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una volta effettuata la valutazione iniziale, il terapista deve essere in grado di anticipare la
risposta del paziente al regime terapeutico. La chiave è il recupero della mobilità. Il
maggior deterrente al movimento è il dolore. Il dolore può avere origine da un trauma o da
un intervento. Si può ottenere un’attenuazione del dolore con una pluralità di interventi,
come prima cosa il riposo, applicazione del ghiaccio, uso di strumenti o farmaci. Una volta
controllato il dolore, si può dare inizio agli esercizi. Mai forzare il dolore. Verrà eseguita una
mobilizzazione precoce che deve essere centrata su ampiezze inferiori ai 90 gradi, perché
raggiungere i 90 gradi è un obiettivo che si pone a partire dalla seconda/ terza fase della
riabilitazione.
L’obiettivo immediato è raggiungere i 90 gradi di elevazione e 45 gradi di rotazione esterna
con l’arto al fianco. Per i pz operati è responsabilità del chirurgo ottenere 90 gradi di
elevazione stabile in sala operatoria in modo che il terapista sia in grado di riguadagnare
quest’ampiezza subito dopo l’intervento.
Per recuperare i movimenti della spalla si utilizzano esercizi attivi assistiti con carrucola o
con la bacchetta e mobilizzazione passiva e stretching.
Di solito si comincia con esercizi per il rom a pz supino braccio rilassato al fianco con un
cuscinetto sotto al gomito. Gomito flesso che riduce le forze che agiscono sulla spalla.
Quando il pz inizia a recuperare senza dolore, gli esercizi vengono fatti in posizione seduta
o in piedi.
Il rinforzo muscolare entra nel programma di riabilitazione quando c’è diminuzione del
dolore e quindi possiamo sforzare i muscoli per avere un recupero del tono e del trofismo
muscolare. Pazienti che hanno avuto una riparazione della cuffia dei rotatori devono
evitare il movimento attivo e il rinforzo della cuffia per 6 settimane, permettendo al
tendine ricostruito (se interessa un tendine) di saldarsi con sicurezza.
Gli esercizi per il rinforzo dei muscoli della spalla possono essere eseguiti in modi diversi:
inizialmente, quelli più sicuri sono quelli a catena cinetica chiusa.
Viene proposto l’esercizio di abduzione di spalla contro resistenza (muro).
Un esercizio in catena chiusa è un esercizio nel quale il segmento distale viene stabilizzato
contro un oggetto fisso (muro, porta, tavolo). L’obiettivo è quello di generare resistenza
grazie al movimento della spalla e della scapola. Esempio di esercizio è l’esercizio
dell’orologio, nel quale la mano viene fissata contro un muro, e la mano viene orientata in
posizione diversa del quadrante dell’orologio, sfruttando la prono supinazione. Questo
movimento stimola efficacemente l’attività della cuffia dei rotatori, inizialmente eseguiti
con la spalla a meno di 90 gradi di abduzione o flessione.
Appena il movimento viene recuperato, il rinforzo segue una progressione aumentando le
ampiezze dei movimenti di abduzione e flessione. Importante stimolare quei muscoli che
danno la stabilità della spalla e che non arrecano dolore nelle prime fasi della riabilitazione.
Man mano che si progredisce intervengono anche gli altri muscoli.
Il rinforzo della scapola comincia con esercizi a catena chiusa e progredisce con esercizi a
catena aperta. Il recupero può essere facilitato utilizzando le tecniche di facilitazione
propriocettiva.
Il terapista può applicare imput sensitivi specifici per facilitare un’attività specifica o uno
schema di movimento con il progredire del recupero e il miglioramento della mobilità. Si
possono istituire esercizi più aggressivi man mano che il dolore lo consentirà, esercizi a
catena chiusa possono essere sostituiti da esercizi a catena aperta nei quali la mano non è
più stabilizzata contro un oggetto fisso. Questo porta ad un incremento delle forze di taglio
che agiscono sulla spalla.
Gli esercizi di rotazione interna ed esterna sono una forma di esercizio a catena aperta e
devono essere eseguiti con la spalla posizionata nel piano della scapola. Piano della scapola
viene richiesta portando il braccio tra i 30 e i 60 gradi anteriormente al piano frontale del
torace o approssimativamente tra il piano frontale e quello sagittale. Gli esercizi di
rotazione devono essere eseguiti all’inizio con il braccio pendente al fianco del pz con
progressione fino a 90 gradi. La variazione della posizione sollecita positivamente gli
stabilizzatori dinamici riducendo la stabilità della gleno omerale, da una stabilità massima
quando il braccio è al fianco ad una stabilità minima con il braccio elevato a 90 gradi e
oltre.
Il più funzionale degli esercizi sono quelli a catena aperta o attività pliometriche, che sono
definite da un ciclo di un allungamento e un accorciamento del muscolo. Esercizi
pliometrici che vengono fatti con dei rapidi allungamenti e accorciamenti muscolari.
Dapprima il muscolo viene stirato eccentricamente e poi caricato lentamente. Esercizi che
vengono incorporati nel programma riabilitativo solo quando la guarigione è completa e si
è ripristinato l’intero movimento.
Altri esercizi possono essere effettuati contro resistenza con l’utilizzo di molle. Oppure
l’utilizzo di palle mediche e pesi liberi. Questi esercizi prevedono una stretta sorveglianza
da parte del terapista.
Un’altra cosa molto importante è la motivazione del pz, che è una componente critica del
programma di riabilitazione, perché se non c'è la volontà del pz di collaborare e di
recuperare non riusciremo ad avere miglioramenti. Qualsiasi programma riabilitativo senza
la motivazione è destinato a fallire.
Per un recupero completo la maggior parte dei protocolli richiede al pz di eseguire alcuni
degli esercizi al proprio domicilio. Questo richiede non soltanto la comprensione delle
manovre, ma anche la disciplina del pz affinchè li esegua regolarmente. Se il pz non
collabora, ovviamente non riusciamo ad ottenere e seguire le regolari tabelle di marcia
della riabilitazione.
Conflitto primario
il conflitto sottoacromiale primario è la conseguenza di una relazione anormale tra la cuffia dei
rotatori e l’arco coracoacromiale. I pazienti con conflitto primario hanno di solito più di 40 anni e
lamentano dolore anteriore alla spalla e superolaterale al braccio, con impossibilità di dormire sul
lato affetto. Lamentano debolezza della spalla e difficoltà a praticare attività sopra il capo (attività
che richiedono un’elevazione, abduzione a 90 gradi e superiore).
All’esame clinico il pz può mostrare una riduzione della mobilità o ipostenia della cuffia dei
rotatori. Di solito hanno un segno di Hawkins positivo e un segno di NEER positivo.
Questi pazienti possono riferire un ulteriore dolore nella zona acromionclaveare con manovre in
rotazione interna come il grattare la schiena o avvertire un dolore superiore con l’abduzione della
spalla. L’esame obiettivo che conferma un’artrosi dell’acromion claveare con una dolorabilità che
si scatena con la palpazione. Risoluzione del dolore con l’iniezione di lidocaina nell’articolazione
acromion claveare. L’indagine radiologica comprende una lastra che evidenzia i tragitti ascellare e
sovraspinoso e che può sostenere una diagnosi di conflitto primario o “dello stretto”.
Conflitto secondario
È un fenomeno clinico che risulta in un “restringimento relativo” dello spazio sottoacromiale. Ha
spesso origine in un’instabilità della gleno omerale o della scapolo toracica. I sintomi sono quelli
della disfunzione della cuffia dei rotatori che si ha per sovra carico funzionale della cuffia a causa
dell’aumentato lavoro cui i muscoli sono sottoposti per stabilizzare la spalla.
La perdita della funzione di stabilizzazione della cuffia dei rotatori determina inoltre una
traslazione superiore anormale della testa dell’omero. È un conflitto meccanico della cuffia dei
rotatori con l’arco coraco acromiale.
Nei pazienti che hanno un’instabilità della scapola il conflitto nasce da uno scorretto
posizionamento della scapola in rapporto all’omero. L’instabilità determina una retrazione e
un’abduzione insufficiente della scapola che consente un ulteriore impatto dell’arco coraco
acromiale con la sottostante cuffia dei rotatori.
I pazienti con conflitto secondario sono più giovani e spesso partecipano ad attività sportive con
l’arto superiore sopra la testa, come nel baseball, nuoto, pallavolo, il tennis e lamentano ipostenia
e dolori nei movimenti sopra la testa e possono descrivere inoltre la sensazione di un arto che
diventa morto.
All’esame obiettivo bisogna ricercare una possibile patologia associata, come un’instabilità della
gleno omerale, un’apprensione positiva, un test di ricollocamento positivo e una funzione
scorretta della scapola (come una scapola alata). I pz con retrazione della parte posteriore della
scapola hanno un deficit di rotazione interna. Questo è importante perché se non si risolve questo
non riusciremo a risolvere la sindrome da conflitto, che è secondaria ad un’altra patologia che
deve essere principalmente curata da un punto di vista fisioterapico.
I pazienti che hanno una retrazione della parte posteriore della capsula hanno una traslazione
obbligata della testa dell’omero e della cuffia in direzione anteriore e superiore, e ciò contribuisce
al problema del conflitto.
Nei pazienti con conflitto secondario, il trattamento del problema dovrebbe portare alla
risoluzione dei sintomi di conflitto secondario. Spesso il riconoscimento di una sottostante
instabilità della gleno omerale o un’instabilità della scapola viene trascurato, e il conflitto
secondario viene trattato erroneamente come un conflitto primario.
Trattamento
La chiave per un trattamento efficace del conflitto sottoacromiale si basa sulla definizione della
causa dei sintomi da conflitto, se siano primari o secondari alle relazioni patologiche tra arco
coracoacromiale e cuffia dei rotatori.
Per un conflitto primario il trattamento chirurgico comprende l’allargamento del tragitto
sottoacromiale per mezzo di una decompressione sottoacromiale (acromionplastica). Il
trattamento chirurgico per un conflitto secondario è volto all’eziologia dei sintomi. Ad esempio, se
i sintomi da conflitto sono secondari ad un’instabilità anteriore della gleno omerale, il trattamento
chirurgico consiste in una stabilizzazione anteriore, non nella acromioplastica.
Trattamento conservativo
Il trattamento conservativo è molto efficace e comprende una combinazione di modalità
terapeutiche che include farmaci antinfiammatori e un programma riabilitativo ben organizzato.
Obiettivi iniziali del processo sono la scomparsa del dolore e il recupero del movimento. Insieme a
farmaci per via orale, nel controllo del dolore possono essere efficaci anche modalità come la
crioterapia e gli ultrasuoni. Ridurre il dolore consente inoltre di compiere progressi nella mobilità e
nella forza muscolare poiché la cuffia dei rotatori è intatta.
Gli esercizi per il rom possono essere sia passivi che attivi. All’inizio vengono eseguiti esercizi sia
attivi che passivi sotto i 90 gradi di abduzione per evitare il conflitto della cuffia. Quando i sintomi
migliorano si aumenta l’ampiezza del rom.
Gli esercizi per il rinforzo muscolare cominciano con l’arto al fianco. Il programma ha inizio con
esercizi in catena chiusa: gli esercizi in catena aperta vengono avviati quando gli esercizi in catena
chiusa vengono eseguiti senza che si aggravino i dolori alla spalla. Nei pazienti con conflitto
secondario, il rinforzo ha inizio con l’arto rilasciato al fianco per evitare le posizioni che provocano
sintomi di instabilità, come un’abduzione combinata con una rotazione esterna.
Quando gli stabilizzatori rispondono al programma di rinforzo, si possono aggiungere esercizi a un
grado più elevato di abduzione. Gli esercizi di stabilizzazione della scapola sono importanti, per i
pazienti con conflitto primario e secondario la scapola offre la base dalla quale partono i muscoli
della cuffia.
Per un funzionamento corretto della cuffia e un posizionamento corretto dell’arco
coracoacromiale viene richiesto un movimento reciproco tra gleno omerale e scapolotoracica.
Un movimento anormale della scapola o una discinesia possono essere trattati con un programma
di taping della scapola, come parte di un regime di esercizi. Il taping della scapola può migliorare la
biomeccanica della scapolomerale e della scapolotoracica contribuendo ad alleviare la
sintomatologia del paziente.
Oggigiorno il trattamento conservativo va considerato fallito quando il pz non mostra
miglioramenti entro 3 mesi di un programma comprensivo coordinato medico e riabilitatore. Dopo
6 mesi di trattamento conservativo appropriato, la maggior parte dei pazienti ha raggiunto il
massimo miglioramento possibile.
Trattamento chirurgico
Il successo del trattamento chirurgico è determinato dalla scelta di una procedura appropriata e
dall’abilità tecnica del chirurgo. Per il conflitto primario, la procedura di scelta è attualmente la
decompressione sottoacromiale in artroscopia.
La riabilitazione dopo l’intervento è centrata sul controllo del dolore, sul miglioramento del rom e
sul rinforzo muscolare. Quando la causa del conflitto secondario è l’instabilità della glenomerale il
trattamento chirurgico è una procedura di stabilizzazione. La procedura eseguita più
comunemente è una stabilizzazione aperta, con la riparazione di un cercine lacerato o avulso
oppure uno shift della capsula (capsulorrafia), a seconda dell’eziologia. I vantaggi di una procedura
artroscopica consistono in un ridotto tempo operatorio, una minore morbilità operatoria, una
minore perdita di mobilità e un recupero più rapido.
Se il programma di riabilitazione viene intrapreso troppo precocemente, prima che la
cicatrizzazione abbia avuto adeguato inizio, vi è un alto rischio che la capsula venga “stirata” e la
procedura non correggerà la lassità capsulare.
Esercizi di rinforzo
● Dare inizio a un programma di esercizi isotonici con manubrio
Sul fianco, posizione neutra
● Rotazione interna
● Rotazione esterna
Prono
● Estensione
● Abduzione orizzontale
In piedi
● Flessione a 90 gradi
● Esercizi per il sovraspinoso
● Dare inizio esercizi pe il dentato anteriore
● Push-up contro il muro
● Dare inizio a una progressione con bande elastiche in leggera abduzione per rinforzare i
rotatori interni ed esterni