Sei sulla pagina 1di 11

590 La Riabilitazione in Ortopedia

Tabella 9 – 8 (continuazione)
Reperti frequenti nelle affezioni della colonna lombare – Riassunto

Spondilolistesi Discite
Rigidità degli ischiocrurali. Di solito tra 1 e 18 anni di età.
Inversione della curva lombare. Esordio improvviso di dolore lombare acuto.
Alla palpazione si rileva spesso un gradino. Febbre, malessere e irritabilità.
Slittamento sulle radiografie laterali. VES e livelli di proteina C-reattiva elevati.
Difetto bilaterale dell’istmo (di solito L5 su S1).
Disfunzione dell’articolazione sacroiliaca (SI)
Affezioni infiammatorie della colonna Sensibilità della SI alla palpazione, spesso positivo il test di FABER (si
Insorgenza graduale prima dei 40 anni di età. veda la Fig. 9-3).
Rigidità mattutina marcata. Dolore lombosacrale con irradiazione a natiche, inguine o coscia.
Coinvolgimento delle articolazioni periferiche. Spesso sclerosi o irregolarità dell’articolazione SI ai raggi X.
Potrebbe coesistere irite (occhio), prurito o perdita dall’uretra (di Reiter). Conferma con iniezione di mezzo di contrasto nella SI.

Modificata da Reider B: The Orthopaedic Physical Examination. Philadelphia, WB Saunders, 1999.

• Si può poi dare inizio a un allenamento cardiovascolare metodo di diagnosi e trattamento basato su schemi motori
con esercizi che vanno dalla posizione neutra all’esten- della colonna (Fig. 9-30). Per qualsiasi condizione patolo-
sione nei pazienti per evitare che il dolore si aggravi du- gica della colonna, alcuni movimenti aggravano il dolore e
rante l’esercizio aerobico (ad es., l’uso di una stabilizza- altri lo alleviano. Poiché il metodo di McKenzie funziona
zione in acqua o di macchina per lo sci di fondo). meglio per il dolore acuto che risponde all’estensione, alla
mobilizzazione e agli esercizi lombari, la tecnica è stata er-
Approccio “flessorio” roneamente definita come un programma di esercizi in
L’approccio “flessorio” viene adottato molto frequente- estensione. McKenzie, di fatto, propone schemi di movi-
mente nei pazienti che lamentano dolore all’elemento ver- mento e posizioni sia in flessione sia in estensione, che più
tebrale posteriore (ad es., alle faccette). In questi pazienti, sono efficaci nel ridurre i sintomi del paziente.
i sintomi si riducono dopo flessioni ripetute nell’esame de- Il metodo di McKenzie è complesso e molto è stato
gli schemi motori e il dolore si centralizza con la flessione. scritto per spiegarne le basi teoriche. Nel testo The Lumbar
Spine: Mechanical Diagnosis and Therapy (1981), McKenzie
• Gli esercizi in flessione (si veda oltre) possono agire ri- classifica il DL in base a schemi di movimento, posizioni
ducendo la compressione delle faccette articolari e vertebrali e risposte al dolore e descrive una sindrome po-
procurare uno stiramento della muscolatura, dei lega- sturale, un derangement e una disfunzione. Ogni quadro
menti e delle strutture miofasciali lombari. ha un trattamento specifico che comprende l’educazione e
• La flessione aumenta di fatto la pressione intradiscale alcune forme di correzione posturale. Una spiegazione di
ed esacerba i sintomi discogenetici. fondo del metodo è la seguente.
• Nei pazienti con dolore agli elementi vertebrali poste- Alcuni stadi della cascata degenerativa lombare creano
riori gli esercizi di condizionamento cardiovascolare sintomi a causa di anomalie anatomopatologiche, che pos-
possono iniziare con la cyclette in leggera flessione lom- sono essere modificate positivamente dal posizionamento
bare o con esercizi di stabilizzazione in acqua in leggera delle vertebre. Questa ipotesi ha generato numerose forme
flessione lombare. Queste attività sistemano la colonna di manipolazione vertebrale, incluse la chiropratica e l’o-
in una posizione che va da neutra alla flessione. steopatia.
La tecnica di McKenzie è una forma “più passiva” di
Programmi di esercizi per il dolore lombare manipolazione vertebrale nella quale è il paziente a pro-
Sono numerosi i programmi di esercizi proposti per il do- durre il movimento, la posizione e le forze che migliorano
lore lombare acuto, tra cui quelli descritti da McKenzie la condizione. Esempi di alterazioni anatomopatologiche
(principalmente esercizi di estensione) (1981), Williams sono la rottura dell’annulus e l’infiammazione acuta delle
(1937), Aston (1999), Heller (1991) e Feldenkrais (Lake faccette. Estensioni lombari ripetute possono ridurre l’e-
1985) e altri programmi di stabilizzazione lombare, di stret- dema e la migrazione nucleare nella rottura dell’annulus o
ching e di condizionamento aerobico. possono riallineare l’articolazione delle faccette in modo
tale da ridurre l’infiammazione e lo stimolo doloroso. Tra-
Metodo di McKenzie mite prove ed errori si possono trovare il programma di po-
Il metodo di McKenzie è uno dei più popolari fra i molti sizione e gli esercizi che danno maggior sollievo ai sintomi
programmi di trattamento conservativo della colonna. È un del paziente (si veda la Fig. 9-30).
Capitolo 9: Dolore lombare 591

B
Figura 9-28. A, Variazioni in percentuale della pressione (o carico) sul terzo disco lombare in varie posizioni
in soggetti viventi. B, Variazioni in percentuale della pressione (o carico) sul terzo disco lombare durante vari
esercizi di rinforzo muscolare in soggetti viventi. (A e B, Da Nachemson AL: The lumbar spine, an orthopae-
dic challenge. Spine 1:59-71, 1976.)
592 La Riabilitazione in Ortopedia

Vista sagittale Vista assiale

Figura 9-29. Le forze applicate in un carico di compressione asimmetrica del disco provocano la
migrazione del nucleo polposo in direzione opposta al carico. Creano inoltre una tensione verticale
sull’annulus, opposta al carico. A, Durante la compressione anteriore associata al nostro stile di vita
in flessione, questi stress sono focalizzati sulla parte posteriore dell’annulus, scatenando frequente-
mente dolore. B, Nei pazienti con una “preferenza direzionale” per l’estensione, la compressione
posteriore del carico in estensione potrebbe invertire la direzione degli stress, riducendo quelli sul
complesso nucleo-annulus posteriore correlati allo stile di vita. Il dolore poi si centralizza e scom-
pare. C, Se le forze di carico asimmetrico anteriore creano nel disco un gradiente di pressione suf-
ficiente per dislocare significativamente il contenuto nucleare contro l’annulus opposto, si può svi-
luppare un’ernia, come mostrato in questo esempio di ernia posteriore. (A-C, Da Donelson RG: Me-
chanical assessment of low back pain. J Musculoskel Med 15[5]:28-39, 1998. Artista: C. Boyter.)

Gli esercizi ciclici per il ROM (di solito in estensione McKenzie, si riferisce a un rapido cambiamento nella loca-
passiva) sono la pietra angolare del programma di McKen- lizzazione percepita del dolore da distale o periferica a pros-
zie. Questi esercizi ripetitivi “centralizzano” il dolore e al- simale o centrale. Donelson e colleghi (1990) hanno riferito
cune posture prevengono lo stress di fine corsa. Gli esercizi una centralizzazione di un dolore asimmetrico o irradiato
in flessione lombare possono essere aggiunti in seguito, nell’87% dei pazienti durante le prime 48 ore di trattamento.
quando il paziente ha un completo ROM del rachide. Perché possa centralizzare il dolore, il movimento deve
essere eseguito più volte, poiché spesso il movimento ini-
Il trattamento si basa sulla valutazione della localiz- ziale aggrava o intensifica il dolore. La centralizzazione
zazione del dolore e delle manovre che cambiano la loca- compare anche più rapidamente se i movimenti iniziali
lizzazione del dolore da riferito a centralizzato (Fig. 9-31). vengono eseguiti passivamente fino a fine corsa. La centra-
Una volta identificati, la direzione di esercizio e il movi- lizzazione avviene molto frequentemente con movimenti di
mento (ad es., l’estensione) vengono utilizzati per il tratta- estensione, a volte con movimenti laterali e solo raramente
mento. Il termine centralizzazione, così come lo intende con la flessione.
Capitolo 9: Dolore lombare 593

Figura 9-30. Nell’esame secondo McKenzie, il paziente viene valutato in sequenza con movimenti ripetuti fino a fine corsa,
eseguiti autonomamente. I test vengono praticati con il paziente in stazione eretta (se i sintomi lo permettono) e in decu-
bito, prima in flessione, poi in estensione (A-D). Quando l’esame della ricerca del limite in flessione e in estensione non ri-
vela una direzione in grado di centralizzare, il test continua con la traslazione laterale bilaterale (E ed F, anch’essa eseguita
con il paziente in stazione eretta e in decubito) e con la flessione-rotazione da supino (G). Nel test del limite di traslazione
laterale, l’esaminatore può tenere ferme le spalle del paziente mentre quest’ultimo muove il bacino lateralmente (E); nella
traslazione laterale (F) e nella flessione-rotazione (G), l’esaminatore può anche applicare un’ulteriore pressione a fine corsa.
Una volta identificata la direzione di fine corsa che riduce il dolore, il medico può applicare un’assistenza passiva per te-
stare il movimento, fino a esercitare una mobilizzazione a fine corsa. Il miglioramento e la guarigione clinica richiedono solo
raramente una manipolazione a fine corsa in quella direzione specifica: è necessaria solo per iniziare o facilitare il processo
di centralizzazione/abolizione.
Per garantire un esame sicuro e massimizzare l’informazione ottenuta, il numero di ripetizioni realizzate durante la va-
lutazione è dettato dalla risposta dei sintomi. La valutazione continua nella visita di controllo del giorno seguente, che for-
nisce un’ulteriore opportunità di valutare l’accuratezza, l’attendibilità e la consistenza dei risultati della valutazione iniziale.
Se viene identificata una preferenza direzionale, i movimenti con i quali si è valutato l’arco di movimento diventano il
programma di esercizi terapeutici da fare a casa. Allo stesso tempo, il paziente evita temporaneamente le posizioni, le at-
tività e gli esercizi eseguiti in una direzione che esacerba i sintomi. (A-G, Da Donelson RG: Mechanical assessment of low
back pain. J Musculoskel Med 15[5]:28-39, 1998. Artista: C. Boyter.)
594 La Riabilitazione in Ortopedia

CENTRALIZZAZIONE

PERIFERIZZAZIONE

Figura 9-31. La centralizzazione è una modificazione rapida del dolore ottenuta con manovre che fanno sì che un dolore pe-
riferico o distale diventi più centralizzato (auspicabile). Il contrario (periferizzazione del dolore) non va né ricercato né auspi-
cato. (Da Donelson RG: Mechanical assessment of low back pain. J Musculoskel Med 15[5]:28-39, 1998. Artista: C. Boyter.)

McKenzie ha riferito che il 98% dei pazienti che la- Ad esempio, per un paziente con dolore acuto, il pro-
mentavano sintomi da meno di 4 settimane e hanno risen- gramma di esercizi autogestiti può comprendere un’esten-
tito una centralizzazione durante la valutazione iniziale ha sione da posizione prona per pochi secondi alla volta, con
avuto risultati buoni o eccellenti; il 77% dei pazienti con una serie di 10 ripetizioni eseguite ogni ora o due. Al pa-
sintomi subacuti (da 4 a 12 settimane) ha avuto risultati ziente viene insegnato anche a modificare le posizioni di ri-
buoni o eccellenti se il dolore si è centralizzato nella valu- poso (per sedersi, stare in piedi e sdraiarsi) e le posture di
tazione iniziale. Un clinico critico dovrebbe sempre tenere lavoro in modo da mantenere la centralizzazione ed evitare
a mente il comportamento autolimitativo tipico del dolore la periferizzazione.
lombare (ad es., 90% di risoluzioni a 6 settimane). La maggior parte dei pazienti ha una centralizzazione
Il vantaggio di questo programma è che dà ai pazienti del dolore entro i primi 2 giorni o anche prima. Di nuovo,
la comprensione della loro condizione e la responsabilità di i risultati del trattamento nei “centralizzatori” sono decisa-
mantenere un allineamento e una funzione adeguati. Gli mente buoni.
svantaggi sono che il programma richiede una partecipa- McKenzie ha classificato i movimenti lombari che
zione attiva e volenterosa del paziente, che deve riuscire a hanno il potenziale di centralizzare i sintomi in estensione,
centralizzare il dolore; i risultati migliori si ottengono nei flessione, flessione laterale, rotazione e scivolamento late-
pazienti con dolore acuto rispetto a quelli con dolore cro- rale (combinazione di flessione laterale e rotazione). Pos-
nico; per ottenere i risultati migliori il programma molto sono essere usati individualmente o in modo combinato per
complesso richiede un terapista addestrato nelle tecniche ridurre il dolore periferico. La riduzione dei sintomi in as-
di McKenzie. senza di gravità (posizione prona) in alternativa a quella
Ogni movimento viene portato a fine corsa in modo ri- che si ha in posizione soggetta alla gravità (stazione eretta)
petitivo finché il dolore distale continua a ridursi. McKen- aumenta ulteriormente il numero di combinazioni di mo-
zie sottolinea l’importanza di portare il movimento al li- vimenti lombari che il terapista deve comprendere e possi-
mite consentito al paziente onde osservare accuratamente bilmente usare nel tentativo di centralizzare i sintomi. Il ri-
i cambiamenti nello schema del dolore. Se i sintomi distali sultato è che sono disponibili oltre 40 differenti programmi
peggiorano, quel movimento specifico viene interrotto. La di esercizi e l’applicazione del programma appropriato può
localizzazione del dolore in queste manovre viene attenta- richiedere una complessa personalizzazione.
mente osservata e registrata.
Basandosi sulla risposta clinica alla centralizzazione, si Esercizi in flessione di Williams (Fig. 9-37)
insegna al paziente a eseguire a casa esercizi della colonna Gli obiettivi di questi esercizi isometrici in flessione,
in quella direzione di movimento (solitamente estensione). sviluppati negli anni Trenta, sono (1) allargare il forame
Capitolo 9: Dolore lombare 595

Protocollo riabilitativo
Dolore lombare acuto
McKenzie

McKenzie raccomanda che questo protocollo venga attuato


da un terapista preparato in modo specifico sul metodo
McKenzie, per assicurare un esame appropriato e una corretta
applicazione del trattamento basato sul miglioramento
clinico del paziente indotto da manovre specifiche. Per
determinare quale esercizio produce una centralizzazione, il
fisioterapista testa il paziente con una serie standardizzata di
movimenti lombari, come ad esempio la flessione,
l’estensione (Fig. 9-32), la flessione laterale, la rotazione e
la traslazione laterale (una combinazione di flessione
laterale e rotazione). Una volta identificato il movimento (di
solito l’estensione o la flessione laterale) che riduce i sintomi
periferici, il terapista insegna al paziente a eseguire un
programma di esercizi individualizzato in quella direzione di
movimento. Il movimento viene eseguito ripetutamente fino
ai limiti dell’arco di movimento passivo. Si sospendono le
manovre che “periferizzano” o esacerbano il dolore.

Ripetere in stazione eretta i movimenti a fine


arco di movimento
• Piegamento all’indietro (estensione) (Fig. 9-33):
Il paziente sta in stazione eretta con i piedi leggermente
divaricati (A). Pone le mani sui fianchi con le dita che
puntano all’indietro. Si piega all’indietro (dalla vita) il più
possibile, usando le mani come fulcro (B); tiene le

Figura 9-33. Estensione del tronco in stazione eretta.

ginocchia estese. Tiene questa posizione per 1-2 secondi,


poi ritorna alla posizione di partenza. Questo esercizio
incorpora l’effetto della forza di gravità, perché viene
realizzato in stazione eretta.
• Traslazione laterale (Fig. 9-34).
• Piegamento in avanti (flessione lombare).

Movimenti a fine arco di movimento da sdraiato


• Estensione passiva da posizione prona (Fig. 9-35):
In questo esercizio, il paziente giace in posizione prona,
con le mani poste sotto le spalle (A), poi si solleva
estendendo lentamente i gomiti (B) mentre tiene il
Figura 9-32. Estensione passiva del tronco. bacino, le anche e le gambe rilasciate (questo permette
596 La Riabilitazione in Ortopedia

Protocollo riabilitativo
Dolore lombare acuto (continuazione)
McKenzie

alla schiena di incurvarsi). Tenere questa posizione per 1-2


secondi, poi riportare lentamente il corpo al terreno.
Questo esercizio elimina l’effetto della gravità perché è
realizzato da posizione prona.
• Ginocchia al petto da posizione supina (Fig. 9-36):
Il paziente giace in posizione supina, con le ginocchia
flesse e i piedi piatti sul pavimento o sul letto (A). Pone le
mani intorno alle ginocchia (B) e tira lentamente
entrambe le ginocchia più possibile verso il petto (C);
questa posizione viene tenuta per 1-2 sec, poi si
riabbassano lentamente i piedi alla posizione iniziale. Il
paziente non deve alzare la testa mentre esegue l’esercizio
o estendere le gambe quando le abbassa.
• Spostamento laterale delle anche dalla linea mediana da
posizione prona (paziente con sintomi unilaterali):
Il paziente giace in posizione prona, braccia lungo i
fianchi, muove le anche in direzione opposta alla zona
dolente e tiene questa posizione per alcuni secondi (B).
Con le anche decentrate, pone i gomiti sotto le spalle e si
appoggia sugli avambracci (C e D); si rilascia in questa
posizione per 3-4 min. Il paziente può poi eseguire la
manovra di “estensione da posizione prona”, tenendo le
anche decentrate.
• Flessione da posizione seduta:
Il paziente siede sul bordo di una sedia o uno sgabello
stabile, con le ginocchia separate e le mani appoggiate
sulle ginocchia (A). Si piega in avanti a livello del bacino
fino a toccare il pavimento con le mani. Tiene questa
posizione per 1-2 sec e poi lentamente ritorna diritto. Una
volta in grado di piegarsi in avanti senza disagio, il
paziente può afferrare con le mani le caviglie e accentuare
il piegamento (B).
Figura 9-34. Traslazione laterale del tronco.

Figura 9-35. A e B, Estensione


A
passiva del tronco.
continua
Capitolo 9: Dolore lombare 597

Protocollo riabilitativo
Dolore lombare acuto (continuazione)
McKenzie

B Figura 9 -35. Continuazione

B C

Figura 9-36. A-C, Ginocchia al petto in decubito supino.


598 La Riabilitazione in Ortopedia

oppure

oppure

Figura 9-37. Esercizi posturali di Williams.

intervertebrale e le articolazioni delle faccette articolari per e informazioni sulle meccaniche preventive del corpo per
ridurre la compressione del nervo, (2) stirare i flessori del- le attività della vita quotidiana, ma non forniscono tecni-
l’anca e gli estensori della colonna, (3) rafforzare i muscoli che per chi esegue lavori pesanti o per gli atleti con elevate
addominali e glutei e (4) ridurre la “fissazione posteriore” prestazioni, che richiedono meccaniche dinamiche, balisti-
della giunzione lombosacrale. Un problema di questo me- che del corpo per attività di alto livello. I professionisti con
todo è che le manovre in flessione aumentano sicura- un passato di arti marziali o di allenamento sportivo e al-
mente la pressione intradiscale, aggravando forse i dischi cuni terapisti con influenze europee nell’allenamento hanno
erniati o protrusi. Secondo Nachemson (1981), il primo sviluppato l’allenamento “di stabilizzazione” soprattutto per
esercizio di Williams aumenta la pressione intradiscale questi pazienti.
fino al 210% di quella che si ha in stazione eretta (si La premessa di fondo dell’allenamento di stabilizza-
veda la Fig. 9-35). Tre dei sei esercizi aumentano la zione è che si può insegnare a un individuo con dolore alla
pressione intradiscale e questi tre sono controindicati nei schiena (considerato una condizione instabile) a stabiliz-
pazienti con ernia discale acuta. zare la condizione patologica dolorosa con lo sviluppo mu-
scolare e con schemi di movimento che permettono un ri-
Programmi di stabilizzazione lombare torno indolore a livelli di attività funzionali più che nor-
Non esistono evidenze che un ritorno precoce all’atti- mali. L’allenamento di stabilizzazione incorpora quasi tutti
vità aumenti la probabilità di recidiva del dolore alla gli aspetti del trattamento conservativo: educazione, mec-
schiena. Al contrario, individui fisicamente allenati hanno caniche del corpo, terapia manuale, tecnica di McKenzie,
attacchi di DL in minor numero e di minor durata e tolle- esercizi di Williams, yoga, arti marziali, lavoro pesante e re-
rano meglio il dolore. Con una migliore comprensione della cupero funzionale. Le tecniche dell’allenamento di stabiliz-
biomeccanica vertebrale, delle attività specifiche e delle po- zazione sono state ampiamente descritte in molti testi e vi-
sizioni che aumentano i carichi sulla colonna si può evitare deocassette e vengono utilizzate da molti terapisti che trat-
un nuovo episodio. Numerosi studi hanno dimostrato che i tano atleti di alto livello con dolori alla schiena.
pazienti con DL possono eseguire attività selezionate quasi L’obiettivo principale del programma di stabilizzazione lom-
normalmente senza che il dolore aumenti. Le meccaniche bare è quello di costruire una muscolatura che stabilizzi il dorso,
del corpo che evitano posizioni dolorose sono chiamate con contrazioni dei muscoli addominali che procurino un effetto
meccaniche prudenziali o preventive. Le meccaniche del corsetto sulla colonna lombare. Questa concezione è basata
corpo che cercano di superare la condizione con sforzi mu- sul presupposto che il movimento di un segmento lombare
scolari e la conoscenza delle posizioni del corpo hanno por- leso può creare un anello debole nella catena cinetica, con
tato alla strutturazione di esercizi di stabilizzazione. conseguente predisposizione al reinfortunio. Il programma
Le Back Schools, che si sono guadagnate una posizione viene utilizzato insieme ad altri metodi volti a controllare
di preminenza negli anni Settanta, forniscono educazione il dolore acuto (come i FANS). Si insiste nell’atteggiare la
Capitolo 9: Dolore lombare 599

colonna in un orientamento non doloroso, denominato co- muscoli addominali si progredisce a elevazioni dinamiche,
lonna neutra. In questa configurazione, vengono poi eseguiti come l’esercizio a “dead bug” (cimice morta) che usa movi-
quotidianamente gli esercizi di stretching e di ROM. Si con- menti alternati di gambe e braccia da posizione supina. Si
siglia la supervisione di un allenatore adeguatamente pre- eseguono curl-up diagonali ed esercizi su piano inclinato.
parato. Si possono aggiungere progressioni verso esercizi aero-
La seconda fase del trattamento consiste in tecniche di bici, esercizi con la palla e allenamenti con pesi (si veda la
mobilizzazione attiva delle articolazioni, compresi gli eser- tabella seguente). Il termine del programma è stabilito in
cizi di estensione in posizione prona e in stazione eretta, e base al miglioramento della funzionalità massima, il punto ol-
alternando flessioni ed estensioni di media ampiezza in 4 tre il quale non vi sarà un ulteriore miglioramento funzio-
posizioni. Partendo da semplici flessioni per il rinforzo dei nale con l’aggiunta di altri esercizi.

Programma di esercizi di stabilizzazione lombare


Estensibilità dei tessuti molli • Quadrupedia
• Unità muscolotendinea degli ischiocrurali. • Con movimenti alternati degli arti inferiori e superiori.
• Unità muscolotendinea del quadricipite. • Stabilizzazione in ginocchio
• Unità muscolotendinea dell’ileopsoas. • Due ginocchia.
• Unità muscolotendinea del gastrocnemio-soleo. • Un solo ginocchio.
• Rotatori interni ed esterni dell’anca. • Affondi con o senza carico.
• Rinforzo sul muro dei quadricipiti.
Mobilità articolare • Cambiamento di posizione con controllo posturale
• Mobilità segmentaria della colonna lombare • Programma per gli addominali
• Estensione. • Flessioni in avanti.
• Flessione (in scarico). • Dead bug, sostenuto e non sostenuto.
• ROM dell’anca. • Movimenti diagonali.
• Mobilità segmentaria del torace. • Movimenti diagonali su panca inclinata.
• Abbassare gli arti inferiori tesi.
Programma di stabilizzazione • Programma ginnico
• Trovare la posizione neutra • Trazioni per il grande dorsale.
• In piedi. • Pressa ad arti inferiori angolati.
• Seduto. • Affondi.
• Nel salto. • Panca per l’iperestensione.
• Prono. • Esercizi generali per la parte superiore del corpo.
• Contrazioni dei glutei da proni • Programma aerobico
• Con elevazioni degli arti superiori. • Cammino in progressione.
• Con elevazioni alternate degli arti superiori. • Nuoto.
• Con elevazioni degli arti inferiori. • Cyclette.
• Con elevazioni alternate degli arti inferiori. • Macchina per sci di fondo.
• Con elevazioni degli arti inferiori e superiori. • Corsa – inizialmente supervisionata su tapis roulant.
• Con elevazioni alternate degli arti inferiori e superiori.
• Blocco esterno del bacino da posizione supina.
• Progressione degli esercizi del ponte
• Posizione base.
• Una gamba elevata con i pesi alla caviglia.
• Stepping.
• Equilibrio sulla palla ginnica.
Da Frymoyer JW: The Adult Spine: Principle and Practice, New York, Raven, 1991.

Bibliografia Aston J: Aston Postural Assessment Workbook: Skills for


Observing and Evaluation Body Patterns. Sacramento,
Amundsen T, Weber H, Lilleas F, Nordal HJ, Abdelnoor Calif, Psychological Corp., March 1999.
M, Magnaes B: Lumbar spinal stenosis: clinical and radio- Atlas SJ, Deyo RA, Keller RD, et al: The Maine Lumbar
logic features. Spine 20:1178 – 1186, 1995. Spine Study, Part III: 1 year outcomes of surgical and non-
Armstrong J: Lumbar Disk Lesions, 1st ed. London, E & R surgical management of lumbar spinal stenosis. Spine
Livingstone, 1958. 21:1787 – 1795, 1996.
Arnoldi CC, Brodsky AE, Cauchoix J, et al: Lumbar spinal Basmajian JV: Acute back pain and spasm: a controlled
stenosis and nerve root entrapment syndromes: deÞnition multicenter trial of combined analgesic and antispasm
and classiÞcation. Clin Orthop 115:4 – 5, 1976. agents. Spine 14:438, 1989.
600 La Riabilitazione in Ortopedia

Boden SD, Wiesel SW: Lumbar spine imaging: role in clin- Frymoyer JW, Nachemson A: Natural history of low back
ical decision making. J Am Acad Orthop Surg 4(5):238, disorders. In Frymoyer JW (ed): The Adult Spine: Princi-
1996. ples and Practice, New York, Raven, 1991.
Bogduk N, Twomey LT: Clinical Anatomy of the Lumbar Gilbert JR, Taylor DW, Hildebrand A: Clinical trial of com-
Spine, 2nd ed. Melbourne, Australia, Churchill Living- mon treatments for low back pain in family practice. BMJ
stone, 1991. 291:791, 1985.
Bolender NF, Schonstrom NS, Spengler DM: Role of com- Gopal A: Evaluation and management of acute low back
puted tomography and myelography in the diagnosis of pain. J Musculoskel Med 19:278 – 283, 2002.
central spinal stenosis. J Bone Joint Surg Am 67:240 – 246, Greenough H, Fraser R: The effects of compensation on
1985. recovery from low back surgery. Spine 14:947, 1989.
Borenstein DG, Wiesel SW, Boden SD: Low Back Pain: Hart D, Stobbe T, Jaraiedi M: Effect of lumbar posture on
Medical Diagnosis and Comprehensive Management, 2nd lifting. Spine 12:138, 1987.
ed. Philadelphia, WB Saunders, 1995.
Heller JL: Bodywise. Berkeley, Calif, Wingbow Press, May
Brown MD, Seltzer DG: Perioperative care in lumbar 1991.
spine surgery. Orthop Clin North Am 22:353, 1991.
Herno A, Airaksinen O, Saari T, Meittinen H: The predic-
Cats-Baril WL, Frymoyer JW: Identifying patients at risk tive value of preoperative myelography in lumbar spinal
of becoming disabled because of low-back pain: the Ver- stenosis. Spine 19:1335 – 1338, 1994.
mont Rehabilitation Engineering predictive model. Spine
Hilibrand AS, Rand N: Degenerative lumbar stenosis: di-
16(6):605 – 607, 1991.
agnosis and management. J Am Acad Ortho Surg
Cherkin D, Deyo R, Berg A: Evaluation of a physician ed- 7:239 – 248, 1999.
ucation intervention to improve primary care for low-back
HoppenÞeld S: Orthopaedic Neurology. Philadelphia, JB
pain. II. Impact on patients. Spine 16:2273, 1991.
Lippincott, 1988.
Cole AJ, Herring SA: The Low Back Pain Handbook: A
HoppenÞeld S: Physical Examination of the Spine and Ex-
Practical Guide for the Primary Care Clinician. St. Louis,
tremities. Norwalk, Conn, Appleton-Century-Crofts, 1976.
Hanley & Belfus/Mosby, 1997.
Jensen MC, Brant-Zawadski MN, Obucowski N, et al:
Cuckler JM, Bernini PA, Wiesel SW, Booth RE Jr, Rothman
Magnetic resonance imaging of the lumbar spine in peo-
RH, Pickens GT: The use of epidural steroids in the treat-
ple without back pain. N Engl J Med. Jul 14; 331(2):69 – 73,
ment of lumbar radicular pain: a prospective, randomized,
1994.
double-blind study. J Bone Joint Surg Am 67:63 – 66, 1985.
Johnsson KE, Rosen I, Uden A: The natural course of lum-
DeVilliers PD, Booysen EL: Fibrous spinal stenosis: a re-
bar spinal stenosis. Clin Orthop 279:82 – 86, 1992.
port on 850 myelograms with a water-soluble contrast
medium. Clin Orthop 115:140 – 144, 1976. Kellett K, Kellett D, Nordholm L: Effects of an exercise
program on sick leave due to back pain. Phys Ther 71:283,
Deyo RA: Nonoperative treatment of low back disorders.
1991.
In Frymoyer JW (ed): The Adult Spine: Principles and
Practice. New York, Raven, 1991. Kelsey JL, Githens PB, White AA 3rd: An epidemiologic
study of lifting and twisting on the job and risk for acute
Deyo RA, Diehl AK: Psychosocial predictors of disability
prolapsed lumbar intervertebral disk. J Orthop Res 2:61,
in patients with low back pain. J Rheumatol 15:1557, 1988.
1984.
Deyo RA, Diehl AK, Rosenthal M: How many days of
Kirkaldy-Willis WH, Wedge JH, Yong-Hing K, Reilly J:
bedrest for acute low back pain? N Engl J Med 315:1064,
Pathology and pathogenesis of lumbar spondylosis and
1986.
stenosis. Spine 3:319 – 328, 1978.
Dilke TFW, Burry HC, Grahame R: Extradural corticoste-
Kjalil T, Alexander AH, Turocy RH: Stretching in the reha-
roid injection in the management of lumbar nerve root
bilitation of low-back pain patients. Spine 17:311, 1992.
compression. BMJ 2:635 – 637, 1973.
Kopp JR, Alexander AH, Turocy RH: The use of lumbar
Dimaggio A, Mooney V: The McKenzie program: exercise
extension in patients with acute herniated nucleus pulpo-
effective against back pain. J Musculoskel Med Dec;
sus. Clin Orthop 202:211, 1986.
4(12):63, 1987a.
Lake B: Acute back pain: treatment by application of
Dimaggio A, Mooney V: Conservative care for low back
Feldenkrais principles. Aust Family Physician Nov;
pain: what works? J Musculoskel Med Sep; 63(9):27, 1987b.
14(11):1175 – 8, 1985.
Dolan P: Commonly adopted postures and their effects on
Liang M, Komaroff M: Roentgenograms in primary care
the lumbar spine. Spine 13:197, 1988.
patients with acute low back pain: a cost effectiveness
Donelson R, Silva G, Murphy K: The centralization phe- analysis. Arch Intern Med 142:1108, 1982.
nomenon: its usefulness in evaluating and treating re-
Lindstrom I, Ohlund C, Eek C: Mobility, strength, and Þt-
ferred pain. Spine 15:211, 1990.
ness after a graded activity program for patients with sub-
Forrsell M: The back school. Spine 6:104, 1981. acute low back pain: a randomized prospective clinical
Frymoyer JW: Predicting disability from low back pain. study with a behavioral therapy approach. Spine 17:641,
Clin Orthop 279:102, 1992. 1992.

Potrebbero piacerti anche