi domiziano fino a 96. Poi traiano dove iniziano imperatori adottivi, non c’è piu trasmissioen
all’interno della famiglia ma sistema diverso. Cesura nella storia romana si collcoa con la presa al potere di
vespasiano. Arco di tito eretto sulla via sacra per commemorare la vittoria giudaica di vespasiano e suo
figlio tito. Eretto nella via sacra dove passava processione trionfale che terminava sul campidoglio. Tito
muore 81 ma monumento va avanti anche sotto domiziano.

Data esatta non si sa

14/04/2021
ARCO DI TITO à Roma (vedi contesto storico lezione precedente). Nel 68 viene ucciso l’imperatore Nerone e
segue periodo violento di vari protagonisti che si succedono e poi Vespasiano emerge sugli altri e fonda la
dinastia che finisce 30 anni dopo con la dinastia Giulio-Claudia con il cattivo imperatore Domiziano. L’arco
di Tito è nella parte opposta del foro rispetto alla collina del Campidoglio. L’arco ha un’iscrizione sull’attico
che dice che l’arco è donato dal senato a Tito, figlio di Vespasiano. Forse l’arco è stato concluso nell’età di
Traiano perché in quel periodo sono state emesse varie monete con la rappresentazione dell’arco.
Comunque l’arco è collocato nei primi anni del regno di Domiziano. Tito regna due anni, dal 79 all’81.

Caratteristiche generali archi: gli archi romani sono o a un fornice = apertura (ES Arco di Tito) o a più fornici
(ES Arco di Settimio Severo ne ha tre). Gli archi possono essere a pianta rettangolare o quadrata. L’arco
trionfale romano ha elementi costanti, cioè presenza di uno o più fornici, sotto al quale passava
l’imperatore trionfante + partitura architettonica con un ordine applicato con semicolonne à ordine
formato di solito da colonne corinzie o composite con trabeazione usuale + l’attico, utilizzato o per
l’iscrizione o per raffigurazioni di vario tipo + pennacchi del fornice, spazio risultante tra la trabeazione e
l’extra dosso dell’arco, decorati di solito da immagini di Vittorie. Non c’è oggi un solo arco che conservi
quello che negli archi romani era la norma, cioè sopra l’attico erano collocate una serie di statue di cavalieri
in bronzo dorato che nel corso del tempo sono andate distrutte. Era elemento costante in tutti gli archi,
documentato dalle rappresentazioni nelle monete. La tipologia dell’arco quindi varia ma ci sono delle
costanti.

Arco di Tito à la parte antica è solo quella centrale, mentre le ali presentano capitelli di tipo diverso non
decorati à nel medioevo le ali dell’arco furono incorporate in una serie di fortificazioni che appartenevano a
una famiglia romana dell’epoca che avevano possesso di una parte del foro fortificato, e il fornice dell’arco
era utilizzato come porta di entrata e si mantenne integro, mentre le ali furono rovinate. La restaurazione
di Roma antica voluta all’inizio dell’800 di Napoleone incluse l’arco di Tito che fu restaurato e le ali sono
frutto dei restauri di un noto architetto tardo-classico che diede immagine più sobria e classicistica à la
parte centrale è più ricca. L’elemento più celebre dell’arco sono i due rilievi all’interno che raffigurano la
processione trionfale che concluse le guerre giudaiche del 71 d.C., stesso soggetto del fregio à vengono
utilizzati apparati decorativi esuberanti, nel fregio vi è processione di figure rappresentate in modo frontale
à figure legate al sacrificio con animali + soldati con scudo. Ogni centimetro è decorato, tipico dell’età Flavia
(Horror Vacui = paura del vuoto) . In origine il fregio correva lungo tutta l’architrave.

Rilievo con trionfo (Arco di Tito) à scena di trionfo. Imperatore Tito è sul carro con uno scettro nella mano
sx. La figura è rovinata ma sulla dx si vedono i resti di una corona trionfale tenuta da una figura di Vittoria
dietro l’imperatore. A partire dall’età Flavia, la rappresentazione del trionfo perde di realismo e viene
interpretato in una chiave simbolica e astratta dove l’imperatore è circondato sia da persone reali sia da
personificazioni e divinità, che separano la figura dell’imperatore dalla parte storica e lo proiettano in un
mondo ideale (come qua). L’imperatore è su una quadriga, dietro vi sono i littori con teste incoronate, che
emergono dalle teste dei cavalli in primo piano. La quadriga è accompagnata da una figura femminile con
una veste corta e un elmo, che è la personificazione di Virtus, cioè del valore militare (no dimensione
storica). Altri pensano sia presentificazione della Dea Roma (hanno iconografia vicina = entrambe figure
femminili guerriere, ma di solito la Dea Roma è rappresentata seduta). Tito ha a che fare con figure che lo
collocano in una dimensione ideale, non reale. Alcune figure sono in primo piano e rivolte verso lo
spettatore à sulla dx a lato del carro dell’imperatore vi sono altre due personificazioni (vedi veste): quella
giovanile a petto nudo è il genius populi romani (personificazione del popolo romano rappresentato alla
greca) e l’altro a fianco con la barba è il genius senato (personificazione del senato) à il popolo romano e il
senato, donatori dell’arco all’imperatore, sono rappresentati come personificazioni al suo fianco. Sul fondo
ci sono i 12 littori che hanno il capo cinto. L’immagine è quella di un trionfo dove hanno un ruolo
fondamentale 4 figure, le personificazioni, che proiettano l’episodio in una dimensione meta-storica.

Rilievo con le spoglie del tempio di Gerusalemme (Arco di Tito) à spoglie portate in processione trionfale.
Diverso da quello precedente perché tutti i personaggi sono reali e storici. Il pannello è collegato a
quell’altro perché è la stessa processione che rappresenta non tanto la gloria imperiale quanto il risultato
della vittoria giudaica, cioè esposizione su due fercula (portantine trasportate durante il trionfo da vari
personaggi sopra alle quali vi erano collocati oggetti significativi degli sconfitti, prede di guerra, in questo
caso spoglie del tempio di Gerusalemme). A sx il gruppo trasporta la preda di guerra più celebre, cioè la
menorah, il candelabro a sette bracci simbolo del popolo di Israele. La processione è raffigurata mentre
passa sotto un arco trionfale di scorcio e va identificato come la porta trionfalis, sorta di arco molto
decorato con statue in bronzo che fu sostituita da Domiziano con un arco che aveva sulla sommità una
quadriga di elefanti, rappresentata sulle monete. Nell’attico della porta trionfalis nel pannello a dx vi è
allusione all’evento storico, perché sono rappresentate due quadrighe trionfali con in mezzo un cavaliere
che rappresenta le quadrighe di Vespasiano, Tito e Domiziano che seguiva il trionfo a cavallo. La
raffigurazione della menorah (candelabro a sette bracci) è la rappresentazione più antica che si conosca. A
fianco ai portatori delle due fercula, ci sono tre figure che reggono delle aste con in cima delle sorta di
tabule à antica tradizione romana delle pitture trionfali che dice che durante i trionfi era comune portare
dei grandi dipinti che illustravano gli episodi più importanti della guerra. Le insegne dipinte venivano
portate in trionfo con il nome delle città conquistate. Le immagini in questione rappresentano allora forse
queste pitture trionfali dove erano rappresentate le fasi principali delle vittorie romane à rappresentazione
del bottino romano nelle guerre giudaiche.

Nell’arco di Tito è pienamente sviluppato il linguaggio dell’arte romana di stato che prevede l’associazione
di personaggi reali insieme a divinità e personificazione à in età Flavia si sviluppa una nuova visione della
figura dell’imperatore che viene associata figure ideali e personificazioni à viene definita “the grand
tradition of imperial rapresentation” à questo tipo di rappresentazione era già nella gemma augustea, dove
Augusto è incoronato da una personificazione geografica e ci sono altre personificazioni, ma quella era
opera a uso privato. Grazie alle personificazioni vicine a lui, l’imperatore non viene più considerato “il primo
fra i pari” ma viene posto in una dimensione quasi divina

Importanza per l’archeologia classica della pubblicazione del 1764 dell’opera di Winckelmann, che
componeva un tracciato dello sviluppo dell’arte greca e romana dall’inizio dell’età classica. W ha una
visione biologica dell’arte antica, dove c’è una fase di formazione (arcaismo), una prima maturità (periodo
classico, che chiama sublime à V sec.), il quarto secolo dove si mantiene il livello del periodo che lui chiama
sublime (periodo bello). Dal periodo più alto per lui poi inizia la caduta, per motivi riferibili alle fonti
antiche. Nella sua visione l’arte successiva al periodo tardo-classico (ellenistica e romana) è vista come
periodo di decadenza. Per tutto l’800, dominato dalla scuola tedesca, rimane la visione di un’arte romana
definita come degenerata e priva di originalità, come la vedeva W, e questa visione rimane salda in
archeologia fino ai primi decenni del 900. Franz Wickhoff à fece parte della Sciola di Vienna. Fece un quadro
dell’arte romana perché era interessato a studiare un’opera di età tardo antica (la Genesi di Vienna) che
aveva però forti rimandi con l’arte figurativa romana. Traccia il primo quadro dell’arte romana tra cui una
grande importanza ce l’ha l’arco di Tito e i suoi rilievi, e vuole rivalutare l’arte romana contro la visione
negativa di W e gli altri archeologici. Wickhoff mette in rilievo l’illusionismo = espressione del rendimento
prospettico di una realtà = illusione di profondità ottica. Nel rilievo con trionfo dell’arco di Tito la parte alta
è concava e dà illusione di uno spazio retrostante, accentuato dall’espediente di scolpire in alto rilievo le
figure in primo piano (cavalli) e in un rilievo appena disegnato le figure retrostanti à c’è un’illusione per cui
sembra che le figure dei cavalli siano molto più avanti rispetto alle figure dietro. Anche nel rilievo con le
spoglie di Gerusalemme c’è illusione, perché c’è l0idea di una processione che parte dal fondo a sx, si
avvicina allo spettatore al centro mettendo e figure di profilo e poi scompare a dx dando l’idea di un
movimento rotatorio con l’idea di una falsa prospettiva ottenuta con l’arco in cui entrano le figure à
illusione assecondata dalla forma concava del pannello. L’interpretazione di Wickhoff è corretta ma sbaglia
quando dice che la resa spaziale di un rilievo con illusione di profondità è romana, perché c’era già per
esempio nel rilievo di Telefo nel Grande altare di Pergamo. L’arte romana non inventa la resa illusoria di
uno spazio in rilievo, perché accade già nei greci. Comunque grazie a lui l’arte romana viene considerata
non come ripetizione dell’arte greca ma qualcosa a sé stante con funzioni diverse.

FORO DI TRAIANO à Roma. Era il foro più grande. Al suo interno vi sono 2 monumenti fondamentali: il
fregio traianeo, reimpiegato all’interno dell’arco di Costantino (inizi del IV sec. d.C. à 2 sec. dopo Traiano),
che è il primo grande esempio di reimpiego di materiale di età precedente + la colonna traiana (ben
conservata). Entrambi facevano parte del foro di Traiano, oggi obliterato in gran parte dalla via dei fori
imperiali. I due monumenti celebrano le campagne condotte nella conquista della Dacia da Traiano, più
grande conquistatore di Roma dopo Cesare. Contesto storico: Domiziano viene ucciso nel 96, segue un
biennio di transizione e nel 98 sale al potere Traiano, imperatore proveniente dalla penisola iberica che
regna per 20 anni fino al 117. Traiano è passato alla storia come imperatore soldato e poco dopo l’ascesa al
torno organizza una guerra contro i Daci, che occupavano l’attuale Romania. La guerra inizia nel 101 con
offensiva romana che costringe il re dei Daci Decebalo alla resa. Traiano assume il titolo di Dacicus
(trionfatore sui Daci) e nel 102 celebra il trionfo. Nel 105 Decebalo vuole ribellarsi ai romani, e Traiano deve
intraprendere una seconda campagna che si conclude con la presa della capitale della Dacia rinominata
colonia e la resa della popolazione barbara e la fuga di Decebalo che viene fermato dai romani e preferisce
suicidarsi piuttosto di venire portato in trionfo a Roma. Nel 107 Traiano celebra un secondo trionfo sui Daci
e con i proventi del bottino di guerra dà inizio a un enorme programma monumentale che è il foro di
Traiano.

Il foro è concluso nella parte nord est da una sorta di enorme emiciclo con all’interno il tempio del Divo
traiano (compare anche su monete). Dietro alla colonna traiano c’era quell’emiciclo con il tempio, ma
quella zona è stata occupata da palazzi cinquecenteschi, e da 30 anni vi sono degli scavi per capire se è vero
che c’era l’emiciclo un tempo. Le piante più recenti del foro di Traiano mostrano un ingresso dalla parte del
foto di Augusto, il foro vero e proprio con i due emicicli, la gigantesca basilica Ulpia e le colonne che erano
fra le due biblioteche. Dietro vi è un enorme propileo ottastilo con colonne altissime, ed è una delle
interpretazioni recenti di cosa ci potesse essere una volta.

19\04

Guerre daciche iniziano 101 dc con forte offensiva che porta esercito romano fino al cuore della regione,
anno dopo traiano trionfa e titolo di daicicus. Il re poco dopo si attiva per rivolta contro romani
costringendo traiano a fare seconda camapagna che si conclude con sconfitta e suicidio di decefalo e resa
barbari.
Foro di traiano è oggetto da 30 anni di indagini da parte di sopraindendenza che non stanno portando a
risultati condivisi perche dietro la colonna c’è enorme emiciclo con al cnetro tempio del divo traiano.

Questa ipotesi è tale in quanto fin dal 500 c’è palazzo valentini, tra le due chiese, che insiste sull’area di cui
parliamo. In questa area condotti scavi dove i risultati sono dibattuti. Secondo ipotesi era area abitata, non
vi era emiciclo.

Foro di traiano era introdotto da gigantesco prono a otto colonne di cui rimangono frammenti colossali che
tradizionalmente gli archeo hanno attribuito al tmepio del divo traiano.

Architetto fu apollo d’oro di damansco, che costrui anche ponte sul danubio

Piu vasta iniziativa intrapresa da un imperatore romano.

La basilica è caratteristica peculiare del complesso. Ha un doppio abside.

la cosa che non ha precedenti è la soluzione di collocare dietro la basilica la colonna che è invenzione,
colonna istoriata di quelle dimensioni, all’interno del cortile in mezzo alle due biblioteche.

Planimentria complessiva corrisponde ai cosi detti principia.

Riutilizzato schema deggli accampamenti romani come omaggio a traiano.

Dietro alla basilica sorgevano biblio greca e latina e al centro dei due edifici vi era appunto la colonna.

Al centro c’era statua di traiano che poi crolla e sostituita mille anni dopo da statua di san pietro.

19/04/2021

FORO DI TRAIANO à ultimo grande foro costruito da un imperatore romano. Il foro è obliterato dalla via dei
Fori imperiali e rimane a vista la colonna traiana. E’ oggetto dagli inizi degli anni 90 di una serie di indagini
da parte della sovrintendenza che non stanno portando a risultati condivisi perché dietro la colonna si
ipotizza ci fosse un enorme emiciclo con al centro il tempio di Traiano divinizzato, invece ora c’è Palazzo
Valentini, in cui sono stati fatti scavi e forse l’area era un’area abitata e non vi era l’emiciclo. Quindi il foro
di Traiano era introdotto da un prono ottastilo (otto colonne) di cui oggi rimangono frammenti di queste
colonne di 18 m che gli archeologi hanno attribuito al tempio di Dio Traiano, invece forse sono appunto i
resti delle colonne del prono. Il prono portava direttamente nel cortile con la colonna. Le fonti ci
tramandano che l’architetto del complesso fu Apollo d’oro di Damasco (lo stesso che costruì il ponte sul
Danubio). Il foro fu inaugurato nel 112 e nel 113 ebbe luogo l’inaugurazione della colonna. Questo
complesso di Traiano è la più vasta iniziativa intrapresa da un imperatore romano.

Equus Traiani = grande statua in bronzo di Traiano a cavallo che dominava la parte centrale della piazza
porticata. Era posta sopra una base di armi. Costanzo II nel 356 la vede e la vuole anche lui. Il foro era
ancora in ottime condizioni più di due secoli dopo. Ci sono monete dell’epoca che lo raffigurano. La statua
dominava la piazza.

Vedi slide ricostruzione digitale à un tempo la colonna, che oggi è libera, era racchiusa tra degli edifici, due
biblioteche e la basilica.
La piazza porticata ha a metà dei portici due esedre (una da una parte una dall’altra).

La Basilica è detta Basilica Ulpia e ha un doppio abside. E’ posta trasversalmente. Aveva dimensioni enormi.
Uscendo si accedeva alla piazza da una parte, alla colonna dall’altra (vedi slide pianta). Era un innovazione
porre dietro la basilica la colonna, nel cortile fra le due biblioteche. E’ stato ipotizzato che Apollo d’oro di
Damasco abbia tradotto in scala monumentale uno scherma tipico degli accampamenti romani come
omaggio a Traiano, imperatore soldato incline alla vita militare. Quindi dietro la basilica sorgevano due
biblioteche, una greca e una latina, e chiusa fra i due edifici, il lato posteriore della basilica e il grande
ingresso vi era la colonna. Sulla sommità della colonna vi era in origine la statua in bronzo di Traiano rivolto
verso l’equus, riprodotta in monete. La statua fu persa nel VII sec e fu sostituita 1000 anni dopo (alla fine
del 500) con la statua di San Pietro. Caratteristiche foro: foro unisce delle novità come la colonna, rielabora
temi già noti come la basilica trasversale e ha elementi tradizionali come le due esedre. Il tutto in scala
monumentale. E’ una celebrazione a Traiano e la colonna è il sepolcro di Traiano = monumento ha anche
carattere funebre (dentro la colonna vi è la urna d’oro con le ceneri). Il foro d’Augusto usa un linguaggio più
neutro. Nel foro di Traiano vi sono espliciti riferimenti alle guerre Dacie. Il portico riprendeva il tema
dell’attico decorato da figure umane che non sono figure ideali come le cariatidi, ma sono rappresentazioni
di barbari. La tematica militare qui è molto più esplicita rispetto al foro di Augusto. Si sono conservate le
statue colossali in marmi colorati che rappresentano figure di Daci prigionieri. Si sono salvate perché sono
state prese e conservate in altri contesti à 8 di queste si trovano nell’attico dell’arco di Costantino.

ARCO DI COSTANTINO à accoglie una serie di rilievi. Due grandi serie sono le due grandi lastre provenienti
dal foto di Traiano (vi sono le statue dei Daci che facevano parte del foro di Traiano) che sono dentro al
fornice + 8 pannelli (4 da una parte 4 dall’altra) che facevano parte di un monumento dell’età di Marco
Aurelio. Ci sono vari altri frammenti di sculture dello stesso fregio che si trovano sparsi in varie collezioni.
L’arco è stato inaugurato nel 315 (più di due secoli dopo del foro di Traiano). L’arco da un lato celebra la
conquista del potere da parte di Costantino nel 312 nella battaglia di Ponte Milvio (il ponte crollò e trascinò
nel Tevere Massenzio e il suo esercito). L’arco fu costruito con una serie di elementi scultorei di epoca
precedente, reimpiegati dentro l’arco stesso.

2 Rilievi che si trovano all’interno del fornice uno da una parte uno dall’altra à sono due rilievi Traianei
accompagnati da due iscrizioni “Al liberatore della città” e “Al fondatore della pace”. Nelle due scene
compare l’imperatore a capo scoperto, perché Costantino si autorappresenta e mette il suo viso su quello
che prima era Traiano. In un pannello del grande fregio traianeo si vede l’imperatore che guida i romani
contro i barbari travolti dall’esercito romano à scena simbolica e per nulla realistica (l’imperatore non si
lancia alla testa del suo esercito). Al centro un barbaro si mette in ginocchio e chiede clemenza
all’imperatore. Sulla dx soldati romani reggono teste mozzate di barbari. Nell’altro pannello del fregio si
celebra le vittorie di Costantino. Contava poco in queste rappresentazioni il contesto storico. Qui
Costantino si autocelebra sostituendo la testa di Traiano con la sua ma mantenendo il resto, per cui il
liberatore di Roma è rappresentato mentre sta sconfiggendo dei barbaro, quindi il tema non ha nulla a che
fare con i presupposti storici di Costantino, perché quello che conta non è l’occasion0e storica ma la
celebrazione delle virtù imperiali. La scena rappresenta l’entrata trionfale dell’imperatore alla fine di una
campagna militare = adventus. Quindi l’adventus di Traiano dopo le guerre daciche viene riutilizzato da
Costantino per mostrare il suo trionfo a Roma dopo la sconfitta di Massenzio (si vede che i nemici sono
barbari e non romani ma non importava, importava la gloria dell’imperatore). Qui l’imperatore è
rappresentato con una serie di soldati e due figure femminili che sono due figure ideali, una è la
personificazione del valore militare, mentre l’altra che svolazza e regge una corona sulla testa
dell’imperatore è un’immagine di Vittoria (la troviamo sempre nelle scene di trionfo). Sono personificazioni
che risalgono quindi a un’epoca precedente, perché Costantino ha riutilizzato elementi traianei e ha fatto
delle aggiunte per autocelebrarsi.

Le scene di battaglia dell’arco di Costantino sono riprese da modelli dell’arte ellenistica. Infatti, a seconda
del tema che gli artisti romani dovevano svolgere veniva scelta dalla tradizione greca la forma della
tradizione artistica più appropriata. Ci sono dei temi che si collegano al fregio del Partenone greco, a una
rappresentazione esemplare che viene quindi qui ripresa. Quando si trattava di dover rappresentare una
scena solenne e calma come una processione, la tradizione figurativa di riferimento era quella del fregio del
Partenone. Le raffigurazioni romane del tema della battaglia guardano invece l’epoca ellenistica à avendo i
romani a disposizione l’intero spettro dell’arte greca, il modello per certe rappresentazioni veniva tratto da
tradizioni diverse, Una delle prime rappresentazioni di scene di battaglia di questo tipo è

IL MOSAICO DI ALESSANDRO à scoperto a Pompei nella Casa del Fauno (a ridosso del Foro). Mosaico
enorme (5 m di larghezza) che oggi è al Museo nazionale archeologico di Napoli. E’ una copia di alto livello
di una grande pittura che risale al periodo contemporaneo a Alessandro Magno che celebrava una delle sue
grandi battaglie decisive per le sorti della guerra contro l’impero persiano. Alessandro compare a cavallo
con una lancia mentre uccide il barbaro che crolla da cavallo e viene infilzato dalla lancia di un capo
macedone a capo scoperto. Alla carica dei macedoni si contrappone la disordinata fuga del re nemico. Tutta
la scena sta alle origini delle rappresentazioni delle battaglie corali, di tipo realistico e con tanti personaggi,
che son invenzione dell’età ellenistica. Questa rappresentazione riprende quindi periodo ellenistico.

monomachia = combattimento singolo fra gruppi di due o massimo tre combattenti in cui il protagonista
viene realizzato unicamente all’avversario. I vari gruppi n cui era sintetizzata la battaglia non avevano
nessun collegamento fra loro ES Lastre del Mausoleo di Alessandro = è un’amazzonomachia (greci VS
amazzoni) à tutte queste scene di battaglia vengono sintetizzate in combattimenti singoli, scomposta in
combattimenti singoli con spazi neutri, non reali, e le scene sono indipendenti (sono monomachie).

Nel mosaico di Alessandro non ci sono più monomachie ma vi è una resa complessa e diversificata dal p.v.
dei personaggi e dello spazio à lo spazio è unico con figure in primo piano più grandi e in secondo piano più
piccole à c’è profondità spaziale complessa. Tutti i protagonisti sono collegati e i due punti focali sono
Alessandro a capo scoperto e nella stessa posizione di Traiano nel fregio traianeo e il carro del gran re. Il
tema della monomachia viene ritenuto in un certo momento inadatto a celebrare le gesta del macedone e
viene sulla base di ricerche spaziali che risalgono all’epoca precedente viene creata una nuova immagine di
battaglia che è battaglia corale e non più monomachia. E’ a questa tradizione della battaglie corali che si
collegano i romani. Insieme alle ricerche spaziali e a un’attenzione verso la storia basata su aspetti patetici
orge una nuova tradizione figurativa che è quella che ha fin da subito una formulazione che rimane
esemplare. Roma, alla fine della repubblica, nella seconda metà del II sec. a. C. raccoglie questa tradizione
figurativa perché ha bisogno di celebrare le grandi vittorie che le consentono di impadronirsi del
Mediterraneo e sconfiggere i regni ellenistici, autocelebrandosi con gli stessi mezzi utilizzati dagli ellenistici
stessi. LA tradizione ellenistica viene accolta da Roma con i grandi quadri su tavola portati nei trionfi o
esposti negli edifici pubblici nei quali erano rappresentate le campagne militare degli imperatori a trionfo.
Con l’età imperiale questa tradizione raggiunge il culmine. Il fregio traianeo rientra in una tradizione
attestata Roma fino dall’età tardorepubblicana. La tradizione delle scene di battaglia è di lunghissima
durata. Non sappiamo dove si trovava in origine il grande fregio traianeo ma secondo alcune ipotesi era
collocato nell’atto della basilica Ulpia.

Colonna Traiana à unico monumento quasi intatto oggi del foro di Traiano. La statua di San Pietro è stata
posta nel 1527 dall’architetto Fontana, il resto è originale. Il monumento oggi è libero mentre al tempo era
rinchiuso (biblioteche basilica e ingresso). La base era decorata da ghirlande rette da aquile con una
iscrizione che è sovrapponibile al passo di Cassio riferito a Traiano. L’iscrizione chiama “collina” le pendici
del quirinale che andavano verso la piazza Venezia e furono tagliate da Apollo d’oro di Damasco per
costruire i mercati traianei e il foro stesso di Traiano. L’altezza originale era fatta per mostrare la
conformazione orografica originaria del luogo. L’iscrizione celebra Traiano e celebra anche il suo architetto
e il committente, perché si sottolinea l’opera ingegneristica che ha tolto una parte della collina sostituita dai
mercati traianei e dal foro. Sulla base della colonna c’è una piccola porta che conduce a una stanza dove
furono poste in un’urna d’oro le ceneri di Traiano e della sua consorte. All’interno parte una scala a
chiocciola che arriva fino in cima al monumento dove c’è un capitello, una cupola e in origine la statua
colossale di Traiano in bronzo. Il monumento è in marmo pario e l’altezza originaria era poco più di 38 m.
Solo il fusto (colonna è fatta da base, fusto e capitello) è alto 29,67 m (100 piedi romani). In cima fu
collocata la statua sostituita da oggi da San Pietro. Il diametro del fusto è circa 3 m 80 cm.

20/04/2021

FORO DI TRAIANO

Colonna Traiana à il fregio si sviluppa in una lunghezza di 200 m, come un rotolo illustrato intorno al fusto
cilindrico della colonna enorme. Ci sono 2500 figure, la maggior parte sono soldati. Le scene in tutto sono
150 e mostrano le imprese dell’imperatore. E’ una grande novità, sia nella concezione del monumento e sia
nel risultato artistico. La sua imitazione è la colonna di Marco Aurelio, ma questa ha momenti di ripetizione,
invece la Colonna di Traiano non ha alcun momento di ripetizione. L’idea di una colonna onoraria con
statue in cima non è invenzione romana ma esistevano già in epoca ellenistica (colonne con immagine del
personaggio che era posto in alto e veniva quindi elevato rispetto agli umani). Qui in cima c’era la statua di
più di 4 m di Traiano in bronzo in vesti militari. Il soggetto della colonna sono le due guerre daciche e il
fregio è dedicato ad esse. La scena 75 delle 150 è quella che conclude la prima sequenza di scene dedicate
alla prima guerra dacica, poi c’è una Vittoria alata che trascrive il successo dell’imperatore su uno scudo, la
quale divide in due parti il fregio e distingue la fine della prima guerra con l’inizio della seconda guerra
dacica. La colonna Traiana è totalmente incentrata nella realtà, quasi tutti i personaggi sono reali (non reali
sono la personificazione della Vittoria, del Danubio e Giove).

Nella storia degli studi archeologici sulla colonna si può distinguere una prima fase in cui gli studiosi
guardavano al monumento come se fosse una sorta di cronaca illustrata, un resoconto degli eventi bellici,
delle guerre daciche. Questa visione è stata poi ridimensionata quando risultò un forte valore simbolico di
certe scene = la colonna è principalmente un monumento che fa propaganda à non vuole raccontare come
era andata la campagna dacica, ma voleva sottolineare aspetti sensibili dal p.v. ideologico = grandezza e
superiorità dell’imperatore e dell’esercito romano sui barbari. Vedi slide “spire inferiori”= soldati che
costruiscono accampamento (si ripetono più di una volta) à vogliono mettere in rilievo il “Labor”= la fatica.

21/04/2021

La colonna presenta la ripetizione di alcuni temi che non sono cronachistici, ma hanno funzione ideologica =
di mettere in rilievo l’imperatore e le virtù dell’esercito (vedi spire inferiori fregio). I temi più comuni sono
le scene di battaglia ES Battaglia di Tapae à una delle rare immagini di un personaggio ideale, che è Giove
irato. La colonna è una sorta di enciclopedia dell’esercito romano. Vedi 2 arcieri palmireni. Nella struttura
della colonna c’è uno schema ricorrente per cui le scene di battaglia sono tutte scene di sottomissione, con
l’imperatore in piedi e il barbaro di fronte in ginocchio, tranne la scena LXXV, in cui l’imperatore è seduto e
sotto c’è una serie di barbari in ginocchio che hanno deposto le armi (submissio) à non un barbaro ma più
barbari (scena un po’ diversa dalle altre di sottomissione). Quello della submissio è un tema ripetuto più
volte. Altro tema: adlocutio= discorso detto prima o dopo la battaglia dove l’imperatore è circondato dai
pretoriani, e Traiano con un gesto della mano destra si rivolge prima della battaglia stimolando e dopo la
battaglia ringraziando per il successo à significato simbolico perché sottolinea la fiducia tra imperatore e
esercito. Scena Omen = personaggio che cade da un asino e imperatore al centro circondato da due ufficiali
che osserva la scena. Altro tema: sacrificio, che è cerimonia di Stato. Pietas porta il favore degli dei
all’esercito romano. Le scene di sacrificio hanno funzione simbolica e sottolineano le virtù imperiali. Oltre ai
temi ricorrenti, vi sono scene che hanno uno specifico tema, come il “Suicidio di Decebalo” = si uccide
piuttosto di essere portato in trionfo. Episodio drammatico riportato nelle fonti.

Problema colonna Traiana: problema della visibilità. Nel contesto originario della colonna, inserita tra le
due biblioteche e la Basilica Ulpia, era difficile vedere il cilindro che si sviluppava fino a un’altezza di più di
30 m à sono state adottate strategia di lettura verticale, per cui per esempio le 3 scene di attraversamento
del Danubio sono poste nello stesso asse verticale à c’è una sorta di corrispondenza tematica tra alcune
scene. Nella colonna i temi sono disposti a intervalli regolari e con corrispondenze verticali non casuali ES
Vittoria è in corrispondenza verticale con il suicidio. La colonna non va letta girando intorno, ma va letta in
modi diversi da parte diverse dove ciò che conta sono le congruenze fra tematiche delle varie parti. La
colonna non ha un solo momento di stanchezza di esecuzione, ogni figura è in sé originale, al contrario di
ciò che accade nella Colonna di Marco Aurelio. E’ un’ innovazione senza precedenti, opera di grande
importanza. Sarà modello della colonna di Marco Aurelio a Roma e altre varie reinterpretazioni odierne.

2 Anaglypha Hadriani (Traiani) à 2 grandi rilievi in marmo pario scolpiti su entrambi i lati. Uno aveva dietro
scena di sacrificio e l’altro aveva dietro una scena identica rivolta però verso una direzione diversa à erano
dei parapetti visibili su entrambi i lati rinvenuti vicino al tempio del Dio Cesare. In entrambi vi è una
rappresentazione del foro romano à tutti e due hanno la stessa scena e lo sfondo formato da diversi edifici:
un porticato, una coppia di templi e l’altro un porticato e un tempio. Tutti e due i rilievi hanno una
rappresentazione di un albero di fico. I due rilievi sono volti a rappresentare un episodio che si colloca
all’interno del foro romano. I due episodi diversi sono collocati dentro uno spazio identificato con il foro
romano stesso: il porticato è quello della Basilica Giulia, che si trova a nord-est rispetto al tempio del Dio
Cesare. La coppia di templi dovrebbero essere il tempio vespasiano e il tempio della Concordia. Il set
architettonico del rilievo riproduce una parte del foro romano, il che è confermato da una statua di Marsia
presente in entrambi. La statua di Marsia si trovava all’interno del foro e era simbolo del foro stesso. Nel
foro vicino alla statua di Marsia c’era un altro oggetto di forte valenza, cioè l’albero di fico che si trovava nel
luogo dove la lupa allattava Romolo e Remo.

Rilievo 1 à il rilievo è incompleto perché manca a dx la figura dell’imperatore che stava assistendo a un rogo
dove vennero gettati dei registri dove erano segnate delle tasse che molti cittadini dovevano pagare à
iniziativa di tipo economico attribuita all’imperatore Adriano in cui si annullano le tasse bruciando
simbolicamente i registri dove i debiti erano segnati. Scena che rappresenta una cerimonia di tipo
economico à esaltazione della generosità dell’imperatore, che assiste di persona alla cerimonia in cui i
cittadini che dovevano cifre importanti si trovano abbonati i debiti.

Rilievo 2 à c’è sempre la figura di Marsia e albero di fico. I templi sono forse il tempio di con l’arco a fianco
che era l’arco di Augusto. L’imperatore è a sx in piedi circondato da militari che sta facendo un’orazione à
orazione in cui l’imperatore Traiano presenta il suo programma economico. C’è una donna con bambini in
piedi di fronte a una figura seduta à questa coppia compare anche nelle monete. Non sono personaggi
ideali, ma gruppo statuario che presenta le stesse tematiche delle monete.

Sono 2 rilievi che mostrano come non soltanto tematiche religiose o militari erano oggetto di propaganda,
ma anche iniziative economiche.

ARCO DI PORTOGALLO à vedi slide due rilievi che appartengono allo stesso stile che fanno parte dell’Arco di
Portogallo a Roma, arco datata in epoca di Aureliano, imperatore del 270/275 noto per aver abbandonato
la Dacia, attuale Romania. Arco di Portogallo è arco trionfale dove vengono riutilizzati monumenti di epoca
precedente à reimpiego. Quest’arco sorgeva nell’attuale Via del Corso. Vedi disegno Arco di Portogallo.
Sorgeva nei pressi dell’ambasciata portoghese (per questo il nome), e fu demolito all’inizio del 1600 per
rendere agevole la strada. Quando l’arco fu demolito i due rilievi che lo decoravano furono conservati e si
trovano oggi restaurati nel Palazzo dei Conservatori a Roma. Dei due rilievi quello più noto (a sx nella slide)
mostra una cerimonia di cremazione. Siede una figura femminile in diagonale con una torcia in mano che è
la personificazione dell’eternità che porta in cielo l’imperatrice Sabina moglie di Adriano. Primo esempio di
una apoteosi di un’imperatrice. Adriano assiste a dx seduto, e ai suoi piedi c’è una figura maschile che lo
osserva che è la personificazione del Campo Marzio.

La scena mostra 4 personaggi, 2 storici (imperatore e sua moglie) e 2 personificazioni (Campo Marzio e
eternità)

L’altro rilievo (a dx) mostra un adlocutio , discorso dell’imperatore in piedi con un tempio sullo sfondo
circondato da personificazioni. Forse è adlocutio funebre.

BASE DELLA COLONNA DI ANTONINO PIO à nel cortile dei Musei Vaticani a Roma. Grande monumento
presente anche in un sesterzio. Antonino Pio è il successore di Adriano, al potere dal 138 al 161. La colonna
è andata perduta, si distacca dal precedente della colonna di Traiano. E’ il suo monumento funerario. Eretta
nel 161 d.C. o poco dopo nel Campo Marzio. Dedicata al Dio Antonino. Del monumento è conservata la
base e una parte piccola del fusto. Il fusto della colonna era un monolito, non era istoriata come quella di
Traiano e quella successiva di Marco Aurelio, ma era colonna monolitica di enorme dimensioni di cui si è
conservata una piccola parte inferiore con un’iscrizione in greco che informa che la colonna è stata estratta
durante il Regno di Traiano. Colonna in origine di dimensioni colossali che rimase inutilizzata fino al 161 e
che poi fu collocata sopra la base che è l’unica parte ben preservata della colonna, anche se restaurata. La
base presenta 4 lati, di cui uno più noto ha una scena di apoteosi (vedi sotto), dalla parte opposta c’è
l’iscrizione e negli altri 2 lati ci sono due scene parallele di decursio, cioè di processione militare.

Lato Apoteosi = dominato da una figura maschile alata con un mantello sulle spalle, un globo con lo zodiaco
sulla mano sx attorno al quale si avvolge un serpente. La figura alata porta al cielo la coppia imperiale
deificata accompagnata da due aquile. Le figure in alto sono Antonino e Faustina, sua consorte, che
vengono rappresentati nell’iconografia più elaborata, ma la stessa del rilievo precedente di età adriana,
cioè forma di apoteosi con le figure dei defunti e una coppia di aquile con l’imperatore con lo scettro. La
figura alata è una sorta di ibrido, ed è o rappresentazione dell’eternità (più probabile), o è un genio del
secolo aureo dell’età dell’oro. Dal p.v. stilistico la figura ha una forte connotazione classicista. Le altre due
figure occupano la parte bassa: a dx in basso c’è la Dea Roma, seduta su una catasta di armi appoggiata a
uno scudo rotondo con l’immagine della lupa che allatta, con l’elmo e in abito amazzonico, la quale con un
gesto saluta i due defunti innalzati dall’Eternità. In basso a sx c’è una figura di un giovane con dorso
scoperto che forse è il Campo Marzio per via del fatto che nella mano sx regge un obelisco che era quello
che serviva da Gnomone nel complesso di gigantesca meridiana.

Lato decursio = la decursio era cerimonia funeraria che si articolava in due fasi: contemplava prima una
processione, dove il corpo dell’imperatore veniva portato fino alla curia imperiale, e poi la seconda
cerimonia era una corsa antioraria a cavallo intorno alla curia imperiale à primo esempio di parate militari a
carattere funebre. Al centro parte della processione con soldati, intorno 17 cavalieri che compiono la corsa
a cavallo intorno alla curia.

All’interno dello stesso monumento vengono scelti due stili diversi a seconda della tematica: tematica
aulica dell’apoteosi necessita di uno stile classicistico evidente nelle figure VS tematica come decursio ha
resa spaziale non classicistica dove le figure sono rappresentate in una fittizia resa spaziale.

ARCO DI COSTANTINO à ci sono 8 rilievi in alto chiamati “Rilievi di Marco Aurelio” (ce ne sono altri tre al
Museo del Conservatori à in tutto sono 11). Marco Aurelio regna tra il 161 e il 180. A partire dal 167
sostenne una lunga campagna bellica contro i popoli del Nord, i Marcomanni, che erano scesi fino a
Aquileia e costrinsero l’imperatore a reagire e iniziare 10 anni di guerra, fino al 176 d.C. quando Marco
celebrò il trionfo. E’ lo stesso tema che troviamo nella Colonna di Marco Aurelio, cioè la celebrazione delle
guerre Marcomanne. Qui le guerre sono celebrate secondo la tradizione della “grand tradition”, che vede
combinazione di elementi storici e allegorici e divinità e figure mortali. Questi pannelli sono il culmine e la
fine di questa tradizione. Nei rilievi reimpiegati nell’arco, le teste furono sostituite con la testa di Costantino
à sostituisce il volto barbuto di Marco Aurelio con il suo. Nel Museo dei Conservatori si conserva la testa
originale di Marco Aurelio. La collocazione originaria dei rilievi spostati poi nell’arco di Costantino forse era
in un arco innalzato in occasione del trionfo del 176. Gli 11 pannelli celebrano quindi la guerra e le virtù
dell’esercito. E’ una narrazione per temi delle guerre Marcomanne.
Prima scena a sx à pannello della Profectio = cerimonia di partenza della guerra, che ha un’iconografia
standard, con la figura dell’imperatore accompagnata da una serie di soldati, dietro c’è la porta trionfale
con una quadriga di elefanti (vedi secondo pannello arco di Tito), e poi c’è una donna ideale a cui Marco
Aurelio è rivolto à figura femminile semi panneggiata che regge con la mano la ruota di un carro, e è la
personificazione della Via Flaminia, via che andava verso Nord che l’imperatore percorse.

Scena Iustratio = purificazione che avveniva prima del sacrificio. Scena molto affastellata, al centro c’è
l’imperatore con la testa di Costantino circondato da pretoriani, altri soldati, musici, e su un altare si sta
eseguendo il sacrificio. Figure in una diversa altezza per rendere profondità spaziale in realtà inesistente.

26/04/2021

Serie di 11 pannelli rilievi in marmo (vedi fine di scorsa lezione) à gruppo di rilievi reimpiegati nell’Arco di
Costantino nel numero di 8, riconoscibili per il fatto che la testa di Marco Aurelio è sostituita da una testa di
Costantino inserita al momento del rilievo, intorno al 315 d.C., quando fu costruito l’arco, andò perduta nel
tardo medioevo e sono ripristinate nel 700. Tre rilievi della stessa serie, con stesse tematiche e stile analogo
e stesse dimensioni, oltre agli 8, per un totale di 11, si trovano oggi nel Museo dei Conservatori e fanno
riferimento a campagne militari contro popoli del Nord con duplice trionfo. I rilievi sono l’ultima
testimonianza della “Grand tradition” (stile classicistico e linguaggio trionfale caratterizzato dalla
compresenza di figure storiche e figure ideali).

Pannelli con attinenza più diretta alla guerra à rilievo aureliano “Rex datus” à indica l’investitura da parte di
Marco Aurelio (a sx sopra la tribuna) con dietro un personaggio che ricorre spesso. Contrasto fra humanitas
dell’imperatore filosofo e volto del militare che concretamente prevedeva alle operazioni. La figura appena
sotto l’imperatore è un barbaro che dà le spalle all’imperatore che regge una corona sopra la sua testa =
iconografia simile a quella di un sesterzio di Traiano (vedi slide). Nel pannello quindi Marco Aurelio
presenta il nuovo re ai suoi soldati.

Pannello “Adlocutio” e presentazione dei prigionieri à la figura dietro l’imperatore è Pompeiano, mentre di
fronte all’imperatore c’è rappresentanza dei vati corpi militari da cui si distinguono due pretoriani con
pelliccia rossa.

Nel pannello di dx (presentazione dei prigionieri) l’imperatore in veste da viaggio dietro a Pompeiano sta
dritto sulla tribuna e presenta i barbari prigionieri. La presentazione dei prigionieri è un tema che si trova
anche nelle colonne ed è un rilievo noto, perché è una delle prime rappresentazioni del dolore morale.

Rilievo “submissio” (a sx nella slide) à imperatore accoglie una coppia di barbari, dove la figura più anziana
ferita è sostenuta da suo figlio, ed è scena che troviamo per la prima volta nella coppa di Boscoreale.
Imperatore seduto accoglie due barbari e sottolinea la sua clemenza. Sentimento di pietà, nell’espressione
empatica dei soldati vicini.
Rilievo “clementia” (a dx nella slide) à Marco Aurelio è a cavallo e la testa di Marco Aurelio si è conservata à
uno dei tre pannelli al museo dei Conservatori. Marco è a cavallo con Pompeiano dietro a cavallo e in basso
ci sono barbari inginocchiati di fronte all’imperatore e c’è la clementia dell’imperatore. E’ variante del tema
della submissio visto varie volte nella colonna traiana.

Scena “adventus” à inaugura una serie di 4 scene successive che si riferiscono al ritorno vittorioso
dell’imperatore a Roma. Adventus = ritorno. Marco è al centro con un pesante mantello da viaggio e la
testa sostituita da quella di Costantino. E’ circondato solo da divinità e personificazioni (unico caso) à sulla
dx c’è una porta trionfale e dietro viene aggiunto il tempio della Fortuna, divinità che si collegava al ritorno
trionfale dell’imperatore. Imperatore circondato da 5 figure: quella in alto con una cosa in testa è una
Vittoria. A sx dell’imperatore c’è Marte, con veste militare e scettro in mano. A dx c’è una personificazione
di Virtus. In secondo piano vi è tra Marco e Virtus l’immagine di Felicitas, mentre tra Marte e Marco vi è
un’altra figura che non si sa chi sia, ma è personificazione con il capo velato identificata con varie figure tra
cui l’imperatrice divinizzata. All’adventus (ritorno trionfale) segue il ritorno vero e proprio

Rilievo trionfo à riduzione dell’iconografia del trionfo vista nell’arco. Anche qui la figura dell’imperatore è
sovrastata da una figura di Vittoria che regge la corona. Marco è piuttosto a dx del carro, e c’è una parte
libera con il tempio. Ipotesi è che sul carro in origine c’era il figlio 15enne di Marco, Comodo, che fu ucciso
perché non era modello di imperatore buono. Il volto di Marco è molto realistico e non sembra entusiasta
del trionfo, perché sottolinea la responsabilità dell’imperatore.

Rilievo sacrificio à stile più classicistico con figure di cui è conservata la proporzione con teste tutte sullo
stesso livello. Il sacrificio ha luogo all’aperto, di fronte al tempio di Roma. Uno dei rilievi finiti al museo dei
Conservatori. Marco è vestito con una toga, dietro spunta Pompeiano.

Con questo si conclude il ciclo tradizionale con tematiche che sottolineano le virtù del sovrano (scene
sacrificio, pietas, trionfo, virtus, clementia, barbari)

C’è un ultimo pannello che si trova reimpiegato nell’arco di Costantino che presenta una conseguenza civile
della campagna militare, cioè scena di congiarum

Pannello Congiarum à disposizione di denari al popolo al termine della campagna militare. Pannello riferito
a un passo noto di Cassio relativo a una promessa fatta da Marco Aurelio. La scena mostra l’imperatore
seduto su una sella (non rimanda alle campagne militari), a Roma di fronte a un porticato con delle corone
tra una colonna e l’altra che è rappresentazione del foro di Traiano (colonnato della gigantesca Basilica
Ulpia del foro di Triano). Scena che ha una connotazione ideologica à sottolinea la virtus imperiale della
“liberalitas” = generosità dell’imperatore verso il popolo. Ambito economico e sana gestione delle cose
pubbliche. Perché una scena così viene inserita all’interno di una sequenza con carattere militare? A partire
dall’età di Aurelio (seconda metà del secondo secolo d.C.) il concetto di liberalitas si mescola con il concetto
di sicuritas, sicurezza fornita dall’imperatore che garantisce la sicurezza dell’impero tramite le campagne
militari. Scena con connotazione classica. Una figura distribuisce al popolo, rappresentato da figure in
tunica, del denaro. Riprende iconografia di un sesterzio. Tema della liberalitas ricorre fin dall’età giulio-
claudia. La figura di Marco Aurelio non rappresentava forse un personaggio reale ma la statua di un
personaggio storico, cioè Erode Attico, importante e celebre al tempo di Aurelio, che eresse una grande
fontana monumentale. Dal p.v. compositivo è evidente la tendenza del tempo di focalizzare il quadro su
unica figura, imperatore che viene gerarchicamente posto come figura centrale del pannello + caratteristica
evidente della frontalità, che è una sorta di annullamento dello spazio. Questa accentuazione della
frontalità prosegue nel corso del 3 secolo e diventerà uno degli elementi fondamentali dell’arte
tardoantica.

Lo stile di questi rilievi è classicistico. Periodo dove coesistono manifestazioni artistiche diverse. Lo stile dei
rilievi è legato alle grand tradition.

Negli stessi anni viene eretta la COLONNA DI MARCO AURELIO, ancora oggi in piazza Colonna. Come il
grande fregio traianeo sintetizza e illustra in maniera un po’ più cronachistica die fatti à più realistica del
fregio. Le due colonne celebrano quindi le campagne militari. La colonna è ispirata al modello precedente di
Traiano e fu completata in poco più di 10 anni nel 192/193. Nella sommità, come in quella della colonna
traiana c’era l’immagine di Traiano in corazza, c’erano le statue in bronzo di Marco e della sua consorte
Faustina Minore che andarono perdute sostituite nel 1589 nell’operazione di cristianizzazione delle
colonne, come in Traiano mettono Pietro, qui mettono la statua di San Paolo. Non è noto il contesto
originario della colonna di Aurelio, si sa che stava all’interno del cortile del tempio di Divo Marco.

La colonna ha la stessa altezza del busto di quella di Traiano (quasi 30 m), ma il fregio qui è più alto. Ci sono
116 scene, scene più grandi di quelle di Traiano (che sono quindi di più) e ci sono meno figure. Elementi
comuni con colonna di Traiano: le due parti del fregio sono divise da una grande immagine di Vittoria.
Rispetto a quella di Traiano, le scene che possono essere qui storicamente identificate sono pochissime.
Una di queste è

Il miracolo della pioggia à correlazione con episodio citato da Cassio chiamato appunto “Il miracolo della
pioggia” à i barbari avevano circondato i romani aspettando la loro fine per il caldo e la sete, impedendo
loro di raggiungere corsi d’acqua, ma la pioggia salvò i romani. Nel pannello, inventato, in alto il demone
alato era ricoperto di rigoli d’acqua, che è la pioggia che da un lato permette ai romani di dissetarsi, e
dall’altro trascina sul fiume in piena i barbari. Scena senza parallelo in arte, è invenzione del maestro della
colonna di Marco Aurelio, soprattutto nella figura del demone. Fa venire in mente però la scena della
colonna traiana della “Battaglia di Tapae” (affianco ai romani combatte Giove rappresentato col mantello =
verificatio) à comunque è diverso perché qui il demone è quasi figura magica che compare per salvare dal
pericolo, non è personificazione.

Scena di decapitazione à barbari decapitati da compatriotti, barbari nelle loro tipiche vesti. Scena cruente e
significativa con resa del dolore fisico e spirituale

Devastazione di un villaggio à soldati trascinano via donne per capelli e portano via bambini. Marco Aurelio
in veste da viaggio assiste. Devastazione. La drammaticità della scena è evidente in vari protagonista.
Scena adlocutio à imperatore rappresentato in piedi all’interno di un circolo di soldati, è in piedi in una
tribuna che proclama alle truppe ordinati, e il princes è al centro della scena con Pompeiano dietro e soldati
ai fianchi (diverso da colonna di Traiano dove nelle scene di Adlocutio l’imperatore era posto di profilo e
parlava alle truppe, non leggeva, e era posto nello stesso spazio delle truppe), qui invece l’imperatore è
rappresentato frontalmente e parla a noi, non legge alle truppe (Traiano è ancora nella tradizione
augustea). Lo spazio diventa sempre meno importante e diventa importante il concetto da esprimere.

Marcia di soldati à legionari che hanno la stessa gamba avanzata e le stesse pieghe, stessi gesti e oggetti.
Figure che mostrano una sorta di deliberata ripetizione di schemi che contrasta con la libertà compositiva
della colonna traiana.

DIFFERENZE COLONNA TRAIANA E DI MARCO AURELIO: Molti aspetti della colonna di Marco Aurelio sono
caratterizzati da uno stile espressionistico tipico di una visione ottica e non più plastica della forma à nella
colonna di Marco Aurelio i particolari sono resi con una serie di solchi di trapano, non con scalpelli. Le
pieghe non si ottengono scolpendole, ma incidendo, in negativo. Quello che conta nella colonna non è la
realtà plastica ma l’effetto ottico che da lontano faceva si che la veste potesse essere interpretata come una
veste di pieghe che si sovrapponevano anche se in realtà è superfice piatta. Nell’epoca di Marco Aurelio
assistiamo a un cambiamento stilistico, che si trova nella colonna ma anche nei sarcofagi. C’è differente
concezione dello spazio à le figure raramente si trovano in un paesaggio, manca di profondità, figure
frontali. La colonna di Marco Aurelio è ambigua, perché da un lato ha un espressionismo aggressivo con
immagini forti e gesti drammatici, dall’altro ha un valore puramente ornamentale evidente nelle scene
delle marce dei soldati. C’è lontananza stilistica tra la colonna e i rilievi aureliani. Si assiste alla nascita di
nuovi modi espressivi e alla fine della tradizione della grand tradition del secolo precedente.

Con il regno di Comodo si conclude l’era degli imperatori adottivi, Alla sua morte nel 142 c’è periodo di crisi
risolto con la proclamazione di Settimio Severo, africano governatore della Pannonia che nel giro di pochi
anni si libera degli avversari e regna fino al 211 inaugurando la nuova dinastia Severiana che finirà nel 235,
anno in cui inizia il lungo e drammatico periodo dell’anarchia militare.

Settimio severo è imperatore soldato, sostenne numerose campagna militare, tra cui quella in Oriente
contro i parti.

ARCO DI SETTIMIO SEVERO à nel foro romano. Eretto nel 202. L’arco per molti aspetti presenta
caratteristiche stilistiche e di contenuto diverse da quelle degli altri archi già visti.

27/04/2021

2 monumenti, entrambi archi: arco di Settimio Severo + arco degli Argentari (foro Boario) à questo non è
arco trionfale, ma piuttosto una porta, ma è interessante perché è un caso della “damnatio memorie”
Settimio Severo sostenne numerose campagna militare tra cui quella in Oriente contro l’impero partico,
vero grande antagonista di Roma fin dall’età repubblicana. La campagna partica di Settimio Severo inizia
all’inizio del suo Regno e si conclude nel 198 con il trionfo dei romani, celebrato nel 202 quando viene
eretto l’arco per commemorare il trionfo partico

ARCO DI SETTIMIO SEVERO à nella zona nord occidentale del foro romano. Per commemorare il trionfo
romano contro i parti. In una moneta compaiono una quadriga centrale e figure a cavallo, solita tipologia di
statue che decoravano l’attico. L’arco è giunto quasi intatto, ma nel 283, poco prima che Diocleziano
prendesse il potere, alla fine dei 50 anni di anarchia vi fu un grande incendio nella zona nord occidentale
che distrusse diversi monumenti fra cui la curia Julia eretta da Augusto. L’incendio rovinò la superficie dei 4
grandi pannelli a rilievo sopra ai fornici minori che costituiscono l’apparato figurativo dell’arco di Settimio
Severo. Nell’attico, in alto, vi è la descrizione dedicatoria ripetuta sui due lati che occupa in larghezza tutto
l’attico (diverso dagli altri archi), ed è molto lunga e racconta come sconfiggendo i nemici i Severi hanno
assicurato a Roma pace e ricchezza. Dal p.v. architettonico la struttura è tradizionale, ci sono tre fornici
(centrale grande e laterali più piccoli) divisi da colonne di ordine composito (combina il calatus dell’ordine
corinzio con la parte superiore di ordine ionico), colonne staccate dal corpo (colonne libere) con delle basi
che presentano delle immagini di barbari prigionieri, con vesti tipiche e mani dietro la schiena, non con stile
aulico tipico dei rilievi aureliani, ma stile espressionistico e stilizzato dalle proporzioni non perfette. Il
fornice centrale è estremamente decorato, anche l’intradosso, e richiama il busto “Horror Vacui” (paura del
vuoto) che caratterizza l’età Flavia (riprende modi di arco di Tito dell’età Flavia) à decorazione con forti
contrasti chiaro scurali e decorazione ricca. Sopra l’estradosso nei pennacchi (triangoli) ci sono delle figure
di Vittorie che reggono dei trofei e sotto ci sono delle figure alate, personificazioni identificate come geni
stagionali. Rispetto a archi trionfali come quello di Tito o di Traiano a Benevento, questo non presenta
rilievi nello stile della Great tradition, ma rilievi che si appoggiano alla tradizione delle pitture trionfali,
pitture perdute che fin dall’età repubblicana venivano portate nei trionfi per celebrare l’impero romano.
Forse questi rilievi non erano stati concepiti subito per l’arco.

4 rilievi à 2 rivolti verso l’esterno, 2 verso l’interno à raffigurano delle conquiste di città partiche. Chi
progetta questo arco lo concepisce come una struttura tradizionale ma con inserite delle illustrazioni di
imprese di Settimio Severo che danno un carattere totalmente militare + fregio più piccolo.

Lo stato di conservazione dei rilievi è pessimo, anche a causa dell’incendio. Per descriverli bisogna
appoggiarsi a dei disegni tardo seicenteschi che fanno parte di una famosa pubblicazione sugli archi degli
imperatori in cui Pietro Santi Bartoli cercò di interpretare i resti dei 4 pannelli. Sono abbastanza leggibili, e
si vedono scene di assedio della città, ma la superficie è rovinata.

Nel lato verso il foro le rappresentazioni indicano la conquista della città di Nisibis da una parte e Edessa
dall’altra. I pannelli 3 e 4 presentano invece le conquiste della città di Seleucia e quella della capitale partica
di Crisifonte. La campagna militare è ridotta quindi a eventi simbolo, cioè conquiste di città. I rilievi sono
divisi in registri, fasce orizzontali, come erano le pitture trionfali. Sono rappresentazioni in pietra delle sue
vittorie che Settimio ordinava durante la guerra.
Pannello 1 à scena che inizia dal basso dove dei legionari romani escono da una struttura che è un
accampamento à base che i romani avevano a Carre. Il registro inferiore è occupato dall’esercito romano
che esce e ha con i barbari il primo scontro nel pannello centrale. Barbari con le vesti tipiche. La figura in
alto a dx a cavallo è forse il re partico che fugge come segno della sconfitta. La scena in alto a sx, successiva
alla battaglia, è scena di adlocutio à simile a quella dell’arco di Marco Aurelio, con l’imperatore in posizione
più elevata rispetto ai soldati che sono a dx e sx. Settimio è al centro, con mano che indica truppe, in piena
frontalità (abbandono spazio fittizio con imperatore di profilo). La città in alto a dx è Nisibis, prima
conquista di Settimio.

Pannello 2 à conquista di Edessa. Scena centrale sembra una presentazione di barbari di fronte
all’imperatore. Nel registro inferiore a sx c’è Settimio e i suoi lungo tenenti. Settimio osserva l’esercito
romano e con un ariete si avvicina verso la città di Edessa da cui dei barbari si avvicinano verso i romani con
gesti di resa. La scena superiore e di difficile interpretazione.

Pannello 3 à nella metà inferiore vi è assedio alla città di Seleucia sul Tigri. I romani hanno macchine
belliche per attaccare le mura, i parti sono dentro la città e fuggono a cavallo da entrambe le parti, I romani
si riparano con scudi dagli oggetti lanciati dalla città. La scena è assedio dei romani e conquista con i
cavalieri partici che abbandonano la città. Questa scena è in pendant con scena superiore dove c’è una città
con i barbari in ginocchio, tutto reso con uno stile infantile. La città è la stessa e la scena è la conseguenza
dell’attacco dei romani, quindi la popolazione si consegna a Settimio. Nel registro subito sotto c’è
imperatore e barbari in ginocchio. Il pannello è diviso in due parti: resa sotto e submissio (resa) sopra.

Pannello 4 à rivolto verso il Campidoglio. Mostra la presa di Ctesifonte, capitale dei parti, e fatica conclusiva
dei romani, Scena di assedio con barbari dentro la città, soldati che attaccano con macchine belliche. La
scena si conclude in alto con un’altra adlocutio, scena che rientra all’interno della tradizione
dell’imperatore in piena frontalità, come nella colonna di Marco Aurelio.

Questa standardizzazione dei temi (tutti e 4 pannelli hanno città che si difende, esercito che attacca,
adlocutio), con figure tozze e inorganiche, e impoverimento formale, che si trova anche nel fregio che corre
sotto i pannelli. Il fregio presenta lo stesso schema, cioè una sequela di carri che si dirigono verso una figura
seduta di fronte a barbari in ginocchia à scena di submissio in cui il protagonista non è più l’imperatore ma
la Dea Roma rappresentata seduta nella tipica iconografia. La clementia non è più qualità imperiale ma di
tutta Roma, A sx c’è processione di carri, al centro figura femminile grande come Dea Roma con capo
caratteristico, ed è la personificazione della Partia sconfitta, che ha la testa verso i parti sconfitti portati dai
romani di fronte alla Dea Roma.

Contemporaneamente all’arco, nel foro Boario viene eretto

ARCO DEGLI ARGENTARI à Foro Boario, monumento di commissione privata di piccole dimensioni (alto
poco più di 6 m), e fu chiamato nel rinascimento “arcus argentarionum”. Non è arco trionfale ma porta
monumentale fatta erigere dagli Argentari in onore di Settimio. Non è monumento ufficiale ma privato.
L’arco che ora è isolato dal p.v. delle strutture antiche, è entrata a un progetto architettonico ignoto, forse
una scuola. Ha una parte inferiore di travertino che sostiene l’elevato in marmo. C’è una serie di rilievi mal
conservati all’interno. La decorazione è tipica dell’età severiana perché è ricca con mescolanza di elementi
vegetali e decorativi e elementi figurati. I pannelli interni, principali, hanno entrambi una struttura simile,
cioè hanno delle lesene (pilastri piatti ai lati) con capitelli compositi (tipici età severiana), pilastri decorati da
cespo d’acanto che finiscono con aquila imperiale, Sopra ci sono due Vittorie con palme in mano, segno di
trionfo, che depositano la corona sopra la testa delle figure rappresentate al centro, e nella parte inferiore
c’è scena di sacrificio con abbattimento di un toro a cui fanno rif gli oggetti nel registro subito sopra che
fanno parte della tipica iconografia sacrificale. I rilievi più noti sono quelli che presentano la famiglia
imperiale e mostrano le due coppi imperiali che sacrificano di fronte a un altare pieno di frutti.

Il monumento è un caso di damnatio memorie, quel fenomeno che comportava la scomparsa di immagini o
iscrizioni riferite a un imperatore o a un membro della casa imperiale à in origine i membri della casa
imperiale raffigurati in ciascun pannello erano 3 (totale 6), mentre ora 2 da una parte e 1 dall’altra. Nel
pannello c’è immagine di Caracalla che sta sacrificando da solo, ma in origine era rappresentato con la
moglie Plautilla e il padre di lei, il prefetto del pretorio di Settimio Severo che fu ucciso poco dopo la
costruzione dell’arco, forse per ordine dell’imperatore. Le figure vengono quindi tolte e rimane solo
Caracalla, perché nel 211 viene uccisa Plautilla. L’iscrizione che compare è stata privata dai tre nomi
dannati.

Caratteri formali: dissoluzione della forma organica, frontalità insistita, bidimensionalità delle figure,
panneggi schematici, proporzione falsate à elementi tipici della tradizione tardo antica + sacralizzazione
della figura dell’imperatore tramite visione frontale.

Uno degli ultimi monumenti che si colloca a Roma, perché poi inizia il periodo di anarchia monumentale in
cui l’attività monumentale si attenua. I monumenti ricominciano poi con Diocleziano e Costantino.

LEPTIS MAGNA à in Africa, nell’odierna Libia, dove tradizionalmente vi era una serie di empori che erano
terminali del traffico trans sahariano, Su questi empori furono fondati le colonie più importanti fra cui
Leptis Magna. In epoca augustea inizia il processo di integrazione. Nel corso del I e II sec la regione
approfitta delle generali condizioni di benessere, e si vede da opere utilitarie, come argini e sbarramenti per
i fiumi, che servivano per accumulare terreno fertile, o mura erette per proteggere i terreni coltivati dai
bestiami delle popolazioni nomadi. Il periodo successivo ai severi segna una cesura.

Quartiere severiano eretto da Settimio Severo nei primi 15 anni del III sec. d.C., con foro e via colonnata.
Successivamente ci sarà deromanizzazione del territorio. Sono stati registrati anche vari terremoti nel corso
dei secoli, che hanno danneggiato opere e fatto muovere popolazioni interne. Poi avvenne la totale
deromanizzazione con la conquista bizantina e poi con la conquista araba.

Leptis è una colonia che ha un origine punica, forse databile fino alla metà del VII sec., ha sviluppo
economico felice grazie alla posizione tra Mediterraneo e Nord Africa e segue il destino di tutta la zona,
quindi viene abbandonata dopo la conquista araba forse nell’XI sec. Rimane abbandonata sotto una coltre
di sabbia. Fu poi visitata e spogliata di colonne e marmi e altro, che emergevano dalla sabbia. Scavi
archeologici iniziano con gli italiani subito dopo l’occupazione della Libia nel 1913 e vi sono scoperte negli
anni 20 e 30. Dagli anni 60 vi fu missione americana che ha scavato e ha trovato resti riconducibili alle fasi
fenicie e puniche. Topografia città: topografia di età romana, sviluppata in strade strette e irregolari verso il
porto. I romani fondano il foro nella piazza legata al porto, e la piazza del mercato fu regolarizzata
costruendo vari tipi di edifici: basilica, tre templi uno a fianco all’altro, porticato su tre lati in forma
irregolare, edifici eretti dopo. Il quartiere augusteo si allarga anche nell’area a sud ovest con la costruzione
di un teatro, collocato in un contesto monumentale dove compare un grande porticato (tipico abbinamento
romano), che serviva per accogliere gli spettatori prima e dopo lo spettacolo in caso di maltempo. Questo
enorme complesso (22/23 à vedi slide) è un edificio termale di età adrianea. Il grosso di Leptis è comunque
di età di Settimio, che fa iniziare i lavori della parte più grande, e della sua età è anche l’erezione di un arco
quadrifronte posto fra il decumano principale e il cardo à secondo delle indagini recenti, in realtà l’acro era
stato eretto già nei primi decenni del II sec. d.C., e fu riutilizzato dai Severi quando ricevette un paravento
marmoreo. L’arco fu intenzionalmente distrutto quando fu oggetto di incursioni da parte di popolazioni
locali. Si tratta di una struttura in calcare con 4 piloni angolari e una cupola con dei pennacchi tra
l’estradosso dei 4 archi e l’architrave che corre lungo i 4 lati. Le colonne sono libere, staccate dal corpo
centrale dell’arco, gli angoli sono decorati in maniera ricca da pilastri con decorazioni vegetali. C’è il
frontone spezzato. Nei pennacchi c’è rappresentazione delle Vittorie. Nel frontone degli amorini. Ci sono 4
rilievi dell’attico e 8 rilievi nell’intradosso dei 4 fornici. La datazione tradizionale del monumento è fra la
visita imperiale del 202, ma i rilievi devono essere stati fatti prima del 205, quando venne ucciso il prefetto
del pretorio (vedi prima), perché qui lui non compare quindi doveva essere già morto. Tra 202 e 209. La
decorazione in rilievo è molto ricca ma fatta in fretta.

4 pannelli attico: 2 rilievi che mostrano scene di una processione trionfale, 3 con scena di sacrificio e 4 con
motivo della concordia. In tutti i pannelli la famiglia imperiale era al centro della rappresentazione.

Pannello 1 à Settimio Severo con i 2 figli tutti con corona di alloro. La famiglia è sul carro trionfale. E’ il
pannello meglio conservato. Contrariamente agli esempi di epoca Flavia o aureliana le figure imperiali non
sono volte verso le altre figure ma verso lo spettatore. Ogni elemento è gerarchicamente subordinato alla
figura dell’imperatore. Il rilievo fa parte della tradizione dell’età imperiale ma troviamo rottura dal
linguaggio classico e fine dell’illusionismo spaziale. Le figure in questo pannello sono senatori in toga a
cavallo. Tema carro decorato con Vittoria e palma tipico della tradizione precedente, ma tutto reso con stile
che non ha niente a che vedere con la tradizione dei rilievi dell’arco di Tito. Il carro è portato da una figura
giovane che ha al collo un enorme medaglione imperiale. In alto a dx c’è una struttura architettonica che è
tipica iconografia del faro, che riprende il fatto che Leptis Magna era nel Mediterraneo. Scena anomala di
trionfo che presenta elementi che fanno staccare dalla tradizione.

Pannello 2 à pannello della concordia. Si distingue da quello prima perché ci sono un numero limitato di
figure reali (4 à Geta, Caracalla, Settimio Severo e la moglie di Settimio). A ogni figura corrisponde una
divinità. La concordia compare anche nella monetazione. Le 3 figure principali sono Settimio Severo che
stringe la mano a Caracalla di fronte a Geta. Caracalla rappresentato come Augusto, e quindi parificato al
padre, il quale regge un bastone ricurvo, il litus, simbolo religioso.

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