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B
15-02 (prima lezione)
Il testo che noi leggeremo è le “Res Gestae Divi Augusti” ed è un testo scritto da Augusto e reso
noto solo alla sua morte. Questo è uno di quei tre documenti che augusto aveva consegnato alle
vestali, sacerdotesse che tengono vivo nel tempio di Vesta il fuoco di roma, perché fossero da loro
custoditi e resi poi noti alla sua morte. I tre testi erano: uno il testamento, e questo noi lo
conosciamo per i riassunti che hanno fatto Tacito e Svetonio; il secondo testo era il “Breviarum
totius imperii”, uno scritto perso completamente, era interessante perché conteneva un inventario
di tutte le unità militari, del numero dei soldati sotto augusto, conteneva tutte le entrate dello
stato romano e tutte le uscite, tutte le spese necessarie per l’amministrazione imperiale; il terzo
testo è quello che leggeremo noi, Svetonio lo chiama “in res rerum a se gestarum”, una rassegna
delle imprese da lui compiute, da qui il nome delle “res gestae divi augusti”. Questo testo noi pure
lo avremmo perduto, ma alla sua morte augusto fece monumentalizzare questo scritto e lo fece
incidere su due colonne di bronzo davanti al suo mausoleo. Il mausoleo di augusto fa parte di un
complesso urbanistico, quello del campo marzio, che augusto rivoluziona e caratterizza in maniera
importante perché il campo marzio è la parte di roma in cui c’è l’Ara Pacis Augustae e il Solarium,
la grande piazza dove uno degli obelischi portati dall’egitto fa da meridiana.
Le due colonne di bronzo del mausoleo non sono arrivate fino a noi, come quasi tutte le iscrizioni
sul bronzo, sono state rifuse nel corso dei secoli. Quasi tutta l’epigrafia di bronzo, che doveva
essere stata importante, purtroppo è andata perduta, meglio si è conservata l’epigrafia su pietra,
anche se molto spesso la pietra viene reimpiegata, ma viene reimpiegata magari in maniera tale
che noi ancora possiamo leggere le iscrizioni. Le res gestae si sono salvate perché sono state
trascritte anche su monumenti in qualche modo collegati al culto imperiale.
La storia romana si può dividere in due parti (scolasticamente): età repubblicana ed età imperiale;
questi due periodi hanno caratteri molto diversi, un tratto distintivo per cui la storia repubblicana
si differenzia da quella imperiale è che non si prevede l’apoteosi di personalità politiche.
L’apoteosi che cos’è è la divinizzazione dell’imperatore morto.
Questo testo viene intitolato “res gestae DIVI augusti”, sottolineiamo DIVI. Quando si dice che un
imperatore è divus, vuol dire che ha ricevuto l’apoteosi, cioè a dire è stato dichiarato dio dal
senato romano, alla sua morte. Non tutti gli imperatori diventano divi, per esempio Tiberio,
successore di Augusto, non è stato divinizzato; Claudio è stato divinizzato, Caligola no; Nerone
neanche, Vespasiano si, Tito anche. Ci sono quindi degli imperatori divi e degli imperatori che non
sono stati divinizzati. Alla divinizzazione si allude ad esempio con iconografie che rappresentano
un genio alato rappresentante l’aion, l’eternità (Antonino pio e Faustina). Quando vediamo un
imperatore e un’aquila, per esempio come avviene con una raffigurazione di augusto, l’aquila sta
portando in cielo l’imperatore, qui c’è un allusione a una prassi funeraria molto precisa, descritta
anche da Erodiano a proposito del funerale di Marco Aurelio: in occasione del funerale di un
imperatore che ha ricevuto l’apoteosi, sopra la pira sulla quale brucia il corpo, si mette una gabbia
con un’aquila che nel momento in cui si accende il fuoco viene aperta e l’aquila spicca il volo
portando l’imperatore alle sue sedi celesti.
Altro esempio può essere l’arco di Tito che è stato costruito dopo la sua morte; infatti,
sull’iscrizione del frontone recita “divo Tito” con ciò si vuole dire che Tito è gia morto. Qui si vede
Tito che sta dietro un’aquila che lo porta in paradiso e la descrizione “senatus populusque
romanus divo tito divi vespasianus filio”.
Noi siamo in grado, ora, di ricostruire quasi per intero il testo delle Res Gestae Divi Augusti perché,
perduta la trascrizione sulle colonne di bronzo davanti al mausoleo di augusto, si sono conservate
le copie fatte al tempio di Ancara, in turchia, capitale della provincia di Galazia.
In età repubblicana non si conosce un culto di qualche personalità politica, si può venerare roma
ma non l’imperatore; con l’avvento dell’impero, nella misura in cui gli imperatori romani sono in
qualche modo gli eredi dei monarchi ellenistici, tra i quali era prassi corrente che fossero venerati
come divinità, così gli imperatori, nella misura in cui augusto è il successore per esempio dei
Tolemei, o delle altre regalità ellenistiche, attira su di se un culto per cui si erigono questi templi,
dedicati a roma e ad augusto, perlopiù in oriente ma anche in occidente, come il famoso tempio a
Pola, dove vi appare l’iscrizione “romae et augusto cesari divi filio patri patriae”. Ora, tornando al
tempio di Ancara, il testo delle res gestae è stato trascritto sulle pareti all’ingresso, nel pronao.
-se consultiamo il link che il prof ha copiato su teams possiamo vedere le foto del tempio di Ancara
con le iscrizioni e la traduzione-
Leggiamo il prologo delle res gestae, questo non è augusteo e noi ce ne accorgiamo dal fatto che si
usa la III persona singolare (subiecit), il testo che comincia subito dopo invece inizia invece con la I
persona singolare.
“delle imprese del divo augusto, con le quali ha sottomesso tutte le terre abitate alla capacità di
comando del popolo romano e delle spese che fece a vantaggio della res publica e del popolo
romano, incise in due colonne di bronzo che sono poste in Roma, questa è la copia”.
Alcuni concetti da sottolineare: qui si dice che augusto ha sottomesso l’orbis terrarium
all’imperium populi romani, la frase può sembrare esagerata ma proprio così non è, non che gli
uomini colti dell’età di augusto non fossero consapevoli che il mondo abitato non coincideva con il
territorio puramente amministrato da governatori romani, c’è un imperium che è delimitato dai
confini dei mandati di governo degli amministratori romani, che si limita ai confini dell’impero,
cioè c’è un confine sul reno, un confine sul danubio, confine sull’eufratesull’Eufrate (limes
renanus, limes danubianus, limes eufrathensis) che delimitano il territorio direttamente
amministrato dai governatori romani, siano essi legati augusti pro-pretore o pro-consoles o
prefecti; c’è però un imperium che va oltre quei confini, nel senso che la potenza romana sa farsi
rispettare, sa imporre i propri voleri anche oltre i confini dei territori direttamente amministrati e
in questo senso gli ammiratori di augusto dicono che lui ha sottomesso l’orbis terrarum (tutto il
mondo) al volere del popolo romano, non nel senso che tutto il mondo sia amministrato da
governatori romani, ma tutto il mondo obbedisce ai voleri del popolo romano.
Quindi il primo concetto da fissare è che l’Impero romano si propone come impero universale,
anche se dal punto di vista strettamente amministrativo-geografico il mondo è molto più grande
dei territori direttamente amministrati da Roma, tuttavia dal punto di vista ideologico l’impero
romano è un impero che non ammette altri imperi uguali, tutto quello che è fuori dall’impero
romano, obbedisce all’impero romano, dunque può essere definito come impero ecumenico.
Noi con il nostro lessico scolastico tendiamo ad opporre la repubblica all’impero, storia di età
repubblicana e storia d’età imperiale, nel linguaggio di augusto, e non solo, la res publica è sempre
quella, naturalmente con aggiustamenti, però non si da così importanza a quella frattura
istituzionale che poi vedremo. La res publica è sempre quella, idem il populus romanus. Poi
vedremo che questa continuità è limitata.
Il 22 augusto parte per l’oriente, resta spesso a Samo, a curare le cose orientali, ci sono le
trattative con i Parti da portare avanti per le quali manda tiberio, con queste trattative si riesce ad
ottenere la restituzione delle insegne che erano state prese ai comandanti romani, soprattutto
quella presa a Marco Licinio Crasso nel 53. Torna nel 19 da questo soggiorno orientale e il senato
fa erigere questo altare della fortuna che ritorna (ara fortunae regis).
“il senato deliberò al mio ritorno la costruzione dell’ara fortunae reducis davanti al tempio di
Onore e Virtù presso la porta Capena nella quale ara i pontefici e le vergini vestali celebrassero un
sacrificio ogni anno nel giorno in cui, sotto il consolato di Quinto Lucrezio e Marco Vinicio ero
ritornato a roma dalla siria, e designò quel giorno “augustalia”, dal mio soprannome”
Gli atti di augusto divengono spesso festività pubbliche della repubblica romana.
Leggeremo poi forse il feriale cumanum, cioè la lista delle festività che si celebravano in un anno
durante l’età augustea e vedremo come le ricorrenze degli avvenimenti più importanti della vita di
augusto venissero ricordate, del resto è probabile che già nel 27 c’è stato il cambio del nome del
mese di agosto che prima di questa data si chiamava “sextiliis”, si decise di ridenominarlo augustus
non per la sua nascita (che è il 23 settembre) ma perché una serie di ricorrenze che andavano dalla
presa di Alessandria, dalla fine delle guerre civili all’inizio del I consolato di augusto, erano capitate
nel mese di agosto, per questo c’è stata questa rinominazione del mese. Abbiamo adesso il giorno
del ritorno di augusto dal suo viaggio in oriente che viene solennizzato con la creazione di questa
festa, gli augustalia.
Verso 12:
“per decisione del senato una parte dei pretori e dei tribuni della plebe assieme al console Quinto
Lucrezio e ai più eminenti uomini, mi furono tutti inviati incontro in Campania”
Questo è il viaggio durante il quale muore virgilio, sappiamo muore nel 19 nella traversata dalla
grecia a brindisi.
Attraverso la via appia augusto arriva in campania e tutti questi gli vanno incontro.
“il quale onore, a nessuno eccetto me è stato decretato. Quando tornai dalla spagna e dalla gallia”
Altro soggiorno fuori di roma da parte di augusto. Capiamo che non è stato molto spesso a roma
perché gia nel 26/24 deve combattere la guerra Cantabrica, poi nel 22 se ne va in oriente e vi resta
fino al 19 senza combattere guerre, poi parte via da roma di nuovo nel 16 perché combatte delle
guerre in spagna e in gallia, soprattutto c’è stata la gravissima sconfitta di Marco Lollio contro i
germani, per cui si deve combattere contro questi, e ciò lo terrà impegnato fino al 13 a.C. anno in
cui tornerà a roma. Il consolato di Tiberio nerone e publio quintilio che vedremo qui sotto è nel 13.
“quando tornai a roma, nel 13 a.C. dopo aver compiuto imprese militari felicemente in spagna e in
gallia, il senato decretò che si dovesse consacrare per il mio ritorno l’ara Pacis Augustae presso il
campo Marzio, nella quale magistrati, sacerdoti e vergini vestali avrebbero dovuto compiere un
sacrificio annuale”.
Mentre il giorno del ritorno di augusto dalla siria diventa festa pubblica, il ritorno dalla spagna e
dalla gallia genera un rito annuale che debbono celebrare i magistrati, sacerdoti e le vergini vestali,
però non tutti gli altri; e mentre l’ara Fortunae Reducis si collega strettamente al ritorno di
augusto, alla fortuna che riconduce augusto a roma, l’ara Pacis impegna un concetto più vasto e
importante che è quello della pace. Vedremo leggendo il resto delle res gestae che augusto pensa
all’impero romano come qualcosa di ecumenico, ecumenico nello spazio. L’ideologia augustea può
quindi pensare l’impero romano come un qualcosa di infinito, imperium sine fine, parole di virgilio,
dal punto di vista dello spazio e dal punto di vista della storia si colloca al centro della storia
romana; ancora virgilio nel libro VI dell’eneide pensa alla storia romana che precede augusto come
ad una preparazione per la sua venuta. Gli evangeli di augusto precedono, anche se di poco, quelli
di cristo e ci capiterà di dimostrare che è per impulso della ideologia imperiale che quella che era
una setta del giudaismo è diventata la religione cristiana cattolica e universale ma su questo ci
torneremo.
Due parole sulla pax augusta:
pax augusta è lo stato normale del mondo. Spieghiamo. L’impero romano è qualcosa di universale
ed ecumenico, abbraccia tutto il mondo, tutto l’orbis terrarum. Augusto ha sottomesso il mondo al
volere del popolo romano quindi anche se questo non governa tutto il mondo, direttamente, i suoi
legati non governano tutto il mondo, tuttavia l’imperium populi romani, quindi la capacità di
dominio del popolo romano abbraccia tutto il mondo e siccome non c’è nessuna regione del
mondo che non obbedisce all’imperium populi romani, allora questo è normalmente in uno stato
di pace. La condizione normale quindi dell’impero romano è una condizione di pace, la pax
augusta, può capitare però che qualcuno abbia l’ardire di sfidare roma e l’imperatore turbando
questa pace, allora interviene Mars ultor (marte vendicatore), prima di augusto non troviamo altre
attestazioni di questa caratterizzazione di marte. Mars ultor è. Una invenzione augustea ed è una
invenzione necessaria, complementare, alla nozione di pax augusta, di pace ecumenica. La pace
ecumenica, quando è turbata, viene restaurata da Marte, che non è più conquistatore, ma
vendicatore.
L’ara Pacis Augustae viene decretata quindi nel 13 ma verrà consacrata soltanto nel 9 a.C. nel
giorno del compleanno di Livia e vedremo che questo altare si inserisce in un contesto
architettonico significativo che comprende anche il mausoleo di augusto e lo gnomone, cioè con
uno degli obelischi fatti venire da augusto tra l’11 e il 10 a.C., uno fatto innalzare nel circo
massimo, fa la spina (la pista da corsa è divisa da un muro intorno al quale le bighe devono girare,
a una estremità del muro viene messo questo obelisco fatto venire dall’egitto, ed è quello che
adesso si trova a piazza del popolo; l’altro obelisco si torva a piazza montecitorio, era lo gnomone
di una gigantesca meridiana che comprendeva tutta la piazza e serviva a scandire le ore del giorno.