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III-IV sec. La crisi del naturalismo nell’arte tardoantica e paleocristiana
Nel III sec. l’impero romano ha diversi problemi dovuti all’ampiezza ed ai problemi finanziari causati dalle
spese d’approvvigionamento dei territori, dell’esercito e dell’amministrazione pubblica. Per tutte queste
fragilità l’impero romano subisce diverse sconfitte. Nel 270 d.C. diventa imperatore Aureliano ma le
incertezze e difficoltà continuano fino a raggiungere l’apice negli anni 80 del III sec., quando a diventare
imperatore è Diocleziano. Il nuovo sovrano è un militare che da vita a numerose riforme nell’ambito
dell’amministrazione pubblica, del lavoro e degli organi statali, a tal proposito istituisce l’ordine tetrarchico
dividendo l’impero in quattro parti: una sotto il suo comando e assume il titolo di Augusto (d’Oriente), una
sotto il comando di Massimiano (Augusto d’Occidente), una governata da Costanzo Cloro e l’ultima da
Galerio. Questo ordine prevede che dopo 20 anni gli Augusti (imperatori) abdichino in favore dei due
Cesari (in questo caso Costanzo Cloro e Galerio) che a loro volta devono nominare altri due Cesari che
possano sostituirli. Roma progressivamente comincia a perdere il suo primato perché nel 287 d.C.
l’Augusto di Occidente sposta la capitale da Roma a Milano. Nel 305 d.C. Diocleziano si ritira nel palazzo
di Spalato e insieme a Massimiano abdicano ma il sistema tetrarchico subisce un intoppo per la morte
ravvicinata dei due nuovi Augusti nel 306 d.C. e 307 d.C., a questo punto scoppia una scontro fra i figli di
augusti e cesari, Massenzio, figlio di Massimiano, si autoproclama imperatore, e governerà fino al 312 d.C.
quando Costantino, figlio di Costanzo Cloro, lo sconfiggerà durante la battaglia di ponte Milvio. Nel 313
d.C. il vittorioso Costantino tramite l’Editto di Milano, concede la libertà di culto ai cristiani. Nel 324 d.C.
Costantino diventa l’unico imperatore dell’impero romano e sceglie Bisanzio (Costantinopoli) come
capitale dove rimarrà fino alla sua morte nel 338 d.C. Tra il 379 e il 395 d.C. Teodosio I è imperatore, nel
380 d.C. emana l’editto di Tessalonica per cui il cristianesimo diventa religione di stato, tra il 388 e il 391
d.C. risiederà a Milano ed alla sua morte l’impero viene diviso tra i due figli: Onorio in Occidente e
Arcadio in Oriente. Opere del III-IV sec.
L’arte ufficiale tardo-antica (approvata dall’impero) prevede un taglio netto che fa emergere figure e
panneggi tozze e stilizzate, simmetria assoluta, frontalità, tutto risolto su un piano senza uno studio attento
della spazialità, organizzazione gerarchica, scarsa attenzione alle peculiarità, all’individuo ed ai suoi tratti
fisiognomici a favore della monumentalità, spesso le figure ritratte sono imperatori, di conseguenza sono
figure molto grandi con caratteristiche fisiche che ne dimostrano la possanza e la grandezza morale (ad
esempio gli occhi incavati) e che hanno ovviamente valore simbolico e spesso politico, sempre più spesso
l’artista darà un senso di sacralità quando realizza opere raffiguranti gli imperatori che trasmetteranno
devozione e rispetto. Grazie a Costantino abbiamo anche numerosi edifici pubblici come le basiliche
caratterizzate da un’impressionante monumentalità e molti edifici di culto cristiano in quanto con il 313
d.C. i cristiani che finora hanno potuto esercitare la loro religione solo in case private o zone cimiteriali di
nascosto sentono la necessità di luoghi di culto che aumenteranno esponenzialmente dopo il 380 d.C.,
proprio per questo si sviluppano due tipi di architetture che via via subiranno modifiche ed adattamenti: la
prima è di tipo basilicale, cioè un corpo longitudinale a una o più navate divise da colonnati ad arco o
trabeati, facciata a capanna con spioventi con davanti un nartece/atrio che può essere ingrandito da un
quadriportico ospitante i catecumeni (aspettano il battesimo), soffitti a travatura a vista, in asse con
l’ingresso si sviluppano transetto (corpo trasversale che incrociandosi con la navata forma un grande arco
trionfale), presbiterio e abside. Per questo tipo di architettura i cristiani si rivolgono ovviamente ai
costruttori di basiliche romane per questo tra le due ci sono poche differenze, fatta eccezione per la
creazione dell’altare che è recintato da una pergola. La seconda architettura cristiana prevede una pianta
anulare o poligonale (dette piante centrali), questa tipologia in occidente riguarda soprattutto i martira
quindi costruzioni intorno ai luoghi che ospitano i corpi dei martiri assumendo quindi valore cimiteriale o i
LA MINIATURA FEDERICIANA
()De arte venandi cum avibus: si tratta di una sorta di manuale riguardante la passione di Federico II per la
caccia con il falcone. Ne conosciamo due esemplari
-De arte venandi cum avibus, 1260, Biblioteca Vaticana, Roma: viene fatto realizzare da Manfredi (figlio
di Federico II) sul modello dell'originale perduto. E' caratterizzato da soli due volumi ma è totalmente
illustrato
-De arte venandi cum avibus, Biblioteca universitaria di Bologna: questo esemplare è caratterizzato da 6
volumi
In ogni caso si tratta di un manuale molto ricco che non si limita a descrivere la caccia con
Si tratta di scene della vita di Cristo accanto a scene bibliche che già di per se si prestano a figurazioni più
dinamiche come la Strage degli innocenti
=Pilastri e pennacchi
-Sibille e profeti
=Basamento
-Leoni e leonesse stilofore con prede (sempre alternanza tra colonne con leoni e colonne senza)
-Figure femminili che personificano le sette arti liberali e la filosofia alla base della colonna centrale
Osservando le varie scene notiamo l'enorme capacità di Nicola Pisano nella lavorazione del marmo per cui
troviamo figure e volumi pieni, pose svariate, espressioni forti e gesti enfatici.
Possiamo confrontare le scene dei due pulpiti, considerando ad esempio la Natività notiamo sicuramente le
assonanze (Vergine al centro come una matrona, il bagnetto di Gesù, le pecore e i pastori nella parte
destra...), tuttavia nel pulpito senese osserviamo un naturalismo pungente, le figure sono molto più
verosimili e concrete, sembra quasi che la maschera di antichità sia caduta in favore del realismo. Il pulpito
senese ha anche una dinamicità e ritmo maggiori (nella scena del Giudizio universale l'angelo spinge via la
sinagoga, nel pulpito pisano l'episodio era meno forte, alcuni uomini si toccano la barba perché sconvolti
dalla morte di Cristo, la Vergine è svenuta e San Giovanni si porta un lembo della tunica agli occhi per
asciugasi le lacrime), una narrazione più vivace e un'attenzione ai dettagli ancora più fine (nella scena della
Visitazione oltre alle rughe di Elisabetta notiamo anche una forte attenzione negli abiti, vediamo infatti il
velo, la cuffia, gli ornamenti sugli scolli...).
Un'altra caratteristica del pulpito senese è il rilievo in forte aggetto che permette di ammirare
maggiormente la capacità di Nicola Pisano di distinguere i vari piani
()Arca di San Domenico, 1264-1267, San Domenico, Bologna: è un'opera realizzata da Nicola Pisano e
dalla sua bottega, si tratta del sepolcro che ospita il corpo di Domenico di Guzman (l'ordine domenicano e
l'ordine francescano fondati da San Francesco hanno un impatto enorme sulla città). L'arca è stata molto
rimaneggiata negli anni successivi in particolare da Niccolo dell'arca, Michelangelo e Alfonso Lombardi.
()Pulpito, 1301-1310, Pisa, Cattedrale: Giovanni Pisano è chiamato a realizzare un pulpito anche per la
cattedrale di Pisa in sostituzione del già esistente pulpito di Guglielmo che viene poi spostato nella
cattedrale di Cagliari. Non si tratta più di una struttura a pianta poligonale ma centrale, nel parapetto
troviamo delle iscrizioni che ribadiscono quanto Giovanni Pisano sia un grande artista, alla base invece
altre iscrizioni testimoniano che Giovanni Pisano abbia avuto dei problemi con l'operaio (direttore) dei
lavori della cattedrale di Pisa, infatti afferma che chi lo critica non è degno.
Il pulpito pisano riporta delle innovazioni, se lo confrontiamo con quello pistoiese infatti notiamo che ci
sono nuovi episodi, non ci sono più gli archi trilobi in favore di mensole figurate, il basamento ha una
decorazione più complessa e le singole lastre del parapetto non sono diritte ma circolari. Le illustrazioni
sono così organizzate>
=Parapetti
-Annunciazione, Visitazione e Nascita del Battista
-Natività di Cristo
-Sogno, viaggio e Adorazione dei magi
-Presentazione al tempio, i Magi davanti a Erode e Fuga in Egitto
-Strage degli Innocenti
-Cattura e Passione di Cristo
-Crocifissione
-Giudizio universale
-Profeti,apostoli, Cristo giudice nelle colonnine che spartiscono le illustrazioni
=Mensole
-Profeti, apostoli ed evangelisti
=Capitelli
-Sibille sui pilastrini dei capitelli
=Basamento
-Colonne con leoni stilofori
-Colonne spoglie
-Figure cariatidi, in particolare San Michele Arcangelo, Ercole, Cristo sostenuto dai quattro evangelisti,
Personificazione della chiesa sostenuta dalle virtù cardinali (temperanza, giustizia, fortezza e prudenza)
realizzata come una donna che allatta due gemelli
Sono sculture a tutto tondo che fanno emergere l'enorme attenzione naturalistica di Giovanni Pisano che
ben conosce l'arte gotica, le figure sono nelle più svariate pose, i panneggi seguono i corpi, ci sono sguardi
pieni di espressività e gesti enfatici. Allo stesso tempo Giovanni Pisano conosce l'arte antica di Roma,
possiamo notarlo infatti dalla statua della Temperanza realizzata come una donna nuda che cerca di coprirsi
seno e pube, essa non è altro che la traduzione in termini cristiani della Venus pudica
-Personificazione delle arti liberali e della filosofia che sostengono le virtù teologali ossia fede, speranza e
carità
TOSCANA
()Croce dipinta, Santa Maria degli angeli, Museo della Porziuncola (Assisi): Giunta Pisano realizza una
croce dipinta su fondo oro e decorata con alcune punzonature e la firma nella parte bassa. A livello
iconografico vediamo un Christus patiens, quindi un Cristo sofferente che soffre i segni della passione e ai
suoi lati i due dolenti classici quindi la Vergine e San Giovanni che mostrano la loro commozione e
sofferenza, la prima ad esempio si asciuga le lacrime. I corpi e le vesti sono animate da lumeggiature che
tradiscono la conoscenza di Giunta Pisano dell'arte tardo-comnena, inoltre osservando i volti vediamo le
sottolineature di bocca, occhi, collo...
()Croce dipinta, Museo di San Matteo, Pisa: è detta croce di san Ranierino in quanto proveniente dalla
chiesa di San Ranierino. Vediamo che rispetto alla croce di Assisi i tabelloni laterali diventano più decorati,
il corpo di Cristo si adagia in una S più pronunciata che sottolinea la pesantezza e i dolenti ai lati hanno
delle espressioni più forti, gli occhi infatti sono sgranati e ritorna la sottolineatura del volto. Non abbiamo
date certe per quanto riguarda le opere di Giunta Pisano quindi non sappiamo datare il cambio di stile ma
comunque sappiamo che è avvenuto in quanto l'artista conosce alcune opere di artisti occidentali (veneziani
in particolare) che lavorano nei territori crociati come San Giovanni d'Acri (Israele) dove si forma uno
scriptorium.
()Messale, 1250, Biblioteca capitolare di Perugia: è il prodotto dello scriptorium nato a San Giovanni
d'Acri dove i miniatori lavorano ibridando modelli iconografici bizantini con un senso del colore ed alcuni
elementi decorativi occidentali. Questo tipo di linguaggio può essere definito internazionale e viene
definito Commonwealth mediterraneo. Il Messale giunge in Umbria probabilmente tramite i francescani
che nel 1200 si trovavano in territorio crociato. Possiamo fare un confronto tra i dolenti di questa opera e i
dolenti della croce di san Ranierino, notiamo subito che hanno gli stessi occhi sgranati e le stesse posizioni,
l'espressività e l'emotività sono quindi al centro
()Croce dipinta, Bologna, San Domenico: è la terza croce realizzata da Giunta Pisano. L'opera è molto
sontuosa e preziosa dati i vari decori, il fondo oro e le crisografie sulle vesti, ritorna l'espressività del volto
di Cristo che trasmette tanta sofferenza, il suo corpo è pesante e forma una S e sembra invadere le
decorazioni, infine le sottolineature sono molto marcate. Osservando le tre croci è evidente un
avanzamento stilistico dovuto proprio alla conoscenza del Commonwealth mediterraneo e una profusione
di decorazioni. ()San Francesco e storie della sua vita, Museo nazionale di San Matteo, Pisa: è un opera di
Giunta Pisano che consiste in una tavola cuspidata con San Francesco al centro e scene della sua vita tutte
intorno. Questa tipologia di opera (diffusa soprattutto nel 1200) è detta tavola agiografica o vita icon in
quanto prevedono un santo al centro e scene della sua vita tutte intorno. Il preziosismo di Giunta Pisano lo
si vede non solo nell'aureola fatta tramite punzonature ma anche nelle lumeggiature delle vesti. Se
osserviamo le varie scene vediamo i primi tentativi di umanizzare il racconto sacro, l'astante ad esempio
alla vista del demonio (figura nera) dal quale la donna è liberata si porta le mani al viso in
UMBRIA
San Francesco muore nel 1226 e nel 1228 viene santificato, quindi gli viene dedicata ad Assisi la chiesa di
San Francesco. Chiaramente molti artisti lavorarono a questa chiesa e molti altri lavorano in generale in
Umbria.
Queste illustrazioni sono a cura del Terzo Maestro di Anagni che presta molta attenzione agli ornamenti ma
sono meno esasperati di quelli del collega Secondo Maestro di Anagni. ()Monastero dei Santi quattro
coronati, Roma: è un complesso che viene decorato dal Secondo Maestro di Anagni e Terzo Maestro di
Anagni. In particolare la cappella di San Silvestro è a cura del Secondo Maestro di Anagni che realizza le
storie di San Silvestro papa e Costantino, tutte le scene alludono alla superiorità del potere spirituale su
quello temporale, di conseguenze della chiesa sull'impero, perché in quegli anni c'è una forte tensione tra
Papa Innocenzo III e l'imperatore Federico II, di conseguenza questi affreschi hanno un forte valore
politico. Tra le scene vediamo>
-San Pietro e San Paolo appaiono a Costantino: vediamo Costantino malato a letto, San Paolo e San Pietro
gli appaiono e gli dicono di recarsi sul monte Soratte a trovare papa Silvestro che lo guarirà.
-Donazione di Costantino: in segno di ringraziamento Costantino dona alcuni territori A livello stilistico
vediamo una narrazione molto vivace e spigliata.
Nello stesso complesso il Terzo maestro di Anagni realizza una serie di affreschi nella cosiddetta Aula
gotica con funzione di tribunale o amministrazione della giustizia.
A livello iconografico la situazione è molto complessa, vediamo mesi e relativi mestieri (gennaio ad
esempio è rappresentato con tre facce per simboleggiare lo sguardo all'anno passato e lo sguardo all'anno
futuro), virtù che calpestano i vizi nella parte bassa e le arti liberali nella parte alta. Il tutto è contornato da
motivi vegetali e animali.
Ci sono comunque degli elementi dell'antico e del classico, gli animali che cacciano ad esempio rimandano
alla Roma antica che potrebbe essere rappresentata dalla Basilica di Giunio Basso.
()Santa Sanctorum, 1277-1280, Roma: si tratta di un complesso di mosaici e affreschi molto aulici
()Crocifisso, 1290, santa Maria Novella, Firenze: è un'opera di Giotto, se la confrontiamo con il Crocifisso
di Cimabue notiamo che entrambe presentano il perizoma “metallico” e i decori preziosi soprattutto nei
tabelloni. Tuttavia Giotto ha una capacità di studiare il corpo umano incredibile, Cristo infatti non forma
più una S ma il suo corpo sembra davvero andare verso il basso con tutta la sua pesantezza in modo
davvero realistico per un corpo morto. Giotto segna una svolta epocale che viene percepita da molti>
-Cennino Cennini è in un certo senso allievo di Giotto in quanto ha studiato con uno dei suoi allievi è ne è
molto fiero. Di Giotto afferma che è stato in grado di lasciare l'arte bizantina (greco) per l'arte ella sua
epoca, quindi è un artista moderno
-Dante Alighieri afferma che Cimabue è stato un grande artista ma Giotto lo ha sicuramente superato
-Lorenzo Ghiberti afferma che Giotto abbandona l'arte bizantina abbracciando l'arte nuova, inoltre ritiene
che è stato capace di portare a nuovo splendore l'arte della pittura ()Madonna Ognissanti, 1303-1305,
Uffizi, Firenze anche dal confronto di quest'opera con la Maestà di Cimabue notiamo che Giotto è un
innovatore, vediamo infatti un senso plastico ben studiato, una prospettiva più curata per cui i vari santi
sono posti su piani diversi e non c'è più quell'effetto di impilare i personaggi gli uni sugli altri.
()Figurazioni nella parte alta del transetto destro, Basilica superiore di san Francesco: l'artista lascia il
lavoro incompleto
=Cimabue
()Storie dell'Apocalisse, della Vergine e degli Apostoli, 1277-1280/1288-1292, Basilica superiore di San
Francesco, Assisi: Cimabue interviene con una serie di affreschi nel transetto della basilica superiore (a
sinistra vediamo le storie dell'Apocalisse, a destra le storie degli Apostoli e nell'abside le storie della
Vergine). Cimabue utilizza la tecnica dell'affresco per cui viene applicata la calce che ingloba il colore,
tuttavia non conoscendo bene la tecnica non aveva previsto che il bianco della calce avrebbe virato in nero
scurendo e rovinando la sua opera. Il suo intervento si svolge dopo quello del Maestro oltremontano, quindi
Cimabue interviene realizzando tutto il resto della decorazione completandola. Tutte le scene sono
inquadrate da incorniciature scorciate che simulano finte mensole (perché dipinte e non scolpite) con la
parte apicale a cassettoni secondo un decoro tipico dell'arte romana dell'epoca, Cimabue ne fa un uno molto
rigoroso in quanto simula una finta architettura sotto cui avviene una episodio. Cimabue si mostra attento
alla spazialità come nella scena Cristo e la Vergine in trono in cui vediamo una seduta ben frontale e tutti
gli affreschi sono caratterizzati dall'essere gremiti di persone (importanza alla coralità) come
nell'Assunzione della Vergine dove tra l'altro c'è una particolarità a livello iconografico Maria infatti è
Sponsa Christi, quindi si identifica con la chiesa in quanto non è solo madre ma anche sposa di Cristo. In
entrambi i transetti (destra e sinistra dell'abside) vediamo due Crocifissione dove la coralità crea effetti
dinamici impressionanti, in particolare abbiamo da una parte della croce i Giudei, uno dei quali tira la veste
di Cristo e dall'altra le donne con Giovanni che stringe la mano alla Vergine, mentre la Maddalena tende la
braccia verso il Cristo, ovviamente il senso della drammaticità è forte. Cristo è sempre nella posizione ad S,
tuttavia c'è un dato fortemente naturalistico dato dal perizoma che sembra in movimento, ciò è in linea sia
col il giudeo
()Volta degli Evangelisti, Basilica superiore di San Francesco, Assisi: la volta in parte è crollata nel
terremoto del 1997. Cimabue realizza insieme a San Marco una veduta dell'Italia, ciò testimonia in maniera
chiara un'attenzione naturalistica in quanto vediamo celebri edifici della Roma antica tutt'ora conosciuti,
come il Pantheon riconoscibile come l'edificio dalla cupola con l'oculo, il palazzo del senato che si
riconosce dati gli stemmi sulle mura della famiglia Orsini...
=Iacopo Torriti
A Cimabue si sostituisce il pittore romano Iacopo Torriti
()Volta della Deesis (terza campata), Basilica superiore di San Francesco, Assisi: vediamo la presenza di
Cristo tra la Vergine e il Battista e san Francesco. Entrambi mostrano la stimmate. C'è quindi il continuo
richiamo alla similitudine tra loro. Tutta la parete è molto preziosa in quanto rivestita da oro.
()Storie della genesi (quarta campata), Basilica superiore di San Francesco, Assisi: su due registri si
dipanano le storie della genesi
=Giotto
()Storie di Isacco (seconda campata), Basilica superiore di San Francesco, Assisi: Giotto in esse si sviluppa
un'idea di spazio inedita, infatti il letto è ben scorciato, le volumetrie dei corpi sono perfette, la narrazione
costituita da gesti ed espressioni è realistica e dinamica e l'ambientazione è ben dettagliata dati i tendaggi, il
palo nella parte superiore composto da anelli che reggono le tende...
Osservando i dettali notiamo le vesti metalliche tipiche del 1200, lumeggiature sofisticate, pennellate
minute e raffinate, corpi ben studiati anatomicamente e una gradazione cromatica molto innovativa (non ci
sono colori netti ma sfumati).
C'è stato un lungo dibattito riguardante questi affreschi tanto che ad un certo punto si è arrivati a dire che
l'autore fosse un certo Maestro d'Isacco ma alla fine si è arrivati a identificare Giotto come vero autore. Un
confronti interessante è sicuramente tra Isacco e il volto di Cristo del Crocifisso di Santa Maria Novella in
cui vediamo gli stessi naso, bocca e occhi, le lumeggiature preziose e la gradazione di colori.
()Storie di San Francesco (registro inferiore), Basilica superiore di San Francesco, Assisi: Giotto pensa ad
una soluzione nuovissima che segna una rivoluzione epocale per la storia della pittura. Infatti realizza una
finta loggia che inquadra tre scene per ogni campata spartite da sontuose e ricche colonne tortili su cui si
imposta un soffitto scorciato a cassettoni che a loro volto sostengono delle mensole in scorcio (il punto di
vista è al centro della campata). C'è un'incredibile sensibilità spaziale per cui l'illustrazione centrale è
frontale mentre le laterali sono leggermente scorciate. Ciò determina una svolta per cui la pittura non è
costretta all'interno di una superficie bidimensionale e abbiamo il dialogo tra la reale architettura e
l'architettura realizzata in pittura. I livelli di illusione e spazialità raggiungono vette molto alte, tanto che
Giotto corregge volutamente un problema ottico legato ad un pilastrino pensile che invade lo spazio della
pittura e di conseguenza ha pensato al punto di vista dello spettatore aggiustando questo inconveniente.
()Storie di Cristo e di San Francesco (controfacciata), Basilica superiore di San Francesco, Assisi: la
controfacciata è caratterizzata sia da un decoro pittorico a cassettoni che da un'incorniciatura reale e non
pittorica decorata a fiorellini. Giotto crea un gioco illusorio molto particolare in quanto fa scendere il
decoro a cassettoni e nello spazio ricavato tra esso e la cornice non pittorica realizza una serie di uccelli che
in modo naturalistico sembrano riposare su un cornicione, pulirsi il piumaggio e spiccare il volo. Questa
capacità combinatoria tra finta architettura e architettura vera e propria si sposa con la realizzazione di
scene dove il corpo, i sentimenti, gli aggetti, i gesti e la narrazione hanno una riscoperta inedita. Ad
esempio nella Vergine col bambino, che si trova in un oculo sopra il portale, Cristo sembra muoversi e
animarsi come un qualsiasi bambino, mentre il
DUCCIO DI BUONINSEGNA
()Madonna Rucellai, 1285, Firenze, Uffizi: Duccio è nativo di Siena ma ha il suo esordio a Firenze con
questa opera. E' una grande Maestà realizzata per la chiesa domenicana di Santa Maria Novella. Il
confronto che viene subito in mente è con la Maestà cimabuesca, oltre alla composizione simile
caratterizzata dalla Vergine in trono col bambino e attorniata da sei angeli (3 per lato), notiamo che c'è un
tentativo di scorciare il trono in entrambe le opere, gli angeli nel caso della Maestà di Cimabue sono posti,
seppur con errori e incongruenze, seguendo una certa spazialità e diversi piani, invece nel caso della
Maestà di Duccio essi sono tutti sullo stesso piano e non poggiano su alcuna superficie (non c'è un'indagine
spaziale in Duccio) e c'è una aspetto di decoro e preziosità che in Duccio raggiunge dei vertici molto alti,
basta guardare la veste della Vergine dai bordi dorati.
Sicuramente Duccio guarda a Cimabue, basti vedere i volti dei personaggi (come nel caso della Vergine)
ma la sua pennellata è più fusa, pastosa e morbida e le pieghe in cui la veste della Vergine si anima fino
alla parte bassa del trono.
Se confrontiamo la Madonna Rucellai con la Madonna Ognissanti con Giotto tra l'altro l'assenza di
indagine spaziale è esasperata, Duccio con il tempo guarderà a Giotto.
Duccio è considerato un pittore-orafo dati i suoi dettagli preziosi e fini come le bifore del trono che
lasciano intravedere sia il cuscino che esce che il grande drappo steso dagli angeli sopra il trono per evitare
che la Vergine si sieda sul legno, le lumeggiature, incisioni e punzonature sull'oro e la capacità di lavorare i
colori in modo tale da suggerire varie sfumature e il tepore degli incarnati. Quindi Giotto guarda a Cimabue
ma ha anche uno stile decorativo che ricorda l'arte gotica.
()Cristo in trono tra i due angeli, 1285, Firenze, Santa Maria Novella: si tratta di un affresco realizzato da
Duccio. L'opera ad un certo punto è stata considerata obsoleta e quindi ha subito delle martellinature per
poter garantire una stesura migliore dell'intonaco su cui ridipingere altro. Lo sguardo di Duccio a Cimabue
lo si capisce confrontando quest'opera con una piccola Maestà cimabuesca (National Gallery, Londra), gli
angeli ad esempio sono identici.
()Madonna di Crevole, 1280-1285, Museo dell'opera del duomo, Siena: in maniera ancora più chiara
quest'opera mostra che Duccio guardi a Cimabue. Se la confrontiamo infatti con la Madonna col bambino
di Giotto e Cimabue notiamo le stesse pose, le decorazioni dorate delle vesti e la stessa atmosfera grave.
Tuttavia Duccio non realizza vesti metalliche ma morbide e i gesti dei suoi personaggi sono meno forti e
più dolci (Gesù che accarezza sua madre ad esempio, in Cimabue invece Gesù sembra più scattoso). Inoltre
Duccio ha una sensibilità decorativa molto aulica, vediamo ad esempio le aureole realizzate tramite
incisioni sull'oro.
()Crocifisso Odescalchi, 1280-1285, Collezione Salini, Asciano: Duccio realizza un Christus triumphans,
quindi un Cristo trionfante sulla morte. Se lo confrontiamo con il crocifisso di Giotto di Santa Maria
Novella notiamo molte differenze, infatti Giotto ci mostra una situazione drammatica e cupa, Duccio
invece realizza un'atmosfera di trionfo sulla morte acuita dal gioco di luci e dal corpo di Cristo che non è
abbandonato e pesante.